LINK - Edilizia Architettura Ricerca

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Mensile d’ informazione in edilizia, architettura e ricerca dell’ Associazione di Promozione Sociale Italiambiente. Numero II Gennaio 2014.

Edilizia Architettura Ricerca

imprese e mercati in comunicazione

Have a wood life!

Mercati, formazione ed eccellenze dal mondo del legno.

Italia, the best of | Non chiamateli archistar The Senseable Man | Carlo Ratti Dal Mondo | Cina, da fabbrica a mercato


Report | have a wood life!

Sommario

Industria delle costruzioni: una medaglia, due facce

“E ora materia prima nazionale” Intervista ad Emanuele Orsini

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Lignius: a scuola di eco-costruzione

Edilizia Architettura Ricerca

imprese e mercati in comunicazione Mensile d’ informazione in edilizia, architettura, ricerca. APS Italiaambiente editrice Redazione Via Vittorio della Vittoria 25, VR. Tel/Fax 045.2220279

Direttore Responsabile Brunetto Fantauzzi Direttore Editoriale Elena Livia Pennacchioni Redazione Annalisa Battistella, Giuseppe Di Caprio, Sveva Batani. Hanno collaborato a questo numero Elena Bazzerla, Giorgia Ardielli.

Tiratura 3.000 copie Tipografia Veneta Roto Via Torricelli, 31 Verona Redazione press@italiaambiente.it Abbonamenti abbonamenti@italiaambiente.it


Sommario

16 | Officine Reggiane, il futuro è tornato 20 | Italia, the best of “Non chiamateli archistar” Intervista a Lombardini22

24 | Expo 2015 L’ Italia come una foresta urbana

26 | The Senseable Man


Sommario

30 | La grandeur de Paris

34 | Chinese luxury living L’ Italia c’ è

32 | Cina, da fabbrica a mercato


KLIMAHOUSE2014 23-26 gennaio Fiera di Bolzano

Oltre i canonici convegni a tema e le innovazioni d’ impresa che conosceremo in diretta, al Klimahouse 2014 torna anche KLIMAHOUSEtrend, l’ osservatorio che premia le proposte più innovative ed efficienti per realizzare una costruzione ecosostenibile. KLIMAHOUSEtrend è organizzato grazie alla collaborazione di Fiera Bolzano e il gruppo Il sole 24 Ore e dopo il grande successo delle edizioni precedenti, l’iniziativa si arricchisce di nuovi contenuti e riconoscimenti al fine di conferire alla manifestazione una maggior rilevanza e autorevolezza. Il concorso si trasforma da diploma di segnalazione in premio e, attraverso l’analisi di un comitato scientifico, premierà 6 aziende, una per ogni categoria individuata. La giuria potrà disporre inoltre della facoltà di assegnare sino ad un massimo di 6 menzioni, che non riceveranno il premio ma un diploma di segnalazione. I giudici si riuniranno nella giornata di apertura del Klimahouse, esamineranno tutti i prodotti esposti in fiera e annunceranno il verdetto con tanto di cerimonia di premiazione nella serata del 24 gennaio 2014.


Industria delle costruzioni: Federcostruzioni, Paolo Buzzetti:

“Nel 2013 licenziati 125mila addetti , in 5 anni fatturato – 25%”

Assolegno, Emanuele Orsini:

“Nel 2013 +17%, nel 2014 sarà boom” Testo | Elena Livia Pennacchioni

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l 2013 è stato un anno nero anche per l’industria dell’abitare, una filiera che ha registrato, solo nei primi sei mesi del 2013, la perdita di 7mila imprese e di 41mila posti di lavoro. Ma nel settore si registra una novità. Mentre le aziende ancorate ai tradizionali sistemi del costruire e dell’abitare per sopravvivere devono raccomandarsi all’edilizia pubblica oppure trasferirsi all’estero, quelle che hanno interpretato le richieste dei nuovi segmenti del mercato, e che si sono riconvertite all’impiego di materiali ecosostenibili ed alla filosofia imprenditoriale dell’energy tecnology, aumentano fatturati e posti di lavoro. Quali siano le prospettive per 2014 e quali strategie verranno messe in campo per far fronte all’ emergenza, lo abbiamo chiesto a due grandi della filiera edilizia, il Presidente di Ance Paolo Buzzetti e il Presidente di Assolegno Emanuele Orsini.


una medaglia, due facce

Due domande

a Paolo Buzzetti

Presidente Federcostruzioni

“La riqualificazione urbana ci porterà fuori dal tunnel”

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a filiera delle costruzioni ha assistito, fra il 2008 e il 2013, ad una contrazione del 25% del fatturato, che corrisponde a 125.000 lavoratori in meno nell’ultimo anno. E sono dati che sarebbero aumentati, se l’ export non avesse fatto la parte del protagonista. Di quale cura ha bisogno il nostro mercato interno?

“Stiamo vivendo un momento drammatico, determinato dall’incapacità di comprendere che con le attuali politiche di austerità si sta distruggendo gran parte della capacità produttiva del Paese. Non è solo una questione di riequilibrio tra spesa corrente e investimenti, ma di poter scegliere con decisione la strada del rilancio delle opere pubbliche puntando sulle costruzioni. Esiste ormai un ampio, direi generale consenso sull’urgenza di immettere risorse per quanto riguarda la riqualificazione del patrimonio scolastico e della messa in sicurezza del territorio. Così come è evidente a tutti che un grande piano di rigenerazione urbana ci porterebbe fuori dal tunnel. Per fare questo bisogna però intervenire per rendere più leggero il Patto di stabilità interno e ridare liquidità al mercato. A questo proposito sicuramente un provvedimento importante che potrà aiutare la ripresa è l’accordo tra il sistema bancario, l’ABI e la Cassa Depositi e Presiti con cui, attraverso un sistema di garanzie, si creano le condizioni per riattivare flussi finanziari alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. Si tratta di un passaggio essenziale per ridare fiato alle imprese e riaccendere i motori dell’edilizia.” Se è vero che questa crisi non porta con se solo l’instabilità economica ma anche un cambiamento delle abitudini dei consumatori, come adeguerete l’offerta? “Il Rapporto di Federcostruzioni evidenzia non solo lo scarto tra export e mercato interno, ma anche la grande capacità del nostro sistema industriale, della filiera produttiva, ad essere competitiva proprio sul fronte dell’innovazione. E’ questo un aspetto determinante su cui intendiamo sviluppare azioni specifiche volte sia a valorizzare gli investimenti fatti che a trovare le modalità più adeguate per la loro migliore applicazione. La domanda sempre più attenta al contenimento dei consumi energetici e al comfort esige da parte delle imprese di costruzioni, del mondo della progettazione e delle forniture, una rinnovata capacità di lavorare insieme. Ma soprattutto richiede maggiori competenze anche da parte dei meccanismi di controllo e di gestione del processo produttivo. In questo modo, l’ obiettivo non può che essere una rigorosa rispondenza tra progetto e realizzazione mettendo in condizione il cliente finale di poter valutare le prestazioni previste secondo parametri certi e misurabili.”


