Eccola, finalmente, la tanto attesa antologia dei poeti partecipanti alla Rassegna Poetica “BINARI inVERSI” tenutasi in sei incontri, tra febbraio e maggio 2016, nei locali del “Dopolavoro Ferroviario” di Genova. Il primo ringraziamento, attraverso il presidente Rosaria Augello, va proprio a loro che con estrema disponibilità hanno fatto sì che tutto si svolgesse nel migliore dei modi. Un ottimo riscontro di pubblico ha fatto da cornice alle performance di artisti provenienti da diverse parti d'Italia. Il gruppo più numeroso, per ovvi motivi, è stato quello dei poeti genovesi: io, Maria Pia Altamore, Laura Campagnoli, Emilia Fragomeni, Romina Lecca, Mimmo Marzano, Giovanna Olivari, Isabella Piazzetta, Gigi Picetti, Lorenzo Castello, Francesco Macciò, Bettina Banchini, Alberto Nocerino, Rossella Maiore Tamponi, Alessandro Prusso, Fabrizio Casapietra, Luca Valerio, Roberto Della Vedova, Laura Paita, Bruna Pedemonte, Maddalena Leali e Maura Taormina. Poi i poeti di Torino: Valeria Bianchi Mian, Nicola Salvini, Carlo Molinaro, Clara Vaithò, Ennio Onnis, Max Ponte, Enrica Merlo, Bruno Rullo, Salvatore Sblando, Santo Saraco, Maria Angela Donna e il tortonese Marco Maggi. Poi una serie di poeti “stranieri”: l'iraniano Omid Maleknia, Carolina Navarro e Ivan Figueroa dal Cile, Veronica Liga di San Pietroburgo e la polacca “de Roma” Karolina Luce. Da Milano: Giusy Rodolfi, Alessandra Paganardi, Alessandro Magherini e Marco Galvagni. Dall'Emilia il parmense Chirio e Andrea Moretti da Bologna. Dalla riviera di ponente Silvio Straneo, Francesco Vico e Fabio Barricalla. Qui non sono presenti tutti partecipanti alle letture ma lo sono, invece, vari poeti che per diversi motivi non hanno potuto prendervi parte: Lorella Finocchiaro, Francesca Dono, Enrico Mario Lazzarin, Silvia Rosa, Paola Silvia Dolci, Giovanna Iorio, Izabella Teresa Kostka, Giangiacomo Amoretti, Carlo Dal Ponte L'ordine di apparizione è dato dall'ordine cronologico con cui mi sono pervenuti i loro contributi. Grazie a tutti, Roberto Marzano
Cos'è la Poesia? Io penso che sia l'espressione sublime del sé più profondo, come tutte le forme d'arte è elevazione, interazione, condivisione, ma soprattutto – come ha detto Pablo Neruda – è un atto di pace... Maria Pia Altamore
Oggetto prezioso
Mennula scacciata
Se hai tempo vedi la polvere sui mobili esaltata dal raggio di sole che a forza entra dalla finestra
Comu 'na mennula scacciata mi sentu corpa di petra dati forti pi rumpiri u virdi e poi atri cchiù forti
e si dirige come un occhio di bue teatrale
pi rumpiri u dintra
sulla credenza
all'ultimu corpu
la polvere sta in bella mostra
a mennula si sfa
come fosse un oggetto prezioso e come tale... non la rimuovo! Sulla panca
a pezza nichi. Accussì mi sentu... Traduzione dal siciliano: Come una mandorla schiacciata
Per l’occasione ho indossato il mio miglior sorriso me lo sono cucito talmente bene che durante la messa sorridevo, sorridevo…
mi sento colpi di pietra dati forti per rompere il verde e poi altri più forti
Incontrai lo sguardo di rimprovero del prete
per rompere la polpa
che con un cenno mi invitò a uscire.
all'ultimo colpo
Io mi strappai il sorriso
la mandorla si sfa
e lo abbandonai sulla panca!
a pezzi piccoli. Così mi sento...
A malapena capisco
Sotto i baffi
La presa della pastiglia
A malapena comprendo
Finti, erano i baffi
In attesa della metro alla fermata d'uomo
di accontentarmi d'un sogno
ma il sogghigno, vero
tutto d'un pezzo di ricambio d'aria
attraversato dal traffico
molto c'era da dire
di non averci capito un bel niente
di aperitivi amaranto
sarebbe stato opportuno
da dichiarare la mia estraneità ai
tanto era lampante
fatti una canna da pesca sciroppata
di così chiara evidenza...
la conferenza dei servizi igienici chiusi
e di demoni appesi a un ombrello ubriaco il cicaleccio dei clacson folla in fretta di niente corde tese ai tranvai incollati alla bocca ed il fiato che abbaia
per lavaggio del cervello fritto in olio extra Ma la domanda cruciale
vergine Maria proteggi i miei figli della lupara
lo sblocco di tutto
bianca neve e i sette vizi capitali investiti
il quid perforante
da una valanga di stronza-te e tutti i tuoi
a esplicitarsi stentava
“cari amici vicini e lontani, buonasera!”
così cadde la cosa
il clamore dei taxi
o, meglio, lì fu lasciata
non disperde l'urgenza
a disseccare nel vaso
E se poi dicevi tanto per dire, fare, lettera
di cercarti e rapirci
senza acqua da un mese
d'amore senza fine della corsa coi sacchi
se a malapena capisco
tanto che il baffo finto
di cemento a presa della pastiglia dei freni
la mia faccia slacciata
diventò un baffo vero
inibitori del sistema para “simpatico il tuo
sfilacciata di scarpa
il sogghigno una smorfia
amico” degli “amici miei” prodi all'attacco
che sta a galla nel buio
il disagio profondo
della Sinfonia patetica la tua figura
della gola trafitta
come un canto d'allocco
di riferimento puramente casuale coincidenza
da un semaforo rotto...
neri occhi di pozzo
con il diretto da Zubin Mehta obbligatoria
dilaniava la notte
per chi mi ama mi segua subito quell'auto
a colpi duri di becco...
scatto alla “risposta esatta! Allegria, allegria!”
Giovanna Olivari E’nata e vive a Genova. Laureata in Lettere Moderne, ha insegnato nella Scuola Media. Poeta e attrice, ama giocare con le parole, seguirne il ritmo, entrare nelle loro metamorfosi. Ama dare la sua voce alle cose che scrive. Scrive poesie, haiku, racconti, favole, monologhi, che si trovano pubblicati in diverse raccolte antologiche, e-Book, tra cui “I quaderni di Erato”, “Voci di poesia”, ”Luoghi di parole”, “Il Federiciano 2015”, “Divergentemente 2015”, “Estemporanea” 2016, “Genova canta il tuo canto” 2015 ed. Zona, in riviste, tra cui “Illustrati” (settembre 2015 e maggio 2016) ed. Logos, e inseriti in spettacoli di teatro-canzone. Ha collaborato col Circolo Letterario “Banchina”. Fa parte del gruppo di Poeti di Genova Voci. Ha partecipato e partecipa a numerosi eventi, spettacoli, reading, festival, mostre. Ha ricevuto diversi attestati di merito, menzioni e segnalazioni.
Nel 2015 ha pubblicato il libro-oggetto “INFERNO-INTERNO. Parole Immagini Emozioni”, autoprodotto a tiratura limitata. (trailer su youtube). https://youtu.be/nFfQwhHU8Hg LA ROSA AZZURRA DEL MIO CUORE Apprendo aprendo la rosa azzurra del mio cuore. Muore la reticenza. L’intelligenza prendo della rosa azzurra del mio cuore. Rendo l’insofferenza. La diffidenza appendo. Pendo per la confidenza. Con chi non sa con me più farne senza la spendo. A piene mani. Oggi. Non domani. ALLA STAZIONE Ho preso il treno? Ho perso il treno? Questione di poco, amica mia. Attimi preziosi o dislessia? Ho perso il treno e ho preso un terno. Al lotto, intendo, amica mia. Quella volta io quel treno Non è stata dislessia. Intuizione ? Simpatia? Amicizia di sicuro. Ti ricordi l’allegria? Nelle mani il mio futuro ed il tuo, amica mia. Sguardi. Rulli di tamburo.
l’ho lasciato scorrer via. La valigia sul binario.
LA LONTANANZA Tu nella tua tana vecchio lupo insaziato di conoscenza. Io nel mio mare insaziata di leggerezza e profondità. Lasciamo che parole senza voce scoprano lembi di pelle. Le scegliamo con cura ad aprire a fare luce. Già paghi poi degli sguardi guidati per mano attraverso le nostre ferite, gelosi del nostro riserbo, guardinghi, cerchiamo parole d’ombra a coprire a confondere. Altre poi a penetrare nell’altro.
QUARTINE FRA BOCCADASSE E CAPO SANTA CHIARA (Omaggio a Edoardo Firpo) L’odor di pesce fritto a Boccadasse col naso all’aria l’ammiraglio Grau odora ed assapora marzialmente mentre ribolle il mare fra le ondette Firpo invece riposa fra le braccia di quella madre di piazza Colombo che spinge i giorni suoi nella vecchiaia guardando gli elefanti abbeverarsi
più che vergogna mi sorge un gran disprezzo e il senso di impotenza che mi dà il sapere che un razzista o un fascista tali restano di fronte alle mie parole (ah, quante volte l'ho sperimentato!) e solo casi eccezionali della vita potranno stappare l'orecchio del loro cuore chiuso IL GATTO COL TOPO
nelle vasche di marmo della fonte. Genova, fuggi sempre più lontana quello schizzo di sale è già rimosso ti voglio bene ma non so se posso
Il randagiotto rosso vuole entrare ma il padrone di casa dice no glieli do fuori i croccantini al gatto ché l’altro giorno mi ha portato un topo!
guardo la costa, guardo le tue luci l’abside della chiesa delle suore la coppia che si abbraccia sul muretto la piattaforma sulle palafitte
Se l’uomo s’è schifato lo capisco ma quel micione rosso di Liguria cos’ha di più prezioso da donare di un topo catturato in un caruggio?
giù in fondo sotto Capo Santa Chiara ci sono ancora le cabine azzurre un piroscafo salpa nella notte il buio lento e pigro se l’inghiotte
Poi ho pensato: che similitudine! Quel topo l’ho già visto, lo conosco stava in un canto sotto il campanile traversava la piazza nella notte quel topo fugge e non vuole morire quel topo è l’amore che non so dire HALLOWEEN Q8
IO MI VERGOGNO Io mi vergogno quando per un errore una miseria della mente un modo inautentico di essere reco danno a un mio simile o anche a un animale per chi non riconosce il diritto a vivere di donne e uomini per chi non sa o non vuole riconoscere se stesso negli occhi loro
La notte di Halloween tornando dal cinema mi sono fermato in viale Fulvio Testi per fare benzina. Pioveva forte e sotto la pensilina c’era una donna che si è avvicinata mentre riponevo la pistola nella colonnina. Mi ha detto andiamo a scopare ho risposto no grazie e intanto l’ho guardata in faccia aveva delle macchie sulla pelle ma era bella ed esprimeva dolcezza il volto segnato di una madonna illuminata dal neon. È un tempo che ho spesso le lacrime agli occhi e più del solito mi colpisce la stolida durezza del mondo
Alessandro Magherini.Sono nato a Genova nel 1952. Dopo la laurea in filosofia ho trascorso alcuni anni fra l’America Latina e l’Africa occidentale. Insegnante di lettere al Cpia 2 Milano, risiedo a Cinisello Balsamo. Sono stato fotoreporter, traduttore, redattore editoriale. Amo pensare alla poesia come a un’opzione intrinseca ad ogni essere umano, forse una weltanschauung che potrebbe cambiare il mondo. Convinto che non sia un sistema chiuso ma un territorio sempre ricco di evocazioni e opportunità sonore, sono particolarmente affezionato alla classica forma del sonetto. Ho scritto Sonetti per M.me Kalì (Officina Coviello), La Gru (Gattili), Anaconda (Sartoria Utopia). Ho partecipato all’antologia Milano (Edizioni Versi Umani). Autore ospite del blog «Bibbia d’asfalto: poesia urbana e autostradale», ho inoltre pubblicato testi sulle riviste «Il Vento Salato», «Alla Bottega», «Malvagia», «Pick Wick», «Il Foglio Clandestino di Poeti e Narratori», «Il Monte Analogo», «El Ghibli», «Il Segnale»
Ennio Onnis, Torinese, padre sardo e madre piemontese. Da subito la “chiamata” della pittura. Altrettanto precoce la necessità della scrittura poetica che si fa sentire via via sempre più insistentemente. Nel 2013! mando allo sbaraglio un magrissimo libretto: “ Mercati di sterminio”: una delle poesie è stata pubblicata sulla rivista Poesia. Da quel libretto sono poi iniziate, su invito, letture varie pubbliche: Oblom Poesia, Festival della Pazzia, Il Balconcino fiorito , Cavallerizza di Torino… con giovani e stimolanti poeti. Nel 2014 l’uscita d’un più corposo libretto: “Mulino Nero”,con postfazione di Ivan Fassio. Recentissima , infine, la mia presenza a Genova per “ Binari inVersi” su invito di Roberto Marzano. e- mail: ennio.onnis@ libero. it - www.ennioonnis.it - 331/4194817 Il succo della Vita
Quotidie naufragium est
Senza freni la fame nell’uomo. Tutto è cibo per lui. E tutti seduti alla stessa tavola; chi si ciba, e chi viene cibato. Questa non è cinica filosofia è cruda fisiologia. Perché li stomaci hanno orrore del vuoto, e di continuo comandano d’essere riempiti. In quelli gastrici il succo della Vita. Ma più terribile ancora Colui che amorevolmente ci alleva, e poi ci pietanza. Oh, sì, Egli ci ama, siamo il suo piatto preferito. “ Meglio un dio vegetariano? ! ” Nulla sarebbe cambiato. Tutti asparagi, carotine o piselli in questo suo ospedaliero orticello, il Cuoco Padre Nostro c’ avrebbe seminato.
