Diario

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ECCOMI, SONO DALILA FRASSON! Ciao a tutti! Sono Dalila Frasson e sono nata a Mirano, in provincia di Venezia il 15 agosto ’84. Mi sono laureata nel 2006 in Biologia Molecolare, presso l’Università di Padova e nel 2009 in Biologia del Comportamento, all’Università di Firenze. Nel 2014 mi è arrivata la proposta di partire per la Sierra Leone per lavorare come Conservation Manager al Tacugama Chimpanzees Sanctuary. La scelta è stata abbastanza difficile, il lavoro sembrava molto interessante ma il ricordo della guerra civile e di quello che era successo in Sierra Leone un po’ mi frenavano.

Freetown, 8 luglio 2014


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E però, il lavoro che Bala, il gestore e fondatore del santuario, mi ha proposto era troppo interessante per rifiutare. Mi trovo quindi a Freetown dai primi di marzo 2014, con l’idea di rimanere qui 1 o 2 anni in base a come il lavoro procederà. In quanto Conservation Manager il mio ruolo è di molteplice natura: mi occupo di coordinare e di supervisionare l’attività dell’outreach team e dell’education team; mi occupo del benessere psico-fisico degli 87 scimpanzé ospitati nella struttura; mi occupo di mettere in atto quello che è l’Action Plan per la salvaguardia della specie nel paese. Per cui tengo strette relazioni con il ministry of Forestry, Agriculture and Food Security (MAFFS) e altre organizzazioni sul suolo nazionale e internazionale.


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TACUGAMA CHIMPANZEE SANCTUARY Ovviamente per capire meglio la situazione vi devo dare un feedback riguardo al Santuario! Ci troviamo a Freetown, capitale della Sierra Leone. Il paese si trova nella zona di foresta equatoriale dell’Africa occidentale, considerata uno dei 25 hot spot di biodiversità mondiale e una delle 2 zone mondiali più importanti per la conservazioni di primati e delle scimmie antropomorfe! Al contempo però si tratta di un paese con un bassissimo indice di sviluppo e poverissimo, uscito da poco da dieci anni di devastante guerra civile…per non dimenticare l’attuale Ebola outbreak che sta minando sempre più un già fragile equilibrio! Il santuario si trova all’interno del Western Area Peninsula National Park, area divenuta parco nazionale da quest’anno e che soffre fortemente la pressione esercitata dalla limitrofa e

Freetown, 3 dicembre 2014


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Il santuario apre le porte nel 1995 con 8 scimpanzé grazie all’attività di Bala Amarakasan e alla collaborazione con il MAFFS. E’ quindi un organizzazione para-statale ma viene mantenuta in vita grazie a donazioni esterne e collaborazioni con terze organizzazioni. Durante quasi vent’anni lo staff e la struttura si sono notevolmente ampliati fino ad ospitare gli attuali 87 scimpanzé. Grazie ai risultati del censimento svolto nel 2011, si è venuti a conoscenza che il paese ospita 5.580 scimpanzé e si è capito che circa il 50% della popolazione di scimpanzé del Paese vive al di fuori della aree protette. Ed è qui che entra in gioco l’Outreach team e l’importanza delle relazioni con le popolazioni che vivono nei villaggi rurali!


Pagina 5 di 12 Grazie alla formazione che ho ricevuto al Parco Natura Viva, aiuto i keepers del Santuario nella gestione quotidiana degli 87 scimpanzé ospitati. Nello specifico svolgo attività di training agli animali, aiuto nell’ideazione degli arricchimenti e sovraintendo ai processi di reintroduzione dei diversi animali nei diversi gruppi sociali. Al santuario sono ospitati 87 scimpanzé, tutti provengono da attività di commercio illegale o dalla bush meat trade…attività che purtroppo qui in Sierra Leone sono ancora molto diffuse!

La storia di questi animali è straziante: alcuni hanno perso la famiglia a causa della caccia e poi sono stati sequestrati per divenire animali da compagnia, altri sono stati catturati per divenire a loro volta pet. E’ dovere ed obbligo del santuario confiscare tali scimpanzé per poi quindi riabilitarli e portarli ad una situazione di benessere psico-fisico il più naturale possibile!

Freetown, 8 luglio 2014



Quando un animale viene sequestrato segue un procedimento riabilitativo piuttosto rigoroso: Quarantena. Ogni individuo passa 3 mesi in questa sezione per valutarne lo stato di salute in modo che se malato non possa infettare gli altri animali ospitati. Gruppo dei neo-arrivati. È il primo step di reintroduzione e riabilitazione a quella che sarà un futura vita da scimpanzé e non più da semi-uomo. Tale gruppo è composto principalmente da individui giovani, dai 2 ai 5 anni. Se poi invece arriva un individuo già adulto salta questi primi passaggi e va ad inserirsi in uno dei gruppi di adulti dopo un lungo e spesso tedioso procedimento di integrazione sociale!


