RODEO I TA L I A N. 50 SET TEMB RE 20 08
Direttore Massimo Torrigiani massimo@rodeomagazine.net
Direttore Creativo Tim McIntyre tim@rodeomagazine.net
Caporedattore Porzia Bergamasco porzia@rodeomagazine.net
Art Director Francesco Petroni francesco@rodeomagazine.net
Cinema & Musica Tommaso Toma tommaso@rodeomagazine.net
Fotografia Selva Barni selva@rodeomagazine.net
Moda (Attualità) Angelo Flaccavento angelo@rodeomagazine.net
Moda (Styling) Rossana Passalacqua rossana@rodeomagazine.net
Collaboratori Laura Alcalde, Guido Andruetto, Baljinder Bharaj, Paolo Bocchi, Valentina Ciuffi, Ivan Cotroneo, Leandro Farina, Alex Gartenfeld , Sibilla Gentile, Dino Lupelli, Paul Maffi, Roberto Maggio, Marcus Mam, Enzo Mansueto, Leo Mansueto, Beniamino L. Marini, Luca Martinazzoli, Jean-Marc Masala, Franca Mazzei, Sarah May, Yoko Miyake, Cristiano Morroi, Massimo Pamparana, Alberto Pellegrinet, Lucy Ridgard, Rocco Rossitto, Federico Sarica, Bruno Staub, Silvia Tenenti, Marco Velardi. Advertising Marta Pozzoli marta@rodeomagazine.net Michela Mosca michela@rodeomagazine.net Francesco Di Carlo fdicarlo@rodeomagazine.net Administration Connie Helena Vona connie@rodeomagazine.net
Sono passati esattamente 5 anni dall’uscita del primo numero di Rodeo. In copertina una ragazza e un ragazzo si baciavano appassionatamente, capelli al vento e lingue bene in vista. Nasceva il primo mensile gratuito di “moda e cultura contemporanea”. Maschile e femminile, perché le separazioni non sono nel nostro dna. Una novità e una sfida. Indipendente. 5 mesi dopo cambiava l’intera squadra della rivista – o quasi – e Rodeo prendeva la direzione che l’ha portato a essere cos’è. Siamo passati dalla carta di giornale alla carta patinata. Abbiamo trasferito la distribuzione alle edicole per raggiungere più luoghi e più lettori. Siamo arrivati in rete. Abbiamo seguito passioni e inclinazioni, scatti e riflessioni, diventando, biologicamente, la cosa che avete tra le mani. Un catalizzatore, una rete internazionale di collaboratori. Un dispositivo per cercare e per pensare; scegliere tra le idee e le notizie più intriganti che spostano corpi e cervelli per il mondo. Arte, cinema, design, fotografia, libri, moda, musica, performance. Uno zoom, uno strumento per ascoltare, amplificare e celebrare le voci degli indipendenti; quello che fanno e il modo in cui lo fanno. Un universo molto più grande di quello sul quale potremmo allargare singolarmente i nostri sguardi. Punto di incontri e ripartenze. Un invito a condividersi – “let’s get together” – come abbiamo scelto di intitolare questo cinquantesimo numero, rubando le parole a una canzone – di Johnny & The Attractions – che da sempre muove aere (e sederi) qui a Rodeo. È l’occasione per ringraziare chi ci segue e ci sostiene, i nostri collaboratori e chi negli anni ha lavorato al nostro fianco nella buona e nella cattiva sorte, contribuendo a farci crescere, per poi prendere altre strade. In ordine alfabetico: Viola Bellini, Robert Braunerhielm, Marcelo Burlon, Georgina Coventry, David Girhammar, Heiko Keinath, Alessio Nesi, Francesca Pasqualini, Barbara Riso, Luca Selvi, Natasha Slater, Luisa Taliento, Per Tegelof, Gustaf Torling, Elena Tornquist, Marco Velardi, Patrick Waugh. Chi abbiamo dimenticato ci perdonerà, il suo contributo è più duraturo della nostra memoria.
Chief Operation Officer Roberto Rossi Gandolfi roberto@rodeomagazine.net Publisher Simona Varchi simona@rodeomagazine.net Rodeo Italy Srl Superstudio, via Forcella 13, 20144 Milano T +39 02 8940 5560 – www.rodeomagazine.it Fotolito Mygraph, via S. da Vimercate 27/5, Milano Stampa Arti Grafiche Mario Bazzi, via Console Flaminio 1, Milano Direttore Responsabile Porzia Bergamasco Reg. Tribunale di Milano n. 538 del 24/09/03
A Isaac Hayes, soul man, scomparso a Memphis l’11 Agosto. Senza rischi di suonare un po’ banale / Loderò di quest’artista, oltre al coraggio / Di sfuggire a una miseria generale / Fino all’Oscar che non fu per lui miraggio, / Loderò, dunque, del moro il musicante: / Disco Settanta, Soul, beat da Pantere Che si canticchia (pure) il candidato Presidente: / Ci vibra l’anima delle comunità nere. Illustrazione e testo: Beniamino L. Marini IN COPERTINA
Fotografia Marcus Mam.
Abito Exté. Top Kiliwatch Parigi. Bandana Number (N)ine. Collana Yoshiko Creation Paris. Bracciale Dior Homme. Anello Anne Fontaine.
NËš50/INDICE ARTICOLI 30 38 48 57
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Calendario Moda Moda Sfilate Uomo, Milano e Parigi, Estate 2009 Storie Hotel De Dream di Edmund White Rodeo Pin-up Storie Progetto di Appropriazione-Manichino di Chuck Klosterman Arte Cinema Design Design Itama 75 Design Guta Moura Guedes Fotografia Leggere Leggere Italiani Brava Gente Musica Musica Martina Topley Bird Musica Bat For Lashes Musica Egokid Performance 10 Dischi Freelance Appunti A Margine di Ivan Cotroneo Uscire Find L’oroscopo
Abitare il Tempo p. 76
Manuel Facchini, Byblos p. 44
ITS 7 p. 44
Ugo Cacciatori p. 38
Ballardiano p. 66
Editoria e Giardini p. 70
N˚50/INDICE MODA & FOTOGRAFIA 33 42 46 50 80 100
Stile Forme In Sesto Bellezza Glamour Des Yeux Stile Clap Your Hands, Say Wow! Moda A Distanza Fotografia Melanie Schiff Moda Sweet Child O’ Mine
SPIT, 2006 — Fotografia Melanie Schiff, p. 80
RODEO M AGA ZI N E SETTEMBRE
30 /calendario 30
SABATO
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DOMENICA
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PERFORMANCE / TRAME
ARTE / BELLE ÉPOQUE “Arte in Italia 1880-1915: De Nittis, Boldini, Zandomeneghi”. Pavia, Scuderie del Castello Visconteo. Fino al 14/12 scuderiepavia.com ARTE / VIDEOMINUTO 08 “One World One Minute Many Stories”, 16ma Edizione del Festival Internazionale di Video della Durata di Un Minuto. Prato (FI), Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. Fino al 13 centropecci.it DESIGN / Ha Aperto Ieri il MACEF “Salone Internazionale della Casa”. Rho (MI), Fiera. Fino all’8 macef.fmi.it
D’AUTORE 2008 8a Edizione del “Festival Internazionale della Nuova Drammaturgia”. Protagoniste Argentina, Cile, Messico, Uruguay e Italia. Milano, Piccolo Teatro, Teatro Studio, Teatro Out Off, Fonderia Napoleonica Eugenia. Fino al 14 outis.it DESIGN / Continua FLEXIBILITY “Design in a Fast Changing Society”. Oggetti e Soluzioni Efficaci in Termini di Adattabilità e Versatilità per Ambienti Pubblici e Privati. A Cura di Guta Moura Guedes. Torino, Ex Carceri Le Nuove. Fino al 12/10 torinoworlddesigncapital.it
MARTEDI
GIOVEDI VENERDI
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BOERI E I GIOVANI DESIGNER Per la Mostra ”Segnali di Stile: Il Premio Lissone, Territorio, Uomini e Idee”, in Corso fino al 21, Incontro con Cini Boeri e Proiezione del Video “Mu Come Munari” di P. Castelli e P. della Porta. Lissone (MI), Museo d’Arte Contemporanea. H 21 comune.lissone.mb.it ARTE / Ultimi Giorni per ESPAÑA 1957-2007 “L’Arte Spagnola da Picasso, Mirò, Dalì e Tápies ai Nostri Giorni”. Palermo, Palazzo Sant’Elia, fino al 14/09 provincia.palermo.it
PROUVÉ “La Poetica dell’Oggetto Tecnico”. Roma, Museo dell’Ara Pacis. Fino al 14 arapacis.it ARTE / Ultimi Giorni per le Mostre di ROBERT INDIANA al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano. Fino al 14 comune.milano.it/pac
VENERDI
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MUSICA / POLYSICS
Live per l’Inaugurazione del Nuovo Piper di Roma. Anche l’11 a Milano (Musicdrome) e il 13 a Padova (Unwound) polysics.com USCIRE / LE ARTI IN CITTÀ “Lo Spazio e la Cultura Contemporanea”. 2a Edizione. Perugia, Luoghi Vari. Fino al 12/10 leartiincitta.it FOTOGRAFIA / CITTÀ: UN RACCONTO A DUE VOCI “Bill Owens e Gabriele Basilico in Dialogo”, a Cura di C. Zanfi. Venezia, Libreria Mondadori, S. Marco 1345 amaze.it
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DOMENICA
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DESIGN / Apre Oggi al Pubblico la MOSTRA
“I Grandi Nomi della Profumeria Creativa Internazionale e i Protagonisti della Cultura Olfattiva Contemporanea”. Firenze, Giardini di Palazzo Corsini pittimmagine.com DESIGN / MARCOS NOVAK “Turbolent Topologies” Personale dell’Architetto Venezuelano. Venezia, Fondaz. Bevilacqua La Masa. Fino al 16/11 bevilacqualamasa.it FOTOGRAFIA / ZOOM: INSIDE THE HUMAN SPACE con 12 Artisti Italiani, a Cura di R. Gavarro. Venezia, Isola di S. Servolo. Fino al 23/11 sanservolo.provincia.venezia.it
INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA della Biennale di Venezia. 11ma Edizione, a Cura di A. Batsky labiennale.org DESIGN / INSIDE/OUT 40 Piccole Torri degli Allievi di un Workshop su Artigianato e Sostenibilità Diretto da G. Camuffo, M. De Lucchi e M. Chiarenza. Venezia, Fondazione Buziol. Fino al 17/10 fondazioneclaudiobuziol.org ARTE / Continua COMING OF AGE “Arte Americana Dal 1850 Al 1950”. Venezia, Collezione Peggy Guggenheim. Fino al 12/10 guggenheim-venice.it
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MUSICA / Imperdibile KILLING
DOMENICA
DESIGN / Ultimi Giorni per la Mostra di JEAN
MODA / Apre solo Oggi al Pubblico FRAGRANZE
VENERDI
JOKE Live. La Band PostPunk Britannica Esegue per Intero il suo Omonimo Disco di Debutto del 1980 con la Line-Up Originale. Milano, Rolling Stone killingjoke.com DESIGN / Inaugura Oggi PLUSDESIGN GALLERY con una Personale dell’Olandese Richard Hutten e una Mostra della Collezione di Edizioni Limitate della Galleria. Milano, Via Ventura 6. Inaugurazione h 18 plusdesigngallery.com ARTE / START Inaugurazione Congiunta delle Gallerie d’Arte Milanesi, Aperte Tutto il Fine Settimana start-mi.net
Meret Oppenheim, Raggi del cranio di M. O., 1964 © Kunstmuseum Berna, Hermann e Margrit Rupf Stiftung. In mostra alla Kunst Merano Arte dal 3 Ottobre.
museomadre.it
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DESIGN / CINI
SABATO
ARTE / Ultimi Giorni per le Mostre di GEORG BASELITZ e BRIAN ENO al Museo MADRE di Napoli. Fino al 15
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MERCOLEDI
SABATO
JOKE Live. La Band PostPunk Britannica Esegue per Intero il suo Secondo Disco What’s This For... del 1981 con la Line-Up Originale. Milano, Rolling Stone killingjoke.com MODA / Inizia Oggi MILANO MODA DONNA Luoghi Vari. Fino al 27 cameramoda.it ARTE / WORLDS ON VIDEO 35 Opere di Videarte, a Cura di A. Beckers. Firenze, CCC Strozzina, Palazzo Strozzi. Fino al 2/11 strozzina.org MUSICA / ROBYN Live. Milano, Alcatraz robyn.com
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VENERDI
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MUSICA / Imperdibili MELVINS
ARTE / VALENTIN CARRON “Luisant De Sueur Et De Briantine”, a Cura di Milovan Farronato. Milano, Galleria Viafarini viafarini.org FOTOGRAFIA / ROBERT FRANK “Paris”. 80 Opere, di cui Molte Inedite, del Periodo 1949-52, a Cura di U. Eskildsen. Cinisello Balsamo (MI), Museo di Fotografia Contemporanea. Fino al 23/11 museofotografiacontemporanea.org ARTE / SAM FRANCIS “Il Profumo delle Stelle”. Acqui Terme (AL), Galleria Repetto. Fino al 10/11 T 0144 325318
DOMENICA MUSICA / THE
Live. Ravenna, Bronson. Anche il 25 a Milano (Musicdrome) melvins.com MUSICA / SOMEONE STILL LOVES YOU BORIS YELTSIN Live. Milano, La Casa 139. Anche il 26 a Cesena (Retro Pop Club) e il 27 a Carpi/MO (Mattatoio) myspace.com/boris FOTOGRAFIA / BETTINA RHEIMS 94 Immagini dal 1991. Milano, Forma. Fino al 23/11 formafoto.it ARTE / MARCUS HARVEY “Door Panel Paintings”. Milano, Project Room della Galleria Marabini, P.zza S. Erasmo 7. Inaugurazione h 19. Fino al 23/10 galleriamarabini.it
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MUSICA / Imperdibile KILLING
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NOTWIST Live. Ravenna, Bronson. Anche il 29 a Roma (Circolo degli Artisti), il 30 a Firenze (Viper), l’1 a Milano (Musicdrome) notwist.com MUSICA / Unica Data Italiana THE CHARLATANS Live. Nonantola (MO), Vox Club thecharlatans.net FOTOGRAFIA / Ultimo Giorno per LUIS MOLINA-PANTIN Firenze, Villa Bardini bardinipeyron.it USCIRE / UN GIORNO A VILLA ARCONATI Ville e Giardini Aperti Un’Intera Giornata per Scoprire Tutti i Suoi Tesori. Castellazzo di Bollate (MI), h 10-18 insiemegroane.it
MERCOLEDI DESIGN / PIO
NOTE “Rhapsody (o L’alfabeto del Sogno)”. Cross Over Performativo tra Suono e Scena, con Musiche di Mikael Piunian. Anche il 27. Milano, Teatro dell’Elfo. Per la Rassegna Milano Oltre. Fino al 12/10 niconote.net - milanoltre.org ARTE / FLAVIO FAVELLI “Crystal Garden”. Mostra SiteSpecific dell’Artista Fiorentino, promossa da Roberto Del Carlo e a Cura di D. Perra. Milano, Ex-Carrozzeria, Via Tortona 32. Inaugurazione h 19. Fino al 2/10 robertodelcarlo.it
1
MANZÙ “Quando il Mondo Era Moderno”. Retrospettiva del Designer Bergamasco. In Concomitanza con una Retrospettiva Dedicata a Suo Padre Giacomo Manzù. Bergamo, GAMEC. Fino all’8/02 gamec.it DESIGN / Continua KARIM RASHID Mostra del Designer Egiziano e Cosmopolita. Napoli, One Piece Contemporary Art. Fino all’8/11 onepieceart.com ARTE / Continua ITALICS “Arte Italiana fra Tradizione e Rivluzione, 1968-2008”. A Cura di F. Bonami. Venezia, Palazzo Grassi. Fino all’11/01 palazzograssi.it
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PERFORMANCE / NICO
VENERDI ARTE / Imperdibile L’OCCHIO
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DI MERET OPPENHEIM Oltre 60 Opere dell’Artista Tedesca, dagli Anni 60 al 1985. A Cura di Valerio Dehò. Merano, Kunst Merano Arte. Inaugurazione h 19.30. Fino all’11/01 kunstmeranoarte.org MUSICA / DIE! DIE! DIE! Live. Firenze, Tenax. Anche l’1 a Milano (Rockett) e il 2 a Roma (Piper) myspace.com/diediedienz ARTE / Ultimo Giorno per IGORT “Baobab e Altre Versioni”. Mostra di Tavole e Acquerelli Inediti del Disegnatore e Autore di Fumetti Cagliaritano. In Corso dal 20 Settembre. Bologna, Galleria Forni galleriaforni.it
stile/33
Stile/FORME IN SESTO Fotografia LEANDRO FARINA. Moda JEAN-MARC MASALA. Set Design SARAH MAY. Cardigan di lana BYBLOS.
RODEO M AGA ZI N E SETTEMBRE
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In alto: Cappuccio di lana RAG & BONE. A destra, dall’alto: Borsa EXTÉ. Occhiali KSUBI. Stivali di camoscio CHARLOTTE OLYMPIA. Cravatta a farfalla ELEY KISHIMOTO.
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
stile/35
RODEO M AGA ZI N E SETTEMBRE
36 /stile
In basso: Sciarpa di lana BYBLOS. Giacca imbottita EXTÉ. A destra: Cappa di seta trasparente KSUBI. Guanti RAG & BONE.
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moda/37
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Moda/38 38 /moda
Master in e-fashion È il primo in Italia e inizierà il 3 Novembre (domande di ammissione entro il 15 Settembre) e formerà figure professionali specializzate nel business di moda in internet. L’iniziativa è nata dalla collaborazione di Yoox Group & MIP, la Business School del Politecnico di Milano. È un master universitario di II livello, di durata annuale per un numero di posti limitato a 40 persone. Yoox mette a disposizione 3 borse di studio e, con la collaborazione di Giorgio Armani, Diesel, Marni, Valentino, stage all’interno delle aziende. In particolare, Giorgio Armani finalizza una borsa di studio all’inserimento nella gestione dell’online store europeo emporioarmani.com, di cui è previsto il lancio a breve. mip.polimi.it yoox.com/master _ mip
My Own Show 3° edizione Il 20 Settembre al teatro IED Moda Lab di Milano sfileranno 8 collezioni ideate da dieci studenti (6 singoli e 2 in coppia) per la tesi di fine corso accademico in Fashion Design. La selezione ha passato il vaglio di una giuria presieduta da Carla Sozzani. La sfilata è nel Calendario della Camera della Moda e prevede 12 outfit per ogni collezione. Mariella Burani, Cesare Paciotti, Valentino, Moschillo-Faber, Ittierre, Pal Zilieri sono le aziende partner dell’iniziativa che vede anche il debutto di un sito dedicato, dove informarsi fra l’altro sulle borse di studio che saranno messe a disposizione durante l’anno. myonshow.it
MARGIELA X 20 12 SET I compilatori di un dizionario dei neologismi modaioli dovrebbero di certo considerare la voce “Margielata”, intendendo col termine “l’integrazione nel capo finito di errori, imperfezioni e tracce di vissuto“ tra i lemmi essenziali. Tale e tanto è stato l’impatto dell’elusivo Martin Margiela sulla moda dell’ultimo ventennio. Correva l’Ottobre 1988, l’apogeo del power dressing, quando questo belga iconoclasta – in ogni senso, se alla rottura del linguaggio dominante accompagnò la testarda negazione pubblica della propria persona – irruppe sulla scena con le sue silhouette allungate e la sua de-costruzione. Da allora, è stata una teoria di idee dirompenti – gli abiti fotocopiati e quelli piatti, le superspalle da supereroe e il guardaroba da bambola riportato a taglia umana, citando a zonzo – nate da una rilettura della sartoria in chiave concettuale e comunicate sempre in maniera dirompente. In occasione del ventennale, il MoMU (Mode Musuem) di Anversa ospita, dal 12 Settembre al 6 Febbraio 2009, la retrospettiva Maison Martin Margiela (20) The Exhibition. Allestita da Bob Verhelst, e organizzata per nuclei tematici, sarà un’occasione unica per ripercorrere due decadi di creazione pura e pacata sedizione. Il tutto, in prima persona plurale: Margiela ha scritto una storia nella quale per una volta la voce narrante è il NOI, non l’IO. momu.be Angelo Flaccavento
ied.it
Next Generation per lo sviluppo del Made in Italy. Se non hai ancora 30 anni puoi partecipare alla terza edizione del concorso della Camera Nazionale della Moda Italiana. Una giuria selezionerà le tue proposte di collezione per affiancarti nella fase di progettazione e realizzazione del campionario e accompagnarti sulle passerelle della moda milanese nel Febbraio 2009. cameramoda.it
Progetto Bressol Nasce nella Catalogna spagnola, su iniziativa governativa, per attivare il settore tessile e organizzare un sistema moda interno. Il primo passo è stato bandire a livello internazionale un concorso per disenyadors emergents poi cominciare a promuovere le collezioni dei 10 vincitori (c’è anche un’italiana, Cristiana Lapi) negli appuntamenti del settore. Dopo Bred & Butter, a Settembre sarà la volta del concorso su passerella 080 Barcelona. In queste occasioni non ci sono solo sfilate e presentazioni, ma negozi pop-up dove comprare le collezioni. L’obiettivo è sostenere per 3 anni gli stilisti che vogliono creare un proprio marchio e offrire strumenti e possibilità per farlo. projectbressol.com Antonioli È come muoversi nel suo negozio in via Paoli a Milano – dove imperano il nero e l’oro e scelte mirate – ma vi ci si può accedere da qualunque luogo. Claudio Antonioli ha creato uno spazio virtuale dove trovare e acquistare gli stessi capi e accessori della sua esclusiva boutique, a prezzi invariati e riceverli in poche ore. Le collezioni A-I 08 di Ann Demeulemeester, Rick Owens, Ring, Dries Van Noten, Martin Margiela, Kenjikeda, Ackermann, Dolce e Gabbana, DSquared2 e HTC… a portata di clic, per, come dice lui: “reiventarsi secondo il proprio modo di essere, senza nessun tema, né regola fissa”.