Anche se del nuoto conosci l’arte di stare a galla, o di fare il morto, è nel tepore del tuo letto - non appena un crampo artiglia il nervo infiammato della coscienza – che si spalancano abissi profondi più del pozzo delle Marianne, là dove ancora vivono
Dogma rettiliano Sito archeologico, archivio e discarica d’innumeri generazioni, non è Disneyland, né un istituto di beneficienza l’uno e trino cervello: qui dettano legge Ipotalamo e Amigdala nella limbica tana dove ancora striscia e digrigna i denti il primordiale dogma rettiliano Mangia se non vuoi essere mangiato. E che nel frenetico brulichio d’un neuronico evento, tra lampi di sinaptici brillamenti, dialettiche, e molecolari patteggiamenti abbiano sede Logos, Coscienza, libero arbitrio, estatiche fusioni d’anime e di corpi e il “De l’Infinito, Universo e Mondi ” di Giordano Bruno, veramente questa è infocata materia di ragionamento che ci mortifica e ci lascia senza fiato…
le fossili creature dei nostri stessi remoti fondali. Uno strazio il risveglio, tirati giù per i piedi, con sulla faccia quell’espressione fradicia, e toccar terra sullo scendiletto, è camminare su braci ardenti. « Buon giorno caro, dormito bene? » così, sarcastico, ti dà il buongiorno il tuo inquilino-padrone. Felice giorno anche a te, apice dell’universale macchinazione, più vasto del cielo, oh sì, ma più doloroso d’una scarpa troppo stretta non appena nella santabarbara in cima all’axis vertebrale, miliardi di cellule s’accendono e brillano pronte alla feroce festa quotidiana… Sul pavimento, accanto a un calzino, e un foglio con sghembe parole tracciate sul ciglio del sonno, sporge lambito dalla trapunta blu scivolata giù dal letto, un vecchio libro d’Astronomia aperto alla pagina «L’universo che fugge», e la nostra girandola galassia confitta in cartaceo spazio. Poi, mentre raccogli gli abiti sparsi a terra, lo sguardo si posa tra la schiuma delle lenzuola dove ancora calda galleggia la tua impronta notturna. E su quel livido, sconvolto relitto rigettato sulla battigia d’un nuovo giorno, composta ora ti appare, come in un medievale affresco, l’allegoria d’ogni nostro quotidiano naufragio.
Giusy Rodolfi Malessere
Volto dei secoli
Oggi di nebbia s’è offuscata la cima, in lontananza s’ode un fruscio fastidioso Steso un velo sottile ottenebra e ricopre. Tutto lascia prevedere l’arrivo di-sfatta ovatta.
Sfocia in Estuario a perdersi, in aggrovigliate mangrovie rovi, sterpi calpestati. Eppure fiorisce; una campanula un soffione, oltre; Orme di secoli avvizziti tentano la sopravvivenza.
Scuotimi da questa fissità noiosa, voglio rinascere riprovare del labirinto le strade abbandonate, magari anche perdermi tra i tuoi fili bianchi, tutto sarà migliore dello stato insipiente. Amica mia, tu sai, meglio di altri, quando, di volontà te ne devi andare! Posso mettere un lume, per la tua via di fuga. Oggi c’è troppa nebbia ch’intralcia il cammino. Sono solo un viandante… Ho perduto la strada; 1 spegnersi di luce un dissipar di speranze, l’incognita trasborda sfocia aggredisce uccide certezze. Or languo legata a pali di silenzi
Fischia sempre un nuovo vento a flettere arbusti abbeverati ai tramonti. Non un solo filo d’erba nasce a se stante! Solo dopo un lavorio d’ali e, un vorticoso arrembaggio tutto riappare dal lungo letargo.
Agro dolce Il cappio è sceso impicca il giorno nato in piccole gocce da gravido cielo. Lo sguardo sosta tra righe di pensieri molesti privati di certezze. Scuoto l’abito in festa d’un giorno sereno. Schiarita d’acerba volontà bussa all’uscio semiaperto. Aldilà, respiro positivo alita, profumi di pot-pourri
Finlandesi dove il giorno allunga d’un passo al Nord fondo-
Carolina Navarro Nacque a Santiago del Cile nel 1973 dove ha compiuto studi Scientifici - Umanistici e posteriormente studi in Psicologia. È laureata in Comunicazione Interculturale presso l’Università di Genova e in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università della Valle d’Aosta. Nel 2009 pubblica “Luna piena” con Aletti Editore e nel 2014 con il Gruppo Editoriale l’Espresso ilmiolibro.it “Fantasia, poesia e transfert”. Nel 2015 è uscita “Passim e poems”, qua e là poesia e “Volver en mí” aderendo anche al formato E-book con l’Editoriale Self publishing Youcanprint.
Arrivando a Novi Ancora ti ricordo vecchia poesia nei mari dei mari e nei miei sogni, chi l’avrebbe detto una poetessa straniera di terre lontane
che racconta un amore, striscia di terra, lunga e magra pure ci sei e la luna è stata sempre lì, quando nelle sere d’estate ti ricordai, pioveva sui monti e io felice ti rivedevo. La luna ancora illuminò la notte e io continuai a viaggiare sul treno,dove ti ho pensato sempre.
Passim e poems Piove ancora e continuo a respirare la stessa ipocrita schizofrenia, la pioggia tranquillizza il mio animo e rinfresca l’aria marcita, l’umido mi dà fastidio e paura la sua forza. Prendo il treno solo per due fermate mi fa sentire che parto per sempre, in un spirito lontano dove trovare rifugio, persone estranee a chi narrare il mio incubo.
Frontiera Aspetto il treno prima che le nuvole precipitino su di me bambagie che accarezzano la mia schiena quando ti penso, do un passo e arrivo a te mia cara Terra con fame, sete e penombre di mondi dimenticati lascio il mio nome e conoscenze nuove che innalzarono la mia anima quando ti capii.
Fabio Barricalla
Da «Guardavamo la luna» Selezione a cura di Francesca Nobbio
ALLA FRANCA – IN MEMORIA Ora che non ci sei Ora che te ne sei Andata – all’improvviso Come un colpo di vento Nemmeno il tempo Di prepararci Di adattarci all’idea Di rincuorarci Ora sei puro spirito Sei ricordo tenace Sei vita Sanremo, 6 aprile 2015
[36] Di quel bambino non resta niente Se non lo sguardo Velato di tristezza Delle fotografie Sanremo, 23 ottobre 2014
Fabio Barricalla (Asti, 1986) è poeta e filologo italiano. Ha pubblicato le raccolte poetiche Gaia e altre canzoni (Imperia, Edizioni Ennepilibri, 2005) e Verziere (ivi, 2006). Dottore di ricerca in Filologia, interpretazione e storia dei testi italiani e romanzi presso il dipartimento di Italianistica, romanistica, antichistica, arti e spettacolo della Scuola di scienze umanistiche (ex Facoltà di lettere e filosofia) dell’Università degli studi di Genova, si è occupato soprattutto di poesia italiana del Quattrocento fiorentino (autore prediletto, Bernardo Pulci), mantenendo al contempo un forte interesse per la letteratura italiana moderna e contemporanea (si è occupato, tra gli altri, di Giovanni Descalzo, Stefano Carrai, Pietro G. Beltrami, Sandro Bajini, Nico Orengo, Camillo Sbarbaro, Mario Novaro). Ha curato, tra gli altri, i volumi Il peccato ed altre cose di Giovanni Boine (Mallare, Matisklo edizioni, 2014) e Poesie di Antonio Sghirla detto Stevin da Sanremo (Sanremo, Lo Studiolo, 2014). Ha collaborato a «Resine: quaderni liguri di cultura», «Parole rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione / Purloined Letters. An International Journal of Quotation Studies», «L’Immagine riflessa. Testi, società, culture»; collabora a «Il Regesto. Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna» e a «Bibbia d’Asfalto: quadrimestrale di letteratura e arte varia». Per poco più di un anno (2013-’14) ha curato i «Taccuini di poesia contemporanea» per le Edizioni Ennepilibri; dal 2014 è curatore, per Matisklo edizioni, degli «Infiniti», collana dedicata ai classici.
Alberto Nocerino Genova, DLF. Lettura del 2 aprile 2016
Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva... da Francesco Guccini, La locomotiva, in Radici (1972)
S.F. (1984) Le palme ci riguardano sciocche coi loro capelli stregati signorine nevrotiche e felici dilatano il buio e vibrano motori, urlano autobus, solari, mentre indovino ancora la rotaia del tranvai il sonno santo dei metalli… … qualche generoso viaggiatore che giunga fradicio dal porto e abbia sete di sepolcri di ruggine e barlumi… Io porto la mia roba in una flaccida valigia, galleggio sul catrame tra luci di carminio attendo il mio ritorno la sua cifra di sconforto fra l’odore del cielo caduto qui intorno, il raschiare del treno, il chiarore del treno, il fischiare del treno!
da Scambi (2015) […] così il mare del porto e quello dell’orizzonte quadrato nella finestrella monacale ci scherzava di splendidi screzi d’azzurro così il cielo genovese faceva e disfaceva quadrato più arancio che mai le multistrie di nuvole plumbeo acciaiose nel tramontare invernale
due giovani naufraghi della mente in una navicella aerea perduta sui tetti vaghi di Principe la ferrovia binaria ci guarda da terra falsamente umìle: invece feroce metalurlante a tratti tendeva le sue dita obnubilanti di gabbie elettriche fili luci semafori tralicci sganci: lampeggiante intreccia, la madre Ferrovia, la nostra completa resa alla proposta simbiotica dell’armata rete di scambi e di relais [[perché così fu raccolta la nostra duplice eredità paterna: // la sua tragedia del padre manovratore travolto nel parco merci \\ la mia commedia del padre macchinista renitente ulceroso precauzionalmente messo a terra \\ la mia tragedia da vincitore di concorso // la sua commedia di assunto a forza per compenso a una morte sul lavoro […]
Genova. Cimitero monumentale di Staglieno. Modello di macchina a vapore in altorilievo sul basamento in marmo della scultura opera di Lorenzo Orengo (1885) che ritrae Benjamin Whitehead, engineer.
Angela Donna Nata nel 1953 a Castellamonte, paese canavesano della ceramica e della musica, ora vivo a Torino. Fin dall’infanzia ho viaggiato per l’Italia, seguendo mio padre ufficiale della Marina Militare, e conosco lontananze e ritorni. Folgorata da Emily Dickinson… la poesia e la scrittura, in particolare quella delle donne, mi accompagnano da oltre trent’anni.
sogni di pietra
ci vorrebbero le pietruzze
ai migranti di ogni epoca terra e paese
da seminare come sogni con l’astuzia d’un Pollicino
dove dove dove sei sono siamo eravamo ieri ancorati a una terra a un nome a una culla
o il filo rosso d’Arianna per potere ritornare a casa dal cuore dei labirinti ma noi che andiamo non possiamo
oggi sfuma il miraggio in un niente sfuggente a ogni definizione una sradicata radice un luogo a perdere l’infanzia del mondo la nostra infanzia
http://www.yeerida.com/it/writer/angela_donna_152 http://www.poetipoesia.com/?audiolibro=angela-donna https://www.youtube.com/watch?v=EuRJa7ZE40c http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/weil/donna.htm http://www.mariabianchi.it/?q=node/114 https://www.facebook.com/maria.a.donna https://www.facebook.com/media/set/?set=a.227996204039506.10 73741913.151502558355538&type=3 https://www.facebook.com/media/set/?set=a.227996204039506.10 73741913.151502558355538&type=3
Bettina Banchini Sette Cravatte
Attrice teatrale poeta performer a tratti cantante. Insonnia Preferirei l'insonnia al risveglio vuoto dell'assenza di te Cera quell'ingoiarsi di sguardi che è rimasto incollato alla retina Ho chiuso gli occhi adesso per vedere ancora guardarci.
Puoi crearci falde con quello che non c'è stato e con le parole di sabbia puoi costruirci doppie origini. Malattia dell'abituale piatto e noioso colore di capelli. Ti piacciono le voci fredde le mani sporche di farina e le piume di gallo No Non ti incantano ma non lo vuoi dire. Ripetizione degli errori incompetenza affettiva doppia immagine prefabbricata. Sei il significato della paura. Sei matematicamente arrotondato. Sei sette cravatte. C'è una poesia incompiuta che ho lasciato inaridire accanto alle sigarette e al tuo naso rosso. Lentamente disgrego sotto sette storte parole Te
Lorella Finocchiaro nasce a Genova nel 1960. Le origini siculo- bolognesi ed i ricordi dell'infanzia ispirano i suoi scritti prevalentemente ambientati in Sicilia e sull'Appennino Tosco Emiliano. Vive a Genova dove lavora come insegnante di scuola materna
Le vacche di Sesto. Correvo, correvo veloce quando sentivo il rumore degli zoccoli dietro di me, mi voltavo e vedevo Sesto, barcollante per il vino,col bastone in mano, seguito dalle sue mucche. Correvo tra la polvere e le pietre della ripida discesa e mi dicevo: ora cado,ora cado, mi scortico tutta e le mucche mi verranno addosso. Sesto cantava e bestemmiava, poi, appoggiato al muro di una casa, lasciava passare le mucche, che senza guida venivano giù di corsa. Io finalmente mi ero messa al sicuro, appiattita sull'uscio di casa, col respiro corto, la faccia accalorata guardavo finché le ultime code di quella massa calda e fumante, sparivano sotto l'androne dirette alla stalla. Avevo paura delle mucche solo quando scendevano di corsa e non avevo paura di Sesto ma della sua ubriachezza. Tutti gli ubriachi mi spaventavano. Sesto era un brav'uomo, non aveva mai fatto del male a nessuno, quando era sobrio aveva il viso rugoso e gentile e non parlava mai. L'era el fiol di Otello e dell'Armide, due contadini che non avevano mai visto altro tranne i loro campi e la stalla delle vacche. Lavoravano tutto il giorno, l'Otello nei campi, l'Armide puliva il pollaio, andava a far erba per i conigli, cucinava ,cavava patate dall'orto, non stava mai ferma. La mattina presto e al tramonto, tutti e tre mungevano le vacche. Li vedevo seduti solo alla sera, allora se ne stavano un po' sull'aia a bere vino Otello diceva sempre: “ al vén l'é la tatta di vic “( il vino è la tetta dei vecchi) Diverse volte avevo corso davanti alle vacche di Sesto e una volta non avevo fatto in tempo a pensare: ”ora cado,ora cado”, che ero scivolata in avanti ed avevo continuato la corsa sdraiata per terra a pancia sotto, con le ginocchia e le mani affondate nel pietrisco. Non avevo neanche pianto, mi ero rialzata veloce come un lampo e con le ginocchia sanguinanti ero andata dalla zia, che da persona empatica che era mi aveva detto: vai da tua mamma che mi sporchi dappertutto. Dopo poco ero seduta in cucina a guardare l'acqua ossigenata che friggeva sulle mie sbucciature, mentre mamma mi preparava una fetta di pane con marmellata di more. Era così la mia infanzia, piena di libertà ,di paure, di consolazioni... e di mucche al galoppo.
