AGOSTINO PERRINI 11 NOVEMBRE 2016 - 15 GENNAIO 2017 galleria civica Cavour - Padova presenta: Franco BunÄ?uga
cura e allestimento: Paolo Marcolongo fotografie: studio Rapuzzi progetto e realizzazione grafica: Rokox.it traduzioni: Franca Bombieri - Magda Djellab Si ringraziano: Fabio, Fabrizio, Giorgio e Luciano
diVersi la poesia mutaforma
AGOSTINO PERRINI
a Ne Ni Vio
Arrendersi al silenzio
2016 - collage su carta - 21,4x14,2 cm
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Agostino Perrini disegna erbe e fiori, con colori e modi che riconosco perché di Perrini ho fatto mostre. Tiene studio nella città antica, anzi antichissima, la Brescia Romana dei vicoli e del Tempio di Vespasiano Augusto, del teatro en plein air, di Santa Giulia dove è sepolta Ermengarda, senza che nessuno sappia esattamente dove. Agostino Perrini dipinge erbe e fiori, un tema caro alla pittura come le marine, i paesaggi, le donne nude. Difficile non pensare a Mario Mafai e ai suoi fiori secchi. Ma Perrini non dipinge mazzi come Mafai, no, lui disegna magre, aride erbe della memoria, non lavora en plein air ma cita ricordi a occhi chiusi. Pare che dipinga con la sinistra non essendo mancino, per caricare le opere di una diversa sofferenza. Le erbe di Perrini soffrono la sete, il caldo, forse anche il freddo. Sono erbari inventati, fantasmatici, recisi alla radice, erbari fatti di piccoli alberi, intravisti come in una nebbia, fiori che bruciacchiano, ma sono fiori freschi, quindi non fanno fiamme, ma nemmeno cenere. Ma allora cosa fanno i fiori di Agostino? Se ne stanno lì buoni e aspettano: ci aspettano al varco.
Alcuni sono secchi, altri invece sono sexy. “Vulva officinalis” recita un titolo. Curioso: una vulva ma messa in piano e orizzontale. Strano, mi dico, in tanti anni di onorata carriera una così non l’ho mai vista, pare appesa a una gruccia del lavasecco. E poi quell’ “Erbario capovolto” col delta di Venere lassù in alto e un’erba che scende come due gambe con le cosce che si toccano. Le gambe hanno dei fuseaux, pantaloni attillati, che mettono in evidenza le forme. Il fiore ha una forma a V di Vulva e, naturalmente, il suo taglietto centrale, ma la scritta è capovolta davvero. Provo a girarlo… è un vaso di Venini! Insomma Agostino si diverte e ci porge erbe e fiori secchi, come venissero dalle pagine di un libro. Fiori della memoria, decorativi ma trattenuti, non rutilanti come gli affreschi di Gentile da Fabriano che Pandolfo Malatesta III, conquistata Brescia, chiede e ottiene dall’ultimo grande pittore del Gotico fiorito (a proposito...). A Brescia nasce suo figlio, Sigismondo Pandolfo, uomo modernissimo rispetto al padre. Infatti sceglierà Leon Battista Alberti e Piero della Francesca per il proprio mausoleo, i due giganti che fondano, letteralmente, la prospettiva centrale, dandole anche basi teoriche saldissime. Brescia è una curiosa città, potentissima economicamente e debole sul piano artistico, forse perché dominata da sempre: celti, romani,
longobardi, milanesi, francesi, veneziani, austriaci... senza una corte propria a fare da sprone e committente. Una città dove i pittori d’oggi hanno il compito di costruire quel tessuto artistico che ci è mancato. Non dipingiamo più battaglie campali o giudizi universali. Creiamo mazzi di fiori, a volte singoli, a volte secchi, per cercare di capire il microcosmo a noi vicino, che ci confermi cosa esiste là fuori, oltre il moderno “finis Africae” che tentiamo di varcare con scienza e fantasia. Brescia, grande città di provincia, cerca in questa direzione, unendo la ricerca alla creatività di artisti come Agostino Perrini, che dal particolare tentano di risalire al generale, che ancora - e di più in piú - ci sfugge. Massimo Minini - 2016
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Agostino Perrini draws grasses and flowers in ways I recognize having shown his work in my gallery. His studio is in the old, ancient part of the city of Brescia. The roman Brescia of alleys, of the Vespasian Augustus Temple, the Brescia of Santa Giulia, the outdoor theatre where Ermenegarda’s remains rest but no one knows exactly where. Agostino Perrini paints grasses and flowers, a subject dear to painters as much as seascapes, landscapes and female nudes. It is difficult not to think of Mario Mafai’s dried flowers, but Perrini is not Mafai, he does not paint bunches, no, he draws thin, arid grasses from memory, he does not work in plein air, he closes his eyes and recalls the memories. He is right handed, but it seems he works with his left hand to charge his art with a different kind of suffering. Perrini’s grasses suffer thirst, they suffer heat, perhaps they also suffer cold. They are invented herbaria, severed at the roots, herbaria made of small trees, glimpsed as if they where seen through fog, scorched fresh flowers that don’t make flames or ashes.
What are Agostino’s flowers doing? They stand there waiting: they wait for us at the gateway. Some herbaria are dried, others sensual. One title reads “vulva officinalis”. It is peculiar: a vulva lying horizontally flat. Strange, I think, in many years of honored career I have never seen one hanging from a dry cleaners’ hangar like that. Then there is “erbario capovolto” (upside down herbaria) with Venus delta all the way up, the grass descending like two legs, their thighs touching each other. The legs have fuseaux, skin-pants, which emphasize the curves. The shape of the flower is a V for vulva with its central incision. The title is written upside down. I turn it around... it is a Venini vase. Ultimately, Agostino offers us dried flowers as if they came from between the pages of a book. Flowers of memory. Decorative but discreet, not glamorous like the frescos Pandolfo Malatesta III, after conquering Brescia, commissioned Gentile da Fabriano, the last painter of the Flamboyant Gothic era. His son, Sigismondo Pandolfo, was born in Brescia and compare to his father was a visionary. For his mausoleum he chose Leon Battista Alberti and Piero della Francesca, two of the greatest artists of the time, theorists and discoverers of the central perspective.
