RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°33 * LUGLIO 2021 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM
Ettore e Andromaca: l’addio di TINA FERRERI TIBERIO Una storia d’amore impossibile è stata quella fra Ettore e Andromaca, raccontata nel VI libro dell’Iliade, poema epico che insieme all’Odissea, costituisce la prima vera forma letteraria del popolo greco, poemi attribuiti ad Omero. Gli eventi dell’Iliade e dell’Odissea trassero ispirazione da un preesistente ciclo di miti, che narravano le vicende di Troia; l’Iliade prende il titolo da Ilio, l’altro nome della città di Troia ed è ricordato come «il poema della guerra», posteriore di circa tre secoli agli avvenimenti cantati: la guerra sembra essere una occupazione normale e naturale per gli uomini di quel tempo. L’ Iliade già in epoca romana ebbe numerose traduzioni latine; fra le traduzioni in lingua italiana, oltre a quella parziale del Foscolo, dobbiamo ricordare quella in endecasillabi sciolti di Vincenzo Monti del 1825. Nella memoria arcaica del popolo greco e tramandata oralmente dagli aedi (cantori che giravano per le corti reali e per i villaggi durante le feste sacre) di generazione in generazione, era viva la storia o il mito? Della guerra degli Achei contro Troia, i troiani erano considerati barbari (stranieri). I Greci quando si apprestarono a confrontarsi con altri popoli barbari, cominciarono a rafforzare la propria storia, i propri costumi, la propria lingua, a definirsi un popolo civilizzato, a riconoscersi nella propria identità, trovando l’unità nella comune progenie, Elleno, da cui presero il nome di Elleni ed Ellade fu la loro Patria. Da Elleno discesero le quattro tribù della Grecia continentale: gli Achei, i Dori, gli Eoli e gli Ioni. Secondo Tucidide il nome Elleni risaliva ai tempi di Omero, infatti nell’Iliade Hellas ed Hellenes erano i nomi della tribù guidata da Achille. Dal verso 392 al verso 502 del VI libro dell’Iliade, Omero racconta l’incontro struggente e il conseguente addio fra Ettore e Andromaca. Ettore è il figlio di Priamo ed Ecuba, i re di Troia e Andromaca è la principessa di Tebe Ipoplacia, figlia di Eetione. Durante i dieci anni della guerra Ettore vinse e uccise Protesilao, combattette contro Aiace e Diomede, appiccò il fuoco alla flotta greca e infine uccise Patroclo, l’amico di Achille, provocandone l’ira. Ettore dovrà partire per la guerra, gli Achei avanzano. Andromaca prega il suo sposo di non partire, di non lasciarla sola, Achille ha già ucciso suo padre e sette fratelli, ha annientato Tebe, popolata dai Cilici, ha reso schiava la madre, morta successivamente di morte naturale, colpita da un fulmine di Artémide. Quanto dolore traspare nelle parole, nella preghiera di Andromaca! Ettore è tutto per lei: è padre, è madre, è fratello, è sposo. Lo implora di non far sì che suo figlio diventi orfano e lei vedova e schiava. Ma Ettore è un guerriero e le risponde che non può macchiarsi di viltà davanti ai troiani, fuggendo dal dovere di difendere la Patria, in pericolo. Il coraggio di un uomo si deve anteporre agli affetti familiari. Questa dolorosa e triste storia incarna pienamente i valori del mondo greco: il coraggio, l’onore, la virtù, la lealtà, l’areté sono preferibili alla morte con disonore. Omero in questo straordinario brano ci ha tramandato una delle più belle pagine della letteratura del mondo classico, riguardante gli amori impossibili, l’arte raggiunge altezze sublimi: Ettore è un eroe sconfitto ma è grande per il suo coraggio e la sua generosità; la scena alle porte Scee è carica di grande umanità, di pathos e nello stesso tempo di grande tenerezza. Il figlio Astianatte si spaventa nel vedere suo padre vestito con l’armatura, non lo riconosce con l’elmo e la corazza e piange, come farebbe ogni bambino; Ettore allora sorride e asseconda il figlio, si toglie l’elmo, lo appoggia per terra, prende in braccio suo figlio, che smette di piangere e singhiozzare, si lascia abbracciare dal padre e sollevare al cielo: Ettore chiede che la benevolenza degli Dei scenda sulla sua stirpe. Il primogenito di Priamo era ben 74