Pian piano va ideato e finalizzato il distacco dall’essere umano e non è facile in quanto la storia di vita di questi animali è fortemente pregiudicata e rovinata dall’uomo. Gli animali a questo stadio del processo hanno ancor una forte interazione con homo sapiens, ricevono mille attenzioni da parte dei keepers, cibo e arricchimenti molte volte al giorno. Per la notte vengono chiusi in reparti interni.

Primo vero step verso la conversione a wild chimp: il reparto è più grande e dotato di strutture per arrampicarsi, giocare e di arricchimenti artificiali. Inoltre, le interazioni con i keeper sono minori. Continua però la frequente somministrazione di arricchimenti e cibo e dormono in reparti interni per la notte. I due gruppi cambiano per assetto sociale: nel primo gli individui sono principalmente giovani, nel secondo abbiamo individui anche sui quindici anni!


Quasi wild chimp. I reparti sono letteralmente immensi. Non troviamo più strutture artificiose quali corde ma “semplici” e naturali alberi. In sostanza i reparti sono dei pezzi di foresta recintati! La gestione e l’interazione con homo sapiens è limitatissima e non ricevono arricchimenti. Continuano però a tornare in reparti interni per la notte! Ultimo step, wild chimp. Questo gruppo è privato di qualsiasi interazione con homo sapiens e niente arricchimenti ma, svolge una vita totalmente immersa nella foresta e autosufficiente. Non tornano infatti dentro per la notte ma devono obbligatoriamente acquisire la capacità di costruirsi nidi come farebbero in una situazione totalmente naturale. In questo gruppo sono ospitati gli animali che idealmente potrebbero essere reintrodotti in natura. Solo group. Questo gruppo composto da 6 soggetti è forse il gruppo più particolare. Vive infatti in un high security enclosure: un recinto appositamente studiato per coloro che spesso tendono a scappare e che viste le dimensioni sono anche abbastanza distruttivi e pericolosi! Sono nella condizione di wild chimp, ma necessitano attenzioni particolari in quanto sono tutti esperti in evasioni e scassinamenti di lucchetti!


Pagina 10 Io per l’appunto mi occupo di gestire e ideare gli arricchimenti per i primi step e di svolgere training quando necessario; ma anche di scegliere quali soggetti possono venire movimentati nei vari step successivi e ne seguo/coordino il processo.

Un tempo l’dea base del santuario era la reintroduzione in natura…oggi purtroppo è soltanto un sogno! Gli animali che arrivano al santuario difficilmente torneranno ad una vita wild in quanto reintrodurre tali soggetti in natura minerebbe la loro stessa sopravvivenza…difficilmente potranno riacquistare in toto competenza sociali uguali alla loro controparte naturale. Purtroppo quindi la grande maggioranza degli animali che arrivano al santuario passerà l’intera vita in tale struttura.


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LA SITUAZIONE DEGLI SCIMPANZE’ NEL PAESE


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Purtroppo la situazione che devono sopportare gli scimpanzé in Sierra Leone non è delle più rosee.

Le minacce a cui quotidianamente vanno incontro scimpanzé ed ambiente sono:

1. Deforestazione per la produzione di legname;

2. Deforestazione per produzione di carbone;

3. Sfruttamento artigianale e non di risorse minerarie;

4. Caccia per il consumo di bush meat;

5. Pet trade;

6. Bush fire per favorire la crescita di erbe fresche per foraggiare i pascoli;

7. Slash and burn agriculture.

Tutte queste attività minano l’esistenza della foresta equatoriale mettendo a dura prova il suo già fragile equilibrio. Di conseguenza le popolazioni di scimpanzé del paese si trovano a vivere in macchie di foresta o sempre più a stretto contatto con i villaggi rurali. Ciò comporta ad un aumento del conflitto tra scimpanzé e uomo, ad esempio gli scimpanzé non avendo più spazi dove nutrirsi razziano le coltivazioni e ciò può portare all’uccisione degli stessi decimando ulteriormente la popolazione e facendo crescere sempre più quel che è un sentimento di intolleranza nei loro confronti.

Inoltre, si ha un’aumento del rischio di trasmissione di malattie come appunto il virus Ebola.

Infine, a causa della crescente frammentazione dell’habitat cresce imparentamento delle stesse popolazioni che come tutti ben sappiamo, diminuendo la variabilità genetica ci si avvia verso la fine evolutiva!

Freetown, 8 luglio 2014


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