Brescia is an unusual city, financially powerful, artistically weak. For centuries dominated by Celts, Romans, Lombards, Milanese, French, Venetians, Austrians... without a court which could have spurred the artistic life. A city where contemporary artists need to create the artistic fabric that did not exist. We do not paint any longer pitched battles or Last Judgement. We paint bunches of flowers, sometimes singles, sometimes dried, all in the attempt to try to understand the microcosmos that will affirm what exists out there, the modern “finis Africae” that we try to cross with science and imagination. Brescia, a provincial city, tries to do that. And in Brescia artists like Agostino Perrini are merging research and creativity. From the detail Agostino attempts to achieve the universal, which eludes us more and more.
Massimo Minini - 2016
È possibile, nella storia dell’arte, distinguere due tendenze fondamentali: da un lato l’arte come «specchio della natura» - così già Alberti, «perché la pittura è partorita da essa natura; ma per dir più corretto, diremo nipota de natura, perché tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura, delle quali cose è nata la pittura» -, dall’altro l’opera come puro artificio, esito di una tecnica del tutto umana che tanto più ‘‘riesce’’ quanto più si emancipa dalle forme naturali imponendo al materiale ‘‘oggettivo’’ del mondo combinazioni estrinseche, dettate dalle esigenze concettuali ed espressive della ‘‘soggettività’’ creatrice.
Erbario reliquiario
2016 - acquarello e inchiostro su carta - 28,4x21,4 cm
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Apice di questa seconda impostazione è senza dubbio il ‘‘momento’’ romantico - e, al massimo grado, il ‘‘canone’’ hegeliano dell’ Estetica - dove si teorizza apertamente la superiorità del bello artistico su quello ‘‘di natura’’ alla luce del fatto che il primo presuppone una capacità attiva, modificatrice, in grado di insufflare nell’inerte resistenza dell’elemento plastico la vita di forme indotte dallo spirito (motivo per cui, sulla stessa frequenza, Wilde dirà che «lo sfortunato aforisma proposto sull’Arte come specchio della natura - “the mirror up to nature” - è volutamente espresso da Amleto per convincere gli ascoltatori della sua assoluta pazzia in materia d’arte»: l’arte, cioè, sarebbe tutto fuorché natura).
Quella del principio intelligente che organizza altrimenti la materia è d’altronde un’idea antichissima che in Occidente muove almeno dal nous di Anassagora e dal mito platonico del demiurgo, artefice archetipico che mette in forma l’informe. E tuttavia esiste un’altra storia dell’arte, in cui l’opera si organizza da sé non tanto in base alle intenzioni coercitive di un autore, quanto piuttosto grazie alla capacità autopoietica che ha la materia naturale di aggregarsi autonomamente in strutture. Così nelle spire zigrinate di un fossile riconosciamo i calanchi di un elegantissimo bulino, i graffi del tempo su una stele di lavagna son come decorazioni etrusche sul bucchero - e in genere su tutti i muri sufficientemente scalcinati e ammorbati da muffe e altre petecchie cromatiche, «o in pietre di varî misti», compaiono - come annotava Leonardo - «[...] similitudini di diversi paesi, ornati di montagne, fiumi, sassi, alberi, pianure grandi, valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverse battaglie ed atti pronti di figure strane, arie di volti ed abiti ed infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e buona forma [...]. Non disprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni». Esiste, insomma, una forza intrinseca alla crosta delle cose per cui esse, senza che nessuno le scalfisca,
deperiscono e si screpolano da sé, raggrinzando in ornamento la propria decadenza. È così per i Graffiti di Brassai come per le malte scalfite o interpolate di Tàpies o le sedimentazioni terrigne di Dubuffet, dov’è la chimica del suolo a intridere i pori ricettivi della carta. Questo per quel che concerne l’arte mineraria sondata così a fondo da Caillois nei suoi moderni lapidari (su tutti, La scrittura della pietre, esito a noi tutto sommato prossimo di una storia segreta che dalle sostanze rituali delle Ciranidi ermetiche attraversa Plinio, il De mineralibus di Alberto Magno e, entre autres, i libri delle gemme medievali di Ildegarda di Bingen e Mardobo di Rennes). Ora, Agostino Perrini raccoglie senz’altro quest’eredità informale - dove, memori di Palma Bucarelli su Fautrier, potremmo dire che, ancora una volta, pittura e materia s’agglutinano in un’unica esperienza - ma va oltre, nel senso che la sua pittura, che pur lascia trascorrere la materia e i suoi rivoli, in un calligrafico alterco di scanalature - tratti, fessurazioni, colate filiformi di colore - e piastre porose o dilavate da intemperie fumigate al carboncino; la sua pittura, si diceva, dispone i sintomi geologici del materiale - sussulti, tagli, rientranze -, ma non si limita a lasciar traspirare i segni dell’inorganico poiché mira piuttosto a impastare echi e superfici minerali con innesti organici la cui grafia è essenzialmente vegetale.