Grande isola
Falesia
Roccia che squarcia il verde nulla solchi di terra e pelle bagliori accecanti vomito di lava rossa che in acqua di sale si fa nera pietra di meraviglia oro di raccolto braccia di conforto passioni di madonne prosciugate culla di sabbia dal vento disgregata oro di filari di storia non narrata.
Vene e respiro mani ruvide di gesso aggrappate a strapiombo sulla vita dove la vertigine e il pensiero evaporano come sudore sulla pelle al primo soffio di vento.
Bruna Pedemonte MILIONEXIMO Quande te l’ho dæto o no so. Ma o l’è seguo che o milioneximo o l’è za arrivou. Saià stæto de seia? De mattin? Inte unna partensa Un arïo? Davanti un gotto de vìn? Inte un letto derfæto? Savéilo Nisciun taggio de nastro nisciuña coppa medaggia streita de man son de fanfare discursci de scindico. Ma o mæ cheu o l’è seguo. O milioneximo baxo mi te l’ho dæto. Trad.MILIONESIMO/Quando te l’ho dato/non so//Ma è sicuro che/ il milionesimo/è già arrivato.//Sarà stato /di sera?/Di mattina?/In una partenza?/Un arrivo?/Davanti ad un bicchiere di vino?/In un letto disfatto?//Saperlo//Nessun taglio di nastro/nessuna coppa/medaglia/stretta di mano/suono di fanfare/discorsi di sindaco.//Ma il
mio cuore/è sicuro//Il milionesimo/bacio/ io/ te l’ho dato. MEIZOGIORNO
E nûvie de pan scoran o vento.Fregugge de spegio s’aççendan in mâ. A creuza de moìn, condìa de sâ a conta co’ i passi o passo do tempo. In radda ghe i scheuggi che pan accueghè. O giorno de sô o reciamma l’estæ. D’agueìto un ochin o sta a vedde s’a ghe. Tei ti Boccadaze, e muage che ascondan coverte de lelloa mesccia a o giasemìn ne han visto giamìn d’a gente de mâ che anava a pescâ! T’arobo co’i euggi ti intanto regeuggi a toagia de fî de e vitte a vegnî.
Le nuvole di pane/rincorrono il vento.//Briciole di specchio/s’accendono in mare//La “creuza”di mattoni/condita di sale/ racconta con i passi/il passo del tempo.//Nella rada ci sono gli scogli che sembrano coricati//Il giorno di sole richiama l’estate//Rintanato un gabbiano sta a guardare se c’è//Sei tu Boccadasse/ i muri che nascondono/coperti di edera mischiata al gelsomino/ ne hanno visto di stenti/della gente di mare/che andava pescare!//Ti rubo con gli occhi/ tu intanto raccogli/la tovaglia di lino/delle vite a venire.
LA BELLEZZA DELL’ASINO
MA SE NOI
Vedo un asino dal treno poco dopo Chambéry: piove forte sulla groppa, però lui rimane lì.
Ma se noi facciamo un giro con la Vespa quando la scrocco a mio figlio e facciamo i lavoretti per pagare le bollette e ti preparo colazione con il burro di soia e troviamo le cose per terra e ci baciamo e guardiamo accendersi il campanile e ceniamo a un’ora qualsiasi con mozzarella e pomodoro e basilico ma se noi parliamo di tutte le cose del mondo e ci buttiamo sul letto a un’ora qualsiasi e facciamo l’amore e andiamo la sera nei posti dove si sente la musica gratis e la poesia e ci mandiamo gli esse emme esse se appena un giorno restiamo lontani e ci diciamo gli odori e ci diciamo gli altri amori ma se noi la casa è piena di scatoloni e lo yogurt del discount da un euro al chilo a un’ora qualsiasi facciamo l’amore e ci addormentiamo nudi e ci stupiamo che sia passato il tempo ma pazienza lui passa noi per mano noi tu tu come puoi pensare che ci manchi qualcosa?
Ed è bello nella pioggia, grigio dentro il prato verde: bello quasi da morire mentre indietro già si perde.
AL DECIMO SPRITZ DI CICUTA l’amore e la morte in arco voltaico di luce e di buio altissimi oltre un cielo nemmeno immaginabile riverberano su di noi il chiaro e lo scuro mentre noi siamo intenti a fare altro, a chiamare altre cose con il nome d’amore e di morte Socrate al decimo spritz di cicuta con il beneficio dell’ebbrezza mormora: buon morente è chi sa di non saper morire, buon amante è chi sa di non saper amare
Contatti: www.facebook.com/carlomolinaro carlo.molinaro@gmail.com
Carlo Molinaro è nato a Vercelli nel 1953. Terminato il liceo classico, nel 1972 si è trasferito a Torino per gli studi universitari, e da allora è sempre rimasto ad abitare nel capoluogo subalpino dove, dopo la laurea in Lettere con indirizzo linguistico-semiologico, è stato impiegato come redattore per ventisei anni (dal 1977 al 2003) alla UTET, dove ha collaborato a lungo al Grande Dizionario della Lingua Italiana. Attualmente continua a lavorare nell’editoria, in modo autonomo. La poesia è una sua vocazione costante: ha pubblicato numerosi libri di versi a partire dal 1981. Citiamo i più recenti: Entro incerti limiti (Edizioni Joker, Novi Ligure 2002), La parola rinvenuta (Genesi Editrice, Torino 2006), Una città (Manifattura Torino Poesia, Torino 2010), Rinfusi (Genesi Editrice, Torino 2011), Le cose stesse (e-book, Matisklo Edizioni, Savona 2013), Nel settimo anno (Genesi Editrice, Torino 2016). Ha scritto anche due romanzi, Io sto come mi pare (Delos Books, Milano 2008) e L’odore delle gambe delle donne (Miraggi Edizioni, Torino 2015); e si dedica con una certa passione a produzioni di immagini fotografiche e video.
GENOVA Genova faccia al mare e spalle curve, con le dita di Carruggi chiuse al vento in un pugno di voci, smarrita lungo un palmo di terra la linea del cuore, Genova svestita, con gli abiti tesi al buio tra una finestra aperta e l'andirivieni del sole eclissato su certi volti muti, Genova sconosciuta, Genova senza paura camminare tra costole di pietra
di stoffa nera da cui si affaccia l’addio ripetuto di mia madre, ho lasciata la mia infanzia contro un pugno di muri sulla strada sgualcita del non ritorno. E adesso che il mare corre più forte corre in direzione opposta al mio sogno, ho lasciato la mia voce, la mia storia, il mio volto in un numero appuntato a matita su mani di neve e il mio nome ora è uno straccio gonfio di vento che galleggia senza destinazione.
e occhi al bivio a un passo dal dolore, Genova di nessuno, come l'ultimo dei desideri o il primo pensiero in una sera qualsiasi, al margine di un’attesa, Genova pudore e resa, l’inciampo del respiro quando il tempo preme contro spigoli di ombre spalle al muro, e il resto del destino a perdere, negato, Genova sfuggente, un fermo immagine inceppato che ripete il fischio arrugginito degli addii in una cartolina, Genova bambina a perdifiato correre chilometri di sabbia e di catrame solo andata, Genova negata, in vendita puttana feroce madre abbandonata, che conta i figli andati via pregando un rosario di bestemmie, Genova sfigurata di fango e nuvole, ferita in uno schianto di rotaie, annegata grigia tradita in un vortice di scuse, Genova di tutti, come il primo vagito nato al mondo o l’ultimo dei ricordi in un’alba qualsiasi, al margine di una promessa. SAMIA CHE CORRE IL MARE Il mare ha un bottone di sale che chiude lo stomaco stretto: tutta questa nausea d’azzurro, questo andare verso un porto fantasma con le luci di un faro spento. Ho lasciato la polvere della mia terra che mi ha cresciuta nel suo grembo di sole, ho lasciato quel che resta del mio sangue negli occhi
Silvia (Giovanna) Rosa nasce nel 1976 a Torino. Laureata in Scienze dell’Educazione, ha frequentato il Corso di Storytelling della Scuola Holden di Torino (2008/2009). Organizza eventi letterari e mostre di arti visive, ed è tra gli ideatori e curatori del “FestivART della FOLLIA” e del progetto “Medicamenta- lingua di donna altre scritture”. Ha fondato e presiede l’Associazione Culturale ART 10100 e scrive per le riviste Argo e NiedernGasse. Ha all’attivo diverse collaborazioni nel campo delle arti visive e la pubblicazione di ebook fotopoetici. Si è occupata del progetto di traduzione poetica e interviste di alcuni autori argentini, dal titolo “Italia Argentina ida y vuelta: incontri poetici”, pubblicato a puntate sulla rivista internazionale di poesia Iris News. Tra le sue pubblicazioni: il saggio di storia contemporanea “Italiane d’Argentina. Storia e memorie di un secolo d’emigrazione al femminile (1860-1960)”, Ananke Edizioni, 2013; le raccolte poetiche: “Genealogia imperfetta”, La Vita Felice 2014; “SoloMinuscolaScrittura” (con prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti), La vita Felice, 2012; “Di sole voci”, LietoColle Editore 2010 (II ediz. 2012); il libro di racconti: “Del suo essere un corpo”, Montedit Edizioni, 2010.
Non porta a nessuno
Sto gridando ancora.
Seppur disdicevole sia
Non posso fare altro.
Invincibile
L’inconveniente
Così, sollevano
Ero bleffarda, e meramente un caso.
Ripetuto ripiegato
E lo portano via.
Uno psicomantellosio sfilacciato
Dello stesso tessuto.
Ma io sono ancora qui.
spurio spureggiato, decasbasito.
Tu ripiega
Guardo il muro
Io svanivo.
Che poi dispiegherai ancora
continuo a gridare..
Dall'alto scese un braccio ravattante
Così ripiegherai di nuovo
Con as-senza d'urla tangibili.
teso, verso il policromanto mondo
Quindi dispiega, ripetutamente..
riflesso nel monogrammato degl'occhi.
E spiega
Senza titolo
Questi
Come piegando riformuli
Le dita suonano
scoprì il mio dorso, storcendo le dita
il meccanismo, cosicché
Ogni respiro porico.
sbrigliò l'anima dai vari terpori..
Ripensa a respirare
I polmoni si riempiono
Le costole s'aprivano scocchiando
A dispiegare le dita
Di anidride carbonica.
ed eccomi.
E riprendere la faccia..
I tuoi occhi. Solo su di me.
Filtravo anime senza specchi, colti
Tanto poi
Le tue labbra s’apprendono tra le mie
di fuochi e spade d'amore.
Ricorderai tutto.
Senza spasmo
Guardavo quell'essere deteriorato
Non porta a niente.
Senza spasmo.
Esso
Seppur così fitto da
E la tua mano
quel poco che mi era addosso spasmoso
Reprimer ogni riformulare
Così marcante sulla mia schiena
tentava di radicare le mie ossa
Di quel libero intuito
Come a compormi
al cospetto del suo spaccio furtuolento.
Che potrebbe riabilitare
Pezzo dopo pezzo:
NO.
Il simiante conforto
Incastra il costato
Io sono una guerrirera.
Ma par come condannare al
Avvita i fianchi
Invincibile.
Ripetuto ripiegato -infinito-
Affila le dita dei piedi.
Di quel cazzo di tessuto!
Poi collega ogni pulsazione muscolare
Ripiega
Ma tenta ancor di dispiegare
In un’unica energia. Sinergica
Piega
Come se i ricordi fossero da ripiegare. Mentre il cervello
ISABELLA PIAZZETTA
Condensa tutto il ritmo del sangue
Poi dispiegane le membra Il meccanismo è lo stesso
Senza urla tangibili
Elettrico tra i globuli rossi.
Nulla di scientifico.
Un colpo.
E sudore e fiatone e..
Un rumore corto.
Le mani tra i miei capelli.
Ripiega
E cado a terra.
Che poi dispiega
Mi guardo dall'alto
Come se nulla fosse l’impazienza la dolcezza da qualche parte
Torna sempre qualcosa
il mio capo colpisce il pavimento.
Ma non ritorna la stessa.
Ogni muscolo è ora disteso.
Non importa
Come non fossi stata io a cadere.
Non importa, davvero
In piedi davanti al muro.
Prendimi Fa di me tutto ciò che vuoi Ma prendimi.