Da sinistra: Til Nadler e Gordon Giers
CLOSED IN AVANTI LE SUE SCARPE, SIR! Dopo aver sedotto modaioli ed elegantoni a colpi di monili boho, Ugo Cacciatori aggiunge le scarpe, da uomo, al proprio disegno di lusso consapevole. Elitaria e testardamente artigianale, la collezione emana l’aura autentica di vissuto degli oggetti scovati nel baule, senza però sfiorare l’anacronismo. Non manca nulla: derby stringate, stivali da cavallo, pantofole, e persino le ghette da vero gentleman. Sono borchie, anelli ossidati e bottoni lavorati a rendere la ricetta nuova. L’eleganza, del resto, è una questione di dettagli. ugocacciatori.it AF
La storia di Closed inizia in Italia nel 1978 con un paio di jeans. Lunghi alla caviglia, con tasche ergonomiche inclinate a 33 gradi ed etichetta bene in vista sulla patta: si chiamavano pedal pushers, disegnati dai coniugi Girbaud, subito diventati uno status symbol trasversale caro a paninari, creativi alternativi e semplici amanti del denim. Il successo, ininterrotto, dura per dieci anni, fi nché la proprietà del marchio migra in Germania, e così il design studio. Closed diventa Closed GmbH, mentre lo spirito delle origini si perde. Nel 2004, però, un terzetto di amici, tedeschi con esperienze cosmopolite maturate nel fashion business a Milano e Londra, prende in mano le redini dell’impresa, deciso a rinnovare i fasti di un tempo. “La nostra idea” spiega Gordon Giers, che di Closed è Design Director – i soci Hans Redlefsen e Til Nadler sono rispettivamente Financial e Marketing Directors – “è quella di recuperare il valore che fu del marchio negli anni 80, obliterando i 90. Parallelamente, vogliamo costruire un mondo che non significhi solo jeans. Abbiamo già realizzato una bicicletta e un pupazzo, mentre per negozi, corner e pure per i nostri quartieri generali di Amburgo abbiamo voluto gli architetti di e15. Tutto rispecchia il minimalismo pragmatico della collezione”. Il nuovo Closed è molto diverso da quello che fu un tempo, e non potrebbe essere altrimenti, visto che da allora son passati trent’anni. Il denim a ogni costo ha lasciato spazio a una collezione completa, funzionale e concreta, fatta di pezzi lineari e ricercati; l’estetica è aperta, includente, nordica per dna, ma dall’appeal internazionale. I risultati, fi nora, sono all’altezza delle aspettative; il lancio a Settembre di una Heritage Collection, compendio di best seller storici coi pedal pushers in bella evidenza, chiuderà simbolicamente il cerchio. L’ingrediente segreto del nuovo corso, però, è immateriale: è il legame sodale che unisce i tre soci; è il calore umano che anima i loro progetti. “Condividiamo lo stesso ufficio: uno spazio aperto” conclude Nadler. “Per noi è importantissimo divertirci lavorando, e lavorare con persone che ci piacciono. Altrimenti, non ci sarebbe gusto a fare tutto questo”. Come dire, uno per tutti, e tutti per uno. Nel nome di Closed. closed.com AF
antonioli.eu
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
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Moda/40 40 /moda
Breil Milano Vedremo ancora la poliedrica e affascinante Charlize Theron, ma non solo al cinema. Ritratta da Jean-Baptiste Mondino, indossa, e lo farà per contratto fino al 2011, i prodotti del lifestyle firmato Breil Milano. Sua controparte maschile sarà Edward Norton. Solo star. Un anno di grande affermazione ed espansione per il marchio, punteggiato dalle aperture di flagshipstore a Berlino, Firenze, Barcellona e New York. In particolare quest’ultimo, inaugurato a Giugno, ha definito uno stile architettonico che miscela arte e design (ci sono opere dell’artista olandese Edwin Vlassentroot) che sarà adottato anche per le prossime aperture di Roma e Milano. breilmilano.com John Galliano, Julien d’Ys e Maria Carla Boscono, rispettivamente creatore, fotografo e interprete della nuova donna per la stagione invernale del designer inglese. Fra influssi d’Oriente e allure hollywoodiana Anni 30, si muove nella mitica Shangri-La, portando i segni di uno stile di intrepida e romantica viaggiatrice del tempo e dello spazio. johngalliano.com No.l.ita porta la sua troupe, con il fotografo Alexi Lubormiski, al Crash Mansion, uno dei locali più in voga di New York. L’obiettivo punta languido e deciso a indagare la spontaneità. Di un sorriso, di un saluto, di una scelta, della semplice vita quotidiana lontana dagli stereotipi. nolita.it Ra-Re invece sceglie lo skyline di Londra e Michelangelo Di Battista dietro la macchina fotografica. Alice Dellal, eletta regina del neo punk, presta il suo volto e il suo essere sopra le righe. Ricerca della novità, rarefazione e anticonformismo, scorrono come chiari messaggi in ogni scatto. ra-re.it Nordkapp, il brand della freccia, allestisce un temporary shop di carta e cartone, dal sapore bio, per presentare le sue collezioni in itineranza urbana, ma soprattutto continua a raccogliere i sogni della gente con il suo speciale progetto di comunicazione multimediale. Basta avere un sogno e volerlo dichiarare davanti a una videocamera. Il filmato può essere caricato nella community on line (idream.nordkapp.it) per condividere i sogni degli altri e rafforzare i propri. nordkapp.it
Rifle 50 anni di jeans italiani Per la linea celebrativa – jeans, felpe e T-shirt – ricami, paillettes, tonalità e finiture oro e uno speciale labelling. Di pelle a rilievo, su sfondo floreale, reca la scritta: “The 50th Anniversary Rifle”. Un importante traguardo che premia la famiglia Fratini che, pioniera negli anni 60, decise di avviare la produzione del denim in Italia abbandonando la principale attività di importazione di jeans americani. riflejeans.com Kangol Autunno di festeggiamenti nella famosa azienda inglese di cappelli artigianali “di prima classe”: 70 anni! Sulle teste dei soldati della seconda guerra mondiale, passando per quella del generale Montgomery e finendo sui rapper degli anni 80, i suoi berretti hanno scritto buona parte della storia mondiale. Ora è riassunta in un sito (388308.com), ma soprattutto in un indirizzo in cui i numeri corrispondono a un evento: 38 l’anno di nascita, 83 quello in cui venne “adottato” dalla comunità Hip Hop newyorkese, 08 l’anno dei suoi 70 anni. kangolstore.com
GEORGE McCRACKEN Prima di dedicarsi all’abbigliamento uomo, George McCracken – 26 anni, di base a New York – si è diplomato in pittura alla Rhode Island School of Design. Ha deciso di disegnare vestiti, e una sua linea, dopo essersi reso conto che “la pittura non poteva essere riprodotta allo stesso modo”. Due stagioni dopo ha presentato la sua collezione per l’inverno 2008 durante una collettiva alla Winkleman Gallery di New York. The Shallow Curator voleva mettere a confronto “bene” d’arte e “prodotto” quotidiano e le defi nizioni di “significato” e “valore” nel design. Così McCracken ha condotto pubblicamente i suoi appuntamenti con i buyer di Bergdorf Goodman, il department store che a New York vende in esclusiva le sue collezioni. L’abbigliamento uomo americano si è di recente limitato a stanche variazioni sul “preppy”: McCracken disegna pantaloni di lino, ma non usa tessuti Oxford e camicie button down. Gli piacciono lane destinate a durare, microfibre e denim classici a gamba diritta, dai lavaggi discreti. Sebbene riconosca che “nell’abbigliamento è impossibile non essere referenziali”, evita i temi di stagione e concepisce ogni pezzo come a se stante: i 20 pezzi per l’inverno 2008 si combinano in più o meno 14 look, con l’idea che crescano e si mescolino ulteriormente con i pezzi delle stagioni a venire. Ed è solo l’inizio. george-mccracken.com Alex Gartenfeld Fotografia Jahn Hall
AMIAMO LO IUAV L’Italia della moda è patria di un bizzarro paradosso: motore mobile dell’intero fashion system internazionale, fallisce miseramente quando si parla di riflessione e formazione. Lo stato degli studi è arenato tra preconcetti crociani e cieca apologia, mentre la scuola adotta metodi sovente anacronistici, col risultato che i diplomati italiani sono a volte privi degli strumenti mentali e materiali indispensabili per affrontare a dovere la complessità di un progetto e sopravvivere in quella giungla insidiosa che è il sistema moda. Ma le cose, grazie al cielo, cominciano a cambiare anche nel Bel Paese dell’oscurantismo e dell’immobilismo. Uno dei segnali felici, in tal senso, è stata l’attivazione nel 2005 del Corso di Laurea in Design della Moda presso lo IUAV di Venezia, storica facoltà di architettura. Università, dunque, non accademia: quel che qui conta è proprio la cultura del progetto. Ospitato in una sede dislocata a Treviso e diretto da una vera decana degli sconfi namenti disciplinari, Maria Luisa Frisa, il ClaDEM ha sfornato a Luglio, con un evento ad hoc, la prima serie di laureati. Forti di un piano di studi rigoroso che include, tra le svariate discipline, laboratori di progetto, critica della moda, fondamenti di comunicazione e rudimenti di economia, i ragazzi dello IUAV ci hanno sorpreso. D’effetto l’allestimento, curato da Judith Clarke nelle aule della scuola, di tutto il materiale prodotto nei laboratori triennali; matura la sfi lata, salvo forse per un eccesso di corazze, di dramma e costruzione, perdonabile comunque a dei giovani studenti. Un nuovo capitolo di moda all’italiana inizia adesso dalla scuola. Occhio vivo! iuav.it Angelo Flaccavento
IRINA LAZAREANU Carina la storia di Irina Lazareanu, 26 anni, modella e musicista. Contemporanea quantomeno. Nata in Romania, all’età di cinque anni si trasferisce in Canada coi genitori per poi tornare in Europa otto anni dopo, destinazione Londra, per studiare danza classica. Qui conosce Pete Doherty di cui diventa amica, musa, turnista e, qualche tempo dopo e per pochi mesi, pure fidanzata. In mezzo stringe amicizia con Kate Moss, all’epoca compagna del Doherty, che la lancia nel mondo della moda: successo immediato. Oggi è la musa ufficiale di un certo Karl Lagerfeld, sfila per il meglio che la moda possa offrire ed è appena diventata brand ambassador di Puma Rudolph Dassler, eppure leggete un po’ come risponde alla classica domanda “che lavoro fai”. — Irina, oggi sei una top model, un’icona di stile, sei in tour coi Babyshambles e stai preparando un tuo disco solista. Non male. Che professione faresti scrivere sulla tua carta d’identità? Domanda difficile. Diciamo che avrei bisogno di un bel po’ di spazio. Poi se mi chiedi se oggi mi sento più modella o più musicista, non saprei davvero risponderti; dipende dai giorni. Sicuramente, se devo scegliere un titolo, scelgo scrittrice; mi piace scrivere, mi è sempre piaciuto. Da piccola ero timida e
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introversa e scrivevo poesie sul mio diario, oggi adoro comporre canzoni. Quindi dico scrittrice. Poi tutto il resto — A quando risale il tuo amore per la musica? Mi è sempre piaciuta la musica, tantissimo. Sicuramente è stato l’incontro con Pete (Doherty, ndr) a cambiarmi la vita. È stato lui a intravedere in me un talento, a farmi venire fuori quello che avevo dentro. Da questo punto di vista, gli devo molto — Musicalmente, cosa ti piace di più? Gli anni 60 e 70 sono i miei preferiti. Forse più Inghilterra che America anche se, se devo farti un nome su tutti, dico Bob Dylan senza dubbio — Parlaci un po’ di questo disco che stai preparando. Già, il mio disco. È più di un anno che ci lavoro ma, fra le sfi late e tutto, non è così facile. Prevedo nei prossimi mesi di dare una svolta decisiva. Quello che posso dirti è che sarà un disco di stampo cantautoriale, molto folk e intimista. Sto lavorando molto con Sean Lennon, oltre che con Pete naturalmente. Spero che questo sia davvero l’anno buono — Bene. È innegabile però che se io oggi ti sto intervistando, è per via del tuo successo sulle passerelle. Ti piace il tuo lavoro di modella? Mi piace moltissimo. Logicamente c’è un prezzo da pagare: l’essere un’immagine più che una persona, il dover sottoporsi a determinati stereotipi. Però è un lavoro bellissimo: mi dà l’occasione di conoscere gente splendida e, soprattutto, di viaggiare. E poi la paga non è male… — Vedo che, nonostante i tour e le sfilate, non sei ancora stufa di viaggiare. Ci dici, per concludere, qual è la città preferita di Irina Lazareanu oggi? Non penso di avere una città preferita, me ne piacciono molte e per diverse ragioni. Però, se proprio devo dirti un posto, dico l’Irlanda. Ho una fi ssa per l’Irlanda, mi dà grandissima ispirazione. Ci andrei a vivere. Federico Sarica
42/bellezza Glamour des yeux Fotografia ALBERTO PELLEGRINET Realizzazione ROSSANA PASSALACQUA
Dall’alto in basso, da sinistra: Palette 5 Couleurs Iridescent Leather (edizione limitata) CHRISTIAN DIOR. Palette 5 Couleurs Azure YVES SAINT LAURENT. MonoOmbretto Maestro 7 GIORGIO ARMANI. Mono-Ombretto Ombre Absolue C40 118 LANCÔME. Polveri Argento e Bronzo DIEGO DELLA PALMA. Palette Ombre Èclat 4 Couleurs Rose Boisè GUERLAIN. Mono-Ombretto Ombre Essential Quartz CHANEL. Palette 4 Ombretti Grey Variation CALVIN KLEIN.
44 /moda ITS 7: PECCARE DI CREATIVITÀ
Roberto Cavalli + Coca-Cola Pazzi per le edizioni limitate e per la Coca-Cola Light? Roberto Cavalli vi dà un’occasione per aggiungere alla vostra collezione pezzi irripetibili. Abituato a rendere seducenti le curve femminili, ha prestato il suo estro a quelle della leggendaria bottiglietta. C’è quella “vestita” completamente con un motivo leopardato, quella che sfoggia su campo bianco un cuore di leopardo dal contorno barocco e quella che mostra un grintoso cuore zebrato disegnato da un grafico profilo rosso. Sono in vendita solo in Italia da Settembre a Novembre. robertocavalli.com
Première Vision A Parigi dal 23 al 26 Settembre si guarda avanti, alla stagione 2009-2010: codici, colori, segni, espressioni tutti raccolti nel salone mondiale dei tessuti per l’abbigliamento. premierevision.fr
Dall’alto: “Kant Project” di Heikki Salonen. “Up Close” di Siri Johansen. “Welcome Home” di Amai Rodriguez Coladas.
Acqua di Parma Crema soffice da rasatura, con olio di mandorle dolci e di germe di grano, malva, melissa e lattato di mentile; Emulsione nutriente con aloe, estratti di liquirizia e ippocastano e vitamina A ed E; Gel esfoliante con estratto di menta acquatica. Sono i nuovi componenti della raffinata Collezione Barbiere connotata dalla fragranza di Colonia, la storica Eau de Cologne della casa parmense. Pratiche ed eleganti le confezioni nere su cui campeggia l’inconfondibile logo giallo. acquadiparma.it Biotherm Homme Age Fitness Nuit e Age Fitness Yeux sono due prodotti studiati contro le prime rughe d’espressione e per mantenere elastica la pelle. Il segreto è nella formula che combina concentrato puro della foglia d’ulivo e il beta idrossiacido. biothermhomme.it
Care by Stella McCartney Una linea che impiega il 100% di principi attivi di origine biologica. Eau Florale tonificante per il corpo; Elixir Èclat Jeunesse, siero attivatore di luminosità; Elixir Apaisant, lozione lenitiva; Elixir Nourrisant per rassodare e rivitalizzare la pelle. Per prendersi cura di sé e dell’ambiente di cui siamo parte. stellamccartney-parfums.com
Eyebrown Pencil Kit di Helena Rubinstein. Sembrerebbe una semplice matita per definire le sopracciglia, ma di particolare ha il tappo che contiene un mini spazzolino e nasconde un paio di pinzette di precisione. 3 in 1, pratica e comoda la matita è in una tonalità universale, con una mina molto leggera. helenarubinstein.com Gloss Pur Noir YSL È un lancio in edizione limitata, a Settembre e solo alla Rinascente. Un’anteprima del gloss che ha dipinto di nero le bocche delle modelle per la sfilata parigina della casa francesce. Declinabile in nuance dal prugna all’ebano, a seconda dell’applicazione, sarà poi nuovamente disponibile a partire dalla primavera prossima. E per i 30 anni della linea cosmetica, che saranno celebrati proprio con le collezioni A-I 08: Smoking Noir e Smoking Blanc sono le palette collection per gli occhi e il viso. ysl.com (Giorgio Garbato)
Nel nostro desolato presente strozzato da omologazione e marketing, la creatività – libera, onirica, selvaggia – è un peccato? Barbara Franchin lancia la provocazione con l’edizione numero sette di ITS (International Talent Support), il concorsovetrina per creatori di moda e fotografi che organizza annualmente a Trieste, e risponde: “È di certo un peccato, ma paradisiaco, non mortale”. Sotto l’egida dei seven heavenly sins – coolness, intelligence, happiness, respect, perseverance, team spirit e, appunto, creativity – ITS Seven ha riunito ancora una volta sulla rocciosa costa triestina, lo scorso Luglio, concorrenti e giuria provenienti da ogni angolo del globo. In sette anni, questo concorso unico ha dato l’abbrivio a molte carriere – c’è pure un ITS Archive a memento del lavoro svolto – e le aspettative dei concorrenti sono sempre tante. Sorprendentemente maturo il livello dei progetti, per la prima volta scevri, secondo Wilbert Das di Diesel (che sostiene il tutto) “del pessimismo intimista del passato”. In effetti, non fosse per le silhouette di gommapiuma di Elise Gettiliffe (Jury Special Prize), per il futurismo in legno e metallo di Yuima Nakazato (Vertice Award) e per i peluche lisergici di Yang Du, la generazione sette di ITS passerebbe alla storia come la più concreta, in barba al concept peccaminoso. Sono già pronti per il mondo reale le reti di Mark Fast (i-D Award), i plaid di Heikki Salonen (Diesel Award), i delicati trompe l’oeil di Siri Johansen e le tuniche anni 20 percorse da decori di zip di David Steinhorst (Collection of the Year). Ottime le scarpe da uomo di vernice e cristalli di Benjamin Shun, così come i fiori d’acciaio, tra Giger e Huysmans, di Valentim Quaresima. Stranamente assente la moda, a favore di sociale e reportage, nella sezione fotografia, dove a colpirci è stato il bianco e nero potente di Kazutaka Nagashima. Positività e concretezza sono di certo un bel salto in avanti. Speriamo solo che queste giovani promesse, pur con i piedi per terra, mantengano la testa tra le nuvole. Il futuro è di pazzi, peccatori e sognatori. O no? itsweb.org Angelo Flaccavento
MANUEL FACCHINI, BYBLOS Negli anni 80, sotto la direzione artistica di Keith Varty e Alan Cleaver, Byblos rappresentò, insieme a Touche di Enrico Coveri, un condensato pressoché unico di gioia, vitalità ed entusiasmo, formato moda. Dopo il declino, dovuto all’inevitabile mutare dei tempi, il marchio torna adesso in auge, cambiata proprietà, ad opera di Manuel Facchini & family. Il tentativo non è quello di replicare il passato, ma di recuperare la scintilla primigenia. Veronese, classe 1973, Facchini ha studiato economia in Italia e fashion design a Londra. Pragmatico e inventivo, potrebbe essere l’uomo giusto al posto giusto. Il tempo dirà il resto. byblos.it
2 MIN RODEO Il primo abito importante che hai comprato? MANUEL
FACCHINI Un paio di pantaloni a zampa, scovati a Camden Lock, Londra. Li ho indossati per 10 anni, rammendandoli di continuo quasi fossero un vintage in the making, fi nché non si sono consumati del tutto R Il primo che ti hanno regalato? MF Da piccolo mi facevano indossare questi completini, molto precisi e molto sofferti… R L’oggetto d’abbigliamento che negli anni hai regalato di più? MF Non amo regalare capi di abbigliamento: troppo personali. Al massimo si può regalare un accessorio R Il capo d’abbigliamento al quale non puoi rinunciare? MF I jeans e la giacca. La mia, su misura, è confezionata con una mischia di seta e cotone che le dà un’aria un po’ vissuta, “spettinata” R Che ti piaceva di più quando eri adolescente? MF I jeans R Adesso? MF La giacca nera R Lo stilista che preferisci? MF Era John Galliano, ora mi piace molto Alexander McQueen. E Zac Posen, il più interessante tra i nuovi americani R Quello che proprio non sopporti? MF Non è troppo politically incorrect? R Il capo d’abbigliamento che ti ispira più scene erotiche? MF Un bel pantalone attillato: il non vedere è più intrigante del veder tutto R Quello con cui faresti l’amore? MF Trovo molto ispirante il reggicalze su una bella donna R La miglior collezione degli ultimi trent’anni? MF Me ne vengono in mente troppe. Non era una intervista da due minuti? R Il capo d’abbigliamento che non hai ancora potuto acquistare? MF Non resisto mai alla tentazione di comprare quel che mi piace R Senti la mancanza di stilisti scomparsi o che si sono ritirati? MF Gianni Versace: ha influenzato la mia formazione ed era un uomo speciale, solare R Il profumo che utilizzi? MF A Londra ho appena comprato Molecule02, ma il mio profumo da sempre è Andrée Putman R Un ricordo legato a un profumo? MF L’amore R Un desiderio inconfessabile? MF Non posso dirlo... R Cosa ti manca? MF Un personal assistant. Può sembrare snob, ma al momento mi è indispensabile…
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46 /stile Clap Your Hands, Say Wow!
Diversi e atipici si nasce: è una questione di dna. Desigual, il marchio spagnolo di casual fuori dagli schemi, è bastincontrario già dal nome, con la S all’incontrario. Nella collezione per l’inverno alle porte, poi, l’acceleratore è spinto al massimo su stupore e fantasmagoria, in una festa mobile di stampe multicolor, photoprint, collage, scarabocchi, ricami e applicazioni che planano su tutto, denim incluso. Il tocco è organico, tattile: una rivincita dell’uomo sulla spersonalizzazione della macchina. La diversità, certo, è un modo di fare e di porsi, ma gli abiti aiutano. Eccome se aiutano! desigual.com Angelo Flaccavento
Stampe dalla collezione Autunno Inverno 2008-09 di DESIGUAL
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NESSUNA NUOVA BUONA NUOVA
Sospese nel limbo del tempo anticipato, bloccate in uno stato inerte di calma apparente, le sfilate milanesi e parigine per l’Estate 2009 ci hanno lasciato con una sensazione di déjà vu, di stanca repetitio. Il nuovo, ovunque esso si nasconda, è così sibillino e reticente da sfuggire al primo sguardo, e forse anche al secondo. La moda maschile, certo, è affare complesso; ridefinire i contorni dell’esteticamente lecito, e progredire, richiede un equilibrismo di millimetri che non a tutti, non sempre, riesce.
JIL SANDER
DIOR HOMME
BURBERRY
CALVIN KLEIN
GIVENCHY
LANVIN
Corrispondenze frivole dal fronte: Milano e Parigi, Estate 2009
Testo ANGELO FLACCAVENTO
Le idee in giro, lo ripetiamo ormai da tempo, sono poche – quelle buone, forse, neanche sfiorano la passerella – mentre la “tendenza”, un tempo univoca, lapalissiana, cede il passo a una confondente frammentazione. Tant’è, il bello e il brutto dell’oggi è proprio la varietà e molteplicità dell’offerta. Se lo zapping è il modus operandi del contemporaneo, perché lo stile dovrebbe restarne immune? Nel marasma del già visto, però, qualcosa si muove. Meglio, qualcuno: è l’uomo, in viaggio, alla ricerca di sé, fi nalmente pronto a rinunciare alle certezze per abbracciare l’ignoto. Il percorso include prove ed errori, e non disdegna incursioni in territori un tempo considerati tabù – effeminatezza, cattivo gusto – in barba a muri e steccati caduti ormai per sempre. Il rocker latino di Riccardo Tisci, all’esordio con l’uomo da Givenchy, ha ad esempio un debole per il pizzo – intriso di pathos cattolico, più che di glamour all’arsenico – ma non rinuncia alle stratificazioni e alle pose da teppista. Le camicie larghe e delicate, così, le mette sui bermuda di pelle, e questi sui leggings, in un cortocircuito elettrizzante nel quale non capisci bene dove fi nisca il tatuaggio e inizi il merletto, o dove il marciapiede ceda il passo alle sofi sticherie da atelier. Rei Kawakubo, alias Comme des Garçons, torna all’amato nero con inaspettata vis comica per vestire un gruppetto di allampanati punkabestia con giacchette striminzite, pantaloni secondapelle e grembiuli vaporosi tipo sottogonna della nonna. Qualche fi listeo si chiederà la ragion d’essere di quest’orda di piccoli diavoli beffardi, ma noi alle
risposte preferiamo le domande, e l’interrogativo lo lasciamo aperto. Da Prada a suggerire un certo anti-machismo sono le staffe al collo dei lunghi parka e dei corti giubbotti di nylon, che spostano tutto il movimento e il volume sulle spalle, invitando a nuovi gesti. Il vir delicatus di Antonio Marras fa crescere fiori sul cuore da pasionario, mentre l’eroe solitario di Number (N)ine cura lo spleen a colpi di broccati, passamanerie, nappe e ricami Navaho, trovando coerenza anche nel kaos. Toccante.