REPORT | HAVE A WOOD LIFE!

Duemilaquattordici, la bioedilizia prenota il boom

“E ora serve materia prima nazionale”

“Le nostre previsioni in termini di fatturato erano al 2015 e attendevano un incremento del 15%. Lei immaginerà la mia sorpresa quando stamattina (17 Dicembre ndr) mi hanno sottoposto i dati relativi al 2013: abbiamo raggiunto punte del +17%. E non è finita, perché nel 2014 ci aspettiamo il vero boom. Fasce sempre più giovani di consumatori si avvicinano al mondo delle case in legno, complice anche il web, e i produttori, soprattutto di lamellare, vivranno un buon momento grazie alle forniture necessarie alla realizzazione dell’ expo 2015.” di Elena Livia Pennacchioni

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In alto, Emanuele Orsini, Presidente di Assolegno. A destra, Ristorante MammaRossa ad Avezzano,. Un involucro compketamente in legno concepito per distinguersi dal contesto industriale nel quale è inserito.

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manuele Orsini, Presidente di Assolegno, in rappresentanza di circa 500 aziende italiane di prima lavorazione e costruzioni in legno, non nasconde il proprio stupore. Come se lo spiega questo andamento positivo? Intanto c’ è da dire che il legno è un materiale da sempre sfruttato con successo dall’uomo e molto diffuso in edilizia nei paesi del Nord Europa e prima o poi anche l’ Italia avrebbe dovuto accorgersi delle qualità di questo materiale. Nonostante sia un mercato non ancora affermato, nel nostro Paese i consumatori si dimostrano sempre più attenti alla qualità dell’ abitare, sia in termini di comfort che di sostenibilità dei materiali. Perché l’ edilizia in legno può definirsi ecocompatibile? Da un punto di vista normativo, il decreto legge del 6 dicembre 2010 ha assimilato il legno agli altri materiali di costruzione, rendendo per noi più semplice la diffusione delle qualità intrinseche di un edificio di questo tipo: ambienti confortevoli, asciutti, climaticamente e acusticamente isolati, ma al tempo stesso areati e traspiranti, costruiti con l’utilizzo di materiali, naturali e atossici concorrono a costituire edifici in cui il consumo energetico è contenuto. Non bisogna poi dimenticare altre due grandi caratteristiche, la resistenza al fuoco e la sicurezza antisismica. Nonostante il legno sia un materiale combustibile, garantisce un’ elevata resistenza al fuoco grazie alla presenza di uno strato superficiale carbonizzato che protegge lo strato sottostante dalla penetrazione del fuoco. Infatti, a bruciare



REPORT | HAVE A WOOD LIFE!

per primo non è mai il legno strutturale ma l’arredamento. E poi è antisismico, per la sua leggerezza ed elasticità. Una grande parte della ricostruzione, sia in Abruzzo che in Emilia, è stata realizzata in legno. Cosa risponde a chi dice che se nei prossimi anni si guadagneranno quote di mercato con l’ edilizia in legno, significherà far soffrire di sfruttamento i nostri boschi? Questo è quanto di più lontano dalla realtà si sia voluto far intendere negli ultimi decenni. Il nostro Paese gode di una superficie forestale pari quasi al 35% del totale, in gran parte abbandonata e non gestita. Questo significa aver causato anche la scomparsa della filiera selvicolturale, che sapeva mantenere in salute i nostri boschi e nel contempo offrire materia prima all’industria di trasformazione. Ricordiamoci che un albero morto, abbattuto dall’ incuria, emette tutta la Co2 che ha immagazzinato nel corso della sua vita recando danno all’ ambiente. Se quell’ albero fosse stato seguito, tagliato e rimpiazzato da nuovi piantamenti, avrebbe stoccato la sua Co2 in un pannello, in una trave, o in un pavimento. Se proviamo a sbirciare oltreconfine, in Austria, in Germania o in

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Svizzera, dove ci sono impianti di trasformazione che producono 200.000 metri cubi di legna, ci rendiamo conto dei vantaggi che una corretta gestione forestale porta all’ ambiente e al paese. Restando in tema ambientale, si fa un gran parlare della capacità dello smaltimento delle strutture una volta terminato l’ utilizzo. Partiamo dal presupposto che quelli in legno, sono edifici con un ciclo di vita molto lungo. Lei consideri che il Ponte Vecchio palladiano a Bassano del Grappa affonda da quasi 500 anni le proprie fondamenta nell’ acqua e si trova ancora integro. E in ogni caso una casa in legno può essere totalmente recuperata attraverso lo smaltimento in una centrale a biomasse, senza considerare che molto spesso le strutture in legno, specialmente quelle ad uso pubblico e industriale, sono strutture modulari. Per questo, i pannelli possono essere facilmente reimpiegati. Altro argomento molto in voga è la corsa alle smart cities. Alcune pubbliche amministrazioni si dimostrano molto sensibili al tema della sostenibilità per le infrastrutture urbane, che soluzioni offre il legno? Una su tutte, la limitazione al consumo di suolo. Fino agli anni


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’90, questo materiale veniva impiegato per le coperture dei grandi edifici, mentre oggi si è riscoperto per il multipiano. La sua leggerezza ci consente anche di aumentare i piani di un edificio già costruito senza impiegare altri metri quadrati di suolo. E poi, c’ è tutta la parte dedicata alla riqualificazione. Abbiamo un patrimonio edilizio in gran parte abbandonato o in condizioni di alto impatto ambientale. La riqualificazione sostenibile delle strutture è di sicuro un grande aiuto alle città, in termini di salute e qualità della vita urbana. Veniamo al tasto dolente. Quanto costa costruire in legno? Difficile fare una media, perché molto dipende dalle scelte soggettive in termini di coibentazione, pavimentazione e rifiniture. Ma posso dire che un buon 70% del prezzo finale

corrisponde all’ esborso che si sarebbe dovuto anche per una costruzione realizzata con materiali tradizionali come le spese di cantiere, mentre il restante 30% dipende dalle scelte individuali che le accennavo. Arriviamo a realizzare un prodotto di qualità con 1.300-1.500 euro al metro quadrato , ma con una rapidità di realizzazione che non ha pari: quattro mesi per realizzare 100 mq. Forse è questo che in gran parte spiega l’ incremento di fatturato per questo settore. Mai come oggi, quando si acquista, si pretende qualità, tempi e costi certi. L’ augurio per l’ anno appena iniziato? Che si possa dare alle aziende la possibilità di approvvigionarsi di materia prima nazionale con una adeguata gestione forestale, per creare impresa e offrire lavoro all’ intera filiera.

