Rodeo Magazine #52

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Euro

N. 52 Novembre Dicembre 2008 / Rodeo italia. Distribuzione Me.Pe. — Spedizione in a.p. -70% — Milano / 3,00 Euro

Mensile di Moda e Cultura Contemporanea.

BEST OF 2008 Fotografia

RAMAK FAZEL/ GERhARD RICHTER/ PETER BESTE Musica

EUGENE McGUINNESS/ ARABIAN PRINCE/ SERGIO RICCIARDONE Design

FRATELLI CAMPANA Leggere

TOMMASO PINCIO Calendario

2 POSTER DI PIN-UP

ISSN 1971-050x

Victoria! uNA BRAVISSIMA RAGAZZACCIA












Rodeo i ta l i a N. 52 NOVEMB RE /DICEMB RE 20 08

Direttore Massimo Torrigiani massimo@rodeomagazine.net

Direttore Creativo Tim McIntyre tim@rodeomagazine.net

Caporedattore Porzia Bergamasco porzia@rodeomagazine.net

Art Director Francesco Petroni francesco@rodeomagazine.net

Cinema & Musica Tommaso Toma tommaso@rodeomagazine.net

Fotografia Selva Barni selva@rodeomagazine.net

Moda (Attualità) Angelo Flaccavento angelo@rodeomagazine.net

Moda (Styling) Rossana Passalacqua rossana@rodeomagazine.net

Bellezza Ian Radolovich ian@rodeomagazine.net

Web & Progetti Speciali Pier Mario Simula web@rodeomagazine.net

In Stage: Didier Falzone e MaryNell Nolan-Wheatley Collaboratori Paolo Bocchi, Riccardo Campanale, Vanessa Chow, Jean-Michel Clerc, John Colver, Ivan Cotroneo, Giuseppe Gasparin, Joshua Jordan, Kesner Kidd, Paul Maffi, Enzo Mansueto, Leo Mansueto, Beniamino L. Marini, Franca Mazzei, Massimo Pamparana, Alberto Pellegrinet, Angelo Saponara, Tim Small, Bruno Staub, David Stewart, Vicky Trombetta, Christian Zingales. Advertising Michela Mosca michela@rodeomagazine.net Francesco Di Carlo fdicarlo@rodeomagazine.net Administration Connie Helena Vona connie@rodeomagazine.net Chief Operation Officer Roberto Rossi Gandolfi roberto@rodeomagazine.net

2008 2009 Ci siamo. Ci prepariamo a salutare un anno che va e a dare il benvenuto a quello che arriva. Rimpianti pochi, data la gravità con cui si è consumato il 2008, speranze tante. Voglia di cambiamento e voglia di vita. Lo leggiamo nel nostro Best of 2008 che quest’anno abbiamo chiamato Souvenir, stilato con “amici” di Rodeo e persone che si sono distinte nel corso di questi mesi, delle quali abbiamo presentato successi e novità anche tra queste pagine. Rodeo coglie il desiderio diffuso, rimanendo fedele a se stesso, e si prepara a cambiamenti. Il nuovo anno ci vedrà diversi, ma non vi diciamo di più perché amiamo le sorprese. Una la potreste trovare con questo numero: solo per 925 fortunati e solo a Milano – pardòn – un gioiello amuleto d’argento di Ugo Cacciatori, distribuito in esclusiva con noi. Un regalo di buon anno. Per la copertina dell’ultimo numero del 2008 abbiamo scelto il volto della signorina Cabello: aperto, sincero e ironico. La sua personalità, che la fa trovare dalla parte giusta anche nei momenti di tensione, ci sembra il migliore auspicio per tutti, anche per il 2009 •

Publisher Simona Varchi simona@rodeomagazine.net Rodeo Italy Srl Superstudio, via Forcella 13, 20144 Milano T +39 02 8940 5560 – www.rodeomagazine.it Fotolito Mygraph, via S. da Vimercate 27/5, Milano Stampa Arti Grafiche Mario Bazzi, via Console Flaminio 1, Milano Direttore Responsabile Porzia Bergamasco Reg. Tribunale di Milano n. 538 del 24/09/03

rodeomagazine.it

Fotografia Ramak Fazel

A Guillaume Dépardieu, attore, scomparso a Parigi il 13 Ottobre 2008. Dall’istrionico padre la fuga perenne / finché dopo una corsa la gamba non fu più / l’addio come Rimbaud solo trentasettenne / alcol, droga e motori: il poeta, forse, eri tu. Di Beniamino L. Marini I N C O P E R T I N A Victoria Cabello fotografata per Rodeo da Massimo Pamparana. Camicia vintage Wrangler.



N˚52/INDICE ARTICOLI

Calendario 28 Moda Diario delle Sfilate Donna PE 2009 33 Souvenir Best of 2008 43 Musica Arabian Prince 47 In copertina Victoria Cabello 52 Storie L’Angelo Egoista di Luca Romano 53 Pin-up 57 Storie John Barleycorn. Ricordi Alcolici di Jack London 61 Leggere Tommaso Pincio 65 Design Fratelli Campana 67 Leggere True Norwegian Black Metal 69 Musica Sergio Ricciardone 70 Musica Eugene McGuinness 76 10 Dischi Novembre-Dicembre 78 10 Dischi 2008 100 Freelance Appunti A Margine di Ivan Cotroneo 102 Uscire 104 Find 106 L’oroscopo 16

Gerhard Richter p. 72

Souvenir 2008-2009 p. 60

Souvenir 2008-2009 p. 33

Henrik Vibskov p. 46

Sergio Ricciardone p. 69

Souvenir 2008-2009 p. 62



NËš52/INDICE MODA & FOTOGRAFIA 20 24 26 30 36 72 80 88

Stile The Priest Bellezza Icone Stile Rosa Grigio Beige Bellezza Backstage Beauty Fotografia Portrait Party di Ramak Fazel Fotografia Overpainted Photographs di Gerhard Richter Moda Haute Tricot Moda Complementari

In copertina Victoria Cabello, p. 47. Fotografia Massimo Pamparana.

Giacca Maison Martin Margiela. Moda Susanna Ausoni e Giuseppe Magistro. Make-up Stefania Tranchino con prodotti Chanel. Hair Federica Tarocco.



16 /calendario 18

Il da fare questo mese.

NOVEMBRE giovedi MUSICA / CLUB

6

TO CLUB 2008 Festival Internazionale di Arti e Musica Elettronica, Ottava Edizione. Torino e Rotterdam. Fino all’8 clubtoclub.it ARTE / IL NOUVEAU RÉALISME DAL 1970 AD OGGI. OMAGGIO A PIERRE RESTANY A Cura di Renato Barilli. Milano, Pac. Inaugurazione h 18.30. Fino all’1/02

venerdi

7

8

comune.milano.it/pac

myspace.com/beatriceantolini

arte / VALERIO ROCCO ORLANDO: NIENDORF (THE DAMAGED PIANO) A Cura di Caroline Corbetta. Torino, Galleria Maze. Fino al 30/12 galleriamaze.it MUSICA / PIVOT Live. Firenze, Viper. Anche il 5 a Milano (La Casa 139), il 6 a Roma, con Four Tet (Circolo degli Artisti) e il 7 a Torino (Club to Club, Hiroshima Mon Amour)

ARTE / MARCO

MUSICA / FOUR

myspace.com/pivotpivot

myspace.com/fourtetkieranhebden

arte / Ultima Settimana per EURASIA A Cura di Achille Bonito Oliva. Rovereto, Mart. Fino al 16/11 mart.trento.it

BELPOLITI: DIARIO DELL’OCCHIO ”Percezione, Realtà, Società”. Conferenza h 18. Milano, Palazzo Reale comune.milano.it/palazzoreale

ARTE / ARTISSIMA

sabato

Internazionale d’Arte Contemporanea. Torino, Lingotto. Fino al 9 artissima.it MUSICA / BEATRICE ANTOLINI Live. Roma, Teatro Piccolo di Pietralata. Anche l’8 a Bassano Del Grappa (Shindy Club), il 28 ad Albenga (Su la Testa), il 29 a Firenze (Flog) TET Live. Torino, Supermarket (Club to Club). Anche il 6 a Roma (Circolo degli Artisti)

mercoledi MUSICA / HERCULES

12

AND LOVE AFFAIR Live. Milano,

Magazzini Generali myspace.com/herculesandloveaffair LA GRANDE MUSE Prima Mostra Italiana Dedicata alla Maison Francese. Roma, Oratorio di Sant’Angelo in Pescheria lalique.com ARTE / IL FUOCO DELL’ARTE “Schifano, Cucchi, De Dominicis, Sartorio”, a Cura di ABO. Roma, Auditorium Parco della Musica. Fino al 12/01 auditorium.com PERFORMANCE / ZOOM FESTIVAL Terza Edizione. Scandicci, Teatro Studio. Fino al 29 scandiccicultura.it DESIGN / LALIQUE.

venerdi MUSICA / ADAM

martedi DESIGN / CULTURAL

18

APPROACHES Inaugurazione della Mostra e Incontro con lo Studio di Architetti e Urbanisti AOC per il Ciclo “London-Rome: Work in Process”. Roma, The British School at Rome, h 18. Fino al 6/12 bsr.ac.uk PERFORMANCE / IL FRIGO Di Copi, con Eva Robin’s, Regia di A. Adriatico. Bologna, Teatri di Vita. Anche il 19 teatridivita.it musica / LIGHTNING BOLT Live. Verona, Interzona h 21 myspace.com/laserbeast musica / THE

NEW YEAR & CHRIS BROKAW Live. Bologna, Locomotivclub h 21.30 myspace.com/thenewyear

venerdi musica / FRANZ

FOTOGRAFIA / IPERPORTI

“Scali Internazionali di Letteratura”. Trieste, Teatro Miela. Fino al 22

Generali myspace.com/franzferdinand in Ceramica Installazione di Carla Accardi con un’Elaborazione Sonora di Gianna Nannini. Roma, Auditorium Parco della Musica. Fino al 7/01 auditorium.com/eventi/mostre PERFORMANCE / INSOLITI Sesta Edizione del Festival Internazionale di Danza Contemporanea e Ricerca, a Cura di Monica Secco. Torino, Cavallerizza Reale. Diversi Appuntamenti fino al 20/12 insoliti.com

28

ON THE RADIO Live. Milano, Magazzini Generali myspace.com/tvotr PERFORMANCE / QUELLI DI GROCK: LA LOCANDIERA Adattamento da Carlo Goldoni di Valeria Cavalli. Milano, Teatro Leonardo Da Vinci. Fino al 21/12 quellidigrock.it/teatro ARTE / Ultimo Giorno per le Tre Mostre degli Artisti Fabiana de Barros & Michel Favre, Wolfgang Weileder, Eléna Nemkova sulle Tematiche di Tempo, Spazio e Nutrizione. Milano, Galleria Assab One assab-one.org

19

trieste.com/cultura musica / SUBSONICA

Live. Firenze, Viper. Per le altre date

myspace.com/subsonica musica / OKKERVIL

RIVER Live. Milano, Magazzini Generali. Anche il 20 a Roma (Circolo degli Artisti) e il 21 a Bologna (Estragon) myspace.com/okkervilriver arte / Continua GIANNI CARAVAGGIO: SCENARIO R. Emilia, Maramotti. Fino al 22/02 collezionemaramotti.org

21

arte / Superficie

MUSICA / TV

mercoledi

martedi

FERDINAND Live. Milano, Magazzini

venerdi

14

GREEN Live. Firenze, Viper. Anche il 15 a Torino (Spazio 211) myspace.com/adamgreen1 DESIGN / D.A.B. A Cura di Ornella Corradini. Selezione dei Prototipi di Oggettistica per Artshop e Bookshop Museali Realizzati da Giovani Designer Italiani. Modena, Palazzo Santa Margherita. Fino al 6/01 comune.modena.it/galleria PERFORMANCE / NATURA DÈI TEATRI Performing Arts Festival. Fino al 20. Parma, Lenz Teatro lenzrifrazioni.it arte / Continua LA FALCE E IL MARTELLO: SIMBOLI DI FERRO L’Aquila, Muspac. Fino al 30 museomuspac.com

Alex Webb, Arresto di Messicani sul confine con gli Stati Uniti. In mostra a Lucca Digital Photofest ‘08 dal 15 Novembre all’8 Dicembre

giovedi

25

CINEMA / LO

SCHERMO DELL’ARTE Rassegna Cinematografica sull’Arte Contemporanea e Film d’Artista, a Cura di Silvia Lucchesi. Firenze, Cinema Odeon. Fino al 27/11 schermodellarte.org musica / LANGHORNE SLIM Live. Brescia, Lio Bar. Anche il 24 a Faenza (Clandestino), il 26 a Cesena (Nero Su Bianco), il 27 a Pisa (Orzo Bruno), il 28 a Roma (Circolo degli Artisti) e il 28 ad Agnano (Duel Beat) myspace.com/langhorneslim

sabato USCIRE / Ultimo Giorno per IO,

29

CICLISTA Tappa Italiana del Bicycle Film Festival che Celebra “l’Orgoglio Ciclistico Attraverso Film, Arte e Musica”. Milano, Luoghi Vari. In Corso, dal 26, Galleria Forni galleriaforni.it DESIGN / XMAS CRAFTS Mostra Mercato Natalizia di Artefatti. Torino, Miaao miaao.org PERFORMANCE / JEAN FRANÇOIS BORY: L’APOCALISSE DI GUTENBERG Libri Aperti o Accumulati del Poeta Tradizionale e Visivo. A Cura di M. Gazzotti e N. Zanoletti. Brescia, Berardelli Fino al 7/02 fondazioneberardelli.org

R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E

13

ARTE / DAN GRAHAM: SAGITARIAN GIRLS Milano, Galleria Francesca Minini. Inaugurazione h 19. Fino al 15/01 francescaminini.it MUSICA / MARTINA TOPLEY BIRD Live. Padova, Big Club. Anche il 14 a Roma (Circolo degli Artisti) e il 15 a Torino (Hiroshima Mon Amour) myspace.com/martinatopleybird MUSICA / DUFFY Live. Milano, Rolling Stone iamduffy.com MUSICA / Unica Data Italiana THE RESIDENTS Live. Roma, Circolo degli Artisti myspace.com/theresidents

sabato FOTOGRAFIA / LUCCA

15

DIGITAL PHOTO FEST ’08 Quarta Edizione del Festival Internazionale della Fotografia Digitale. Lucca, Sedi Varie. Fino all’8/12 ldpf.it PERFORMANCE / Socìetas Raffaello Sanzio: The Cryonic Chants, di C. Guidi e S. Gibbons. Cesena, Teatro Comandini h 21 raffaellosanzio.org/mantica arte / Continua il PRIMO SALONE DELL’ARTE ACCESSIBILE DI MILANO Artisti Indipendenti, Giovani Gallerie, Prezzi Accessibili, Incontri e Performance. Milano, Superstudio Più. Fino al 16 accessibleart.ch/milano

giovedi ARTE / HIDETOSHI

20

NAGASAWA: Albero di Farfalle Nuova Opera di Marmo con una Selezione di Opere su Carta. Milano, Galleria Marco Rossi Spirale Arte. Inaugurazione h 18. Fino al 18/01 spiraleartecontemporanea.it USCIRE / GEORGES PEREC ”Tra Cinema e Letteratura”, Incontro h 10; “Un Homme Qui Dort”, Proiezione e Tavola Rotonda h 16. Firenze, Istituto Francese istitutofrancese.it MUSICA / TEMPO REALE FESTIVAL Prima Edizione Dedicata alla Musica di Ricerca. Firenze, Cango Cantieri Goldonetta centrotemporeale.it

giovedi arte / O’

27

A.I.R.: ARTISTI IN RESIDENZA Presentazione dei Progetti. Milano, O’ o-artoteca.org ARTE / EDO BERTOGLIO: FINISH LINE Prima Personale dell’Artista Svizzero alla Galleria Pack, Trasformata per l’Occasione in una Catena di Piste per Slot Cars. Milano. Inaugurazione h 18 Fino al 24/01 galleriapack.com DESIGN / ACHILLE CASTIGLIONI DESIGNER Video di una Conferenza all’Université de Montréal, 1993, per “Videoagorà”, a Cura di S. Annicchiarico e A. Leclerc. Milano, Triennale h 19 triennale.it

DOMENICA ARTE / WILLIAM

30

KENTRIDGE “(Repeat) From The Beginning/Da Capo” Disegni, Sculture e Video. Venezia, Palazzetto Tito, Fondazione Bevilacqua La Masa. Inaugurazione h 11.30. Fino al 16/01 bevilacqualamasa.it DESIGN / Ultimo Giorno per SUPERHUMAN PERFORMANCE “L’Evoluzione del Tessuto per lo Sport”. Prato, Museo del Tessuto museodeltessuto.it DESIGN / Continua VIVA L’ITALIA “L’Arte Italiana Racconta le Città tra Nascita, Sviluppo, Crisi “. A Cura di L. Beatrice. Perugia, Palazzo della Penna. Fino all’11/01 comune.perugia.it



18 /calendario 20

Il da fare questo mese.

DICEMBRE MERCOLEDI

3

DESIGN / ENTRARE IN MCCANN Giornata Dedicata alla Selezione di Tre Aspiranti Art Directors per uno Stage presso la Società Leader nell’Advertising. Milano, McCann Erickson, h 9 mccann.com ARCHITETTURA / URBS 08 Seconda Edizione della Rassegna Internazionale sulle Trasformazioni Urbane. Roma, Salone delle Fontane dell’Eur. Fino al 5 MUSICA / GOTAN PROJECT Live. Milano, Alcatraz. Anche il 3 a Roma (Teatro Tendastrisce) myspace.com/gotanproject

GIOVEDI

4

CINEMA / SOTTODICIOTTO

TO RIVER “Florence Indian Film Festival” 8a Edizione Dedicata a Raj Kapoor. Diretto da Selvaggia Velo. Firenze, Cinema Odeon. Fino all’11/12 rivertoriver.it LEGGERE / PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI 7a Edizione della Fiera della Piccola e Media Editoria Organizzata dall’AIE (Associazione Italiana Editori). Roma, Palazzo dei Congressi. Fino all’8 piulibripiuliberi.it DESIGN / MOTORSHOW DI BOLOGNA Fiera. Fino al 14/12

culturemilan.com

motorshow.it

ARTE / AMY

LUNEDI

8

martedi MUSICA / CONCERTO

DI NATALE Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, Direttore Myung-Whun Chung. Milano, Teatro alla Scala teatroallascala.org arte / Continua 50 LUNE DI SATURNO Cinquanta Artisti per la Seconda Edizione della Triennale di Torino. A Cura di Daniel Birbaum. Torino, Vari Luoghi. Fino al 18/01 torinotriennale.it arte / Continua MATTHEW BARNEY: MITOLOGIE CONTEMPORANEE A Cura di Olga Gambari. Torino, Fondazione Merz. Fino all’11/01 fondazionemerz.org

WE DESIGN. WE PRODUCE Collezione di Oggetti degli Studenti della Libera Università di Bolzano. Roma, Galleria di Architettura Come Se. Fino al 28/12 comese.me.it MUSICA / DON CARLO di Giuseppe Verdi, Opera in Quattro Atti Diretta da Daniele Gatti. Anche il 10, 12, 14, 16, 19 e 21. Milano, Teatro alla Scala teatroallascala.org MUSICA / SUBSONICA Live. Rimini, Velvet. Anche il 6 a Bologna (Estragon) myspace.com/subsonica

MERCOLEDI

musicaperroma.it

MUSICA / YACHT

PERFORMANCE / KINKALERI ”Alcuni Giorni Sono Migliori di Altri. Fantasmi da Romeo e Giulietta”, per Art Fall Ferrara Contemporanea. Ferrara, Teatro Comunale, h 21 xing.it PERFORMANCE / L’ULTIMA GENERAZIONE di Centrale Produzioni per la Regia di Teo Paoli. Firenze, Teatro Affratellamento. H 21. Fino al 14 centraledellarte.it

12

venerdi

19

ANDY WARHOL: The Martha Graham Drawings Milano, Galleria Paolo Curti/ Annamaria Gambuzzi & Co. paolocurti.com arte / Continua MAN RAY: Unconcerned but not indifferent / Incurante ma non indifferente Nuoro, MAN. Fino al 6/01 museoman.it DESIGN / Continua ENZO MARI: L’Arte Del Design Antologica con 250 Opere del Designer Attivo dagli Anni Cinquanta per Torino 2008 World Design Capital. Fino al 6/01. Torino, Gam gamtorino.it arte / Ultimo Giorno per

domenica arte / Continua DALLA

SABATO musica / BABYSHAMBLES

13

Live. Milano, Alcatraz. Anche il

14 a Roma (Atlantico Live) babyshambles.net musica / Plaid + Prefuse 73 Live. Per Control+C Festival. Carpi, Teatro Comunale h 21.30 controlcfestival.com FOTOGRAFIA / “Araki, Sugimoto, Moriyama, Cao Fei, Fudong”. A Cura di Filippo Maggia. Modena, Foro Boario. Fino all’1/03 fondazione-crmo.it USCIRE / MEMORIE DEL FUTURO Incontro Con Teresa Bettarini, Giovanni Gozzini, Marino Rosso. Firenze, Teatro Affratellamento, h 16 – 20 centraledellarte.it

domenica ARCHITETTURA / ECOSOFT

21

ART Ultimo Giorno per Visitare le Installazioni della Mostra, che ha Inaugurato l’Apertura Ufficiale del Parco Arte Vivente di Torino parcoartevivente.it arte / Continua SONIC YOUTH ETC.: SENSATIONAL FIX A Cura di Sonic Youth e Roland Groenenboom. Bolzano, Museion. Fino al 4/01 museion.it arte / Ultimo Giorno per ZAFOS XAGORARIS Prima Personale in Italia, per Going Public ’08 Port City Safari. Un Progetto di Amazelab. Sassuolo, Centro Culturale Casa nel Parco. In corso dal 22/11 amaze.it

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PREISTORIA AL FUTURO “Capolavori della Collezione Bischofberger”. A Cura di M. Bischofberger. Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli. Fino all’1/03 pinacoteca-agnelli.it arte / Continua SWETLANA HEGER: SMOKE “Liberté Toujours” Milano, Effearte. Fino al 19/01 effeartegallery.com arte / Continua RIFLESSIONI GEOMETRICHE Collettiva di F. Candeloro, M. Di Giovanni, P. Hausmeier, V. Lamouroux. A Cura di Walter Guadagnini. Milano, Galleria Galica Fino al 7/02 galica.it

R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E

PERFORMANCE / PROVANDO

10

myspace.com/shitandshine

Fake Live + Dirty Sound System Dj Set. Per Control+C Festival. Carpi, Teatro Comunale, h 21.30 controlcfestival.com FOTOGRAFIA / Continua FOTOGRAFIA ASTRATTA ”Dalle Avanguardie Al Digitale” Verona, Centro di Fotografia Scavi Scaligeri. Fino all’11/01 comune.verona.it/scaviscaligeri ARTE / Continua DEPERO Opere della Collezione Fedrizzi. Venezia, Museo Correr. Fino all’1/03 museiciviciveneziani.it

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DESIGN / FUCINA

AND SHINE Live. Roma, Init. Anche il 7 ad Ancona (Thermos) e il 9 a Milano (Magnolia)

musica / Nathan

BAYADÈRE Balletto in Tre Atti con S. Zakharova e R. Bolle, Diretto da Philip Ellis. Coreografia di Natalia Makarova. Anche il 17 e il 20 teatroallascala.org musica / JACK DANIEL’S LIVE TOUR 2008 Contest Tra le Band Iridyum, Supravisitor, Waterwings, Havet e Octopus. Guests Sud Sound System e Bag A Riddim Band. Milano, Rolling Stone, h 21 jacktiascolta.it arte / Continua CARLO CARDAZZO “Una Nuova Visione dell’Arte” Collezione del Grande Gallerista. Venezia, Peggy Guggenheim. Fino al 9/02. guggenheim-venice.it

7

MUSICA / SHIT

VENERDI

performance / LA

DOMENICA

IN NOME DELLA MADRE di Erri De Luca. Regia di Simone Gandolfo. Roma, Auditorium Parco della Musica. Anche l’11, h 21

Live. Faenza, Clandestino. Anche il 9 a Roma (Akab), il 10 a Padova (Stalker), il 12 a Ferrara (Zuni) e il 13 a Carpi (Mattatoio) myspace.com/yacht FOTOGRAFIA / Ultimo Giorno per RAY K. METZKER Retrospettiva a Cura del Museo de l’Elysée di Losanna. Milano, Galleria Carla Sozzani galleriacarlasozzani.org

18

CINEMA / RIVER

6

SOL: Works of Water and Smoke A Cura di Alessandro Papa e Gloria Mazzocchi. Inaugurazione h 18. Fino al 15/01. Roma, Mondo Bizzarro Gallery mondobizzarro.net performance / MALAFESTIVAL. ARS IN MALA CAUSA 2008 Festival Internazionale di Arti Performative. A Cura di Servi di Scena Opus RT. Torino, Cavallerizza Reale, Fino al 9, e ad Avigliana (La Fabrica) dal 12 al 14 opusrt.it ARTE / Ultimo Giorno per MARIKO ISOZAKI Opere in Ceramica. Milano, Cardazzofactory navigliomodernart.com

giovedi

5

FILMFESTIVAL “Torino Schermi Giovani”. Diretto da S. Cortellazzo e A. Garbarini. Torino, Luoghi Vari. Fino al 13 sottodiciottofilmfestival.it FOTOGRAFIA / RESPONSABILITY Mostra con i Lavori degli Studenti del Master Forma-Naba Ispirati da Jack Daniel’s. Milano, Forma. Fino all’11/01 jackdaniels.com ARTE / Ultimo Giorno per JEAN COCTEAU “Le Joli Coeur, Omaggio alla Moda di un Seduttore”, a Cura di M. Carrera. Milano, Galleria del Centre Culturel Français

SABATO

Swetlana Heger, “Smoke (Abstraction) 8”, 2008. Galleria Effearte, Milano

VENERDI

MARTEDI

design / Chiude Domani DALLE

30

CITTÀ DELL’ALDILÀ A Cura di E. Biffi Gentili. Opere Inedite di E. Sottsass e Omaggi alla Memoria del Pittore Pierre Clayette e all’Architetto Toni Cordero. Torino, Miaao. miaao.org arte / Ultimo Giorno per INSIDE NOSTALGHIA Mostra Pop-Surrealista dorothycircusgallery.com fotografia / Ultimo Giorno per PAPARAZZI Mostra Dedicata a Geppetti, Nanni, Praturlon, Secchiaroli e Galella. Piacenza, SS. Vergine del Carmelo photology.com



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Stile/ THE‌ PRIEST

Fotografia Bruno Staub. Moda Jean-Michel Clerc. R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E


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Giacca e pantaloni di lana comme des garรงons homme plus. Camicia di cotone a righe ermenegildo zegna. Cappello di lino ann demeulemeester.

R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E


24 /stile

Giacca di lana e jeans comme des garรงons homme PLUS. Camicia lunga di lino nero ann demeulemeester.

R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E


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Giacca di lana e camicia di pizzo comme des garรงons homme PLUS. Modello Roman/Ford Models Europe.

R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E


24 /bellezza Icone

Fotografia ALBERTO PELLEGRINET Realizzazione ian radolovich

Dall’alto in basso: Flower Bomb viktor & rolf. chanel N°5. Fracas Robert piguet. Fifth Avenue elizabeth arden. Estratto di profumo dell’Instant Magique Guerlain. Magnifique Lancôme.