HO PERSO L’UOMO Ho perso i miei occhi per strada: i miei occhi di scherno senza perno, rotolato via in una fiamma nera di incoscienza, ho visto dita che afferravano la sabbia solo per cercare un perimetro, un pezzetto di cimitero: poi un’ombra si sguainava, sguazzava un po’ via da ognuno: l’uomo rotolava un’altra volta, come una ruota senza famiglia: non era più suo, il parapiglia, la dolcezza che sola ti striglia, la fecondità ramata di tollerante sterilità: ho visto l’uomo, poi l’ho perduto un’altra volta, mi andava stretto, e io andavo stretto a lui, e non ci incontravamo mai… Le parallele lontano, si salutavano, poi in un altrove passavano: e l’uomo non era più una febbre per nessuno: ho perso i miei occhi per strada, e con essi c’era l’uomo, c’era la donna, più razionale per il cuore, tutti e due piccolini e incurvati: c’era già la polvere di un povero rovere, di un tizzo da bruciare: c’era un persecutore nascosto, un aggressore sfumato, a riprendersi il suo proprio uomo, come se solo Satana ne fosse culla, e allora ho scaldato l’uomo, e non ho più chiesto a nessuno, se era uno spettro reale o era solo il manichino di un antico sogno. Fabrizio Casapietra, cantautore genovese, molto apprezzato da cantanti ormai noti a Genova come G.Zazza e Bobby Soul. e' stato recensito, con ottimo apprezzamento di pubblico e critica, da "La Repubblica", "Il secolo XIX°" e "Mente locale"; scrive canzoni e ballate pop melodiche, dolci, graffianti, ironiche, delicate. Dal vivo, ha partecipato a prestigiose letture di poesia e concerti, fra cui "Faber e la città vecchia" (centro storico, per un tributo a F.De André). Ultimi concerti: 'White Rabbitt' (centro storico), giugno
2012, 'Bar Continental' (ottobre 2012), Locanda Spinola (aprile 2013), libreria 'Books in the Casbah' (luglio 2013), Teatro della Tosse-La Claque (dicembre 2013, con gruppo musicale). Le sue canzoni si possono trovare sul sito: www.soundcloud.com/sassifraga1 e www.reverbnation.com/fabriziocasapietra, con testi, foto e articoli vari su di lui. Attualmente, risulta al num.1 nelle classifiche genovesi e regionali del famoso sito musicale Reverbnation, nell'ambito di tutti i generi musicali, e secondo per quelle dei ‘singer songwriters’.
LA TERRA DI FANGO Camminare a braccetto delle favole, scivolare sopra la gente, sicuri di calpestare il ghiaccio: credere di poter lanciare l'amo e buttar via l'esca, come se fosse nella spietatezza verso i bisognosi la vera felicità... Sentire poi il casco dei capelli, come la corazza di una chiocciola, sentirsi franare tra i doveri degli altri, e accontentarsi di lavorare con i numeri... Perché i problemi sono cinture mimetiche, isole che chiudono, accuse che non vedono: marosi che scampano stracci di abbracci, corni e uniformi, laddove la speranza accetta solo l'attesa, ricambia solo la resa: lì devi allora fare e rifar da te solo, o insieme a tanti, l'al di qua, l'al di là, la verità attuale della terra di fango...
La poesia più bella del mondo La vita non è uno scherzo. Prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell'aldilà. Non avrai altro da fare che vivere. Nazim Hikmet La scrisse di notte, nell'elegante e silenzioso vagone letto del rapido da Mosca a Leningrado, il compagno Nazim Hikmet, il turco errante, chi altri? E la consegnò, a una vecchietta minuta, una contadina un po' tremante con il sarafàn e la pelle rugosa, che aveva conosciuto ben altre stagioni, e serviva per pochi copechi il te a tutte le ore. Parlava della vita e della morte, senza inutili impicci, semplicemente. Come solo lui e Mimnermo sapevano fare. Non si seppe più nulla della poesia, né della vecchietta, né del viaggio segreto di Nazim. Tutto restò avvolto nella leggenda. Quella notte però... Accadde la più straordinaria aurora boreale dai tempi del pleistocene. La poesia è tratta dalla raccolta inedita Girasoli di carne. Biografia, è semplice: Alessandro Prusso, nato a Genova il 4-3-1963, poeta, traduttore, con dodici libri di poesia edita, tre di aforismi, e uno Girasoli di carne, che sta per uscire per la Casa editrice: L'Editorialdeloimposible, della quale è lui stesso l'animatore, e il creatore. Si occupa di poesia ormai da più di un trentennio, e non si è ancora pentito.
Romina Lecca
Oltre il mondo.
Forse è per il tuo eterno incanto o Selene che d'ogni ente mortal tu sei la speme. Forse degli umani desiri ci tramandi i sospiri. Maraviglia del cosmo, tu sei vista in orbe, quasi sfiorata O "terra" desolata, e tanto agognata. Coloro che in te riconobbero il volto: di crateri coperto, fossero uomini rei?
È il volere degli dei? Mi ergo dalla riva e vedo la Sfinge. Riemergo? Mi affaccio: ecco la città. E tra antiche memorie nella mente: Oh Nefertiti, beltà che mi dipinge! Attraverso un intricato labirinto mi addentro nella tomba di Tutankhamon e mi vado domandando il mistero più in là scorgo un tesoro… impreziosito dallo scorrere del tempo. Il canto delle note.
Tu in cielo rimani tu nel vuoto galleggi ma non ti struggi. E quasi sospesa nel vuoto un mistero emani.
Da questo pianoforte esce una scala di note da questo pentagramma, la musica diventa mia Non lontano, la mia mano vibra e nella mia stanza c’è una grande magia.
È la fine d'un giuoco nel perpetuo mi rugge ma non distrugge il candore che mi mandi nel core.
Si apre il pentagramma, che Con le note dorate riempie la stanza: di musica e di musica ogni cosa prende forma tutto affinché la mia coscienza non dorma.
Forse per cotanto amore, O Luna che qualcuno nato prima di me divenne il tuo primo pioniere in questa duna. Ardente osò, ma alla tua bellezza nulla rubò tanto che in te riman l'ebbrezza.
Si illumina la mia anima tutto si fa poesia e la vita cambia vola ogni pensiero, si apre una strada che colora e oltrepassa l’abitato:
Memorie immemorabili. La tempesta è passata e vedo flutti e onde di spuma bagnano la riva soffice e sabbiosa rimembro una pace desolata. E nel tempo tra Sole e Luna emergono le memorie immemorabili. Viaggiando nel letto del Nilo vedo l’alba dell’Antica Civiltà che mirabilmente emerge da una duna. Riaffiorano le rovine: le piramidi! Soffia un vento di scirocco: il moto degli antichi dei dimenticati il Sole irraggia le terre desertiche Oh Egitto memoria immemorabile sei! Aspra terra di contesa che ‘prende forma e dalla sabbia millenaria soffia l’aria. Sussulta la memoria di Antonio e Cleopatra e poi un tremendi terremoto…
Un dolce suono, non un boato, che scorre in un fiume fatto dei conoscenza la mente si allontana e oltre il pentagramma scorgo una presenza. È la mia immaginazione, non son parole vuote.
ROBERTO DELLA VEDOVA A VOXE DO MÂ No tornan ciù e galée da Caffa e Scìo in sce-e ônde do nostro mâ. Caladde pinn-e de traghetti e monumenti de færo. Libbri serræ a San Zorzo seunni e vëgie glorie, veje bandée mainæ capitanî… (a-o delà do muaggion, solo sciöco) E luxe da seja desnìan ômbre silensi, stradde dunde s’infriccia a miséja e gente ch'a streppa pan e vitta. Aggueitémmo l'istoja in ti palassi e in ti troppi discursci de chi rëze sto scheuggio ligure difeizo da sciabbre de legno. E in to mentre che o mâ o canta antighi trallaleri de vittoja, i marmi taxan, no séntan, no capiscian ciù, a voxe do mâ. LA VOCE DEL MARE (tradotta dal genovese) Non tornano più le galée da Caffa e Scio/ sulle onde del nostro mare. /Calate piene di traghetti / e container.// Libri chiusi a palazzo S.Giorgio / sogni e vecchie glorie, / vele bandiere marinai capitani…./(al di là della diga, solo scirocco) //Le luci della sera / snidano ombre silenzi, / strade dove s’annida la miseria / e gente che strappa pane e vita.//Sbirciamo la storia nei palazzi; / e nei troppi discorsi/di chi governa questo scoglio ligure / difeso da sciabole di legno.// E mentre il mare canta / antichi trallaleri di vittoria, /i marmi tacciono, non sentono / non capiscono più, la voce del mare .
Caffa e Scio: antiche colonie genovesi
CHEN DE RASSA E….RASSA DE CHEN Mi son o can de ’n penscionòu vaddo a-i giardinetti e staggo … accucciòu. O mæ padron o fumma e o stà lì; mì ammìo i fiori e…fasso pipì. Ho grosci mustasci, son un Terrier gh’ò a covertinn-a e o pedigree, fasso a vitta de societæ: in ta ‘stæ a-a mænn-a, d’inverno in çittæ. Mangio primissie mattin e seja servìo da-a Marta; ‘na bella caméa!! Mì son o Pippo, ‘n can de bordo pe l’amô de ‘na cagnetta ho perso a nave e vivo in to porto. Vivo feliçe sensa pensciéi anche se roziggio i avansi de véi. A cuccia a l’é fæta de strasse e giornali a vitta a l’è dûa, ma... semmo tutti uguali. Parlemmo do mondo, di nostri viägi de quande i ommi ne metteìvan i muriàgi. A mëzaneutte…a ‘n ôa…a due ôe baiemmo feliçi locciando e côe. No semmo de rassa no emmo ‘na casta, però…semmo liberi e questo o ne basta. CANI DI RAZZA E…RAZZA DI CANI Io sono il cane di un pensionato / vado ai giardini e resto accucciato. Il mio padrone fuma e sta lì; / io guardo i fiori e…faccio pipì.// Ho folti baffi sono un Terrier / ho il cappottino e il pedigree / conduco vita di società: / d’estate al mare, d’inverno in città. / Mangio primizie mattina e sera/ servito da Marta; gran bella cameriera! // Io sono Pippo cane di bordo / per amore di una cagnetta / ho perso la nave e vivo nel porto. / Vivo felice senza pensieri / anche se rosicchio gli avanzi di ieri. / La cuccia è fatta di stracci e giornali, / la vita è dura però...siamo uguali. / Parliamo del mondo, dei nostri viaggi, / di quando gli uomini ci mettevano la museruola. / A mezzanotte, all’una alle due / abbaiamo felici agitando le code. / Non siamo di razza, / non abbiamo una casta / però…siamo liberi e questo ci basta.
MAURA TAORMINA
Sono nata a Genova l’11 luglio 1963 da genitori siciliani trasferitisi a Genova alla fine degli anni ’50 per motivi di lavoro. Sono sposata e ho 2 figli. Ho un diploma in perito tecnico per il turismo. Mio padre mi ha trasmesso l’ amore per la danza, il canto e l’arte in genere. Divento prima ballerina di danza classica e modern/jazz, successivamente insegnante delle due suddette discipline. Ho diretto saggi e spettacoli scrivendone personalmente i testi e curandone la regia.
nulla ho fatto. Ripara il parer mio con il tuo olfatto segnami l'istinto del piacere d'esser donna e madre senza errori tacendo ogni convulso "a fin di bene" Riportami la figlia che non ero L'idea di me infallibile e sincera. E metti a riposo il ballo dai miei passi.
RIDERE DI ME Dovrei ridere di me: del mio corpo indispettito dagli anni ventre di medusa gambe di fango viso di percorsi.
Ho partecipato a concorsi di danza in qualità di giurata e preso parte a film e spettacoli teatrali. L’anno scorso la mia coreografia “Mia ombra di luce” ha avuto vari riconoscimenti in 5 differenti concorsi anche a livello internazionale.
E ridere di me: della mia bocca a caverna antro di dolori parole nella tana.
Ho lavorato in varie radio private genovesi tra gli anni 80 e 90. La mia passione per la scrittura nasce poco dopo aver imparato a scrivere. Avendo smesso di insegnare da qualche anno, mi dedico un po’ di più alla poesia quando gli impegni di lavoro e familiari me lo permettono.
LA SCUSA Chiedo scusa al mio matrimonio la sera di ogni sera.
Mi piace ridere e scherzare in compagnia, per Se di colpe siamo fatti contro adoro trasferire su carta le mie inquietudini ed i miei pensieri chiudendomi in al tetro onor ci rivolgiamo piccoli spazi fisici e mentalmente comodi. per salvare la faccia scagliando la freccia
Cespugli di ciglia su occhi annacquati e rovi abbattuti a graffi di pelle. Tiravo la cinghia a suon di salite e restavo di sasso trafitta da me. Disfatta ma accorta su un letto di ortiche.
all’assassina vita che il nostro amore ha ucciso. Così ci laviamo la vergogna con docce ghiacciate che arrecano dolori di pietra e pensieri fermi come prostitute di legno crocifisse a pilastri di cemento. Se avessi un sogno potrei rincorrerlo da rinoceronte impazzito.
Mi scivola la vita tra le dita rinfrescami d'amore
Stonata dal rimbalzo di un rimbombo rivoglio le mie virgole e i miei punti. Le parentesi quadrate che ho richiuso solvendo le espressioni rimanenti Capelli corti e unghie da mangiare. Probabile un risveglio un po’ più lieve di questo insulso Insulto quotidiano.
Ma mastico terra e sabbia arida di idee. Polvere di sorrisi. Ritorno al silenzio.
Devo ridere di me: del pagliaccio inciampato sul gradino della chiesa la menzogna per campana la preghiera per risorsa. Vorrei ridere di me: dei miei cassetti pieni d’acqua trincee al fronte protette da sacche lacrimali. Voglio imparare a ridere di me: del mio sapere condizionato dal vizio nascosto da false semplicità La parola è un ghirigoro senza senso formata da a sé stanti spettatori Null’altro se al cospetto ci inchiniamo a veder di che pasta siamo fatti Altro non posso fare se non che assistere allo scempio programmato di cervelli inorriditi palpeggiati da orpelli benevoli e incostanti.