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REPORT | HAVE A WOOD LIFE!

A scuola di eco-costruzione Intervista a Jhoan Waldner

Testo | Elena Livia Pennacchioni Foto | Lignius

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e le case prefabbricate in legno sono espressione della nuova modernità e retaggio di un antico sapere, è necessario offrire ai consumatori garanzia di qualità nel processo di pianificazione e costruzione. A puntare tutto sul percorso formativo di tecnici e progettisti è stata Lignius, Associazione Nazionale Italiana Case Prefabbricate in Legno, che dall’ inizio del 2013 promuove corsi professionali per sviluppare competenze specifiche nel settore delle costruzioni in legno, avvalendosi di esperti provenienti dalle migliori aziende e dalle più rinomate università italiane e istituti di ricerca sul legno. “Il successo riscosso dal “tutto esaurito” fa ben sperare nel 2014, soprattutto perché dobbiamo porre rimedio all’ “invasione” del mercato da parte di aziende spesso improvvisate, che lavorano senza alcuna esperienza tecnica, che hanno causato danni ai clienti e danneggiato l’immagine di tutta la filiera del legno” ci dice Johan Waldner, presidente dell’ Associazione.

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REPORT | HAVE A WOOD LIFE! In un mercato in crescita esponenziale che sta popolandosi sempre più di produttori, non è facile per chi non è addetto ai lavori riconoscere qualità e competenza. Come può scegliere chi vuole una casa in legno? La qualità è proprio il fattore chiave nella scelta di una casa, l’acquisto più importante per la vita di una persona o di una famiglia. Per questo è necessario affidarsi a chi la garantisce. Ogni azienda associata Lignius, si sottopone ad una valutazione di un Comitato Tecnico Scientifico, che ne valuta tutti gli aspetti: dai processi costruttivi in fabbrica alla realizzazione in cantiere, fino alle certificazioni. Con soddisfazione possiamo dire che i nostri partner rappresentano il massimo della qualità sia nel campo dei costruttori che per le aziende della filiera. Il successo della bioedilizia è decretato proprio dalle persone che la scelgono, che siano privati, progettisti o committenti, i quali oggi riconoscono la qualità costruttiva. E poi abbiamo lavorato, e continueremo a farlo, per offrire una divulgazione scientifica in materia con seminari, convegni e corsi professionali. Ma c’è ancora da fare, la cultura scientifica che per decenni in Italia ha relegato il legno in un dimenticatoio, deve essere risollevata. Basti pensare che il legno da cinquant’anni è sparito anche dalle nostre università, mentre l’Italia storicamente aveva un artigianato fra i migliori al mondo nelle tecniche di lavorazione del legno. Oggi il legno è cambiato moltissimo ed è importante che gli architetti, gli ingegneri e i progettisti in genere siano preparati per rispondere al meglio alla domanda che il mercato pone sempre con maggiore forza. Veniamo a chi è del settore. Come si articolano i vostri corsi di formazione? Il percorso formativo di Lignius è stato concepito per offrire ai progettisti strumenti concreti e conoscenze tecniche esclusive. Il Percorso Formativo “Esperto Lignius” si sviluppa su 4 step: il Corso Base illustra le tecniche costruttive in legno, il Corso Avanzato si sofferma sul dimensionamento energetico e il pre-dimensionamento statico degli edifici in legno, Il Corso Esperti invece si concentra sulla progettazione vera e propria e sulla direzione lavori di un cantiere, ed infine durante il Workshop Esperti verrà effettuata una progettazione completa di un edificio, elaborando diverse situazioni per l’efficienza circa le prestazioni dell’involucro, e valorizzando al contempo il linguaggio architettonico. Possibilità concrete al termine del corso? Intanto tutti coloro che hanno frequentato i corsi Lignius hanno apprezzato la valenza pratica, che consente al progettista di applicare direttamente le nozioni acquisite. Inoltre alla fine del Percorso Formativo si consegue il diploma “Esperto Lignius”, che oltre a rappresentare un titolo prestigioso e qualificante, consente di entrare in un esclusivo network che mette in relazione i

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REPORT | HAVE A WOOD LIFE!

Pagina 11, in ordine: corso base a Verona, progetto di un edificio aziendale eco-sostenibile, convegno nazionale Lignius. Pagina 12, a destra: abitazione privata. In basso a sinistra: multipiano Marina Verde a Caorle. In basso a destra: Ca Dei Nonni ad Albaredo.

progettisti, le aziende costruttrici ed i committenti finali. E’ un’opportunità unica per essere al centro del nuovo costruire. E per chi non è progettista? Abbiamo anche dei corsi studiati appositamente per i committenti oppure per coloro che vogliono acquisire informazioni utili per lavorare in questo settore. Inoltre nel 2014 inizieranno i primi corsi rivolti ai tecnici impiantisti sulle tecnologie innovative che le costruzioni in legno possono integrare. Cosa farà Lignius nel 2014? “SMART WOOD, le nuove mete del costruire green” è il tema del Convegno Nazionale Lignius che si terrà a KlimaHouse Bolzano, durante il quale sarà svelato il legno come il materiale più adatto

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a coniugare i grandi temi dell’edilizia sostenibile: efficienza, tecnologia, innovazioni, sicurezza, design, domotica. Fra l’ altro sarà la prima tappa del Tour SMART WOOD che Lignius organizzerà nel 2014 in giro per l’Italia. Lignius inoltre continuerà la collaborazione con “AbitareDomani”, la trasmissione televisiva in onda su tutto il territorio nazionale che negli ultimi mesi ha avuto ottimi ascolti tra i telespettatori. AbitareDomani è una novità assoluta nel panorama televisivo e ha un forte appeal sul grande pubblico che, attraverso una comunicazione diretta e un linguaggio semplice, è condotto alla scoperta delle più interessanti abitazioni efficienti in Italia, illustrando le buone pratiche del costruire sostenibile e le migliori tecnologie e sistemi per risanare energeticamente la propria abitazione.