Qui e lì, torpori e mollezze annunciano la rivincita dell’otium sul negotium, con buona pace di spirito protestante ed etica del capitalismo. Chiuso il buon pastore, con tutto il gregge, nel cascinale di montagna, Dolce & Gabbana s’inventano il dandy gangster: impomatato e coi gemelli a pistola, si avvolge in vestaglie di raso mentre fuma il sigaro a bordo piscina dimentico del mondo. Il giramondo charmant di Dries Van Noten porta il doppiopetto blu con la pigra lascivia di un pigiama, e il gentleman di Bottega Veneta fa il verso a Francis Scott-Fitzgerald. Roberto Cavalli, da par suo, si avventura in un safari boho, ma, distratto, perde la bussola e va fuori strada, e da Etro, causa l’abbondar di sciarpine, non capisci più se è Sandokan o Il vizietto. Va meglio da Dsquared 2 : qui, più che mollezza, è scazzo hip hop, ma con l’aplomb della Old Skool, perché anche quando a ispirare è la strada il buon tempo antico suggerisce cose sane.
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Ma del tempo impazzito, delle estati con l’inverno a Luglio e il solleone il giorno dopo, si cura qualcuno? In molti a dire il vero, a colpi di decostruzione e stratificazioni. Chris Bailey, da Burberry Prorsum, mette trench stropicciati
COSTUME NATIONAL
NIEL BARRETT
Il minimalismo, intanto, sopravvive in forma atletica. Incurante del rischio afasia, Italo Zucchelli, da Calvin Klein, lavora a tal punto in sottrazione che anche la felpa con l’American Flag è in ton sur ton, mentre erratici lampi fluo accendono una gelida palette di bianchi e azzurri. Il bravo Neil Barrett fonde sartoria e ginnastica con un chirurgico color blocking, e da Jil Sander intarsi e campiture a contrasto creano la nuova silhouette per via d’illusione ottica. Da Louis Vuitton la semplicità è tale che la collezione quasi non c’è e da Marni succede suppergiù la stessa cosa, non fosse per il tocco irriverente dell’elastico dei boxer che sbuca dagli shorts, e che ci ricorda che errare humanum est. PRADA
COMME DES GARÇONS
MARNI
Altrove, è tempo di fuga ed evasione. Il ragazzo con la valigia di Junya Watanabe vive on the road come un antieroe della Grande Depressione. Sulla camicia a quadretti indossa un blazer blu che, rovesciato, diventa giubbino Baracuta, perché bisogna essere pronti a ogni evenienza, ma pur sempre in eleganza. Giorgio Armani guarda a Est e poi a Ovest, si ferma in India e dal greige si vota al technicolor. Da Kenzo il profumo di spezie fa Mille e una notte, e John Galliano, sommo prestigiatore dello streetwear panculturale, fonde India, Giappone e Punk in un meltin’ pot lisergico e molto Brit. Da Gucci, invece la voglia di fuga scatena un monsone tropicale di fiori – dipinti a mano persino sul chiodo e sulle stringate a punta – e colorini, ma a vincere davvero sono i loghi, sempre in bella mostra, perché non importa quanto spensierata o alternativa sia l’immagine, qual che conta, qui, è fatturare.
sopra cardigan di garza sopra lunghe T-shirt sopra pantaloni a sigaretta, tinge tutto dei colori della terra e fa poeticamente centro, con la dolce melanconia che gli è tipica. Alessandro Dell’Acqua opta anche lui per strati multipli e organici noncolori, e da Lanvin Lucas Ossendrjiver propone spolverini pesopiuma e giacche a sacchetto, che correda sempre di cappello da spaventapasseri, foularino e sandali, per un effetto insieme rustico e chic. Nel processo, scompare il papillon, sul quale gli altri, D&G in primis, si sono buttati a capofitto.
COSTUME NATIONAL
Mentre brutalità e violenza ci bombardano da ogni dove, alcuni avveduti creatori pensano bene di usare la moda come strumento per rinfrancare lo spirito. Yohji Yamamoto, ad esempio, dispensa perle di saggezza e battute, in forma di ricamo, sui colli e le maniche di abiti dal taglio generoso. Ann Demeulemeester, invece, s’ispira a Herman Hesse, e disegna un guardaroba sereno fatto di giacche lunghe e brache corte – la caviglia è “la” zona erogena di stagione – che fa indossare a un gruppo di giovinetti imberbi e di adulti attempati, come a suggerire che la saggezza vera è di chi sulla vita si affaccia con occhi nuovi, o di chi la ha già vissuta quasi tutta. Miharayasuhiro parte dalle pesantezze esistenziali di Joseph Beuys e fi nisce su una spiaggia assolata, dove la vita è una vacanza, mentre Ennio Capasa, da Costume National, la vacanza la immagina sulla luna e a ritmo di rock. Persino da Versace il nuovo si tinge di delicatezza, ma il ricordo del machismo che fu è troppo forte perché il passaggio convinca.
PRADA
COMME DES GARÇONS
JOHN GALLIANO HOMME
NUMBER (N)INE
moda/49
E se, alla fi ne di tutto, la soluzione al teorema dell’incertezza venisse dalla geometria? Lo suggerisce, a suon di spigoli e tagli prismatici, Kris Van Assche per Dior Homme. L’idea è ottima, ma la realizzazione troppo forzata e priva di pathos per toccare una corda. L’uomo-macchina di Alexander McQueen, sospeso tra Savile Row e futuro remoto, tra spersonalizzazione e appassionato sentire, è ben più convincente, ma è da Raf Simons che l’esprit de geometrie seduce davvero. In una stagione di pigiami e decostruzione, di colorini ed esotismi, il belga imbocca risoluto la via opposta, quella della sartoria: estrema, futurista, grafica; in nero, bianco e basta più. Parte dalla giacca tuxedo e la fa a fette, la stravolge lavorando su tagli intonsi e texture inaudite. L’editto, per nulla leggero, costringe alla reazione, al movimento. Per progredire, del resto, sono necessarie tesi, antitesi e sintesi. Sempre che Hegel abbia ancora ragione •
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50 /moda
A Z N A T S I D A … gard d i R y c a Lu fi a r g o t fo calde l A a r u a moda L
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Qui: Camicia di pizzo PRADA. Gonna di pelle BELSTAFF. A sinistra: Camicia di pizzo PRADA.
Moda/42 52 /moda
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Qui: Gonna di pizzo PRADA. Pullover nero MAX MARA. Calze WOLFORD. A sinistra: Pullover cammello RALPH LAUREN COLLECTION. Jeans JUST CAVALLI. Scarpe RALPH LAUREN.
54 /moda
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Qui: Cappotto cammello HUGO BOSS BLACK. Abito LOUIS VUITTON. Pantaloni di pelle elasticizzata HAIDER ACKERMAN. Scarpe di rettile AZEDINE ALAĂ?A. A sinistra: Tuta cammello VERONIQUE BRANQUINHO. Assistente fotografo Ben Etridge. Modella Ellie / Select.
storie/57 Il brano che abbiamo scelto per introdurvi al nuovo, bellissimo libro di Edmund White, racconta il primo incontro tra lo scrittore Stephen Crane ed Elliott, la marchetta di strada adolescente che sarebbe diventata protagonista del suo ultimo romanzo. Un testo andato perduto – o mai iniziato – che White ricostruisce sulla base delle testimonianze di chi ha conosciuto Crane, di un meticoloso lavoro di ricerca sulla New York di fine 800 e sulla vita dello scrittore americano. È il 1900, Stephen Crane ha 28 anni ed è in Inghilterra, in fini di vita per tubercolosi. Decide di dettare il suo ultimo romanzo a Cora, la sua compagna, ex madame dell’Hotel de Dream, un bordello di Jacksonville, in Florida. Da questo spunto, White fa crescere un racconto polifonico: biografia romanzata di Crane e della sua ultima opera incompiuta. Dando vita, tra ricostruzione storica e invenzione narrativa, anche a uno splendido melò; una storia d’amore indimenticabile tra Elliott e Theodore, il bancario che si innamorerà di lui mettendo a repentaglio sicurezze e reputazione.
HOTEL DE DREAM DI EDMUND WHITE
Un giorno d’inverno, ero insieme a Huneker, nei pressi della Bowery. Avevamo appena pranzato al vecchio Mouquin su Fulton Market, e passeggiavamo nel vento, in uno di quei venticelli rigeneranti capaci di ricoprirti il viso di mille aghi di ghiaccio persino nella fortezza recintata di Manhattan. Nonostante la sogliola alla mugniaia e il divanetto di velluto rosso, subivamo la forza degli elementi. A New York mi capita: passano le settimane e quasi non mi rendo conto se fa caldo o freddo, bello o brutto; e poi, un bel giorno, arriva una cappa di caldo a riportare a galla il puzzo delle case popolari oppure gli dei decidono di scaricare un metro di neve sulla metropoli più affaccendata del paese trasformandola in un paesino scricchiolante del New England. Il sole pallido filtrava tra le traversine della sopraelevata e ogni cinque minuti un treno passava lento sopra le nostre teste, come una mano appesantita sulla tastiera. Accanto a noi, i cavalli con i paraocchi trascinavano i carretti al centro della strada, in mezzo ai due binari dell’El. Le forme arruffate e le nuvolette del loro alito si vedevano a malapena attraverso la tormenta di neve quasi orizzontale. Le tende bianco sporco dei negozi incombevano sui marciapiedi, cariche del peso della neve. Le prostitute derelitte, vestite di stracci, tamburellavano le unghie alle finestre, sperando di attirare un po’ di clientela. Una ragazzina triste, tutta costole e con un collo scheletrico, si accovacciò nella nicchia di un portone e mi mostrò le sue mercanzie congelate. Con tre mogli prosperose e tutti quei soprani orizzontali, Huneker non avrebbe abbassato nemmeno di un centimetro il suo nasone greco su quelle disgraziate tutte pelle e ossa. Proseguimmo e, alla fine, si decise che ne avevamo abbastanza del vento gelido che ci tatuava la faccia. Ci avvicinammo all’ingresso dell’Everett House, all’incrocio fra la Fourth Avenue e la Diciassettesima per riscaldarci un po’. In piedi, sulla porta, c’era un ragazzino esile, con un viso minuto e gli occhi di un viola scuro, molto ravvicinati e quasi strabici. Non aveva più di quindici anni, ma già con gli occhi cerchiati. Sorrise e mostrò i denti, piccoli e rovinati, scolpiti dalla carie che aveva regalato loro l’indipendenza. Si svvicinò a noi, e subito pensammo che volesse chiedere l’elemosina, ma poi mi resi conto che era truccato: labbra carminio e occhi nero kohl (i cerchi scuri che avevo notato non erano sbavature di mascara dovute alla neve). Il ragazzo inciampò e gli presi la mano fredda nella mia zampa nodosa. Gli occhi gli volteggiarono a mezz’aria. Svenne. Oggi sono anch’io cagionevole come era lui, ma al tempo ero ancora prestante. Lo portai di peso dentro L’Everett House. Era così leggero che mi chiesi se non si imbottisse il giacchetto e i pantaloni con la carta di giornale per tenersi caldo o per sembrare più grande. Mi colpì il vago odore di colonia scadente e, visto il modo in cui
lo sorreggevo, il puzzo dei capelli sporchi e unti, che avevano respirato fumo di sigaretta per tutta la notte. Mi vergognai dell’imbarazzo che provavo portando un frocetto da marciapiede in un albergo pieno di uomini ben pasciuti e rumorosi, tutti illuminati dai nuovi candelieri da cento lampadine del dottor Edison. Il portiere ci venne incontro, così agitato che la frangia dorata della spallina tremava come una foglia; tirò su un guanto bianco. Stupidamente, dissi: “Non si preoccupi, è con me”. E il buon Huneker, che lì era una faccia conosciuta, aggiunse: “Dio mio, questo ragazzo è svenuto e dobbiamo dargli un po’ di brodo caldo. Un brodo caldo, gli serve. Ci ordini un brodo caldo!” Huneker insisteva sul brodo come se servisse a mettere a tacere ogni questione di decenza. C’era un tavolo libero. Il capocameriere diede uno sguardo al direttore, ma non potè fermarci. Ci lanciammo sul tavolo, che era giusto accanto alla Siberia, vicino alle porte a vento della cucina. Posai il mio fragile fardello su una sedia e, tanto per dare un calcio alla vergogna, schioccai le dita e ordinai un brodo caldo e un tè. Il capocameriere giocherellò con i giganteschi menù come in una danza del ventaglio, poi finalmente si tranquillizzò e ce li porse. A poco a poco, i colletti bianchi agli altri tavoli smisero di curiosare e tornarono alle loro chiacchiere. Forse per questo mi sentivo così vicino a Elliott, il nome lo venni a sapere quasi subito. Lo avevo sorretto mentre attraversava un mare di riprovazione. Riguardando quel viso truccato, ebbi paura che mi venisse da rimettere. Huneker mi studiava, e aveva un sorriso quasi beffardo, come se già pregustasse un bel racconto sul mio disagio, la sera, quando Josephine, quella con il corsetto con il decolleté a V, avrebbe tenuto banco. Già lo sentivo dire “Stephen vuole fare l’uomo navigato ma è figlio di un sacerdote metodista e di una paladina del proibizionismo, ed è cresciuto nel profondo New Jersey, anche se ha fatto amicizia con un sacco di ragazzette. Un femminiello efebico non l’aveva mai visto. Povero Stephen, dovevi vederlo, ci è mancato poco che vomitasse quando il cameriere ci ha confidato: ‘I piselli non li serviamo fino alle cinque’”. Lasciamolo ridere. Ecco un’altra cosa che mi piacque di Elliott: si affezionò a me, anche se in fondo non potevo salvarlo.
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HOTEL DE DREAM DI EDMUND WHITE Trad. Giorgio Testa — Playground pp. 240 / euro 15 / playgroundlibri.it
64 /storie Rivista letteraria americana fondata nel 2003 da Heidi Julavits, Vandela Vida e Dave Eggers – tre numi tutelari della nuova cultura americana – The Believer raccoglie scritti e disegni di autori affermati e ancora ignoti seguendo un unico criterio: l’originalità e qualità dei loro contributi. Massimo Coppola, direttore editoriale della casa editrice ISBN, ha deciso intelligentemente di tradurre in italiano quanto di meglio il mensile ha pubblicato in questi anni, ricalcandone anche l’impostazione grafica. Gli argomenti? Come recita la copertina di questo secondo volume (ne è già uscito uno e ne sono previsti 3): “Abu Ghraib, balene, musica concreta, test psicoattitudinali, crimini sessuali, film tristi, buddhismo occidentale, farfalle, punk, manichini, action figures, robot, lingue inventate, scrivere di guerra, Bob Dylan, stereotipi porno, genoma umano, bioluminescenza ecc”. Qui sotto trovate “manchini”. Sarebbe bello se qui in Italia ci fosse una rivista così. Possibile?
PROGETTO DI APPROPRIAZIONE-MANICHINO Maglione con camicia fuori dai pantaloni. New York City, New York DI CHUCK KLOSTERMAN
La gente può anche dire : «L’abito fa il monaco», ma nessuno ci crede davvero. Insomma, come fai a crederci? La stoffa alla fi ne è solo stoffa, e la lana è semplicemente lana. Penso che un’espressione migliore (sebbene meno utile) potrebbe essere: «L’abito fa il manichino». La settimana scorsa avevo bisogno di un maglione, il che è sempre problematico. Non riesco a capire come vanno comprate le cose. Messo alle strette vado nel panico. Ma in questo caso ho preso (quella che sembrava essere) una brillante decisione: sono andato al negozio della Gap tra la Quarantaduesima e la Terza, e ho immediatamente comprato tutto quello che aveva addosso il manichino più seducente. Sono diventato in maniera attiva l’incarnazione umana di un modello non-umano, prima di tutto perché a) presumo che quelli che vestono i manichini passino un sacco di tempo a considerare l’estetica della cosa, b) questo eliminava il problema del prendere una decisione, c) in qualche modo io ho la forma di un manichino. Immagino che quello che ho comprato delinei un look, il che è una cosa nuova per me. Dunque questo look di base si compone di tre pezzi: (1) un maglione blu che ha l’aria di una cosa da indossare nel caso diventassi assistant coach della North Carolina Tar Heels*, (2) una camicia elegante con colletto, che va portata appositamente fuori dai pantaloni e (3) dei jeans nuovi ideati per sembrare semiusati. Il giorno seguente mi metto addosso tutta questa roba, e appena mi guardo allo specchio del bagno capisco che la mia è stata una mossa alquanto azzardata. Cazzo, non riesco più a riconoscermi. «Chi è quell’individuo?» mi chiedo tra me e me. «Non l’ho mai visto prima». A un certo punto ho l’impressione che potrei finire in un programma di protezione testimoni semplicemente indossando un maglione con una camicia fuori dai pantaloni. Mi incammino verso il lavoro, e mi sembra che tutta la mia vita stia diventando sempre più assurda. Mi sento come un manichino. Ed è una sensazione affascinante perché non ho nessuna idea di come debba sentirsi un manichino. In modo quasi inconsapevole mi ritrovo immediatamente a proiettare su me stesso la congettura fi nzionale di come ci si dovrebbe sentire a essere un oggetto inanimato. Quando prendo l’ascensore per salire alla redazione del magazine per il quale lavoro, so già che tutti quanti reagiranno d’impulso alla mia nuova versione in stile maglioncino. E in effetti non mi sbaglio. «Un’evoluzione sorprendente» mi dice uno dei redattori. «Ma che sei innamorato?» mi chiede una donna che conosco appena. «Dirò al mio ragazzo di comprarsi una camicia come la tua» afferma una delle assistenti editoriali. Nel complesso sembra che il mio «Progetto appropriazione-
manichino» dia i suoi frutti migliori con un pubblico femminile. Gli uomini della redazione sono solidali ma allo stesso tempo un po’ scettici. «Che ti è successo?» mi chiede un tipo con cui mi trovo spesso a pranzare. «Chi saresti? Un cantante rock-indie?» È indescrivibile lo choc culturale provocato da una camicia che sbuca da sotto al maglione; se non avete mai provato una cosa del genere, dovreste farlo. «Probabilmente stai sulla strada giusta» continua il mio amico, «ma questa camicia svolazzante fuori dai pantaloni finirà per rovinare il tuo fascino da outsider. E inoltre sarai costretto ad ascoltare tutto il pomeriggio i Superchunk.» «Ma non è una questione di classe sociale o iconografia personale» replico «non l’hai capito? Adesso sono un manichino. Ho preso questi vestiti da un manichino, e quindi sono diventato quel manichino. È come se mi fossi trasformato in un’altra persona, trasformandomi in una nonpersona, il che è come... boh, che ne so – magari potrebbe dirci qualcosa di interessante sul consumismo, la vanità o come si fa a stabilire chi siamo veramente». «Oh, davvero» dice il mio amico senza enfasi. E in un mondo parallelo, è a questo punto che avrebbe potuto dire: «Be’, gli abiti fanno il manichino». Ma non è quello che ha detto, perché – nel nostro mondo – non è un modo di dire. Quindi siamo andati semplicemente a pranzo. E io mi sono insozzato di sugo il mio maglione Carolina, perché sono vivo. *L’organizzazione sportiva della University of North Carolina a Chapel Hill, ndr.
THE BELIEVER 2 ALTRI CONTRIBUTI INTERESSANTI DALLA CULTURA AMERICANA Scelti da Massimo Coppola Traduttori vari — ISBN
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
pp. 256 / euro 24 / isbnedizioni.it
66 /arte BALLARDIANO
Il sublime è ora Sembra che il sublime sia ancora centrale nell’arte contemporanea. Si respira il desiderio di fuggire, di cercare l’ignoto tra la natura. Marco de Michelis cura una mostra alla Galleria Civica di Modena intitolata Il sublime è ora. Ci sono storie di viaggi in luoghi remoti. Ci sono i lavori di artisti come Pierre Huyghe, Bas Jan Ader, Robert Smithson. Dal 19 Settembre al 13 Gennaio. galleriacivicadimodena.it Not dark yet... Tra il giorno e la notte c’è uno spazio ambiguo, per alcuni è addirittura “Not dark yet..”: una mostra che parte da quello che si prova in quei momenti. Ci sono molti artisti italiani di qualità. Gli A12, Valerio Carrubba, Alessandro Ceresoli, Ettore Favini, Christian Frosi, Massimo Grimaldi, Giovanni Kronenberg, Farid Rahimi. Cura Elena Bordignon. Presso lo spazio Boz Art, il 19, il 20 e il 21 Settembre a Milano (Via Leopardi 26). La seconda edizione di Sh Contemporary la fiera d’arte contemporanea di Shangai, inaugura il 9 Settembre, un giorno dopo la Biennale, e resta aperta fino al 13. Organizzata da Bologna Fiere con Lorenzo Rudolf, chiama a raccolta 120 gallerie internazionali di buon nome. Tra le italiane: Massimo De Carlo, Marella, Giorgio Persano, Perugi, Photology, Poggiali e Forconi... Per fare il punto della situazione sulla scena asiatica c’è Best of Discovery, l’area dedicata alle nuove scoperte in Asia Occidentale e Centrale, Australia, Cina, Corea, Giappone, Indonesia, Medio Oriente, Nuova Zelanda, Sub-continente indiano, Tailandia, Taiwan... E c’è molto altro ancora. Ci vada chi può. shcontemporary.info
Gerhard Richter Ci sono 49 pannelli di alluminio. Ogni pannello ha 100 colori. Ogni colore è un quadrato casuale sul pannello. È il progetto che l’artista tedesco ha pensato per la Serpentine di Londra. 4900 Colors: Version II è aperta dal 23 Settembre al 16 Novembre.