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Come la scrittura della pietre, anche l’idea di un erbario pittorico ha i suoi protagonisti. È forse pleonastico menzionare Goethe, che intorno al concetto di Urpflanze - un titolo che, a distanza di trent’anni, Perrini riprende per due suoi lavori del 1986 e del 2016 - ha stabilito in nuce i lineamenti fondamentali di un’autonoma morfologia del vivente che è possibile ‘‘trapiantare’’ con efficacia nelle fucine dell’arte. Cosa che faranno in molti, a cominciare da Ernst Haeckel, con le sue celeberrime tavole dedicate alle Kunstformen der Natur, passando per Paul Klee, che possedeva egli stesso un erbario dal quale traeva costante ispirazione per le proprie opere (tanto che in una lettera alla moglie Lily del ’24 afferma di intuire nei profili della sua raccolta di piante disseccate «tesori di forme» ispiratrici). È guardando a questa traiettoria vegetale interna al discorso artistico che da Goethe risale ai nostri giorni che l’operazione tentata da Perrini prende senso lasciandosi comprendere in tutta la sua stratificata profondità. Si spiega così il ricorrere, nelle sue composizioni, dell’immagine dell’orto (su tutti: Rubino nell’orto chiuso del 2006) o del Giardino sotterraneo (2007), e soprattutto la presenza, accanto a malinconici decadimenti floreali (Fiore che nessuno vede, 2011) del tema della spina (Ancora spine ai denti, 2011; Dentro, 2012), che si fa cerniera nelle Collane (rotta, senza fili o fiorita) del 2012 e riaffiora
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ancora una volta in Paesaggio d’ombre: bonsai di memorie (2012) dove aculei saettati convivono come bonsai stilizzati sullo stelo longitudinale di un fiore coricato. Più recentemente, nei lavori in mostra, compaiono veri e propri alberi che culminano in ectoplasmatiche madrepore sospese (Erbario di piccoli alberi), licheni come cellule areolate che galleggiano sull’etere increspato della carta (Lambire licheni) e che rammentano, in emulsione pittorica, «gli inconspicui e negletti licheni» di Sbarbaro, che egli salutava «a vista per nome», per «aiutarli ad esistere» (Camon ricorda in un’intervista che nello studio del poeta non c’erano libri, solo un’opera di Rolf Santesson, Foliicolous Lichens I. A Revision of the Taxonomy of the Obligately Foliicolous, Lichenised Fungi, a testimonianza dell’interesse di Sbarbaro per il non vistoso – scarti e disseccate frattaglie di mondo che come nell’erbario immaginale di Perrini s’appellano all’artista perché ne preservi le tracce). E l’artista, umilmente, le raccoglie, affidandole precariamente a un supporto che possa sostenerle nell’agonia del visibile: germogli recisi che, disidratati, sperimentano una nuova vita senza linfa nelle teche – un faustiano banco d’autopsia? – alchemiche dell’arte. Non senza patimento (Come un dolore) filamenti d’inchiostro – fittoni, matasse fibrose o fascicolate – s’innervano nelle carni dell’anima martoriata seguendo flussi convulsi, encefalogrammi floreali che s’insinuano nel bianco e lo contaminano. In tutti i
casi, è L’erbario che si inventa pennello, come nel titolo di un’opera che può a buon diritto descrivere il senso dell’intera operazione: più che l’arte specchio della natura, ritornando sulle nostre considerazioni introduttive, diremo che qui vien addirittura meno lo specchio perché la natura come tale è già arte: natura naturans la cui vita consiste nel modificare incessantemente se stessa per attualizzarsi in sempre nuove configurazioni visive. Nel suo opus alchemicum di contaminazioni, ibridazioni e tinture, Perrini rivela d’esser stato suscitato da una pagina di Lorca. «In gran segreto un amico / mi indica l’erbario dei rumori». Il poeta spagnolo, allora, è forse l’intimo amico che ha svelato all’artista l’erbario dei colori perché questi potesse figurarlo. Innanzi alle sue opere il nostro occhio stupefatto è allora quello del «viaggiatore dei giardini» che con malinconico incanto apre «piangendo» l’essiccatoio vegetale dell’anima e percepisce «i colori errabondi» svenire «sopra l’erbario».
Alchimie vegetali - Marcello Barison
Erbario degli incontri imprevisti
2016 - olio e carbone su carta - 70x50 cm
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We may distinguish between two fundamental tendencies in art history. On the one hand, there is art as «a mirror of nature» according to Alberti, «for painting is born of nature; to be more correct we should call it the grandchild of nature, since all visible things were brought forth by nature and these, her children, have given birth to painting». On the other hand, we have the concept of a work as pure artifice, the outcome of an entirely human technique. In this case its success depends on the extent of its emancipation from natural forms, on its ability to impose extrinsic combinations upon “objective material” of the world, dictated by the conceptual and expressive requirements of creative «subjectivity». This latter concept culminates in the romantic «moment», the apotheosis of which is the Hegelian ‹canon› of Aesthetics, which theorises the superiority of artistic over natural beauty. The former presupposes active modifying skill, capable of insufflating the sculptural element›s inert resistance with the life of forms induced by the spirit. Wilde spoke of how «This unfortunate aphorism about Art holding the mirror up to nature, is deliberately said by Hamlet in order to convince the bystanders of his absolute insanity in all art matters»: therefore art is anything but nature. Nel corpo di una pietra
2016 - Inchiostro e acquarello su carta -21,5x14,2 cm
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This intelligent principle of organising material differently is an
ancient idea which, in the Western world, dates back at least to the Anassagoran nous and the Platonic myth of the demiurge, archetypal artifice which brings form to the formless. Yet there is also another history of art, where works are organised not so much in virtue of the author›s coercive intent, but rather due to the intrinsic autopoiesis of natural material, capable of autonomously aggregating itself in structures. Therefore in the knurled spirals of a fossil we recognise the gullies of a highly elegant burin, and scratches inflicted over time on a sink stele are perceived as Etruscan decorations on bucchero. In general, all sufficiently dilapidated, mould softened walls, wrought with coloured petecchia, «or stones of various mixes», as Leonardo himself noted, appear «[...] in diverse landscapes, adorned with mountains, rivers, rocks, trees, extensive plains, valleys, and hills. You can even see different battle scenes and movements made up of unusual figures, faces with strange expressions, and myriad things which you can transform into a complete and proper form [...]. Don’t underestimate this idea of mine, which calls to mind that it would not be too much of an effort to pause sometimes to look into these stains on walls, the ashes from the fire, the clouds, the mud, or other similar places. If these are well contemplated, you will find fantastic inventions that awaken the genius of the painter to new inventions». Therefore, an intrinsic force exists within the crust of all things, which deteriorate and crack by themselves, wrinkling their decadence into decoration,