Umbria. CosĂŹ come la vedi.

www.fattoriatrestelle.it ospitalitĂ relax natura


Testo | Giuseppe Di Caprio Foto | Comune di Reggio Emilia

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OFFICINE REGGIANE

il futuro è tornato

a riqualificazione urbana sta diventando un must per le amministrazioni pubbliche che corrono verso la città del futuro. In questo modo, la bestia nera del consumo di suolo viene arginata e si ottengono lo stesso metri quadrati di edifici necessari. E’ stato il caso della riqualificazione del padiglione 19 delle Ex Officine Reggiane, inaugurata il 26 ottobre 2012. Finalmente Reggio Emilia ha il suo Tecnopolo, ospitato in una sede che ha fatto la storia e l’ economia della città. Il Tecnopolo è stato il risultato di una forte coesione della città intorno a uno dei progetti principali dell’Area nord e il primo elemento di recupero per l’ intera area delle ex Officine Reggiane.

Anche qui, il legno la fa da padrone strutturale. Un tempo grande azienda italiana per la produzione ferroviaria e proiettili d’artiglieria, quella delle Officine Meccaniche Reggiane è una storia divenuta famosa sul finire degli anni trenta, quando rappresentava la quarta azienda meccanica italiana dopo Fiat, Ansaldo e Breda, contando 11mila dipendenti. Specializzata poi nella costruzione di aerei da caccia, è stata definitivamente abbandonata nel 2008. Il progetto si è occupato, oltre che della creazione dei nuovi spazi che ospiteranno i laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico, anche di un recupero conservativo dell’edificio che

si estende per 3.500 kilometri quadrati, vincolato dalla Sovrintendenza, un tempo reparto Sbavatura-Fonderia della ghisa della grande fabbrica. Volontà del progettista, l’architetto Andrea Oliva, è stata quella di conservare l’identità industriale e collettiva del fabbricato dismesso non solo a livello culturale ma anche materiale, evidenziando i segni del tempo e quelli lasciati dalle macchine ospitate in passato. In una quinta scenografica di ordine gigante, s’inseriscono moduli in legno componibili su tre livelli. I vari ambienti scandiscono lo spazio alternando una porzione aperta ad altre chiuse, adibite a laboratori e uffici. Ai 5,5 milioni spesi per il recupero


Pagina 13: diverse prospettive dell’interno ritrutturato delle Ex Officine Reggiane, con i moduli interamente in legno. Pagina 14: interno ed esterno del padiglione 19 prima e dopo la riqualificazione.

si aggiungeranno 10,6 milioni di investimento sui programmi di ricerca svolti all’ interno del tecnopolo dai quattro centri di ricerca ospitati, e l’obiettivo è ambizioso: è nato per produrre e diffondere conoscenza, creare una rete di contatti e di relazioni con le aziende e con altri centri di ricerca pubblici e privati, attrarre imprese hitech e ad alto valore aggiunto e fungere da incubatore di start up. Insomma, un Tecnopolo per contribuire alla competitività di Reggio Emilia coniugando sapere industriale e conoscenze umanistiche. Chissà se quella scritta mantenuta fra tante polemiche potrà essere benaugurante: ‘La salvezza della patria sta nel lavoro e nella disciplina’. Benito Mussolini.


OFFICINE REGGIANE | L’ INDUSTRIA CHE FA STORIA

L’ industria che fa storia di Annalisa Battistella

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na storia fatta di grandi innovazioni, sviluppo, riconversioni, licenziamenti, lotte operaie, occupazioni. Le Reggiane sono state per il capoluogo emiliano un po’ quello che la Fiat è stata per Torino. In quell’ enorme fabbrica di 260 mila metri quadrati, fatta di capannoni incastonati tra la linea ferroviaria da una parte e la pista per gli aerei dall’altra, iniziò l’ attività produttiva con la fabbricazione di convogli ferroviari. Durante la prima guerra mondiale, grazie all’ assorbimento del Proiettilificio di Modena, ai convogli vengono affiancati i proiettili d’ artiglieria. Negli anni Venti l’ azienda conosce un primo periodo di crisi, che si risolve solo nel 1933 grazie all’acquisto della maggioranza azionaria da parte dell’Iri. Poi, nel 1935, il conte Giovanni Caproni intuisce che l’ ascesa del Partito Nazionale Fascista può tradursi in una possibilità produttiva e acquisisce dall’Iri il pacchetto azionario di maggioranza: inizia così il periodo d’oro delle Reggiane, quello in cui alla precedente produzione si affianca la fabbricazione di aerei da caccia. Negli anni 1941-1943 le Officine Meccaniche Reggiane si collocano al quarto posto in Italia

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dopo la Fiat, l’Ansaldo e la Breda per importanza, numero di dipendenti, volume di lavoro, arrivando a occupare più di 11.000 dipendenti. Oltre ai propri modelli costruiscono aerei e motori per conto della Siai Marchetti, della Piaggio e della Fiat. Ma quella che costituisce la fortuna delle Reggiane e dello sviluppo industriale di Reggio Emilia fino alla Seconda Guerra mondiale ne segnerà anche la fase più tragica. Nel 1943, infatti, le autorità d’ occupazione tedesche bloccano l’attività produttiva del settore aeronautico, che nel frattempo è diventato di gran lunga quello più rilevante. Il 28 luglio 1943 migliaia di operai manifestano contro il proseguimento della guerra: mentre escono dallo stabilimento un distaccamento di bersaglieri apre il fuoco contro la folla. Nove di loro, tra cui una donna incinta, vengono uccisi in quello che verrà ricordato come l’eccidio delle Reggiane. Nonostante i rigidi controlli da parte del regime, accentuati dalla delicatezza del settore, l’antifascismo in fabbrica è molto diffuso e non mancano episodi di volantinaggio e disegni di falce e martello sui macchinari.