Luca Martinazzoli
Foto: Ana Barrado
Italics Bonami ha fatto un lavoro da cowboy. Ha selezionato 107 artisti che hanno segnato la storia dell’arte italiana negli ultimi 40 anni e li propone in Arte Italiana tra evoluzione e rivoluzione 1968-2008. La mostra, controversa già prima dell’inaugurazione, fa luce su una storia magmatica e poco considerata dai mercati dell’arte, con diverse scelte coraggiose. A Venezia, a Palazzo Grassi, dal 27 Settembre al 26 Marzo. palazzograssi.it
“Credo nelle mie ossessioni, nella bellezza degli scontri d’auto, nella pace delle foreste sommerse, negli orgasmi delle spiagge deserte, nell’eleganza dei cimiteri di automobili, nel mistero dei parcheggi multipiano, nella poesia degli hotel abbandonati”. Questo è solo un estratto di quello che JG Ballard ha scritto in uno dei manifesti più belli della cultura contemporanea, il suo Credo. Un credo che ha influenzato la musica industriale e il cinema, il cyberpunk e l’arte contemporanea. JG Ballard è entrato visceralmente nel nostro immaginario. Crash, La mostra delle atrocità, Il mondo sommerso. I suoi libri hanno generato una geografia talmente densa e complessa da segnare la produzione culturale di diverse generazioni. Il centro per la cultura contemporanea di Barcellona (CCCB) gli ha dedicato una mostra curata da importanti studiosi. An Autopsy of the New Millennium sviscera la poetica di Ballard attraverso diversi media. Ci sono stralci di romanzi, fi lm, suoni. La mostra è organizzata intorno ai grandi temi che hanno segnato la sua produzione, temi sempre più centrali nel nostro quotidiano. Ballard infatti ha spostato la science fiction dalle ambientazioni lunari al cuore del capitalismo, mettendone in luce i drammi. In particolare ha intuito il connubio devastante tra le pulsioni della nostra psiche e i simboli veicolati dai media. Così nei suo testi si accanisce su pornografia, incidenti stradali, mass media, psicopatologie, le icone dell’Impero. La mostra è aperta fi no al 2 Novembre. cccb.org
RYAN McGINNES
Invernomuto, Teastas Mor, 2008 © Gli artisti/Galerie Patricia Dorfmann, Parigi
19 SET Il confine tra la grafica e l’arte spesso è molto sottile. Ryan McGinness sta lì in mezzo. Ha fatto il grafico, oggi è considerato un grande artista. Smembra l’iconografia del nostro quotidiano in grandi composizioni, astratte ed eleganti. Nei suo lavori si riconoscono insegne pubblicitarie, marchi, simboli, tutto quello che volgarmente chiamiamo pop e in cui ci identifichiamo. A Shadow Feeling of Loss è una sua mostra personale: dal 19 Settembre al 18 Ottobre alla Galleria Paolo Curti - Annamaria Gambuzzi di Milano. paolocurti.com LM
GIOCHI FISICI
serpentinegallery.org
4 SET Cani. Cani rabbiosi. Combattimenti corpo a corpo. Mai doma è
Allen Ruppersberg fa un progetto al Camden Art Center di Londra. Per questa mostra lavora su una forma di letteratura diffusa tra scrittori e poeti in Brasile, la Literatura de Cordel’. Usavano viaggiare e raccogliere in quaderni le loro storie. Racconti vernacolari e poesie che poi illustravano con incisioni nel legno. Dal 26 Settembre al 23 Novembre. camdenartscentre.org (Luca Martinazzoli)
Faith, 2008, acrilico su tela © Ryan McGinness
stata la fisicità che ha plasmato i rituali collettivi. Combattimenti senza tempo. Non ci sono solo borghi medioevali che rinascono dopo un sapiente make-up. Ci sono anche persone che la mattina si mascherano per rievocare battaglie, per simulare scontri epici. Strisciando nei boschi. Teastas Mor è un certificato che affibbiano a cani addestrati per il combattimento. È il titolo della mostra degli Invernomuto. È la chiave d’ingresso al lavoro che presentano a Parigi. Loro vengono dalla quieta provincia intorno a Piacenza dove il fantasy è deragliato tra fanatici e un paesaggio a tratti stucchevole. Presentano un video e diverse sculture che scavano in questo mondo, dove il confi ne tra reale e immaginario è ambiguo. Presentano anche un nuovo numero di Ffwd_mag, il loro prezioso progetto editoriale. È una fanzine che raccoglie pezzetti dell’immaginario sconfi nando tra diversi media. Uno di quei progetti che la provincia italiana culla, e che sarebbe “the next big thing” in qualsiasi altra parte del mondo. Questa volta il numero è dedicato al soggetto della mostra e costruito insieme a Jim Shaw, Gelitin e Estelle Estania. La mostra inaugura il 4 Settembre, presso la Galleria Patricia Dorfmann di Parigi e resterà aperta fi no al 27. invernomuto.info LM
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68 /cinema
Chanel 1 La star danese Mads Mikkelsen e l’attrice francese Anna Mouglalis sono pronti finalmente a girare Chanel & Stravinsky il film dedicato alla passione d’amore tra la stilista di moda e il compositore Igor Stravinsky con la regia di Jan Kounen. La storia? Il destino di una Chanel in piena ascesa si incrocia con quello di un Igor Stravinsky in esilio con la sua famiglia dopo la rivoluzione russa e impegnato a imporre il suo stile avanguardista simbolizzato da La sagra della primavera. Si aspetta solo l’arrivo di Mads che sta finendo Valhalla Rising, il primo kolossal europeo dedicato alle epiche conquiste dei popoli scandinavi. Amor di patria. Chanel 2 Una corsa contro il tempo sta compiendo invece il progetto Coco Avant Chanel di Anne Fontaine con Audrey Tautou. Il film dovrebbe essere pronto per Cannes 2009. Biopic Pronto invece Bob Marley: Exodus 77 di Anthony Wall che ripercorre la vita del maestro del reggae. Pare sia molto bello. Lo vedremo forse al festival di Roma. Festival Di Roma Si sta delineando un buona edizione dopo le mille polemiche post-Veltroni. A parte la presenza (nazionalpopolare) di Al Pacino, dobbiamo prendere nota dei nuovi progetti di Michael Cimino e David Cronenberg. Il primo presenterà le sequenze delle più belle scene di ballo del cinema mondiale, riunite in un montaggio che sta realizzando appositamente per il Festival. David Cronenberg presenterà in anteprima mondiale (Palazzo delle Esposizioni) la mostra multimediale Chromosomes, che raccoglie 50 immagini scelte e rielaborate da lui stesso partendo dai fotogrammi dei suoi film più noti. Ricordiamo anche il film collettivo 8 (Huit), progetto di sensibilizzazione sulla sfida che le Nazioni Unite hanno lanciato affinché si dimezzi la povertà nel mondo. I registi: Campion, García Bernal, Kounen, Nair, Noé, Sissako, Van Sant e Wenders.
JESS WEIXLER Denti è già nelle sale e se avete avuto la fortuna di vedere quest’opera prima di Mitchell Lichtenstein (figlio del grande artista della Pop Art, Roy Lichtenstein) immaginate il motivo del nostro interesse: il sorprendente debutto di Jess Weixler, una bionda 28enne capace di apparire come un’immacolata adolescente alla scoperta del sesso e in grado di alternare lampi di sguardo seducente a esilaranti espressioni da eroina femminista. Jess ha saputo valorizzare così uno dei film più audaci della nuova onda USA. Denti è infatti un apparente college movie dalle pieghe horror che si trasforma in opera kitsch, abile nel demolire alcuni miti puritani dell’America WASP, seguendo lo stile del Maestro John Waters. Siamo sicuri che Denti diventerà un film di culto, come Donnie Darko e la brava Jess un’attrice dal futuro brillante. A lei la parola quindi, prima che diventi irraggiungibile. — Qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura? La prima volta non l’ho neanche fi nita! Ne ho letto metà, non mi sentivo preparata a così tante scene di sesso. Non ne avevo mai fatte prima e non pensavo di essere pronta. Ho fatto l’audizione per il ruolo della migliore amica di Dawn (la protagonista del film, ndr), ma mentre ero lì mi hanno fatto leggere la sua parte e me l’hanno offerta, così ho fi nito la sceneggiatura e l’ho trovata molto divertente. La prima volta ero così shockata che non credo di averla capita, ma poi ho conosciuto il regista, Mitchell Lichtenstein, che è così adorabile, per niente inquietante con quelle sue risatine, il suo umorismo e ho capito che era una commedia grottesca e non un pessimo B movie dell’orrore — Non capita spesso di incontrare donne che soffrano di vagina dentata… hai letto la sceneggiatura, hai accettato la parte, ma come hai fatto a fare ricerca per un ruolo così!? È il motivo per il quale questo ruolo mi è piaciuto, non c’erano regole su come affrontarlo. C’è una ragazza totalmente innocente, molto umana, che non conosce ancora il suo corpo, che non si è ancora aperta al mondo e deve affrontare la vita mentre questa la aggredisce. Ha un’esperienza sessuale pericolosissima, poi viene aiutata dall’istinto e il suo corpo la protegge fi no a quando non impara a usare i denti. Un punto al quale in qualche modo sono dovuta arrivare... — Per me la grandezza
di Denti sta nel fatto che è un film horror diverso; non è come Saw o Hostel, è più personale… Sì, credo che abbia humour perché ha cuore. Dawn non è un mostro, non è maligna, non cerca vittime, si protegge e basta. Prova a vivere nel miglior modo possibile e si trova costretta a scontrarsi con le situazioni più strane — Raccontami il primo giorno di riprese della tua vita. Ho incominciato intensamente, con una scena di stupro. Dovevo lottare per togliermi di dosso qualcuno mentre ero al massimo della vulnerabilità. Hale Appleman, l’attore con il quale ho girato la scena, lo vedo ancora qui a Manhattan. Tutte le persone coinvolte in quel progetto erano fantastiche. Tra i ciak scherzavamo molto per rendere l’atmosfera il più sciolta possibile e affrontare la scena con il coraggio necessario — Dove sei cresciuta? A Louisville nel Kentucky, uno stato molto conservatore, nelle scuole non insegnano la teoria dell’evoluzione, non esiste l’educazione sessuale e in biblioteca non ci sono riviste scientifiche — Un bel posto! Invece Denti cosa ti ha insegnato? Soprattutto che posso lavorare duramente, reggere un fi lm e un ruolo da protagonista, lavorando sulla parte e seguendola. Non ho mai lavorato così tanto prima e non avevo mai accettato una sfida così — Il film è una parodia dei film per teenager degli anni 80. Ti piacciono quei film? Direi di sì, ma non saprei circoscrivere il genere, mi piacciono molto Breakfast Club e Fuori di testa con Sean Penn — Ti interessano le grandi produzioni hollywoodiane? Faresti altri horror? Sicuramente! Mi piacerebbe diventare famosa come caratterista, ma non credo accetterei subito un altro ruolo horror, non voglio diventare riconoscibile solo per quello. Farei tutto quello che mi intriga, che sia Hollywood o indipendente, che mi piaccia per la sceneggiatura, per il regista, l’intesa con lui o con lei. Ma in questo momento mi sento veramente a mio agio solo scegliendo con calma, lentamente. Tommaso Toma
romacinefest.org
La Panoramica di Venezia Come succede per le buone tradizioni, pronti a seguire (bici indispensabile) la consueta maratona filmica post Festival di Venezia 08 ma anche una selezione dall’ultima edizione del Festival di Locarno. A Milano dall’8 al 14 con una tessera a 40 euro per ben 45 titoli. lombardiaspettacolo.it
Film in arrivo Vi segnaliamo due nuove uscite. Il matrimonio di Lorna (Lucky Red) dei fratelli Dardenne, nonostante il premio come Miglior Sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes, il film non ha convinto i critici. C’è da fidarsi? Pare sia esilarante la nuova commedia agrodolce del bravo danese Thomas Vinterberg Riunione di Famiglia (qualcuno di voi ricorderà il bellissimo Festen). Come nella tradizione della nouvelle vague danese è la ottima Teodora a distribuirlo. luckyred.it teodorafilm.com
A proposito di Danimarca, è ufficiale, Lars von Trier ha deciso titolo e cast del suo nuovo film. Si intitolerà Antichrist: thriller psicologico con Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe. “Vorrei invitarvi per un solo momento dietro il sipario, nel mondo oscuro della mia immaginazione: nella natura delle mie paure, nella natura di Antichrist”, ha dichiarato Trier. Wow.
LA RABBIA DI PASOLINI Autunno 1962. Pier Paolo Pasolini sperimenta per la prima volta una forma diversa di narrazione fi lmica, lontana dalle convenzioni tradizionali, anche del documentario: 100 pagine elegiache in prosa e in versi, un tessuto di immagini in movimento (tratte dal cinegiornale Mondo Libero), fotografie e riproduzioni di quadri. Questo laboratorio visivo/cronachistico/poetico è La Rabbia. Pasolini vuole realizzare, secondo le sue stesse parole, “un nuovo genere cinematografico. Fare un saggio ideologico e poetico con delle sequenze nuove”. La Rabbia doveva essere “un atto di indignazione contro l’irrealtà del mondo borghese e la sua conseguente irresponsabilità storica. Per documentare la presenza di un mondo che, al contrario del mondo borghese, possiede profondamente la realtà”. Purtroppo Gastone Ferranti della Astra Cinematografica, titolare della testata Mondo Libero, bocciò il fi lm commissionato a Pasolini e gli fece accettare in ripiego l’ipotesi di un “duello” con Guareschi, secondo lo schema giornalistico del “visto da destra, visto da sinistra”. Oggi, grazie all’Istituto Luce e al lavoro paziente e fi lologico (secondo la sceneggiatura originale apparsa nei Meridiani Mondadori) di Giuseppe Bertolucci, Tatti Sanguineti e all’appoggio incondizionato della Cineteca di Bologna, La Rabbia è stato espanso, per diventare un vero e proprio lungometraggio, come nelle intenzioni di Pasolini. Presentato fuori concorso al Festival di Venezia, lo potrete vedere anche voi nelle sale e poi in dvd. Lezioni metalinguistiche, molto prima del Blob di Ghezzi e compagni. E un invito a seguirne l’esempio. luce.it TT
(Tommaso Toma)
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Learning from Cities Alla vigilia dell’inaugurazione della 11ma Biennale di Architettura di Venezia, questo libro (Postmediabooks, pp. 240 + dvd, euro 29) aggiunge informazioni sul lavoro di Francesco Garofalo. Docente di progettazione, è ora curatore della mostra L’Italia cerca casa. Progetti per abitare e riabitare la città, (Arsenale, Tese delle Vergini, 13/09-12/12), al Padiglione Italiano. Per l’edizione scorsa ha curato un workshop internazionale con 23 facoltà di architettura sul tema delle città in rapporto alle loro popolazioni. Interviste, immagini, schede e conclusioni illustrano bene metodo e risultati dell’esperienza, che confluì in una grande mostra. Un’esperienza dinamica ricca di spunti e riflessioni anche sul sistema espositivo, culturale e organizzativo di una biennale di architettura. postmediabooks.it
Nivea Pop Up Non sembrerà più cosa insolita la struttura destinata ai trattamenti di bellezza e benessere che apparirà a Venezia nei Giardini della Biennale dall’11 al 21 Settembre. Cangiante e modulare, sviluppata in 150 mq e creata dallo studio di architettura BFA/ARD (Bartonini/Fiamminghi architetti con studio AB Rogers) ha già fatto irruzione, a cadenze regolari, nei luoghi e per gli eventi più vivi del design. Trattandosi poi di struttura effimera, si adegua bene al tema: Out of there - Beyond the building, della Mostra Internazionale di Architettura, di cui Nivea è main sponsor. nivea.it Enel Contemporanea Ancora un’iniziativa a latere della biennale: Deep Garden (Viale dei Giardini Pubblici,13/09-12/12). L’installazione del gruppo A12 è una stanza a cielo aperto, con le superfici esterne specchianti, raggiungibile con un pontile nella laguna. Un omaggio a Venezia e alla sua natura di città sull’acqua. Un impianto urbano unico e difficile da gestire, che forza e doma il rapporto con l’acqua e da questo trae poeticità e forza artistica. La stanza degli A12 mette in scena “l’energia” che tutto questo sprigiona. Rientra nel progetto Enel Contemporanea con cui l’Enel commissiona opere sul tema dell’energia ad artisti internazionali. enel.it/enelcontemporanea Feng Shui Dal 19 al 21 Settembre, a Torino, l’antica disciplina cinese che studia le relazioni tra un luogo e i suoi abitanti, verrà discussa nell’ambito di un congresso internazionale. Il primo in Italia. In particolare verranno approfonditi i principi dell’urbanizzazione dell’Estremo Oriente in rapporto alla sostenibilità ambientale nell’ottica del Feng Shui. Coordinatore e curatore del progetto è l’architetto Carlo Amadeo Reyneri che ha invitato un gran numero di ricercatori, architetti e ingegneri per creare una piattaforma percorribile nella riprogettazione dell’abitare globale contemporaneo. torinofengshui2008.it - reyneriarchitetti.com
100% Design Con la direzione creativa di Tom Dixon tornano le frizzanti giornate del design londinese: 18-21 Settembre, appuntamento ad Earls Court per scoprire i nuovi talenti (100% Futures), nuovi materiali (100% Materials) e per partecipare ai seminari tematici: Luxury; Past, Present and Future; Live/ Work; Light Relief. Si svolge nel cuore del più ampio London Design Festival (13- 23) che coinvolge i centri nevralgici della città. 100percentdesign.co.uk
Gumdesign, Vaso Vano
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EDITORIA E GIARDINI 20 SET Le forme che può prendere un vaso sono davvero molteplici. Inimmaginabili, pur se realizzate, quelle raccolte nella collettiva di designer internazionali Cambiovaso. 12 oggetti che hanno in comune solo il materiale con cui sono realizzate: il marmo. La mostra è nel calendario degli eventi collaterali – dedicati al mondo del design e del giardino curati dallo studio Gumdesign – di Editoria e Giardini. Il Salone di libri sul giardino, organizzato dall’Ufficio del Turismo del Comune di Verbania con la direzione artistica di Francesca Del Col Tana, che si svolge da 8 anni a Villa Giulia di Verbania (Lago Maggiore, 20-28 Settembre). Fra le altre mostre, dedicate ad Andrea Branzi, Alessandro Mendini e Gaetano Pesce, Sempreverde: una selezione di 20 oggetti scelti fra le produzioni più recenti, anche solo in forma di prototipo, che hanno sperimentato con materiali, forme o suggestioni nuovi itinerari nel mondo del giardino. Nel parco di Villa Giulia aree relax a tema, in collaborazione con Serralunga, panchine e fontane storiche di Castiglioni, De Lucchi, La Pietra, Thun… realizzate in marmo da Up Group. editoriaegiardini.it PB
PIA WALLÉN Svedese, si è fatta un nome per via del feltro, un materiale che ha utilizzato e utilizza forgiandolo in ogni forma: borse, calzature, coperte, tovagliette, tappeti, recipienti, gioielli… anche in combinazione con altri materiali. Radicata nella cultura del suo paese, utilizza come elemento decorativo la croce, simbolo della bandiera nazionale, fino a farne la struttura di una poltrona. In Kloss la croce di alluminio colorato abbraccia lo schienale e i braccioli in un contrasto cromatico di effetto bianco/rosso o bianco/nero. Fa parte della collezione Lounge Chairs Nordic Mediterranean dell’azienda friulana Fornasaring, basata sull’interpretazione di un nuovo “paesaggio” per i grandi arredi. Presentata lo scorso Aprile, la vedremo nuovamente in occasione di Promosedia, lo storico Salone Internazionale della Sedia che si svolge a Udine dal 13 al 16 Settembre, promotore anche di un importante concorso – Promosedia International Design Competition - Caiazza Memorial Challenge – aperto ad aziende e designer. piawallen.se – fornasarig.it – promosedia.it PB
2 MIN RODEO Qual è il tuo motto? PIA
WALLEN Cuore, intelligenza e cura R A quale oggetto ti senti di assomigliare? PW Il più bello mai esistito? R Meglio lavorare soli o in compagnia? PW Apprezzi la libertà di lavorare solo quando lavori in compagnia! R Disegni ancora a mano? PW Sì R Cosa preferisci progettare? PW Per il momento gioielli e soluzioni per la rilegatoria R Quali sono le tue fonti di ispirazione? PW Cerco ispirazione nelle tecniche, nell’artigianato come nel prodotto industriale. Nei materiali vecchi e tradizionali e in quelli moderni e futuristici. Queste sono le fonti dove nascono tutte le mie storie e che conducono lo sviluppo del processo creativo fi no alla realizzazione del prodotto fi nale. Poi sicuramente la cultura scandinava fa parte di me e del mio punto di vista, ma il mio lavoro viene influenzato da tanti altri stimoli. R Il tuo designer/architetto di ieri preferito? PW Rietvelt, Corrèges, Elsa Schiapparelli R E di oggi? PW Patricia Urquiola, Jasper Morrison, Rei Kawakubo e Rodarte R Preferisci fare da te le cose per la tua casa o il tuo studio, o comprarle? PW La combinazione delle due R Compri oggetti qualunque o rigorosamente “di design”? PW Entrambi R Il tuo negozio preferito? PW Dover Street Market a Londra, Skandium e Asplund a Stoccolma R Qual è l’oggetto che ancora non esiste? PW Lo vedrete presto R Il progetto che ti ha colpito maggiormente nel 2007 PW Il mio: il progetto della loungue chair per Fornasaring.
