Davanti a Villa Emma (e qua e là a Nonantola)
Università Iuav di Venezia Tesi di Laurea in Architettura e Culture del Progetto Studente: Robert Vicentini (286490) Relatore: Mauro Marzo Correlatore: Salvatore Russo
I ragazzi a Villa Emma
Da Zagabria a Lesno Brdo a Nonantola Ascher Edgar - Awin Fritz - Borus Sonja - Braun Mala - Drucker Ruth - Elster Susanne - Endzweig Betty - Endzweig Fireda - Federmann Max - Goldberg Benno - Goldberg Jakob -Hahn Kurt - Issler Emanuel - Karger Ursula Kirschenbaum Joachim - Kirschenbaum Siegfried - Koffler Leo - Korenstein Manfred - Licht Tamar - Liebing Otto - Majerowickz Salomon - Mohler Herbert - Nagler Tilla Reich Berta - Reicht Eva - Rosembaum Eva - Schiffmann Joseph - Schindelheim Lola - Schneider Kurt - Senft Fanny - Silbermann Hans - Steinhardt Hildegard - Sussman Hans - Teplitzki Leo - Toeroek Laszlo - Tuchner Gerda - Weininger Arnold - Weiss Robert - Zwick Blume Da Spalato a Nonantola Albahari Albert - Altaras Bunika - Altaras Elieser - Altaras Ella - Altaras Lea - Atias Moric - Atias Sarina - Brodski Sarina - Danon Josef - Danon Moric - Gaon Reli - Gaon Tina - Gaon Zlata - Grof Bela - Halpern Velimir - Hofmann Marcel - Israel Albert - Israel Lotti - Israel Sida - Kajon Flora - Kajon Leo - Kaveson Elieser - Koen Aron - Levi Leo - Levi Rikica -Levi Sida - Maestro Israel - Markus Charlotte - Papo Josef - Papo Salomon - Schlesinger Nelly - Schmidt Zdenko - Sternberg Daniel - Schwarz Hanna Accompagnatori: Awin Mauricy - Barkic Helene - Indig Josef - Bories Georg - Licht Alexander - Licht Erna - Schoky Marco - Stein Robert - Weiss Josefine - Da Spalato a Nonantola - Maestro Jakov - Romano Maurizio - Cavaglione Laura - Freilich Emilio - Jacchia Umberto - Kalischer Ruth - Moreno Armand - Pacifici Goffredo - Schuldenfrei Hersz Naftali
Indice Introduzione Villa Emma I passi verso la salvezza
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I protagonisti della vicenda
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Il Progetto Premessa Introduzione al progetto Il progetto architettonico e l’esposizione diffusa L’intervento sull’edificio esistente Gli impianti e i dispositivi
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Bibliografia Sitografia
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Veduta aerea di Nonantola all’epoca dei fatti
I ragazzi a Villa Emma
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Introduzione
Il 17 luglio 1942 un treno si ferma alla stazione di Nonantola, un piccolo paese in provincia di Modena. A bordo vi sono 39 ragazzi ebrei di nazionalità tedesca e austriaca, in fuga dalle persecuzioni razziali naziste. Le loro famiglie sono divise e, nella maggior parte dei casi, i genitori dei ragazzi sono già nei campi di sterminio. Per oltre un anno saranno ospitati in una residenza di campagna, Villa Emma. Aiutati e protetti dalla comunità locale, i primi 39 ragazzi e gli altri che raggiungeranno la città nei successivi mesi riusciranno a mettersi in salvo. Il loro viaggio inizia però ancora prima, nel 1941. Al fine di comprendere appieno il contesto della vicenda è necessario, dunque, fare un passo indietro e ripercorrere gli eventi degli anni immediatamente precedenti l’arrivo dei ragazzi a Nonantola.
Introduzione | 7
Villa Emma
Siamo tra il 1935 e il 1938 e, perlomeno all’apparenza, il regime fascista raggiunge l’apice del consenso popolare. Infatti, l’adesione di massa è perlopiù frutto della necessità di adattamento. Grossomodo nello stesso periodo, in Italia, le leggi contro gli ebrei nascono principalmente come conseguenza dell’avvicinamento alla Germania nazista. Infatti, fino a quel momento, la comunità ebraica è piuttosto integrata anche per il fatto di essere una comunità modesta in termini numerici, specialmente se la paragoniamo a quella francese o tedesca. In Italia molti ebrei sono parte attiva della vita politica, sono inseriti nel mondo accademico e nell’esercito. Sono più colti della media e risiedono principalmente nei grandi centri. È evidente, dunque, che fino a quel momento non esistesse un reale “problema ebraico” in Italia. Un’acuta e battente propaganda è strumentale al regime per sollevare il problema e inventare il nemico. Siamo nel settembre 1938: in Italia vengono promulgate le leggi razziali. Si proclama l’inferiorità della razza ebraica. I ragazzi italiani al cinema vedono film di propaganda antiebraica. L’ebreo era dipinto come brutto, sporco e stracciato. Tentavano in ogni modo di farci odiare gli ebrei. Non ci sono mai riusciti perché a casa ci dicevano diverso.1
Parallelamente, in Germania, iniziano le deportazioni nei campi di concentramento esistenti già dal 1933. È il 1940 quando anche l’Italia entra in guerra. Contemporaneamente, moltissimi ebrei si radunano a Zagabria in attesa di imbarcarsi per la Palestina. La scelta di entrare in guerra porterà ad una crisi irreversibile del fascismo italiano. Le condizioni nel paese diventano critiche e 1 I ragazzi di Villa Emma di Aldo Zappalà Documentario, Video YouTube, postato da Fondazione Villa Emma. https://www.youtube.com/watch?v=WjWqwJUncyI.