L’ INDUSTRIA CHE FA STORIA | OFFICINE REGGIANE

L’8 settembre 1943 un gruppo di soldati riesce a scappare proprio grazie all’aiuto di alcuni operai, che forniscono loro delle tute da lavoro da sostituire alle divise militari in modo da renderne più agevole la fuga. Ed è a partire da quella data che molti operai e qualche dirigente prendono parte attiva alla costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale. Il 7 e 8 gennaio 1944 le Reggiane subiscono un duro colpo: gli stabilimenti di Reggio Emilia vengono pesantemente bombardati dagli alleati. Il bombardamento provoca danni ingentissimi, pochi macchinari si salvano, e la produzione viene spostata in altre aree del nord Italia. Con il secondo dopoguerra il polo reggiano riprende vita, ma è necessario avviare una riconversione verso il settore agricolo: silos, trattori, macchinari di vario tipo. Così, seppur lentamente, l’attività produttiva riparte. Ma l’ episodio più leggendario avviene nel 1950: a fronte del licenziamento previsto di 2.100 operai le maestranze occupano gli stabilimenti e danno il via a quella che rimarrà la più lunga occupazione nella storia operaia italiana. Molti lavoratori, sostenuti da una rete di solidarietà creatasi tra gli agricoltori e i

commercianti della zona, si recano in fabbrica pur non percependo alcuno stipendio, e riescono a produrre un modello di trattore, l’R60, che diventa immediatamente icona della lotta operaia e simbolo della possibilità di lavorare senza padroni. Quello stesso trattore sarà alla testa del corteo che l’8 ottobre 1951 segnerà la fine dell’occupazione: una fine purtroppo deludente, dato che la ditta viene messa in liquidazione e soltanto 700 operai vengono riassunti nelle Nuove Reggiane. Da allora le Reggiane hanno prodotto impianti per zuccherifici, locomotive, gru portuali (fra cui quella utilizzata per il recupero della Costa Concordia). Nel 1992 il gruppo Fantuzzi ha rilevato l’azienda, che ha preso il nome di “Fantuzzi Reggiane”, a sua volta acquistata dalla multinazionale americana Telex nel 2008, data che segna il dislocamento della sede e il definitivo abbandono degli stabilimenti adiacenti alla stazione ferroviaria. Così alcuni capannoni, invasi dalle infiltrazioni e circondati dalle sterpaglie, sono diventati atelier di writer e street artist che hanno realizzato le loro opere sulle facciate, altri hanno accolto extracomunitari in cerca di riparo.

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ITALIA, THE BEST OF | Non chiamateli archistar

Non chiamateli “archistar” Testo | Elena livia Pennacchioni Foto | Lombardini22

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“Spesso molte iniziative in cui ci impegniamo professionalmente e personalmente si arrestano perché nel processo manca qualcosa: c’è un vuoto, un gap. E’ qualcosa che non dipende da noi, una responsabilità di altri e pensiamo che qualcuno ci stia lavorando. Ma non è così, perché i vuoti rimangono. E allora, dobbiamo farcene carico in prima persona.”

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eppure oggi Lombardini22 si pregi di essere uno fra i primi 5 studi italiani di progettazione, con un fatturato 2012 che ha superato i 4 milioni di euro, loro preferiscono volare basso e darsi poche arie. Girando per la loro sede effettivamente, si ha la sensazione di trovarsi in un laboratorio in fermento, fatto di spazi aperti, invasi dall’ energia emanata dal lavoro di più di cento collaboratori, a vista tutti sotto i quaranta. Se nulla fa pensare alla staticità del grande studio d’ architettura nominale, il biliardino posizionato nella sala relax ricorda piuttosto una certa idea di partecipazione d’ impresa. “Questa è una società di architettura e ingegneria aperta alle contaminazioni del territorio che ha sempre generato curiosità attorno a sé”, ammette Roberto Cereda, ingegnere partner del gruppo. “Siamo fieri di poter dire di essere multidisciplinari: dei sei soci, due sono archietti, due ingegneri e due economisti. Peraltro dobbiamo ringraziare proprio questi ultimi due se siamo stati fino ad ora in grado di ben interpretare le dinamiche del mercato e della società, loro riescono a guardare la realtà nel suo complesso meglio dei progettisti.” E i risultati sono evidenti. Lombardini22


Non chiamateli archistar | ITALIA, THE BEST OF

Nelle foto: spazi interni ed esterni della ex sede 3M, riqualificati con il progetto “Segreen Business Park”.

ha vinto il premio REbuild 2013 per la riqualificazione sostenibile, con il progetto completato nel 2012 “Segreen Business Park”. “Abbiamo voluto offrire una seconda possibilità ad un’ area strategica alle porte di Milano, ex sede della 3M di Segrate, una struttura di 30mila metri quadrati degli anni ’70 energivora e inefficiente.” Quale strategia vi ha condotto alla vittoria? “Abbiamo puntato tutto sulla sostenibilità ambientale e sulla vivibilità degli spazi. Siamo convinti che questo giovi anche alla produttività.” Ecco anche il perché del biliardino in sala relax. Ma praticamente? “Dopo tre anni di lavoro, abbiamo ridato vita ai tre edifici che occupano l’ area e che oggi ospitano aree specifiche destinate ad uffici, alla ristorazione e ai servizi, con aziende del calibro del calibro di Brother, Lenovo, Triumph, Covidien, Symantech. Ma senza dimenticare gli spazi esterni: una piazza pedonale vivibile 24 ore su 24 che vorremmo diventasse un luogo d’ incontro e di interazione. Il ridisegno degli uffici garantisce una maggiore vivibilità e una maggiore efficienza, quindi la possibilità di accogliere più posti di lavoro a parità di metri quadri. Tutta la struttura consuma meno acqua, grazie all’utilizzo dell’acqua di falda ed al suo uso

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ITALIA, THE BEST OF | Non chiamateli archistar

per l’irrigazione e per l’alimentazione degli scarichi prima della re-immissione in falda. Meno energia, grazie all’utilizzo di sistemi innovativi e grazie ad un disegno spaziale degli uffici che garantisce molta più luce naturale. In sostanza è una struttura che consuma meno risorse, grazie al grande apporto di materiali riciclati. Il complesso poi ha ottenuto la Certificazione CENED e la Certificazione LEED. In particolare è stato precertificato “Gold” secondo il protocollo ambientale “LEED Core & Shell” e mira ad ottenere il livello di certificazione superiore “Platinum”. Un edificio che punta a diventare un modello di best practices. Ma le attività di Lombardini22 non si esauriscono nella progettazione.

In alto: Roberto Cereda (socio di L22) ed Elena Livia Pennacchioni (direttore di LINK) durante l’ intervista. In basso: convegno durante la mostra “C’ è solo la strada”, 7 novembre 2013. A destra in alto: esposizione durante la mostra “Bridge the gap”. A destra in basso: un momento durante la mostra “C’ è solo la strada”, 7 novembre 2013.