without anyone even having to scratch them. This is the case with Graffiti by Brassai, the scratched or interpolated cement of Tàpies, or the earth-like sedimentations of Dubuffet, in which paper›s receptive pores are imbued with the chemistry of the ground. This is in reference to mineral art, which Caillois investigated in great depth in his modern lapidary works (of all, La scrittura della pietre [The Writing of Stones] features an outcome which we after all perceive not so far and similar to a secret story, from the ritual substances of the hermetic Ciranidi to Pliny, De mineralibus by Alberto Magno and, entre autres, books of the Medieval gems of Hildegard of Bingen and Mardobo of Rennes). Agostino Perrini has undoubtedly collected this informal inheritance - where, mindful of Palma Bucarelli on Fautrier, we could say that here again, painting and material agglutinate in a single experience. However, this agglutination is transcended, in the sense that his painting crosses material and its rivulets, in a physical calligraphy of grooves - traits, cracks, threadlike flows of colour - and porous slabs, or leached and weather-beaten, charcoal fumigated slabs. It has been said that his painting features the geological symptoms of material - tremors, cuts, recesses -, but it does not limit itself to revealing inorganic signs, aspiring rather towards the mixing of echoes and mineral surfaces with organic grafting and an essentially vegetal writing.
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Just like with stone writing, the idea of a pictorial herbarium has also mustered protagonists. Perhaps it is pleonastic to mention Goethe›s Urpflanze - which inspired the title for two of Perrini›s works created 30 years apart, dating back to 1986 and 2016 - the cornerstone of an autonomous morphology of the living and the possibility of its effective ‹transplantation› in artistic forges. This phenomenon manifested itself on numerous occasions, for example in Ernst Haeckel, with his famous tables for the Kunstformen der Natur, or in Paul Klee, himself the owner of a herbarium from which he drew constant inspiration for his own works (indeed in a letter to his wife Lily in 1924 he perceives his collection of dried plants as «treasures» of inspiring forms). In observing this vegetal trajectory within the context of an artistic discourse dating back to Goethe, we are able to understand the sheer extent of the operation undertaken by Perrini, in all its stratified depth. It explains the recurrence of garden and vegetal images in his compositions (including: Rubino nell’orto chiuso (Ruby in the closed garden), 2006, or Giardino sotterraneo (Underground garden), 2007, and in particular the presence, alongside melancholy floral decay (Fiore che nessuno vede (Flower which nobody sees), 2011, of the theme of the spine (Ancora spine ai denti (Once more spines to the teeth), 2011; Dentro (Inside), 2012, which becomes a linking element in Collane (rotta senza fili o fiorita
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(Necklaces, broken, stringless, or blossomed), from 2012, only to re-emerge in Paesaggio d’ombre: bonsai di memorie (Landscape of shadows: bonsai of memories), 2012, where flashing spines coexist like stylised bonsai trees, on the longitudinal stele of a supine flower. More recently, veritable trees have come to feature in exhibited works, culminating in ectoplasmic suspended madrepores (Erbario di piccoli alberi- Herbarium of small trees - , lichens like areolate cells floating on the rippled ether of paper (Lambire licheni - Skimming lichen - a pictorial emulsion, reminiscent of «the inconspicuous and neglected lichens» of Sbarbaro, which he would greet «on sight and by name», to «help them to exist» (in an interview Camon revealed how there were no books in the poet›s study, apart from a work by Rolf Santesson, Foliicolous Lichens I. A Revision of the Taxonomy of the Obligately Foliicolous, Lichenised Fungi: proof of Sbarbaro›s interest in the unnoticeable, rejects and dried entrails of the world which just like in Perrini›s imaginable herbarium, beckon to the artist so that he may preserve their traces). The artist humbly collects them and precariously entrusts them to a medium capable of supporting them in the agony of invisibility: germogli recisi, cut shoots, which, devoid of sap, experience a new life in cases, a Faustian autopsy table? - alchemies of art. Ink filaments, not devoid of pain (Come un dolore - Like pain) - stems, fibrous or fasciculate bundles - penetrate the flesh of the tormented soul, following convulsive flows, floral encephalograms which meander
across the white and contaminate it. In all cases it is L’erbario che si inventa pennello (the herbarium which reinvents itself as a brush), as the title of a work which effectively describes the essence of the entire operation. If we return to our earlier considerations, rather than art as a mirror of nature, here it could even be said that the mirror is annulled altogether as la natura come tale è già arte (nature in itself is art): natura naturans, whose life consists of incessantly changing itself and manifesting itself in new visual configurations. In his opus alchemicum of contaminations, hybridisations and tinctures, Perrini reveals how he drew inspiration from a page of Lorca. «In great secrecy a friend / indicates the herbarium of noise to me». Therefore, the Spanish poet is perhaps the close friend, revealing the erbario dei colori, herbarium of colours, to the artist, so that he could depict it. Therefore before his works, our amazed eyes are those of a «garden traveller» who tearfully opens the plant dryer of the soul, overwhelmed by melancholy enchantment, to perceive «the wandering colours» fainting «over the herbarium».