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aumenta il disagio sociale. Il 6 aprile 1941 le truppe italo-tedesche invadono la Jugoslavia. Lo scopo principale è quello di ripulire il territorio da serbi, dissidenti politici, zingari ed ebrei. Il 10 Aprile la Slovenia e Dalmazia sono annesse al Regno d’Italia. Nel resto della Jugoslavia, si instaura un governo fortemente antisemita, guidato da Ante Pavelic. Introduciamo ora uno dei protagonisti della vicenda dei ragazzi ebrei salvati a Nonantola: Joseph Indigh. Egli è un ebreo sionista, socialista di sinistra e antireligioso. Immagina il futuro dell’ebraismo in Israele e Palestina. Recha Freier, fondatrice dell’Aliyah giovanile (la scuola ebraica) di Berlino, gli affida la guida di un gruppo di 42 ragazzi ebrei rimasti bloccati a Zagabria. Inizia così la storia di quelli che saranno ricordati come “I ragazzi di Villa Emma”.
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I passi verso la salvezza
4 luglio 1941 Indigh, incaricato di guidare i ragazzi al sicuro, decide di fuggire in Slovenia allora occupata da truppe italiane. Miracolosamente, ottiene il visto di entrata e guida il gruppo passando il confine. Le truppe italiane, alleate della Germania, dovrebbero consegnare i ragazzi alla Gestapo. Ma non lo faranno. È uno dei pochi casi in cui a profughi ebrei viene concesso un visto per entrare in territorio italiano durante la guerra. I ragazzi partono in treno, da Zagabria a Lesno Brdo poco distante da Lubiana. Il gruppo trova rifugio in un castello di caccia, ricevendo aiuto dall’organizzazione assistenziale degli ebrei italiani, la Delasem. La permanenza del gruppo a Lesno-Brdo diventa pericolosa. I partigiani jugoslavi si contendono il comando del territorio con gli italiani. Si pensa, dunque, di raggiungere Genova e la sede della Delasem. Tuttavia, l’organizzazione prende in affitto una grande villa a Nonantola: Villa Emma. Fu costruita dall’ingegnere Vincenzo Maestri nel 1898 come residenza estiva su commissione del commendatore ebreo Carlo Sacerdoti e sua moglie Emma Coen.
17 luglio 1942 Il gruppo arriva in treno a Nonantola e viene accolto da cittadini nonantolani. La Delasem, a tutela dei ragazzi, tenta di limitare contatti fra ebrei e cittadini, perché probabilmente fascisti. Nonantola conta 10.000 abitanti. L’economia cittadina si basa sull’agricoltura. Le attività agricole si svolgono nel rispetto delle norme imposte dalla “partecipanza agraria” di Nonantola, un’antica forma di proprietà collettiva di terreni interessati a bonifiche, che trae origine dal medio-
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evo ancora oggi esistente. Un paese, dunque, che da sempre fa della solidarietà la sua bandiera.
Aprile 1943 Un secondo gruppo di ragazzi arriva in città per essere accolto nella villa, questa volta da Spalato. Tutti i ragazzi sono di nazionalità croata. In generale, i ragazzi sono ignari o poco consapevoli di quello che sta succedendo in Europa e sanno soltanto di essere in pericolo. Sono quasi tutti orfani o figli di rifugiati e sebbene riescano a spedire delle lettere non hanno notizie dei loro cari. La guerra lambisce solo da lontano i ragazzi di Villa Emma. I ragazzi, grazie al supporto della Delasem e della comunità conducono una vita piuttosto organizzata e piena: seguono lezioni scolastiche e si occupano dei lavori di casa. Il terreno di Villa Emma consente di dedicarsi ai lavori agricoli, che saranno svolti sotto la guida del mezzadro Ernesto Leonardi. Anche un laboratorio di falegnameria viene attrezzato e i ragazzi seguono lezioni nove alla volta. Il magazzino della Delasem è trasferito a Nonantola: da questo momento vi lavoreranno stabilmente un discreto numero di ragazzi. Il loro compito è di raccogliere ed impacchettare aiuti per gli ebrei in difficoltà sparsi per l’Italia. Per quanto riguarda l’assistenza medica la Delasem invia a Nonantola la dottoressa Laura Cavaglione che coopera con Giuseppe Moreali, medico del paese. Un ruolo di grande importanza è attribuito alla vita religiosa. Le leggi razziali in vigore fanno temere alla Delasem i contatti tra i ragazzi della villa e i cittadini nonantolani. Inizialmente hanno il permesso di allontanarsi solo se accompagnati da adulti o forniti di autorizzazione scritta ma, pian piano, le regole diventano sempre meno rigide e nascono molte amicizie tra i ragazzi di Villa Emma ed i ragazzi locali Fu così che nel giro di 14 mesi circa, e cioè dalla fine di luglio 1942 all’8 settembre 1943, la vita del gruppo di Villa Emma assunse veramente le caratteristiche di una comunità organizzata con la massima perfezione pos-