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“No. Ci piace essere dentro il contesto sociale e non studiarlo da fuori. Molto spesso organizziamo nella nostra sede feste all’ insegna della partecipazione, riuniamo clienti e amici che ci


seguono e proviamo a coniugare business e divertimento. E’ da qui che viene il nostro motto “Finchè ga né, viva al RE (Real Estate), Quant ga né poew, fem la spending review!”. Poi ospitiamo mostre e collaboriamo con associazioni impegnate nella sensibilizzazione di temi urbani e sociali. Ma c’ è anche “Bridge the gap”. Che cos’ è? E’ il progetto dei due nuovi Ponti ideati da Lombardini22 per il Naviglio Grande in vista di Expo2015, necessari per adattare una delle più gettonate destinations della Milano turistica e del tempo libero alle esigenze di mobilità attuali. E’ stato inaugurato nell’ aprile 2013 in occasione della 52a edizione del Salone Internazionale del Mobile con una mostra collettiva “Bridge the Gap”, a cura di Jacopo Perfetti & Art Kitchen. Alcuni artisti emergenti internazionali che si sono cimentati nella interpretazione del concetto di ‘ponte’.

Non chiamateli archistar | ITALIA, THE BEST OF

Questo è quello che vogliamo fare per il nostro territorio, ‘fare insieme’ per generare collaborazione, conoscenza e business. “Bridge the gap” è un’ emergenza? Noi lo intendiamo così. Spesso molte iniziative in cui ci impegniamo professionalmente e personalmente si arrestano perché nel processo manca qualcosa: c’è un vuoto, un gap appunto. E’ qualcosa che non dipende da noi, una responsabilità di altri e pensiamo che qualcuno ci stia lavorando. Ma non è così, perché i vuoti rimangono. E allora, dobbiamo farcene carico in prima persona. La novità è che abbiamo capito che quella che stiamo affrontando è una crisi strutturale e non ci possiamo aspettare che siano altri a risolvere i problemi che vediamo noi. Non basta più prendere coscienza del pericolo – mind the gap – occorre lavorare per aggiungere la parte che manca. Bridge the gap!

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EXPO 2015 | “L’ Italia come una foresta urbana”

Testo | Sveva Batani Foto | padiglioneitaliaexpo2015.com

EXPO 2015

“l’ Italia come una foresta urbana”

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ll’ Esposizione Universale del 2015, Palazzo Italia sarà il cuore del sito espositivo e rimarrà come uno dei più importanti lasciti materiali di Expo al territorio. L’ intero Padiglione, in quanto “Casa” del Paese ospitante, sarà un luogo icona in grado di rappresentare il meglio delle eccellenze delle Regioni e delle “mille” città italiane e rappresenterà per 184 giorni la “porta d’ingresso” del Paese per gli oltre sette milioni di turisti stranieri attesi. Orgoglio di casa nostra, il Padiglione Italia è già stato anticipato con una mostra aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2014 nella Sala della Guardia d’ onore del Quirinale, dove il plastico in scala 1:50 del Padiglione, filmati, rendering e disegni architettonici, hanno attratto oltre 20.000 visitatori. Il progetto architettonico del Padiglione è il risultato di un concorso internazionale di progettazione aggiudicato da Expo 2015 S.p.A. nell’aprile 2013. Il raggruppamento vincitore, costituito da Nemesi & Partners S.r.l., Proger S.p.A., e BMS Progetti S.r.l. ha proposto un edificio che si presenta come una “foresta urbana”, in cui l’architettura assume, attraverso la propria pelle ed una articolazione volumetrica, le sembianze di una grande albero in cui il visitatore potrà immergersi e scoprire una suggestiva architetturapaesaggio. Il progetto interpreta il tema di Expo Milano 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, declinandolo secondo i caratteri peculiari

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“Padiglione Italia al Quirinale. Dal progetto a Expo Milano 2015.” La mostra è stata inaugurata il 7 novembre scorso al Quirinale e resterà aperta al pubblico nella Sala della Guardia d’onore fino al 15 gennaio 2014.

dell’identità italiana, da sempre identificata con l’energia che scaturisce dallo stare insieme: l’energia della comunità è rappresentata dalla Piazza centrale coperta di Palazzo Italia, cuore simbolico e partenza del percorso espositivo. Palazzo Italia rappresenta a suo modo una “Architettura Naturale”, in cui poetica progettuale e sperimentalità tecnologica si fondono, dando vita ad un organismo spettacolare ed energeticamente sostenibile. Il Palazzo è organizzato secondo quattro blocchi funzionali collegati tra loro, vere e proprie quinte urbane che definiscono il grande vuoto della piazza centrale, luogo di accoglienza e simbolo di comunità. In termini architettonici il Cardo è concepito in coerenza con il progetto del Palazzo Italia, definendo l’immagine dell’intero secondo asse del Sito Expo e

accompagnando il visitatore alla scoperta del Sistema Italia. Gli spazi, disposti in quattro lotti, ospiteranno diverse tipologie di funzioni: il Cardo Nord è dedicato alla rappresentazione dei Territori e delle Regioni italiane mentre il Cardo Sud racconterà le filiere del Made in Italy attraverso l’eccellenza delle imprese. In corrispondenza della testata nord-est del Cardo si trova l’area dedicata alla partecipazione dell’Unione Europea. L’Esposizione Universale che si terrà a Milano dal 1 maggio al 15 ottobre 2015, a quasi cento anni di distanza dalla precedente Expo italiana realizzata nel 1906, porterà in Italia milioni di visitatori e decine di Capi di Stato e di Governo. I Partecipanti Ufficiali ad oggi confermati sono 138 tra Paesi e Organizzazioni Internazionali, con l’aspettativa che il numero di conferme continui a crescere.