26 /stile Rosa Grigio Beige

Da sinistra a destra, dall’alto: Tronchetto Casadei. Portadocumenti Gucci. Occhiali Christian Dior. Occhiali Gucci. Portafogli Gucci. Scarpa di gomma Marni / Sandalo Marni. Borsa McQ-Alexander McQueen. Occhiali Giorgio Armani. Cintura Coming Soon. Portachiavi McQ-Alexander McQueen. Occhiali Gucci / Pochette Calvin Klein. Bracciale Prada. Occhiali Marni. Occhiali Ray-Ban. Orologio Calvin Klein Jeans. Fondotinta Elizabeth Arden. Occhiali Alexander McQueen. Borsa Marni / Luxury body cream My Breil. Occhiali Max Mara. Scarpa DIEGO Dolcini. Cipria Elizabeth Arden. Tronchetto Casadei. Borsa Marni. Bracciale Momaboma. Crema Chloè. Foulard Hermes / Borsa Frankie Morello. Rossetto Elizabeth Arden. Foulard Hermes. Cintura Gas. Occhiali Vogue. Foulard Pucci. Clutch McQ-Alexander McQueen.

Assistente stylist: Michela Natella

Fotografia alberto pellegrinet Realizzazione ROSSANA PASSALACQUA



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Tutto è niente Da un estremo all’altro. Moda donna, da Milano e Parigi, PE 09 Mentre il mondo va a rotoli, il richiamo della natura si fa prepotente, ma altrettanto Presagi d’estate. In barba forte è la seduzione dell’artificio, dell’elucubrazione che protegge. È la lotta del bozzolo contro lo spigolo, dell’organico contro l’inorganico. Natura versus cultura: all’opinione comune, la moda non nasce, né si una dicotomia elettrizzante, vecchia quanto il mondo. L’azione è polarizzata. Da consuma, nella torre d’avorio. È impastata, sporca di Louis Vuitton, Marc Jacobs si abbandona al kitsch tribale puntando, spavaldo e irresponsabile, sul lusso estremo. Mescola B-movie Anni 40, cotè avventura, e realtà, anche se poi i segni del tempo prendono vie disco chic Anni 70, cotè YSL, e assembla in ogni singolo pezzo, abito o accessorio imperscrutabili, sibilline, non di rado contraddittorie, che sia, pelli, stoffe, sete, monili, nappe, nappine, cordelle e ogni altro ben di dio. L’effetto è esilarante: una stratigrafia enciclopedica, ispirante e impazzita; più spesso premonitrici, occasionalmente anacronistiche. styling che design, forse, ma piena d’energia. Anche da Dior è tempo di tribal chic, ma qui l’urgenza di vendere, la necessità di fatturare generano solo piattume e Con la recessione che avanza a spron battuto, blandizia, gli stessi che, mutatis mutandis, ammorbano l’aria da Gucci, dove Frida Giannini è in vena di safari e gender bending. In tre mesi, c’è da scommettere, gli strombazzata da media voraci pronti a abiti foulard e i tailleur pantaloni in colorini off genereranno comunque una marea spettacolarizzare tutto pur di alzare l’audience – di copie da Zara, H&M e compagnia. Non importa cosa faccia, infatti, la signora colpisce sempre l’immaginario nazional-popolare: la sua estetica è accidenti a Debord e alla sua Società dello spettacolo! Giannini persuasiva perché blanda; aspirational, non inspirational, se ci si passa l’anglismo. – le sfilate milanesi e parigine per l’estate 2009 hanno Tutt’altra storia il purismo ancestrale del maestro Raf Simons, che da Jil Sander sutura Africa e Man Ray, istinto e raziocinio, purezza e decoro in una superba, così inevitabilmente risentito dell’andazzo e compatta collezione che è un’ode a sensualità e movimento, coi flapper neo-geo che si intravedono sotto gli spolverini ritagliati o le giacche maschili, e le frange di seta dell’incertezza generali. Sospese nel non-tempo del che tracciano secche calligrafie per ogni dove. Simons continua a lavorare in tempo anticipato – un’aporia del sistema che giova solo sottrazione, ma non rinuncia all’anima, ed è questo che lo rende unico. Tribale bon ton? C’è anche quello. Da Miu Miu la vernice spray sporca gli abitini a princesse, ai copioni, e che andrà presto risolta o si rischia il con grembiule in pendant, fatti di iuta da sacco e raso sbrindellato, e il risultato è sberleffo molto chic. Junia Watanabe, dal canto suo, frulla cotoni stampati, collasso – attraversate da correnti di puro horror vacui, uno jeans e sangallo, forme a sacco e silhouette a clessidra, e inventa l’Africa Belle Epoque, mentre Ann Demeulemeester drappeggia bozzoli e scopre le gambe, nel loro alternare mancanza di idee a guizzi trovando, finalmente, una leggerezza che le era estranea. d’invenzione, rischio a sicurezza, le passerelle hanno dimostrato, ancora una volta, a colpi di pesantissime frivolezze, che i momenti di crisi generano estremismo. È una stagione di contrasti, di tutto e di niente, insomma, ma non è affatto detto che sia un male.

R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E

prada

jil sander

balmain

miu miu

burberry

dries van noten

yves saint laurent

Testo Angelo Flaccavento


moda/31

R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E

rick owens

Quando il gioco si fa duro, i duri ci danno sotto col teatro. Eh sì sì, la vita è cabaret, o magari tutto un film. Gareth Pugh, all’esordio parigino, fonde horror fantascientifico, dramma elisabettiano e cinema espressionista, Oscar Schlemmer ed Ettore Sottsass, Silenzio degli innocenti e Dottor Caligari in un freak show che non perdona. Gorgiere e strutture snodate, cappotti armatura e tubini mozzafiato sono la sua risposta, affermativa e singolare, all’incertezza dei tempi moderni. Lanciato per aria ogni buon senso, Dolce & Gabbana sostituiscono il tailleur pantaloni col pigiama, e l’abito da signora con lamè e strane geometrie, riempiendo le robes de soire di così tanti fiori da fare invidia all’Arcimboldo. Da Marni, nel frattempo, Colombina se la fa con Arlecchino, gioca con pattern e colore, e il caos diventa la nuova frontiera della seduzione. Per la Maison Margiela, invece, è tempo di compleanno e avanspettacolo, di parrucche che nascondono il volto e di ondeggiar di proporzioni, da micro a macro e ritorno. Manish Arora si dà al circo, con intelligenza, e ci tocca il cuore conservando lo stupore di un bambino. E John Galliano, uno che di teatro ne sa più del diavolo, cosa fa invece? Ripete all’infinito la solita fantasia napoleonica. Che disdetta: in tempi di magra, da un creatore del suo calibro ci si aspetterebbe l’impennata che dà la strada, non la ripetizione. Giocar sul sicuro, del resto, non è affatto detto che sia un bene, oggi più che mai. Alla povera Alessandra Facchinetti, col suo talento afasico e garbato, è costato addirittura il posto di direttore creativo da Valentino, e questo dovrebbe far riflettere un po’ tutti. Sì è vero, i tempi sono duri, ma non tutto è perduto. Lunga vita alla follia, e se non abbiam ragione nell’immediato, ai posteri l’ardua sentenza. Au revoir et merci! •

dolce e gabbana

hussein chalayan

louis vuitton

margiela

gareth pugh

Con l’istinto, anche il sesso guadagna la ribalta. Persino Miuccia Prada, una che non fa niente senza motivo, ci dà sotto di curve e sensualità. La donna bionica anni 80, in questa temperie, riacquista un suo perché. Da Balmain i tutù e i blazer ricamati, con le megaspalle, indossati sui jeans stretti e rotti ricordano, forse troppo da vicino, il Versace dei tempi d’oro. Riccardo Tisci, da Givenchy, cita anche lui Versace, e la Madonna sporcacciona di Sex, a suon di leggings intarsiati e bondage chic. Per Roberto Cavalli e Donatella Versace è tempo di clessidre e microscopiche crinoline, e in fine da D&G ricompare, in versione supersexy, il lamè plissè che, nel decennio dell’eccesso, fu il marchio di fabbrica di Krizia. Se lo ricorda nessuno? Dagli 80 in su e in giù, il circo dei revival, intanto, prosegue inesorabile, perché il già visto e il già fatto sono un bene di rifugio in tempo di tenebra. Ce n’è per tutti i gusti, dagli Anni 20 di Dries Van Noten ai 30 di Antonio Marras, dagli Anni 50 di Giambattista Valli ai 70 alla Charlie’s Angels, con uno spruzzo di Halston, di Dsquared2. Meno letterale, da YSL Stefano Pilati mescola Oriente e Occidente, Anni 50 e chimono a suon di volume e fiocchi sparsi, ma l’amalgama, alla fine, ha un che di forzato.

Grazie al cielo, non mancano i creatori che al passato non guardano nemmeno. Rick Owens, ad esempio. Le sue donne, velate come suore o come nomadi, falcata marziale e fare fiero, indossano tute corte, giacchini annodati e lunghi spolverini. Sono insieme monastiche, minacciose e seducenti, perché non è detto che il sex appeal stia in una mini vertiginosa, o in un reggiseno in bella vista. Haider Ackermann, non lontano, si barcamena tra aggressività e delicatezza coi suoi pepli di jersey sfumato chiusi da robuste zip di metallo, e i giubbotti da aviatore che diventano body. Sharon Wauchob, dal canto suo, dimostra che anche pizzo, tulle e point d’esprit sono roba da giungla d’asfalto: basta il rigore appassionato del taglio, unito a una sensibilità morbida, ma non leziosa. È il punto di vista nuovo che rende le cose nuove. Wauchob crea il punk etereo, e ci sorprende. Alber Elbaz, l’israeliano sornione che ha trasformato Lanvin in un fenomeno, si produce invece nell’ennesima prova di taglio elementare e glamour nonchalant. L’effetto seduce, ma questa volta manca la scintilla. Peccato.

givenchy

Altrimenti, è sintesi, artificio. Nicolas Ghesquière, da Balenciaga, ha in mente madonne galattiche, tra Star Trek e Hans Memling. Pallide ed esangui, il corpo nascosto dentro calzamaglie di lurex che non lasciano un solo centimetro di pelle in vista, indossano corti abitini a trapezio di metallo plissè, o completi pantaloni da cavalcata galattica. L’atmosfera è asettica, ma una vena di malinconia corrode tutto, portando il pensiero in direzioni inaspettate. Per contro, le lady di Roberto Aquilano e Tommaso Rimondi per Gianfranco Ferrè, chiuse in abiti a clessidra che paiono piegati nel metallo, più che cuciti con la seta, peccano d’eccessivo virtuosismo, così come gli automi prismatici di Bruno Pieters: troppa precisione stroppia, annullando ogni emozione. Ad appassionarci davvero, allora, è il caos molecolare di Rei Kawakubo per Comme des Garçons, con gli abiti frattalici, le geometrie impazzite, la plastica e la gomma, con l’Uomo Nero ricoperto di petali e la parrucca di Maria Antonietta in testa, oppure il futurismo eolico di Hussein Chalayan, col vento che modella sul corpo il pvc fuso e il neoprene ritagliato. È quando la moda prende queste tangenti impervie che creazione e pensiero generano il nuovo: nel caos con metodo, finalmente, anche natura e artificio trovano equilibrio, e la via al progresso è aperta.


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Backstage Beauty

Fotografia Brian GEORGE A cura di ian radolovich

power mascara L’abbiamo visto anche alle ultime sfilate di Milano (e nei backstage). La rivoluzione nel make-up passa dagli occhi, prima arma di seduzione. Ciglia definite, allungate, moltiplicate all’infinito le promettono tutti i mascara, ma Lancôme è andata oltre studiando uno spazzolino auto-vibrante. Un micro motore di 3 cm provoca 7.000 oscillazioni al minuto per un’applicazione che distende, ridisegna, ricurva e infoltisce. Così il nuovo Ôscillation fa vibrare lo sguardo di tutte.

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we will have no credits


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Ellington Hotel

Hotel Yasmin

Ellington Hotel

Hotel Yasmin Politickych veznu 12/913, 110 00 Praque 1, CZECH REPUBLIC In Prague, hotels have been doing their best to meet the newest design standards. A perfect example for that is the hotel Yasmin in the Old Town of the city. Already upon entering the hotel one can see that steady hands and refined taste have formed the establishment. This impression continues when entering the stylish rooms. In the restaurant ‘Noodles’, the focus is on international cuisine. On warm days, one can dine in the atmospheric inner courtyard, where a pathway leads to the famous Wenzelsplatz. The in-house health club offers relaxation and catharsis for body and soul. The conference- and meeting rooms for up to 130 people complete the hotel’s service offer.

Ellington Hotel Nürnberger Str. 50-55, 10789 Berlin, GERMANY For months, heavy reconstruction has been taking place behind the 185-meter façade, and in March 2007, a new and fashionable hangout has opened its door here: the ELLINGTON HOTEL BERLIN. This design-hotel is fully styled throughout, including the Tower Suites, with a stunning view over the Gedächtniskirche, the Winter Garden, a stylish inner courtyard, and the Femina Palast ballroom. Defined lines characterize the whole timeless and casually elegant design of the hotel. The ELLINGTON offers a genuine feel-good atmosphere in spite of the stylish ambience, whether it is in the lounge area, or the Lobby, which connects the breakfast area to the restaurant “Duke”, or in the gym area in the basement with access to the inner courtyard and the refined bar, which looks over the restaurant and the lobby. Subtle lighting, a show kitchen with international crossover-cuisine on offer, fancy cocktails – the hotel has all the right elements for a fashionable hangout on the Nürnberger Strasse. This concept is enhanced by eight commercial outlets, some of which, including the restaurant, have access from the Nürnberger Strasse to the Hotel. R o d e o M aga z i n e N O V E M B R E / D I C E M B R E


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SOUVENIR 2oo8/2oo9 In 55 ci hanno lasciato ricordi e testimonianze come souvenir del 2008. Eventi e pensieri pubblici e privati, individuali e collettivi. Gli abbiamo chiesto di indicarci le 3 cose che più li hanno colpiti di più nel 2008 (abiti, concerti, dischi, eventi, fatti, film, libri, luoghi, mostre, oggetti, scarpe...) e 1 cosa attesa dal 2009. Fatti e auspici che incrociano da parte a parte il mondo. Obama ha conquistato tutti, e mentre chiudevamo questo numero poi ha vinto!, come sembra aver conquistato molti la voglia di bambini, di amore per cose, persone e per la Terra. Un pensiero a se stessi e un pensiero per tutti. Sono tante le cose da salvare, proteggere e preservare. Grande anche il desiderio di condividere visioni e aspettative. È difficile sfogliare un anno intero in 12 pagine, lo sappiamo, ma qui crediamo ci sia una selezione significativa e tanti punti da unire e da incrociare per continuare a far vivere quello che desideriamo e per disegnare i propri percorsi personali.

Alejandro Aravena —

41 anni, architetto (nella foto), Santiago del Cile. A Settembre la Biennale di Architettura gli ha conferito il Leone d’Argento come Miglior Progettista Emergente per Elemental. alejandroaravena.com - elementalchile.cl 1. Il 50% della popolazione mondiale vive in aree urbane: le città sono il più potente veicolo per produrre ricchezza e sviluppo e sono una scorciatoia per il raggiungimento dell’uguaglianza. Più gente urbanizzata c’è, meglio è. 2. La crisi. Sarà la forza di ognuno per focalizzare lo stretto necessario e investire solo in quei progetti con alta priorità, rimandando, c’è da augurarselo, la costruzione di quell’incredibile quantità di spazzatura che mostrano i media. 3. La nascita di nostra figlia Rita, un paio di giorni fa (la penultima settimana di Ottobre, ndr) che insieme con Americo e Malu ha completato la nostra famiglia. Per il 2009. Niente. Io non aspetto, io lavoro. La “luna artificiale” di Wang Yu Yang, a “Cina Cina Cina”, CCCS, Firenze

Anders Nilsson —

Regista svedese. Racconti da Stoccolma, il suo ultimo film ha ottenuto il prestigioso Premio Amnesty International al 57° Festival di Berlino. 1. Roma. Sentire attraverso questa città la storia antica, finalmente vedere ciò

che avevo guardato solo attraverso centinaia di film. Poter gustare la sua magnifica cucina. Alla fine, in realtà, essere semplicemente lì, con mia moglie, le mie due figlie e al tempo stesso godere di tutti gli apprezzamenti sul mio film da parte del vostro pubblico e della stampa italiana. 2. Una storia costruttiva. In un piccolo appartamento appena fuori da Stoccolma, appartenuto a un uomo molto vecchio, ho percepito improvvisamente molte cose della Storia prima e dopo le due guerre mondiali. Era come vedere una luce attraverso una scura galleria, improvvisamente per me il puzzle diventava chiaro. Un’esperienza che sarà nella mia prossima sceneggiatura! 3. The Wire Quinta Stagione. Il migliore poliziesco che ci sia mai stato in tv.

alessandro ludovico —

Esperto di media e arte digitale. Direttore di Neural neural.it 4 Cose. 1. Disco: Ryoji Ikeda, Test Pattern. Una gragnuola di frequenze digitali che in un caos ordinatissimo si dipanano nell’apparato uditivo dell’ascoltatore. 2. Libro: Cass R. Sunstein, Infotopia. Le vie pratiche per esser parte di menti collettive. Il cosiddetto web 2.0 fuori dalla propaganda. 3. Mostra: Cina Cina Cina!!! alla Strozzina di Firenze. Brillanti giovani artisti cinesi andati a pescare sul luogo invece che prestati dai soliti giri internazionali. 4. Scarpe: Kalenji a 12 Euro da Decathlon.

Per il 2009. Il mio terzo bambino. Mia moglie lo darà alla luce a Marzo.

Per il 2009. Una sorpresa positiva dagli effetti negativi della crisi economica. In alto: “The Wire”. In basso: Una scena da “Racconti da Stoccolma”

Un’opera di Zhang Wei, in mostra a “Cina Cina Cina!!!”, Firenze

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36 /souvenir andrea lissoni

Barbara Franchin

Storico dell’arte e curatore indipendente. Tra le altre cose xing.it

1. Gradisca d’Isonzo (Go), 07.03.08,

h. 21, Cinema Bergamas. Tarrafal di Pedro Costa, 2007. Il film nero, atlantico, antichissimo, splendente e ipercontemporaneo del cineasta più titanico, fragile, maestoso, sconfitto e indiscutibile degli ultimi anni. Tarrafal è stato un campo di detenzione salazarista, nell’arcipelago di Capo Verde. Nel film non si vede mai. Ma il film evoca misteriosamente uno dei periodi più affondati nell’incubo e salmastri che io abbia mai passato. A Tarrafal, appunto, isola di Santiago, neppure troppi anni fa. 2. Barcellona, 20.06.2008, h. 19.30, Hall del Macba, Yellow Swans. Un avvio lento, progressivo. Poi i droni iniziano a sovrapporsi e la tempesta si scatena delicata. Sono qui quasi appositamente. Non so quanti se ne siano accorti. Credo nessuno in fondo, come accade con i piccoli grandi piaceri

— personali. Ma con il loro ultimo live prima di sciogliersi, Yellow Swans sono il primo vero pezzo anni ’00 che scompare. 3. Locarno, 14.08.08, h. 19, sala Ex-Rex. Carmelo Bene, Nostra signora dei turchi (versione restaurata), 1968. Piove. È quasi Ferragosto. Intorno a me le persone rispondono scribacchiando nel buio alle domande di un estenuante quiz cinematografico messo in piedi da Moretti. In palio una residenza a Vienna con giro di pasticcerie e degustazione di torte Sacher. La sedia è umidiccia, finta pelle. Mi sento fuori luogo nel brusio, quasi in imbarazzo. Poi un bagliore. È la luce folgorante del Castello di Otranto. Nostra Signora è un formidabile film-architettura, lunatico e dissociato. Sono a casa.

Trieste. Direttore e fondatore, EVE/ITS. Pasionaria della creatività indipendente itsweb.com 1. Coldplay, Viva La Vida. Adoro gli U2, ed era difficile che non apprezzassi

un album prodotto da Brian Eno. I Coldplay mi sono sempre piaciuti, ma stavolta hanno davvero colpito nel segno. Un inno alla vita energico e dirompente con il quale spesso inizio le mie giornate. 2. Usain Bolt. Per la finale dei 100 metri avevo il cuore in gola e la pelle d’oca. Una falcata incredibile, le braccia al cielo molto prima del traguardo mentre gli avversari erano già inesorabilmente lontani. La mano che batte sul petto, lo sguardo rivolto al pubblico. Una mescolanza di presunzione, eleganza, sicurezza nelle proprie capacità: elettrizzante! 3. The Arcade Fire, No Cars Go. Credo di poter dire che è stato l’inno del mio 2008, forse una delle canzoni più belle nella mia personale classifica di tutti i tempi. Ho letteralmente consumato il cd e il mio i-Pod ascoltandola. “Between the click of the light and the start of the dream... Women and children, let’s go!!!”. Incredibile l’energia che riesce a trasmettermi... Per il 2009. Non mi aspetto nulla. Lascerò che le cose vengano da sé,

affrontandole al meglio. Come del resto ho fatto sempre in tutta la mia vita. Per il 2009. Primitive di

Apitchapong Weerasethakul. Tutto quello di giunglesco, disarmante e profondamente poetico che mi aspetto di non capire, di non poter inquadrare e proprio per questo di amare.

MGMT, Rodeo Aprile 08

Caroline Corbetta —

Critica d’arte e curatrice indipendente. Vive e lavora a Milano 1. Il mosaico allegorico del pavimento della cattedrale di Otranto realizzato dal Monaco Pantaleone intorno al 1100 d.C. (visto per la prima volta in Agosto). 2. La città di Tokyo (visitata per la prima volta in Settembre). 3. Il pezzo Electric Feel dei newyorkesi MGMT. Per il 2009. Una speranza alimentata dalla crisi dei mercati internazionali, che almeno abbia un risvolto positivo sul sistema dell’arte riportando in auge i contenuti, la sperimentazione e la sincerità.

cay sophie RABINOWITZ

Una scena di “Tarrafal” e Carmelo Bene

ASIA ARGENTO

Critica d’arte e curatrice indipendente, editor-at-large, Art In America, New York artinamericamagazine.com

Attrice, regista e cantante asiargento.it

1. Quello che indosso. I miei capi preferiti che mi sono stati leali per

1. Gomorra di Garrone, l’unico film bello che ho visto quest’anno. Finalmente

un film che non ti dà risposte e neanche alcuna forma di redenzione. 2. La reissue delle Vans con la stampa della copertina di Killer degli Iron Maiden. 3. Un disco meraviglioso: The Nightmare of J. B. Stanislas di Nick Garrie. Per il 2009. Il mio motto: live fast, die old, sempre valido.

mesi: una blusa di seta nera di RM by Roland Mouret; i perfetti stivaletti di tela blu con tacchi alti di legno leggero di Pierre Hardy; una giacca di pelle leggera di Costume National con le maniche a 3/4. Avendoli indossati in varie combinazioni dalla scorsa primavera ed essendo convinta che quando qualcosa funziona è meglio non cambiarla; se l’inverno richiederà l’aggiunta di più di uno strato, dovrò probabilmente migrare a sud dove il clima è adatto ai miei vestiti. 2. La mostra Notations alla Akademie der Kunste di Berlino. Il Modernismo ha riscoperto fenomeni immateriali, risonanze morfiche, strutture seriali e onde sonore per stabilire una relazione tra concetto e ripetizione rendendo processi in bozza opere autonome. 3. Colazione a letto all’Hotel de Seine a Parigi. Per il 2009. To Life, Liberty, and a New President.

Asia Argento in un ritratto di Michele Civetta per Rodeo Aprile 08

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La Cour des Augustins Rue Jean Violette 15, 1205 Geneva, SWITZERLAND The concept of the “La Cour des Augustins“ is based on individuality and the diversity of the interior design. Near the old town and in the heart of the Augustine quarter, it is the ideal address for business people and tourists. The hotel has 10 rooms and 30 suites which combine ultramodern design with the utmost in comfort. Next to the contemporary top brand-name furniture you will also find much that is original, by young Swiss designer Philippe CRAMER. Many an accessory can also be found in the in-house boutique.

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Fotografia/ramak fazel: PORTRAIT PARTY A cura di SELVA BARNI Questa

moltitudine di volti appartiene a 43 dei 50 delegati del Partito Repubblicano degli Stati Uniti d’America. Ramak Fazel, fotografo statunitense di stanza a Milano, li ha ritratti il 1° Settembre 2008 a St. Paul, Minnesota, nel breve arco di un’ora, prima del discorso di McCain durante l’ultima convention pre-elettorale del partito. Come sempre in Fazel, anche qui si intrecciano molti temi: la (ri)scoperta del suo paese, osservato “a distanza”; l’analisi e la pratica di riti personali e collettivi; l’interazione tra luoghi e persone; l’assenza e il non finito. Così, questo reportage apparentemente solo documentaristico si apre a nuove storie: il fotografo ha chiesto e ottenuto da ognuno dei delegati un biglietto da visita, superando l’iniziale diffidenza e proiettandoci su quella linea di confine, intorno alla curiosa relazione che c’è tra come le persone appaiono e come si rappresentano, tra come siamo e come vorremmo essere percepiti. Non avendo potuto fotografare tutti i partecipanti alla convention, Fazel si è lasciato aperta la possibilità di tornare, ma ha voluto riservare agli assenti lo stesso spazio (e lo stesso valore) dei presenti, anche perché, come dice citando William James: “Ciò che esiste veramente non sono le cose fatte, ma le cose mentre le si fanno, una volta finite sono morte”. ramakfazel.com

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I delegati del Partito Repubblicano. In alto, da sinistra. Qui: i rappresentanti di Michigan, Virginia, Arizona, Georgia, Maryland, Colorado, Alabama, Maine. Nella pagina a sinistra: Hawaii, Nebraska, Minnesota, Utah, Texas

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40 ramak fazel: PORTRAIT PARTY Dall’alto, da sinistra, qui: i rappresentanti di South Carolina, Iowa, Warmington, Mississipi, New Mexico, Wisconsin, Wyoming, Vermont; nella pagina a destra: California, New Jersey, Massachusetts, Oklahoma, South Dakota, Delaware

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fotografia/41

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42 ramak fazel: PORTRAIT PARTY

Dall’alto, da sinistra, qui: i rappresentanti di Kansas, Tennessee, Missouri, Florida, Idaho, Kentucky, Ohio; nella pagina a destra: Louisana, New York, Indiana, North Carolina, Nevada, Oregon, Rhode Island e Pennsylvania

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fotografia/43

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44 /souvenir CHRISTIAN ZINGALES

Domingo Milella

Giornalista e critico musicale. Caporedattore del mensile Blow Up

Fotografo, vive tra Bari e New York e viaggia molto brancolinigrimaldi.com

blowupmagazine.com

1. Come disco, ma in generale come momento artistico, senz’altro il

monumentale Di vizi di forma virtù di Dargen D’Amico, della serie Gesù Cristo è vivo e abita a Milano. 2. Poi la programmazione veramente house di un club come il Moxa di Mantova. 3. Scarpe: un paio di Dragon arancioni con le strisce bianche che mi mancavano e hanno premiato un lungo cursus honorum da devoto Adidas iniziato nei primi ’80 con le leggendarie Tampico. Per il 2009. Dal 2009 mi aspetto il 2010.

1. Di quest’anno-settimana vorrei ricordarmi il vulcano Etna e lE raffinerie di Gela con i loro fumi congiunti. 2. Ho visto la prima vera mostra su Giovanni Bellini del nostro secolo, a Roma, presso le Scuderie del Quirinale. Non saprei cosa dire a riguardo, starei in silenzio e basta. 3. Poi ho letto un libro facile ma difficile: Infanzia e Storia. Distruzione dell’esperienza e origine della storia di Giorgio Agamben, pubblicato da Einaudi. Per il 2009. Per l’anno che viene porto con me la poesia di Pier Paolo Pasolini, intitolata La Recessione. E poi mi auguro che come tanti anni fa la mia squadra del cuore, il Bari, torni in serie A!

dafne boggeri —

Milano. Artista e performer 1. Disco. Fagget fairys, Uzela. DJ Sensimilla & MC Ena, due ragazze di Copenaghen che sembrano aver inghiottito Roxana Shante mentre canticchiava nella New York Anni 80 un pezzo di M.I.A. pensando a Santogold… In una incomprensibile, sinuosa lingua danese per un 12” su cui sudare, sudare, sudare. 2. Film. One Plus One di Godard, 1968. Proiettato allo Spazio Oberdan in una curiosa rassegna dedicata a musica e cinema. È un film in “bianco, rosso e nero” che partendo da un’ironica analisi politica svela molto sulle dinamiche umane, individuali e di gruppo (inclusi i Rolling Stones che sono parte del casting). 3. Accessori. Le toppe. A forma di ellisse, di jeans, felpa o pelle sintetica, termo adesive o preforate per rendere più facile la cucitura. Riparano dall’usura, esaltano la fragilità del corpo e dei materiali e sono molto sexy su gomiti e ginocchia.