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sibile sia dal punto di vista ebraico, che dal punto di vista politico ed educativo. Venne istituita una scuola interna (gli adulti del gruppo, compresi i direttore Jacchia ed il medico Laura Cavaglione, si assunsero le funzioni ed i compiti di maestri, professori, educatori); un laboratorio di falegnameria un laboratorio di sartoria per le ragazze; un ambulatorio medico interno (la dott.ssa Cavaglione coadiuvata da alcune ragazze del gruppo in qualità di infermiere); una specie di scuola di agraria (lavoro nei campi, coniglicoltura, pollicultura, ccc.) che ebbe sede nelle campagne facenti parte della proprietà agricola di Villa Emma, affidata a mezzadria, ad un famiglia di contadini con la quale i ragazzi di Villa Emma non tardarono ad allacciare oltre che rapporti di attività comune, anche rapporti di affettuosa e comprensiva convivenza.2
8 Settembre 1943 All’armistizio con gli alleati angloamericani scoppia il caos. Le truppe tedesche da lì a poco calano per occupare Italia settentrionale. L’Italia diventa terra di deportazione. Mussolini viene liberato dai tedeschi dalla prigionia sul Gran Sasso imposta dal re e crea la Repubblica Sociale Italiana sotto la tutela dell’alleato germanico. A Modena inizia la caccia ad ebrei e antifascisti. Viene inoltre imposto un rigido coprifuoco.
9 Settembre 1943 In mattinata le truppe tedesche raggiungono Nonantola. Da questo momento i ragazzi sono concretamente in pericolo: le SS stabili a Bologna, all’improvviso sarebbero potute piombare a Nonantola per un rastrellamento. Indigh si rivolge, dunque, a Moreali, il medico del paese e Don Arrigo Beccari, il prete. Perché gli credono? Bisogna considerare una componente temporale. Conoscevano Indigh da un anno. Si fidavano molto di lui, erano amici. Molti ebrei vengono uccisi nei rastrellamenti di questo periodo perché quando chiedevano aiuto non venivano ascoltati.3
2 Malaguti G., Villa Emma di Nonantola. Testimonianze sui ragazzi ebrei dall’archivio di Ilva Vaccari, Centro studi nonantolani, Nonantola 2014. 3
Fausto Ciuffi, da una dichiarazione rilasciata al sottoscritto a Nonantola in data 27/11/2018.
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Si decide di sfidare i nazisti e nascondere i ragazzi. Entro la fine della giornata tutti i ragazzi vengono spostati dalla villa. Non si sa bene se i tedeschi siano a conoscenza della loro presenza o meno ma la villa va liberata. Un gruppo di 30/35 ragazzi trova rifugio nel seminario dell’abbazia. Le ragazze più grandi non possono restare nel convento (ai seminaristi è vietato il contatto con le ragazze). Vengono quindi ospitate nell’abitazione delle suore (probabilmente nella curia, il palazzo davanti al seminario). Tuttavia, nel seminario non c’è posto per tutti. Si chiede aiuto alla popolazione: vengono coinvolte più di 30 famiglie. È complicato delineare una mappa precisa dei vari nascondigli. Nella maggioranza dei casi i ragazzi non conoscono le famiglie ospitanti e sono spesso spostati. La maggior parte delle fonti risulta, dunque, imprecisa e incoerente. Perché lo fanno? Probabilmente non erano ben al corrente della situazione politica e di cosa stessero facendo i nazisti in Italia. Avevano molta fiducia in Friedman4, Moreali e Don Beccari. Non sapevano il rischio che correvano; Nonantola non aveva conosciuto l’occupazione nazista. Ma sapevano per certo che sarebbero incorsi in “severe punizioni”. Tuttavia, provavano una profonda compassione perché sapevano che la maggior parte dei ragazzi erano orfani, e li vedevano impauriti e con il desiderio di nascondersi.5
Jacko Goldberg viene nascosto in un’alimentari. Dorme nel magazzino delle sigarette del negozio (tabaccheria di proprietà della famiglia Salimbeni, notoriamente una famiglia fascista del paese). Sarina Brodsky, sedicenne, viene accolta dalla Famiglia Piccinini, la cestaia del paese, che ha due figlie, quasi sue coetanee: Maria e Gina. Zlata Gaon, viene nascosta nella soffitta della casa di un contadino. All’arrivo dei nazisti ovviamente i cittadini mentono. Hildegard Steinhardt, viene portata in una casa di un contadino: “ho due figlie e tu sarai la terza”. Oltre ai fascisti che si “rivoltano”, come la famiglia Salimbeni, o i funzionari fascisti che rilasciano delle nuove carte d’identità per i ragazzi, senza 4 Gino Friedman, anch’egli ebreo, era stato podestà a Nonantola. Persona conosciuta e rispettata, soprattutto per il suo ruolo nella partecipanza agraria. 5
Fausto Ciuffi, da una dichiarazione rilasciata al sottoscritto a Nonantola in data 27/11/2018.