Andrea Moretti. Nato ad Alfonsine (RA) il 30/11/1956 Paese Natale di Vincenzo Monti . è Vivente a Bologna. nel 1979 entra a far parte della piccola radio Libera di Alfonsine Studio 93 dal 1984 inizia a partecipare a diversi concorsi ricevendo importanti segnalazioni di merito .nel 1986 scrive il primo testo musicale Canzone Blu per Gabriella Matulli cantautrice nel 1992 il brano " A Marina " viene inserito nella silloge "Gli anni di ieri" di Marina Marraffa Edizioni Firenze Libri Dopo tante rinuncie editoriali finalmente nel 2009 esce la Silloge Fatti di Versi Edizioni Albatros nel 2012 scrive la Biografia di Dan Arevalos ( attivista ) per conto di gaynews nel 2014 escono sette poesie con la collana Pagine (44) di Elio Pecora contenente sette poesie dedicata interamente alle sue terre "Le Alfonsine" nel 2014 Antologia e relazioni di tecnica di poesia per conto del Comune di Alfonsine. nel 2015 partecipa al concorso gli occhi che gridano col brano "resta un grido" pubblicato all'interno della silloge "Gli occhi che gridano" Edizioni Rosaanna Pironti Editore. nel 2016 esce la silloge Fletto e Rifletto Pironti Editore nel 2016 Vince il Poetry slam della Corte di Giarola Parma. Tema Biodiversita'". Per contattare: anouarouaf@yahoo.it -- alfonsine2005@libero.it
Alberi e Uomini
dove tutto si risveglia
uno scorcio flebile di sorriso
Alberi e uomini simili
quando tutto si addormenta.
mi porge alla deriva il cuore
negli arti e nelle vene,
poiche' morta sta tempesta
alquanto diversi
l' ultima nuvola si fa sparsa.
nei loro comportamenti. Sulla porta dell' arcobaleno
gli alberi si vestono
senza fiato sembra il vento
a primavera
mi piange lieve par confusa
gli uomini si spogliano,
spiaggia stanca senza cielo
poi in estate gli alberi rinfrescano
Resta Un Grido
gli uomini trasudano,
pensiero per tutte le stragi"
d'autunno gli alberi si spogliano , gli uomini si ricoprono d'inverno
Mi lascia solo e azzittito uno stralcio Come una fame che lascia il digiuno Fisso lo sguardo mi resta lo stralcio Offeso e muto piano sale quel fumo.
gli alberi si addormentano gli uomini si riscaldano.
e bacia mite l'onda al mare.
Prude Prude la sabbia tra le dita , un onda accarezza la tua vita cancellando le orme che hai lasciato nel cammino, il vento sussurra alle tue orecchie
Tolta e' una vita ed anche il profumo
la melodia del presente ,
tutto in attesa
Come la gioia sol pianta da un calcio
mentre ai tuoi occhi una stella
di una nuova
Muta la storia e ricorda un qualcuno
accende la vista al mare ,
stagione
Scorre una lacrima e misero marcio.
dove il cielo si confonde all'alba .. poi il giorno nei tuoi passi
un 'altra ripartenza dove tutto si riveste
Una Nuvola Alla Deriva
si ripete , mentre prude
e tutto si rispoglia
L'amore mi concede ancora
la sabbia tra le dita .....
Francesco Macciò IN AUTOSTRADA VERSO PONENTE (traduzione di Angela Rossi) Quanta parte si perde degli scogli corrosi dalla salsedine, sminuzzati dai marosi, brandelli di materia impercettibile. Senza peso anche la memoria nello squilibrio del cielo a perpendicolo sul parabrezza che filtra l’acciaio lucente di un volo di gabbiani. Una curva cieca, un viadotto, luci spente in galleria. Sbanda un’auto in frenata in un grumo che esala tra pneumatici e asfalto il fumo di una preghiera. Vedo altri gabbiani, forme irreali sfrecciare lontano sotto le grate scure che frangono il rombo dei motori, l’argento del mare. Verso un solo approdo fa vela ogni rotta... Ragnatele di suoni, un’eco di lamine d’oro come un vaso rotto in tante piccole parti. Mio figlio ascolta i Beatles, mi chiede di Lennon e McCartney. Estrae un CD dal lettore, dall’involucro di plastica la cover del CD. Mi guarda. Ha quasi undici anni. Savona, Vado Ligure... un traliccio a barre verticali sul tetto di un palazzo, a ottocento metri di polveri sottili le guglie bianche e rosse di una centrale a carbone. Non basterebbero oggi le fatiche di Ercole per liberarci da noi dai mostri che sono in noi. O tilma, tilma della Morenita, avvolgi i nostri sensi spirituali,
quell’intervallo di vuoto in cui risorge la vita, proteggi il globo terracqueo nostra madre e nostro sepolcro, salva Zoar dalla pioggia di fuoco. --------------------------------------So much of the rocks fade worn down by sea-salt, shattered by billows, shreds of subtle substance. Weightless memory in the wobbly sky upright on the windscreen filtering the shining steel of flying seagulls. A blind curve, a flyover, an unlit tunnel. A car swerves in a grump, puffing between tires and tarmac the smoke of a plea. I see more seagulls, unreal shapes flying above under the dark grates breaking the roar of the engines, the silvery sea. Towards an only mooring all routes are heading… Webs of sounds, an echo of golden foils like a vase broken into many pieces. My son is listening to The Beatles, He is asking me about Lennon and Mc Cartney He takes a CD out of the player, from the plastic case the cover of the CD. He looks at me. He is almost eleven. Savona, Vado Ligure… A trellis with vertical rods on the roof of a building, at eight hundred metres of fine particles the white and red steeples of a coal plant. The labours of Hercules would not suffice to free ourselves of the monsters within us. Oh tilma, oh tilma of the Morenita, embosom our spiritual senses, the space of emptiness in which life is reborn. Harbour the planet Earth, our mother and burial ground, save Zoar from the rain of fire.
Salvatore Sblando nasce nel 1970 a Torino dove risiede e lavora in qualità di dipendente della locale azienda di trasporti. Sue liriche sono pubblicate in antologie e blog letterari. Membro del Comitato di lettura della Casa editrice La Vita Felice, partecipa attivamente a reading e manifestazioni poetiche. La sua opera prima Due granelli nella clessidra (LietoColle 2009) è giunta alla seconda edizione. Attivo nel panorama letterario torinese, è fondatore e collaboratore di alcune associazioni culturali. Fra i curatori di diversi festival letterari come Oblom Poesia e Festivart della Follia, a gennaio 2015 inaugura Aperipo-Etica, rassegna di cultura, poesia e letteratura contemporanea. All'interno del proprio LIT(tle) Blog (www.larosainpiu.wordpress.com) è solito ospitare le migliori voci del panorama poetico italiano. A fine settembre 2014 pubblica il suo secondo libro di poesie, Ogni volta che pronuncio te (La Vita Felice). Il 15 gennaio 2016, insieme ad Anna Maria Scala e Diana Battaggia, fonda l'Associazione culturale Periferia Letteraria. (www.periferialetteraria.org) la carica a molla di un orologio ———————————-da taschino le poesie rubate ai malanni …………………………………..di Ripellino Siamo la voce che non sentiamo nel diniego in trasparenza ——————————— di una amicizia Siamo la luce infinita dei lucernari la disciplina del sorriso di Mandel’stam aperto come una strada, ——————————— non docile —————————————- non servo Siamo l’assoluta ragione del consorte
SIAMO
la quiete nell’irrazionalità di una accusa Perché voglio il silenzio in questa vita
Siamo le parole che non scriviamo quelle che pronunciamo
l’urlo eterno nella mia discendenza ————————————dopo la morte
siamo gesti tra i pensieri (Tratta dal libro “Ogni volta che pronuncio te” - La Vita Felice 2014)
Silvio Straneo, savonese, lavoratore metalmeccanico, scrive da molto tempo. Il coraggio di mettersi in gioco con una prima pubblicazione poetica risale al 2003 con “Danzando un sorriso” (Edizione Coop. Tipograf Savona) vincitore del Premio Anthia presso la Rassegna Regionale del Libro Ligure di Peagna (SV); segue nel 2007 il racconto in prosa poetica “Andò a riposare” (Cappello Edizioni Savona); nel 2009 “Fabrizio and us”, evento – libro organizzato presso il Pozzo Garitta di Albissola (SV) (Cappello Edizioni Savona), e nel 2015 con “Poèsie Festive” (Matisklo Edizioni Savona). Sempre nel 2015 ha vinto il Premio Speciale del Concorso Nazionale Giovanni Pascoli - L’ora di Barga. Nello stesso anno realizza “Virgole di saette” (Cappello Edizioni Savona), una raccolta di 46 poesie curata dai disegni del pittore torinese Nicola Olivieri. Nel 2016 è stato premiato finalista al concorso Mario dell’Arco Accademia Gioacchino Belli e al concorso Trofeo Medusa Aurea Accademia Internazionale d’arte Moderna; ha conseguito il Premio Speciale nel concorso internazionale di Poesia e Narrativa "Dal Golfo dei Poeti Shelley e Byron, alla Val di Vara"; nello stesso anno in altri premi letterari italiani le sue poesie sono state editate nelle antologie dei concorsi. Lazio, Puglia, Piemonte, Liguria, Toscana, sono le regioni in cui Straneo ha conseguito riconoscimenti e pubblicazioni. Con una sua poesia ha conseguito la Menzione d’Onore da Ali Penna d’Autore e la prestigiosa pubblicazione sull’antologia Poesie d’Amore. A maggio 2016 è uscito il libro “3 racconti Inquieti” editato da Vitali Edizioni per la “collana autori premiati e suggeriti”. Ha collaborato per tre anni (2009-2011) con l’Accademia Ligustica di Genova per la creazione di un evento pittorico e poetico “l’attimo fuggente” all’interno di LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia) organizzato dal Dipartimento di Neurofisiologia dell’ospedale S. Martino. Collabora per la redazione artistica della rivista internazionale di fotografia EYESOPEN!. Collabora con diverse Associazioni culturali a reading poetici, ad eventi di musica e poesia. Attualmente collabora con il direttore artistico Sergio Pennavaria alla Rassegna Nazionale di Musica cantautorale “Canzoni Fuori Dal Cappello” ad Albissola Marina, presso il locale Re Mescio.
Nicola Salvini ASTRAZIONE scenari di geometrie iperboliche e spigoli scaleni da vertigine e spazi di rette metafisiche e calcoli precisi di ferruggine e curve diagonali e analitiche e incognite sull'orlo di voragine e teoremi per distanze quadratiche questo restituisce l'immagine e qui, dove la pietra è matematica concreta, il mio respiro corto è l'unica speranza di astrazione
(Colle di Oserot, Alta Valle Maira, Piemonte Occidentale,12 agosto 2015)
è una generazione che combatte a mani nude è una guerra che ognuno combatte davanti alle proprie case tenendo per mano i figli è una generazione che ha bisogno dei vecchi per ripararsi d'inverno è una guerra che sembra fasulla di fronte all'ostentazione della merce - anche se è una guerra di fame è una generazione che non ha spirito di corpo ognuno combatte per sé
GENERAZIONE DI GUERRA
è una guerra dove i migliori si perdono i peggiori ingrassano i mediocri sopravvivono a stento
è una guerra dove la linea del fronte si sposta in continuazione
è una generazione dove i migliori tradiscono i peggiori muoiono i mediocri sopravvivono a stento
è una generazione che combatte disarmata
è una guerra che potrebbe non avere mai fine
è una guerra fatta di agguati imboscate feroci corpo a corpo
è una generazione mandata al macello nella terra di nessuno nessuno sa come uscirne fuori
è una generazione rassegnata a resistere casa per casa
è una guerra che non dà decorazioni né encomi né medaglie al valore né diritto a pensione
è una guerra dove grandi armate manovrano sul terreno governate da generali con fregio di porpora e il petto pieno di decorazioni è una generazione priva delle mappe dei campi minati è una guerra alimentata dai venti della finanza internazionale è una generazione costretta ad abbandonare i feriti al proprio destino dopo l'abolizione della Croce Rossa è una guerra dove gli ordini arrivano da Ginevra, New York, Berlino è una generazione senza prigionieri o disertori arrendersi o fuggire non ha senso è una guerra dove nessuno è un nemico ma il nemico è dappertutto
è una generazione di veterani della guerriglia che vivranno di elemosine è una guerra da cui non nascerà alcuna associazione di reduci è una generazione dove maschi e femmine stanno in prima linea alla pari è una guerra che non ha Milite Ignoto non ce n'è bisogno i combattenti sono tutti ignoti è una generazione che in vecchiaia capirà di essere stata in guerra suo malgrado è una guerra che non sembra una guerra e per questo è ancora più atroce
Lorenzo Castello Luce nell’onda
Non hai mai capito cosa significa rispetto, in tutto il corso della storia, ma siano orgogliose le stelle a sei punte,
La luce nell’acqua è riflessa…
sia orgogliosa la carnagione ardente, sia orgoglioso l’omosessuale
Disegnata galleggia sulla superficie del mio io.
perché hanno resistito lottando e continuando a lottare.
Quell’equilibrio
Non far caso allo sguardo beffardo della gente,
che sostiene il mare, che sostiene il cielo…
perché alla fine chi è diverso è speciale.
ma tutto è frantumato dal sasso che immerso nel buio mare, espande la sua onda dilatando la mia visione, mostrandomi un nuovo bagliore dietro l’ombra…
Diversa uguaglianza
L’Eros Fiammeggiante
Sono il sole, sono la luna.
Quel sorriso tra mille
Sono il mare, sono la terraferma.
si riconosce come il suo, dall’occhio sincero viene scagliato
Sei uguale a me, tu che hai un cuore e un animo, l’Eros fiammeggiante che perfora il petto, tutti su questa terra siamo la stessa diversa persona.
Tutti diversi e tutti uguali.
in un dolce dolore inizia ad ardere il cuore. Sotto la cascata, la carezza dell’acqua scorre sul suo viso,
Non si è mai stati sullo stesso piano,
bagnando la fiamma arsa al sentimento…
per i pochi dettagli che sono sempre spuntati dal nulla…
Dona la Rosa Rossa trovata in un Solitario deserto… La speranza che non appassisca non sarà mai vana.