Un’opera di G. Bellini e gli Egokid fotografati da S. Tenenti per Rodeo Settembre 08

Per il 2009. La caduta del muro di Israele per cedimento strutturale.

Daniele Vicari —

Regista, vive a Roma. Ha esordito nel 2002 con Velocità massima, poi L’orizzonte degli eventi e ora Il passato è una terra straniera, con Elio Germano, Chiara Caselli e la scoperta Michele Riondino. 1. Un disco. Peeping Tom

realizzato da Mike Patton. C’è la storia della musica che più amo. Ho voluto fortissimamente due pezzi per il mio film, ho chiamato Mike e lui ha accettato. In particolare sono contento della resa che ha in una scena molto forte il brano Kill the DJ, che Patton ha suonato con i Massive Attack. 2. Il 2008 è stato un anno particolarmente importante sul piano storico e politico. Pensiamo a Barack

Obama, con lui è arrivata la necessità del cambiamento. Un segnale lanciato dagli USA ma che riguarda ogni nazione: la necessità della politica di tornare a parlare dei problemi comuni a tutte le popolazioni come il lavoro, l’ambiente, la scuola. 3. Ancora una considerazione di carattere politico, la scomparsa di una vera, autentica Sinistra in Italia. Per il 2009. Cominciamo ad avere più cura per quello che dovremmo amare maggiormente: l’ambiente. E poi speriamo che la cultura torni davvero a essere un elemento propulsivo nella nostra società.

EGOKID —

Il gruppo pop di Diego Palazzo e Piergiorgio Pardo, milanesi. (Diego è anche collaboratore di Rodeo). Attualmente è in circolazione il loro nuovo album Minima Storia Curativa (Aiuola Dischi/Self) myspace.com/egokid

Tom Barman/Deus, Rodeo Maggio 08. Foto: S. Barni

dEUS —

Band belga, una delle migliori al mondo deus.be 1. Un libro. Diary of a Bad Year di J. M. Coetzee. Riesce a trasformare delle storie miserabili con uno stile irresistibilmente divertente. 2. Un concerto. Rage Against The Machine al T In The Park. 3. Un Posto. Suonare in spiaggia in Francia con Sonic Youth Per il 2009. Non vediamo l’ora di fare uno smash hit per un successo mondiale!

1. Un disco. Third, Portishead. Quando un gruppo che ha segnato una stagione decide di tornare, il risultato il più delle volte fa tremare i polsi, la delusione è cocente, il sogno si rompe. E invece… a distanza di 10 anni, Beth e compagni sono riusciti a dimostrare come sia possibile sparire e riapparire in stato di grazia, con un discorso spiazzante, un approccio veramente libero (non solo sperimentale) alla scrittura e al modo di intendere, creare e fruire la musica pop. La vera sorpresa musicale del 2008. 2. Un altro disco. Amen, Baustelle. Su di loro si sono ormai spesi milioni di parole. Quello che non ci stancheremo mai di dire è che il gruppo in questione è uno dei pochi a incarnare, forse anche suo malgrado, un modo di fare musica in Italia scevro da retorica, compromessi con l’ascoltatore medio, e stuzzichini per quelli che se non fa strano allora non è indie allora è da buttare. Per cui più Baustelle-pensiero e meno ipocrita mediocrità. Così in cielo come in terra. 3. I film. Gomorra di Matteo Garrone e Il Divo di Paolo Sorrentino. Toni Servillo come Gian Maria Volontè? Finalmente il cinema italiano torna a smuovere le coscienze attraverso un’esposizione mediatica massiccia e massificata (basta con le proiezioni all’Anteo per pochi illuminati). Che ciò avvenga attraverso una ricostruzione cruda e realistica o si parta dal simbolico, l’importante è che questo paese riapra gli occhi su quello che è il male che con troppo auto indulgenza nasconde fuori dalla porta di casa. Per il 2009. Meno downloading e più ricerca appassionata. Torniamo ad animare i mercatini dell’usato. Torniamo al vinile. Torniamo ai concerti. Torniamo a quel lento soppesare le parole, prima di parlare.

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musica/45

ARABIAN PRINCE Sempre with attitude Lui è uno con una storia. Nato Mik Lezan nel sobborgo californiano di Compton, nei primi anni 80 mastica primo rap e black music fino a quando come tanti suoi fratelli in quel periodo scopre i Kraftwerk. Da lì a produrre alcuni pezzi electro seminali il passo sarà breve. Ora la Stones Throw, seguitissima label hip-hop underground, raccoglie nella bella antologia Innovative Life gran parte di quelle produzioni che alle scansioni elettroniche della band tedesca univano una grana nera fatta di sottintesi rap e pulsioni dance. È l’occasione per fare due chiacchiere con l’uomo noto perlopiù come Arabian Prince, ma attivo anche come Professor X, e parlare tra le altre cose di un trascorso che lo rende ancora più di culto, la sua militanza nella formazione embrionale (prima di essere sostituito da Ice Cube) dei N.W.A., ovvero i “niggers with attitude”, la leggendaria rap band pre-gangsta creata nei tardi 80 insieme a Dr. Dre. Intervista CHRISTIAN ZINGALES Fotografia David Stewart

myspace.com/arabianprince

— Quando hai iniziato a produrre electro venendo da un retroterra rap? Ho iniziato a fare beat electro nel periodo in cui ero dj, nei primi anni 80, ero fissato con Parliament, Funkadelic e Prince e scoprire i Kraftwerk è stata la svolta, la quadratura del cerchio, l’elemento mancante nel mio puzzle sonoro. Quel tiro elettronico era quello che cercavo per creare qualcosa per far ballare la gente. Posso dire che la mia musica nasce come la combinazione dei miei artisti preferiti. — Che macchine usavi allora per produrre e quali usi oggi? Ai tempi usavo una tastiera Roland Juno 60, come batterie elettroniche una Roland 808, una Mattel Synsonics Drum e una DMX, qualche vocoder e Moog, e una Yamaha DX7. Oggi tranne la mia 808 mi baso soprattutto sul digitale, uso Propellerhead Reason perché viaggio molto e così riesco a comporre con il mio laptop ovunque mi trovi. — Puoi dire qualcosa del tuo coinvolgimento nei N.W.A.? Abbiamo iniziato coi nei tardi 80 perché volevamo raccontare un po’ di storie di vita vissuta nel nostro ghetto, Compton. Io e Dr. Dre eravamo stanchi di fare musica per altri e non essere pagati, ci siamo uniti a Eazy E e sono nati i N.W.A. — Cosa pensi del gangsta rap di cui i N.W.A. sono stati uno dei modelli? Non l’abbiamo mai chiamato gangsta rap, per noi erano solo storie di vita del nostro quartiere, è stato curioso come la gente abbia enfatizzato la realtà del nostro modo di raccontare costruendoci sopra un’etichetta negativa come il gangsta rap, è una cosa che mi fa solo ridere. — Ascolti ancora rap oggi? Ultimamente il rap è tornato a essere innovativo, ma per un lungo periodo ho faticato ad ascoltarne: aveva perso la sua carica innovativa, non aveva più identità. — Cosa ascolti in ambito dance invece oltre l’electro? Mi piacciono il crunk e il down south flava, è roba che fa ballare la gente, e quando qualcosa fa ballare la gente genuinamente per me è perfetto. — Chi erano i produttori electro old-skool a te più vicini stilisticamente o per attitudine?

Ero sulla stessa lunghezza d’onda di Egyptian Lover, il primo Dr. Dre e Unknown DJ, spingevamo insieme lo stesso tipo di suono west-coast negli anni 80. — Chi ti piace ora? Ho grande rispetto per Will.I.Am dei Black Eyed Pies, sta cercando di far tornare il vecchio electro sound, ha preso Supersonic, un mio pezzo old-skool e l’ha trasformato in Fergalicious. — Conosci l’electro di Detroit, che poi avrebbe generato la techno? Sono amico di Juan Atkins, che è stato cruciale nel passaggio di cui parli con i Cybotron e poi con i Model 500, mentre una cosa che mi prefiggo di fare è approfondire la conoscenza dei Drexciya, so che sono stati grandi, e mi piace ascoltare buona electro made in Detroit. — Tornando al tuo amico Egyptian Lover, è vero che lo pseudonimo gliel’hai dato tu? Una ragazza mi aveva chiamato Egyptian Lover mentre ero in Egitto a uno Skating Ring party, non ho più rivisto quella ragazza e il nome l’ho ceduto. — So che al di fuori della musica hai un’altra attività che fai con passione… Gestisco una compagnia di effetti speciali, abbiamo fatto un sacco di lavori cinematografici e televisivi, per titoli importanti come La Famiglia Addams. Inoltre produciamo videogames; tutto è partito quando ho conosciuto gente della Fox, essendo da sempre un appassionato di videogiochi appena ho avuto la possibilità di produrli mi sono buttato a capofitto nella cosa. — Ancora musica. Tra le cose più pop cosa ti piace oggi? Attualmente mi piace molto M.I.A., il suo materiale è fresco e innovativo. Oltre a lei ascolto di tutto, la musica è il nostro futuro e mi piacciono tutti gli stili. — Dopo la compilation su Stones Throw quali sono i tuoi prossimi progetti? Sto per ultimare l’album del mio progetto Professor X, che è in pieno Kraftwerk style ma con un party feeling in più, il disco è quasi pronto e uscirà presto. Inoltre sto lavorando a una nuova cosa di animazione, Funky Lil Anime, e un altro album è previsto per il prossimo anno per l’altro progetto Brother Arab •

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46 /souvenir Una ricostruzione della missione su Marte © NASA

Francisco Gomez Paz —

Designer argentino, vive e lavora a Milano. Quest’anno con Danese ha presentato Comodoro, un innovativo sistema di scaffalature. E ha presentato la Solar Bottle, disegnata nel 2007 con Alberto Meda, nella mostra Design and the Elastic Mind al MOMA di New York. Un contenitore di PET trasparente per depurare acqua contaminata seguendo il sistema Sodis (Solar Water Disinfection). Geniale! gomezpaz.com

1. iPhone in Italia: un prodotto favoloso che finalmente è arrivato da noi. Mi piace perché fa veramente la differenza e ha cambiato per sempre la tecnologia e l’esperienza del mobile. 2. La diffusione globale della coscienza ambientale: finalmente se ne parla dappertutto, bisogna reinventare la nostra società a

enzo mansueto —

Poeta, giornalista, insegnante. Collaboratore di Rodeo enzo-mansueto.livejournal.com

partire da un sistema olistico ecosostenibile. Iniziative come il concorso lanciato da Google (www. project10tothe100.com) dimostrano come finalmente abbiamo capito che il problema riguarda tutti noi. 3. La mostra Design and the Elastic Mind: ho molto apprezzato la mostra organizzata dal MOMA New York, che esplorando la relazione reciproca tra scienza e design nel mondo contemporaneo, presentava oggetti innovativi e funzionali capaci di afferrare le trasformazioni attuali nelle tecnologie, nelle scienze e nei comportamenti sociali. Per il 2009. Mi aspetto tante cose, ma una su tutte: vorrei vedere la tecnologia internet, che ha già rivoluzionato tanti aspetti della nostra società, riuscire a trasformare il sistema politico in una struttura davvero rappresentativa.

1. L’edizione nei Meridiani Mondadori de I poeti siciliani: perché in tanto

svagato sbandamento editoriale contemporaneo, forse è il caso che i grandi editori ricomincino dagli inizi. 2. 31 luglio, la NASA conferma: C’è acqua su Marte! L’ipotesi è tangibilmente confermata dalla sonda Phoenix. Vista la temperatura sul pianeta, i maliziosi commentano: “E’ la scoperta dell’acqua fredda!”. 3. Johnny “Rotten” Lydon esordisce nella pubblicità televisiva con due spot del britannicissimo burro da spalmare Country Life. I punk col pannolone si scandalizzano. Gli altri canticchiano: “This Is Not A Love Song!”.

R. Cuoghi “Šuillakku” 2008. Foto: A. Sofia © l’artista. Sotto: Beth Gibbons/Portishead

Per il 2009. Il nuovo romanzo di Nicola Lagioia.

Fabio Novembre —

Designer e architetto. Quest’anno la sua prima mostra monografica alla Rotonda della Besana (Milano) e la sua prima copertina di Rodeo (Aprile) novembre.it

Il mio 2008 ha avuto molte soddisfazioni personali, dalla nascita di Celeste alla mostra in Besana, e in un anno in cui tutto sembrava volgere al peggio, a volte mi sono sentito colpevole della mia gioia. In ogni caso il 2008 lo archivierò con i volti di tre persone negli occhi. 1. Barack Obama e il suo ribaltamento dei pronostici alle primarie

democratiche più avvincenti della storia americana. Mi fermo qui incrociando le dita per quanto accadrà il 4 Novembre e confidando, da inguaribile ottimista, nel buonsenso degli americani. 2. Matteo Garrone e la sua trasposizione cinematografica del libro di Roberto Saviano, coraggiosa, intensa, giusta, che in un paese “normale” avrebbe fatto risvegliare le coscienze di chi governa e di chi è governato contro una realtà che sembra fiction ma che purtroppo non lo è. 3. Lorenzo Cherubini, aka Jovanotti, e il suo matrimonio con Francesca, la compagna di sempre. Ho avuto la fortuna di partecipare a quel meraviglioso rito collettivo che è stata la loro festa, un manifesto di gioia e di speranza che presuppone una coscienza e una maturità oggi rare.

gianluigi ricuperati —

Scrittore, giornalista e critico. Nel 2009 usciranno due suoi libri 1. gilead di Marylinne Robinson, Einaudi, uno dei romanzi più integri e

riusciti degli ultimi anni, con una voce narrante potentissima, un reverendo che scrive una lunga lettera al figlio da quella lingua di nessuno che è l’Inimmaginabile: dopo la morte. 2. sullaku di Roberto Cuoghi, per l’idea che mi ha fatto venire voglia di tornare indietro a Torino dalla Costa Azzurra l’ultimo giorno di apertura del Castello di Rivoli per vederla, poi la mostra poteva essere più compiuta ma lui è talmente forte, intenso e polifono che mi verrebbe voglia di scrivere un libro su di lui: con lui come protagonista: il prossimo grande romanzo europeo avrà come protagonista un artista come Cuoghi. 3. third dei Portishead, perché contiene un pezzo, The Rip, che è la quintessenza – a mio parere – di ciò che si dovrebbe fare: acustica assediata da battiti elettronici, malinconia politica, forza espressiva nella voce e nello scatto melodico: la canzone del 2008.

F. Novembre. Foto: J. Sandberg, Rodeo Aprile 08

Per il 2009. Ognuna di queste opere ha generato in me la voglia di scrivere, di costruire mondi espressivi dotati di senso – il mio vaticinio, per l’anno che verrà, ha la pistola puntata: scrivere di più, costruire mondi espressivi dotati di senso, raccontare l’inimmaginabile, fare il grande romanzo europeo, tentare una mappa della malinconia politica – la nostra condizione attuale.

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Hotel Art Via Margutta 56, 00187 Rome, ITALY Hotel Art’s location is unbeatable. Right next to the “Spanish Steps” and the designer mecca, the Via dei Condotti, a chic boutique hotel has been built within the walls of a former chapel. The frieze on the ceiling, the stone arches and the marble altar stand in contrast to the ultra-modern interior and create a surreal atmosphere. The rooms‘ fittings are in the spirit of the age and will satisfy even the most demanding travellers. The “Crystal Bar” is the place where people meet. There is relaxation to be had in the fitness centre or the sauna.

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48 /souvenir Ilaria Gibertini —

Designer, Parma. Attenta ai dettagli e aperta alle collaborazioni, predilige gli oggetti quotidiani. Fra gli ultimi lavori: la poltrona Lem (con Miriamo Mirri) per la collezione Coincasadesign. 1. Un libro. Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond. Breve storia

Un lemure e G. Elkann ritratta da M. Pamparana, Rodeo Marzo 08

del mondo negli ultimi tredicimila anni. L’autore cerca di dare una risposta alla domanda che gli fece un abitante della Nuova Guinea: “Come mai voi bianchi avete tutto questo cargo (beni materiali) e lo portate qui in Nuova Guinea, mentre noi neri ne abbiamo così poco?”. Illuminante saggio sul perché gli europei conquistarono buona parte del mondo e non viceversa. 2. Un film. Persepolis di Marjane Satrapi e Vincent Parronaud. Animazione in bianco e nero tratta da un’autobiografia a fumetti. La guerra vista dagli occhi di una bambina e in seguito di una ragazza che vive a Teheran e si trasferisce a Vienna. Emozionante e coinvolgente, un capolavoro da vedere al cinema. 3. Una performance. Fiesta del Teatro Due Mondi. Spettacolo itinerante che trasforma le strade in una festa. Ritmi di tamburi, personaggi alti tre metri con volti di cartapesta, colorati costumi rattoppati, bandiere e fischietti, fuochi… Una allegra e fantasiosa parata che ho seguito a Parma (in bicicletta) incantata come un topolino dal pifferaio magico. Per il 2009. Vorrei vedere germogliare i semi, crescere le piante, raccogliere i frutti.

ginevra elkann —

Cineasta e vice-presidente della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Torino pinacoteca-agnelli.it 1. Il lemure del Madagascar, perché è l’animale più simpatico che

abbia mai conosciuto. 2. Il Pergamon museum di Berlino, una vera meraviglia. Un museo

pieno di tesori di mondi ormai scomparsi (Babilonia, Pergamo...), ha una dimensione e un fascino speciali. 3. Stranger to History di Aatish Taseer, un libro bellissimo sul mondo islamico, la ricerca di identità. La storia di un giovane, mezzo indiano mezzo pakistano, che non ha mai conosciuto suo padre. E sente che per capire suo padre in qualche modo deve capire la sua identità islamica. M. Satrapi e V. Perronaud, Rodeo Gennaio 08

Per il 2009. Spero di prendere la patente.

Ivan Cotroneo —

Scrittore (La kryptonite nella borsa, Il re del mondo, Cronaca di un disamore, Il piccolo libro della rabbia), Sceneggiatore (con Maria Sole Tognazzi, L’uomo che ama, appena uscito). Traduttore e autore televisivo. Nelle nostre pagine cura la rubrica Appunti a Margine ivancotroneo.it

1. La mostra di Bill Viola al

Palazzo delle Esposizioni di Roma. Perché, come spesso succede con le installazioni di Bill Viola, quando sei lì, non guardi semplicemente cosa ha creato un artista, ma hai l’impressione di partecipare, con le tue sensazioni, alla costruzione e al significato dell’opera. E questo è sconvolgente. 2. Blind degli Hercules And The Love Affair. Perché la voce di Antony, applicata a un pezzo dance dal testo straziante, mi fa pensare che allegria e dolore stanno sempre insieme nella

Henrik Vibskov —

nostra vita, e non c’è niente di cui spaventarsi. 3. David Grossman, A un cerbiatto somiglia il mio amore. Perché la guerra non ha nessun senso, e questo romanzo, per abilità narrativa e coinvolgimento personale, lo racconta con una potenza ineguagliabile. Per il 2009. Quello che mi aspetto – o meglio, quello che mi piacerebbe – è che ritrovassimo un’idea di comunione con gli altri. Che riscoprissimo la possibilità di un modo per protestare insieme, al di là del nostro particolare, che uscissimo da quello che meschinamente interessa solo a noi. Mi aspetto la capacità di condividere lotte, proteste, idee concrete che ci toccano nella generalità e non nel particolare. Insomma, mi aspetto la possibilità di capire che quello che riguarda gli altri riguarda sempre – e non solo indirettamente – anche noi.

Copenhagen. Designer, musicista, regista (nella foto in alto). Colorista lisergico, ha creato una linea di passeggini e accessori enfant per Quinny. henrikvibskov.com

1. In estate avrei tanto voluto vedere il concerto dei Portishead, perché

sono stato e sono un fan. Purtroppo ero in tour con la mia band, Trentemöller, e in più insegnavo alla Design School di Madrid. 2. A proposito di Spagna, l’ho visitata molte volte, mi piace il cibo e sono stato in giro per vari festival (Santiago, Barcellona, Madrid...). Quest’estate, però, sono finito all’improvviso sui monti di Casarez in Andalusia: incredibile. C’erano pochissimi turisti, e mi sono goduto il silenzio. 3. In tema di silenzio, il nuovo album del mio caro amico Mikkel Metal, con la voce di Tikiman. Per il 2009. Aspetto con ansia la mia mostra in Olanda, e magari un nuovo disco di Jeppe: guardatelo su Myspace!

Hercules and Love Affair, Rodeo Marzo 08. Foto: P. Maffi

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v.

victoria cabello

Victoria è diventata grande, ha anche da poco superato i trent’anni. Dopo l’esperienza sanremese tutti la presagivano in Rai. Richiestissima e ammirata da pezzi da 90 come Renzo Arbore e Simona Ventura, Vicky ha comunque deciso di proseguire la sua fortunatissima esperienza a Mtv e per la quinta stagione affronta il suo Very Victoria, originalissimo one woman show tra valletti in smoking, duetti con attori, comici e presentatori, e soprattutto con le sue irresistibili interviste senza veli e sempre ironiche. Un esempio di varietà intelligente, colmo di citazioni dalla migliore televisione del passato. L’abbiamo incontrata (e le abbiamo dedicato la copertina) per la seconda volta in tre anni: un record. Una chiacchierata a 360° oscillando fra le sicurezze del presente e le (certe) ambizioni future. Con l’augurio che nel 2009 pop, stile e consapevolezza in Italia si incrocino come succede a lei. Intervista tommaso toma Fotografia massimo pamparana

mtv.it

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victoria cabello — Parto con un’immagine che mi sono fatto di te: ti definirei una brava borghese di bell’aspetto che improvvisamente sa deflagrare in esilaranti performance, visto che hai il fuoco dell’arte dell’intrattenimento. Che ne pensi? Dico che è un bellissimo complimento! Wow, mi piace… In effetti da quello che dici sembro scissa in due: una brava ragazza che ogni tanto esagera… Ho avuto la fortuna di fare questo mestiere e di fare le cose per bene. La televisione mi ha salvato, mi ha permesso di sfogare anche il lato più “punk” che è dentro di me. Se così non fosse stato, mi sa che sarei stata una pazza schizofrenica (ride, ndr). — Grande desiderio di sfondare e una grande dedizione verso la tua professione Un’affezione al lavoro quasi ascetica. Sì è vero. Ho sempre pensato che ci sono due approcci nel modo di lavorare in tv. Quello in cui sei “passivo”, un tramite degli autori, una loro protesi in scena; oppure quello in cui sei tu a decidere, come ho voluto fortissimamente io: essere io stessa l’autrice delle cose che faccio, seguendo tutto dalla A alla Z. È quindi naturale che Very Victoria porti il mio nome. Non riuscirei mai a essere una “passiva” perché sono iperselettiva, sento e ascolto solo quello che mi interessa. Anche per questo ho scelto collaboratori che avessero una grande affinità con me e con il mio punto di vista, ma che non fossero degli yesmen. Anzi! Li stimo proprio per questo. Nel mondo dello spettacolo accade spesso di ritrovarsi con persone che non vogliono farti crescere, che non ti danno l’opportunità di prendere piena coscienza di quello che fai. Io amo la critica diretta perché è un punto di vista che può aiutarti a farti cambiare idea e a farti riflettere. Ben venga! — Provo io a farti una critica: non rischi con i balletti e i duetti che ripescano dai classici televisivi dei decenni passati, di rendere un po’ troppo postmoderno il tuo stile televisivo? In realtà in questa fase “postmoderna” (ride, ndr) diciamo così, visto che amo l’arte… sto tentando di andare altrove. Quest’anno ho introdotto i valletti in smoking e miei duetti canori. Ho scelto i partner attingendo dalla mia agenda telefonica, molto personale: Lillo e Greg, Corrado e Caterina Guzzanti, Fabio Canino, Sabrina Impacciatore… I duetti li ritengo un omaggio al pop televisivo, penso agli Abba o a I Ricchi e Poveri o alla vecchia televisione italiana. Non lo faccio perché amo il postmoderno, ma perché davvero la tv italiana del passato aveva una certa qualità che adesso è andata irrimediabilmente persa. E per me è anche un’opportunità di omaggiare delle icone televisive che da sempre amo e stimo. Con Corrado Guzzanti e Lillo e Greg ho voluto ripresentare una canzone dei Ricchi e Poveri. In realtà Corrado ci teneva tantissimo a fare il baffo dei Ricchi e Poveri! C’è l’omaggio a Sabrina Salerno e alla mitica Siamo Donne. Duetto con Sabrina Impacciatore, riprendo la meravigliosa coppia Mina/Alberto Lupo. Canto in coppia con Renzo Arbore che si è messo su una strepitosa parrucca! Ho solo voluto ri-attualizzare queste icone ispirandomi, in alcuni casi, anche ad alcuni programmi televisivi anglosassoni che qui non sono molto conosciuti, ma che mi hanno molto influenzato. Mi rifaccio a un programma americano come Saturday Night Live, con Fabio Canino dò nuova vita alla coppia Kate Bush/Peter Gabriel di Don’t Give Up... È una strada che mi dà una grande soddisfazione. Alla fine voglio che venga fuori che noi personaggi dello spettacolo ci possiamo mettere in gioco con ironia. — Certo, ma funziona il tuo modo di essere “postmoderno” proprio perché la tua matrice è anglosassone. Anche Carlo Conti o Antonella Clerici che su Rai Uno tirano fuori dagli armadi gli scheletri della musica e dello spettacolo del passato sono “postmoderni”, ma di stampo terribilmente trash… È per quello che vado sempre a curiosare in giro, fuori dal nostro paese, per trovare delle fonti d’ispirazione! Idee che nascono anche da stimoli lontanissimi dal contesto televisivo. Soprattutto cerco di attingere dall’arte contemporanea, dalla video arte, per il suo modo di ribaltare, ricostruire artisticamente la realtà che ci circonda. Certo è un compito ambizioso portare a livello popolare l’arte ma ci provo con modestia, umiltà e coraggio. — Fammi un esempio… Ero in procinto di iniziare la prima stagione di Very Victoria, ed ero a Londra per il Frieze Art Fair. All’ingresso della Tate Modern c’era una mostra bellissima. Se siete stati alla Tate potete immaginare quanto sia immenso quello spazio, ti senti piccolissimo! Ero lì e pensavo quanto fosse ardita l’idea di fare una mostra proprio lì in mezzo! E così mi si è messa in moto una personalissima associazione mentale. In quei giorni riflettevo sul lavoro al chiuso di uno studio televisivo, un’esperienza nuova per me, completamente diversa da quella mia precedente con Le Iene, dove agivo sempre all’esterno. Avevo paura di rimanere incastrata, ingabbiata e pensavo a come avrei potuto dare sfogo alla mia fisicità punk, sempre in movimento, all’interno di uno studio… Ero in crisi. Parlando con Maurizio Cattelan mi ha consigliato due soluzioni: aggredire lo spazio o esserci immersa, passivamente. D’improvviso questo semplice suggerimento, associato all’esperienza alla Tate, mi ha illuminato e ho capito che dovevo aggredire il futuro studio dove avrei fatto Very Victoria! Ma anche aggredire in maniera simpatica il mezzo televisivo, perché altrimenti lui ti mangia, ti divora. Rischi di finire nel piccolo schermo a fare la

bella e stupida statuina, proprio quello che non volevo e non voglio! — Parlami della “tua” Rai. Come ti dicevo, sono molto affascinata da quella di una volta, degli Anni 50, 60 e 70. Proprio l’altro giorno ho visto su You Tube un vecchio sketch di Pippo Baudo con le tre annunciatrici Rai, una cosa meravigliosa... Mi piacerebbe fare quelle cose che mi mancano terribilmente… Però devo dire che anche la Rai 3 di Gugliemi era strepitosa: La TV Delle Ragazze, Avanzi, Matrioska, Lupo Solitario, L’Ottavo Nano… o il lavoro fatto da Carlo Freccero. — Un genio... Lo conosco, è un amico, è anche venuto come ospite a Very Victoria… La prima volta che l’ho incontrato ero con Marco Giusti, siamo andati nel suo ufficio e stava quasi ribaltato sulla sua poltrona di pelle nera, guardando il soffitto. Ho capito subito che eravamo anime gemelle, già mi sentivo a casa, un figo pazzesco! Ha una

sensibilità davvero incredibile nei confronti dello spettatore comune. — Corrado Guzzanti? C’è bisogno di lui! So che sarà spesso dalla Serena Dandini, ma dovrebbe avere un programma tutto suo. Lui è leggero, profondo e intelligente. Che vuoi di più? — Allora diciamo che con i personaggi giusti ci andresti in Rai? Certo. Ti confesso che dopo Sanremo ho ricevuto molte proposte, ma non le sentivo in linea con la mia personalità, con il mio modo di lavorare. Sanremo è stato un grande “gioco” che mi è stato utile. E mi ha dato tanta visibilità, ovvio. Però, direi che per la Rai per me è ancora presto… Come dicevo devo essere sicura di poter aggredire lo spazio, di poter essere messa in grado di fare un vero e proprio tackle, usando una parola sportiva! Non è un caso che dopo Sanremo sono tornata a Mtv perché questa è una rete che mi ha dato e mi sta ancora offrendo tantissimo. Gli esordi come ben sai li avevo fatti altrove, a Videomusic, quando stava chiudendo mi sono chiesta “ora, che cazzo faccio?”, e così ho provato a propormi