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riportare la dicitura “appartenente alla razza ebrea”, favorendone la fuga, bisogna considerare anche tutto il contesto. Ciò ha ancor più dell’incredibile. Nonantola contava 10 000 abitanti e tutti, nessuno escluso, si oppongono nascondendo i ragazzi ai nazisti. Tutti in paese sapevano tutto. C’è chi si oppone in modo diretto, offrendo la propria ospitalità, ma anche chi lo fa indirettamente senza denunciare quello che stava succedendo.6
27-30 Settembre 1943 La situazione però degenera e si pensa a come far fuggire i ragazzi. Alcuni, i più grandi, decidono di separarsi dal gruppo tentando la fuga verso il sud. Indigh decide di far partire un piccolo gruppo verso la Svizzera. Bisogna usare il treno e superare dei controlli. Il comune di Nonantola rilascia delle carte d’identità ai ragazzi in partenza. Nelle carte d’identità non si riporta la notazione obbligatoria “appartenente alla razza ebraica”. La destinazione era Ponte Tresa, confine svizzero. Il primo gruppo è accompagnato da Goffredo Pacifici, uno degli accompagnatori dei ragazzi. Si procede verso il confine ma, sprovvisti di permesso, i ragazzi vengono respinti e fanno ritorno a Nonantola.
5 Ottobre 1943 In seguito, Indigh e Pacifici ottengono il visto da un’associazione svizzera che tutela gli ebrei. In pochi giorni, si riorganizza la fuga. I ragazzi devono sembrare un collegio. I nonantolani cuciono giacche tutte uguali per i ragazzi. I ragazzi, divisi in tre gruppi, giungono a Ponte Tresa, dove resta da oltrepassare il confine e i controlli della polizia di frontiera tedesca. La gendarmeria di confine ha il compito di consegnare gli ebrei alle SS che a loro volta avrebbero deportato nei campi di sterminio. Lungo il confine è steso del filo, sul quale sono legati dei campanelli che suonano al tentativo di scavalcare. Bisogna oltrepassare la montagna e guadare un fiume. I ragazzi riescono ad oltrepassare il confine. In 6
Fausto Ciuffi, da una dichiarazione rilasciata al sottoscritto a Nonantola in data 27/11/2018.
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Svizzera sono in salvo. 14 Ottobre 1943 Tutti i ragazzi sono oltre il confine, in Svizzera. Dopo cinque anni in fuga, tutti i ragazzi sono salvi.
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I protagonisti della vicenda
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“Molte domeniche [il direttore della comunità] veniva a casa mia a mangiare (…) Un giorno presi con me a casa due bambini di nome Manfred e Jacob; erano circa dell’età di mio figlio e così fecero amicizia e venivano spesso a mangiare da noi. Altre volte venivano al mattino e tornavano alla Villa la sera. (…) Ricordo l’arrivo dei tedeschi a Nonantola (…). Quella volta e erano con noi a pranzo Manfred e Jacob che erano alla finestra ad aspettare che io in bicicletta tornassi dal lavoro. Passò una camionetta carica di tedeschi. Non posso spiegare il dolore dei poveri bimbi: si nascosero nella stanza. Io feci loro coraggio dicendo che c’ero io e che non dovevano aver paura.” da Testimonianza di Aristide Barani, in Villa Emma. I luoghi e le persone, Centro studi nonantolani, Nonantola 1996.
Casa di Aristide Barani
Carpentiere capomastro e amico di Ernesto Leonardi, aveva partecipato alla costruzione Di Villa Emma. Inoltre, aveva preso a lavorare con se alcuni dei ragazzi di Villa Emma.
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Aristide Barani
Uno dei ragazzi di Villa Emma con la moglie e il figlio di A. Barani
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“La vita del gruppo di Villa Emma assunse veramente le caratteristiche di una comunità organizzata con la massima perfezione possibile sia dal punto di vista ebraico, che dal punto di vista politico ed educativo. Venne istituita una scuola interna (gli adulti del gruppo, compresi i direttore Jacchia ed il medico Laura Cavaglione, si assunsero le funzioni ed i compiti di maestri, professori, educatori); un laboratorio di falegnameria un laboratorio di sartoria per le ragazze; un ambulatorio medico interno (la dott.ssa Cavaglione coadiuvata da alcune ragazze del gruppo in qualità di infermiere); una specie di scuola di agraria (lavoro nei campi, coniglicoltura, pollicultura, ccc.) che ebbe sede nelle campagne facenti parte della proprietà agricola di Villa Emma, affidata a mezzadria, ad un famiglia di contadini con la quale i ragazzi di Villa Emma non tardarono ad allacciare oltre che rapporti di attività comune, anche rapporti di affettuosa e comprensiva convivenza.” da Malaguti G., Villa Emma di Nonantola. Testimonianze sui ragazzi ebrei dall’archivio di Ilva Vaccari, Centro studi nonantolani, Nonantola 2014.
Villa Emma
Costruita nel 1898 come residenza estiva del commendatore ebreo Carlo Sacerdoti, la villa diventerà per più di 14 mesi, rifugio per quelli che in seguito verranno ricordati come “I Ragazzi di Villa Emma”.