VEGETATIONAL ALCHEMIES - Marcello Barison
Terra
2016 - acquarello e inchiostro su carta - - 28,4x21,4 cm
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Collana fiorita
2012 - olio e incisione a secco su carta, grasso e anilina - 70x50 cm
Come un segreto sottovoce
2013 - olio e carbone su carta - 150x100 cm
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Come un calore
2013 - olio e contè su carta - 150x100 cm
Oriente errante
2016 - olio e contè su carta - 100x300 cm
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Misurare passi
2013 - incisione a secco e carbone su carta - 53x100 cm
Erbario rinsecchito
2013 - olio e incisione a secco su carta - 53x100 cm
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Di scarichi a disfarsi
2013 - olio e incisione a secco su carta - 53x100 cm
LĂ dov'era
2013 - incisione a secco e carbone su carta - 53x100 cm
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Custodire l'assenza
2013 - olio e incisione a secco su carta - 53x100 cm
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Ricresceremo di traverso
2013 - elemento vegetale, stampa a secco su carta - diametro 30 cm
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In punta di narciso
2014 - olio, pongo, cristallo e vetro soffiato - 150x170 cm
Cresceranno ortiche
2014 - olio su medium density - 100x70 cm
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Narciso dimenticato
2014 - inchiostro, acquarello e contè su tela - 30x30 cm
Ossario delle forme
2014 - aqcuarello e matita su carta - 30x21 cm
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Se la pietra fiorisce
2014 - olio di lino e carbone su carta - 240x200 cm
In un tratto nero
2014 - olio e matita su carta - 30x30 cm
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Tra le pagine
2013 - incisione a secco e olio su carta - 53x100 cm
Oscilla un ramo
2014 - olio e acquarello su carta - 70x200 cm
Tra nulla e quasi
2014 - olio su carta - 150x100 cm
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Il sonno del fiore
2014 - olio e contè su carta - 100x150 cm
Perimetro dell'ombra
2014 - olio su cartone - 80x120 cm
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48
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Erbe barbare
2015 - olio e contè su carta - 99x296 cm
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Fiori che non trovo
2015 - olio su carta - 96,5x149 cm
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Sensi rampicanti
2015 - tecnica mista su cartone - 70x100 cm
Erbario nella nebbia, quasi un sonno
2015 - olio e carbone su carta - 151x98 cm
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Si sogna fiore
2015 - olio e contè su cartone - 105x73 cm
Silenzio verticale
2015 - olio e contè su carta - 200x70 cm
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Come un dolore
2016 - olio e contè su carta - 130x200 cm
Fiore della notte
2014 - olio, spine e carbone su carta - 70x100 cm
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Germoglia reciso
2016 - elementi vegetali, carbone ed olio su cartone - 72x101 cm
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Nelle profonditĂ orizzontali
2015 - olio e carbone su carta - 101x215 cm
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Passo chiuso
2015 - olio su carta - 150x99 cm
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Parole strofinate
2013 - olio su carta - 100x150 cm
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senza rumore o vento
2016 - bronzo - 100x150 cm
le cose viste da fuori
2016 - bronzo - 100x150 cm
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ERBARI LIBRO I
Federico del Sagrado Corazón de Jesús García Lorca
Il viaggiatore di giardini porta un erbario. Col suo tomo d’odori gira. Di notte vengono ai suoi rami le anime dei vecchi uccelli. Cantano in quel bosco chiuso che reclama le fonti del pianto. Come i nasi dei bambini schiacciati sui vetri opachi, così i fiori di questo libro sul vetro invisibile degli anni. Il viaggiatore di giardini apre il libro piangendo e i colori errabondi svengono sopra l’erbario. Il viaggiatore del tempo porta l’erbario dei sogni. IO Dov’è l’erbario? IL VIAGGIATORE Lo hai in mano. IO Ho le dieci dita libere. IL VIAGGIATORE I sogni ballano fra i tuoi capelli. IO E quanti secoli sono passati? IL VIAGGIATORE Un’ora sola ha il mio erbario. IO Vado verso l’alba o la sera? IL VIAGGIATORE Il passato è inabitabile. IO Ah, giardino dai frutti amari! IL VIAGGIATORE È peggio l’erbario della luna. In gran segreto un amico mi mostra l’erbario dei rumori. (Sss... silenzio! La notte pende dal cielo!) Alla luce di un porto perduto arrivano le eco dei secoli. (Sss... silenzio! La notte oscilla col vento!) (Sss... silenzio! Vecchie ire mi si aggrovigliano alle dita.)