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Nella pagina precedente: Canottiera vintage Calvin Klein Jeans. Catenina Ugo Cacciatori. Qui: Camicia vintage Wrangler. Styling Susanna Ausoni e Giuseppe Magistro. Make-up Stefania Tranchino con prodotti Chanel. Hair Federica Tarocco.

a Mtv; è andata bene e fin dall’inizio non mi hanno mai imposto uno stile, niente. Ci sono state delle figure importanti che mi hanno aiutato e seguito come Stefano Orsucci e Mauro Belloni, due persone che mi hanno “scelta” e con cui ho lavorato a strettissimo contatto e che mi hanno svezzata. La libertà che mi ha offerto Mtv è incommensurabile. Non siamo schiavi della logica dell’Auditel… — Torniamo a Very Victoria, davvero il parterre di ospiti è di altissimo livello. Pensa che vengono tutti senza chiedere un compenso! Un’enorme soddisfazione. Fondamentalmente ho fatto questo programma per conoscere meglio le persone che stimo o anche per pura curiosità. Un po’ come capita a te quando proponi degli artisti da intervistare, lo fai anche perché li vuoi conoscere di persona! E poi ieri ho registrato con Enrico Ghezzi, è stato gran-dio-so! — Enrico Ghezzi in un talk show? Sì!!! Ha accettato, gli abbiamo anche proposto una nostra versione di Blob. È stato

carinissimo, mi ha anche chiesto cosa doveva indossare… ha tirato fuori da una lisa borsetta griffata Bompiani, una magnifica T-shirt e gli abbiamo detto, okay! Poi non si è accorto per nulla che durante l’intervista tenevo le gambe incrociate indossando un collant dove avevo scritto sulle due gambe “Mi farei/Enrico Ghezzi”…. — So che Simona Ventura ti stima, anzi ti adora. Ricambi? Lei è molto carina, so che mi ha citato come sua “erede”! L’ho incontrata a una festa e le ho detto che stavo lavorando sull’allungamento delle mie gambe e su come passare a una quinta di reggiseno. Per quanto riguarda il “lancio” con il braccio, tipico di Simona, lì ci sono! Ho affinato la sua tecnica! Ci sarà presto un’equipe di chirurghi che mi aiuteranno. — Che ne pensi della nuova e discussa edizione de Le Iene? La verità? Non l’ho ancora vista, ma solo perché registriamo il giorno in cui va in onda il programma. Ti dirò che sono affezionata all’edizione con Simona Ventura, forse perché sono una donna e l’idea che una donna riuscisse a tener

testa a tutte quelle presenze maschili mi piaceva. — Lì hai sdoganato, con le tue interviste clamorose a Clooney o Banderas, il tuo famoso slogan “zero tette”, che ti sei portata addosso sin dai provini fatti per Mtv! E alla fine mi ha portato molta fortuna! Ma… in fondo in fondo a me non dispiace fare le “figure di merda”, mi divertono, le persone hanno una paura pazzesca di farle, ma a me non dispiacciono perché mi diverte l’imprevisto. Ma anche dalle gaffes si può tirar fuori con classe un colpo di genio. Per esempio, mi è piaciuta molto Vittoria Puccini qui a Very Victoria; anche lei si è dimostrata abilissima ad affrontare una gaffe. Non sono quindi l’unica a essere brava. Le situazioni limite nelle quali mi sono infilata mi hanno fatto lavorare il cervello al triplo della velocità, sono stimolanti per chi fa televisione. — E poi con la tua esplosiva irruenza hai annullato l’immagine standard della donna nella nostra tv: sorrisini, tette e culi… Francamente se non assomiglio a quella roba lì, a quegli standard, è molto meglio! Così anche le signore che abitano nel mio palazzo empatizzano con me. I volti e i modelli che ci propinano paiono dettati da puro mobbing… Preferisco far ridere la gente! E mi piace nella gente l’autoironia e la disponibilità a sorridere. Torno a nominare Enrico Ghezzi, è uno che ride! Fantastico. — Se ci pensi, qui in Italia ridiamo poco in tv. Tira molto di più la rissa. Assolutamente vero, all’estero anche nelle tavole rotonde culturali, la gente più insospettabile ride tantissimo. Oppure penso a comici esteri come Ricky Gervais o al genere Comic Relief… Si fanno giornate di sensibilizzazione sociale con un grande spirito comico o ironico! Senza cadere in quegli atteggiamenti pietistici stile Telethon che ci sono da noi. Forse qui non si fa quel tipo di televisione perché in Italia non c’è un cazzo di motivo per ridere, in questo momento. Io comunque ci provo perché mi piace giocare con i miei ospiti e devo dire che tutti quelli che sono venuti sono stati al gioco, dalla Impacciatore a Renzo Arbore — So che ti senti spesso con Renzo Arbore, ti dà consigli, opinioni… sta diventando una persona importante per te? Lui è sicuramente un grandissimo, mi piacerebbe fare qualcosa con lui. — Se dovessi scegliere, preferiresti lavorare con Renzo Arbore o con Fiorello? Una dura lotta… Ma ne esco così: visto che Fiore ha deciso di prendersi una lunga pausa dalla tv, in questo momento ne approfitterei per lavorare al fianco di Arbore! Comunque sarei in grado di fare solo la mini-spalla a Fiorello, lui è una specie di drago della televisione! È veramente come vorrei essere e spero di potergli rubare qualche consiglio. Lui è uno che ha fatto una gavetta incredibile, ha preso anche batoste e si è rialzato, anche grazie all’aiuto di persone giuste come Bibi Ballandi. — Le persone giuste al momento giusto sono importanti? Sempre. Nel mondo dello spettacolo, ma anche nella vita, si spera sempre che qualcuno ti noti per le tue doti e ti aiuti a crescere, a sfondare. Anche se non bisogna dimenticarsi che bisogna lavorare tanto per arrivare… — Sei una perfezionista? Decisamente, mi faccio un mazzo così. E credo che sia giusto nei confronti del pubblico. — Direi che dopo questa bella affermazione ti lascerei andare, ma concluderei chiedendoti com’è stata l’esperienza cinematografica con Aldo Giovanni e Giacomo per il loro nuovo film a episodi Il cosmo sul comò? Oh, molto divertente. Ma ci tengo a dirlo, è stata una sorta di cameo! La stampa ha parlato molto del mio lavoro con loro, come se fossi una delle protagoniste principali… In realtà mi hanno scelto perché ero l’unica attrice disponibile a girare una scena con un furetto addosso! (ride, ndr). Nell’episodio “Quadri” dovevo dare vita al famoso dipinto La dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci. Ho accettato il ruolo anche perché mi ricordo che due anni fa, nel programma televisivo Che tempo che fa, Fabio Fazio e Flavio Caroli avevano affiancato la mia immagine a quella del quadro, trovandoci delle somiglianze. Il confronto mi aveva lusingato e così quando il regista Marcello Cesena, ex Broncovitz, e il Trio mi hanno chiamata mi sembrava un sogno! Tornando al furetto… me lo hanno messo addosso e a un certo punto mi ha morso e graffiato… ma la cosa più inquietante era lo strano odore, molto selvaggio... Abbiamo fatto al volo una ricerca su internet e la troupe si è accorta di avermi “affidato” un furetto appartenente alla famiglia delle puzzole! Bene, per 4 giorni mi sono portata in giro questo odore di furetto addosso... Un’esperienza che ha lasciato il segno! — Un sogno: con quale regista ti piacerebbe lavorare? Michel Gondry? Un genio. Quando ho visitato la sua mostra milanese avevo voglia di portar via alcuni dei suoi oggetti. Mi ritrovo molto nella sua estetica. Con onestà mi piacerebbe lavorare per il cinema proponendomi in una veste assolutamente inedita, mi piacerebbe osare, che so… per Matteo Garrone o Paolo Sorrentino. Ci metterei tutta me stessa! — Come sempre fai. Vero. Giusto •

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE


52 /souvenir Jason Campbell —

New York. Fondatore ed editor-in-chief, JC Report, gazzetta telematica del nuovo-nuovo jcreport.com 1. Nonostante apprezzi la gran quantità di prodotti immessi ogni anno sul mercato, sono i viaggi esotici a eccitarmi veramente, e a lasciare impressioni durature. Quest’anno me ne sono capitati diversi su cui riflettere. A Giugno ho fatto un bellissimo giro in yacht della costiera amalfitana, e sono sicuro che lo ricorderò per sempre. Ho anche passato due settimane a Rio e una a Sydney, posti super-ispiranti con l’energia tipica delle regioni emergenti. 2. Nel giro in yacht ho scoperto il Seabot, un aggeggio per navigare che consente di andare alcuni metri sotto la superficie del mare. 3. Il cd dell’anno per me è 19 di Adele. Lo ho da sette mesi e lo ascolto ancora tutti i giorni. Per il 2009. Spero di fare un viaggio a Dubai. È assurdo che non ci sia ancora mai andato. Andarci è obbligatorio!

Matteo Garrone (foto: Lele Saveri, Rodeo Giugno 08). Bisonti nelle foresta di Białowieza, Polonia

Ivanmaria Vele —

Ivanmaria Vele, napoletano-londinese, partner del’agenzia di comunicazione Independent Ideas, vive e lavora tra Milano e Torino independentideas.it

1. Gomorra, il film. Ho rivisto i volti e le espressioni che non mi mancavano affatto. Il volto suicida della Campania Felix. 2. White Chalk, Pj Harvey. Sebbene sia uscito a Settembre 2007 è stato il disco che ha accompagnato gli immancabili blues del 2008, l’anno in cui ho ripreso me stesso. La critica lo ha giudicato solo un buon disco, ma il tempo è galantuomo e prima o poi verrà riconosciuto il capolavoro emozionale di Polly Harvey. 3. La foresta vergine di Białowieza tra la Polonia e la Bielorussia. L’Europa così com’era prima dell’avvento della “civiltà”. Ci sono andato dopo aver letto Il Mondo senza di noi, il saggio di Alan Weisman.

Immagini da “T.S.O.W.Y.” di A. Granat e D. Heitzler. In basso un ritratto di Joan Didion

Per il 2009. Non posso esimermi dall’aggiungere una nota umanista. Qualunque cosa

succeda su questo pianeta nei prossimi due mesi la banda del terrore di G. W. Bush avrà smesso di imperare. E allora il 2008 sarà ricordato come l’anno della liberazione.

Jamie Lidell —

Musicista. Si è fatto conoscere con la band di elettronica Super Collider, ma con il suo primo disco solista Multiply ha fatto conoscere a tutto il mondo la sua voce, la più nera tra gli artisti bianchi di Inghilterra. Quest’anno è uscito Jim, un altro dinamitardo concentrato di soul-funk. jamielidell.com 1. Janelle Monáe, Metropolis, Suite 1: The Chase. Una stella piena di luce!

Sono stato fortunato ad andare in tour con questa bella donna. Questo album è bello, ma aspettate di vedere che cosa ha in serbo per noi! Veramente, è l’artista più affascinante che abbia visto da molto tempo. 2. Marvin Sapp, Thirsty. Lui fa gospel per credenti! Aspetta, io non sono cristiano! Ma che importa? Quest’uomo spacca, trasmette gioia. Chi ci regala oggi tanto entusiasmo con una canzone? 3. House de Racket, Forty Love. Sarebbe molto difficile trovare altrove una coppia di musicisti/dj francesi giovani più simpatici e ricchi di talento! Puro pop senza fronzoli! Per il 2009. Non vedo l’ora di andare in giro a suonare e scrivere pezzi con Bonnie Prince Billy e Beck.

Jamie Lidell fotografato a Milano da S. Barni. Inedita

JOANNA KAMM —

Gallerista, Berlino galeriekamm.de 1. Visitare Varsavia a Gennaio.

Siamo andati a Varsavia per incontrare l’artista Agnieszka Brzezanska. C’erano meno 15 gradi e un sole splendente. Con i cervelli e i piedi congelati abbiamo raggiunto un altro stato di coscienza. Una sera siamo andati a casa di Agnieszka e Marek per seguire un programma di performance che durava un paio di giorni. C’era tanta gente che andava e veniva e in qualunque momento qualcuno voleva fare una performance la faceva. Un viaggio nel tempo, un po’ come essere a Berlino 20 anni fa. 2. Leggere la serie di Hoke Moseley di Charles Willeford e i saggi di Joan Didion degli anni 60 e 70, durante le vacanze estive. Nella sua serie di gialli, il detective Hoke Moseley si muove in una Miami completamente diversa da quella che conosciamo attraverso Miami Vice o Art Basel Miami Beach. Sembra che non segua nessuna traccia e non ci sono i buoni e i cattivi. Willeford una volta ha detto: “Di’ la verità, e ti accuseranno di humour nero.” Poi ho letto i saggi di

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Joan Didion, che parlano della realtà e degli idoli americani degli anni 60 e 70 con uno stile brillante che li fa essere ancora attualissimi. In modo completamente diverso, Didion e Willeford hanno dissezionato la società occidentale senza compromessi, ma con un grande senso dell’intrattenimento. 3. Vedere il film T.S.O.W.Y. di Amy Granat e Drew Heitzler alla Whitney Biennial. Era il mio ultimo giorno a New York e sono andata alla biennale prima di andare all’aeroporto. Ho cominciato a guardare T.S.O.W.Y. e ho dimenticato tempo e spazio. L’artista ha tradotto la novella di Goethe I dolori del giovane Werther in un roadmovie di 200 minuti senza parole ma con un grande senso di nostalgia. Dopo un’ora ho dovuto correre a prendere il mio volo. Ero così triste di non aver visto tutto il film che ho invitato Amy e Drew a proiettarlo da me. È in mostra adesso. Per il 2009. L’anno nuovo per me è un capitolo che non ho ancora scritto. Naturalmente ho un’idea, ma aspetto soprattutto le cose delle quali non ho nessuna idea, l’inaspettato.


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The Levante Perliament

The Levante Parliament

The Five Hotel

The Levante Parliament Auerspergstraße 9, 1080 Vienna, AUSTRIA The hotel is located centrally behind the city hall and parliament and has 70 rooms and suites. The hotel was built in the then prevailing classical modern style and is being continued and redesigned with the existing linear and modern architectural elements. Among other roles, the hotel acts as a gallery and offers its guest an exclusive glass exhibition by international artist Ioan Nemtoi, as well as an unusual and breathtaking art photo series. The rooms are modern and linearly designed and, in addition to the best technology, also have an exclusive designer bathroom. In the extravagant Nemtoi Restaurant the culinary creations of top chef Bernhard Laimer are in the focus. The fitness centre and sauna provide relaxation after business appointments or strolls through the city.

The Five Hotel 3, rue Flatters - 75005 Paris, FRANCE Hotel “The Five” is located in the Latin Quarter, where students and artists have been forging an intellectual and creative environment since the 1920s. One can also senses this atmosphere when entering the hotel. Ultra-modern lacquer decorations by award-winning artist Isabelle Emmerique on the walls, light sculptures on the ceiling and a fire-red fireplace lend the reception area its magical aura. The bright red staircase and the lift styled in retro look even come across as somewhat sexy. The rooms are intimate and, with much feeling for form and material, suspended beds (photo), colours out of 1001 nights and a personally selected room scent, convey a feeling of peace and quiet.

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54 /storie Postscriptum: “Tutti i fatti della vita di Lee Miller a cui si fa riferimento nel romanzo sono stati precisamente documentati dalla biografia autorizzata di Lee Miller: Carolyn Burke, Lee Miller, A Life, Random House 2005. La relazione fra il narratore e Lee Miller è invece frutto dell’immaginazione dell’autore”. Finisce così il bel romanzo di Luca Romano che immagina la storia di amore e di amicizia lunga una vita tra la Miller, una delle donne più straordinarie e di anticipazione del XX secolo, e l’io narrante, un giovane inglese che la incontra a Parigi – come racconta il brano che vi presentiamo qui sotto – per non lasciarla più. Miller è stata modella preferita di Condé Nast, musa di Man Ray, amica di Picasso e dei surrealisti, prigioniera a Dachau, celebre fotografa di Vogue, tra le prime donne a fare reportage. E questo libro è una porta alla sua vita, ai modi e ai misteri di una donna e di un mondo eccezionali, che continuano a insinuarsi nelle nostre vite. Avvicinatevi a Lee Miller per non lasciarla più.

L’ANGELO EGOISTA DI LUCA ROMANO

Era il giugno 1930. Il bal blanc più elegante e sfarzoso dell’anno. Non si era mai visto nulla di simile da quando era finita la guerra. Fu anche l’ultimo grande avvenimento mondano prima dell’avvento del secondo conflitto di cui avvertivamo confusamente la possibilità. Si svolgeva nei giardini dell’hôtel particulier di Anna-Letizia Pecci-Blunt in rue de Babylone. La contessa discendeva da una famiglia di papi e apparteneva all’aristocrazia nera romana. Il padre era stato capo della Guardia nobile pontificia, lo zio era Leone XIII. Aveva sposato un banchiere di New York, Cecil Blunt, e ospitava a Roma e a Parigi uno dei salotti più frequentati da artisti e scrittori d’avanguardia. C’erano il pianista polacco Arthur Rubinstein e la baronessa Rothschild, principi e principesse, artisti, letterati, personaggi di mondo e stilisti come Lucien Lelong. E c’era Lee. Aveva ventitrè anni, io diciannove. Venivo da Londra e studiavo da un anno all’École des Beaux-Arts di Parigi, ma il mio francese era molto meno buono del suo. Anche per questo motivo mi sentii subito soggiogato. Era alta, slanciata, bionda. Portava i capelli tagliati corti secondo lo stile trasgressivo e androgino che in Francia chiamavano l’allure garçonne. Le sue labbra erano piene e scolpite, sembravano due corpi sinuosi l’uno sull’altro. La sua bellezza moderna si univa a una vivacità quasi elettrica. Era indipendente, spiritosa, brillante. Uno spirito libero e spesso egocentrico in un corpo divino. Fin dalla prima volta mi guardò negli occhi senza battere ciglio e mi persi in quelle iridi celesti che brillavano d’intelligenza. Quella sera Lee accompagnava il famoso Man Ray, il fotografo surrealista di cui era l’assistente. Tutti sapevano che era anche la sua amante. La fama di Man Ray si era già estesa all’Europa, i suoi ritratti fotografici di scrittori, pittori e celebrità erano pubblicati regolarmente su Vogue o commissionati da editori prestigiosi come Shakespeare & Co. Aveva fotografato Proust sul letto di morte e James Joyce, appena un mese dopo la pubblicazione del suo Ulisse con lo sguardo triste dietro gli occhiali a pince-nez. Gli ospiti erano stati invitati a vestirsi interamente di bianco, l’arredamento era in bianco, compresa la pista da ballo e un palcoscenico. Migliaia di candele bianche illuminavano ogni angolo. I domestici in livrea bianca giravano con bicchieri di champagne posati su vassoi bianchi. Lee, che aveva l’abitudine di farsi regalare i vestiti che indossava per le sedute di moda, quella sera portava un paio di short cortissimi e una splendida camicetta bianca di Madame Vionnet. Man Ray, abituato a vestirsi con stile (era figlio di un sarto), si era adattato all’occasione. Man e Lee avevano allestito insieme uno spettacolo con un proiettore da 35mm in una delle stanze che si affacciavano sul giardino e proiettavano sugli ospiti una sequenza di lettere che costituiva un rebus, una serie di fotografie in bianco e nero e delle scene colorate a mano tratte da un film di Georges Méliès, autore del famoso Viaggio sulla Luna.

Lee passò buona parte della serata a ballare il Black Bottom e il Charleston, travolta da un vortice di attenzioni e di corteggiamenti. La guardavo negli occhi da un’ora e finalmente si fermò accanto a me. Aveva bevuto, era un poco brilla, mi appoggiò una mano al petto e mi chiese perché fossi l’unico che non la invitava a ballare. Io arrossii e lei sorrise di piacere. «Sei inglese, vero? Sempre imbarazzati voi inglesi». Bofonchiai che non era vero, possiamo essere assolutamente privi di inibizioni. «Dammene la prova», disse. Le domandai «Vuoi ballare?» Rispose sorridendo: «E che prova è?» Allora mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai che per me era la donna più bella che avessi mai visto e che avrei voluto essere il suo schiavo per sempre. Lee scoppiò a ridere e rispose: «Aggiudicato!» Nella mia ingenuità pensavo di aver sedotto Lee, ma naturalmente era lei che aveva sedotto me. A un certo punto esclamò con una gioia quasi infantile: «Gli uomini sono tutti così adorabili!» Lo disse anche a Man Ray che si sentiva sempre più isolato e di cattivo umore. L’artista finì così per appartarsi da solo al bar con un bicchiere in mano, a rimuginare pensieri e frustrazioni. Non poteva competere con la bellezza e la gioventù di Lee. La differenza di età e di energia suscitava frequenti incomprensioni. Insieme erano una coppia strana: lui più maturo, serio, ma anche più basso di lei, scuro di pelle e di capelli, già elegantemente stempiato. Lei era slanciata, biondissima, sempre pronta a scherzare e a ridere. Mi sembrava un angelo. Confesso che all’inizio non provai la minima solidarietà maschile con Man. Lee si comportava come una donna libera. Perché avrei dovuto trattenermi dal corteggiarla? Non mi rendevo conto che in quel periodo la loro relazione era all’apice. Lo avrei capito soltanto dopo. Quella sera al bal blanc Man commise l’errore di tornare a casa da solo. Ebbi l’onore di essere scelto per riaccompagnare Lee poche ore prima dell’alba. Abitava in un monolocale soppalcato in un edificio d’angolo davanti al cimitero di Montparnasse. C’era una porta d’ingresso al 12 rue Victor-Considérant e un’altra dietro l’angolo, in rue Schoeler. Davanti alla casa, oltre il muretto di cinta, si stendevano le tombe. In una di queste un giorno sarebbe stato sepolto Man Ray. E anche l’edificio moderno e comodo in cui viveva Lee sarebbe passato agli onori della cronaca, quando dopo la guerra, ci andò ad abitare Simone de Beauvoir.

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE

L’ANGELO EGOISTA DI LUCA ROMANO — Neri Pozza Editore pp. 190 / euro 15 / neripozza.it


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Rodeo PIN UP Novembre 2008


Rodeo PIN UP Dicembre 2008

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Assistente fotografo Stefano Secchia. Hair Naoki Komiya/Buble&Bumble. Make-up Niamh Quinn. Modella Lina Mihailova/Models One. Jeans e collana della modella.


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Stylist Grant Woolhead. Hair Robert Lyon/Jed Root. Assistente stylist Tammy Gerardi. Modello Andy Spear. Pantaloni di pelle Galliano Homme. Studio: Splashlight Studios, NYC.

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storie/59 Chissà cosa avrà pensato Luciano Bianciardi il grande traducendo la biografia alcolica di uno dei suoi scrittori preferiti; lui che con l’alcol viveva e che di alcol sarebbe morto? Jack London (1876-1916) fu essere eccezionalissimo, avventuriero, narratore di uomini e avventure, picaresco ed enigmatico, splendido romanziere di grandi personaggi (molti doppi suoi), studioso della natura materna e stregonesca, del dominio dell’uomo sull’uomo, dell’animalità, della libertà, dell’amara esistenza nostra sotto il capitalismo. (E non aveva ancora visto niente, ma gli artisti, si sa, sono preveggenti). Il suo libro che qui vi presentiamo è illuminante, come una buona bevuta per un buon bevitore e fa parte dei primi 4 titoli della nuova collana Libreria della UTET: classici ben tradotti, ben curati, anche e molto nelle copertine. Eccezionalmente, in un mercato sempre più votato al nuovo a perdere e che tratta i classici in modo miserabile o elitario, tenendoli lontano da dove dovrebbero stare: tra noi. Amen e W Jack London.