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I ragazzi davani alla villa
I ragazzi davani alla villa
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Eravamo gia da tempo a conoscenza dei profughi ebrei a Nonantola. Erio [mio marito] lavorava spesso per il sig. Friedmann ed era amico di Barani, il loro muratore. Era il periodo in cui un ragazzo polacco (ebreo) che lavorava come falegname con mio maritomangiava spesso in casa nostra. A Villa Emma non c’era tanta abbondanza. (…) si presentarono due signorine e un professore di musica. Erano ebrei in cerca di aiuto e rimasero con noi circa 12 giorni. Io dormivo con le due ragazze, mentre mio marito trascorreva la notte a Nonantola in casa di suo fratello. La paura era tanta che il professore andava a dormire tutte le notti sul campanile della chiesetta della Madonna della Rovere”. da Testimonianza di Irma Tosatti, in Villa Emma. I luoghi e le persone, Centro studi nonantolani, Nonantola 1996.
Località Madonna della Rovere
Nella frazione vivevano due famiglie. Quella del custode della chiesa (Bertoni) e quella del falegname Erio Tosatti, che collaborava con il laboratorio di falegnameria di Villa Emma.
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Erio Tosatti, Nonantola
Ruth Drucker, 17 anni, Berlino
Famiglia Bertoni, Nonantola
Trovò riugio nel sottotetto del campanile della chiesa di Santa Maria della Rovere
La famiglia risiedeva nella frazione di Sanra Maria della Rovere.Geppe Bertoni era figlio del custode della Chiesa: in varie interviste ricorda i giorni in cui i ragazzi vennero
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Casa della cestaia Emilia Sitti Piccinini
Laboratorio della casa della cestaia: laboratorio dove le ragazze apprendevano la lavorazione dei vimini.
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Laboratorio della casa della cestaia
Sarina Brodsky, 15 anni, Sarajevo, Bosnia Venne accolta dalla Famiglia Piccinini, la cestaia del paese, che aveva due figlie, quasi sue coetanee: Maria e Gina: “ho due figlie, tu sarai la terza”
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Casali in Località Prato Galli
Rappresenta un punto di passaggio per i ragazzi che dalla Villa volevano raggiungere il centro cittadino
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Via Grieco, Prato Galli, Nonantola
Braccianti a Prato Galli
Via Giuseppe di Vittorio, Prato Galli
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Casa Piccinini Zoboli
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Piazza della liberazione, Nonantola
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Ex Stazione dei treni di Nonantola Il punto di arrivo dei ragazzi nel ‘42, nonché quello di partenza, quando scappano da Nonantola diretti in Svizzera.
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La stazione dei treni di Nonantola
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Al tempo in cui erano presenti a Villa Emma, parecchi bambini venivano in campagna con me per i lavori delle bietole e del frumento. Per loro avevo anche preso una ventina di falci per mietere. Nella Villa lavoravano da falegnami, in poco tempo avevano imparato a parlare l’italiano e uscivano spesso m paese. (…) Vivevano in familiarità anche con molte famiglie di Nonantola. A casa mia erano quasi in famiglia. Qualche volta qualcuno veniva a dormire da me.” da Testimonianza di Ernesto Leonardi, in Villa Emma. I luoghi e le persone, Centro studi nonantolani, Nonantola 1996.
Casa Colonica di Ernesto Leonardi Ernesto Leonardi, è il custode della villa, nonchè il mezzadro che coordina i ragazzi durante i lavori agricoli.
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Ernesto Leonardi con i ragazzi davanti alla villa
Ernesto Leonardi con i ragazzi davanti alla sua casa
Casa colonica di E. Leonardi
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“C’era alla stazione a salutare anche il dott. Moreali: aveva curato i ragazzi di Villa Emma quando erano malati e aveva messo la sua firma sotto le carte di Identità false, firmandosi come sindaco di Larino.” da Testimonianza di Don Arrigo Beccari, in Villa Emma. I luoghi e le persone, Centro studi nonantolani, Nonantola 1996.
Casa del Dott. Giuseppe Moreali
E’ il medico della città di Nonantola. Assieme ad Arrigo Beccari organizza il piano per nascondere i ragazzi dopo l’8 settembre del 43.
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Giuseppe Moreali
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Facevano parte dei possedimenti di Gino Friedman. Nei casali, in particolare, avveniva la trasformazione del latte nei diversi prodotti lattiero-caseari. Tutto ciò, secondo le convenzioni della partecipanza agraria. Gino Friedman, anch’egli ebreo, era stato podestà a Nonantola. Persona conosciuta e rispettata, soprattutto per il suo ruolo nella partecipanza agraria.