IL FUTURO IN UN BICCHIERE Dario Martini, studente dello IUAV di Venezia, parteciperà in quanto vincitore della sessione italiana, alla finale mondiale del Bombay Sapphire Design Glass Competiton che si svolgerà a Londra il 18 Settembre, nel corso di 100% Design. Gli ha conferito il premio, a Torino in Luglio, Tobia Scarpa nell’ambito della mostra dei bicchieri italiani e internazionali vincitori delle passate edizioni e della Glass Collection di bicchieri creati da designer internazionali. Il concorso, che si svolge in 26 paesi – in Italia dal 2002 in collaborazione con aedo-to.com – prevede una nuova interpretazione del classico bicchiere da Martini Cocktail. Dario con il suo Reverse l’ha espressa con semplicità e carattere. bombaysapphire.com inspirationalroom.com - aedo-to.com
— Il bicchiere non è un tema facile. Tu a cosa ti sei ispirato? Progettare un bicchiere senza avere alcun riferimento pregresso non è affatto facile. Io ho utilizzato il marchio Bombay Sapphire, promotore dell’iniziativa, ricco di storia, di carattere, di fascino. Ho cominciato da qui, riflettendo sulla sua identità. E poi l’intuizione è arrivata da sola — È il primo premio che vinci per un tuo progetto? Proprio un anno fa mi sono aggiudicato, assieme a una mia collega e amica, un secondo posto in un altro concorso, organizzato a livello universitario. Ma è la prima volta che vinco un premio di questo prestigio — Cosa ti ha provocato questo riconoscimento? Innanzitutto gioia. E poi la soddisfazione di aver lavorato bene. Essere apprezzati per ciò che si fa è una cosa preziosa, soprattutto per chi
(Porzia Bergamasco)
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come me è ancora agli inizi. Mi ha aiutato a delineare meglio il metodo di lavoro, e a crederci — Un nome un destino: una buffa coincidenza… Che dire. Se questa coincidenza contribuirà a far parlare di me, ben venga! E se poi potessi mi piacerebbe continuare a lavorare nel settore. Il bicchiere da cocktail è un prodotto sul quale le possibilità d’intervento sono molte, e nel quale il design è un fattore centrale. E il vetro è un materiale straordinario — Come vedi il tuo futuro? Vorrei continuare gli studi, approfondire la mia esperienza tecnica, e rafforzare il mio pensiero critico, e mi auguro di trovare gli spazi giusti per esprimerlo. Comunque sono molto concentrato sul presente. Quando cerco di immaginare il futuro mi è difficile capire a cosa puntare e quando intraprendere le scelte. Se il presente è complesso, il futuro lo è indubbiamente ancor più. Però vedo che lavorando di giorno in giorno e dedicandomi alle cose mano a mano che si presentano, qualche risultato c’è. E quindi continuerò così. Porzia Bergamasco
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ITAMA 75 Una nuova perla sull’acqua Scafo blu, come il mare, e bianco, come la spuma delle onde. Prua alta, profilo slanciato, tettuccio centrale. Sposa il connubio sport più eleganza nell’innovazione tecnica delle componenti costruttive ed estetiche, esaltando spazio e visibilità tipica degli “open”. Il SeventyFive della flotta Itama, del gruppo Ferretti, nasce per far parlare di sé. Salendo a bordo è chiara la ragione. Colpiscono l’inedita consolle guida in posizione centrale e l’inusuale parabrezza che crea il collegamento diretto fra il pozzetto e il prendisole di prua con apertura centrale: un dettaglio old style rivisto in termini di comodità e sicurezza. Realizzato con fibra di carbonio (pesa 60% meno di una medesima struttura di acciaio) e cristallo, è un apripista in Europa anche per tecnica di realizzazione e dimensioni, con uno sviluppo totale di 26 metri. L’avantop, sempre di carbonio, compie giochi di prestigio più che sofisticati movimenti elettrici: chiude totalmente il fronte del pozzetto e protegge la plancia, estendendo i suoi 14,35 mq a 19. L’ammiraglia Itama – progettata dal team interno con l’architetto Marco Casali, yacht designer della gamma del cantiere – nasce con 4 cabine e 4 bagni, oltre a una cabina doppia per l’equipaggio, ma è possibile ordinare anche una versione 3 cabine che lascia maggiore spazio alla dinette. Il tavolo da pranzo accoglie 12 persone e a bordo si può stare anche in 16. Invidiabile, in navigazione, la finestratura della cabina armatoriale con vista panoramica bilaterale dal letto o dalla chaise longue laterale. Da provare l’ampio prendisole di poppa, quasi full beam, e la grande chaise longue a dritta della plancia di comando, sotto il parabrezza. La distribuzione degli spazi di sottocoperta e i dettagli di rivestimenti e mobili sono inevitabilmente pratici, essenziali e raffinati: teak, frassino, wengé, lino, pelle Poltrona Frau e mosaici Bisazza. ll resto lo suggerisce il motto del marchio: Stun your senses… Di PORZIA BERGAMASCO
itama-yacht.com
Il SeventyFive Itama é lungo 23,54 metri ft. In basso, da sinistra: cucina, dinette e cabina armatoriale
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GUTA MOURA GUEDES Experimenta Lisboa/Amsterdam Da una decina di anni il dato che emerge e su cui sempre più urbanisti, architetti e sociologi affinano la loro attenzione è l’elevata concentrazione della popolazione nelle grandi città, la conseguente trasformazione dovuta a queste massicce concentrazioni e le soluzioni per creare uno sviluppo armonico dei centri urbanizzati. Il design e l’architettura hanno un indubbio ruolo in questo cambiamento. Experimenta Design, biennale nata a Lisbona nel 1999, per questa edizione sceglie questo tema – Space and Place: Design for the Urban Landscape – e va in trasferta ad Amsterdam dal 18 Settembre al 2 Novembre. Il programma è fitto di iniziative: mostre, conferenze, dibattiti. Abbiamo parlato con Guta Moura Guedes, la sua vivace e intraprendente direttrice e fondatrice, di come sia nata la collaborazione e l’idea di “migrare” ad Amsterdam, di quello che vedremo lì e di anticipazioni sul futuro appuntamento portoghese. Con il tema It’s About Time sarà introdotto dal 5 al 7 Settembre a Lisbona con una lecture e una mostra di Peter Zumthor. Intervista PORZIA BERGAMASCO
— Come mai Experimenta Design ha aperto questa collaborazione con un’altra città? La biennale è nata nel 1999 come una piattaforma internazionale. Per noi è naturale la collaborazione con un’altra città, la vediamo come una sorta di risultato prevedibile del nostro lavoro. Siamo molto interessati all’apertura dei nostri orizzonti, a sperimentare nuovi scenari e questa opportunità ad Amsterdam rappresenta tutto questo. Noi lavoriamo con ogni città come se fosse un’interfaccia per creare uno scambio fra organizzatori e pubblico nel campo del design e della creatività. Ora abbiamo due sorprendenti città da esplorare e con cui lavorare. — Perché Amsterdam? L’invito è arrivato dalla città. Stavamo lavorando con l’Olanda già da qualche anno, invitando designer e curatori a Lisbona e poi due membri del nostro comitato di ricerca sono olandesi. Ma la ragione principale per cui abbiamo accettato questa sfida è perché Amsterdam è una città entusiasmante e viva, con una sorprendente quantità di gente ricca di inventiva e di energia. Inoltre, Amsterdam in qualche modo è simile a Lisbona anche se non dal punto di vista urbano e da quello della struttura sociale… loro sono al nord, noi al sud, la combinazione può essere esplosiva. Un’altra cosa che ha giocato a nostro favore, in questo passo impegnativo, è stato avere Droog Design come nostri partner ad Amsterdam. Senza di loro non sarebbe stato possibile. — Quali sono gli obiettivi di questa collaborazione nel presente e nel futuro? Sono sicura che questa combinazione fra due città e due culture contribuirà a sviluppare l’identità e la personalità di Experimenta Design. Personalmente, mi piacciono i cambiamenti e amo crescere e non mi piace farlo da sola, ma in collaborazione con altre persone. Non possiamo indovinare a cosa ci porterà questa iniziativa, ma sappiamo che il nostro obiettivo è andare avanti e rimanere uno dei più interessanti e curiosi eventi di design, focalizzato sulle persone e sull’idea di condividere le informazioni. — Il design sta diventando un vero fenomeno di massa: questo nuovo interesse e uso del design così diffuso contribuisce al successo di iniziative come la vostra? L’una cosa aiuta l’altra. Siamo tutti parte del sistema. Experimenta Design raccoglie le informazioni da un bacino molto ampio e allo stesso tempo alimenta il dibattito tra critici, imprenditori e professionisti. Comunichiamo con i media e forniamo loro contenuti. Il risultato è che, di fatto, il pubblico è molto più consapevole su quello che è il design e il design diventa non qualcosa che appartiene soltanto a un’elite, ma quello che è dove dovrebbe essere: accanto a tutti. — Oltre ad allargare la consapevolezza nella gente, queste iniziative aiutano la produzione, la creatività?
Senza dubbio. Lavoriamo sui contenuti, sull’innovazione e sulle idee. Esattamente quello di cui la produzione ha bisogno. Poniamo domande sull’esistente e proponiamo nuove direzioni. Guardiamo il design e l’architettura in modo positivo, ma anche critico. Non c’è nient’altro di più utile per il sistema produttivo e per lo sviluppo della creatività. — L’attuale mobilità dei designer corrisponde alle richieste del mercato globale e alla nuova scena del design internazionale? Sì, certamente. Non solo la mobilità, anche l’informazione. Sappiamo che oggi è molto facile viaggiare e possiamo lavorare in modo sempre più globale usando internet e tutti i sistemi di comunicazione disponibili. Questo è uno dei più grandi cambiamenti di questo secolo, che ha portato alla trasformazione della produzione e delle strategie di mercato e ha creato una nuova rete di relazioni. — Spazio e luogo: design per un paesaggio urbano è il tema di questa edizione. Puoi anticiparci qualcosa? Per la prima volta nella storia della biennale abbiamo rivolto la nostra attenzione al paesaggio urbano e alle città. Ad Amsterdam vedremo mostre, conferenze e interventi urbani focalizzati a indagare come usiamo le città, come viviamo dentro e fuori le nostre case, come ci muoviamo negli spazi pubblici. La popolazione mondiale è sempre più concentrata nelle grandi città, dobbiamo conformare questi spazi per renderli nostri luoghi, dove vivere e crescere. Non solo designer e architetti, ma tutti, siamo chiamati a defi nire queste nuove forme; ne abbiamo la responsabilità. Questo è lo scopo del dibattito che proponiamo ad Amsterdam, una città che è di per sè un grande ed eccitante playground. — Come è avvenuta la scelta di designer e architetti? Prima di tutto abbiamo scelto il tema, poi abbiamo sviluppato concetto e formato di ogni progetto, infi ne abbiamo individuato chi potevamo invitare a partecipare a questa sfida. Questo è in genere il processo che adottiamo, tranne quando abbiamo pensato direttamente a una persona specifica, ma è stato molto raro… — Forse per la mostra di Peter Zumthor? Come è nata l’idea? Questa è una storia lunga… Iniziata nel corso di una conversazione fra me e Peter nella cucina della sua casa ad Haldenstein, nel 2006… Subito dopo abbiamo organizzato gli incontri con la Kunsthaus Bregenz, che già meditava una retrospettiva del suo lavoro. Peter Zumthor è un architetto che usa il tempo come materiale, è un elemento importante del suo lavoro. Il tema della prossima edizione di Experimenta a Lisbona, nel Settembre del 2009 sarà It’s About Time… Zumthor è, senza dubbio, uno dei più significativi e ipnotici architetti dei nostri giorni ed è senz’altro un privilegio lanciare il tema della prossima biennale di Lisbona con lui •
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Fotografia Pedro Cláudio
experimentadesign.pt - experimentadesign.nl
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VERONA Dove si è di casa A 23 anni dalla prima edizione Abitare il Tempo continua a crescere nel cambiamento, adeguandosi ai nuovi canoni degli eventi fieristici del settore. Le giornate dell’arredo di Verona (18-22 Settembre), oltre a curare la parte espositiva, modificando il layout e il crescente numero delle aziende, pongono sempre maggiore attenzione alla messa in scena di idee. Nel lifestyle domestico, nel linguaggio architettonico, nelle trasformazioni sociali. Inaugurata nel 2005 nel Padiglione 9, l’area Architettura d’interni, quest’anno si allarga anche al contiguo 8 per presentare in 3.000 mq 12 soluzioni d’arredo di progettisti affermati ed emergenti. Xaveer Claerhout e Barbara Van Biervliet con la loro architettura cinetica leggono, in quello che chiamano Metamorfismo, l’espressione dei concetti spaziali e di uso nel movimento. Diego Grandi (con Lea Ceramiche) in Next floor pensa all’ascensore come microambiente che riassume il senso del viaggio nei luoghi di transito. Giovanni Luigi Gorgoni torna alle utopie con torri-totem di cubi abitativi di vetro che nascono dal mare. Marco Ferreri (con Osram) sviluppa il concetto della monosorgente luminosa artificiale a bassi consumi energetici (un’immagine del progetto a pag. 26). A cura di Carlo Amadori e Simone Micheli, Linking people indaga, per il secondo anno, il mondo del “contract” con 10 allestimenti: ospitalità, benessere, divertimento, sperimentazione di nuovi materiali. Tutto ben condensato, fra gli altri, nelle Terme di Livigno, proprio a firma di Micheli: un complesso enorme multifunzione (16mila mq) la cui prima ala sarà inaugurata entro la fine dell’anno e di cui la mostra presenta il progetto nel suo insieme. Eventi di ricerca raccoglie: Design mix: Scoprire il design camminando nel verde, concepita da Giulio Cappellini sugli oggetti di uso quotidiano; Attraverso lo specchio, l’allestimento di Carlo Ninchi e Vittorio Locatelli che ingloba la sala lounge, il ristorante e il bar del Padiglione 8; 2008, nuove produzioni di Alessandro Mendini per Cleto Munari; il “tempio della tolleranza” in Materia Mistica di Enzo Biffi Gentili e Studio Kha. Fra gli altri appuntamenti: Michelangelo Architetto, 15 disegni della collezione Casa Buonarroti di Firenze. Il 22, il consueto convegno di Federmobili quest’anno dedicato ai rapporti fra industria e distribuzione. Ultima novità: il 19 vedrà il lancio della prima edizione del concorso internazionale di interior design, organizzato dall’Associazione Italiana Progettisti d’Interni (Aipi), dal tema Abitare x 2. Di PORZIA BERGAMASCO
abitareiltempo.com - aipi.it
Da sinistra: Diego Grandi, “Next Floor”. Simone Micheli, “Terme di Livigno”
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Alessandra Spranzi “Salvatico è colui che si salva”, scriveva Leonardo nel Codice Trivulziano, e da questo principio prende vita l’ultimo lavoro di Alessandra Spranzi, Selvatico (colui che si salva). Una riflessione e un invito a uscire dalla certezza del conosciuto per ricercare un rapporto più intuitivo ed emotivo col mondo e la natura. Una ricerca che si apre al mondo delle città, delle strade, degli oggetti, della natura, che in queste fotografie di vario formato e contenuto risulta indebolita, emarginata, domata. In mostra alla galleria Fotografia Italiana di Milano dal 20/09 al 28/10. fotografi aitaliana.com
Savignano Immagini Festival Ritorna la 3 giorni dell’annuale manifestazione fotografica. Si svolge dal 12 al 14 Settembre a Savignano sul Rubicone (FC) e come evidenzia il titolo resta fedele al tema dell’identità individuale e collettiva: Identità e percezioni 2: Apparire e appartenere. Mostre, incontri, conversazioni, proiezioni e letture portfolio. Consultate il programma:
IRANIAN PHOTOGRAPHY NOW In uscita per la casa editrice Hatje Cantz, Iranian Photography Now (in brossura, pp. 240, euro 39,80) è una importante riflessione sulla vitalità della fotografia iraniana contemporanea. 36 artisti contribuiscono, oltre che con le immagini, con brevi testi sulle loro esperienze di vita e di artisti. Una parte di loro vive sotto restrizioni politiche e culturali, ma risponde a queste limitazioni con lavori innovativi, provocatori e immaginifici. L’altra parte, che ha scelto l’esilio, negli ultimi 30 anni ha creato un’importante opera critica del sistema. In tutti la volontà di affermare la libertà dell’immaginazione su ogni oppressione. hatjecantz.com
savignanoimmagini.it - portfolioinpiazza.it
Selva Barni Shadi Ghadirian, dalla serie “Qajar”, 2001 – fanoosphoto.com
Jackie Nickerson, irlandese, ha passato due anni e mezzo a fotografare chiese, conventi e abbazie d’Irlanda. Il risultato è Faith, ritratti e momenti di vita degli abitanti di quei luoghi; un lavoro diventato libro per la casa editrice Steidl. Faith sarà per la prima volta in Italia a Roma, alla galleria Brancolini Grimaldi, dal 18 Settembre. brancolinigrimaldi.com
IN HISTORY 19 SET Non si sbaglia affermando che Susan
Lise Sarfati / Molteni & Motta Immaculate, Mother & Daughter, The New Life sono i tre progetti che la fotografa francese Lise Sarfati espone nella sua prima mostra italiana alla galleria Carla Sozzani di Milano. Sarfati, membro dell’agenzia Magnum dal 2001, indaga su tematiche delicate, talvolta inafferrabili, come l’adolescenza e il complesso rapporto madre-figlia. Dal 6/09 al 19/10. Nelle stesse date, la galleria ospiterà anche Ragazzi di Milano. Ritratti di giovani artisti a inizio millennio realizzate dalla storica coppia Molteni & Motta, a cura di Giuliana Scimè. galleriacarlasozzani.org Somewhen è la mostra curata da Daniele De Luigi alla galleria Jarach di Venezia. Una selezione di dieci fotografi internazionali. Dai più affermati Robert Polidori, Gabriele Basilico e Guido Guidi, a talenti emergenti come Joël Tettamanti, Jürgen Nefzger, Martina Della Valle, per indagare sul tema della transitorietà dell’esperienza umana. Dal 10/09 al 15/11. jarachgallery.com Nikon Photo Contest International Dal 1° Settembre al 30 Novembre sono aperte le iscrizioni al 32° concorso fotografico Nikon 2008-2009. At the Heart of the Image il tema di questa edizione. Come sempre, sono due le categorie in cui si può partecipare: Free Subject, chiaramente a soggetto libero, e My Planet, legata alle problematiche ambientali e della vita quotidiana. nikon-npci.com (Selva Barni)
Susan Meiselas, “Returning home”, Masaya, Nicaragua, Settembre 1978 © Susan Meiselas/Magnum
Meiselas è una delle figure più importanti per l’evoluzione della fotografia documentaristica. Lo conferma già il suo esordio: Carnival Strippers (1972-76), descrizione di un gruppo di stripper itineranti negli USA, accompagnato da una serie di interviste che mediano, interpretano, controbilanciano le immagini. In Nicaragua (1978-79) le sue foto a colori documentano i preparativi per rovesciare il regime di Somoza e la vittoria Sandinista, e sono tuttora un modello di reportage di guerra. Un lavoro che Meiselas ha portato avanti anche con documentari e fi lm fi no al 2004, 25° anniversario della rivoluzione. Un’altra lunga e appassionata esperienza quella con il popolo curdo, iniziata nel ’91 con un viaggio in nord Iraq per documentarne lo sterminio ordinato da Saddam Hussein. Da allora il suo intento è ricostruire l’identità culturale di un popolo perseguitato e senza nazione, integrando le sue immagini con documenti, foto di famiglia, storie. Kurdistan: In the Shadow of History è diventato libro nel ’97, ma da allora è andato avanti anche attraverso il sito akakurdistan.com: “un luogo di memoria collettiva e di scambio culturale”, quasi un archivio di stato virtuale, dove condividere storie e documenti personali. Questo modo di raccogliere e utilizzare materiale altrui è un elemento fondamentale del lavoro di Meiselas che ha sicuramente contribuito all’attuale interesse per gli archivi e la fotografi a vernacolare. Questi tre progetti, completi di interviste e documentari, saranno in mostra dal 19/09 al 04/01 all’International Center of Photography di New York, che nello stesso periodo ospiterà altre tre grandi mostre: Cornell Capa: Concerned Photographer; America and the Tintype; Living with the Dead: W. Eugene Smith and the World War II. icp.org — susanmeiselas.com — akakurdistan.com SB
MASSIMO SESTINI SET
18 Sono trent’anni che instancabilmente Massimo Sestini fotografa e documenta momenti di storia italiana e mondiale. Eclettico nel suo essere reporter, i suoi servizi coprono avvenimenti di rilevanza politica e storica come il G8 di Genova, gli attentati a Borsellino e Falcone, il Giubileo; ma anche costume e gossip, fi no alla ritrattistica. Per la prima volta una selezione di questo enorme archivio sarà in mostra alla galleria Grazia Neri di Milano. News Pictures, a cura di Tiziana Faraoni, dal 18 Settembre al 24 Ottobre. grazianeri.com SB Etna (CT), una veduta notturna del vulcano, fotografato da un elicottero della Marina Militare, 30 Ottobre 1999
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Fotografia/melanie schiff A cura di SELVA BARNI
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Nella pagina precedente: “Bones and Cassettes”, 2004. Qui: “Lemon and Album”, 2004 A destra. In alto: “Untitled (Prism)”, 2005. In basso: “Landscape I”, 2004
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La luce è la materia prima della quale sono fatte le fotografie di Melanie Schiff, fotografa trentunenne di Chicago. Una luce che avvolge, attraversa, si fa arcobaleno, trasforma e vivifica oggetti e luoghi. Un mondo personale di case, relazioni, oggetti quotidiani che diventano emblemi di un’esperienza e misura del contatto tra chi fotografa e chi guarda. “Dare forza a qualcosa che è esistito anche solo per un attimo… e farlo durare per sempre. È un po’ come essere in grado di ingannare la morte”. Una celebrazione classica, in un corpo nuovo, del potere simbolico della fotografia. kavigupta.com - melanieschiff.net
— In alcune tue immagini mi colpisce il modo in cui riesci a catturare quei momenti particolari in cui la luce vivifica gli oggetti, come, per esempio, la custodia di un cd che per un istante diventa magicamente un prisma di luce, prima di ritornare un oggetto ordinario. Sembrano coincidenze, ma le tue immagini sono ben pensate e piene di riferimenti… Mi interessa che siano vere entrambe le cose. Nell’immagine a cui ti riferisci, stavo lasciando un posto per me molto speciale, dovevo liberarmi di un sacco di cose e pensavo al significato che proietto su certi oggetti quotidiani, di cosa possano essere il simbolo in un senso più ampio. Mi piace l’abilità della fotografia di dare forza a qualcosa che è esistito anche solo per un attimo, di prendere il presente e farlo durare per sempre. È un po’ come essere in grado di ingannare la morte. — Riconosci delle caratteristiche comuni negli oggetti e nei luoghi di tutti i giorni che trovi speciali? Credo che dipenda dal legame che sento con loro. Alcune persone si trovano a loro agio in posti più tradizionali come le chiese, le sinagoghe; io mi sento più legata a luoghi dove sono successe delle cose che trovo importanti. Può essere lo studio di un artista o la vasca da bagno dove anni prima qualcuna ha partorito. Penso che ci sia una forma di verità che trovo facile riconoscere quando cerco un legame con i luoghi e le persone che mi circondano. — Cosa racconti in una foto, che emozioni vorresti suscitare in chi guarda? Io sono per la bellezza, penso che creare qualcosa di bello possa essere sufficiente di per sé. Ma ho sempre trovato la bellezza in cose piccole e semplici e penso che in questo mio atteggiamento ci possa essere un po’ di malinconia. — Ma hai un immaginario molto ampio, con molti riferimenti alla musica, come la cassetta dei Ciccone Youth in “Bones and Cassettes”. Quali sono le cose che ti influenzano? Che musica ti piace ascoltare? Mi piace usare spesso immaginari ricorrenti. Uso i Sonic Youth piuttosto spesso, ma anche altri musicisti che per me sono fonte di ispirazione come Joni Mitchell e Neil Young. Mi piace essere una fan. Prima di sapere qualcosa di arte provavo a fare cose che assomigliassero alle copertine dei miei album preferiti. Credo in qualche modo di farlo ancora. Ascolto di tutto, mi sa. Attraverso fasi in cui ascolto la stessa canzone in continuazione. Adesso sto ascoltando la band di un mio amico, i Pit er Pat. Sono fantastici, ho scattato la copertina del loro nuovo album Pyramids. — Ci sono artisti contemporanei, designers, registi, riviste… che senti vicini al tuo lavoro? Sicuramente, penso che la condivisione sia molto importante per lavorare, non credo che si possa fare arte vivendo in una bolla. Non mi interessa che il mio lavoro sia capace di relazionarsi solo con la fotografia, è importante che abbia un rapporto con quello che succede in altri campi. Amo il lavoro di John Parot, Sarah Conaway, Sara Vanderbeek, Anne Collier, Howard Fonda, Kristen VanDeventer, Carment Price, Brad Phillips... guardo molto i film di Werner Herzog, ho appena visto un incredibile film francese, Z, e amo le donne nei film di Godard. Però mi piacciono anche un sacco di cose piuttosto commerciali, anche se quest’anno ne ho trovate poche interessanti. Riguardo alla moda, mi piacciono piccoli marchi e abiti vintage. Mi piace quando le cose hanno un sapore speciale. C’è un piccolo marchio newyorkese che si chiama Octopi che fa bellissimi pezzi unici e anche un altro molto figo di Chicago che si chiama Creatures of the Wind; ho fatto le foto per la loro collezione invernale. C’è anche Christina Bloom, una favolosa designer di gioielli; ho una sua collana ma ne voglio altre. — Progetti futuri? Non so veramente, ma sento che coinvolgerà cemento e rotatorie. A sinistra: “Water Birth”, 2006. Tutte le immagini © l’Artista e Kavi Gupta Gallery, Chicago, USA
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Qui: “Reflecting Pool”, 2007. A destra. In alto: “Carmen I”, 2007. In basso: “Studio”, 2006
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Con gli occhi del racconto Dal 20 al 24 Settembre, alla Casa dell’Architettura di Roma, si svolge la prima edizione del Festival della letteratura ebraica. Scrittori, critici e giornalisti indagheranno, con incontri e dibattiti, la cultura ebraica contemporanea rispetto alla memoria, l’identità, il rapporto con l’altro e con il sacro, anche nell’ambito del cinema, e della poesia. L’intento è quello di ascoltare un nuovo racconto dell’ebraismo, fuori dagli stereotipi più diffusi. Shulim Vogelmann, scrittore ed editore, con Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino sono i curatori. Fra le proiezioni anche Meduse, opera prima premiata a Cannes 2007, di Etgar Keret. festivaletteraturaebraica.it
Vedere la Terra Si dice che si ha difficoltà a vedere e capire le cose troppo vicine. I Sei saggi sul paesaggio e la geografia, di JeanMarc Besse, raccolti da Piero Zanini (Bruno Mondadori, pp. 148, euro 17) ricostruiscono, attraverso il pensiero di Petrarca, Bruegel, Goethe, von Humboldt, Vidal de La Blanche e Péguy, un vedere originario. I luoghi tornano a noi con un sentire filosofico legato all’arte, alla scrittura, alla rappresentazione. È l’esperienza della definizione del nostro abitare lo spazio, nell’infinito e nella storia. brunomondadori.com
Sogno Città Noi. Esercizi di percezione urbana, ci porta alle più recenti teorie e pratiche artistiche di occupazione dello spazio nelle città. A dare titolo e contenuto al libro sono un racconto di Ferdinand Schmatz e l’esperienza condotta nel 2005 dalla galleria Lungomare di Bolzano, con il progetto Ou_Osservatorio Urbano, intorno a sei parole: comunicazione, emozione, situazione, provvisorio, strategia e controllo. Un laboratorio nel quale sono stati coinvolti cittadini, artisti, studiosi e studi di architettura. Immagini, interviste, testimonianze mettono a confronto Bolzano, Roma, Napoli, Venezia… nell’intricato rapporto fra periferia e centro, cemento e natura, diritto di cittadinanza e migrazioni, nuove e vecchie abitudini.