Enrico Mario Lazzarin “NON PIOVE PIU’ ” PICCOLE GOCCE ALLINEATE SUI FILI DELLA BIANCHERIA. RESPIRO DI FINESTRE. OCCHI ADOLCITI DAL SONNO. PICCOLE GOCCE IN FILA, DISCIPLINATE COME LE NOSTRE GIORNATE, SETTIMANE. Qualcuna si stacca e cade in terra Sul marciapiede,sopra il naso Di signore con ordinarie borse da spesa. Si stacca dal filo bianco e “paff….” In terra. Le altre gocce lo sanno che da li a poco Toccherà ad un'altra di loro, ma come gli uomini fingono indifferenza, si voltano dall’altra parte, finchè non succede proprio a te. Una voce viene su dal primo piano: “LUISA NON PIOVE PIU’ ”.
Per i poeti a volte basta avere la luce migliore La parola giusta, spesso vorrebbero essere analfabeti o ciechi. Da Meteo Diario volume n 8 marzo 2010
“Arrivo e piano parcheggio” Tutto è cristallino La luce incerta tra nuvole sfumate Da sole pigro. E passo tra i castagni e le betulle Coperti dalla neve Nel gelo della mattina E tutto cosi meravigliosamente perfetto. Vi sono poche mattine cosi in equilibrio Tra gli occhi e la strada Tra i pensieri e quello che vedi, ARRIVO AL LAVORO E PIANO PARCHEGGIO. Da Meteo Diario volume n 8 Marzo 2010
Sul filo sono rimaste tre gocce soltanto, le osservo. Ritorno velocemente alle faccende Che ho da svolgere nella mattina. Una musica di radio mi porta lontano, guardo il cielo, si ,ha smesso di piovere. Sul filo nessuna goccia. Taurus Editore 1999
“I DUE TEMPI DEL MARINAIO A MISCELA” Una notte incerta Di nuvole e luna accartocciati sogni Di girasoli mai nati. L’umidità da colore E porta raffreddore. Ricordo il mio motorino a due tempi
“I FIORI DEI CILIEGI E I POETI” Solo per pochi giorni splendono i fiori dei ciliegi E per poche ore al giorno vi è la luce giusta per guardarli. I pittori usano memoria mischiata alla fantasia, Alcuni fanno prima le foto Poi dipingono in studi polverosi. Chi scrive Usa le parole come fossero fotogrammi, A volte prese in prestito Lasciate su una finestra aperta nella mattina,
Sotto la pioggia di maggio non partiva E coprirlo non serviva . Marinaio in terra Trovavo il mare dietro una curva cattiva Che candore E bellezza tratteneva Quel marinaio a miscela! Meteo Diario volume n 9 maggio 2010 www.meteosettimo.blogspot.com https://www.facebook.com/enrico.m.lazzarin/posts/10205992962575422
LUCA VALERIO nasce a Genova 49 anni fa, il 5 maggio. Autore in prosa e poesia, critico, performer ed attore, per la casa editrice Zona contemporanea, il 2 giugno ha edito CALMA. Qui ci presenta due inediti .
E il vuoto mi divora e mi trafigge
LINEA 44
Cosa mi spinge, cosa a te mi spinge,
Spesso ho trovato un punto di frattura:
la gola, forse, adesso mi si stringe,
è la signora che si veste in nero
la nebbia nei neuroni che mi ottunde se mi percuoti i timpani e riempio ogni frazione e spazio nel terrore dell'abbandono e della tua latenza che, come dissolvenza in me perdura
e che non parla, l'uomo che telefona ansimando. E chi non cede il posto. CosĂŹ guardo e sorrido, che so bene che tutti sanno amare: la ragazza
e in quanto tale ostina e mi devasta.
che scalpita in salita, quel gabbiano
Ma stupri i miei bisogni se rimango
che strepito, gli amanti clandestini.
a fingere che adesso sia l'amplesso fra il tuo fantasma e chi mi rappresenta nell'ossessione, quella piÚ distante da ciò che tocchi e dalla pertinenza. E il vuoto mi divora e mi trafigge.
I z a be l l aTe r e s aKos t kaèna t aaPoz na ń( Pol oni a )e dèl a ur e a t ac on l odei npi a nof or t edic uièi ns e gna nt e .I z a be l l avi veel a vor aaMi l a no, èa ppa s s i ona t adit e a t r oea r t e ,èi nt e r pr e t eet r a dut t r i c e ,gi or na l i s t a f r e e l a nc epe rWor dPr e s seor ga ni z z a t r i c edie ve nt ic ul t ur a l ic ome " Ve r s e ggi a ndos ot t ogl ia s t r idiMi l a no"pr e s s oi lCe r i f osdiMi l a no. Ne gl iul t i mit e mpihar i c e vut onume r os ii mpor t a nt ir i c onos c i me nt ie pr e mi .Hapubbl i c a t os e t t er a c c ol t emonogr a f i c he( " Gr a ne l l idi s a bbi a " ," Gl is c a t t i " ," Ca l e i dos c opi o" ," As pa s s oc onl aChi me r a " , " I nc ompi ut o" ," Pe c c a t i "e ,dir e c e nt e ," Gl ie s p ul s ida l l ' Ede n" ) ,l es ue l i r i c hec ompa i onos uva r i ea nt ol ogi ee r i vi s t el e t t e r a r i e( " Eut e r pe " , " Bi bbi a d ’a s f a l t o" ," Li bur ni Ar t e e Cul t ur a " ," Or i z z ont i " , " Le t t e r a t ur aa lf e mmi ni l e" ) .Si t ouf f i c i a l e :ht t ps : / / i z a be l l a t e r e s a kos t ka poe s i e . wor dpr e s s . c om EXODUS
L' ULTI MASBORNI A
Dov eandat e, pel l egr i ni er r at i ,
Ti most r er òl av i t a,
nauf r aghi sconf i t t i al l ader i v a? Lav ost r at er r asof f r edi st ent i l asci at ai ner t esenzasper anza. Smi nui t i , schi acci at i nei ner i gr ov i gl i aspet t at eunt occodel l aFor t una, scor dat i dat ut t i , i nv i si bi l i agl i Dei v eget at e, cr edendoche" pant ar ei " . Nessunos' accor gedei v ost r i l ament i , degl i occhi del usi , gi àchi usi espent i , nessunoascol t agl i ul t i mi sussur r i , név er si di r abbi anégr af f i sui mur i . Mor i t eal l epor t edel l ' El dor ado.
senzaf r onzol i , scar nat aepr i v adi st upi di mi r aggi , odor ant edi gi or nodi amar ezza, av v i nghi at anel v ent r edel l amet r opol i t ana. Essahaunsor r i sodi unbar bone, sdent at or i cor dodel l ar i cchezza, pungel ecosci enzedei bur at t i ni ur t andonel bui ol el or oment i . ( Noni ndossai capi gr i f f at i . ) S' accucci aar r esaal l af ameest ent i , unasagomast r i sci ant esui mar ci api edi , si nut r edegl i scar t i del f asul l opot er e get t at i di not t eai cani r andagi . T' i nsegner òl av i t a, agoni zzandosi l ent edal l ' ul t i masbor ni a.
ABORRO
FILASTROCCHINA DELL'ASSASSINO
l'induzione al bisogno il marketing delle multinazionali del Nulla.
Cerco dentro il Nero, ma sono uno straniero
Il Nulla che t'induce al bisogno
straniero son me stesso, io sono l'ossesso.
della nuova ciocco merendina
Apro la porta, c’è una bella donna morta
del panno impermeabile pulisci macchie invisibili
c'è un grosso ragno che mi assale dentro il bagno.
del dopo-dopo-balsamo per i peli delle ciglia dell'esaltatore di sapidità per gli zombie
No, non è casa mia! Chiamate la polizia.
che camminano nella ciotola del gatto del figlio da far nascere con l'utero in affitto del divaricatore per abbellire le dita dei piedi dello yogurt rossoblu dell'Uomo Ragno
C’è sangue dappertutto, del ragno farabutto io sono ben più brutto: ora ricordo tutto.
del leviga occhiaie gel multifunctional iperattivo
Son io chiuso nel bagno, sono io quel ragno.
del dentifricio all'uranio impoverito
L'idea della coppia da sempre, sai, mi scoppia
del attico ignifugo su Marte
la noia delle storie, melma di memorie.
del bambolo gonfiabile che ripete non sei sola. ABORRO
Le sue mestruazioni, le assurde situazioni
le luci al neon dei centri commerciali
che prima è il mio dovere e poi viene il piacere.
la puzza emanata dal Girarrosto del pollo a terra
Minestra riscaldata, solita menata...
la terra bruciata, dickensianamente desolata la maschera antigas di pizzo e latex. Induco me stessa al bisogno d'indurmi il più possibile al bisogno
Di chi è questa casa che ora appare invasa da mosche, e blatte, dalle creature più losche? A chi la vita langue, chi è la donna esangue?
del non aver bisogni.
Il Nero mi riaccoglie, adesso son le doglie ma quel che cresce dentro dopo fuori esce: sono un mostro rosso, son la Morte, son l’osso.
Ph. Maren Ollmann
Valeria Bianchi Mian è psicologa psicoterapeuta individuale e di gruppo di orientamento junghiano, specializzata alla COIRAG di Torino dal 2002. Conduce Psicodramma Analitico Individuativo, gruppi di formazione e supervisione e laboratori artistici rivolti a diverse utenze con tecniche di drammatizzazione, narrazione, scrittura, disegno e video. Nel 2002 un suo progetto laboratoriale c/o l'Istituto Professionale Romolo Zerboni vince il primo premio al Sottodiciotto Film Festival (scuole superiori). Esperienza formativa e professionale nell'ambito delle comunità terapeutiche, dei centri crisi e centri diurni per uomini e donne tossicodipendenti, affidati sia italiani sia stranieri. Esperienza di volontariato c/o ambulatorio di psicologia della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno. Ha lavorato con donne italiane e straniere c/o casa alloggio in progetti rivolti a senza fissa dimora in collaborazione con Ufficio Adulti In Difficoltà e Ufficio Stranieri del comune di Torino. Fa parte della redazione di NiedernGasse e POL.it (psychiatryonline.it); cura i blog Barlumi di coscienza e Favolesvelte. I suoi scritti, articoli e storie, sono presenti in diverse antologie e riviste. Ha curato l'antologia "Poesie Aeree" per Matisklo Edizioni. Con Golem Edizioni ha pubblicato "Favolesvelte", raccolta di favole, racconti e poesie con illustrazioni.
Veronica Liga nasce (nel 1973) e si laurea in lingue a San Pietroburgo – una città interculturale che ama definire “una specie di esperanto”. La sua adolescenza coincide con gli anni dei grandi cambiamenti – la “Perestroika”, la caduta dei regimi socialisti nel mondo. Dalla più tenera età prova una passione per la lingua e la cultura italiana – passione che ha determinato le sue scelte di lavoro e di vita. Dopo aver visitato e girato l’Italia innumerevoli volte, nel 2003 si stabilisce in provincia di Como, dove ancora oggi vive e lavora come interprete. Le esperienze forti e svariate l’hanno portata alla convinzione che non c’è nulla di più universale ed importante del cammino spirituale della Persona. Ed è questo l’argomento prevalente delle sue poesie introspettive, condite con ironia. Scrive in russo da sempre, in italiano e in inglese – da quando li conosce: dipende in che lingua aveva comunicato nell’ultimo quarto d’ora prima del colpo di ispirazione! Ha collaborato con diversi portali letterali, pubblicato su numerose antologie e partecipato con successo ai vari concorsi di poesia. I suoi testi sono stati musicati dal gruppo milanese-irpino “Nuove forme di poesia”, dalla cantautrice modenese Alessia Marani (in arte Almax), dal brianzolo Paolo Fan e dal francese Roudoudou. Ha pubblicato 2 sillogi di poesia: “Le parole sono segnali stradali” (nel 2011 con OTMA Edizioni) e “Regolazione termica” (nel 2013 con ego Edizioni).
ONIRICA
MISSIONE PERSEO
Parte 1: Insonnia felina Esasperata ed imbarazzata dal mio splendore leonino, sotto la coperta mi nascondo acciambellata per sembrare ancor più piccola, E poi mi rotolo sul letto per mescolare le impressioni ingoiate che faticano a sciogliersi nella gola asciutta...
In una notte d’agosto che non finisce mai, con 10 giorni che mancano sempre alla mia nascita, aspettando il Sol-Leone che non sorge più osservo lo sciame delle Perseidi aritmico come tutti i pianti.
Parte 2: Incubo iniziale Nel buio la mente scivola silente lungo la parete giù sul pavimento: forse per nascondersi – o farsi possedere! – da qualcuno a cui non resiste più il pensiero…
Gli immortali prendono la reminiscenza nera mentre la testa del nemico è attaccata al corpo e tenuta alta.
Parte 3: Incubo finale I lupi mannari scendono dai monti, Gli affogati escono dal mare – E mentre mi circondano, sempre più folti, Nella mia fuga scopro di saper… volare!
È una lenta caduta degli dei che volano senza più allenare le ali, senza più valutare l’altitudine nel fumo tossico – senza rendersi conto se volano ancora nel cielo o già negli inferi.
Gli eroi che combattono i draghi iniziano a ruggire, a coprirsi di squama prima ancora che il drago nemico perda la prima goccia di sangue. E non so se è più pericoloso voltar loro le spalle e lasciarli fare o guardar loro negli occhi e lasciarsi contagiare da un virus che cambia i nomi e le parvenze alla velocità del buio – e c’è spazio per tutti in quel buco nero del suo dominio. Eppure c'è un mezzo per affrontarlo, Lo suggerì Atena a Perseo: Lo scudo divino – LO SPECCHIO!
MARCO G. MAGGI
Nato a Tortona il 16 Novembre 1968, vive a Castelnuovo Scrivia (AL). Ha iniziato a scrivere precocemente e dopo un periodo poeticamente infecondo, di lavoro e di viaggi in giro per il mondo, pur leggendo molto e mantenendo vivo l’interesse per la parola, solo da alcuni anni ha ricominciato ad occuparsi attivamente di Letteratura e di poesia. Sue poesie sono state pubblicate e selezionate su numerose antologie di concorsi e premi letterari dove ha ottenuto anche importanti riconoscimenti. Suoi scritti sono inoltre presenti in vari blog e siti di poesia e letteratura. Nel febbraio 2014 ha pubblicato la silloge “Punto di fuga”, presso i tipi di Collezione Letteraria della Puntoacapo Editrice di Pasturana (AL).