Casali Friedman Parte della partecipanza agraria di Nonantola, fa parte dei luoghi in cui i ragazzi trovarono impiego durante la loro permanenza a Nonantola
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Casali Friedman
Gino Friedman
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Casa di Olga Mentechini
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Via Roma, Nonantola
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“Dopo l’8 settembre del ’43, tutti i ragazzi furono fatti uscire da Villa Emma per paura dell’arrivo dei tedeschi, 30 di questi, furono ospitati in seminario. All’inizio D. Pelati, era un po’ perplesso poiché fra loro c’erano anche delle ragazze, ma alla fine si convinse.” da Testimonianza di Don Arrigo Beccari, in Villa Emma. I luoghi e le persone, Centro studi nonantolani, Nonantola 1996. Don Arrigo Beccari fù attivo nella Resistenza e annoverato tra i giusti tra le nazioni allo Yad Vashem. È stato canonico della Basilica Abbaziale di Nonantola, prelato d’onore di Sua Santità, Giusto tra le nazioni, cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica. Si occupò di nascondere molti ragazzi quando fu necessario oltre a coordinarne lo smistamento assieme al Dott. Giuseppe Moreali.
Curia Vescovile di Nonantola Seminario adiacente all’Abazia di Nonantola. in seguito alla firma dell’armistizio, vi vennero accolti più di trenta ragazzi, prima di essere smistati nelle varie abitazioni dei cittadini Nonantolani.
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Curia Vescovile di Nonantola
Don Arrigo Beccari
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Casa di Sante Zoboli
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Dopoguerra in via Montegrappa, Nonantola
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Jacko Goldberg Venne nascosto in un negozio d’alimentari. Dormiva nel magazzino delle sigarette del negozio. Il negozio poi divenuto un tabacchino era di proprietà della famiglia Salimbeni, notoriamente una famiglia fascista del paese. Anche queste famiglie parteciparono alla protezione dei ragazzi: sia in modo attivo nascondendoli, che passivamente, non denunciando i fatti alle truppe naziste presenti a Nonantola.
Tabacchino Nascimbeni
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Jacko Goldberg
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Parte della partecipanza agraria di Nonantola. Insieme ai casali Friedman, facevano parte dei possedimenti di Gino Friedman, in cui i ragazzi trovano impiego durante la loro permanenza a Nonantola. Alcuni di loro partecipano alla vendemmia e alla raccolta dell’uva nelle cantine sociali.
Cantine sociali di Nonantola
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Cantina sociale di Nonantola
Cantina sociale di Nonantola
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Il progetto Premessa “Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. […]”.7
Il monito compare nella Torah ebraica e nella Bibbia cristiana, nel libro dell’Esodo (20, 4-6). Impedisce la raffigurazione non solo della divinità ma di tutto il Creato. Essendo all’interno del testo sacro, prende la connotazione di legge sancendo un destino iconoclasta dell’arte ebraica. In altre parole, il passo viene interpretato come un divieto assoluto nei confronti di qualsiasi tipo di immagine e manifestazione artistica e porta ad un’inevitabile separazione tra sfera etico-religiosa e dimensione estetica. La cultura ebraica, senza negare le premesse originali, attenua i propri divieti, permettendo immagini soprattutto di specie simbolica. Possiamo quindi parlare di arte concettuale, che si esprime attraverso simboli, parole. Basti pensare agli interni delle sinagoghe dove, normalmente, le immagini sono a due dimensioni e non rappresentano né figure celesti, né umane, oppure alle simboliche pietre d’inciampo in memoria dei deportati durante il nazismo. La premessa è fondamentale per far comprendere alcune scelte progettuali, in particolare, la scelta di progettare un monumento che fosse, sì commemorativo, ma non nell’accezione a cui siamo abituati, bensì in quella più autentica e che si avvicina alle esigenze della concezione ebraica dell’arte. La scelta più radicale spetta però al contro-monumento o monumento a scomparsa, definizione che racchiude una serie di atteggiamenti che caratterizzano alcune opere dalla metà degli anni Ottanta a oggi, in cui la Zevi individua il tipo di realizzazione più consono alla cultura ebraica: l’ebraismo è una religione anti-idrolatrica, che mette al centro la responsabilità individuale, la tradizione orale, il libro, il commento e l’interpretazione continua. Il monumento tradizionale invece spinge all’idolatria, perché lo 7
Esodo (20, 1-5).
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si venera, ci commuove e fa piangere. […]. Nell’evoluzione tracciata dalla Zevi emerge una nuova visione poetica del monumento quale strumento prezioso per una eleaborazione attiva, critica e personale della memoria.8
Introduzione al progetto Il lavoro di tesi, nella totalità delle sue parti, si propone di essere il progetto di un monumento nella sua accezione più autentica. Monuménto (ant. moniménto) s. m. [dal lat. monumentum «ricordo, monumento», der. di monere «ricordare»]. – 1. a. Segno che fu posto e rimane a ricordo di una persona o di un avvenimento: porre, erigere, costruire un monumento. In partic., opera di scultura, o di architettura decorativa, che si colloca nelle aree pubbliche a celebrazione di persone illustri o in memoria di avvenimenti gloriosi (m. onorarî, commemorativi; m. equestre a Garibaldi), oppure che sovrasta o contiene una tomba […].9
Nello specifico, vuole essere un monumento rivolto e affidato alla comunità intera di Nonantola e a chiunque ne faccia parte, anche solo per il tempo di una visita. Vedremo più dettagliatamente come nel paragrafo successivo.