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Erbe perse
2015 - ruggine, acrilico e acquarello su carta - 67x48 cm
Lambire licheni
2015 - acquarello e inserti vegetali su carta - 47,5x68 cm
Vulva officinalis
2015 - acquarello e peperoncino rosso su carta - 48x69 cm
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Erbario che si inventa pennello
2015 - olio ed elementi vegetali su carta - 48,5x70 cm
Erbario di piccoli alberi
2015 - inserti vegetali su carta - 47,5x68 cm
Al transitare di ogni cosa
2015 - acquarello su carta con inserti vegetali - 68x49 cm
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Erbario fiorito
2015 - acquarello su carta con inserti vegetali - 67,5x49 cm
Il guardiano dell’erbario
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
Collezione
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
Fra radice e radice
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
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Arso
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49cm
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Erbario capovolto
2015 - carbone su carta con inserti vegetali - 67,5x47 cm
Erbari di secche e fondali
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
Erbario degli incontri imprevisti
2016 - inchiostro e contè su carta con inserti vegetali - 67,5x47 cm
Abbandona i suoi petali
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49cm
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Fuori centro
2016 - acquarello e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
Come fantasmi
2015 - contè e sabbia su carta con inserti vegetali - 68x47,5 cm
Erbario in testa
2016 - olio, sabbia e inchiostro su carta con inserti vegetali - 67,5x47 cm
La porta stretta
2016 - acquarello e inserti vegetali su carta - 67,5x49cm
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Dove non siamo per M. Migliorati
2016 - acquarello e inserti vegetali su carta - 49x 67,5 cm
Foce che corre fin dentro
2016 - acquarello e inserti vegetali su carta - 49x67,5 cm
Erbario a strapiombo
2016 - ferro e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
91
pag. 22
Silenzio di foglia
2010 - cenere ed olio su carta - 100x150 cm pag. 64
Reciso alla radice
2015 - olio e matita su carta - 150x100 cm
pag. 28
Come una foglia a toccare la sua ombra 2013 - olio e contè su carta - 100x150 cm
pag. 65
Erbario abbandonato
2015 - olio e acquarello su carta - 150x100 cm
pag. 36
Togliere la rosa dalla spina
2013 - olio, pongo elementi vegetali su carta - 65x50 cm
pag. 66
Erbario erbacce
2015 - tecnica mista su carta - 70x50 cm
pag. 37
Un vuoto dietro
2013 - olio e carbone su carta - 150x100 cm
pag. 67
pag. 47
Nove lucciole prigioniere
Erbario armato
2015 - olio e carbone su cartone - 105x73 cm
pag. 57
Sfioriscono sullo stelo
2015 - olio e carbone su carta - 150x100 cm
pag. 70
Erbario armato
2015 - olio e contè su carta - 200x70 cm
2015 - olio e carbone su carta - 150x100 cm
pag. 60
Erbario dissolto
2016 - olio su carta -72x101 cm
pag. 70
Sospeso allo sguardo
2015 - materiali vari su carta - 200x70 cm
96
pag. 71
Passaggio di nebbie
2015 - olio e carbone su carta - 150x100 cm
pag. 101
Nell’osceno del fiore
2016 - terra, acquarello e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
pag. 76
Dalla parte sinitra del sinistro
2016 - olio, ferro, cellulosa e contè su carta -151x216 cm pag. 102
Erbario sui tetti
2016 - patelli ad olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
pag. 87
Erbario di scoli e rigagnoli
2016 - ruggine e bacche su carta - 47x67,5 cm
pag. 103
Sopra steli sottilissimi
2016 - acquarello e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
pag. 92
Erbario di abbracci
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm pag. 108
Tra le pagine del tempo
2016 - inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
pag. 97
Amalassunta in fiore
2016 - carbone e inserti vegetali su carta - 67,5x49cm
pag. 100
Ortus siccus
2016 - olio e inserti vegetali su carta - 67,5x49 cm
97
Pietra fiorita
2016 - ossidiana e inserti vegetali su carta -70x49 cm
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ritratto dell’autore: Kovre
Nato a Sale Marasino, paese sul lago d’Iseo, vive a Brescia, dove insegna all’Accademia S. Giulia. Nel 1977 si è diplomato in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Venezia con Edmondo Bacci, maestro dello Spazialismo Veneziano. Nei primi anni ‘80 intraprende un rapporto di collaborazione con i critici Claudio Cerritelli e Dino Marangon. Negli anni ‘90 partecipa alle attività dello spazio autogestito per l’arte contemporanea “l’Aura” a Brescia. Dal 2000 collabora come illustratore con diverse case editrici e come grafico per alcuni studi creativi.
Hanno scritto: Mariano Apa, Marcello Barison, Maria Campitelli, Giovanna Capretti, Luciano Caramel, Giuliana Carbi, Elvira Cassa Salvi, Claudio Cerritelli, Mauro Corradini, Diego Collovini, Bruno Corà, Enrico Crispoldi, Fulvio Dell’Agnese, Barbara D’Attona, Laura Forcella Jascone, Ernesto L. Francalanci, Marco Frusca, Paolo Gallizioli, Franca Grisoni, Elisabetta Longari, Alejandro Lòpez, Fausto Lorenzi, Dino Marangon, Luigi Meneghelli, Giobatta Meneguzzo, Massimo Minini, Cristina Muccioli, Mauro Panzera, Luigi Perissinotto, Marcello Riccioni, Luciano Spiazzi, Toni Toniato, Dario Torchiaro, Maria Grazia Torri, Roberto Vidali. Studio Via Laura Cereto, 1/a 25121 Brescia Sito web: agostinoperrini.it