NUEVAS REVISTAS Atterrando a Barcellona una notte d’estate, percorrendo il tratto che separa l’aeroporto dalla città, immersi nelle luci soffuse, le case basse mescolate ai grattacieli, il caldo asciutto e le palme sparse qua e là, si ha come la sensazione di essere arrivati a Los Angeles. Un paragone che sembra emergere anche nella copertina dell’ultimo numero di Hercules, rivista di Barcellona, città culla anche di Metal, due delle testate di moda indipendenti più interessanti sul panorama internazionale. La prima, Hercules, punta ad affermarsi come il nuovo semestrale di moda e lusso per l’uomo contemporaneo e offre un mix eclettico di interviste e servizi di moda esclusivi (#5 in uscita, euro 7). Il 12mo numero di Metal uscirà questo autunno (bimestrale, spagnolo/inglese, euro 9). È dedicato come sempre alla moda emergente e a promuovere nuovi nomi della fotografia. Dallo stesso studio grafico di Metal proviene anche Electric Youth. A metà tra Hello! e Cioè, il nuovo progetto semestrale di Luis Venegas, mente di Fanzine137, è dedicato ai ragazzi di oggi come un inno alla loro spensierata giovinezza. Un trio di riviste spagnole che vale la pena tenere a portata di mano, perché il mondo della moda non passa solo per Milano, Parigi, Londra e New York. herculesmag.com — revistametal.com — electricyouthmag.com Marco Velardi
JRP|RINGIER A MILANO! 19 SET Con tutti i libri che sono stampati e messi in vendita, diventa sempre più difficile affezionarsi e rimanere fedeli a un’unica casa editrice. Sono davvero pochi gli editori per cui mettere da parte i risparmi per comprare il loro intero catalogo; JRP|Ringier, nel panorama dell’editoria d’arte, è uno di quelli: riesce a dare questa sensazione sfogliando i titoli nuovi o scoprendone alcuni ormai fuori catalogo, ma preziosi per la vostra collezione. Se non siete già fan anche voi, lo diventerete presto. JRP apre a Milano, per 3 settimane, il suo primo Temporary Bookstore, dal 19 Settembre al 10 Ottobre, in Via Tadino 30, dove potrete trovare gli ultimissimi titoli, ma anche edizioni fuori commercio e non solo. jrp-ringier.com Giorgio Garbato
studienverlag.it – lungomare.org
Artelibro – Festival del Libro d’Arte torna a Bologna (25-28/09) per la 5a edizione con il titolo: L’arte di fare il libro d’arte. Fiera di editoria d’arte e del libro antico, eventi collaterali, mostre, dibattiti, lezioni magistrali, presentazioni. Unica nel suo genere, convoca editori, librai antiquari, curatori, critici, architetti, artisti... per illustrare l’evoluzione del libro d’arte “da Gutenberg fino alla contemporaneità”, toccando i grandi temi dell’innovazione tecnologica e i nuovi orizzonti della second life. artelibro.it La bellezza nelle parole è la nuova iniziativa delle edizioni Arpanet dedicata alla bellezza: 4 libri dedicati a mani, viso, capelli e corpo. Non sono ancora pronti, perché non si conoscono ancora gli autori. Chiunque può inviare, entro il 30 Settembre testi in forma narrativa o di poesia (massimo 35mila battute) ispirati al tema. Fino a quella data estratti verranno giudicati on line; la decisione finale è riservata a una giuria. I libri saranno confezionati insieme ai kit di prodotti cosmetici Minerals (partner dell’iniziativa). Il lancio, che avverrà in Novembre, sarà fatto ad alta quota. Su un volo El Al diretto a Tel Aviv gli autori leggeranno le loro opere ai passeggeri. labellezzadelleparole.com (Porzia Bergamasco)
TOM MCCARTHY: DÉJÀ-VU Un oggetto non identificato cade dal cielo. Colpisce l’innominato protagonista, causandogli, col trauma, una pressoché totale amnesia. L’assicurazione lo risarcirà con una somma spropositata. Questo è lo spunto narrativo che spinge Tom McCarthy con Déjà-vu (Isbn, pp. 208, euro 17,50) all’edificazione di un libro ambizioso, poiché qui in ballo è la ri-creazione ex novo dell’identità umana, dai meccanismi basici fisioneurologici del deambulare o del portarsi il cibo alla bocca alla complessa rete dell’intelligenza, della memoria, del senso di realtà. Partendo da un déjà-vu stimolato dalla vista di una crepa nel bagno di un amico, il protagonista, assoldando una consulenza professionale ad hoc, grazie all’improvvisa ricchezza, decide di inscenare materialmente ogni minuto ricordo di quella scena, con tutta la catena di possibili conseguenze e la deriva di interpretazioni. Un gioco narrativo sul tema della realtà e della finzione, condotto con lingua brillante, che però, nella parte finale, si arrotola un po’ su di sé. isbnedizioni.it Enzo Mansueto
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Dal primo libro di Wolfgang Tillmans, ripubblicato da JRP|Ringier
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CHRISTIAN ZINGALES Italopopsampler Un’altra storia, diversa, della musica italiana. Oppure. Una compilation di canzoni che parlano di canzoni. Meglio. Un referto sull’Italia contemporanea che interpreta come sintomi i suoi manufatti pop. Ok, diciamo così: c’era una rubrica sul mensile di rock e oltre Blow Up intitolata Italiani brava gente e firmata da Christian Zingales (spesso anche in queste pagine). Una serie di monografie che, tra romanzo e cultural study, raccontavano i nostri migliori autori e interpreti pop. Da questa rubrica è nato un libro (I libri di Harry, pp. 272, euro 15). Un lavoro grande, importante, tutt’altro che compilativo, che tutti i castaldi, i luzzatti e gli altri capataz di un giornalismo musicale nazionale che non riesce a uscire dall’infanzia possono vagheggiare solo in sogno – o nei peggiori incubi. Da Settembre in tutte le librerie. Intervista ROBERTO MAGGIO
blowupmagazine.com
— Com’è nata l’idea di raccogliere i tuoi articoli per Blow Up – e altri inediti – in un libro? Preesisteva alla rubrica Italiani brava gente o è nata durante la pubblicazione? Durante la pubblicazione. All’inizio Italiani brava gente non aveva neanche una rotta specifica, se non il desiderio di divulgare l’opera di cantanti e gruppi italiani che sentivo parte della mia formazione. Via via la cosa si è allargata includendo artisti legati al dna del nostro pop. Alla fi ne il viaggio è stato una traversata sentimentale che si poneva un solo limite, temporale: nel libro ho scelto di trattare 50 nomi che avessero esordito non oltre gli anni 80, per catturare una dimensione “classica”, soprattutto per chi è cresciuto quando esisteva ancora un immaginario tra rock e pop. Niente di enciclopedico o storiografico, un’esperienza estetica, un viaggio personale. — La lettura del libro mi ha commosso, mi ha fatto incazzare, mi ha saziato. Tu avevi un obiettivo preciso? Il desiderio di riempire un vuoto? Un canone alternativo della canzone italiana? No, nessun canone alternativo. Nel libro convivono le più diverse forme di canzone perché è il mio modo di guardare alla musica e alla vita. Un approccio naturale e fluido che non ha bisogno di “alternative”. Non vedo nessuna differenza tra gli Area e Celentano dal momento che avverto un’anima in entrambi. La tendenza di molti è concentrarsi sulle sovrastrutture (Celentano e gli Area ne hanno parecchie) e impazzire per catalogarle secondo dei canoni, quando è più spontaneo entrare in una comunicazione umana, capire subito se dall’altra parte c’è un’anima. Anche un approccio didattico non lo sento nelle mie corde. Nessuno nella vita insegna niente a nessuno, però è vero che l’ambiente dove mi muovo, la stampa musicale e il mondo che gli gira intorno, è storicamente retrogrado. Qualche anno fa su Blow Up un articolo su Lucio Battisti credo abbia ottenuto di far iniziare a capire che in certe zone musicali “alternative” il rischio fosse perdersi tanta bellezza e tanto genio. L’Italia è un gran paese, ma è sempre in ritardo. L’indie americano e quello inglese senza Brian Wilson non ci sarebbero; qui Battisti solo ora è accettato in quegli ambienti. Detto questo, la mia prima motivazione quando scrivo di musica è da sempre divulgare una passione, cercare di valorizzare gli artisti in cui credo con tutto me stesso, solo dopo viene la scrittura, la sua forma e tutti questi divertissement. — Questo puntare al cuore delle cose, all’anima, come dici tu, ignorando e implicitamente squalificando le categorie di “colto” e “popolare”, di cultura “alta” e “bassa” oltre a rappresentare forse l’unica possibile strategia per estrarre significati universali dal pop, mi sembra un gesto ad alto contenuto politico, soprattutto nel mondo della critica musicale. “Alto” e “basso” mi sembrano concetti assurdi. La vita non fa distinzioni, perché dovrebbe farne la musica? Mi ha sempre colpito piuttosto l’incapacità di molti che scrivono di musica di fondere musica e vita. Si ha sempre l’impressione di gente che in profondità non condivide nulla della materia di cui tratta e che vive vite lontane galassie da quelle degli artisti di cui parla, non riuscendo quindi a capirne veramente il linguaggio. Da quando ho iniziato a scrivere, il mio è sempre stato un approccio istintivo, viscerale, di pura passione per la musica e nella musica. Niente
di politico, anche solo per il fatto che non so cosa significhi “politico”, senz’altro nel 2008, ma da sempre, in generale proprio, e qui subentra la mia ignoranza. — Ok, spostiamoci. A un certo punto scrivi di una “incapacità italiana di guardare all’italiano”. A cosa pensi sia dovuta questa presbiopia o cronica allucinazione nazionale? L’italiano avrebbe anche capacità di analisi e autoanalisi, ma è troppo pigro, non gli interessa, è vigliacco, ha paura della sua ombra, ricorre alla menzogna come scorciatoia, è disincantato perché, accecato dall’incanto, ha perso il senso della prospettiva. Tutte cose assodate in ogni commedia e bignami, che nella musica generano non solo una stampa inadeguata ma quel “pubblico di merda” ben sintetizzato dagli Skiantos, che non sa riconoscere le avanguardie ma ha anche qualche problema a premiare la genuinità. Il pop italiano è vissuto male per l’italico, atavico complesso di rapportarsi alle parole dell’italiano corrente, considerate “basse”, per l’incapacità di destreggiarsi in quel naturalissimo rodeo tra significati e significanti che è alla base del pop. C’è poi il problema dei limiti commerciali. Quello che è cantato in italiano non ha mercato all’estero e questo azzera un’autostima già inesistente. Battisti, che era infallibile nel muovere dall’assunto di base che tutto è fallibile, l’aveva capito: i suoi dischi con Panella visti in una prospettiva internazionale annichiliscono tutto quanto inciso dall’industria negli ultimi 50 anni. E questo libro vorrebbe comunicare questo: che abbiamo un patrimonio straordinario di musica da goderci, da scoprire o riscoprire, che avrà i suoi tic, ma non ha niente da invidiare alla musica americana o a quella inglese. — Ne sono convinto anch’io, ma ho l’impressione che a livello internazionale ci sia una rinnovata attenzione alla musica italiana, in particolare grazie a tanti blog che stanno recuperando anche i dischi e gli artisti più out, perdenti, sconvolti, da Francesco Currà a Mauro Pelosi, da Albergo Intergalattico Spaziale ai Gustoforte. È senz’altro una cosa positiva. Qualunque veicolo di diffusione è positivo. Considera però che, il Giappone insegna, all’estero c’è sempre stato un culto diffuso per le nostre cose più sommerse e underground. Bisognerebbe riuscire a esportare anche artisti mainstream di grande caratura: Battisti, Dalla, Vasco Rossi, Pino Daniele, la Berté, che hanno segnato a fuoco la storia della nostra canzone. Il fatto che la Francia sia riuscita a imporre nel mondo l’immagine di una canzone locale, di fatto traballante e decisamente povera rispetto alla nostra, mi sembra francamente una sproporzione. Sarebbe bello se arrivassero fuori dai nostri confi ni anche prodotti non “minoritari”. Il libro va in questa direzione, tratta con lo stesso approccio i cantanti mainstream e quelli off. — A questo punto, so che è crudele, ma dammi 5 dischi italiani fondamentali, dei punti d’accesso al mondo di Italiani brava gente. L’hai detto, è crudele. Ma se dovessi rispondere d’istinto ti direi Cenerentola e il pane quotidiano di Alberto Camerini, Don Giovanni di Lucio Battisti, Pino Daniele di Pino Daniele, Una città tra le mani di Nino Buonocore e Il sole nella pioggia di Alice •
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
92 /musica
Liveacross La Barley Arts organizza con l’aiuto di Youeurope, il network dei festival europei, e di ETEP, programma di scambio internazionale di nuovi talenti, una tre giorni di musica a Milano. Dal 12 al 14 si esibiranno 35 artisti provenienti da 14 paesi diversi. I generi? Di tutto: pop-rock, ska/reggae, techno, heavy metal, countryfolk, elettronica sperimentale, songwriting cantautorale, rock alternativo. Quattro luoghi e biglietto giornaliero a soli 10 euro. Tra i nomi più interessanti i francesi Marie Mondiano, Coralie Clement, i Rock’n’Roll. Per l’elettronica ci sono Apparat, Prins Thomas e Glimpse. Tra le proposte italiche: Le Luci Della Centrale Elettrica, The Niro, Mojomatics. liveacross.it Visto il ritorno del soul grazie ad Amy Winehouse, Adele, Duffy... l’industria cinematografica UK prova a far diventare il nuovo fenomeno un successo nelle sale. Il film designato a compiere questa missione è Souled Out del regista Shimmy Marcus che vedrà la partecipazione dei fantastici DapKings (accompagnati dalla voce di Sharon Jones spaccano! Se non li avete ancora ascoltati, fatelo). Si cercano in tutta Europa ragazzi che si vestono in stile Northen Soul. Se le bowling shoes e le polo Fred Perry sono essenziali nel vostro guardaroba, scrivete subito alla Ipse Facto Film. ipsefactofilms.com Una Strana Coppia Pare sia notizia vera: nel 2009 dovrebbero arrivare i frutti di una eccentrica, interessantissima collaborazione tra Tricky e Tom Waits. Artefice dell’incontro Chris Blackwell, ex manager della mitica etichetta discografica Island, che ha affermato: “Il disco che verrà fuori da TrickyWaits sarà una delle cose più straordinarie del nuovo millennio”. Gossip Beth Ditto e la sua band stanno finendo di registrare il loro atteso primo disco per una major, la Columbia. Sono state fatte le cose in grande: il produttore è Rick Rubin che è rimasto a bocca aperta sentendo in studio la voce della Ditto… ma va!? thegossipmusic.com
The Clash Finalmente è disponibile l’integrale concerto che la band tenne allo Shea Stadium di New York nel 1982 come supporter dei The Who. 15 tracce da godersi a tutto volume. Immancabile poi a Ottobre un dvd The Clash Live: Revolution Rock ennesima opera diretta da Don Letts con moltissimo materiale inedito. Ra Ra Riot Sono una giovanissima band di Syracuse NY, un mix tra il sound orchestrale di Arcade Fire e il pop etnico/ritmico dei Vampire Weekend. Per adesso il loro album di debutto è solo di importazione, si intitola The Rhumb Line. Stupendo. Cominciateli a conoscere sul loro MySpace o scaricate il loro primo singolo su iTunes, mentre aspettiamo la distribuzione italiana. myspace/com/rarariot (Tommaso Toma)
MITO 1 SET Davvero sorprendente questa seconda edizione di MiTo (Milano-Torino) Settembre Musica, dal 1° al 25. Nei numeri: 230 spettacoli, 28 luoghi tra le due città, oltre 4.000 artisti, prezzi “popolari” nel 60% dei casi. E nella composizione artistica: 25 giorni di classica, contemporanea, etnica, jazz e pop d’autore. È dunque opera ardua riassumere in poche righe un festival così ricco (il più grande d’Europa) e vi rimandiamo per il programma completo al suo ottimo sito. Vogliamo però segnalare il ritorno a Milano di Antony & The Johnsons (il 10 al Teatro degli Arcimboldi); la performance Book Of Longing, sintesi multimediale di Philip Glass e Leonard Cohen (sempre agli Arcimboldi il 20); l’ampio spazio dedicato alla cultura gitana (anche con una sezione cinema); il concerto torinese di Goran Bregovic (Teatro Alfieri, il 16). Si potranno poi ascoltare le meravigliose musiche di Jean Baptiste Lully a Palazzo Reale (18) o passare una giornata intera in compagnia della straordinaria fisarmonica di Richard Galliano (all’Auditorium Lingotto di Torino, il 21). Ora tocca a voi godervi tutto al meglio, armati di mappe e calendario.
STUFF In un pomeriggio d’estate piomba sulla nostra desolata scrivania un pacchetto, lasciato frettolosamente dal corriere. Una strana accoppiata dvd/cd (editi dalla Eagle e distribuiti da Edel) con un nome in calce a noi assolutamente sconosciuto: Stuff. Partiamo con le immagini. Il dvd ci porta al Montreux Jazz Festival 1976. Che siano quegli anni lo si capisce subito, soprattutto quando la telecamera dettaglia sugli Stuff, un quintetto di musicisti per quattro quinti afro-americano, conosciuti come ospiti della band di John Belushi al Saturday Night Live o abili session men con George Benson, Joe Cocker, Steely Dan... Tra loro riconosciamo solo l’immenso Steve Gadd alla batteria. Un vortice strumentale di jazz-funk-boogie-soul con il groove dei Funkadelic e l’eleganza degli Ohio Players prende progressivamente forma. Interrotto solo da abili parentesi di alcolico blues, spinte al ritmo di una marchin band dalle mani di Richard Tee al piano/organo (magnifica la scriminatura afro che gli sovrasta la testa). Rimaniamo estatici guardando questa band che si muove pochissimo ma sa far ballare con il suo controllato e inarrestabile flusso da jam session. Pura coolness. eagle-rock.com TT
mitosettembremusica.com
Tommaso Toma
BOOKA SHADE Sono i tedeschi Walter Merziger e Arno Kammermeier. Il loro team di produzione parte dai primi anni 90. Dopo aver lavorato per label come R&S e Tommy Boy, nel 1994 esce fuori il nome Booka Shade per l’etichetta olandese Touché. Nel 2002 insieme agli amici Patrick Bodmer e Philipp Jung (M.A.N.D.Y.), e a Thomas Koch, fondano a Berlino la (nostra amata) etichetta Get Physical. Da allora una serie infinita di tour e produzioni dance sempre intelligenti. Quest’anno è arrivato il nuovo disco The Sun And The Neon Light (Get Physical/Audioglobe) e il singolo Charlotte, una delle più riuscite hit dance dell’estate 08. bookashade.com TT
2 MIN RODEO Il disco che hai ascoltato di più ultimamente? ARNO KAMMERMEIER Ma Fleur, Cinematic Orchestra R Il primo che hai comprato AK Non potevo permettermi di comprare album, così il mio primo disco
è stato il singolo Le Freak degli Chic, era di seconda mano, preso in un negozietto di fronte al supermercato dove mia madre faceva la spesa R La colonna sonora dei primi baci AK Qualsiasi cosa degli Smiths e dei Cure, all’epoca eravamo dei new wavers! R Chi ti piaceva quando avevi quindici anni? WALTER MERZIGER Per l’appunto new wave, qualsiasi cosa UK primi anni 80: Soft Cell, New Order, Depeche Mode… R Cosa ascolti più frequentemente adesso WM Hercules & Love Affair R Il cantante più sexy di sempre WM David Bowie R La cantante WM Cat Power R Una colonna sonora per fare l’amore AK Dipende… Se è notte fonda Midnight Radio di Bohren & Der Club Of Gore R La domenica mattina AK Un album intitolato Bossa Marley, bossa nova cover version dei pezzi più famosi di Bob Marley. Un po’ troppo easy listening ma adorabile R Il programma radiofonico preferito WM Pete Tong BBC Radio 1. Lo seguo da sempre per la sua curiosità verso le novità R Se dovessi salvare solo un disco WM I miei dischi in vinile dei Kraftwerk, comprati anni fa R Il tuo artista italiano preferito AK Italoboys, su Get Physical R Una canzone per il 2008 AK L’album nuovo di M.A.N.D.Y. R La cover version preferita WM Heartbeats di Josè Gonzales rifatta da Gonzáles R La tua copertina preferita AK Destroy Rock’N’Roll di Mylo R Il concerto più bello che hai visto WM U2, epoca Achtung Baby Tour, 1992. Fu una delle esperienze più emozionanti della mia vita R Una passione AK Provare a trasmettere gioia a me stesso e al prossimo R Propositi per il 2008 WM Stare in salute e cercare di essere felice.