Il progetto architettonico e l’esposizione diffusa Le parti di cui il progetto si compone sono due. La prima, ovvero il museo/ laboratorio, e la seconda con il progetto di esposizione diffusa. Dal punto di vista prettamente tecnico, l’edificio è di tipo ipogeo e una parte completamente nuova si aggancia a delle preesistenze: una residenza coloniale dei primi del ‘900. Un sistema a corti permette l’ingresso di luce ed aria. Nell’insieme esse costituiscono un sistema gerarchico. La corte maggiore è il perno della composizione, costituita da un vecchio edificio svuotato con pareti messe in sicurezza attraverso tiranti metallici. Questa corte, dunque, sarà sormontata 8
Bassanelli M., Op.cit. Selezione della critica d’arte contemporanea, 153, Maggio 2018, pp. 45-49.
9
Treccani, Monumento, http://www.treccani.it/vocabolario/monumento/
Il progetto| 49
da tiranti metallici, che attraverseranno la struttura da un capo all’altro. I tiranti saranno fondamentali dal punto di vista strutturale: ognuno di essi, infatti, avrà il suo specifico ruolo. Sono stati progettati per dare stabilità e reggere l’intera struttura. Se anche uno solo fosse posto diversamente, l’intera struttura cederebbe. Possiamo considerare questa scelta come una metafora della comunità di Nonantola che, collaborando in maniera più o meno attiva e nascondendo i ragazzi, ha reso possibile la loro salvezza. Il progetto principale riguarda il museo/laboratorio. Tuttavia, a queste si aggiungono altre funzioni. Nello specifico, la funzione di sede della Fondazione “I ragazzi di villa Emma” e di auditorium per conferenze e rappresentazioni. Il visitatore è dapprima invitato alla canonica visita museale, attraverso le varie stanze ed esposizioni. Successivamente, nel laboratorio, passerà alla creazione di una pietra. Qui ogni visitatore potrà incidere una lettera su di una pietra, un simbolo che diventerà traccia e segno del proprio passaggio. L’atto di incisione della pietra simboleggia l’atto di creazione della memoria individuale. Il visitatore, nell’atto dell’incisione, fa propria la vicenda, conferma l’interiorizzazione di ciò che ha appreso all’interno del museo e attraverso la città stessa. Tale parte del progetto è fondamentale e compie il processo di interiorizzazione delle vicende legate alla città di Nonantola, completando il passaggio dall’individuo alla collettività. Le pietre segnate della memoria di ogni visitatore, verranno quindi assemblate di fronte ai nascondigli dei ragazzi sparsi per la città di Nonantola, andando a ricomporre, di fronte all’ingresso dei luoghi chiave della vicenda, il nome dei proprietari delle case dell’epoca: a celebrazione di una collettività che a Nonantola si è distinta in un caso di solidarietà unico nel suo genere. Lo scopo è quindi quello di creare un monumento collettivo, ampliabile nel tempo e che possa diffondersi in tutta la città, in modo da rendere onore alla comunità di Nonantola, passata, presente e futura.
50 | Davanti a Villa Emma (e qua e là in paese)
Casa di Olga Mentechini
Il progetto| 51
Casa Piccinini Zoboli
52 | Davanti a Villa Emma (e qua e là in paese)
Ex-Stazione dei treni di Nonantola
Casali Friedman
Il progetto| 53
Il progetto architettonico
54 | Davanti a Villa Emma (e qua e là in paese)
Il progetto| 55
56 | Davanti a Villa Emma (e qua e là in paese)
Il progetto| 57
L’Intervento sull’edificio esistente In questo paragrafo andremo ad analizzare in maniera più tecnica il lavoro sulle preesistenze. La sala principale del museo si mostrerà come un cratere sotto la giacitura della cascina originale e questo comporterà una particolare attenzione nello svolgimento dei lavori di sottomurazione. In una fase preliminare, quindi, si smonteranno solo parzialmente il tetto e i solai, al fine di calare eventuali macchinari leggeri come piccoli scavatori per agevolare lo scavo all’interno delle mura e, al contempo, non ledere troppo l’integrità strutturale dell’edificio. In seconda battuta, si andrà a scavare solo piccoli tratti di profonde trincee sotto al muro, lasciando scoperto il piede di fondazione. Lo scopo è quello di consentire alla muratura di autosostenersi con la propria rigidità. A questo punto si potrà cominciare ad armare e casserare le fondazioni e la sottomurazione quanto basta (da una parte con tavoloni e dall’altra con il semplice terreno compatto o all’occorrenza con casseri a perdere biodegradabili di tipo Pecafil). La mescola del cemento sarà necessariamente ad alta densità e impastata con addittivi chimici idrifughi, per assicurare una tenuta idraulica senza bisogno di guaine. Questo procedimento di scavo armatura e getto proseguirà pian piano per tutta la lunghezza del perimetro dell’edificio, smontando (o demolendo ove necessario) progressivamente il resto di solai, coperture e muri portanti interni. Nel processo si lasceranno per ultimi gli angoli che andranno rinforzati con martinetti a perdere. Inoltre, in questo momento si procederà ad annegare un profilo metallico a L nella sottomurazione di irrigidimento alle pareti libere in mattoni. Terminato lo scavo e la messa in sicurezza di fondazioni e sottomurazioni, si procederà con il getto del contromuro armato da 20cm, di rinforzo alla muratura esistente e munito di tirafondi fissati chimicamente alla muratura in mattoni. Importante in questa fase di armatura è giustappore le scatole metalliche “mangia cavi” in corrispondenza degl’invasi delle teste delle travi in legno originali.