JOHN BARLEYCORN. RICORDI ALCOLICI DI JACK LONDON

Capitolo II. Ma prima di cominciare debbo chiedere al lettore di seguirmi con piena simpatia, e siccome la simpatia è semplicemente comprensione, debbo chiedergli di cominciare da me e dalle cose di cui scrivo. In primo luogo, io sono un bevitore stagionato. Non ho una predisposizione costituzionale all’alcol. Non sono uno stupido. Non sono un maiale. Conosco il gioco del bere dall’A alla Z, e nel bere ho usato giudizio. Mai è successo che abbiano dovuto portarmi a letto. E neanche barcollo. Insoma, sono un uomo normale, medio, per quanto riguarda il bere. E questo è il punto: sto scrivendo degli effetti che ha l’alcol su di un uomo normale, medio. Non ho neanche una parola da dire circa (o a favore) del dipsomane, il quale rappresenta un eccesso, d’importanza appena microscopica. Esistono, grosso modo, due tipi di bevitori. C’è l’uomo che tutti conosciamo, stupido, privo di fantasia, col cervello ottusamente roso da ottuse ubbie; quello che cammina vistosamente a gambe larghe, azzardando il passo, che di frequente cade per terra, e che vede, al sommo della sua estasi, topi azzurri ed elefanti rosa. È il tipo che dà vita alle barzellette sui giornali umoristici. L’altro tipo di bevitore ha fantasia, visione. Anche quando è piacevolmente su di giri, cammina diritto, naturale, non barcolla, non cade, sa dove si trova e quello che sta facendo. Non il suo corpo, ma il suo cervello è ubriaco. Può darsi che cianci spiritosamente, o che si lasci andare alla simpatia verso il suo prossimo. Può darsi che veda spettri e fantasmi intellettuali che sono cosmici e logici e che pigliano la forma del sillogismo. Proprio quando è in queste condizioni egli si spoglia del loglio delle più vitali illusioni della vita e considera gravemente il collare di ferro della necessità fissato al collo della sua anima. Questa è l’ora della sottile potenza di John Barleycorn*. È facile a tutti rotolare per terra. Ma è una prova tremenda, per un uomo, stare diritto su due gambe senza barcollare, e decidere che in tutto l’universo egli trova per sé una libertà soltanto, e cioè l’anticipare il giorno della sua morte. Per quest’uomo questa è l’ora della logica bianca (di cui si dirà oltre), quando egli sa di poter conoscere soltanto le leggi delle cose, ma non il significato delle cose. È l’ora del pericolo, questa. I suoi piedi già fanno presa sul sentiero che conduce alla tomba. Per lui tutto è chiaro. Tutte queste confuse chiacchere sull’immortalità non sono altro che la paura di anime spaurite dal terrore della morte, e maledette dallo stramaledetto dono della fantasia. Non hanno l’istinto della morte, non hanno la volontà di morire quando arriva il momento di morire. Si illudono a credere che vinceranno la gara, e che vinceranno un futuro, lasciando gli altri animali all’oscurità della fossa o al calore che annienta del forno crematorio. Ma lui, voglio dire quest’uomo nell’ora

della logica bianca, sa che costoro s’ingannano e si nutrono d’illusioni. Quello è il solo evento che tocca a tutti, egualmente. Non c’è cosa nuova sotto il sole, neanche questa fanfaluca che tanto bramano le anime deboli e che sia chiama immortalità. Ma sa, lui sa, lui che se ne sta in piedi con le gambe che non barcollano. È composto di carne, di vino, di favilla, di festuche di sole, di polvere del mondo, fragile meccanismo fatto per correre un tratto, fatto per subire l’assillo dei dottori della divinità e dei dottori della malattia, e per essere alla fine buttato via nel mucchio. Certo, tutto questo è schifo dell’anima, schifo della vita. È lo scotto che deve pagare l’uomo di fantasia per la sua amicizia con John Barleycorn. Lo scotto che paga l’uomo stupido è più semplice, più facile. Con il bere si riduce alla incoscienza dello stolto. Dorme un sonno drogato, e se sogna, i suoi sogni sono fiochi e inespressi. Invece all’uomo di fantasia John Barleycorn invia i sillogismi spietati e spettrali della logica bianca. Guarda la vita e le cose della vita con l’occhio invidioso di un filosofo pessimista tedesco. Vede al di là di tutte le illusioni. Trasvaluta tutti i valori. Dio è male, la verità è un inganno, e la vita uno scherzo. Dalle sue alture folli e quiete, con la certezza di un dio, tutta la vita gli appare un male. Moglie, figli, amici – nella chiara, bianca luce della logica, sono disvelati come frodi e inganni. Vede oltre, e tutto quello che vede è la loro fragilità, la loro meschinità, la loro pietosa sordidezza. Non lo ingannano più. Sono piccoli, miserabili egoismi, come ogni altra minuscola creatura umana, che vivono una loro vita da lucciola, di un’ora. Non hanno libertà. Sono pupazzi del caso. Anche lui lo è. Lui lo capisce. Ma una differenza c’è. Lui vede; lui sa. E conosce la sua unica libertà: che può anticipare il giorno della sua morte. E questo non va bene per un uomo che sia fatto per vivere e amare ed essere amato. Eppure il suicidio, repentino o lento, uno spruzzo improvviso o un lento gocciare negli anni, è il prezzo che esige John Barleycorn. Non c è amico, fra i suoi, che sfugga alla giusta dovuta scadenza. * Nella tradizione popolare americana John Barleycorn personifica l’alcol. Barleycorn vuol dire orzo, e infatti dalla distillazione dei cereali si ricava il whisky (Ndt).

JOHN BARLEYCORN. RICORDI ALCOLICI DI JACK LONDON Trad. Luciano Bianciardi — Edizioni UTET Libreria

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE

pp. 289 / euro 14 / utetlibreria.it


60 /souvenir Jorma PURANEN —

Fotografo finlandese anhava.com 1. La mostra di Yang Fudong East of Que Village alla Bonnier Art Hall di Stoccolma. Un’installazione di più film proiettati simultaneamente che ritraggono la semplice e povera vita di campagna di un piccolo villaggio, dove vive il padre dell’artista. Potente e poetica visione su una realtà in transizione; uno sguardo nel retroscena del boom economico cinese. I gatti randagi diventano protagonisti dell’installazione, emblemi della vita, metafore della condizione umana. Un lavoro desolante, ma commovente e ipnotico. 2. Riflesso sull´acqua, un nuovo concerto per corno inglese e orchestra del compositore olandese Richard Rijnvos, eseguito dalla Netherlands Radio Philharmonic Orchestra alla Concertgebouw di Amsterdam ad Aprile. È un pezzo paragonabile a The Swan of Tuonela che il mio connazionale Sibelius ha scritto nel 1893. Rijnvos ha creato una ricca trama di colori e spazi, un passaggio dall’oscurità, da accordi terreni, ad accordi luminosi e paradisiaci. Un’illusione incantata di un riflesso sull’acqua che gradualmente si distorce e scompare. 2. Un disco di Toumani Diabate: Mande Variations. Dai primi anni 80 sono un grande fan della musica dell’Africa Occidentale, di quella del Mali in particolare. Musicalmente è un scrigno di tesori e Toumani Diabate ne è il miglior rappresentante. Mande Variations può essere paragonato alle Variazioni Goldberg per tanti motivi. Come può un solo strumento, la Kora, suonare, senza nessuna sovraincisione, così stratificato, meditativo e bello? Ascoltando questo disco di musica magica ti chiedi se puoi credere alle tue orecchie. Per il 2009. Peter ZUMTHOR e Louise BOURGEOIS: The Vardø Memorial

Project. Come visitatore abituale dell’estremo nord della Norvegia aspetto con ansia di vedere il Memorial che aprirà nell’Agosto del 2009 a Vardø, sul mare di Barent. Voluto dal governo norvegese, questo memoriale sarà una casa progettata dall’architetto svizzero Peter Zumthor, con un’opera d’arte di Louise Bourgeois. In memoria delle vittime della caccia alle streghe avvenuta in Artica all’inizio del XVII secolo, in cui circa 100 donne, ma anche bambini e uomini, hanno perso la vita. Costruito con materiali naturali e del luogo, come sempre fa Zumthor, la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria creano panorami di silenzio. Un altro motivo per fare un viaggio nell’estremo Nord.

J. Puranen e L. Bourgeois ritratta da Mapplethorpe

Laurenz Schaffer —

Direttore dello studio di Monaco del BMW Group Designworks USA, consociato indipendente per il design del BMW Group. Nel 2008 lo studio è stato artefice del cruiser di lusso Zeydon Z60 (nella foto) realizzato in collaborazione con il cantiere belga Zeydon. 18,30 metri di innovazione per uno yacht d’altura a vela elegante e confortevole. Se volete saperne di più: rodeomagazine.it designworkusa.com 1. Oggetto. Il Waterfalls di Olafur Eliasson a New York, per l’approccio metaforico e l’effetto d’illusione che crea. È davvero cool. 2. Evento. La regata Les Voiles des Saint Tropez. Una gara travolgente, dal punto di vista emozionale, con barche di classe J degli Anni 30 straordinarie e sexy. Anche il fine settimana italiano all’Oktoberfest è stato un pezzo forte: Germania e Italia unite in una grande festa celebrativa. 3. Mostra. La personale di Mark Rothko a Monaco. L’enorme passione per il suo lavoro che traspare nelle sue opere. La forza non è solo nell’immagine singola, ma nell’insieme della composizione. Probabilmente è l’ultima volta in cui una mostra potrà offrirne una visione così completa.

Foto: Ramak Fazel

Lo-tek —

Studio di progettazione, New York. Giuseppe Lignano e Alda Tolla, dopo la laurea in architettura e urbanistica all’Università di Napoli, hanno fondato il loro studio a New York nel 1993. Insegnano alla Graduate School of Architecture della Columbia University (dove sono stati anche studenti) e sono impegnati in progetti residenziali, istituzionali e commerciali. Con molta attenzione per la sostenibilità edilizia, conservazione di materiali ed energia e l’uso integrato della tecnologia. lo-tek.com Hanno risposto così: Obama per il 2008. Obama per il 2009!!!

Luci Della Centrale Elettrica —

Kostas Murkudis —

Berlino. Designer. Purista carnale kostasmurkudis.com

1. La mostra di Anish Kapoor

alla Haus der Kunst di Monaco: affascinante ed erotica allo stesso tempo, con materiali e forme molto sensuali. Mi sarebbe piaciuto toccare e gustare alcuni oggetti. 2. William Forsythe a Berlino. Adoro quel che sta facendo. Non sai mai cosa aspettarti. È un Gesamkunstwerk, un’opera d’arte totale:

l’interazione perfetta tra luce, musica, architettura e movimento. 3. Un articolo su Zoran nel New York Times poche settimane fa. Ho sempre ammirato la sua posizione radicale nel circo della moda. Ha mantenuto intatto il suo punto di vista, ed è di una modernità senza tempo. Per il 2009. Le mie speranze sono: amore, sesso, un concerto e un lungo viaggio al mare, magari in Sardegna.

Vasco Brondi, 24 anni, da Ferrara, con il suo disco Canzoni da spiaggia deturpata, scritto con il nome Luci Della Centrale Elettrica, ha fatto gridare al miracolo la stampa italiana. Un disco dove, come ama ricordare, canta “pensieri, parole” e suona “chitarre abbastanza scordate”. Un disco duro, moderno, ma anche pieno di richiami alla migliore generazione dei cantautori più impegnati del nostro paese. Attualmente in tour. lelucidellacentraleelettrica.blogspot.com

1. Camminare a Camden Town a Londra, dopo che erano bruciate le bancarelle. 2. Vedere un giornalista cocainomane della Milano alternativa (e di pseudosinistra) cercare di stordire di nascosto una ragazzina con la suddetta sostanza e la settimana dopo tenere una conferenza sulla musica indipendente e sull’importanza delle figure femminili in questo contesto. 3. La mia personale scoperta di due dischi di dieci anni fa di Fausto Rossi. Per il 2009. Oltre alla dipartita di Mogol, mi aspetto quella dell’onorevole ministro Sirchia.

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE


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The Hempel

The Dominican

The Hempel

The Dominican Rue Léopold / Leopoldstraat 9, 1000 Brussels, BELGIUM The Dominican opened its doors in November 2007 in the center of Brussels and caters to an international and discerning clientele. Situated behind the La Monnaie theatre, close to the Grand Place, the hotel mirrors the special environment and rich history of the building. The award-winning team of architects succeeded in creating diversity of design, which combines high quality in aesthetics and comfort. The Dominican has 150 deluxe rooms and suits. Lunch and dinner are served in the Grand Lounge. Stylish surroundings and an exclusive selection of drinks and food are available in the lively Lounge Bar. Relaxation is on offer in the sauna, steam bath and gym.

The Hempel 31-35 Carven Hill Grd., London W23EA, ENGLAND The Hempel is London’s “best kept secret” and a pioneer of design-oriented hotels. A stylish ambiance and excellent service make this hotel what it is – an icon of the modern hotel business. Black and white are the dominant colours, the design is puritan, the shapes geometric. Each of the guest rooms is individually designed and houses designer items created by Anouska Hempel. The hotel’s own Zen garden is a highlight and a real oasis of peace. The hotel incorporates the outstanding I-Thai Restaurant – the Asian cuisine is every bit as extravagant as the design. The Hempel is located close to the fashionable district of Notting Hill.

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE


62 /souvenir La “Next Generation House” di Sou Fujimoto

marc glÖde —

Critico e curatore indipendente specializzato in film, fotografia e videoarte, Berlino 1. Una mostra: Seeing the Light di Anthony McCall alla Serpentine Gallery, Londra. 2. Un concerto: l’esecuzione di Sir Simon Rattle e della Berlin Philharmonic di Gruppen di Stockhausen e di Et exspecto resurrectionem mortuorum di Messiaen, all’aeroporto Tempelhof di Berlino. 3. Un film: Peter Roehr, Film Montage I-III ad Art Basel 39 Per il 2009. Non vedo l’ora di curare STILL/MOVING/STILL la prima mostrarassegna europea sulla storia della proiezione di diapositive in arte a Knokke-Heist, in Belgio (da Marzo a Giugno 2009).

Luca Galofaro —

Architetto. Studio IaN+, Roma. Medaglia d’Oro all’Architettura nel 2006, IaN+, fondato nel 1997 da Carmelo Baglivo, Luca Garofalo e Stefania Manna, interviene nel territorio con progetti organici che esaltano con una visione sociologica la relazione fra spazio, uomo e risorse ianplus.it 1. Mostra. Gordon Matta Clark a Santa Maria della Scala, Siena

(catalogo di Silvana editoriale). Per la prima volta una mostra racconta tutto il percorso artistico dell’artista americano. Osservandola con attenzione è possible comprendere il sistema di relazioni tra Matta Clark e i suoi contemporanei, ma, cosa più importante, si comprende quanto la sua opera abbia influenzato molte delle ricerche contemporanee. 2. Architettura. Next Generation House. Piccolo modulo abitativo per i fine settimana realizzato dall’architetto Sou Fujimoto. Fujimoto vince, appena laureato, un concorso dal titolo La casa indefinita, dove casa, corpo e attività si fondono in un continuum spaziale, un progetto teorico e apparentemente irrealizzabile. Qualche anno dopo la riflessione teorica trova in questo piccolo padiglione la sua realizzazione. Un progetto che dimostra come si possa dare forma a un’idea dell’abitare senza rinunciare alla purezza delle idee. 3. Disco. Ayo: Gravity at last, un disco registrato in una sola settimana. La musica perfetta per accompagnare la mostra di Matta Clark... e una visita nella casa di Fujimoto. Per il 2009. Meglio non aspettarsi niente... così tutto quello che arriva sarà una gradita sorpresa. “Modular Anathomy” di A. Throup per Stone Island. In basso: Scarpe di Z. Hadid per Melissa

Da “Seeing the Light” di A. McCall

marcelo burlon —

PR, organizzatore di eventi e stylist, collaboratore di Rodeo marceloburlonenterprise.com

1. La cosa più emozionante di questo 2008 è stato il concerto di Antony al Teatro degli Arcimboldi di Milano... credo di non aver mai pianto cosi tanto; la profondità della sua voce abbinata alla poesia delle sue canzoni mi ha fatto vivere un’ora di totale riflessione. 2. Un altro concerto molto emozionante: quello di Madonna a Roma, non per la performance in sè, ma vederla indossare gli abiti che Riccardo Tisci (Givenchy) ha disegnato per lei è stato come un sogno che diventa realtà, una soddisfazione incredibile... E l’aver

partecipato insieme a Tim McIntyre come contributor ad A Magazine curato da Riccardo Tisci... un capolavoro che rimarrà tra i nostri libri più preziosi. 3. Interview magazine, con l’arrivo di Fabien Baron, Glen O’ Brien e il loro nuovo staff hanno ricreato un giornale che si era perso da un po’ di anni, ridandogli lo spirito iniziale che Andy Warhol gli aveva dato. Per il 2009. Mi aspetto che spariscano gli improvvisati, soprattutto nella organizzazione di eventi... Se ne sono visti molti nel 2008 portare bassa qualità e pessimo gusto, cercando spesso di copiare concetti e stili di gente che ha fatto un gran lavoro per farsi accettare, e soprattutto capire, dal pubblico milanese.

Mandi Lennard —

Londra. PR, Mandi Lennard Publicity Inc., alma mater del più fermentante underground modaiolo Naturalmente è tutta moda! 1. Il cappotto di velluto rosa con le labbra di Comme des Garçons. L’ho indossato per l’opening di Frieze Art Fair. 2. Il piumino Modular Anathomy di Aitor Throup per Stone Island, costruito con moduli che mimano la muscolatura umana. Non esiste altro piumino come questo! 3. Le scarpe di Zaha Hadid per Melissa: non è nemmeno necessario indossarle. Per il 2009. Ho tre desideri: 1. Il cappotto bianco e nero di Gareth Pugh. Il mio primo nuovo ordine! 2. I cappelli da sogno di Nasir Mazhar. 3. Le shopping bag di Chanel. In sfilata mi sembravano le buste del negozio. Quando ho capito che erano fatte di pelle, sarei saltata in passerella a rubarne una!

“A Magazine” e il nuovo EP di Antony

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leggere/63

TOMMASO PINCIO Realismo magico Il quinto romanzo di Tommaso Pincio, Cinacittà (Einaudi, pp. 342, euro 17) è allucinante, come gli altri, ma, poiché travestito in abiti narrativi più convenzionali, ancor più spiazzante, paradossalmente. Se, sin dal suo pseudonimo (italianizzazione del nome del narratore di culto Thomas Pynchon, nonché riferimento toponomastico a Roma) lo scrittore ci aveva abituati a universi ambigui, instabili, paralleli. Prediligendo ambientazioni internazionali, curvate dallo sguardo della fantascienza paranoide e catastrofica di Dick o Ballard – dove i concetti di umano e di alieno si sovrappongono – in una lingua fredda e cerebrale. In questo nuovo romanzo, invece, si gioca una carta diversa. L’ambientazione, romana, è famigliare. La narrazione è in prima persona, cosa che forzatamente coinvolge l’identità e la memoria storica di chi scrive, pur nella finzione. La trama è chiusa. La lingua è sporca, impietosamente media (mediatica?), standard. Eppure l’effetto straniante è, se vogliamo, potenziato. Dislocata in un presente parallelo, Roma è attanagliata da un caldo allucinante. L’inverno è scomparso. I romani sono fuggiti al Nord, fresco e produttivo. Restano solo gli immigrati e soprattutto l’infaticabile comunità cinese. Il protagonista, superstite, racconta la sua storia da una cella di Regina Coeli. Ha, forse, ucciso la sua amante – spogliarellista cinese – e ha dormito per una settimana col cadavere in una stanza dell’Hotel Excelsior. Ma la chiave dell’efferato delitto è in una frase tratta dalla biografia di Mao, che illumina come un bengala la ricostruzione inattendibile della realtà. Intervista Enzo Mansueto Fotografia Riccardo Campanale

einaudi.it

— Finalmente Tommaso Pincio scrive della sua realtà: è un esorcismo psicogeografico? Non per nulla ho deciso di chiamarmi Pincio, come il colle dove sorge Villa Borghese. Il sogno di un romanzo romano lo covavo dal giorno in cui ho cominciato a scrivere. Dopo averci girato attorno per anni, alla fine ho rotto gli indugi. L’occasione me l’ha offerta una visita all’Hotel Excelsior di via Veneto, nella stanza dove Kurt Cobain tentò il suicidio, l’albergo noto a tutti per via di quella presunta età dell’oro chiamata Dolce Vita. — Un libro sulla romanità, a modo suo, con molto Fellini e poco borgatarismo alla Pasolini o alla Walter Siti. Perché? Confesso di essere stato sfiorato anch’io dalla tentazione di ambientare il mio romanzo in una borgata. In questo, Siti è impareggiabile. Ho scartato questa possibilità quasi subito perché sarebbe stato disonesto. Non conoscevo quei luoghi. Inoltre, sul degrado e la nobiltà delle periferie, la letteratura era già abbondante. Ho quindi preferito esplorare e riscoprire altri miti e territori, in parte felliniani e in parte corrivi. Mi riferisco alla Roma della commedia italiana, quella di Alberto Sordi, per intenderci, con la quale la letteratura non ha mai voluto sporcarsi le mani. — Una Roma decadente, anche, che richiama scenari alla Blade Runner. Quel film è diventato sinonimo della metropoli babelica sull’orlo dell’apocalisse ed è perciò impossibile non tirarlo in ballo. Ma ti assicuro che il suo ricordo non mi ha mai accompagnato nella scrittura di Cinacittà. Piuttosto avevo in mente il Satyricon di Fellini e il Ranxerox di Tamburini e Liberatore, due cose a cui il film di Scott deve moltissimo. Ci tengo a sottolinearlo, perché è oltremodo doveroso dare a

Cesare quel che è di Cesare, visto che stiamo parlando di un romanzo su Roma. — Da Kurt Cobain, agli extraterrestri, agli hippies, a più riprese incontriamo autocitazioni: che senso hanno? Per come le ho intese io, non sono che vezzosi autocompiacimenti, nulla cui attribuire un particolare significato, qualcosa di simile alle fugaci apparizioni di Hitchcock nei suoi film. Posso inoltre dire che le autocitazioni sono il naturale contrappunto del gioco autobiografico. Ho modellato il protagonista su di me, così come mi sono divertito a far vestire i panni di uno sgangherato avvocato difensore a un’altra persona reale. Ma l’ho fatto soltanto per pura comodità. Anche per i miei romanzi precedenti mi sono servito di modelli reali, Kurt Cobain per Un amore dell’altro mondo e Unabomber per La ragazza che non era lei. Stavolta ho scelto me. Avrei potuto benissimo ispirarmi a un altro romano, che so, Nanni Moretti o Walter Veltroni. È che ho pensato di essere più adatto io per il personaggio che avevo in mente. Ce lo vedi Veltroni che si innamora di una spogliarellista cinese? — Tra le altre cose, nel romanzo emerge un giudizio impietoso sul sistema dell’arte contemporaneo. È il tuo giudizio? Gran parte delle cose che racconto sono vere, frutto di un’esperienza diretta. Il sistema dell’arte è una replica a circuito chiuso dell’economia di mercato, stranamente in bilico tra il baratto e le più sofisticate acrobazie di finanza creativa. Talvolta lo strapotere del denaro può diventare a tal punto soffocante che si perde di vista l’arte. L’amara visione del protagonista di Cinacittà è però una mia forzatura romanzesca. In quel mondo ho vissuto i miei anni migliori e non me ne pento •

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64 /souvenir Maria Luisa Frisa —

Firenze. Direttore del Corso di Laurea in Design della Moda, IUAV, curatore, trendsetter, icona di stile e molto altro. Semplicemente, La Frisa 1. All di Maurizio Cattelan: otto marmi, corpi morti coperti da sudari

ispirati a Lo Spirato di Luciano Fabro. Opera silente e terribile. Metafora di quello che noi in Italia siamo diventati. 2. La collezione Prada Uomo autunno-inverno 2008-09: la grammatica maschile scomposta per diventare segno, ornamento. Elementi che disegnano e sentenziano il cambiamento dell’iconografia maschile. Ma anche di quella femminile. Nel desiderio non più uomo, non più donna ma solo Corpo. 3. L’arrivo del Mister Murinho all’Inter. Un condensato di antipatia e intelligenza tattica. La migliore interpretazione della figura del Mister. Per il 2009. Aspetto di vedere le grandi città del mondo

tramutate in sprawl senza fine. Come succede nella migliore fantascienza, che non ne ha mai sbagliata una.

Un’opera di D. Firman da “Superdome”. Sotto: Kinkaleri

Marco Mazzoni/Kinkaleri —

Il gruppo organizza e realizza, dal 1995, spettacoli e progetti installativi e performativi, produzioni video, sonorizzazioni, allestimenti in situazioni e spazi specifici. In Italia e all’estero kinkaleri.it 1. Libro. Gelitin’s acb del collettivo austriaco più bislacco degli ultimi anni. 326 pagine di pura follia, senza ordine e senza cronologia, un libro che non dà tregua un po’ come i loro lavori. Mi viene in mente la loro zattera allagata all’ultima Biennale veneziana con i due caronti ubriachi che per qualche euro ti portavano al loro parco giochi. 2. Mostra. Superdome al Palais de Tokyo, Parigi. Una collettiva spettacolare, nessun lavoro fuori posto, nessun artista sbagliato, l’attesa di Sassolino, il bilico di Firman, l’esercito di Giraud e Siboni, l’effimero di Monk, l’esperienza di Buchel e poi il palazzo che non si tira mai indietro quando si tratta di spendere in produzione. 3. Luogo. Berghain/Panorama Bar, Berlino. Collocato in una vecchia centrale elettrica, 18 mt di pura vibrazione sonora. Vale la pena provare l’ebbrezza di un 00.04 /13.00 al ritmo no-stop, meglio se in compagnia di chi si ama. Da non perdere le tapparelle elettriche del Panorama Bar e l’urlo collettivo al momento della loro apertura.

Qui: M. Cattelan. In alto: Dal lookbook Prada AI 08-09

Per il 2009. Vorrei andare sull’isola di Pasqua.

mario piazza —

Maria Antonietta Mameli —

New York, fotografa (nell’immagine in alto)

silversteinphotography.com

1. Mostra dell’anno: al Guggenheim Museum, la retrospettiva mozzafiato dedicata a Louise Bourgeois. 2. Stivali dell’anno: i miei vintage cowgirl boots di pelle di serpente verde scuro, scovati miracolosamente in un minuscolo vintage store in Prince street nel quartiere di Soho. 3. Libro dell’anno: Scolpire il tempo di A. Tarkovskij. Un mio amico mi ha fatto scoprire questo libro dove Tarkovskij annota i suoi pensieri sul significato dell’arte. Una volta letto il libro, il suo film: Andrei Rublev. Per il 2009. Un viaggio in compagnia di Julian Schnabel, lasciando a casa Rula.

Direttore creativo di Abitare, Presidente di Aiap. Il 17 Ottobre è stato insignito del Icograda (International Council of Graphic Design Associations) Achievement Award. È il primo grafico italiano a ricevere questo riconoscimento

(1910-1988) e Franciszka Themerson (1907-1988) e della loro casa editrice Gaberbocchus Press (19481979). Le pubblicazioni e l’archivio sono disponibili sui siti: themersonarchive. com, gaberbocchus.nl, deharmonie.nl, themersons.us.edu.pl.

abitare.corriere.it

1. Rahsaan Roland Kirk che

suona il flauto con il naso in un concerto a Montreux. Potenza del respiro. 2. Han Bennink, uno dei migliori batteristi del mondo, alle prese con forme di formaggio olandese. 3. Sono sempre affascinanti i libri dei polacchi Stefan Themerson

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Per il 2009. Non son capace di formulare proiezioni collettive, posso tentare semplicemente di dire quello che mi piacerebbe. Mi piacerebbe parlare senza parole, leggere nei pensieri, comunicare con gli occhi, sentire lontano.


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The Vondel

Arthotel Blaue Gans

Arthotel Blaue Gans

Vondel Vondelstraat 26, 1054 Amsterdam, NETHERLANDS Tucked away in the historic and at the same time pulsating heart of Amsterdam is the Boutiquehotel Vondel. The hotel is situated close to Concertgebouw and the P.C. Hooftstraat, where you find Amsterdam’s most exclusive shops. Its design is plain yet very effective. Warm earthy colours, soft lighting and an extravagant use of materials create an atmosphere in which one feels immediately comfortable. A colourful contrast is set by the paintings of Dutch artist Peter Keizer. All 78 rooms offer a generous amount of space and urban comfort. On sunny days breakfast is served in the small, very pleasant garden. Vondel´s Restaurant offers international cuisine in an elegant atmosphere.

Arthotel Blaue Gans Getreidegasse 41-43, 5020 Salzburg, AUSTRIA The Arthotel Blaue Gans is the oldest inn in the city and is situated in the famous Getreidegasse. It uniquely combines the historic art of brewing, contemporary art and inspiring design with the utmost in refinement. Powerful accents are set by renowned artists such as Xenia Hausner, Franz Graf, C.O. Paeffgen or Leif Trenkler. In spite of forgoing the superfluous, the hotel’s rooms and suites retain their comfort and are equipped with the utmost in individually styled modern conveniences. The hotel receives its character from angular passageways, colourful vaults and old joist ceilings, which are continuously contrasted with contemporary design. The original restaurant, with its historic barrel vault, wall murals, wood panelling and traditional Austrian cuisine, is an insider’s tip in Salzburg.

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66 /souvenir Monica Graffeo —

Designer, Cordenonos (PN). Ha ricevuto per due anni consecutivi il premio Young & Design. Lunga la collaborazione con Kristalia, con cui ha disegnato mobili e sedute di impatto iconografico. Quest’anno sedia e letto Step per Lago: inventiva e rigore al servizio del progetto. monicagraffeo.it 1. La cosa che mi è piaciuta di più quest’anno è senz’altro la lettura di Anna Karenina di Tolstoj: mi ha colpito la forza della scrittura e l’attualità del tema, l’incisività con cui venivano tratteggiati i sentimenti... davvero eccezionale. 2. Nadine Gordimer a una conferenza durante Dedica 2008 a Pordenone: una donna eccezionale, elegante, dignitosissima, forte e lucidissima a più di 80 anni! Con uno spirito umanitario non buonista, ma quasi duro e spigoloso. 3. Il film (e cd) Once con Glen Hansard e Marketa Irglova. Due giovanissimi e sconosciuti cantanti si trasformano in attori e raccontano un po’ se stessi: quando con poca spesa e tanta poesia si riesce a creare qualcosa di vero e potente! Per il 2009. Aspetto la nascita del mio secondo figlio che è in assoluto la cosa che

Due fotografie di S. Conaway

più influenzerà il mio 2009!