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
musica/93
MARTINA TOPLEY BIRD Chiamatemi Lady Vendetta Intervista LEO MANSUETO Fotografia MASSIMO PAMPARANA
I capelli sono cambiati – una cascata di treccine e boccoli decolorati al posto degli scuri dread di un tempo – ma la voce è rimasta quella, inconfondibilmente la stessa. The Blue God è l’esuberante album che quest’anno ha segnato il ritorno in scena di Martina Topley Bird, sempre più decisa a tracciare e rivendicare un percorso del tutto personale, fra tentazioni soul, psichedelia, blues, e l’idea di un pop, come lei stessa lo definisce, “noir futurista”. Folgorata all’età di 12 anni da un concerto degli islandesi Sugarcubes, la prima band di Bjork, Martina è stata compagna, musa e alter ego femminile di Tricky, nonché voce celestiale al servizio di Maxinquaye (1995) e di altri album con cui l’ex-Massive Attack ha ridefinito il suono trip-hop. Sono poi arrivate le collaborazioni, tante e importanti (da David Holmes a Mark Lanegan ai Gorillaz), e il suo primo album solista, Quixotic (2003). Ma è il nuovo disco quello che, archiviato definitivamente qualsiasi rapporto con Tricky, inaugura la nuova vita artistica di Martina Topley Bird. martinatopleybird.com
— A cosa si deve il gap di 5 anni fra il tuo precedente album e il nuovo? Quixotic era un lavoro estremamente eclettico, una sorta di mosaico di tutte le mie influenze. Il nuovo album, invece, volevo che fosse più omogeneo, e prodotto da una sola persona. Sono stata alla ricerca del produttore più adatto fi no al 2005, quando ho proposto il lavoro a Danger Mouse e lui ha accettato. Alla fi ne del 2005 abbiamo cominciato a lavorare al nuovo disco. Stufo dell’Inghilterra, dove aveva appena fi nito l’album di The Good, The Bad and The Queen, mi ha chiesto di raggiungerlo a Los Angeles e registrare lì il mio disco. Ci è voluto più di un anno per terminarlo perché nel frattempo Danger Mouse ha dovuto dedicarsi a diverse altre produzioni. The Blue God è pronto da Aprile dello scorso anno, ma è uscito solo oggi per le inevitabili lungaggini discografiche… — In un’intervista hai detto che la tua carriera è una continua attesa delle persone giuste con cui lavorare. Pretendi molto dai musicisti che lavorano con te? No, non credo di essere particolarmente esigente. Diciamo che la compatibilità è la prima cosa che cerco nei musicisti con cui lavoro. Sentire che sono compatibili con me è già un buon inizio. Credo sia la base per instaurare una relazione fondata sul rispetto e la fiducia. — Vai spesso in America? Abbastanza, anche perché mia madre è americana e tutti i miei familiari vivono lì, compresa mia figlia (Mazy, 13 anni, nata dalla relazione con Tricky, ndr). — Che opinione ha tua figlia della tua musica? Ha convissuto con le canzoni di questo nuovo album per un anno intero. Recentemente sta riscoprendo anche il primo disco che da piccola giudicava deprimente. Ora che è una teenager le piace di più, sarà forse perché agli adolescenti piace la “miserable music”! (ride, ndr) — Hai un rapporto sereno col tuo passato, per esempio con le cose fatte assieme a Tricky negli anni 90? Non mi sono mai sentita completamente a mio agio con le cose che facevo in quel periodo. Sono molto più in pace col presente, mi sento davvero orgogliosa delle cose che faccio oggi. E comunque rispetto le scelte che ho fatto nel passato perché, sebbene non sempre in linea con la mia personalità, era giusto azzardarle. Di tanto
in tanto mi piace riesumarle e vedere quanto ero diversa e come diverso era il mondo che avevo attorno. — Chi è il “Dio Blu” che dà il titolo al tuo nuovo album? È una sorta di simbolo. Viene fuori dal testo di Phoenix, la canzone che apre l’album. Non so, molto spesso si è attratti dalle cose per la loro semplicità e la loro immediatezza più che dal loro possibile significato recondito. The Blue God è qualcosa di misterioso tanto quanto il titolo dell’altro album, Quixotic, un nome inesistente in qualsiasi vocabolario. Le parole misteriose hanno un forte fascino, anche perché puoi caricarle di qualsiasi significato. The Blue God suona anche a me come qualcosa di misterioso. — Nel nuovo disco sono ancora più espliciti i riferimenti al R&B e al soul delle origini. Sono tutte influenze che arrivano dal tuo background familiare? Credo di sì. I miei viaggiavano molto e compravano molti dischi durante le loro vacanze. Vivendo a Londra, poi, sono cresciuta a contatto con culture e stili musicali diversi. Sly and The Family Stone sono stati una delle band che ho ascoltato di più nell’adolescenza. E anche oggi, se dai un’occhiata alle playlist nel mio computer, le canzoni più ricorrenti sono quelle di Al Green e Otis Redding. — Che ne pensi del recente soul revival inglese? Da un lato, specie all’inizio, il fenomeno mi divertiva perché ricalcava la musica americana che ho amato di più. Dall’altro lato però faccio fatica a capire la direzione che questa ondata di vocalist può prendere. È musica che non esprime nulla di nuovo. Amy Winehouse fa molto bene le sue cose, ma musicalmente non le trovo particolarmente entusiasmanti. — Che rapporto hai con il cinema? Con quale regista ti piacerebbe lavorare se ne avessi l’occasione? I video girati per questo nuovo album hanno rappresentato una bella opportunità per misurarmi con alcuni aspetti tipici del cinema. Adoro il lavoro svolto dal coreano Park Chan-Wook in Sympathy for Lady Vengeance. È un fi lm il cui spirito di rivincita ha esercitato una grande influenza sul mio nuovo album. È il genere di storia per la quale sarei felicissima di indossare i panni dell’attrice protagonista •
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
94 /musica
BAT FOR LASHES Polvere di Venere Le inquietanti favole dei fratelli Grimm, il mondo onirico di Kate Bush e quello alieno di Sun Ra, la filosofia junghiana, l’ancestrale magia dei riti pagani, l’antica arte del face-painting. Sono l’humus sul quale Natasha Khan, classe 1979, sangue pakistano e passaporto inglese, ha costruito la propria identità di artista. Che prevede, fra gli altri, il mestiere dell’eccentrica/angelica cantante e polistrumentista che sotto il nome di Bat For Lashes si è rivelata 2 anni fa con l’album Fur and Gold. Un tempo maestrina d’asilo e oggi fascinosa erede di una stirpe di “powerful women” che parte da Cleopatra e passa per Nico, Jane Birkin e Siouxsie, Natasha vanta una lista di fan eccellenti, da Thom Yorke a Devendra Banhart e Jarvis Cocker. La scorsa estate, accompagnata dalla sua backing band, i Blue Dreams, ha girato in tour al seguito dei Radiohead. A Milano c’eravamo anche noi ad aspettarla… Intervista LEO MANSUETO Fotografia MASSIMO PAMPARANA
batforlashes.com - myspace.com/batforlashes
— Ti senti più una musicista o un’artista visiva? Credo che esista una relazione simbiotica fra i due ruoli e che entrambi mi appartengano. Quando ero più piccola svolgevo le mie attività creative separatamente. Suonavo il piano e scrivevo canzoni nella mia stanza, cantavo in giardino e dipingevo a scuola. Crescendo ho sentito il bisogno di mettere tutto assieme, di combinare e lasciare interagire le cose secondo criteri, come si dice, multimediali. Sono convinta che la creatività possa manifestarsi in qualsiasi cosa fai, che sia cantare o dipingere la tua faccia o i muri di casa. — Le favole dei fratelli Grimm sono sempre in cima alla lista dei tuoi libri preferiti? Più che le favole dei fratelli Grimm amo la letteratura antica, quella barbarica, i racconti pagani. Uno dei miei libri preferiti di sempre è Women Who Run with the Wolves (Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés, ndr), contiene riferimenti al pensiero di Jung e offre chiavi per interpretare tutte le favole prima che diventassero oggetto di censura e standardizzazione. Un altro libro rivelatorio è stato Victor Hugo’s Conversations with the Spirit World di John Chambers (Conversazioni con l’Eternità, ndr): spalanca un universo completamente nuovo. — Da dove arriva la tua passione per le favole? Sono cresciuta sotto l’influenza costante delle favole. Da piccola mio padre me ne raccontava di continuo e siccome lui era molto religioso, le sue erano ricche di simboli e metafore primitive. Crescendo ho sviluppato una naturale passione per i libri mistici e i racconti di magia, libri che hanno contribuito a ravvivare i miei sogni che sono poi il nutrimento principale di tutto quello che scrivo e creo. Lo faccio seguendo un processo molto intuitivo. Tutto quello che rappresento nei miei spettacoli, che siano animali, regine o giullari di corte, è sempre originato dai sogni che faccio. In poche parole, racconto i miei sogni. E lo faccio sforzandomi di dar loro un senso narrativo e una valenza metaforica. — Nella tua musica e nei tuoi spettacoli è sempre molto presente un elemento “dark”. Cosa ti affascina del buio? Penso che abbia a che fare col mio bisogno di introspezione, con la necessità di stabilire un contatto col mio subconscio. L’oscurità è una bella dimensione perché significa equilibrio fra la notte e il giorno. Serve a stabilire un contatto più forte con noi stessi, con gli altri e con il nostro pianeta. — C’è un luogo o un momento particolare della giornata in cui la tua attività onirica è più fervida? Il posto ideale è dove c’è quiete, dove posso sentirmi totalmente a mio agio. Quando sei in viaggio per molto tempo i collegamenti con il tuo subconscio sono disturbati dal rumore di fondo e i tuoi sogni rimangono inascoltati. Quando sei a casa, nella pace della tua dimora, le voci dell’immaginazione riescono a farsi sentire con maggiore chiarezza. Soprattutto la notte. — Com’è stata la tua infanzia? Segnata da elementi radicalmente opposti. L’occidente e l’oriente, sogni e misticismo contro pratiche religiose, le campagne della periferia inglese e i suoni del deserto pakistano. Tutto questo ha contribuito molto allo sviluppo della mia immaginazione. — In un’intervista hai detto che le cose che risuonano dentro di te hanno a che fare con i tuoi antenati o con le tue esperienze in una vita passata. Credi nella reincarnazione? Cosa pensi di essere stata in un’altra vita? Non credo nella reincarnazione così come è comunemente intesa, con la morte e il giudizio del karma che determina la tua vita successiva. Mi piace invece pensare a noi tutti come atomi che vibrano, energie destinate a trasformarsi in qualcos’altro. Cosa sono stata in un’altra vita? Forse una regina o un pianeta… magari Venere!
— Il tuo compagno è di Brooklyn ( Will Lemon dei Moon and Moon, ndr), il tuo idolo assoluto è Lou Reed e i tuoi libri e i tuoi film preferiti sono americani. Si direbbe che hai più confidenza con la cultura a stelle e strisce che con quella europea… No, non credo sia così. Mi sento orgogliosa di essere europea. Della cultura americana moderna mi attrae l’aspetto naive, quello che ho trovato nei Nirvana e i Sonic Youth, in Neil Young, Joni Mitchell, in Woodstock, negli hippies, nella beat generation. Sono però cresciuta in un’area dell’Inghilterra ricca di verde e di culture diverse, tutte legate alla storia inglese, con i suoi re e le sue regine, la natura e il paganesimo… — A guardarli da qui come ti sembrano i giorni in cui lavoravi come maestra d’asilo? Bellissimi. Quello era il mio lavoro durante la settimana. Nei weekend invece restavo a casa a scrivere canzoni o tenevo i miei primi show. Avevo già ottenuto il diploma in musica e arte visiva, insegnare ai bambini mi serviva a pagare le bollette. Allo stesso tempo si è rivelato essere il lavoro più bello e gratificante che potessi immaginare. È straordinaria la libertà mentale dei bambini, la loro capacità d’immaginazione non ha eguali. Adoravano i racconti pieni di fantasmi, streghe, robot e sirene. Mi mancano molto i bambini. Mi rifarò con i miei, quando li avrò… — Oltre a cantare, suoni moltissimi strumenti. Ce n’è uno che preferisci su tutti? Adoro suonare l’autoharp (una sorta di cetra, ndr) perché ha un suono stupendo, ha 36 corde che possono essere pizzicate o anche suonate come una chitarra, con un plettro. Ma il mio più vecchio amore resta il pianoforte. È uno strumento col quale posso andare avanti a suonare per ore e ore, fi no a perdermi. Magari la notte, in compagnia di amici coi quali condividere lo sgabello, improvvisare, lasciarsi andare al potere incantatore della musica. — Chi disegna i tuoi abiti? Non ho nessuno stilista o sarto personale. Mi piace comprare i miei vestiti ai mercatini o nei negozi dell’usato. Sono indumenti vintage che mi diverto a combinare fra loro a modo mio. — Secondo te chi è o chi è stato l’artista che ha saputo celebrare il miglior matrimonio fra musica e immagine? Sul fronte maschile direi David Bowie ai tempi di Ziggy Stardust: era davvero speciale. Sul versante donne c’è meno scelta ma non posso non citare Bjork, lei è davvero su un altro pianeta. Ogni suo album è visualmente rappresentato in maniera incredibile. — Immagina che ti venga proposto di comporre una colonna sonora. Devi scegliere fra un film di Tim Burton, uno di David Lynch e uno di Richard Kelly… Adoro Tim Burton, ma col tempo si sta ripetendo molto, sembra prigioniero di un cliché. In quanto a David Lynch mi piace il suo onirismo ma troppo spesso l’assenza di una vera struttura narrativa rende i suoi fi lm troppo frammentati. Amo il Lynch di Cuore Selvaggio e Lost Highway ma la mia preferenza andrebbe probabilmente a Richard Kelly. Adoro le musiche del suo Donnie Darko, canzoni pop degli anni 80 che funzionano perfettamente nel fi lm. — Qual è la tua attuale colonna sonora? Una canzone dei primi anni 90 dei Dead Can Dance, si intitola How Fortunate The Man With None. Mi piacciono poi gli Amazing Baby, sono molto amici dei MGMT, e sono di Brooklyn. E ancora, Bon Iver, un cantautore del Wisconsin, voce e chitarra. Nel suo album c’è un brano straordinario, si intitola The Wolves (Acts I & II). E sì, ho un debole per i lupi! • Qui in alto 4 immagini dal video “What’s a Girl to Do” © Emi Record Ltd.
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
Abito Romance Was Born romancewasborn.com. Hair e make-up Sara De Chirico/Greenapple, con prodotti Pantene per i capelli e MAC per il trucco.
musica/95
RODEO M AGA ZI N E SETTEMBRE
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EGOKID Dalla parte di chi ci sta Affermiamolo subito: gli Egokid sono bravi, freschi e capaci di confermare con il loro Minima Storia Curativa (Aiuola Dischi/Self) che questo è un periodo felice per lo stato del pop italiano. Amor Fou, Baustelle (è l’anno della loro consacrazione), Il Genio, Le Luci della Centrale Elettrica, Superpartner… sono le punte di diamante di una scena che sa essere contemporanea nel sound, con un perfetto mix di indie pop UK/USA, e regalare canzoni d’autore nel miglior stile italiano. Gli Egokid arrivano a questo splendido disco dopo un lungo percorso iniziato nei primi anni del nuovo millennio, passando attraverso new wave, pop orchestrale e lounge di matrice purissimamente anglosassone. Diego Palazzo – anche nostra penna nelle pagine musicali – e Piergiorgio Pardo sono l’anima (tutti e due cantano e scrivono) di questa band milanese che oggi si è rinnovata nei componenti e nella mentalità. Passando dal cantato in inglese all’italiano con sprazzi di genialità compositiva (L’orso, con ospite Francesco Bianconi, degli amici Baustelle) e una moderna ricerca nei testi che sa ripescare una ironica gioiosità nel quotidiano e permettersi pillole di filosofia postmoderna. A voi, gli Egokid. Intervista TOMMASO TOMA Fotografia SILVIA TENENTI
myspace.com/egokidit
— Minima Storia Curativa colpisce al primo ascolto per la brillantezza dei testi, ci spiegate come sono nati? Diego Palazzo Come si può intuire dal titolo del disco, i pezzi hanno una struttura diaristica. Non volevamo essere altamente poetici o particolarmente originali o eccentrici, volevamo e vogliamo raccontarci con chiarezza. Una ricerca di lucidità probabilmente dovuta anche al fatto che non ho più vent’anni. Adesso le nostre canzoni hanno, o dovrebbero avere, più “sostanza”. Non contengono messaggi tout court, ma le parole svelano piuttosto una “morale parziale” che non vuole essere per forza scomoda. — Mi sembra che questo vi accomuni ai Baustelle. Francesco Bianconi riesce a portare nelle sue canzoni una “moralità” più che tentare di stilare un “manifesto” generazionale, un’attitudine che è al contrario molto diffusa tra alcuni artisti italici… Piergiorgio Pardo Per trovare tracce di morali positive nei testi italiani si deve andare indietro nel tempo. Penso a un certo Dalla e sopratutto a Battiato. Noi ci sentiamo più vicini a questa scuola, che parte da storie personali cercando il più possibile un’intesa con l’ascoltatore. Certo, nel nostro caso c’è il vissuto specifico di un gay trentenne che vive in una metropoli; che vive i suoi amori, le sue batoste e le sue gioie effi mere. Per questo Diego ti parlava con estrema onestà di “morale parziale”… Diego Palazzo Tornando ai manifesti creati ad hoc di cui parlavi, devo ammettere che agli inizi portavamo lo status di gay come un vessillo anche politico. Cercavamo di utillizarlo anche in maniera un po’ “terroristica”. Nel nuovo disco, canzoni come La donna schermo e Arbasino sono canzoni dichiaratamente gay, ma con più leggerezza. Sono delle storie con un piglio vagamente radical chic e autoironico. Anche se siamo perfettamente consapevoli di essere in Italia con tutte le sue remore culturali e politiche nei confronti della comunità omosessuale. — Torniamo ai Baustelle. Francesco Bianconi è nel disco nella deliziosa L’orso. Il suo è un intervento atipico… Diego Palazzo È vero, canta solo nei primi 10 secondi… È nato tutto in amicizia. Francesco ci ha seguito nel passaggio da indie band con testi in inglese a vero e proprio gruppo pop italiano. Ci ha aiutato a mettere a fuoco quello che volevamo dire con le nostre canzoni, era quindi naturale che una persona così vicina fosse “fisicamente” presente nel disco con un insolito cameo. Piergiorgio Pardo Ci sembrava giusto che Francesco intervenisse proprio in un brano gay, proprio lui, estraneo a questa comunità. L’orso parla di tutti i clichè
della comunità gay, ma è anche una critica bonaria all’inevitabile sindrome da clichè che avvolge tutta la società. — Altri personaggi che avreste voluto coinvolgere nel disco? Diego Palazzo Domanda originale. Sto scrivendo un pezzo che si intitola Musica mobile, un gioco sulla musica scaricabile, ma anche sulla musica con testi qualunquisti, intrisi di messaggi rivolti ai giovani tutti, senza alcuna distinzione, senza profondità o vere connessioni. Come spesso accade nell’hip hop italiano dell’ultima generazione, decisamente ridondante di toni retorici. Mi sarebbe piaciuto coinvolgere un rapper, il tipo dei 99 Posse (Luca Persico, 0’ Zulù, ndr) che è sparito dalla circolazione… e fargli recitare un testo di Pasolini. Dietro a questa motivazione c’è anche un ardore politico che non mi si è ancora spento dentro… Con un intervento così esorcizzerei anche la mia idiosincrasia nei confronti del rap e dell’hip hop... non proprio il mio genere preferito. Piergiorgio Pardo Io invece avrei già pronto un brano per Faust’O. Adoro lui e la sua musica. E, escludendo un personaggio musicale, non sarebbe male coinvolgere proprio Alberto Arbasino, visto che gli abbiamo dedicato un brano, e poi Marco Mancassola, un nostro amico scrittore che sarebbe bello avere con noi. — È inconsueto, guardando al panorama italiano, anche il vostro modo di cantare: aperto, con grande attenzione alla melodia, ma con le parole scandite molto chiaramente. In particolare Piergiorgio, tu mi sembri molto attento a seguire questi principi. Piergiorgio Pardo Hai ragione, adesso prestiamo molta attenzione a come cantiamo, anche perché siamo coscienti che cantando in italiano ogni parola è immediatamente comprensibile a tutti e ha un suo peso specifico. Io personalmente mi rifaccio ad alcune grandi voci, anche anglosassoni, come Marc Almond, il compianto Billy MacKenzie degli Associates (storica band inglese post punk/new wave, ndr), Patty Pravo e Billie Holiday. — Tre, quattro dischi da affiancare idealmente al vostro... Diego Palazzo Okay, facciamo due a testa… La voce del padrone di Franco Battiato e La malavita dei Baustelle. Piergiorgio Pardo Il doppio The Best degli Smiths ci starebbe bene, poi un disco anni 70, magari i Caravan di Golf Girl... per adesso meglio For Your Pleasure dei Roxy Music. Diego Palazzo Bravo Piergiorgio, anche perché un tocco di glam rock nella nostra band non manca mai •
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98 /performance L’ITALIA DEI TEATRI
Manifesto. Progetto Urlo. Tra la fine di Settembre e i primi di Ottobre, a Prato e nei dintorni, vi capiterà, forse, di imbattervi in facce che urlano stampate su enormi cartelloni, all’imbocco dell’autostrada come in città. A gridare, su richiesta, sono stati un po’ tutti – performer, artisti e gente comune fermata per strada. Ora, le urla immortalate, mute e grandi, parlano senza retorica e senza stile “di rivolta o tormento, di distanza o vicinanza dalle cose di questo mondo”. Dal 29 Settembre al 13 Ottobre. kinkaleri.it Art Fall parte il 14 Settembre, dura fino al 13 Dicembre, e porta nella nobile e tranquilla Ferrara tante cose per nulla scontate: si sperimenta nel campo delle arte visive, del live set e della performance. Tra l’altro: Stillivingrooms di Mirco Santi e Andrea Belfi: tra audio e visuale per rileggere lo spazio di una casa (4-5/10). Pletora di Zapruder Filmmakersgroup, per un’esperienza percettiva insolita tra vista e tatto (18-31/10). Sound Dissection II con Eran Sachs, eRikm, Toshimaru Nakamura e Giuseppe Ielasi per un pomeriggio intero tra performance e musica elettronica davvero ricercata. xing.it ferrara.comune.fe.it
Con lieve mani “1 Rompere il cerchio stretto del proprio pensiero. 2 Adagiarsi in un luogo artistico altrui. 3 Riuscire ad abitarlo con creature adatte a quei segni. 4 Restituire l’anima dinamica di ogni opera. 5 Riprendere alla fine tutto di nuovo, come in un sogno, dietro al tempo”. Cesare Ronconi con Sabrina Mezzaqui e Lievi Mani, il 20 Settembre alla Galleria Continua di San Gimignano (SI).