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The Senseable Man Carlo Ratti, Direttore del MitSenseableCitylab di Boston. di Annalisa Battistella


Water Pavillion all’ Expo 2008 di Saragozza, vincitore del premo Time per la migliore invenzione dell’ anno. Foto di Sergis blog | Flickr

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irettore del Mit Senseable City Lab di Boston, Carlo Ratti è l’ architetto torinese specializzato in urbanistica del futuro. All’ Expo 2015 allestirà il Future Food District, padiglione dedicato all’ alimentazione del futuro e suo è stato anche il Water Pavillion all’ Expo 2008 di Saragozza, che ha vinto il premo di Time per la migliore invenzione dell’ anno. Lo abbiamo ascoltato al recente Forum dell’ Innovazione del legno-arredo, promosso da FederlegnoArredo, nel corso del quale è stato ospite d’ onore. “Il mio lavoro consiste nell’ analizzare la città e studiarne le dinamiche per cercare di capirne gli effetti sulla vita delle persone. Smog, consumo di acqua ed energia, trasporti, abitare. Si tratta di progettare la città in modo da rispondere meglio a questi parametri.” Si muove sul palco con sobrietà e sicurezza, e ci spiega cosa è cambiato nelle nostre abitudini in una manciata di anni. “Le nuove tecnologie ci hanno già cambiato la vita, ma all’ inizio erano fisse, solide. Ora hanno assunto la forma di reti, stanno nascendo le Smart Cities che tuttavia preferisco chiamare Senseable Cities. L’ idea è mettere insieme il mondo fisico con la rete.” E non si lascia sfuggire un esempio: “A Copenaghen la start up “La ruota” ha ricevuto fondi di venture-capital per realizzare un disco rosso che permette di trasformare ogni bici in una bici ibrida e di raccogliere dati, sia sulla performance atletica del ciclista, sia sulla città e l’ inquinamento. Con questo voglio dire che le reti permettono nuove interazioni tra le persone e tra le persone e il prodotto.” Ma quando dalla platea gli si chiede se questa non sia una prospettiva d’ innovazione troppo impegnativa per le imprese italiane, lui risponde: “Al contrario. Tutto questo rappresenta per l’ Italia una grande opportunità perché mette insieme due nostri tradizionali punti di forza: artigianato e creatività. Quasi un ritorno alla bottega, dove si progetta e si produce; la fabbrica torna in città, ma non è più quella del Novecento, rumorosa e inquinante. E’ una fabbrica digitale, che può stare in uno scantinato.”

“ La ruota”, una bicicletta ibrida che attraverso un disco rosso permette di raccogliere dati sia sulla performance atletica del ciclista, sia sulla città e l’ inquinamento. Foto di: Meet the Media Guru | Flickr


LA TUA VACANZ


ZA AUTENTICA.


DAL MONDO | La grandeur de Paris

La grandeur de Paris Testo | Elena Bazzerla Foto | territoires.gouv.fr

In questa pagina, a sinistra: campus sociète generale val de fontenay. In basso: Progetti della città dopo la riqualificazione. Nella Pagina a fianco: Planimetria della New Grand Paris Express, metropolitana automatica che ridisegnerà il volto dell’ Ile-de-France. A destra: Eco-quartier de Clause-Bois Badeau à Brétigny-sur-Orge.

Una rivoluzione urbanistica digitale che si completerà nel 2030. Alloggi, trasporti e sostenibilità ambientale i pilastri e una “call for interest” per la partecipazione sociale.

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rand Paris è la sfida con il futuro con la quale ha a che fare il governo parigino. E’ la rivoluzione urbanistica che modernizzerà la Capitale e valorizzerà tutta la regione dell’ Ile-de-France, potenza economica europea che rappresenta da sola il 29% del PIL nazionale ma che allo stesso tempo soffre di profondi disagi sociali ed economici. La forte disuguaglianza che caratterizza il tessuto sociale urbano e quello periferico, i poli economici e quelli rurali, hanno

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condotto i governi già dal 2001 a rivedere la pianificazione urbana e lavorare ad una grande metropoli 3.0. Il progetto è diventato legge il 5 giugno 2010 a firma Sarkozy e dopo varie battute d’ arresto, è stato ripreso concretamente in mano nel marzo 2013. Politiche abitative che risolvano il problema a 8 milioni di cittadini della sproporzione esistente tra i valori immobiliari e i redditi, il potenziamento della rete di trasporto che riduca la frammentazione dei territori, il pendolarismo e il traffico, la riqualificazione delle aree degradate con criteri di sostenibilità ambientale: questi i punti in cima all’ agenda dell’ attuale Primo Ministro Jean-Marc Ayrault, che dice: “Il nuovo modello parigino dovrà incarnare il punto più alto in questa particolare regione, la più ricca di Francia, la più popolosa, ma anche la più contradditoria”. L’ obiettivo è muoversi dai 42.000 edifici


residenziali l’ anno costruiti attualmente fino ad arrivare a 70.000 ogni anno per venticinque anni, farlo per creare una città di brevi distanze in cui le case si trovino vicino al luogo di lavoro, dove il tempo di trasporto, la dipendenza dall’ auto e le emissioni si riducano.” E dunque, al via anche la New Grand Paris Express, metropolitana automatica che ridisegnerà il volto dell’ Ile-deFrance: 200 km di nuove linee e 72 stazioni intorno alla Capitale, in grado di trasportare circa 2 milioni di passeggeri al giorno. I lavori cominceranno nel 2015, la prima delle quattro linee sarà attiva nel 2020. Il completamento è atteso per il 2030, per un finanziamento complessivo pubblico e privato di quasi 27 miliardi di euro. Quella parigina vuol diventare una regione competitiva e solidale, ma soprattutto moderna. Infatti, a portare tutta l’ Ilede-France nel futuro, è la rivoluzione digitale. A chiarirlo è Etienne Guyot, l’

Amministratore Delegato della Société du Grand Paris che costruisce e gestisce tutta l’ infrastruttura metropolitana: “I viaggiatori del Grand Paris Express conosceranno l’ innovazione digitale all’apertura del primo tratto della linea sud 15. Ma per raggiungere questo obiettivo , vogliamo che contribuiscano, con le loro competenze, tutti gli operatori del settore. Per l’ innovazione e il futuro, lanciamo una call for interests che si chiuderà il 21 febbraio ‘14: grandi aziende, piccole e medie imprese, startup, le autorità locali e le loro associazioni, sono invitate a partecipare per l’ interesse e il bene di tutti al fine di contribuire a studiare la progettazione e i componenti dell’ infrastruttura digitale, l’ ambiente, l’ accessibilità e il comfort della New Grand Paris Express.” Non sarà la Francia ad insegnarlo, ma il futuro è partecipazione, fatto di opendata digitali. Per niente democratico: chi c’ è, c’ è.

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DAL MONDO | Cina, da fabbrica a mercato

Testo | Elena Livia Pennacchioni

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e si tratta di lusso e prodotti di alta gamma, forse la Cina potrà gettare l’ ancora ai Paesi colpiti dalla crisi Europea. Italia in testa, con il Made in Italy d’ autore che garantisce qualità e know-how, pronta a prendersi la rivincita di decenni di import. Seppur oggi in Cina la disuguaglianza nella distribuzione del reddito si senta molto e siano in “pochi” i ricchi che possono permettersi di comprare beni di lusso, tra pochi anni la richiesta sarà elevatissima. Parliamo di un Paese che sta rivedendo il suo modello produttivo intensivo, costituito dal basso costo della manodopera che fino ad ora ha permesso alla catena di montaggio di produrre beni da esportare nel resto del mondo a prezzi sottomercato.