Morgan Geist —

Nativo del New Jersey, è cresciuto ascoltando musica new wave, italo disco e la tecno di Detroit. Nel 2002 la stampa lo ha definito producer dance dell’anno grazie alle sue produzioni con i Metro Area: un solo album, omonimo (Environ/EMI) e una breve serie di mix stupendi. Quest’anno è uscito il suo primo, bellissimo disco, Double Night Time (Environ/ Audioglobe), con alla voce Jeremy Greenspan dei canadesi Junior Boys myspace.com/morgangeist

1. Spendere solo 28 dollari per un pranzo al ristorante Jean-

Georges di NY. Dove nel mondo si può mangiare così bene per così poco? 2. Visitare le bellezze dell’Islanda. Abbiamo noleggiato un furgone

e abbiamo guidato fino a un luogo che sembrava un’immagine di Roger Dean.

Melanie Schiff

3. Fare Jogging. Ho cominciato finalmente a correre ed è probabilmente la

Fotografa, Chicago e Los Angeles melanieschiff.net

1. Sarah Conaway: Some

New Works, Bellwether Gallery, New York, Questa è probabilmente la mia mostra di fotografia preferita di quest’anno. I suoi still life in bianco e nero mi fanno continuare a credere nell’arte. Perfetti, semplici, meditativi, ma come imperi che implodono. 2. Sterling Ruby: Supermax 2008, L.A. MOCA Pacific Design Center. Ho visto il suo lavoro in un sacco di contesti diversi negli ultimi 6

cosa migliore che ho fatto per il mio corpo da 10 anni a questa parte. anni, ma questo era veramente strepitoso. Questa installazione/reazione allo spazio espositivo era stupefacente... dolorosamente bella, con una certa enfasi sulla parte dolorosa. 3. White/Light: Black Acts (Smells Like Records). Questo album mi fa pensare all’oceano. Quieto, rumoroso, etereo, duro, scuro. Così tante contraddizioni insieme mi commuovono profondamente.

Per il 2009. Sto per incidere nuovi pezzi per il progetto Metro Area… Incido nel

mio nuovo studio, nello stesso edificio dove Martin Scorsese ha girato Goodfellas. Il pub è ancora lì!

Una mise di Fabrics Interseason e un’installazione di C. Meireles

Per il 2009. Tenere duro, almeno fino all’estate, quando poi può crollare tutto.

Michele Rossiello —

Musicista, Atomic Workers myspace.com/atomicworkers 1. Un luogo. Primavera-estate a Berlino est, Prenzlauerberg, quartiere dove si può trovare un compromesso tra le proprie tasche e la propria personalità, nei mercati del weekend, durante i pomeriggi nei caffè e negli atelier d’arte fino a essere accompagnati gentilmente nel cuore della notte esagerata. 2. Un oggetto. Un fatto positivo di quest’anno è stato la ricomparsa del disco in vinile, nuovamente apprezzato come miglior supporto di riproduzione audio. 3. Un evento. Il Roadburn Festival, una rassegna musicale al suo decimo anno di vita, che si tiene nel mese di Aprile a Tilburg, in Olanda, dove in questi anni sono passate gran parte delle mie band preferite.

nico vascellari

Per il 2009. Mi aspetto che la gente trovi oro per strada visto che non è

Artista e catalizzatore, Vittorio Veneto

ancora in grado di trovare l’oro in se stessa. 1. Hospital Productions. La label di Dominick/Prurient è sicuramente quella dell’anno per me. Kevin Drumm, Yellow Tears, Jason Crumer, Burning Star Core e lo stesso Prurient. Se si aggiunge poi il suo live al Netmage di quest’anno... hospitalproductions.com 2. Fabrics Interseason. Ho scoperto i loro vestiti in un piccolo negozio a Tokyo. Doebling Reform, la loro collezione primavera/estate, l’ho dovuta avere. Tutta o quasi. Nel frattempo sono diventati anche buoni amici. fabrics.at 3. Cildo Meireles. Sono stato prelevato quasi a forza per andare a vedere la sua mostra alla Tate Modern di Londra. Un’apparizione. Per il 2009. A pochi giorni dall’inagurazione di Codalunga devo ammettere di non

riuscire a essere particolamente lungimirante in previsioni e desideri per il 2009. Non spostandomi troppo quindi direi che mi aspetto comunque molto da Codalunga. Viva! Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE


design/67

i fratelli campana Designer dell’anno Humberto (1953) e Fernando (1961) hanno avviato il loro studio a San Paolo, in Brasile, nel 1983. Progettando oggetti con scarti industriali e con materiali poveri e riciclati, hanno posto al centro dell’interesse internazionale il problema ambientale e la possibilità di riscatto delle nazioni più povere, indicando le lavorazioni artigianali come la via per liberarsi dal “colonialismo” occidentale. Non nuovi a riconoscimenti internazionali, in occasione della quarta edizione di Design Miami (Florida, dal 3 al 6 Dicembre), riceveranno quello di Designer of the Year. Per la fiera del design contemporaneo a edizione limitata – cui partecipano gallerie private di tutto il mondo – hanno realizzato in esclusiva Diamantina. Un’installazione biomorfa per la corte centrale della nuova struttura di 4mila mq, opera degli architetti di New York Aranda/Lash. È un’evoluzione della collezione Trans Plastic nata nel 2007, dove una struttura di rattan riveste sedie da giardino e altri oggetti includendo rifiuti di plastica, bambole, giocattoli, flip-flop… In Diamantina sono le ametiste a essere incastonate proprio come pietre preziose. Il tema di questa edizione di Design Miami è la natura, e questa installazione simboleggia, come un auspicio, “il trionfo della natura sul mondo sintetico”. A Miami il programma è fitto: gli incontri My Design Life in Five Photos (con il contributo di Fendi), 6 mostre satellite e l’occasione di incontrare designer, architetti, artisti e collezionisti internazionali per fare il punto su nuovi stili e discipline.

Intervista Porzia Bergamasco

Fotografia Miro

campanas.com.br – designmiami.com

— Siete stati insigniti del premio Designer of the Year. Un riconoscimento prestigioso. Che cosa significa per voi? Siamo davvero onorati di aver vinto questo premio. Per noi significa che la richiesta di serietà e di alta qualità progettuale dovremo mantenerla alta nei prossimi anni. — Il tema di questa edizione di Design Miami è la natura ed è anche il tema centrale dei vostri progetti. Come riuscite a esprime la connessione fra progettualità e natura? Fin dall’inizio abbiamo provato a rappresentare un mondo nel quale la natura appassisce, per questo proviamo a soccorrere questo mondo perduto e a creare un link che riconnetta la gente alla natura, sia usando tecniche artigianali che coinvolgono le comunità bisognose, sia attraverso i materiale che scegliamo, o sempre attraverso le forme. Sono molto presenti nel nostro lavoro piante e animali o forme che le rappresentano... — Nel progetto Diamantina l’allusione è molto più sottile. Per il nome ci siamo ispirati alle pietre preziose che si incastonano nei gioielli ed è il nome di una piccola città, nel cuore del Brasile (Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, già importante centro minerario per i diamanti, ndr). Il progetto simboleggia un nostro viaggio al centro della terra, come quello di Jules Verne. Dopo 25 anni di lavoro con il vimini, Diamantina è il tentativo di combinare il mondo vegetale con quello minerale in un progetto poetico. — Qual è il ruolo del design in questo mondo in cui abbiamo superato il confine che ci faceva osservatori neutrali della natura, diventando noi stessi attori delle forze della natura? Il ruolo dei designer nella società contemporanea è quello di allertare le figure pubbliche affinché vigilino sull’intervento eccessivo dell’uomo sulla natura. — In questa era di rapida innovazione, i designer sono sempre più attenti a integrare questo aspetto nell’evoluzione della società e il design diventa un termine di paragone per una sintesi costruttiva ed effettiva fra il pensiero e l’azione. Che cosa pensate a riguardo?

Crediamo che il lavoro del designer sia quello di riflettere sul proprio tempo, ma anche un po’ sul futuro. I designer devono usare il rapporto che hanno con le figure istituzionali pubbliche per indicare loro la strada che la società può percorrere. — Quali sono i bisogni attuali della nostra società? I nuovi bisogni della società sono prodotti non nocivi per l’ambiente; sanare l’ambiente dai danni provocati finora; prodotti che diffondano poesia, che trascinino in una storia; che rappresentino la cultura dei popoli. Andare sempre contro l’estetica della globalizzazione. — La mobilità dei designer corrisponde alle richieste del mercato allargato e della nuova scena internazionale del design? Sì, certo. Da tempo i designer rappresentano la cultura dalla quale provengono, le loro origini e portano tutto questo nella scena internazionale. — Vi piace lavorare con aziende italiane? Sono diverse dalle altre, non so, in Europa o in Brasile o nel resto del mondo? E perché? Le aziende italiane sono interessanti non solo perché non sono eccessivamente nazionaliste, ma anche perché il design italiano, attualmente, coinvolge designer provenieni da culture diverse. Sono coraggiose e hanno dimestichezza con la bellezza. Voi Italiani in genere apprezzate la bellezza e la raffinatezza, è una questione di cultura, che ha origine dai tempi degli Etruschi… — Rivolgo anche a voi la domanda del nostro “Best of 2008”. Quali sono le 3 cose che vi sono più piaciute dell’anno che stiamo per lasciarci alle spalle? Ci sono piaciuti molto: il Crystal Palace al Jardin de Bagatelle di Parigi, l’elezione di Barak Obama come presidente degli Stati Uniti e l’Australia. — Chiudiamo allora con la cosa che aspettate nel 2009. Essere sempre molto ispirati •

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68 /souvenir Parenthetical Girls

PIVOT —

Pop band, Canada myspace.com/ parentheticalgirlsband

Sono in 4 e si sono divisi le domande. 1. Zac Pennington: Villainaire

dei The Dead Science (Constellation Records). Qui sono sicuramente di parte, visto che i membri della band fanno parte anche della nostra, ma in Villainaire la band di Seattle ha espresso l’epica più eccitante dell’anno. Un concept album gloriosamente conciso che srotola strati di cultura pop (eroi dei fumetti, WuTang Clan, il Re del Pop ecc.) in una tragedia individuale postmoderna. Dentro c’è così tanto da non poterlo esaurire a parole. 2. Matthew Carlson: Boredoms al Crystal Ballroom, Portland, OREGON. 20 Marzo 2008. La performance sciamanicoritualistica di Eye riesce veramente a portarti al centro dello spettacolo dandoti la sensazione che questo incida su aree molto più profonde di qualunque altro concerto rock. Eseguito alla perfezione, è uno dei live più belli che abbia visto da tanto tempo. Immagino

che sia quello che puoi raggiungere quando hai una band da oltre vent’anni. 2. Rachael Jensen: Andare a Disneyland. Rivisitare Disneyland da adulti è forse la cosa migliore che una persona cresciuta possa fare. Esplorando il Magic Kingdom attraverso gli occhi di un adulto consapevole del mondo, ho stabilito che nessun adolescente spossato dalle vacanze può veramente godersi a pieno la terapia fantastica di Walt Disney. Un sollievo dalla realtà, e veramente il luogo più felice della terra. Euro Disney però non è la stessa cosa.

Richard Pike vive a Sydney, Australia. Chitarrista, voce e sintetizzatori della sua band – Pivot – che quest’anno ha fatto uscire il suo straordinario album di debutto O Soundtrack My Heart (Warp/Self ) un mix di post rockprogressive-elettronica. Richard collabora anche con i Flanger di Burnt Friedmann myspace.com/richardpike - pivotpivot.net 1. Il mio programma preferito: Tim & Eric Awesome Show Great Job – Season 3 (nella foto in basso, una scena). 2. Ho ascoltato tantissimo: Third dei Portishead. 3. Le vacanze in estate tra i fiordi della Norvegia, un’esperienza davvero incredibile! Per il 2009. Speriamo di continuare a crescere come band e a fare sempre ottimi live per stupirvi!

Per il 2009. Eddy Crichton:

Brief Interviews With Hideous Men. Sto veramente aspettando di vedere l’adattamento cinematografico che John Krasinski sta facendo di Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace. Leggendo il libro ho trovato che gli uomini sono spregevoli come suggerisce il titolo, ma allo stesso tempo riuscivo a identificarmi con loro. Se Krasinski sarà capace di portare il testo sullo schermo prevedo un’esperienza scomoda, ma rivelatoria.

roberto paci dalò —

Musicista, artista multimediale e docente. Fondatore e direttore artistico di Giardini Pensili e di Velvet Factory, Rimini. Vive a Napoli e viaggia giardini.sm/rpd/frame.htm - velvet.it/txp

1. Lo Vommaro a duello di Roberto de Simone. Presentato in

prima assoluta, lo spettacolo di De Simone è stato un sorpresa assoluta. È così che, parlando del Settecento napoletano, si è rivelato uno degli spettacoli più moderni del Napoli Teatro Festival. Emozionante. 2. Vancouver e Great Northern Way Campus. Uno dei luoghi più belli dell’anno è indubbiamente Vancouver e in particolare l’area di Mount Pleasent, sede del Great Northern Way: un progetto che è riuscito a riunire le università di Vancouver in un multicampus con il Centre for Digital Media, laboratorio di ricerca all’avanguardia nel panorama internazionale. mdm.gnwc.ca/cdm 3. Museo Nitsch di Napoli. Nel cuore della città, una ex-centrale elettrica trasformata dalla Fondazione Morra in un museo – dedicato all’artista austriaco Hermann Nitsch – che è anche archivio e laboratorio. Arrivando da angusti vicoli per ritrovarsi improvvisamente all’aperto e guardando dall’alto la città, il mare e il Vesuvio. Proprio qui sta nascendo un Media Lab molto particolare pensato per lo sviluppo creativo dell’intero quartiere dell’Avvocata. Boredoms e J. Derrida

Per il 2009. Wi-Fi gratuito ovunque e comunque. Senza condizioni.

Ruth Van Beek e il suo Sander

PETER SZENDY —

Filosofo e musicologo, autore di Intercettare (ISBN edizioni) isbnedizioni.it Dell’anno 2008 dovrei tenere tre cose. Solo tre cose. Angoscia della scelta impossibile. Mi sento come Robinson Crusoe, in partenza per un’isola deserta. Cosa porterei? 1. Forse, come prima cosa, le dichiarazioni recenti (in ottobre) di Alan Greenspan – proprio lui! – sul “difetto” (flaw) nel sistema capitalista. Per ricordarmelo. E, se mai l’isola non fosse deserta, per non ricominciare. 2. Un iPod Touch (non ce l’ho, ma lo comprerei prima di partire). Non per telefonare, ma per poterlo girare e vedere, stupito, come una scimmia, che anche le immagini contenute nelle nostre protesi ipertecnologiche seguono le leggi di gravità. O fanno finta di seguirle. 3. Il menÙ del 9 ottobre, DEL ristorante Chez Allard a Parigi, dove ho festeggiato il compleanno di qualcuno che amo tanto. Per il 2009. Certo, partendo adesso, perderei l’anno 2009. Sulla mia isola, sarei sempre nel 2008. Ma vorrei ordinare in anticipo, fermoposta, il volume del seminario di Jacques Derrida su Robinson Crusoe (e Heidegger). Derrida parlava, in un modo per me indimenticabile, del momento magico, dello stupore di Robinson quando scopre le sue tracce, dopo aver fatto il giro dell’isola. Cioè: il giro di sé. Perché siamo tutti delle isole…

Ruth Van Beek —

Fotografa olandese ruthvanbeek.com 1. Sposare l’amore della mia vita, Sander! E il bellissimo abito da sposa anni 50 che la mia amica stilista Karin Wolters ha fatto apposta per me. 2. Il mio nuovo website, progettato dallo Studio Glorius van de Ven. 3. Cormac McCarthy: the Road, il libro più mozzafiato letto in anni. Per il 2009. Un altro anno di felicità!

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE


leggere/ 69

TRUE NORWEGIAN BLACK METAL Che altro? Peter Beste è l’unico vero narratore-per-immagini del True Norwegian Black Metal, il pesantissimo sottogenere musicale emerso negli Anni 80 nella pristina terra dei fiordi e presto evolutosi in una guerra civile tra satanisti metallari piromani e bravi cristiani scandinavi. A dire il vero, il TNBM è noto più per la cronaca che per la musica, e a ragione. Nel giro di pochi anni c’è stato l’omicidio di Euronymous, accoltellato da Varg Vikernes dei Burzum, numerosi suicidi, incluso quello di Dead dei Mayhem, con seguente collanina regalo fatta di parti di cranio per un circolo ristretto di colleghi, l’arresto di Ghaal dei Gorgoroth per tortura, e svariate chiese di legno bruciate al suolo. Ma questo squilibrio ci importa poco, perché questo non è un disco. È un documentario. E il Black Metal norvegese, con il suo immaginario vichingo/horror/pagano/satanista e le sue ferree leggi di trucco e abbigliamento, ha l’incidentale vantaggio di essere assurdo, violento, e allo stesso tempo divertentissimo da osservare. Peter Beste ha documentato questo mondo con dedizione per gli ultimi otto anni, e ora i suoi sforzi sono stati raccolti da Vice Books in un tomo di 208 enormi pagine, bello ed elegante come una Bibbia d’altri tempi. Intervista TIM SMALL

peterbeste.com

— Ciao Peter. Come sei entrato in questo giro di pazzi? Beh, ascoltavo molto metal da ragazzino e quando ho scoperto il True Norwegian Black Metal, e soprattutto quando ho sentito cosa stava succedendo da quelle parti — le chiese bruciate e la violenza e i casini vari — ne sono rimasto completamente affascinato. Più leggevo e più scoprivo cose che mi convincevano del suo valore come progetto fotografico: non riuscivo a credere che non c’erano altri fotografi sul pezzo. — Ma non è stata solo una questione di musica. No, affatto. Tutta la cultura attorno alla musica, il concetto di ribellione verso il puritanesimo norvegese, la violenza vera, il conflitto storico tra cristianesimo e cultura pagana vichinga... potrei andare avanti all’infinito. È proprio perché non erano dei semplici metallari incazzati che non ho perso interesse per otto anni. — Immagino che sia stato ostico lavorare con dei vichingi satanisti. A dire il vero erano tutti davvero gentili, intelligenti e beneducati Non ho storie dell’orrore di quel tipo. Cioè, sono successe un po’ di cose abbastanza estreme, come quando Nattefrost voleva che lo fotografassi nudo, con il corpo coperto dai suoi escrementi. O quando sono andato a Cracovia con i Gorgoroth, per quel famoso concerto che ha fatto le prime pagine di tutti i giornali — avevano 120 teste di pecore decapitate sul palco, un paio di centinaia di litri di sangue di mucca, e quattro ragazzi e ragazze legati a delle croci, nudi e coperti di sangue. Sai, ero davanti a del materiale davvero sensazionale, e non avevo nessun bisogno di esaltarlo ulteriormente. Anzi, ho provato a equilibrare il progetto con immagini più personali e intime, come le foto delle loro case nella campagna norvegese. Oppure con elementi culturali, aspetti che nei tipici scatti promozionali non vedresti — non i soliti tizi truccati che sputano fuoco in una caverna con un’ascia in mano. — Nella sua totalità, si direbbe quasi un progetto di antropologia culturale. Lo vedo davvero così. Pensa che da piccolo volevo proprio fare l’antropologo.

— Per quanto riguarda il tuo registro, nel libro mostri una certa attitudine distaccata e spesso umoristica, ma al tempo stesso rispettosa verso i tuoi soggetti. Come hai mantenuto quell’equilibrio? Beh, a progetto completato avevo decine di migliaia di scatti, quindi è stato in gran parte un paziente lavoro di editing. Ma prima del processo di selezione, c’erano i singoli scatti, e non sapevo mai se mi sarei trovato di fronte alle tipiche pose da duro, o se magari avrei avuto l’occasione di rubare un attimo personale, o un momento divertente. Ci ho messo otto anni proprio perché il lavoro ha trovato la sua forma col tempo. — Penso che la magia nasca proprio quando ritrai questi personaggi fuori dal loro contesto. Sì. Per me quelle foto dicono molto di più sul black metal di quanto non lo possano fare le solite foto posate. Mi piace vederli con i loro figli, o nel backstage, o nelle strade di un villaggio per vedere la reazione dei cittadini medi. È più onesto. A costo di offenderli nella loro immensa vanità, volevo mostrare il loro lato umoristico, quello che non mostrano sul palco. Il risultato fa ridere, ma te li rende anche cari •

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70 /souvenir Sara Lanzi

Stefano Boeri

Perugia. Fashion designer. Purista emotiva

Architetto, direttore di Abitare, docente di Progettazione Urbana al Politecnico di Milano stefanoboeri.net – abitare.corriere.it

1. La scoperta dei tacchi alti. 2. Aver ritrovato persone care perse negli anni. 3. Il concerto di Nick Cave. “Hats off to the man/On top of the world/

Crawl over here, Darling/And we can watch this damn thing turn”. Per il 2009. Spero di riuscire a vedere Milk, il nuovo film di Gus Van Sant (in foto).

1. 30 Giorni di buio il film, l’horror, ma soprattutto quei disperati, cupi,

assetati, vampiri che lo popolano. 2. Il goal di tacco DI Zlatan Ibrahimovic contro il Lecce. 3. L’insperata e grandiosa vittoria di Obama alle ultime elezioni

degli Stati Uniti. Per il 2009. Che Obama, con un colpo di tacco, spazzi via i

vampiri della geopolitica.

valerio rocco orlando —

Artista, Milano.

silvia fanti —

Curatrice di FisCo, festival sullo spettacolo contemporaneo e della stagione perfomativa di Raum, spazio bolognese di Xing, di cui fa parte xing.it 1. Ridere (anatomia della risata). Performer basata a Berlino, Antonia Baehr ha realizzato Ridere/ Laugh/Rire/Lachen, spettacolo sul riso e sulla risata che dribbla ogni retaggio causa-effetto. Baher esplora questa espressione come un’entità superiore, osservando la cosa in se stessa. Semplice, concettualmente rigoroso (quasi maniacale), acuto. E divertente. 2. Mattin (terrorismo sonoro) e La Monte Young (blues non temperato). I live di Mattin, musicista basco che espande il concetto di noise, radicalizzandolo: rumore e silenzio sono aspetti della stessa messa-al-limite della percezione. Dal vivo sconvolge le regole dell’ascolto, rendendo fragile la comprensione. Statutariamente instabile (vedi il suo sito web: antiestetico). Suo pari, nei

miei ascolti dell’anno, La Monte Young & The Forever Bad Blues Band con le stasi del blues in just-intonation di Young’s Dorian Blues in G. Nubi sonore, massa organica di ritmo e tessiture, durata espansa. 3. DOT DOT DOT (visibilità proporzionale). Rivista di tipografia, design, riflessione e invenzione. Come non pensare che i contenuti richiedono un corrispondente codice visivo sulla pagina? Tra le pratiche di Dot Dot Dot: vendere le pagine pubblicitarie a percentuale di grigio. Più si paga, più è contrastata la pagina, più si è visibili.

vrorlando.net

1. Un film. La Frontiere de L’aube di Philippe Garrel. 2. Un luogo. Stoccolma all’inizio dell’autunno. 3. Un fatto. Yes, We Can (Barack Obama). Per il 2009. Bambini, tanti.

Per il 2009. Operation (lirica eco-sostenibile) Un progetto di eco-riciclo teatrale. Coi tempi che corrono troveremo di sicuro una grossa istituzione lirica disposta a mettere a disposizione il proprio repertorio, il magazzino delle scene, costumi, oggetti, i vecchi artisti in pensione, e forse qualcos’altro, per una nuova Opera di Riciclo.

spartacus CHETWYND

Da “La Frontiere de l’aube” e B. Obama

Artista e performer britannica massimodecarlo.it

1. Un libro che ho letto quest’anno e

che mi ha fatto impazzire... Utopia di Tommaso Moro scritto in latino nel 1516. Interessantissima introduzione agli autori di viaggi di fantasia, attraversando la fantascienza. 2. Un luogo. Un hotel a 2 stelle che occupa un intero piano di un edificio di Le Corbusier a Marsiglia. Il tetto è stupendo – viste pazzesche e sogni modernisti, un cinema e una scuola d’arte per bambini.

3. Una conferenza sulla censura

cinematografica nell’Europa dell’Est sotto il Comunismo, al Barbican Centre di Londra... Mi sono sentita come in mezzo a una menata di intellettualismo, ma ho ascoltato bene e ho sentito una verità! Non è chi fa film a essere caricato dalla pressione di un regime, è il pubblico a essere più consapevole ed esigente! Per il 2009. Correre per le strade piena di delizia mentre l’onda del cambiamento arriva con Obama a cambiare il mondo! Woo hoo!

VAMPIRE WEEKEND —

Band USA: Ezra Koenig (voce/chitarre), Rostam Batmanglij (tastiere/ voce), Chris Baio (basso), Christopher Tomson (batteria). Semplicemente strepitosi, con il loro omonimo album di debutto (XL/Self), un bel mix tra pop, ritmi afro e testi neo-camp, hanno fatto gridare al miracolo la stampa specializzata. (Nella foto) vampireweekend.com 1. Aver mangiato ottimo cibo messicano a Rawlins, Wyoming. 2. Ci siamo divertiti guardando il tv show Mad Man. 3. Bello Rachel Getting MarRied, il nuovo film di Jonathan Demme. Per il 2009. Obamania! Parte Seconda.