99
E SPOSIZIONI PERSONALI Exsiccata Galleria Cavour, Padova 2016 Galleria Flaviostocco, Castelfranco Veneto 2016 Prima che diventino rovine Palazzo Bertazzoli, Bagnolo Mella 2014 Mappe senza luogo I monaci sotto le stelle, Brescia 2012 Volti di parole Biblioteca Queriniana, Brescia 2010 Ombra di terra Evi Guizzo, Campea di Miane 2010 Nelle Parole Biblioteca Queriniana, Brescia 2009 Pittura & pittura Salone Vanvitelliano, Palazzo della Loggia, Brescia 2008 Orto e porto I Monaci sotto le stelle, Brescia 2008 Palazzo ex Monte di Pietà , S. Felice del Benaco 2007 Scie mie Auditorium BCC Agrobresciano, Ghedi 2006 Villa Tiene, Quinto Vicentino 2006 Galleria Civica di Arte Contemporanea Ai Molini, Portogruaro 2005 Eco di echi Galleria Meeting, Mestre 2004 Hortus conclusus La Corte, Sambruson di Dolo 2004 Piccole rovine Punto Einaudi, Brescia 2003 Risonanti figure Galleria Multigraphic, Venezia 2000 Risonanti figure Galleria Spatia, Bolzano 2000 Giardino sotterraneo
2007 - olio e cenere su carta - 100x70 cm
Mappa di radici
2009 - olio e carbone su carta - 100x150 cm
102
Nuovi Studi, Vicenza 1999
Ombra nell’ombra Il RiPicchio, Bologna 1997 Vedute d’ombra Libra, Brescia 1996 I colori del cuore L’Aura Arte Contemporanea, Brescia 1993 Studio Tommaseo, Trieste 1991 Dipartimento di Storia dell’Arte, Università di Udine 1991 Galleria Mèta, Bolzano 1989 Galleria Massimo Minini, Brescia 1988 Galleria Fabio Sajz, Gradisca d’Isonzo 1988 Centro Santelmo, Salò 1988 Proiecta Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 1987 Quadrato Trasparente, Parma 1985 Galleria Massimo Minini, Brescia 1984 Centro La Cappella, Trieste 1984 Juliet Roomm, Trieste 1984 Collezione Studio Tommaseo, Trieste 1984 Pittura Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 1981 Occultabile Galleria Incontro, Vicenza 1977 Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 1977
Urpflanze
1986 - olio su tela - 89x70 cm
Parco centrale
1984 - olio, acrilico e terre su tela - 280x140 cm
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Esposizioni collettive La collezione di un principe eccentrico Leonesia Fondazione Vittorio Leonesio, Puegnago del Garda 2016 La versione delle lacrime, Una storia in 12 artisti Studipraticabili VI edizione, Brescia 2016 Galleria d’Arte Contemporanea, CO-ART-CO, Palazzo Bertazzoli, Bagnolo Mella 2015 Mille saluti da Casalmaggiore - Dalle cartoline alla mail art Museo Diotti, Casalmaggiore 2015 Pepe e altri appetiti Studipraticabili V edizione, Brescia 2015 F(r)ame Studipraticabili IV edizione, Brescia 2015 Di spina in spina Pangea, Padova 2014/2015 Feuilles Studipraticabili III edizione, Brescia 2014 “I authorize” Omaggio a GAC Wavegallery, Brescia 2014 Il silenzio e l’attesa - per un’estetica dell’alterità Convento dell’Annunciata, Montorfano, Rovato 2014 Argomento spinoso Palazzo Da Mula, Murano 2014 Raccolta delle opere del patrimonio della Fondazione l’Arsenale Fondazione Arsenale, Iseo 2014 Bosco d’artista Fondazione PInAC, Rezzato 2014 Incrocio 5 pittura parola Rassegna di arte contemporanea Edizione decima Sala Umberto Veruda, Trieste 2014 Studipraticabili IX giornata del contemporaneo, AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, Brescia 2013 Invito a cena Palazzo ex Bertazzoli, Bagnolo Mella 2013 Nessun dorma Wave Photogallery, Brescia 2013 Sulle spine Biblioteca Queriniana, Brescia 2013
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Gli artisti bresciani e il disegno Galleria A.A.B., Brescia 2013 Il sogno della croce Galleria MiES - XIII Festivalfilosofia, Modena 2013 Non dormiam Salone Vanvitelliano - Palazzo della Loggia, Brescia 2012 America - Artisti italiani a New York I Monaci sotto le stelle, Brescia 2011 Gagarin - 1961 Spazi non convenzionali, Masciaga di Bedizzole, Brescia 2011 Civica Raccolta del Disegno di Salò - Collezione d’Arte Contemporanea Sala dei Provveditori, Salò, Brescia 2010 / 2011 Rassegna di arte contemporanea Cervignano del Friuli / Scodovacca / Torviscosa, Udine 2008 S.a.f. 2008, Rassegna Multidisciplinare d’arte contemporanea N. 3 ex carceri, Castiadas, Cagliari 2008 Where I come from Galerij het punt, Stedelijke Academie voor Schone Kunsten, Roeselare, Belgio 2008 Fuoco Associazione Culturale Le Arie del Tempo, Genova 2008 Segni del XX secolo - Maestri dell’Arte Contemporanea della Civica Raccolta di Salò Auditorium di Sant’Agostino, Civitanova Marche Alta 2007 I Taccuini Biblioteca Berio, Genova 2007 Biblioteca Comunale di Harelbeche, Belgio 2007 Tra astrazioni e iconografie da Sironi a Licini, da Melotti a Fontana Palazzo Martinengo, Brescia 2006 Festina Lente La Casa di Ros, San Benedetto Po 2006 Mail Art allo specchio - Preview Fastweb Foyer, Teatro Franco Parenti, Milano 2004 La collezione di un principe eccentrico Fondazione Cominelli, Cisano di San Felice, Brescia 2003 Calendar! Studio Tommaseo, Trieste 2002 L’acqua dura Villa Pisani, Strà 2000
Agave Pianissimo Spazio Arte Contemporanea, Codogno 1999
Villa Brumati, Desenzano del Garda 1993
Modern Art Agency, Casier 1999
Identità S. Maria del Carmine, Brescia 1993
Argento Vivo Studio Tommaseo, Trieste 1999
Cadavere Equis The Drawing Center, New York 1993
14 artisti per Yohji Yamamoto Y’s, Brescia 1999
Immer Wieder Malerei Gallerie H+W Lang, Graz 1992
Controcanto Palazzo Gambara, Verolanuova 1998
Il paesaggio dell’arte Galleria A.A.B., Brescia 1992