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Infine, si tireranno i cavi come da progetto di cui 5 strutturali collegati chimicamente direttamente dentro la muratura e si procederà al processo di finitura con contro-pareti, sottofondi e pavimentazioni.
L’intervento sull’edificio esistente| 59
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L’intervento sull’edificio esistente| 61
Gli impianti e i dispositivi Lo schema impiantistico del fabbricato consiste, sostanzialmente, in un accoppiamento di Pompa di Calore geotermica e Mobiletti Ventilconvettori (Fancoil) che provvedono ad un’efficiente gestione delle risorse per riscaldamento invernale e raffrescamento estivo. Entrambi sono stati predimensionati in base ai dati dimensionali dell’edificio, ad esclusione, ovviamente, delle corti. Il luogo fisico della centrale impegna un incasso ispezionabile, provvisto di botola a pavimento, sotto la rampa di discesa al museo in cui verrà inserito il boiler per l’acqua calda sanitaria e la Pompa di calore geotermica. I ventilconvettori, invece, sono stati scelti per stare ampiamente nel controsoffitto interno. L’impianto geotermico, inoltre, proietta la serpentina sul retro del complesso, prevedendo in totale 14 sonde a distanza di 5 metri l’una dall’altra e ad azione periodicamente alternata. Il tutto per evitare che il sottosuolo si ghiacci e faccia decadere l’efficienza della Pompa di Calore (COP=6). Tutte le tubature che portano da una parte all’altra della corte passeranno interrate sotto la linea di siepi che si nota dall’esterno, comprese le bocchette di aerazione. Infine, la quota di energia elettrica per il funzionamento del museo e dei suoi impianti sarà a carico della rete pubblica. MISURE EDIFICIO
MUSEO
Nord Sud TOT
Superficie (mq)
Altezza Media (m)
Volume (mc)
185 352 537
4 4
740 1408 2148
VENTILAZIONE
FABBISOGNO
Nord Sud TOT
POMPA DI CALORE (76kw/57kw)
N. VENTILCONVETTORI 1140mc/h
MUSEO
Nord Sud
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Riscaldamento (kW)
Raffrescamento (kW)
Volumi orari Aria
14,8 28,16 42,96
18,5 35,2 53,7
5180 9856 15036
Raffr. totale kw 53,7
Riscaldamento tot kw 42,96
N° Tot Fancoil 5 9
TIPO Fancoil Aermec FCXI-P 84H Aermec FCXI-P 84H
TIPO PdC IDM TERRA SW55 MAX
Impianti e dispositivi| 63
Bibliografia • Amministrazione Comunale e del Comitato per le celebrazioni del 50° della guerra di liberazione, Villa Emma. I luoghi e le persone, Nonantola 1993. • Baldini M., Malaguti G., Antiche fotografie di Nonantola, 1983. • Bassanelli M., Op.cit. Selezione della critica d’arte contemporanea, 153, Maggio 2018, pp. 45-49. • Borus S., Diario di Sonja. Fuga e aliyah di un’adolescente berlinese, 19411946, Il Mulino, Bologna 2018. • Ithai J. I., Anni di fuga. I ragazzi di Villa Emma a Nonantola, in V. Klaus (a cura di), Giunti, Firenze 2004. • Malaguti G., Villa Emma di Nonantola. Testimonianze sui ragazzi ebrei dall’archivio di Ilva Vaccari, Centro studi nonantolani, Nonantola 2014. • Nannetti F., Un comune in guerra: Nonantola 1940-1945, Poligrafico Mucchi, Comune di Nonantola-Archivio storico 1998. • Piccinini O, Voigt K., I ragazzi ebrei di Villa Emma, Maison d’Izeu, Nonantola 2004. • Voigt K., Villa Emma: Ragazzi ebrei in fuga, 1940-1945, La Nuova Italia, Firenze 2002. • Zevi A., Monumenti per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle pietre d’inciampo, Donzelli Editore, Roma 2014. • Villa Emma. I luoghi e le persone, Centro studi nonantolani, Nonantola 1996.
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Sitografia • I ragazzi di Villa Emma di Aldo Zappalà - Documentario, Video YouTube, postato da Fondazione Villa Emma, ultima consultazione 19/10/2019. https://www.youtube.com/watch?v=WjWqwJUncyI. • La Sacra Bibbia, Esodo 20, 1-5, Testo a cura della Conferenza Episcopale Italiana - Edizione 2008, ultima consultazione 19/10/2019. http://www. lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=Es%2020&Versione_ CEI74=&Versione_CEI2008=3&Versione_TILC=&VersettoOn=1&mobile= • Pirelli E., Passato e Presente - I ragazzi di Villa Emma, Rai, stagione 20182019, ultima consultazione 19/10/2019. • https://www.raiplay.it/video/2019/02/Passato-e-Presente-I-ragazzi-diVilla-Emma-8c402150-28f6-4262-a202-06d7f982ae35.html • Treccani, Monumento, ultima consultazione 19/10/2019. http://www.treccani.it/vocabolario/monumento/
Sitografia | 65
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