Spartacus Chetwynd e Tommaso Moro

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musica/ 71

SERGIO RICCIARDONE Club To Club To Dappertutto Torino. Con una programmazione illuminata tra musica elettronica d’avanguardia e dance (Four Tet, Plaid, Pivot, Yellow Lounge…), una scelta intelligente di spazi in città (Lingotto, Fondazione Sandretto Rebaudengo, Supermarket, Hiroshima...) e la collaborazione con Artissima, Club To Club si conferma il festival di musica e arti elettroniche più interessante d’Italia. Sergio Ricciardone e il gruppo di Xplosiva sono i fautori di questo miracolo che progressivamente si è imposto sul territorio torinese e non solo, visto il prossimo exploit al Watt di Rotterdam e la festa di presentazione dell’edizione 2008 organizzata a Milano con Rodeo e IED Moda Lab. Abbiamo incontrato Sergio per farci dire di questo sogno diventato realtà, per capire come partendo dalla consolle di un club si possano raggiungere risultati di grande spessore culturale. Intervista tommaso toma Fotografia massimo pamparana

clubtoclub.it

— L’ottava edizione di Club To Club nasce sotto la parola “sogno”, perché? Ci interessava configurare una nuova dimensione del nostro contesto e il sogno ci è sembrato lo spazio giusto da esplorare artisticamente: ci permette di compiere nuove esplorazioni, attendere nuove rivelazioni. Abbiamo provato a immaginare Club To Club come una porta aperta verso l’onirico. Certo, i sogni possono essere anche spiacevoli, brutti, ma la sfida è provare cose nuove che possano destare meraviglia. Quello stupore che rivela parti di noi nascoste o che ci apre scenari del prossimo futuro ancora invisibili. Uno spazio che dovrebbe colpire sia gli spettatori che gli artisti invitati. Sogni creati da singole persone; da ogni identità che sia attiva o passiva durante Club To Club. Ci tengo a sottolineare questo aspetto, perché sono le singole persone le protagoniste del nostro festival; senza di loro non ci sarebbe potuta essere la crescita esponenziale che nella scorsa edizione ha raggiunto le 20.000 presenze. — Non è più argomento di stretta attualità, ma sta di fatto che Torino è sempre più un centro internazionale della cultura contemporanea… Nasce tutto da lontano, da un lungo processo maturato bene. Anche per noi di Xplosiva quello che stiamo facendo adesso è frutto di un lavoro continuo su e nella città iniziato da anni. Come associazione culturale abbiamo cominciato con piccoli eventi nei primi anni 90, quando Torino era vista come una città grigia e prevedibile, incapace di meravigliare. Però mi ricordo benissimo l’energia che girava tra i giovani e le trasformazioni urbanistiche, quasi mozzafiato, che stavano prendendo forma; la città sembrava ed era pronta e permeabile al cambiamento. Quel periodo mi fa pensare alle trasformazioni che ha appena vissuto Berlino. Torino è una città di frontiera tra il mare e le Alpi, a poca distanza dalla Francia, dalla Svizzera e da Milano e assorbe l’energia che gli sta attorno. Adesso, a distanza di più di un decennio.stiamo raccogliendo i frutti di una felice trasformazione che ha avuto il merito di essere stata aiutata, agevolata da una spinta dal basso, anche dai giovani che spesso non hanno voce in capitolo nelle decisioni politiche. È importante continuare a essere vigili sulle prossime trasformazioni perché è indubbio che stiamo vivendo in un momento di recessione, di crisi economica non solo nazionale. Rimane il fatto che a Torino ora la qualità della vita è superiore alla media nazionale, speriamo di mantenere questo livello… — Club To Club è stato possibile grazie ai ragazzi di Xplosiva, quanto è stato importante per te far parte di questa associazione culturale torinese che ha fatto tanto in città per migliorare la qualità della vita notturna? Partendo dagli inizi, devo dire che, come dj, Xplosiva mi ha fatto crescere perchè dal 1993 ho avuto la possibilità di suonare i dischi accanto a Giorgio Valletta, uno dei migliori dj italiani per abilità e cultura. Suonavamo in un contesto effervescente, non era ancora deflagrata la scena elettronica e il rock stava rinascendo grazie a fenomeni come il brit pop. Noi abbiamo avuto il coraggio di mescolare le carte, di accelerare il processo di avvicinamento dei fan dell’indie, di chi ascoltava il rock, alla nuova club culture. Poi devo ringraziare un altro componente essenziale di Xplosiva, Roberto Spallacci, che dal 1998 mi ha insegnato ad avere anche il coraggio di spingere oltre

le nostre visioni. Se hai un’idea devi pensare che possa diventare ancora più forte. Non è ambizione, è la necessità di esprimere sempre meraviglia, di non aver timore delle cose che vuoi realizzare. Tutto questo ha contribuito a formarmi e a farmi crescere professionalmente e umanamente. — Immagino che come dj e come musicista con i Drama Society, tu vada in giro per locali di mezzo mondo con occhio e orecchio indagatori. Giusto? A dire la verità, attualmente, come direttore artistico del festival, non sono concentrato sulla vita notturna; non mi interessa conoscere tutte le novità in giro per i club, nonostante il nostro festival si fondi sulla parola “club”. Quando ero ragazzino andavo spesso a Londra, che è diventata rapidamente la mia vera e propria casa, il luogo dove mi sono formato da tutti i punti di vista. Lì mi capitava spesso di andare nei club perché c’era una scena fortissima. Poi, ho avuto la fortuna di suonare nei locali che amavo di più, come il Fabric a Londra e poi il Watergate di Berlino… Ma negli anni ho sempre cercato nuovi stimoli: adesso vivo a cavallo tra Torino e Berlino e ho una compagna che vive ad Amsterdam. Mi interessano molto di più gli incroci tra il teatro di ricerca, l’arte contemporanea e il cinema con la musica, elettronica e non. Sono alla ricerca di cosa è realmente creativo, di cosa è realmente innovativo, parola terribile; meglio dire “contemporaneo”. La mia missione è cercare e creare immaginari nuovi. — Secondo te per compiere oggi un atto artisticamente valido bisogna partire da ciò che ci circonda, dalla realtà quotidiana? Assolutamente si. A me interessa comprendere in che modo il presente si relaziona con il passato e guarda verso il futuro. La fuga dalla realtà la vedo dopo che avrò compiuto 60 anni, quando avrò il lusso di poter fuggire… — Nella tua vita hai diverse attività: produci musica con i Drama Society, fai il dj e il direttore artistico. Com’è coprire tutti questi ruoli? Tutto quello che faccio è collegato, comunque direi che attualmente indosso una doppia veste. In questo momento sono nei panni del direttore artistico di Club To Club, un “vestito” interessante e anche un po’ consumato per tutti gli appuntamenti che abbiamo in giro. Come artista, i miei impegni sono come dj per Xplosiva e poi da cinque anni porto avanti il progetto Drama Society con Luca Baldini; anche in questo caso ho trovato un maestro, una persona che mi ha aiutato a far musica, visto che non mi era più sufficiente comprare dischi degli altri, come quando ero più giovane. Fra un po’ usciranno alcune nostre nuove produzioni. Ne approfitto per ringraziare voi di Rodeo: siete stati i primi a intervistarci quando ci siamo formati… Inoltre ci tengo a nominare un nuovo percorso artistico che ho intrapreso di recente con Paolo Della Piana, fisarmonicista e sezione elettronica dei Larsen, stiamo portando avanti un progetto chiamato semplicemente Ricciardone – Della Piana. — Mi pare di capire, alla fine di questa intervista, che per te gli incontri, le persone sono molto importanti nella tua crescita artistica. Tutto quello che ho deciso di fare, di portare avanti con convinzione è frutto di un processo che ha preso forma dal desiderio di confrontarsi con gli altri. In fondo il dialogo è una forma sempre autentica per conoscere meglio se stessi, i propri limiti, ma anche le proprie virtù •

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72 /musica

EUGENE MCGUINNESS La vita è meravigliosa È nata un’autentica stella del pop anglosassone. Eugene a 23 anni incarna la migliore estetica di un genere che sembra tendenzialmente corrotto da un machismo stile Anni 70 o da una evanescenza che genera una miriade di band e artisti mordi e fuggi, al top delle classifiche, se va bene, solo un paio di settimane. Con la sua presenza fanciullesca, McGuinness preferisce il romanticismo al sesso (un altro elemento che ha degradato il pop inglese) e recupera chitarre nervose, insistenti ma ricche di charme, le bianche radici folk e scaraventa via il cinismo dell’era Brit Pop, quando il successo era da ottenere a ogni costo. Il suo primo, omonimo album (Domino/Self) stupisce per ricchezza e ispirazione: Fonz e Moscow State Circus riportano in vita i languidi gorgheggi di Morrissey; Not So Academic il pop dei Kinks e Those Black and White Movies è la risposta inglese all’old fashioned style di Rufus Wainwright. Incontriamo il giovanissimo Eugene dopo un’entusiasmante serata londinese per fan e stampa. Intervista TOMMASO TOMA Fotografia Kesner Kidd

myspace.com/eugenemcguinness85

— Hai esordito con un ep di forte stampo folk e adesso esci con un album molto più rock e pop. Qual è il “vero” Eugene MacGuinness? Non so dove collocarmi! Nel mio nuovo disco ci sono cose diversissime, una canzone come Those Black And White Movies e poi tracce dal sound più aggressivo come Nightshift. E succede che mi infilano in categorie completamente diverse... è un po’ strano. Per esempio, ho parlato di recente con persone influenti della stampa musicale che considerano il mio disco semplicemente un album indie pop, mentre prima mi vedevano come uno strano, eccentrico cantautore. — A me piace davvero la tua capacità di spaziare tra gli schemi del pop, sono curioso di sapere con quale musica sei cresciuto. Tanta musica… tanta che le mie influenze nascono da un mix che ho in testa. Cose tipicamente Anni 60, che ascoltavano i miei genitori (mio padre era un grande fan dei Beatles e dei Kinks) e la pop music Anni 90 che ascoltavo con devozione alla radio insieme ai miei amici. — Nel disco c’è una traccia che sembra lontana da queste referenze, Those Black And White Movies sembra una canzone rubata dai musical Anni 40. Com’è nata? Era un giorno d’inverno, freddo, anzi gelido. Ascoltavo Ella Fitzgerald che cantava canzoni di Cole Porter, un vecchio disco che avevo appena comprato, quasi per caso, e scrivevo la musica cercando ispirazione da immagini che mi scorrevano rapidamente in testa. (Si ferma in una lunga pausa, come per ricordare cosa sia successo davvero quel giorno, ndr). Le immagini erano in bianco e nero, per la precisione spezzoni di un film: James Stewart che correva giù per la strada piena di neve in La vita è meravigliosa

di Frank Capra! Per il testo invece mi sono ispirato a una frase di una delle mie canzoni preferite, Five Years di David Bowie: “And it was cold and it rained. So I felt like an actor”. — Meraviglioso! Grazie per aver raccontato nel dettaglio la nascita di questa canzone, non capita spesso che un artista sia così preciso! In generale i tuoi testi si legano più alla realtà, alla vita vissuta o a un mondo immaginario? Penso che siano molto legati alle immagini delle mie esperienze quotidiane filtrate dalla mia immaginazione o meglio: le mie canzoni nascono dalla vita di tutti i giorni, resa più esagerata e magica di quello che realmente è. — Cosa succede in un’ordinaria giornata di Eugene? Per esempio, oggi devo andare a tagliarmi i capelli, ho un aspetto ridicolo! Un giorno ordinario. Normalmente mi muovo molto, sono spesso in viaggio. Tante delle canzoni del disco sono venute fuori quando ero veramente libero da impegni, senza nessun concerto da fare... Potevo permettermi di fare delle belle passeggiate a Liverpool o a Londra. Alcune volte mi viene voglia di scrivere quando sono ubriaco in mezzo a tanta gente ubriaca!, altre quando sono isolato. Ci sono dei periodi nei quali mi costringo a uscire sempre e altri in cui non vedo nessuno per molto tempo. — Hai studiato a Liverpool e ora vivi a Londra. Come vedi queste due belle città inglesi? Le amo tutte e due, anche se sono estremamente diverse. Ho trascorso gran parte della mia infanzia in Irlanda, i miei genitori sono Irlandesi. Londra è una città che può apparirti come il centro dell’universo, ma a volte è troppo... Mi piace molto nelle giornate estive, anche se non penso siamo in tanti a pensarlo, Londra d’estate equivale

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musica/ 73

a metrò puzzolenti pieni di ascelle sudate che ti vengono sbattute in faccia! Ma adoro quei tardi pomeriggi, quando in centro c’è quello strano senso di vuoto. Liverpool invece significa amici; ha un’identità non troppo definibile, ma poi quando la conosci è una città grandiosa, soprattutto da studente! — Ieri hai presentato il disco in un club. Com’è stato suonare a Londra con una vera e propria band? C’era un sacco di gente! Immagino che ci fosse molta stampa, nuovi fan, ma anche tanti amici! Prima di registrare l’album, i ragazzi e io non avevamo suonato molto insieme. Siamo amici, questo sì, e nel gruppo c’è anche mio fratello piccolo. Tutto è comunque molto nuovo per me, prima mi esibivo come solista, adesso è più divertente, anche se non sappiamo ancora esattamente dove andremo. Devo confidarti però che mi diverto ancora a suonare da solo (lo dice a bassa voce, ndr). — Siete tutti giovani? Sì. È molto divertente quando siamo in giro a fare concerti. Oltre a essere tutti bravi musicisti sono anche tutti veri amici! — Perché nella cover dell’album e nel video del singolo Moscow State Circus hai indossato una tenuta da schermidore? Quando ci siamo incontrati con i ragazzi che hanno girato il video, Will e Dylan della Thirty Two, che sono anche miei amici, non avevamo un’idea su cosa fare esattamente, ma volevo che nella copertina ci fosse un mio ritratto per avere in futuro un ricordo di quando ero giovane! (ride, ndr). E allora Will e Dylan hanno pensato di fotografarmi con una tenuta da schermidore! Ci sembrava un’idea originale e poi per

il video abbiamo fatto indossare la tuta anche a un sacco di gente che balla. Un video semplice, ma molto divertente. — Che musica stai ascoltando sul tuo iPod? Il mio iPod è morto ieri Dovevo fare un viaggio in treno di 4 ore, mi sono seduto, ho tirato fuori l’iPod e ha fatto uno strano suono, era il suo ultimo respiro! Mi sono allora immaginato le canzoni che avrei voluto ascoltare guardando la gente di fronte a me, era una situazione miserabile... Cosa ascolto ora? — Sì. Glasvegas. Mi piacciono molto, penso che i loro testi siano brillanti. — Loro mi fanno ricordare, a proposito di Irlanda, i primissimi U2… Sì! Il loro sound è “grande”, epico come quello degli U2, basta ascoltare per esempio Go Square Go, dal loro primo disco. — Poi, scusa ti ho interrotto… Oh! Nominerei ancora i Kinks, le prime cose di Marvin Gaye, Roy Orbison, Ramones, Televison, Arctic Monkeys. Poi adoro Adam Green! C’è una canzone in particolare che mi fa stimare Adam per il suo modo di scrivere, è We’re Not Supposed To Be Lover. — Hai un’idea di chi possa essere il tuo ascoltatore modello? Ehm, ai concerti vedo che i ragazzi hanno suppergiù un paio di anni meno di me, tipo 18, 19 anni Sono molto simpatici, si crea un buon feeling quando capita di parlarci. Trovo già fantastico che così giovani decidano di investire i loro soldi per comprare un mio disco!

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15. April ’05 5. März 03

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Fotografia /gerHard richter A cura di SELVA BARNI

Gerhard Richter ha sempre indagato la relazione tra fotografia e pittura; due realtà distinte che nel suo lavoro si completano. Le fotografie sono state e sono potenziali temi dei suoi quadri; sono materiale di ricerca e documentazione; e dalla fine degli anni 80 sono anche superfici su cui dipingere. Le overpainted photographs, tutte relative alla sua vita privata e tutte nel piccolo e commerciale formato 10x15, vengono trasformate, svelate, rimesse in scena, esaltate, cancellate, attraverso veloci gesti di “casualità controllata”, secondo un “controlled random factor”. Due mostre – al Museum Morsbroich di Leverkusen, fino al 18 Gennaio, e al Centre de la Photographie Genève dal 29 Gennaio – e una monografia Overpainted Photographs, curata da Markus Heinzelmann, appena pubblicata dalla casa editrice Hatje Cantz (pp. 392, euro 39,80), raccontano questo profondo lavoro parallelo. hatjecantz.com

23. Nov. 1999 (Firenze)

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27. April ’05 27.7.92

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fotografia/ 77

4. M채rz 03 8. Sept. 04

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10 dischi

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Solo per voi, ogni mese, una selezione di dischi, i migliori, che muovono aere (e sederi) qui a Rodeo.

CARL CRAIG & MORITZ VON OSWALD Recomposed Deutsche Grammophon

Dusk + Blackdown

Margins Music Keysoundrecordings/Goodfellas DISCO DEL MESE Nessun meltin’ pot, crogiolo, fusione.

Nessun amalgama, nessuna identità statica. Niente di vivo è uniforme. Londra è un crocevia e questo disco ne è la ripresa sonora dai quartieri a est, quelli meno omogenizzati, anche se adesso c’è la degenerazione olimpica. Il suono è quello della città anno di grazia domani. Qui si stratificano dub, elettronica, ritmi spezzati, scie indiane e giamaicane, voci cantanti e recitative, frammenti, interferenze, esattezza e pathos. L’ambiente è quello del dubstep e del grime, ma Dusk + Blackdown arrivano altrove, lasciandosi attraversare dalla musica dei margini, diventandone catalizzatori, dimostrando ancora una volta che il centro è nelle periferie e che un futuro c’è sempre, anche se buio. blackdownsoundboy.vlogspot.com Sibilla Gentile

ANDREW WEATHERALL VS THE BOARDROOM Rotters Golf Club/Goodfellas

Dopo una serie di alti e bassi torna l’uomo grazie al quale sono potute esistere glorie nazionali britanniche come Screamadelica dei Primal Scream, i Sabres Of Paradise e i Two Lone Swordsmen, insomma un pezzo di storia, una leggenda, mr. Andy Weatherall. Stavolta il suo ingegnere del suono è Steve Boardman aka The Boardroom, e la jam che ne esce profuma delle migliori atmosfere weatheralliane, un misto di notturne scie licantrope, effluvi di trielina e giocosi occhi bambini. Tra la narco-disco e l’elettronica, una serie di grooves che saranno seguiti dal primo album solista dell’uomo. rottersgolfclub.co.uk Christian Zingales

BRIGHTBLACK MORNING LIGHT Motion To Rejoin Matador/Self

Naybob Shineywater e la sua compagna Rachael Hughes vivono nel New Mexico e con l’aiuto della loro piccola comunità posthippie ci accompagnano in un caleidoscopico viaggio tra blues, psichedelia, gospel e jazz. La coppia, con le sue lentissime e sature canzoni, comunica che basta la pura ascesi per raggiungere le percezioni più potenti; musica che non ha bisogno di droghe per farsi trip. I Brightblack Morning Light recuperano i primi Fleetwood Mac, ci aggiungono l’anima mantrica degli Spiritualized, asciugano lo spirito boogie dei T Rex e riportano in vita la poetica di Morrison. thebrightblackmorninglight.com Tommaso Toma

Un lavoro di commissione memorabile quello affidato dalla Deutsche Grammophon a due giganti techno come il detroitiano Carl Craig e il berlinese Moritz Von Oswald, due che si sono sempre trovati in uno sguardo comune e spesso hanno collaborato remixandosi a vicenda, ma mai entrando in studio assieme. Succede ora per rielaborare il Bolero e la Rapsodie Espagnola di Ravel, e la Bilder einer Ausstellung di Mussorgsky, da una registrazione del 1987 della Philharmonic Orchestra diretta da Herbert Von Karajan. Il risultato ha una freschezza sperimentale che lo rende una sorta di strano bivio per la scena elettronica dei nostri giorni. CZ

DON CAVALLI Cryland A *Rag/Goodfellas Piove, un negozietto di dischi nel quartiere berlinese di Kreutzberg sfoggia in vetrina la cover di Cryland, entro e guardo: sembra l’ennesimo disco electro della francese Ed Banger e infatti il disegno è opera di So-Me. Faccio mettere su il cd e, sopresa, il 35enne parigino Fabrizio Don Cavalli canta e suona come un navigato bluesman del Delta. Pare di ascoltare JJ Cale in coppia con Captain Beefheart mentre Eric Clapton suonicchia con loro. Compro il disco e a casa mi accorgo che le buone notizie non finiscono lì. C’è la meravigliosa Wandering Wanderer, incrocio tra la languida musica etiope di Mulatu Astake e il dub giamaicano. E ancora lampi geniali: l’irriverenza pop e low fi dei migliori Cornershop (New Hollywood Babylon), il country scuro di Johnny Cash (Cryland)… Strepitoso. myspace.com/doncavalli TT

GANG GANG DANCE Saint Dymphna Warp/Self Il titolo è un omaggio alla santa protettrice dei folli: un segnale delle intenzioni del quartetto newyorkese che con questo disco cerca di sovvertire i cliché musicali recentemente più abusati: il post punk, i ritmi nordafricani e le pulsioni tribali, la new wave più sintetica. Una rielaborazione raffinatissima che si ispira nei timbri ritmici allo storico lavoro della coppia Byrne/Eno, conferendo a tutte le tracce una grande eleganza dance. Per la loro ricchezza espressiva è difficile sintetizzare in brevi descrizioni ogni singola traccia. Più facile paragonare la loro musica alle opere pittoriche di Basquiat, Julian Schnabel e soprattutto Francis Bacon. I Gang Gang Dance sono veri artisti. myspace.com/ganggangdance TT

THE JOHN BAKER TAPES

Volume 1: Rare and Unreleased Workshop Recording, 1963-1974 Trunk/Goodfellas John Baker è stato uno dei tre della trinità di compositori del BBC Radiophonic Workshop, con Delia Derbishire e David Cain. Prima di sintetizzatori, campionatori e del digitale, era affidata a loro la creazione di suoni futuristici e ambienti musicali di anticipazione per radio e tv. E sono stati loro i pionieri di una forma tutta inglese di strange music Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE

scintillante di suonini e siglette, sperimentazione, complessità e infantilismo. Qui è raccolta per la prima volta una parte dei tesori contenuti nei nastri di Baker: 49 tracce anche brevissime che faranno la gioia di chi ha passione per musica e immaginazione. Con tanto di spiegazioni di Baker sul making di suoni e canzoni. trunkrecords.com SG

MARIANNE FAITHFULL Easy Come Easy Go Naïve/Self

Dopo le esperienze in teatro e al cinema (Irina Palm) la splendida musa sessantenne torna alla musica. Un album di cover, registrato con l’aiuto di Hal Wilner. Le canzoni sono catturate da un repertorio davvero eterogeneo: pop (Morrissey), folk (Espers, Judee Still), country (Dolly Parton), jazz (Duke Ellington). L’ampio catalogo viene interpretato dalla Faithfull con immenso stile, caratterizzato dal tono della sua voce corrotta dagli eccessi del passato. Ci pensano Antony nello stupendo slow soul di Ooh Baby Baby e Rufus Wainwright nell’epica Children Of Stone ad addolcirne le ruvidezze. E un parterre di musicisti che levigano con sensualità le 18 canzoni: straordinarie le chitarre di Marc Ribot e il basso di Greg Cohen. Un disco che scalda l’atmosfera. mariannefaithfull.org.uk TT

MIRROR MUSIC

The Strange Things I’ll Remember Darkroom Dubs/Family Affair

Gli scozzesi Silicone Soul sono ormai un culto vero e proprio. I fedelissimi, ammaliati nel tempo da quella fascinosa commistione di house, dub-disco e suggestioni ambientpsichedeliche, non si perdono nessuna loro mossa. Questo è un progetto a lato formato da uno dei due SS, Graeme Reedie, insieme a Dave Donaldson. La tenuta dell’album non è ai livelli di album classici come Staring Into Space, ma quella tensione tra artigianato e un gesto produttivo carnoso, trascendente, illumina anche qui una serie di momenti di gran pregio. CZ

PETER BRODERICK Home Bella Union/Self

Un giovane polistrumentista di Portland, che vive in Danimarca. Qui spesso si unisce agli Efterklang e quando torna in USA, ne approfitta per andare in tour con M Ward e She & Him. Nel frattempo ha inciso in Svezia due album per piano e voce, acquerelli notturni di indubbio fascino. Tutto questo alla verde età dei 23 anni compiuti da poco. Home è il suo primo disco di canzoni scritte con una chitarra acustica e dedicate alla difficoltà di trovare casa per il corpo e l’anima. Si fluttua tra melodie melanconiche di maestri del genere come Mark Kozelek, David Pajo, lo stesso M Ward. Il disco è circondato da un’aurea di grazia e da una rara forma di intimismo che scade in atteggiamenti depressivi. Quando la precarietà rende ispirati. myspace.com/peterbroderick TT



10 dischi2008

80

I dischi, i migliori, che quest’anno hanno mosso e muovono aere (e sederi) qui a Rodeo. di Detroit, il dub londinese e di Berlino 2008, 9, 10, 11. hyperdub.net Sibilla Gentile

FLYING LOTUS

Los Angeles Warp/Self

PORTISHEAD THIRD Universal

DISCO DELL’ANNO Spuntarono da Bristol nei primi anni

90 e, come i concittadini Massive Attack, lavoravano a un’idea di musica elettronica fatta di battiti narcotici, hip-hop al rallentatore, jazz e dub vibes. Ne venne fuori un meraviglioso “elogio della lentezza”, passato alla storia sotto il nome di trip hop e sublimato da due album in studio (Dummy, 1994 e Portishead, 1997) e un sontuoso live con la Philarmonic Orchestra di New York (1998). Poi, l’oblìo. Beth Gibbons, Geoff Barrow e Adrian Utley ci riprovano oggi, 10 anni dopo l’ultimo disco. Con un album, Third, che taglia i ponti col passato, resetta le regole del gioco e forte della sua inedita asprezza sonora (rumore elettronico, kraut rock, psichedelia e “musica concreta”) sventola fiero la bandiera del “no compromise”. portishead.co.uk Leo Mansueto

BON IVER

For Emma, Forever Ago 4AD/Self È inverno, il momento giusto per recuperare un disco registrato in completa solitudine da Justin Vernon in una piccola baita, nel mezzo di un’interminabile nevicata tra le montagne USA. Un album che uscì autoprodotto nel 2007 ma che la 4AD ha avuto quest’anno il coraggio di distribuire. For Emma, Forever Ago è un piccolo capolavoro di musica intima e sensibile per voce/chitarra e molto probabilmente non saremo i soli a segnalarlo come uno dei dischi migliori dell’anno. Bon Iver è più autentico di Josè Gonzalez, sottile quanto M Ward o Elliott Smith. 9 canzoni ghiacciate ma capaci di scaldare gli animi grazie anche alla splendida voce dall’inatteso timbro soul di Justin. Ora aspettiamo che nel 2009 con Bon Iver si compia un altro miracolo. boniver.org Tommaso Toma

BURIAL

Flying Lotus (il dj producer Steven Ellison) lo abbiamo scoperto un anno fa con il suo Reset EP, mirabile fatica di slow hip hop/abstract jazz. Ora Steven fa uscire il suo primo album, che sembra arrivare dal 2020, per le coraggiose mutazioni ritmiche e compositive. Una materia densa di soul cosmico, al limite del jazz più visionario che Steven possiede nel dna (è nipote di Alice Coltrane). Los Angeles è opera sconfinata, senza interruzioni, come il panorama della omonima metropoli. Si viaggia rapidi (Parisian Goldfish) o assorti in un limbo ovattato (Beginners Felafel), prima di arrivare alle uniche “canzoni” del disco: Roberta Flack e Testament, vischioso trip hop, mescola riuscita tra Massive Attack ed Erykah Badu. flying-lotus.com TT

HERCULES & LOVE AFFAIR Hercules & Love Affair DFA/EMI

Andy Butler (classe ‘78) ha saputo far rivivere i fasti della disco dance newyorkese fine Anni 70 sublimandone le migliori espressioni artistiche e l’estetica gay. Per farlo ha coinvolto nel suo disco d’esordio Antony Hegarty, angelo della musica d’autore di oggi e altre due scoperte made in NYC: Kim Ann (designer di gioielli) e Nomi. Il disco suona sexy e groovy in ogni solco, come se i Material di One Down avessero affidato la loro musica ai Metro Area. Blind è vorticosa disco boogie mentre Hercules Theme e Raise Me Up hanno trovato posto nelle playlist dei dj più illuminati. Mitico. myspace.com/herculesandloveaffair TT

HOT CHIP

MADE IN THE DARK EMI Li seguiamo fin dal loro esordio di 4 anni fa, Coming On Strong, quando incidevano per la Moshi Moshi. Poi è arrivato il successo con The Warning (EMI) e Over And Over è passata ovunque, dalle radio alla tv più trash, ma gli Hot Chip non hanno mai compromesso il loro stile in bilico tra nerd, pop, clubbing. Ora è il momento di Made In The Dark (EMI), secondo noi il loro migliore perché coraggiosamente eterogeneo, con gli strumenti che spiccano splendidamente suonati più che campionati, con una spinta verso il funk rock. hotchip.co.uk TT

Untrue Hyperdub/Goodfellas Soul dell’era buia, del nostro Nero Evo. Il genere si chiamerebbe dubstep, mutazione ipnotica e insinuante di ritmi e giri UK Garage: quel misto di ritmi spezzati e house che ha scosso le coste britanniche per un po’ e poi si è inabissato. L’ampiezza e la profondità musicale di Burial eccedono però qualunque genere. Si rifrangono in una molteplicità di voci modificate, si espandono fino a toccare l’essenza della musica “urbana”, mostrando lo scheletro e il soffio del soul che ha mosso l’ultimo Marvin Gaye e il Goldie di Inner City Life, i Massive Attack, l’Underground Resistance

KARL HECTOR + THE MALCOUNS SAHARA SWING Now-Again/Stones Throw/Goodfellas

Si parte con una di quelle brevi cose jazz sgangherate e irresistibili alla Moondog o primo Sun Ra. Poi la seconda traccia, Nyx, Afrobeat e funk. A seguire escursioni verso Tunisia e Marocco; gite psichedeliche nel continente nero. Strumentali – e che strumenti! – qualche coro, qualche voce. Con approccio libero e giocoso, lo stesso del migliore kraut rock, senza Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE

il sussiego della world music. 19 godibilissime, leggere, ritmatissime sorprese da 10 musicisti che si coniugano a Monaco di Baviera con nomi come Zdenko Curulija, Ben Abarbanel, Bo Baral, Arsene Cimbar e Karl Hector (più che leader, vibe director) per farne delle belle. Un altrove di disco distribuito da Stones Throw, la stessa etichetta di Madlib e di J Dilla. nowagainrecords.com SG

STARS LIKE FLEAS

THE KEN BURNS EFFECT Talitres/Goodfellas Un collettivo con base a Brooklyn. Quasi una comune raccolta da dieci anni intorno a Shannon Fields e alla voce di Montgomery Knott. Un’orchestra avant, chitarre acustiche e canzoni che emergono da paesaggi sonori aperti, improvvisazioni; suoni ambientali e intermittenze sintetiche; folk e jazz. Con senso della misura e una cantabilità sommersa o estesa fino al pop. Sconfinamenti, accostamenti a Robert Wyatt (Some Nettles). L’effetto Ken Burns che dà il titolo all’album è la funzione di iMovie che consente di animare le fotografie con lente zoomate e carrellate, come nei documentari storici. Come in questo disco sospeso in un’aria senza tempo. myspace.com/starslikefleas SG

TV ON THE RADIO

DEAR SCIENCE 4AD/Self

David Sitek, motore musicale della band di NY, dopo aver soddisfatto i desideri canterini di Scarlett Johansson, torna alla base e produce assieme ai suoi compagni il loro disco migliore. Dear Science impressiona per ricchezza di idee e suoni. La opening track è già capolavoro: la voce più soul che mai di Tunde Abedimpe seduce scivolando su un tappeto di rose elettroniche; Dancing Choose è punk funk mozzafiato, con una sezione fiati inedita per la band, presente anche in Halfway Home, traccia da ballo tra soul e afro rock. Family Tree è la love song che non ti aspetti; Love Dog ci ricorda una delle peculiarità della band: il loro sound bianco e scuro, come una grezza aurea divina smerigliata dalle chitarre semi gotiche di Sitek. Bravi, bravissimi! tvontheradio.com TT

VAMPIRE WEEKEND Vampire Weekend XL/Self

Questa band ha saputo ringiovanire l’effervescente spirito della Grande Mela, di quando i Talking Heads portavano nelle sporche mura del CBGB’S le tessiture ritmiche dell’Africa e la loro sfacciataggine post punk. Oggi i Vampire Weekend non girano tra le immondizie della Bowery, ma indossano un look preppy, più rassicurante per le mamme dei loro fan. Ma l’energia cinetica dei migliori Talking Heads rimane. Con l’aggiunta di una sfacciata ironia pop. Mansard Roof rimane leggerissima anche dopo il 150esimo ascolto grazie all’irresisistibile mix tra tastierina infantile e il ritmo senegalese della batteria; M79 parte come un brano dei Rondò Veneziano e si trasforma in elevato barocco pop; Cape Cod Kwassa Kwassa è canzone per innamorati, che si tengono la manina stretta mentre i piedi danzano leggeri sull’immancabile ritmo africano, sponda atlantica. Il disco pop più brillante e intelligente dell’anno. vampireweekend.com TT



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Moda/HAUTE TRICOT

Fotografia Paul Maffi. Moda Vanessa Chow.