Nuovi Studi, Vicenza 1998
Uno sguardo contemporaneo: l’arte a Brescia Palazzo Martinengo, Brescia 1992
Cesare Pavese, il testo, le immagini Sala ex-SS.Filippo e Giacomo, Brescia 1998 La collezione 1983/1997 Palazzo Comunale, Sala dei Provveditori, Palazzo Coen - Salò 1997 Il grande Omi Casbah Art, Pegognaga 1997 L’amour violé Emeroteca Comune di Brescia 1997 Diurnanotte Sala ex-SS.Filippo e Giacomo, Brescia 1996 Ho letto l’oggetto Biblioteca A. Lunardi, Brescia 1996 Atelier Dagani, Brescia 1995 Carte Gianfranco Licandro, Galleria di Arte Contemporanea, Vienna 1994 Gli anni ottanta / tendenze non figurative A.A.B., Brescia 1994 Trent’anni di storia e di arte Sala ex-SS.Filippo e Giacomo, Brescia 1994 Cortese / Curti / Perrini / Ruaro Castello Inferiore, Marostica 1993
10/20/200 Studio Tommaseo, Trieste 1991 Linea immaginata Palazzo degli Alessandri, Viterbo 1990 Galleria Plurima, Udine 1990 Galleria Meta, Bolzano 1990 Galleria Peccolo, Livorno 1990 Juliet ten years Deciduearte, Milano 1990 Cinque + 1 Galleria Chisel, Genova 1989 Fabbrica Galleria Massimo Minini, Brescia 1989 Verso Vienna Galleria Meta, Bolzano 1989 Pensare il colore Casa degli artisti “Vittone”, Tenno 1989 Ante Oculus Galleria Plurima, Udine 1988
Il domani della pittura Museo Casabianca, Malo 1993
Di Iorio / Perrini Galleria In, Portogruaro 1988
Centro d’Arte Spazio / Tempo, Firenze 1993
Assonanze / Dissonanze Palazzo ex Monte di Pietà, Brescia 1988
Galleria Peccolo, Livorno 1993
Al primo piano Ken Damy Studio, Brescia 1988
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Aspetti della ricerca artistica giovanile a Palermo e Venezia Galleria Civica d’arte moderna “E. Restivo”, Palermo 1987 Le virtù della superficie Galleria Stevens, Padova 1987 Bianchini, Moranti, Cortese, Perrini Galleria Tommaseo, Trieste 1987 Acquisizioni 1986/87 Civica Raccolta del Disegno, Salò 1987 Sguardi a nord/est Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1986 Dopo il concettuale, arte delle nuove generazioni in Lombardia Palazzo delle Albere, Trento 1986 Materiali di lavoro A.A.B. Brescia 1986 Il Rinascimento dell’arte Musaeum, Valdagno 1986 Libertà d’immagine Rocca di Montefiorino, Modena 1986 Frammenti in ri-letture Ken Damy Photogallery, Brescia 1986 Axe Actuelle Tolosa 1985 Il nuovo Prometeo Museo Comunale “Ai Molini”, Portogruaro 1985 Una nuovissima generazione della pittura italiana Siena 1985 Argomento cornuto Galleria Tommaseo, Trieste 1985 Peinture italienne: le regard venetien Camera Base Internazionale, Lione 1984 Expo arte Bari 1984 Junge Venezianische zeichner Stoccarda 1984 Contemporaneamente Spello 1984 Sphinx
106
Galleria Meta, Bolzano 1984 Pitture a Venezia Centro Mascarella, Bologna 1983 Mescolanze Galleria Lillo, Mestre 1983 Notte artificiale Galleria Tommaseo, Trieste 1983 2° Internazionale triennale giovani Kunsthalle, Norimberga 1982 Museo Cantonale di Belle Arti, Losanna 1982 Fine provvisoria Palazzo Toaldi Capra, Schio 1982 Proiezioni, Arte nel Veneto 1970/80 Cà Pesaro - Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 1982 Periferie dello sguardo Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 1981 Lo spazio sottratto Centro Vidicom, Milano 1980 Stato di Grazia Museo Casabianca, Malo 1980 Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 1976
107
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A. Troncana, Dodici artisti e il tesoro delle lacrime, Corriere della Sera, 13.4.2016 B. Martinelli, Vi apriamo i nostri atelier del centro e ad ogni passo vi raccontiamo una storia, Giornale di Brescia, 13.4.2016 B. Martinelli, “Studipraticabili”, un invito artistico al desiderio, Giornale di Brescia, 10.10.2015 P. Fossati, “Studi praticabili”, negli atelier bresciani l’arte trova ispirazione nel cinema, Bresciaoggi, 10.6.2015 G. Capretti, Arte in festa. Le mostre italiane, bresciani fuori casa, Giornale di Brescia, 27.12.2014 G. Capretti, Bagnolo - Perriri, mappe sull’abisso, Giornale di Brescia, 15.11.2014 G.A. Cavellini, “L’ultima opera” diventa un libro, Giornale di Brescia, 27.12.2014 L’ultima opera di GAC, a cura di Renato Corsini, Edizione in 1010 copie numerate, 2014 C. Cisotto, Spine “pungenti” tra versi e sculture, Il Gazzettino, 10.1.2015 G. Capretti, “Studipraticabili”: l’arte apre le porte alla parola e alla poesia, Giornale di Brescia, 11.10.2014 V. Massussi, Iseo - L’Arsenale mette in mostra il suo... arsenale, Giornale di Brescia, 14.3.2014 V. Malacame, “Incrocio” tra pittura e parola, Il Piccolo di Trieste, 14.12.2014 M. Campitelli, 13.14 Rassegna di arte contemporanea - edizione decima - INCROCI - 2014 F. Lorenzi, Gli artisti bresciani e il disegno - parte II, Edizioni AAB, Brescia, 2013 G. Galli, Invito a cena, Giornale di Brescia, 23.11.2013 G. Capretti, Studi Praticabili - L’arte “indipendente” nel tour degli atelier, Giornale di Brescia, 5.10.2013 L. Forcella Iascone, La metafora della spina tra poesia, pittura e scultura, C&D Città e dintorni n.110, 2013 G. Capretti, Nel disegno tutta l’inquietudine della modernità, Giornale di Brescia, 23.3.2013
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di questo catalogo sono state stampate 500 copie 10 copie con un originale su carta spina fabriano Finito di stampare nel mese di ottobre 2016 presso ColorArt - Rodengo Saiano - Brescia
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ISBN 978-88-97483-14-4
€ 20.00