Tornerà il sambuco Tornerà il sambuco sul terrapieno del cavalcavia esploderà in mille fiori vicino alla chiesetta dei santi Cosma e Damiano Verrano le drupe nero-lucide –così oscurecome il dolore rabbioso con chi gratuitamente tradisce o ci rifila un torto Eppure quando le raccolgo appare il tuo sguardo gioioso il ricordo delle mani violacee impregnate di sacro mosto allora il rammarico svanisce e benedico la mia indisciplina nel perseguire l’odio.
Amsterdam 3 kangaroos 1. at the café – miss, sing with me, sing with me – no – don’t be ashamed, sing with me, I see you are ashamed but we are what we are 2. phone call – be careful, you don’t own yourself anymore 3. – aliens died out un pit bull afferrava il levriere per la schiena gli aprivo la bocca e sentivo i denti sulle mani parlavamo di maternità come fossero cani
Paola Silvia Dolci, ingegnere civile. Diplomata presso il Centro Nazionale di Drammaturgia. Collaborazioni con riviste letterarie. Direttore responsabile della rivista indipendente di poesia e cultura Niederngasse. Tra gli altri ha tradotto Maxine Kumin e Galway Kinnell. Libri Bagarre – Lietocolle ed., 2007 NuàdeCocò – Manni ed., 2011 Amiral Bragueton - Italic Pequod ed., 2013 Recapiti paolasilviadolci@gmail.com
Laura Paita Laura Paita è nata a Genova, dove vive, il 14 gennaio 1960. Si occupa di Scienze per la Pace, Cooperazione Internazionale e Mediazione di Conflitti. Fin da bambina ha sempre interpretato la scrittura come catarsi e urgenza comunicativa. Non ha mai avuto un amico immaginario né tenuto un diario, ma ha sempre scritto pensieri e riflessioni rivolgendoli a qualcuno, usando la forma dell’epistolario. Negli anni i pensieri si sono
Come una farfalla
fatti poesia.
FinalistaImparerò nel concorsoad Fioramarmi di Loto del 2011, le sue poesie sono state pubblicate nell’antologia Il Profumo delle rose edita una da Sonia Demurtas Collezioni Editoriali. Nell’aprile 2012 è uscita la come si ama farfalla,
delicatamente sua prima raccolta di poesie Io so chi sono, edito da De Ferrari Editore, nella collana
senza sfiorare ali, Sempre nell’aprile 2012 ha partecipato con tre poesie ed Ineditamente, curata da TinaleCosmai. attenta ad ogni metamorfosi, Lombardone, pubblicati nell’antologia omonima. Il 30 giugno 2013 ha partecipato come senza forzare.
un breve racconto al concorso Immagini da leggere , a cura di Fotogruppo Effeotto di Cernusco poeta/relatrice al Festival delle due culture presso il Centro AMAL di Genova ed il 7 giugno
Come farfalla 2014 alla secondauna edizione. Collabora con la rivista non periodica Est Ovest Orizzonte, nella sezione Letteratura con articoli e poesie.
Imparerò ad amarmi come si ama una farfalla, Alda neldelicatamente cuore 2016,Goccia a goccia 2014,Goccia a goccia 2015, InfinitAmore 2014,InfinitA more 2015,Un di poesia 2014, Un cielo di poesia 2015. senzacielo sfiorare le ali, attenta Fa parte del progetto MIMESIS, una Performance sperimentale in continua metamorfosi (Laura ad ogni metamorfosi, Campagnoli),nato nel 2013 nell’ambito della rassegna POLIS COME POESIA ad opera senza forzare.
Come una farfalla
Ha contribuito alle Antologie Alda nel cuore 2013, Alda nel cuore 2014, Alda nel cuore 2015,
Imparerò ad amarmi come si ama una farfalla,
dell’Artista Sociale Laura Campagnoli.
delicatamente
“Area di Imparerò ricerca comune è l'intenzione di percorrere insieme tutte le forme d'Arte entro un
senza sfiorare le ali,
contenitore pare ogni ilvolta abbattere i limiti dei propri confini settoriali per estendersi verso ad che accettare cambiamento, orizzontiabbandonando e incastri inaspettati.ogni resistenza,
attenta
senza fretta alcuna alla pienezza della vita, Teatrale.” L.C. al di là del tempo.
ad ogni metamorfosi,
La sfida preparandomi che vive ogni partecipante diventa esperienza che fa crescere l'individuo e il gruppo. La propria ricerca artistica viene condivisa e confutata tra gli artisti come in un Laboratorio
senza forzare.
Ha partecipato a Mimesis (27 novembre 2013, La Claque - Genova); Voci in Viaggio (5
brucodei e Cappuccini crisalide,– Genova); Impasse (13 giugno 2014, Teatro dell’Ortica – febbraioSarò 2014, Teatro
Imparerò
ogni trasformazione, fino al momento in cui Il 24 febbraio 2014 è stata ospite del Laboratorio di Poesia dell’Associazione San Marcellino spiegherò le ali, presso la Biblioteca Berio, Lignea a Genova con Il Sapore della Poesia. affidandomi alSala vento e danzerò Ha partecipato all’evento Poesie Aeree e Performance Verticale (13dicembre 2014, Palazzo un turbine di gioia Reale – in Torino). verso la libertà. In occasione della Giornata Mondiale della Poesia 2015, ha partecipato all’evento Invasione
ad accettare il cambiamento,
assaporando ogni istante, Genova); Komos (2 agosto 2014, Torriglia); Viaggio nell’Alieno che è in noi (13 settembre 2014, Teatro Parrocchiale – Torriglia).
Poetica (21 marzo 2015, Palazzo Ducale – Genova).
lp (19/05/2015)
Il 29 maggio 2015 ha partecipato al reading “Espressionista”11° Mostra LABO ART VILLA
Imparerò MARTI presso la Biblioteca Bruschi Sartori di Genova Sestri Ponente e nella stessa sede alla
ad accettareLABO il cambiamento, mostra “ECOLOGICA” ART VILLA MARTI: “Una Poesia al giorno toglie il medico di
abbandonando ogni resistenza, preparandomi senza fretta alcuna alla pienezza della vita, al di là del tempo.
abbandonando ogni resistenza, preparandomi Il 26 settembre 2015 ha partecipato a P FOR POETRY-100 THOUSANDS POETS FOR senza fretta alcuna CHANGE a Genova, Palazzo Ducale. alla pienezza della vita, al di2015 là del tempo. assieme al Dott. Mohammad Natour Poesia, Arte e Medicina, Il 18 ottobre ha organizzato
Sarò bruco e crisalide,
un’esperienza su come si possa affrontare un cancro in maniera creativa, all’interno della mostra
fino al momento in cui
torno” 9-21 maggio 2016.
Sarò bruco e crisalide, assaporando ogni istante, Il 14 maggio 2016 ha partecipato a “Binari InVersi- Poeti senza Lanterna” presso il Salone del ogni trasformazione, Dopo Lavoro in va in Balbi 25 a Genova, organizzato da Roberto Marzano e Maria Pia fino Ferroviario, al momento cui Altamore. spiegherò le ali, al “Premio vento letterario Federica: le parole della Vita” , indetto da Ha vintoaffidandomi il primo premio del e danzerò A.I.O.M. ( Associazione Italiana Oncologia Medica), il 21 maggio 2016. in un turbine di gio è,creatività digitale di Adriana Anselmo, presso AMAL, via del Campo 10/7 Genova.
Cura un blog personale laurapaita.blogspot.com e fa parte di un blog collettivo di poesia vocidipoesia.blogspot.com.
assaporando ogni istante, ogni trasformazione, spiegherò le ali, affidandomi al vento e danzerò in un turbine di gioia verso la libertà. lp (19/05/2015)
Pedine È impossibile, a volte, parlare d’amore, che sia ai piedi della Sila o sotto la Mole. Se ne sentono tante, di false promesse. Scavando, ho trovato, ma ho poi buttato nel fango, il voler sempre fare, il cercar di capire, perché non serve più a niente valere, o volere, all’aprire le ali, preferiamo star fermi, non sprecare il presente, non avere pensieri. Tra partiti e scommesse, pentiti e ricchezze, tra il sapere e il non dire, tra la gente che vive, a volte è impossibile, realmente, parlare d’amore. Siamo pedine, in mezzo alle mine.
Il libro è acquistabile su internet o prenotandolo direttamente all'autore su mail: saracosanto@libero.it
Eppure ho sentito la gente parlare, credeva e sperava in un mezzo domani.
Poesia tratta da: VAGABONDO (2016) - Aletti Editore Santo R Saraco è nato a Locri (RC) il 10.12.1988 e vive a Stignano (RC) fino all'età di 24 anni. E' un musicista, suona le percussioni e i tamburi a cornice con i Nostrana. Vagabondo (2016) è la sua seconda raccolta poetica, dopo aver pubblicato nel 2014 A cosa servon le parole.
Segui Santo R Saraco su Facebook e YouTube
GENOVA 2015
PORTO VECCHIO
Il ponte consumava la spiaggia
La grande freccia
in un’invidia di cemento
scoccata dalla sirena viola
non ti aspettavi una città così vicina
dura lenta come l’ultimo fiato
vinta da odori spudorati - mare apparente lenzuola incavate fritture clandestine nei cortili –
tre avvertimenti come per il fuoco poi la nave si stacca - scala ferrata su colline improvvise fatte solo di sassi –
sotto avari balconi
tutta l’acqua drenata
strisciavi nei corridoi macilenti
verso il centro della terra
evaporato piscio sulle scale
ruba il sale alle pietre
non tornerò più – dicevi –
- quando cadeva sul vestito
la bellezza ti ha tagliato via
dopo la piega bambina della bocca
sei rimasto per sempre
non potevamo più chiamarla mare
Alessandra Paganardi
(1963), scrittrice e saggista, ha collaborato con la casa editrice Puntoacapo e pubblicato saggi e recensioni su riviste letterarie (fra cui “Poesia”, “Steve”, “Gradiva”, “La mosca di Milano”). Raccolte di poesie: La pazienza dell’inverno, Puntoacapo editrice, 2013 (premio Operauno per l’edito, 2014; terzo classificato “Il golfo”, 2015; segnalato ai premi Montano, 2013 Pontedilegno 2014, Abbadia San Savino 2015;); Tempo reale, Joker edizioni, 2008 (premio San Domenichino, 2009); Ospite che verrai, 2005 (ristampa 2007). Plaquette: Frontiere apparenti, Puntoacapo Editrice, Novi Ligure 2009 (premio Astrolabio 2008 per l’inedito); Vedute, Ibiskos Ulivieri, Empoli 2008; Binario provvisorio, Circolo Culturale Seregn’ de la Memoria, Seregno 2006; Potevamo dire l’assenza, Crimeni, Olgiate Comasco 2005); Wish, edizioni Sagittario, Genova 2004, a cura di E. Grasso; Espansioni, Il club degli autori, 1998. Saggi critici, aforismi e prosa narrativa: The new italian aphorists (AA.VV, antologia collettiva bilingue a cura di Fabrizio Caramagna), USA 2013; Breviario , Joker 2012 (menzione speciale “Torino in sintesi” sezione inediti, 2010; finalista “Città di Como” per l’edito, 2014); La magnolia contro le persiane, in AAVV, «Milano per le strade: racconti», Azimut, Roma 2009; Lo sguardo dello stupore: lettura di cinque poeti contemporanei, (Viennepierre 2005, finalista premio “Nabokov” 2008).
Francesca Dono nasce
a Reggio Calabria ma vive e lavora a Milano. Scrive già a sei anni la sua prima poesia e comincia a dipingere e fotografare all’età di 16. Tante le opere poetiche selezionate e inserite in varie raccolte ed antologie del panorama editoriale italiano. Pubblicazioni sulla rivista Odissea di Angelo Gaccione e Bibbia d’Asfalto. Molti componimenti si sono classificati ai primi posti in vari concorsi tra cui :premio internazionale Otto Milioni di Bruno Mancini, premio internazionale “Terra di Virgilio” con critica di Enrico Ratti , premio “La Stampa ”con critica di Maurizio Cucchi . premio Speciale Presidenza “Abbiate Coraggio di Essere Felici” di Antonella Ronzulli e Annamaria Vezio , premio “Internazionale Leopardi d’Oro” dell’Accademia Leopardiana di Reggio Calabria come ambasciatrice e procuratrice dell’Arte e Letteratura Italiana nel mondo . Premio MilaninSight. Concorso Racconta la tua Milano. Anche i suoi dipinti sono stati pubblicati su vari Cataloghi d’Arte.A Novembre edita la sua prima raccolta intitolata “ Tra l’Insionismo, l’Inversionismo e il dialogo” “Irda Edizioni”. Nel 2014 fonda insieme all’artista Chirio una Nuova Corrente Artistica denominata “INVERSIONISMO”. Ha collaborato per due anni con l’Associazione “Teatro delle Donne”.
-l’invitol’invito coincide con uno sbocco di lava. Cifra tonda e mani integre che sgranano l’utero. Considero la sua fusione nella carnEsodata. Status primordiale del nuoto materno. Un oCeanO. -la bicicletta-
-ora che il giorno-
la bicicletta sotto un sole basso. Qualche soffio di vento. Strati di polvere a seconda dei giri. Strappi del momento. Scorro dentro quel telaio quando si solleva o s'appiattisce. E’ la pancia della strada. Lavoro patetico nell'unto e tra una gomma e l'altra. Ore 12.Un gatto s'infila dietro le transenne di un cantiere. Il miagolio della fame. C’è una curva. La bicicletta barcolla nel freno rigido. Poi l'ultimo fanale.
ora che il giorno è già andato voi direte infine che ha portato poco o solo un gambo di fiore tremante. ___Svelare lontano l’intento più luminoso. _ Annientare le mancanze per sollevare il mondo. Sorgo alla luna per partorire riflessi sulla pietra. -Occhi crescono ai graffi. Forse un dio senza tempo -piattaformemoai rimessi sulle piattaforme. Spuntano tutti di un miglio incompiuto. La testa un busto interrato generando di propaggini posti abbattuti. Io in concezione uguale. Senza tempo. Un piccolo ospedale __ di tempo.