Abito Miu Miu. Pullover “tagliato” Limi Feu. Leggings stampati Louise Goldin. Calze Calvin Klein. Scarpe Pierre Hardy.

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Pullover e sciarpa di lana stampata A.F. Vandevorst. Camicia grigia Alexander Wang. Leggings stampati Louise Golden.

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In questa pagina: Cappa di trecce di maglia Iceberg. Camicia Proenza Schouler. Leggings stampati Jen Kao. Calze Calvin Klein. Scarpe Pierre Hardy.

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A destra: Blusa con un elefante stampato Jean Paul Gaultier. Pullover di maglia grigia GFF. Leggings stampati indossati come maniche Maison Martin Margiela. Leggings a righe Kenzo.


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In questa pagina: Pullover a maglia Dries Van Noten. Pullover di lana sfilacciata Giles. Maglietta verde a maniche lunghe Stone Island. Leggings stampati Jen Kao. A destra: Abito Miu Miu, Pullover “tagliato� Limi Feu, Leggings stampati Louise Goldin.

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Hair Ryoji Imaizumi/Marek and Associates. Make-up Valere Gherman/Defacto con prodotti MAC. Assistente fotografi Sebastian Vikkelsoe e Anthony. Assistente stylist Sara Alviti. Produzione Julia Lukacher. Modella Yulia/Women Management. Grazie a KM Tribeca, NYC.


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Moda/COMPLEMENTARI

Fotografia Vicky Trombetta. Moda John Colver. Pullover Fabio di Nicola. Camicia Tommy Hilfiger.

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In questa pagina: Pullover Hans madsen. Shorts Uniqlo. A destra: Blazer e pantaloni Mihara Yasuhiro. Cardigan Giuliano Fujiwara. T-shirt a maniche lunghe Fabio di Nicola.



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Cappotto Giuliano Fujiwara. Giubbotto di denim Levis. Camicia Fabio di Nicola. Pantaloni Tommy Hilfiger. Calze Umbro. Scarponcini Timberland.

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Qui: Camicia Alexander McQueen. A sinistra: Camicia ExtĂˆ. Gilet Emporio Armani.



Qui: Cappotto Tommy Hilfiger. Cappello, sciarpa e camicia G-star. Guanti Giuliano Fujiwara. Boxer Uniqlo. A destra: Giubbotto di pelle Brato, Camicia Mihara Yasuhiro, Trousers ExtĂˆ. Camicia (intorno alla vita) Fabio di Nicola, Socks Umbro, boots Timberland



T-shirt Fabio di Nicola. Camicia Alexander McQueen. Cintura Marc by Marc Jacobs. Jeans Topman. Hair Hiroki Yoshimori. Make-up Anita Keeling/Caren. Assistente fotografo Alan Chies. Assistente stylist Alfie Meadows. Modelli Tom & James/FM.



102 /freelance

a appunti a margine DI ivan cotroneo

Voltare pagina Cambiare anno, entrare in un blocco di 365 giorni che non

conosciamo ancora. Lasciarsi alle spalle un anno bisestile - che pare non sia mai particolarmente buono – e affrontare invece un anno che si presenta con un numero dispari – che pare sia invece quasi sempre particolarmente buono. Stime generali, in una gamma di forme che va dalle previsioni scientifiche agli oroscopi, ma soprattutto programmi, progetti, pianificazioni. Sembra che voltare pagina, potere ricominciare, ci aiuti a trovare una spinta maggiore, anche se domani non è poi così lontano da ieri, e il primo giorno dell’anno nuovo dista solo un minuto dall’ultimo giorno dell’anno vecchio. Ci piace sempre dire ‘da domani’, e al cambio dell’anno a maggior ragione facciamo propositi, sfoderiamo buone intenzioni, approfittiamo dell’occasione che il calendario ci offre non tanto per un esame di coscienza di quanto abbiamo fatto, ma per un rilancio di quanto ancora dobbiamo fare. Abbiamo bisogno di pensare che si riparta, che siamo sì un flusso, ma che possiamo imporre nuove direzioni. Che le nostre vite hanno preso un corso stabilito per quello che ci piace, e per quello che non ci piace, invece, possiamo ancora invertire la rotta. Dobbiamo credere sempre che siamo ancora in divenire, o almeno offrirci la possibilità di ricordarlo. E l’avvicinarsi dell’anno nuovo sembra l’occasione giusta per ricordare i versi finali di una bella poesia di Thom Gunn, On the move, che dice più o meno così: “Alla peggio, si è in movimento; e nel caso migliore, senza raggiungere nessun assoluto, nel quale riposare, si è sempre più vicini se non si rimane fermi”. Buon movimento, allora.

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102 /uscire 104

Jetlog around the world

jetlog.it

15 mete per trascorrere in viaggio gli ultimi 2 mesi dell’anno o anche solo qualche giorno, giusto per salutare da un altro luogo l’uscita del 2008 o l’arrivo del 2009.

TOKYO – WOMB Il grembo elettronico della bolla giappo. Il locale che fa la differenza. Cerchi di entrare e non ci sono ignoranti buttafuori, ma sorridenti ragazzi. Entri e non c’è la fila per il guardaroba. Anzi, non c’è nemmeno il guardaroba: al suo posto c’è una locker-room che fa tanto spogliatoio di palestra ma che è anche idea molto intelligente e molto comoda. Qui si è stancato prima Sven Vath di suonare che il pubblico di ballare; stiamo parlando di session oltre le otto ore; senza droga. Per godere dei battiti di Ken Ishii o di Yoji Biomehanika basta esagerare con un po’ di umeshu.

PARIS – DOCKS Per andare a Parigi una ragione si trova sempre. Nel caso in cui foste alla ricerca di una scusa originale per tornare a passeggiare nella città romantica per eccellenza, eccovene una: un architettonico serpente verde. Trattasi dei Parisian Docks, 12.000 metri quadri su tre livelli, 4.300 metri quadri dedicati a eventi, 3.500 metri quadri destinati a negozi e ristoranti. È la sede dell’Istituto della Moda e del Design. Il progetto è firmato da Dominique Jakob e Brenden Mc Farlane, quelli del ristorante George al centro Pompidou.

INDIA – KERALA Due settimane. Uno stacco. Quattordici giorni. Un

sogno. Una sola parola d’ordine: ayurveda. Bagni medicamentosi. Piante naturali. Massaggi con olio caldo. Fiori spaziali. Una parentesi di pochi giorni, una parentesi che ha curato in due settimane un dolore alla schiena che durava da una vita. Il corpo balla nuovamente, felice, rivitalizzato. Il corpo sorride. Viene da chiedersi perché si è aspettato così tanto, mentre si fanno le valigie per tornare a casa, sicuri di una sola cosa: qui ci si torna. Mente sana in corpo sano.

CHAMPAGNE – ROEDERER A un certo punto, quando lo champagne iniziò a diventare più “popolare” tra i comuni mortali, lo zar Alessandro II di Russia volle che le sue bottiglie fossero in qualche modo “uniche” e “riconoscibili”. Alla maison Roederer si ingegnarono, e pensarono di poter esaudire il desiderio dello Zar producendo per lui bottiglie in cristallo dal fondo piatto, per questo più “spesso”. Un viaggio nelle cantine Roederer è un’esperienza. Rimane impressa, attaccata al palato, euforicamente in testa. La storia delle bollicine passa di qui, e dalle terre circostanti, drammaticamente verdi e bianche, incredibilmente ricche di vigne e sovraccariche d’uva.

SVEZIA – YASURAGI Avete letto tutti i libri del nuovo “fenomeno scritto” svedese, Stieg Larsson. E adesso immaginate di farvi un bel giretto a Stoccolma. Col freddo. E il Natale. Perfetto. Aggiungete al tutto questa deviazione: fatevi portare presso la spa Yasuragi. Vi troverete nel bel mezzo dell’arcipelago che circonda Stoccolma, smarriti tra migliaia di isolette e casette. Qui vi estranierete ancora di più dal resto del mondo grazie al sapore giapponese che regna all’interno di Yasuragi. Saune vista mare. Il rigore giapponese sposa il pragmatismo Ikea. Il tutto è tanto preciso quanto sognante.

PERÙ – MACHU PICCHU Mettiamola così: il 13 Novembre e il 12 Dicembre si vocifera che la luna piena inonderà di luce le rovine del sito di Machu Picchu. Mettiamola così: a 2.400 metri sul livello del mare l’aria è talmente pura che la luce della luna sarà brillante come il sole ad Agosto. Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE

Mettiamola anche così: se già il posto è magico di per sé, immaginate cosa deve essere il tutto in una notte di plenilunio. Se per caso siete ancora di quelli che a Milano si fermano per strada quando vedono la luna piena, se cioè siete ancora degli inguaribili romantici, queste date non potete perderle per niente al mondo.

LONDRA – KEW GARDENS John Pawson è uno di quegli architetti che, se non avesse fatto l’architetto, sarebbe diventato monaco di clausura. Ne siamo certi. I suoi progetti sono apparentemente minimali. Poi ti accorgi che ti cambiano la vita. Non è uno che strilla, Pawson, anzi. A lui piace sottolineare. Portare a galla. Così, dopo le urla in laguna per il mostro di Calatrava, ecco un altro modo di progettare ponti: Sackler Crossing, Kew Gardens, Londra. Una infinitesimale esse illuminata, un ponte scultura, un’attrattiva essenziale. Camminare qui è come camminare sulle acque. Dio è vicino a Pawson, anche se non è diventato monaco.

NEW YORK – GILT Ebbene sì, se la vita è un piacere, il Martini Cocktail è la ciliegina alcolica sulla torta da vivere. Se al bicchiere a forma di triangolo (pieno di “trasparenza alcolica”) aggiungiamo una città come NYC, un hotel come il Palace e un designer come Patrick Jouin, ecco che il risultato può essere chiamato Gilt. All’inizio della serata, godrete del colore viola che scaturisce dalla struttura di Jouin, a seguire ammirerete gli antichi stucchi del soffitto, il passo dopo è una sigaretta nel giardino antistante, con le lucine natalizie accese e il traffico dei taxi impazziti a dieci metri da voi. Il vortice della grande mela si sta impossessando di voi. Lasciatevi trasportare dalla corrente.

BARCELLONA – HOTEL ME Inaugurato da pochissimo con un opening party a cui ha partecipato tutto il jet set nazionale e non, arriva in città un nuovo hotel (progettato dal prestigioso architetto francese Dominique Perrault) alto 115 metri e situato nella zona nuova della ciutat condale, quella dove la chilometrica Avenida Diagonal arriva ad accarezzare il mare. Questo edificio entra


uscire/ 105

BELGIO – BRUGES

prepotentemente nello skyline urbano anche come nuova referenza per la nightlife di Barcellona, grazie ai suoi due bar, il Lobby, situato nella hall, e l’Angels & Kings, quasi interamente oscuro, che si trova al sesto piano e che si affaccia su una terrazza con piscina ed è di proprietà della band musicale Fall Out Boy from Chicago. Un glamour cocktail al Me... por qué no?

In Bruges è stato uno dei film che abbiamo più amato fra quelli visti ultimamente nell’ambito delle serate dvd. Un film in cui il regista trasforma con abilità la città e l’arte di cui sono permeate le sue vie in un elemento determinante nell’evoluzione dei personaggi. Sin dall’inizio, quando Ken (Brendan Gleeson) propone di salire in cima alla torre più alta per vedere la piazza dall’alto e Ray (Colin Farrell) gli replica con un diniego, la città passa dallo sfondo al primo piano della narrazione. Così due killer e un Ralph Fiennes psycho killer vivono una Bruges che è al contempo Venezia del Nord e quadro di Hieronymus Bosch. E la voglia di andare a Bruges è venuta poi naturale…

SANTIAGO DE COMPOSTELA CASAMARCELO Marcelo è un simpatico pazzo, un giovane genio dei fornelli, uno che abbina al gusto per i piatti creati anche il gusto per la presentazione degli stessi, non a caso una delle specialità della casa sono gli squisiti filetti di sardina serviti in scatolette riciclate, vintage! E cosa dire delle baby tapas, cucinate e servite in ministoviglie formato giocattolo per le bambole? Stella Michelin e parte motrice del Gruppo Nove, Marcelo Tejedor vive come un fulmine. Un fulmine a ciel sereno, che vale la pena di un sentiero in più.

PRAGA – LA DEGUSTATION Boheme Bourgeoise, si aggiunge. Una volta fatti debiti omaggi alla città di Praga e ai suoi fantasmi, trovandosi nella città vecchia, non si può fare a meno della cucina tradizionale ceca che viene sfornata per i palati fini della clientela di questo ristorante. Lingua affumicata, spalla di cervo, lardo fatto in casa, cipolle e maggiorana, insomma, tutti i sapori di una cucina antica e saporita, senza fronzoli né nomi altisonanti. Roba sana, da mangiare per scaldare fisico e animo. Roba che riporta alle campagne dei nostri nonni. Roba da esperti veri.

TURCHIA – ANATOLIAN HOUSES Se questo Natale volete viverlo in un presepe, fate molta attenzione a quanto scritto qui sotto. Stiamo parlando di Anatolian Houses, un grappolo di costruzioni in tufo, abbarbicate a mezza costa sulla montagna alle spalle di Nevsehir, Cappadocia. Quando il sole tramonta, questo mini paesello d’altri tempi si tinge di rosa e si colora grazie alle piccole luci che illuminano le case. 19 suite e infiniti camini delle fate. Quando arriva la neve, e in inverno capita spesso, quello che si vede è una fiaba diventata realtà, un presepe in cui il Gesù Bambino siete proprio voi. Un villaggio che unisce le comodità dell’oggi a un’atmosfera d’altri tempi.

ecosostenibile firmato Friedensreich Hundertwasser. La notte un concerto dei Vienna Scientist al Roxy. E mangiare? No problem. Tutti alla Gasthaus Horvath, per divorare il bollito fatto come tanto piaceva all’imperatore Giuseppe, il Tafelspitz!

SHANGHAI – URBN HOTEL Nasce ancora qualcosa di nuovo sotto il cielo lattiginoso della nevrastenica Shanghai. Qui, dove tutto pulsa, un sangue fatto di energia e vitalità ha dato alla luce Urbn Hotel Shanghai. Non solo un hotel. Radici cinesi che sposano il più moderno lifestyle. Un luogo in cui assaporare la città sin dalla propria stanza. È il primo “carbon neutral” hotel in Cina. Ed è un hotel “verde” anche per il riciclo dei materiali attuato durante la ristrutturazione. Dalla concessione francese a oggi, il passo, questa volta, è contemporaneo e verde. Il futuro, anche a Shanghai, può essere ecosostenibile.

VIENNA – HORVATH Vienna va bene. Il Palazzo della Secessione anche. E vuoi non vedere il Museum Quartier? Due passi in riva al Danubio no? E le architetture di Adolf Loos ce le vogliamo perdere? Ecco il Prater, con le giostre e la ruota panoramica! Il quartiere dei gasometri, riprogettati e rivissuti è imperdibile. Da lontano compare il termovalorizzatore griffato, inceneritore

A New York: Pharell Williams e M.I.A.

!K7 LIVE B E R L I N O Tape, 6 Ottobre

Piove a Berlino, un taxi mi accompagna nel pomeriggio a trovare i ragazzi e le molte ragazze che lavorano alla !K7, storica label tedesca che dai primi Anni 90 propone un parterre di artisti della scena elettronica di enorme fascino e talento. Qui siamo nel pieno della ex Berlino Est. La sede della !K7 sta di fronte al Tape, il locale prescelto per il party di presentazione dei nuovi progetti dell’etichetta. All’entrata mi dicono di non sbagliare piano, devo andare al secondo perché più su ci sono delle massaggiatrici… In ufficio lavorano tutti per stasera, si festeggiano quasi venti anni di vita dell’etichetta in occasione dell’edizione 2008 del Popkomm – la fiera internazionale della musica e dell’intrattenimento – ma riesco a placcare due ragazze e porto a casa un paio di vinili storici fuori catalogo e tre belle interviste che leggerete nel prossimo numero di Rodeo. Fuori il cielo è già scuro, una lunga fila si snoda per entrare al Tape. Alle 11 attacca Milosh, elettronica intima. Il tempo di respirare a occhi chiusi che le casse sparano già la celebrale electro wave dei rinati canadesi Circlesquare. Bellissimi i visual di Nathan da Vancouver. All’una sbuca il minuto Tim Simenon che con un sorriso smagliante (ri) presenta la sua band, Bomb The Bass e va in scena il Future Chaos. Che ora è? Troppo tardi per continuare a prender nota di una scintillante serata. Appuntamento sul nostro sito. In esclusiva dal 15 Novembre musica e video !K7. Restate collegati. Tommaso Toma Circlesquare live al Tape di Berlino, 6 Ottobre 08

XXX DIESEL PARTY M I L A N O 11 Ottobre

Il party per il trentennale Diesel, capodanno di mezz’autunno festeggiato in 18 diverse città del globo, è scoccato anche a Milano, dove 3 X – il logo dell’evento – hanno marchiato a fuoco una serata ricca di performance e coup-de-theatre in chiave elettrocircense. Un fiume umano ci attende all’entrata dello Studio 2000. Finalmente dentro. Il tema XXX è coreografato da acrobati che volteggiano sospesi nell’hangar sopra le nostre teste, un’occhiata e via, verso l’open-bar, generoso seppur arduo da conquistare. Il palco si illumina, musica maestro! Salgono gli Earth, Wind & Fire e con loro la giusta aria festaiola per tutte le età che culmina nei coretti di September. Poi ai piatti il norvegese Disk Jokke, Sister Bliss, i Who Made Who e le splendide Chicks On Speed, un set breve ma intenso aperto dalla dichiarazione electro We Don’t Play Guitars. Party memorabile. diesel.com TT

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE


104/find Contatti: cercare in rete quello che c’è in queste pagine.

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106/l’oroscopo 108

L’unica scienza esatta, indagata ogni mese per voi. Di Franca Mazzei. Illustrazione Baljinder Bharaj.

Ariete —

Cancro —

Scorpione —

Ora che dal 17 Novembre il trigono di Marte restituisce nuova linfa alle energie, alla grinta e al desiderio di buttarvi nella vita comunque vada, vi sentirete finalmente ricongiunti a voi stessi, fieri di un’identità che come non mai riconoscete come l’unica possibile in un mondo che ultimamente (diciamolo) a tratti poco vi assomiglia. Amore. Novembre in autonomia, Dicembre al calduccio. Denaro. Mah..! Fine d’anno. Tra amici veri, in equilibrio tra vecchio e nuovo.

Con la complicità dei trigoni di Marte e Mercurio è Novembre il mese giusto per riscoprirvi forti e sicuri di voi, decisi a prendervi la vita senza chiedere il permesso a nessuno (in casi estremi neppure a voi stessi). E approfittatene senza indugi, se non volete pentirvene in un Dicembre un po’ in sordina. Amore. Talvolta osare paga (non fate i fifoni!). Denaro. Novembre promettente, Dicembre inconcludente. Fine d’anno. Sulle montagne russe, e senza la mamma a farvi sagge raccomandazioni.

Deposte le armi e accantonati i piani di battaglia, pian piano addivenite a ben più miti consigli, tanto che dal 17 Novembre in poi tutto quello che desidererete sarà una cuccia comoda e calda in cui svernare: la dispensa è piena, il camino acceso, e di intrusi e malintenzionati neanche l’ombra. Amore. A volte c’è un ineffabile piacere nel darsi l’un l’altro per scontati. No…? Denaro. Almeno fino al 6 Gennaio sarà davvero l’ultimo dei vostri pensieri. Fine d’anno. Intimista.

Leone —

Sagittario —

Rassegnarvi come comuni mortali, o reagire col piglio regale che vi è proprio agli strali di un Marte in ostinata quadratura fino al 16 Novembre? Comunque vada sarà un successo, a giudicare dagli splendidi aspetti che Dicembre vi riserva! Amore. È a Dicembre che il nuovo finalmente irrompe travolgendovi di emozioni impossibili da ignorare né tanto meno nascondere. Denaro. Meno male che arriva Babbo Natale a riempirvi il salvadanaio! Fine d’anno. Imprevedibile e a tratti rissosa.

Agguerriti, ottimisti e scafati: così vi vogliono i buoni aspetti di Marte, Sole e Mercurio in questo bimestre da far invidia agli dei. Amore. Da quant’è che il vostro fascino non mieteva così tante vittime? È il momento di mettere una foto nuova su facebook. Sponsor ufficiale: Venere perennemente positiva. Denaro. Benché questa solidità possa suonarvi sospetta, in verità sappiate che il meglio deve ancora arrivare! Fine d’anno. Itinerante (per la serie: dove lo faccio l’uovo?).

Vergine —

Toro — Dopo un Novembre in trincea, contusi e confusi dagli attacchi congiunti di Marte e Mercurio in opposizione, a Dicembre elaborerete una raffinatissima strategia che risulterà vincente su tutta la linea: provare per credere. Amore. Tanto cuore o tanto sesso, ma per ora non insieme (mai che si possa avere tutto!). Denaro. A partire dal 24 Novembre persino più di quanto possiate sperare. Fine d’anno. In una torre d’avorio, a osservare intoccabili dall’alto umori e malumori.

Capricorno —

Che bello annusare le novità che il frizzante Novembre vi mette sotto il naso, salvo scoprire in un avaro Dicembre che non erano poi così a portata di mano: al momento non firmate niente d’importante se non dietro diretta assistenza legale. Tanto poi nel 2009 (quasi) nessuna battaglia sarà perduta. Amore. Rosso fuoco a Novembre. E a Dicembre? Non pervenuto. Denaro. Il vostro vero e incrollabile faro, che piova o ci sia il sole. Soddisfatti o rimborsati. Fine d’anno. Pacificante (e non è poco).

A coronamento di un’annata straordinaria, il 2008 si chiude con la realizzazione di un ambiziosissimo progetto, favorito dalle energie, dall’equilibrio e dall’ottimismo che vi elargiscono Mercurio, Marte, Saturno, Urano e Giove (e scusate se è poco). Amore. Sesso, mente e cuore vibrano all’unisono in questo bimestre ricco di effetti (e affetti) molto, molto speciali. Denaro. Una sorpresa è dietro l’angolo (ma chi vi raccomanda?). Fine d’anno. Gastronomica, sensuale, forse campestre.

Bilancia —

Acquario —

Ma che sorpresa ritrovarvi così dinamici, vitali e intraprendenti, capaci di prendere posizioni nette che non lasciano adito a dubbi o interpretazioni ambigue: avrete mica cambiato Segno? Amore. Novembre stentato, Dicembre appassionato: che Natale amici! Denaro. Alti e bassi senza grosse conseguenze: gli ultimi colpi di coda della quadratura di Giove in attesa che dal 6 Gennaio si aprano le porte del tesoro...! Fine d’anno. Scintillante (e forse anche di più).

Stressati, squinternati e francamente mannari fino al 16 Novembre, dal 17 in poi scoprirete che talvolta basta un sano e divertito distacco per inventarsi una vita migliore Amore. Sarà a Dicembre che un sogno inconfessato si realizza, proprio quando avrete quasi smesso di sperarci: miracolo del Natale? Denaro. Accontentatevi di qualche confortante scintilla, in attesa dei fuochi d’artificio che Giove ha in serbo per voi dal 6 Gennaio! Fine d’anno. Fidatevi: magica.

Gemelli —

Pesci —

È la noia la vostra peggior nemica? Eccovi su un piatto d’argento un bimestre in cui le opposizioni di Mercurio e Marte rimettono tutto in discussione, costringendovi a mutare obiettivi, priorità e forse persino residenza. Amore. Appassionato, controverso e altalenante, in bilico tra utili bugie e verità sospette: un gioco in cui quando vi ci mettete siete veri maghi. Denaro. Ma il vostro promotore finanziario non vi ha spiegato niente? Fine d’anno. Ottimista e sbruffona.

Un Novembre perfetto per viaggiare spediti verso traguardi senza insidie, e un Dicembre talmente insidioso che non potrete che inveire contro gli dei avversi o (a scelta) il governo ladro colpevole principale: Marte in quadratura. Amore. L’equilibrio di Novembre, cede il passo a un Dicembre propizio a notti insonni, telefonate interminabili, frasi struggenti e altre meraviglie. Denaro. Non poco. E sarà il caso di farvelo bastare. Fine d’anno. Romantica (con qualche punta di masochismo).

Rodeo M aga zi n e NOVEMBRE/DICEMBRE




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