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Cina, da fabbrica a mercato

Il Dragone, che per questo si è guadagnato l’ appellativo di “Fabbrica del Mondo”, si sta affacciando ad una nuova fase economica che segnerà una svolta negli equilibri economici mondiali. Una ricerca di Morgan e Stanley evidenzia un trend in diminuzione in termini di esportazioni già nel 2013, al quale potrà essere associato ad un aumento delle importazioni, stante la volontà politica. E siccome è difficile che qualcosa avvenga senza il consenso politico, il Presidente Hu Jintao, con l’elaborazione del XII Piano Quinquennale ha dichiarato di voler perseguire obiettivi che tendano a limitare la dipendenza del Paese dal resto del Mondo. Non si vuole perseguire più la crescita industriale e l’accumulo di risparmi, ma il rientro dei capitali nel Paese. La nuova Cina punta dunque ad un aumento


Nella pagina a sinistra: una suggestiva immagine di Shangai. Foto di Òscar Lanau | Flickr A destra: Pechino, la Città Proibita. Foto di Voloreale | Flickr Sotto: Esercito di Terracotta. Foto di Dorli Photography | Flickr

Sopra: Giardini Suzhou. Foto di Dorli Photography | Flickr A sinistra: Il Tempio del Buddha di Giada. Foto di Dorli Photography | Flickr

dei consumi interni. Ma come? Intanto, attraverso il riutilizzo delle riserve custodite nelle casse governative, che si dice siano ricche di 3.500 miliardi di dollari, per migliorare il welfare, la sanità, il sistema pensionistico e aumentare il tenore di vita. E poi puntando sui giovani e rivedendo la distribuzione demografica con un maxipiano di urbanizzazione, che dovrebbe portare oltre 300 milioni di persone dalle campagne alle città nei prossimi 15 anni. Le proiezioni degli analisti occidentali stimano che entro il 2022 più del 75% dei consumatori urbani cinesi possa disporre di un reddito annuo compreso tra i 9mila e i 34mila dollari e i giovani consumatori, nati della seconda metà degli anni 80, figli unici cresciuti in situazione di abbondanza, saranno circa 200 milioni, pari al 15% dei consumi urbani. Ma la crisi non attende, e le Nazioni Occidentali asfissiate dal calo dei consumi interni, hanno bisogno di ossigeno. Quanto impiegherà la Cina a realizzare la propria metamorfosi da

fabbrica a mercato? Solo considerando il settore del luxury, che include non solo il bene superfluo, ma anche il bene necessario, le stime rilevano che negli ultimi quattro anni l’acquisto annuale di beni di lusso si sia attestato tra il 16% e il 20%. Entro il 2015, inoltre, una parte significativa della spesa globale di calzature, borse, orologi e gioielli e abbigliamento verrebbe coperto di consumatori cinesi. Qui si colloca l’Italia, nei consumi di fascia alta. E se prendiamo ad esempio un settore da sempre fiore all’ occhiello del Made in Italy come quello dell’ arredo, notiamo come l’ ottima immagine della produzione italiana frutto del design e della creativita’, ci ha garantito solo nei primi sei mesi del 2013 di esportare verso la Cina 113,7 milioni di dollari, destinati a quintuplicare a fine 2014. Cina salva Europa, ma solo quella dell’ innovazione e della qualità.

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CHINESE LUXURY LIVING

l’ Italia c’ è

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di Giorgia Ardielli

a Cina è un Paese affascinante, proiettato verso il futuro e pervaso da un’energia dinamica. “Sono lieto di poter creare residenze di lusso a Chengdu, e di poter realizzare un complesso imponente, esempio di eleganza moderna, in una città vibrante che, sebbene sia specchio del ventunesimo secolo, ha saputo mantenere un forte legame con il suo favoloso passato». Parole di Giorgio Armani, pronunciate quando il gruppo Armani ha siglato una partnership esclusiva tra l’Interior Design Studio Armani/Casa e Mind Group per la realizzazione di un progetto residenziale di lusso nella citta’ di Chengdu, in Cina. Si tratta del primo sviluppo residenziale in Cina progettato da Giorgio Armani che guidera’ il suo team di Interior Design Studio nella creazione di unita’ residenziali e aree comuni all’interno delle due torri gemelle che costituiscono le Art Residence by Armani/Casa. Il progetto, che comprende due edifici di 65 piani alti 222 metri, sorgera’ nel centro di Chengdu, nella zona adiacente al quartiere alla moda di Jinjiang e ad altre aree dedicate allo shopping e all’entertainment. Sulla sponda opposta del fiume Jinjiang, che attraversa la citta’, si trova lo storico parco Wangjianglou, risalente alla dinastia Qing. Il nuovo complesso - che prevede una piscina riscaldata a temperatura costante sul tetto a un’altezza di 210 metri - riflettera’ la “sensibilita’ estetica dello stilista, nel segno di un profondo senso di comfort e funzionalita’”. Ogni appartamento sara’ arredato con mobili e accessori Armani Casa, cucine Armani Dada e bagni Armani Roca. Chen Dong, Presidente di Mind Group, ha commentato: “Art Residence by Armani/Casa non e’ solo un capolavoro artistico nell’autentico stile Armani, ma anche un progetto straordinario che da’ lustro al settore immobiliare in Cina grazie alla creativita’ e all’innovazione. Creeremo una nuova icona mondiale che combina il profondo senso di appartenenza alla cultura cinese di Mind Group, con la filosofia estetica all’avanguardia del Gruppo Armani.” Le unita’ residenziali Art Residence by Armani/Casa a Chengdu, in Cina, saranno in vendita dalla seconda meta’ del 2014. Il completamento del progetto e’ previsto nel 2016.


Nella pagina a fianco: Vista notturna della città di Chengdu. Sopra: Giorgio Armani ospite presso l’Accademia d’Arte e Design dell’Università di Tsinghua, Pechino. E’ considerata una delle più prestigiose università cinesi. Fu fondata nel 1911 come scuola preparatoria per chi voleva proseguire gli studi nelle università americane.

Sopra e a fianco: Collezione Armani Casa




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Edilizia Architettura Ricerca

imprese e mercati in comunicazione


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