Da INTERMITTENZA tre poesie inedite di Giovanna Iorio *** le lucciole in un giugno lontano non sapevo dormire senza quella lieve intermittenza mi è rimasta nel cuore ***
mangerò le parole le sceglierò con cura e poi le liquide oh quelle, sarà facile io le berrò *** ho sempre amato gli orologi solari perché le ombre non fanno rumore e di notte il tempo è solo nero e cuore
Giovanna Iorio vive e lavora a Roma. Ha tradotto poesia e narrativa, tra cui La vergine nel giardino di Antonia Byatt (Einaudi 2001) e Dopo lungo silenzio (Mobydick, 1997). I racconti sono pubblicati in diverse raccolte, tra cui 100 storie per quando è troppo tardi (AA.VV. Feltrinelli),Roma per Roma (Edizioni Progetto Cultura), Rosso da camera (AA.VV. Perrone Editore, 2012), 100 storie per quando è veramente troppo tardi (AA.VV. Feltrinelli). Le sue raccolte di poesia sono: La memoria dell’acqua (Ghaleb Editore); Mare Nostrum (CFR); In-chiostro (Delta 3 Edizioni); Al cappero piace soffrire (Progetto Cultura); Una Venere nel Tevere (CFR); La/crime/ndays (CFR) appena pubblicata. Tra le antologie che contengono sue raccolte ricordiamo La forza delle parole(Fara Editore); Pazziando (Fara Editore); Percezioni dell’invisibile (AA.VV. L’Arca Felice); Ifigenia siamo noi (AA.VV. Scuderi Ed.). È redattore di Finzioni e ha una rubrica di racconti sul sito Roma&Roma.
Solitudine Amata solitudine ti ho cercata nella moltitudine dell'inarrestabile verde Amore erotica rugiada rosa del desiderio come un fuoco danzo al ritmo del tuo tenero ventre sublime dispensatrice di infiniti orgasmi . Carlo Dal Ponte - Nasco a Genova nel '46 . Appassionato d'arte dagli anni '70 perchÊ colpito dal" SÊ " ,mi interesso alla Metafisica e al Surrealismo. Di notte scrivo poesie, aforismi, racconti di fantascienza e fumetti. I miei temi sono tratti dalla storia dalla politica e dalla scienza. A volte l'arte mi permette di scaricare un 'accumulata tensione . 2011 Collettiva Sestri come Monmartre 2012 Personale Saletta V.Sestri- Gen. 2013 Premio poesia dialettale Ass.Green Dodo 2013 Premio Post- Card B.Berio. 2014 Reading con giovani Autori Caffè Shakerato Ist.Bergese 2015 Reading La quercia e il filo d'erba ideato da Roberto Marzano presso Stanza della Poesia 2015 Attore di Mimesis ideato da Laura Campagnoli 2016 Reading in Ostaia ideato da Bettina Banchini Dal 2009 ad oggi Esposizione permanente . R.P.Villa Marti.
FILASTROCCA DOWN
(2008)
PER TE. CHE USI LE PAROLE IN VERSI SCIOLTI SENZA INIBIZIONI DI VERITA' SENZA PENSARE SE L'ALTRO ASCOLTI O POSSA DECIDERE LA SORDITA'. ORECCHIE SUPERBE FANNO TENDENZA SONO UN CULT PER NOI NORMALI... PER NOI.."UP". LAURA CAMPAGNOLI Nasce a Genova nel 1966. Tecnico Animatore Socio Educativo. Diploma Liceo Artistico Paul Klee, Allieva della pittrice Renata Soro. Dal 1983 partecipa a numerose esposizioni di pittura e artigianato. Dal 1997 crea opere ecologiche. 1998 Conduce “Arte del riciclo” “ I burattini della Lachera”. Scuola elementare di Rocca Grimalda (Al) 2000 Ideazione “Giocando riciclando” con Associazione "La cattiva strada" Erli Albenga presso Villa Rostan Proloco Pegli /Amiu progetto Leonia.) Nel 2003 è prima classificata Artigiani “VII Edizione” Sestri come Montmartre”. 2004 Stage Arte riciclo per bambini.”Domenica Ecologica Sestri Ponente”. 2006 partecipa all’evento“Insoliti supporti”organizzato dal laboratorio di riciclo creativo Le Titere (Ge) a favore dell’ospedale Gaslini Genova. Dal 2007 Propone performance multimediali in luoghi inconsueti (discoteche, bar, piazze...) Dal 2005 ad oggi promuove l’arte come terapia in un Laboratorio Artistico presso la Cooperativa Sociale Villa Perla a Genova dove svolge il ruolo di Animatrice. Dal 2009 ad oggi i lavori eseguiti dagli anziani presso Labo Art Villa Marti, esposti a cadenza semestrale presso la Biblioteca Bruschi Sartori di Sestri P. hanno permesso di realizzare 13 mostre. Coinvolti nelle iniziative sociali legate al laboratorio Poeti e artisti emergenti della città di Genova. Dal 2013 ad oggi partecipa ad eventi poetici ideati dal Poeta Roberto Marzano e dall’attrice Maria Pia Altamore . Festival della Poesia, Stanza della Poesia Genova, La quercia e il filo d’erba, Festival della parola Chiavari 2013 Collaborazione con Giovani autori Caffè Shakerato Ist.N.Bergese condotti dalla docente di Lettere e Poeta Daniela Malini, Unicef, Michela Centanaro, Quarto Pianeta.. 2014 Ideatrice del gruppo di ricerca poetica Mimesis esordisce con L’urlo delle donne presso La claque Teatro della tosse, partecipa al Festival Internazionale di Poesia di Genova con "Impasse" Regia di Anna Solaro Teatro Ortica, 2014 Mimesis presenta Voci in viaggio Cinema Teatro cappuccini, L’alieno che è in noi Torriglia Ufo convention. 2014 e 2015 Festival Altramarea ideato da Angelo Tonelli a Lerici (SP) 2015 Raindogs House Night. Officine Solimano - Darsena del Porto di Savona. Reading a cura di Matlisklo Edizioni 2015/16 collaborazioni con Anffas Genova e Teatro sociale I calzini spaiati ospiti della Comunità di recupero tossico dipendenti di Trasta. Ha pubblicato poesie nel 2013 in antologia 100.000 Poeti per il cambiamento Ed. Lavinia Dickinson. Nel 2014-15 Antologia Poesie Aeree. Ed.Matisklo
LE OMBRE DEL SILENZIO Sono tornata ancora, nella brezza del rimpianto, per parlarti dell’ansia dei miei giorni, che il tempo ha ricolmato dei tuoi silenzi. Vienimi accanto e accogli la freschezza che il vento, dolce, m’insemina negli occhi. Ancora canta l’anima che non sa piegarsi al tempo. Ancora spera. Vorrebbe dirti tutta la sua attesa e il suo sostare dietro a una porta chiusa da chiavistelli forgiati nel mistero... Noi avevamo tutto un giorno da godere, ma lo sciupammo a contemplare l’ora. Ed è... già sera!
Ciò che fu vita ormai discende muta negli ambigui recessi del passato. Diventa goccia che evapora, nel palpito del sole, in sale amaro. Ma la memoria raccoglie ancora frammenti di emozioni che fluiscono lente in acque scure e dense. Procedono le ombre nell’oscurità del silenzio. Vanno verso diafane apparenze, ignari avanzi di attimi vissuti, scarne tracce del naufragio degli anni. Si smarrisce dentro transiti ignoti la mia anima. Si fa pallida attesa del soffio luminoso di una voce, sepolta nell’oblio della mia terra. Resta solo... la rappresaglia del silenzio, che arrossa deserti di gelo.
Emilia Fragomeni, nata a Siderno Marina (R.C.), vive a Genova dal ’66, dove si è laureata e ha insegnato Lettere Classiche. Socia e membro del Direttivo del “Corimbo” di Genova; socia e Accademica di numerose Associazioni Culturali in Italia e all’estero, si occupa anche di critica letteraria e di giornalismo. E’ membro di importanti giurie di premi letterari e promotrice di manifestazioni culturali. Collabora, anche mediante articoli e scritti, con le Comunità Libere e con le Associazioni Antimafia, con l’obiettivo di un riscatto dalla paura, dai soprusi e dalla violenza, seguendo lo slogan “Non limitiamoci a sperare, organizziamo la speranza!”. Scrive poesie e romanzi sin dall’adolescenza. Partecipa a concorsi nazionali ed internazionali, affermandosi spesso nelle prime posizioni. Ha vinto più di trecento concorsi, sia per la poesia che per la prosa. Ha vinto anche il I premio assoluto nel “Certamen” di poesie in latino e un I° Premio per il giornalismo. Ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui:“Il Trofeo Medusa Aurea” della Presidenza del Consiglio, il titolo di “Poeta d’Italia“, l’Oscar della cultura Italiana, l’Oscar della Cultura Europea, il titolo di “Cavaliere della Cultura”, il Premio per la Poesia per la pace “G. La Pira 2006, 2010, 2011”, il Premio Mondiale “Nosside” 2012, ecc. E’ Ambasciatrice della poesia “Nosside” nel mondo. Le sue poesie, le sue opere di narrativa e le sue critiche letterarie compaiono in numerose antologie, riviste letterarie e culturali e siti Internet; la sua biografia, con note critiche sulla sua poetica, compare anche sull’Enciclopedia degli Autori Italiani e sul “Dizionario della Cultura Europea. Ha pubblicato vari libri di poesie, tra cui “Alba sul mare della vita”, I ed. “I fiori di campo”, II ed. “Ed.“TigullioBacherontius"e “Il respiro del tempo”, casa ed. Montedit. “Lacci di vita”, ed. Vitale. Altri libri, di poesia e di narrativa, stanno per essere pubblicati.
Francesco Vico Classe 1982, originario dell'entroterra savonese. Un romanzo, una raccolta di racconti, una silloge di poesia, più qualche altra pubblicazione come eBook gratuito, qualcosa in antologie di concorsi, un paio di premi ed una manciata di prefazioni a libri di altri. Sotto una patina di ironia ed autobiografia stanno nascosti temi più complessi; sotto questi, ironia ed autobiografia. Tra gli ideatori delle "Raindogs Poetry Night", fondatore di Matisklo Edizioni, nella redazione di “Bibbia d'Asfalto – aperiodico di letteratura e arte varia”, coordinatore di eventi poetici e culturali.
La Storia dell'Uomo La Storia dell'Uomo di tutte le belle scoperte e invenzioni prende una piega del tutto diversa se vista dal punto di vista del dodo.
Lasciatemi essere Lasciatemi essere quella che sono con le mie complicate fantasie pungenti come silenziosi biancospini nelle loro stagioni sempre inaccessibili. Lasciate che le mia dita si perdano nell’errare stonato sulla tastiera ingiallita di un armonium a pedali, nella stretta verticale di una corda campanaria, primo volo sublime verso il cielo. Che importa se amo affondare i miei pensieri nella terra morbida e saporita spostando lombrichi preziosi. Non disturbate il mio sonno, di giorno. Preferisco la notte, a farmi compagnia, complice nei covi segreti che amo visitare, velo di strettissimo plissé perfetto nascondiglio di inconfessati desideri. Lasciate che io sia un po’ folle, estranea alla noia che fa ammalare le menti e spegne il mistero delle stelle più luminose. Lasciatemi in pace con le solite quisquilie, sciocchezze estreme di eventi scivolosi e labili. Vivo di spirito, forse per poco, ma so ancora danzare sulla punta scricchiolante di un vecchio pennino, eppure inutilmente mi nutro d’estro. Invano e invano e invano perché non si trova più d’inchiostro.
Quell’osare quell’andare …quell’osare quell’andare trascinati solamente da una tonalità minore alla ricerca del luogo perfetto per l’eternità niente significando la strada ai sensi avviluppati fra suoni cupi e colori tetri nell’intenzione di cogliere l’aurora che guarda il sole e nulla nulla più sorprende e strazia come la fine della luce… … e mi è sembrato di essere in viaggio dentro un tempo che so esistito, esistente ma non conosciuto del tutto… …infine, la realtà
Maddalena Leali nata a Desenzano del Garda (Bs) vive a Genova dal 1978. Maestra di Scuola Primaria, scrive quaderni di poesie, racconti, fiabe, saggi nel contesto dell’attività di docente. In tale ruolo, prende parte a progetti di livello nazionale per integrazione, recupero e approfondimento culturale in zone a rischio di dispersione scolastica. Opere letterarie: Spiccioli - Quaderno di poesie - 2010 Canto spezzato-Poesie Liberodiscrivere (2011) - XVII Festival della Poesia Esco dagli schemi - Quaderno di poesie e immagini – 2012 Cioccolata e altri racconti (7° volume collana “Voci dal terzo millennio”- collaborazione con la rivista Banchina) Libellule rosse - Liberodiscrivere (2013) Partecipa a numerosi concorsi ottenendo primi posti e altri ottimi piazzamenti, menzioni e consensi. Sue opere sono presenti in numerose antologie. Collabora con alcuni Circoli Culturali di Genova, Savona e Sirmione e scrive per la rivista culturale Banchina di Genova. Collabora con la rivista Tepee di Soconas Incomindios – Comitato di solidarietà con i popoli nativi americani.
Nel giardino del penale Tra insulti, rabbia e tristi creature la cosa bella che voglio ricordare è quel gattino che sento miagolare. Salici piangenti congelati sorrisi spenti privi di speranza tutto facciamo per migliorare la nostra misera esistenza appanna i sentimenti più profondi uccide lentamente tutti quanti a volte sembra d’impazzire e soffochi il pianto con muti lamenti. Se potessi aprire la porta a tutti quanti e dargli la possibilità di ricominciare una vita nuova senza più cadere in questo posto dove non esiste amore. Ripensando al miagolio del gatto che io credevo fosse amore invece ho capito piano piano che anche lui piangeva di dolore. Mimmo Marzano