RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°33 * LUGLIO 2021 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM
Gli amori «infelici di fine» nella Gerusalemme liberata124 FRANCESCO MARTILLOTTO125 Già nei Discorsi dell’arte poetica e del poema eroico,126 Tasso aveva individuato come necessarie, da mescolare alla materia di guerra, le passioni e le sofferenze derivanti dall’amore: il poeta sorrentino le considerava funzionali affinché vi fosse nel poema epico quella varietà così a lungo teorizzata e cercata. E anche nelle Lettere poetiche ne ragiona127, sia perché preoccupato dall’eccesso di questi episodi, sia in virtù dei dubbi espressi dai revisori. Il 3 maggio del 1575 scrive a Scipione Gonzaga: Vostra Signoria non risponde cosa alcuna a quel particolare c’io le chiedo con tanta instanza; cioè, se dubita che debba esser negato il privilegio 128, e se gli amori saranno condennati; et, io argumentando dal silenzio che così debba essere, me n’affliggo”. Se non in tutto o in parte vano è il mio sospetto, me ne liberi di grazia: io non vorrei esser affaticatomi molti anni in vano; pur, se così piacesse a chi può, la piaga antiveduta sarebbe men grave129.
Il dubbio del poeta viene ripreso in una lettera, di un anno dopo, a Luca Scalabrino 130, nella quale il Tasso si lamenta che gli altri revisori «giudicano che ci siano soverchi amori» e non vorrebbe dar loro «alcun pretesto di sfogarsi contro l’amore». E aveva già pronta la difesa, poiché un mese dopo scrive ancora a Scipione Gonzaga: Quanto agli amori et agli incanti, quanto più vi penso, tanto più mi confermo che siano materia per sé convenevolissima al poema eroico. Parlo de gli amori nobili, non di quelli della Fiammetta, né di quelli che hanno alquanto del tragico. Né tragici io chiamo solamente gl’infelici di fine (sebbene questi maggiormente son tragici), perché la infelicità del fine, come testimonia Aristotele, non è necessaria nella tragedia; ma tragici chiamo tutti quelli che sono perturbati con grandi e maravigliosi accidenti e grandemente patetici; e tale è l’amore di Erminia, della quale accennerei volentieri nel poema il fine, e ’l vorrei santo e religioso. Ora questa parte de gli amori io spero di difenderla in modo che non vi rimarrà peraventura luogo a contraddizione; e mi varrò anco, fra le ragioni, della dottrina del signor Flaminio Per l’espressione degli amori «infelici di fine», cfr. TORQUATO TASSO, Lettere poetiche, a cura di Carla Molinari, Guanda, Parma, 1995, p. 435. 125 FRANCESCO MARTILLOTTO (Lago, CS, 1972) è laureato in Lettere Moderne presso l’Università della Calabria dove ha conseguito anche il dottorato di ricerca in Scienze letterarie, retorica e tecniche dell’interpretazione. Nell’Università della Calabria, dal 2002, ha collaborato, con la cattedra di Letteratura italiana come cultore della materia tenendo vari seminari (su Petrarca, Poliziano, Ariosto e Tasso); successivamente è stato docente a contratto di “Competenze linguistiche” e del “Laboratorio di educazione linguistica”. Gli interessi delle sue ricerche sono rivolti essenzialmente al Tasso e alla lingua del Cinquecento. Al poeta sorrentino ha dedicato alcuni articoli usciti presso la rivista Studi tassiani, negli Atti dell’Accademia Galileiana in Padova, in quelli dell’ADI - Associazione degli Italianisti e quattro volumi monografici. Ha, inoltre, pubblicato sull’umanista Flavio Biondo, Foscolo, Severino Ferrari, Pascoli, Hesse, Montale, Palazzeschi, Luzi e Pasolini. Ultimamente ha raccolto parte degli articoli nel volume Percorsi letterari. Si è aggiudicato alcuni concorsi letterari per la saggistica, tra cui il “Casentino”, “La Ginestra” – Firenze e il “Borgese”. 126 Cfr. TORQUATO TASSO, Discorsi dell’arte poetica e del poema eroico, a cura di Luigi Poma, Laterza, Bari, 1964, I, p.13 e segg. e pp. 103-105. 127 Le citazioni sono tutte tratte dalla edizione della Molinari, ed. cit. 128 La ‘licenza’ di stampare e di vendere un’opera concessa ad un solo tipografo dalle autorità di uno stato. 129 TORQUATO TASSO, Lettere poetiche, ed. cit., p. 64. 130 Ivi, pp. 406-407. Allo Scalabrino, il Tasso, aveva affidato il compito di far intendere a Scipione Gonzaga quello che pensava lo Speroni della mistione di amore e guerra: «lo voglio difender contra tutto il mondo, ché l’amore è materia altrettanto eroica quanto la guerra; e ’l difenderò con ragione, con l’autorità d’Aristotele, con luoghi di Platone che parlano chiaro chiaro, chiarissimamente chiaro. Dite questa conclusione al signor Scipione, e sottraete quel che ne senta lo Sperone. Orsù, ricordo che lo Sperone fu de la mia opinione contra il Pigna» (TORQUATO TASSO, Le Lettere, disposte per ordine di tempo ed illustrate da Cesare Guasti, Le Monnier, Firenze, 1852-55, 5 voll., I, lett. 62, pp. 160-161). 124
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