Dewey Dell, “Kin Keen King” Fotografia: Demetrio Castellucci
TEATRO OSPITALE 3 OTT Quelli di Fies Factory One – Sonia Brunelli, Francesca Grilli, Dewey Dell, Pathosformel, Teatro Sotterraneo (gli artisti) e Virginia Somadossi (la producer) – lavorano ormai da un anno: secondo una strategia creativa e produttiva nuova (specialmente in Italia!). In tante direzioni, in luoghi diversi e, soprattutto, senz’obbligo di mettere in scena risultati. All’inizio di Ottobre scelgono però di manifestarsi al pubblico durante tre insolite giornate (dal 3 al 5): non un festival né un premio, non una vetrina né una residenza chiusa. Ognuno degli artisti – o compagnia – abiterà, letteralmente, una stanza della Centrale Fies e, in questo spazio personalizzato della “casa base”, inviterà degli ospiti. Per ora hanno il velo, ma pare che anche qui stiano le piacevoli sorprese! E noi spettatori? Invitati, noi pure, a godere della compagnia di ospitanti e ospitati.
in giro non passa. Chi opta per micro-viaggi a spasso per la penisola ha buone possibilità di incontrare, per strada, in piazza, volendo in un teatro, manifestazioni pubbliche dell’ultima danza, curiosi e suggestivi esperimenti nel campo delle arti performative. Potrebbe trattarsi di Danza Urbana (Bologna, 1-13/09), di una parentesi sgargiante tra yoga e colore aperta dalla performer Francesca Proia proprio sotto le due torri, o di due sposi che percorrono danzanti le viuzze del centro per la Compagnia Aldes/Castello o, ancora, di quelli di Retouramont che stanno allegri e appesi sulla vela del nuovo palazzo comunale. Potrebbe trattarsi di Ammutinamenti (Ravenna, 6-26/09), di uno dei giovani artisti italiani selezionati dalla coraggiosa Vetrina Danza D’autore 08 e presentati tra i fascini delle Arteficierie Almagià, come di uno degli ospiti stranieri invitati a rileggere la Darsena. Ma potrebbe anche essere Es.terni (Terni, 18-28/09): all’ex stabilimento chimico Ex Siri come alla galleria civica, nella biblioteca comunale, come alla caffetteria Placebo, e persino dal parrucchiere, per imbattersi nelle ultime creazioni dei nostri emergenti (Cosmesi, Antonio Tagliarini, Francesca Grilli, Sineglossa) o recuperare spettacoli che d’inverno son sfuggiti (Haircuts by Children di Mammalian o Diving Reflex di Darren O’Donnell). Ancora, potrebbe essere la Romagna, allegra e introspettiva assieme, potrebbero essere i giorni di Ipercorpo (Forli, 18/09-5/10 ) per intraprendere uno dei 4 sentieri previsti dal programma di quest’anno: se imboccate quello “musicale”, allora Agf/Delay, Emidio Clementi, Faz; se percorrete quello “circense” (in senso molto lato), allora Muta Imago, Teatro Sotterraneo, Teatro Valdoca; se capitate in quello battuto dal Gruppo Nanou, allora potreste trovarvi a un grande, pubblico, pranzo, in piena armonia con il principio ispiratore del loro progetto Aksè che libera energie da dedicare allo sviluppo creativo senza assilli produttivi, all’approfondimento, allo scambio. Enjoy. danzaurbana.it cantieridanza.org exsiriterni.it cittadiebla.it
Valentina Ciuffi
centralefies.it VC
galleriacontinua.com - teatrovaldoca.it
Incanti – Rassegna Internazionale di Teatro di Figura – è a Torino dal 30/09 al 9/10. Allora ombre, marionette, burattini, ma anche spettacoli teatrali attorno ai fascini della silhouette. Noi diremmo Pleura, della Compagnia Sineglossa, il 2 Ottobre al Teatro Vittoria.
Dal film “Amour Neutre” © Pierre Coulibeuf
Il Grand Theatre è luogo prezioso, un ottimo punto di vista e una linea artistica eccellente. Si trova a Groningen, nel nord dell’Olanda e nella piazza centrale, da sempre, invita giovani compagnie per residenze e presentazioni: la fortunata ospite di Settembre (17-28/09) è Sonia Brunelli, con il suo nuovo lavoro Barok in collaborazione con il regista Simon Vincenzi. grand-theatre.nl
Dance Umbrella E se 30 anni per un festival non sono pochi, Dance Umbrella (Londra, 30/09–8/11) è tutt’altro che sfiorito: è denso, fresco, fatto di nomi importanti e di recenti scoperte, di operazioni gigantesche e di piccole preziose performance. Dalla storica compagnia di Merce Cunningham al giovane portoghese Tiago Guedes, ai suoi mondi costruiti tra forbici e fogli di giornale. Da Jonathan Burrows, che torna al suo seminale The Stop Quartet (1996), alla promessa italiana Letizia Renzini. Da Overture 2012 di Royston Maldoom, che coinvolge 120 baby ballerini, a Toilet Tango di Rodrigo Pardo, che occupa 10 minuti e un bagno di un mq. danceumbrella.co.uk
(Valentina Ciuffi)
CROSSING THE LINE A NEW YORK 16 SET Se per le strade della Grande Mela, al supermercato come in lavanderia, c’è Biancaneve, è perché Catherine Baÿ, con The Snow White Project, vuole stravolgere un’impeccabile immagine disneyana. Se Jérôme Bel ha deciso di tenere una lecture, invece di mettere in scena la sua The Last Performance, è perché gli è parso che la sua opera fosse stata travisata. Se due camici con le maniche legate danzano assieme mossi da un gruppo di ventilatori, è perché Christian Rizzo ha immaginato e dato forma alla performance leggerissima e suggestiva che li vede protagonisti (100% Polyester). Se in While We Were Holding It Together di Ivana Müller 5 persone tengono in mano un manifesto con la fotografia delle loro gambe a coprire i volti, è perché gli spettatori inizino a farsi mille domande stimolanti e senza risposta. Se tutti questi interessanti autori sono a New York è perché c’è Crossing the Line (16 Settembre – 5 Ottobre): un po’ americano e un po’ francese, organizzato dal French Institute Alliance Française (FIAF), ci tiene a presentarsi come un evento cross-culture; a noi, prima di tutto, sembra un gran buon festival, e se questa è appena la seconda edizione, speriamo ce ne siano ancora! fiaf.org/events/fall2008/2008-09-crossing-the-line.shtml VC
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Ammutinamenti Festival, Ammutinamenti al porto di Ravenna. Fotografia: Biserni
1 SET Settembre dei rientri – ma anche – a Settembre, la voglia di stare
10/DISCHI Solo per voi, ogni mese, una selezione di dischi, i migliori, che muovono aere (e sederi) qui a Rodeo. delle migliori produzioni Metro Area. Ruthless City e City of Smoke and Flame oscillano, grazie alla voce di Jeremy, tra pop electro anni 80 e soul contemporaneo. Bentornato. environrecords.com TT
OMARA PORTUONDO E MARIA BETHANIA OMARA PORTUONDO E MARIA BETHANIA Montuno/Family Affair
THE COOL KIDS THE BAKE SALE EP XL/Self DISCO DEL MESE Il trapassato futuro dell’hip hop
– electro-pop hip hop – in 30 minuti 30. Niente gangsta, daisy, booty, Malcolm X e Farrakhan. I Cool Kids sono già celebrità via Myspace e per i live anche di supporto a M.I.A. Come gira la musica qui e ora? Internet e concerti. Come dicono gli indie kids? “Sono uncool da molto prima che essere uncool diventasse cool”. I due ventenni di Chicago-Detroit, rimano sui loro tagli di capelli, un argomento finora riservato a rasta e rockabilly. Cantano di sé e del loro stile neo-retro: qui non esistono contrari, tutto è positivo. Leggeri, esilaranti, ballerini; contenti. Hanno la freschezza dei De La Soul, con tanto di cut & paste, ma rubano le loro ragionatissime sequenze basso/batteria ai tardi anni 80 di LL Cool J e di Eric B & Rakim. Ma suonano nuovissimi. L’autunno 2008 è loro. myspace.com/thecoolkids Sibilla Gentile
COSTANZA SONIC DIARY Zerokilled Music Costanza Francavilla, romana stabilitasi a NYC, è stata per molto tempo accostata a Tricky, per un sodalizio artistico e amoroso. Ora sono solo buoni amici. Lei ha finalmente deciso di raccogliere in un cd dalla durata omerica le sue migliori produzioni. Il risultato è un ipnotico disco di beats secondo la migliore tradizione trip hop, con inaspettate e riuscite cover: Rino Gaetano, Johnny Cash, Fugazi. E nonostante Sonic Diary sia davvero una “raccolta”, è un album di lucida coerenza artistica. Idee chiare e ben realizzate, roba rara in Italia, anche perché Costanza sa cantare in un inglese perfetto. Intervista il mese prossimo. costanza.tv Tommaso Toma
MORGAN GEIST DOUBLE NIGHT TIME Environ/Audioglobe La mente del duo newyorkese Metro Area (aspettiamo da anni il seguito del loro album di debutto) ha passato un brutto periodo. Come succede per gli artisti, la migliore via per esorcizzare la negatività degli eventi è tirar fuori un’opera, possibilmente convincente. Così è nato questo stilosissimo album di boogie-italo disco, arricchito dalla voce di Jeremy Greenspan, elegante electro crooner dei canadesi Junior Boys. Detroit, Nocebo, Lullaby possiedono i timbri e i colori scuri e romantici
La Portuondo è da 50 anni che è una stella. A est di Cuba ce ne siamo accorti tutti definitivamente con Buena Vista Social Club. No, non scappate, questo disco è anche per chi è convinto che “quelle cose” non gli piacciano. La Bethania è anche lei una stella. Prima tropicalista, al pari di suo fratello Caetano Veloso, poi con dischi di riscoperta della tradizione brasiliana. Qui cantano in intimità, ma la musica che arriva dalle loro voci non ha niente di intimista; è di una profondità di sentimenti che porta dolcemente e inesorabilmente altrove, al centro disorientato dei desideri. Dove vorremmo stare sempre e non arriviamo mai. montuno.com mariabethania.com.br SG
RAFTER SWEATY MAGIC Asthmatic Kitty/Goodfellas
Rafter Roberts è un altro piccolo genio del fai da te del pop elettroacustico. Dopo Yacht e White Williams, questo ragazzo californiano pel di carota che sprizza humour da ogni nota, si impone con Sweaty Magic. Un “disco d’amore” come lui tiene a ricordare, visto che si è recentemente fidanzato. Ma avete mai sentito love song decomposte, sconnesse come queste? Sassy cita Daft Punk e il Prince di 1999. Salt è un gioco funk sexy singhiozzante, e così Heat. Neanche Beck ha avuto il coraggio di andare tanto oltre quando citava la musica afro americana. Magic è un irresistibile mash-up tra Tecnotronic e Aerosmith. Il brano capolavoro è Juicy, unica vera love song in senso tradizionale. Forse ci inganna la soave chitarra acustica ma poi entrano vocoder e un crescendo di beats trascinandoci da un chiosco di rose rosse a una pista da ballo. Troppa carne al fuoco? E pensare che il disco dura pochissimo. Audace. myspace.com/rafterroberts TT
RODRIGUEZ COLD FACT Light In The Attic/Goodfellas Folk, funk, soul. Un gioiello della controcultura americana con una strana storia. Oggetto di culto, più volte ristampato in Australia e Sud Africa da quando è apparso nel 1970, Cold Fact è il primo disco dell’eccentrico Sixto (di sei fratelli) Diaz Rodriguez, messicano di Detroit. Un poeta-menestrello – c’è chi lo paragona a Dylan – che ha scritto pochissime canzoni e solo un altro disco e poi è scomparso per fare un mestiere come un altro e occuparsi di moglie e figli. Sugar Man, l’invocazione psichedelica che apre il disco, è un classico immediato. La seguono 11 gemme screziate di boogie (Only Good for Conversation), arrangiamenti orchestrali (Crucify Your Mind, Forget It), chitarre fuzz.. Tutto all’essenziale e una gran voce. Imperdibile. sugarman.org SG
SEU JORGE AMERICA BRASIL - O DISCO Naïve/Self
Seu Jorge ci rimane simpatico: per la voce maschia ma ironica, le apparizioni cinematografiche nel memorabile City Of God e ne Le Acquatiche Avventure di Steve Zizou, dove cantava alcune delle più belle canzoni di David Bowie in portoghese. Ora arriva America Brasil, incandescente fusione tra “samba dance” (come lui la definisce) e umori funk. Una naturalezza estrema, la scioltezza che dovrebbero avere le gambe seguendo il colorato spettro sonoro di queste tracce ricche di violini, ukulele, scivolate di armonica a bocca e mille strumenti tropicali. Forse l’estate ce la stiamo lasciando alle spalle, con Seu Jorge possiamo farla vivere più a lungo. cafune.com TT
SEUN KUTI + FELA’S EGYPT 80 MANY THINGS Tot Ou Tard/Goodfellas
L’Africa è in fiamme negli occhi di Seun Kuti, ultimogenito di Fela, e sul retro del suo primo disco. La band, il groove incessante, i temi, la lingua (il Pidgin English, l’inglese degli africani) sono quelli di suo padre, il re nigeriano dell’Afrobeat. Il comunardo, il poligamo, la voce della protesta pan-africana scomparso 11 anni fa. Many Things è urgente, serrato, perentorio. Seun ruggisce e tiene stretta la sua eredità politica e musicale. Se non si balla (e non ci si incazza) con dischi così vuol dire che si è morti. myspace.com/seunkuti SG
STEREOLAB CHEMICAL CHORD 4AD/Self La band di Tim Gane e Laetitia Sadier pareva essersi arenata. I progetti solisti, il trasferimento definitivo di Laetitia da Londra alla provincia francese sembravano segnali di una parabola discendente degli Stereolab che in una dozzina di album hanno creato con gusto inconfondibile il mix giusto di exotica, psichedelia, progressive rock. Chemical Chord li rivede invece insieme con una vitale e ispirata carica pop: Self Portrait sembra rubata dal catalogo di Bacharach; Neon Beanbag è quasi musica per bambini, la nuova sigla di Fimbles o Teletubbies. Un disco allegro e leggero. La pop art della band anglo-francese ritrova gli stessi ingredienti di sempre. Le dosi shakerate sembrano quelle giuste, anzi perfette. Che sia opera di un riuscito “accordo chimico”? stereolab.com TT
4GOTTENFLOOR THE FORGOTTEN FLOOR Jato
Electro house. Un produttore italiano, Alex Dandi, con la stella della Get Physical, il “nostro” Chelonis R. Jones, New York drama queen, la voce più emotiva della nuova elettronica. Un disco Made in Italy che farà il giro del mondo passando per i club. Una vena dark, come era oscura la new wave. Mr. Jones dà voce al nostro mondo gotico e come in Blind di Hercules & Love Affair l’intreccio di disco music e disperazione mette inquietudine. Tracce dirette alla pista e dritte al cuore (Erasing You, veramente bella, e Gossip Killed J). Cercatelo. darkjatomusic.com SG
Top ANN DEMEULEMEESTER. Reggiseno INTIMISSIMI. Sciarpa HERMÈS. Jeans JOHN GALLIANO. Bretelle DSQUARED2 . Calze FORTE FORTE. Scarpe HOGAN. Bandana NUMBER (N)INE. Berretto KILIWATCH, PARIGI.
SWEET CHILD O’ MINE … fotografia Marcus Mam moda Yoko Miyake
In questa pagina: Gilet HAIDER ACKERMANN. T-shirt FADE. Jeans GF FERRÉ, Collana YOSHIKO CREATION PARIS. Sciarpe (sul polso) HERMÈS. Bracciale DIOR HOMME. A destra: Abito grigio EXTÉ. Top KILIWATCH, PARIGI. Bandana NUMBER (N)INE. Collana YOSHIKO CREATION PARIGI. Bracciale DIOR HOMME. Anello ANNE FONTAINE.
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A sinistra: Abito e jeans MARIOS SCHWAB. Bandana della stylist. In questa pagina: Camicia a quadri DSQUARED2. Top KILIWATCH, PARIGI. Jeans MISS SIXTY. Berretto KILIWATCH, PARIGI. Bandana a stampa floreale della stylist. Collana YOSHIKO CREATION PARIS.
This page: Leather jacket A sinistra: Camicia a quadri by TOMMY Top HILFIGER, DESIGUAL. ANN Cotton shirt by POLO DEMEULEMEESTER. RALPH BandanaLAUREN, della stylist.satin tie by DIESEL, Tie pin own. Opposite page: Instylists questa pagina: T-shirt by CP e Nylon berrettoMackintosh KILIWATCH, COMPANY, Wool and PARIGI. Jeans ACNE. satin jacket by DIESEL, Bandana a stampa floreale Cotton t-shirt and black della stylist. Collana YOSHIKO cotton trousers by SISLEY, CREATION PARIS. Canvas shoes by POLO Sciarpa LAUREN. HERMĂˆS. RALPH
Qui: Camicia di denim KRIS VAN ASSCHE. T-shirt ONITSUKA TIGER. Jeans (vintage) VERSACE da IGLAINE, PARIGI. Bandana della stylist. Bracciale DIOR HOMME. Anello YOSHIKO CREATION PARIS.
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A destra: Giubbotto di camoscio AZZEDINE ALAÏA. Collana YOSHIKO CREATION PARIS. Sciarpa HERMÈS. Hair Romina Manenti /Airport con prodotti Bumble and Bumble. Make-up Julie Nozieres / Artlist. Modella Eva Poloniova / Viva. Assistente al fotoritocco Brice / DDC. Assistente fotografo Florent Christmann. Assistente stylist Farrah Hammadou.
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A APPUNTI A MARGINE DI IVAN COTRONEO
FERMARSI IN TEMPO. Diceva Bonnard che il momento più difficile di tutti, nella creazione, è quello “in cui si ha voglia di continuare ma il vostro mestiere vi suggerisce che un tocco di più al quadro guasterebbe tutto. Bisognerebbe sapersi fermare in tempo.” Una considerazione che sarebbe bello applicare non solo al momento creativo, ma a tutto, alla vita per come la viviamo, alle nostre relazioni, amicizie, amori. Conoscere il momento in cui una frase in più, una considerazione, un’osservazione, un racconto non fanno che rovinare il quadro. Sapere quando una parola è di troppo in una conversazione, una riga superflua in una lettera, una carezza eccessiva, uno sguardo oltremisura. Valutare con il cuore la capienza dei nostri scaffali per intuire quando un nuovo oggetto acquistato è di troppo. Sapere la misura delle cose è un’arte difficilissima, perché la misura delle cose è sempre soggettiva. Ma non sarebbe meraviglioso conoscere comunque il tempo esatto? Rinunciare all’impulso che ci fa credere di non esserci spiegati bene e chiede una riga in più, resistere alla tentazione di restare in una stanza perché non si sa mai cosa potrebbe ancora succedere, uscire da una porta prima di avere detto o fatto qualcosa di troppo. Eppure la vita è rischio, e il rischio non sta mai nella misura, nella cautela, nel perimetro del giusto. Il tratto di pennello superfluo, di cui Bonnard ha tanto timore, è quello che a volte ci dà, se non la felicità, il brivido dell’inatteso. Forse la misura delle cose si ricava sempre dopo, a esperienza avvenuta, quando è tardi per l’azione ma non per il pensiero. E il senso dell’esperienza sta tutto in quell’inevitabile ‘troppo’, che ci fa dannare e che però alla fine ci salva.
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JETLOG AROUND THE WORLD
jetlog.it
MORDI & FUGGI
“Ahi settembre mi dirai / quanti amori porterai / le vendemmie che farò / ahi settembre tornerò / sono pronto e tocca a me / l’aria fresca soffierà / l’armatura non l’avrò / ahi settembre partirò”. Alberto Fortis
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L’IMPRONTA - MANTOVA Mettiamo che, per puro caso, stiate prendendo in considerazione l’ipotesi di recarvi a Mantova nei primi giorni di Settembre. Mettiamo che dopo avere incontrato, sempre casualmente, qualcuno dei vostri scrittori preferiti, vi venga voglia di allontanarvi per qualche minuto da libri e laghi. Mettiamo che a questo punto abbiate anche fame e vogliate gustarvi qualche specialità della cucina mantovana. Eccovi allora un indirizzo sicuro: L’impronta, Via Gramsci 10, Sanbenedetto Po, T 0376 615843. Il resto scopritelo da soli, sarà un piacere.
Shahr Rey, “Young man, three veiled girls on a four-seater motorbike”, 1997. Dalla serie Iran Diary © Abbas/Magnum Photos Tratta dal libro “Iranian Photography Now”, ed. Hatje Cantz, vedi pag. 78
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VEGLIO - CUNEO Inforcate la moto e fate salire in sella anche il vostro partner. Non dite nulla. Prendete la Milano–Genova, poi seguite per Asti Est. Dopo pochi chilometri vi troverete piacevolmente persi fra vigneti e dolci colline. Un paesaggio che descrivere è difficile. Curva dopo curva, le due ruote vi trascineranno in un incantesimo divino. Quando trovate il cartello che indica La Morra, fate attenzione. Una casa gialla, in curva, nasconde un segreto. È un’osteria, con tanto di meravigliosa terrazza sulle Langhe. Da leccarsi i baffi. Da ricordare. Osteria Veglio, Frazione Annunziata 9, La Morra, Cuneo, T 0173 509341.
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CASCINA LANGA - ALBA Fenoglio, nel Partigiano Johnny, scrive di questo posto. Sui muri di questa cascina ci sono scritte che parlano un inglese smozzicato misto a mille dialetti italici, sorta di graffiti globali nati in tempo di guerra mondiale. Qui Manuela ha costruito il suo regno. Un ristorante laddove c’era un fienile; un angolo aperitivo trasparente, sospeso sulle Langhe al posto della stalla; un albergo con pochissime stanze, una spa con hammam nel caso si vogliano ulteriori coccole. Il tutto fra boschi, vigne e noccioleti. Cascina Langa, Trezzo Tinella, cascinalanga.it
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PRINCIPE DI PIEMONTE - VIAREGGIO La blasonata Versilia riposa, adagiata su chilometri di finissima sabbia che accompagnano lo sguardo verso un mare vivo, ondeggiante, impetuoso. Viareggio è una gemma pregiata di questa parte d’Italia. Ora: prenotate una stanza vista mare al Principe di Piemonte, beatevi della lignea hall d’altri tempi, inspirate brezza marina, godetevi la piscina gioiello, respirate la storia discendendo le ampie scale, affacciatevi sull’orizzonte che tramonta mentre ripetete a Voi stessi: sto molto bene. I benefici saranno immediati. Parola di lupetto. Hotel Principe di Piemonte, Piazza Puccini 1, Viareggio, T 0584 4011.
Iceland Airwaves 2008 15 - 19 OT TOB RE
Non è così cara, come tutti pensano, l’Islanda: nella storica indecisione tra modello americano ed europeo – indecisione che caratterizza anche la loro terra a livello geologico – da queste parti hanno scelto di seguire il dollaro USA e con i nostri euro ci si può sentire fi nalmente come a casa. È quindi il momento giusto per volare sin lassù e, trascorsa l’estate, l’occasione può essere la 10ma edizione di Iceland Airwaves festival che a Ottobre aprirà la stagione invernale degli appuntamenti dedicati alle nuove leve del pop e dell’elettronica internazionale. Reykjavik, minuscola capitale che pare un sobborgo chic di Brooklyn più che una metropoli nordeuropea, è letteralmente invasa dai 200 tra gruppi e dj che in 5 giorni si esibiscono in vari club e location. La line-up è di quelle che un po’ ti aspetti da un festival che punta a un pubblico innamorato di nomi e fenomeni nuovi: tra gli ospiti internazionali, i brasiliani CSS con il nuovissimo Donkey, le popstar francesi Yelle che interrompono il tour americano per suonare da queste parti, gli indiscutibili re del clubbing Simian Mobile Disco, gli eroi di casa Gus Gus, gli stilosi nuovi eroi del rock inglese Those New Puritans e le star elettropop emerse direttamente da Myspace Crystal Castles. I protagonisti del festival prendono giustamente possesso dei luoghi simbolo della città: l’Art Museum, la Nordic House di Alvar Aalto e il Gaukurrin, vero tempio del rock locale. Nuovi e nuovissimi nomi da tenere d’occhio? Stando bene attenti a coprirsi dal freddo i wannabies si rincorrono tra i piccoli ma centrali club Nasa e Organ, o su per la via centrale della città (2 km di negozi hip che sembra di essere in Zona Tortona a
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Milano), alla ricerca dei tanti piccoli locali dove si esibisce quel gruppo di cui ancora non avete mai ascoltato una nota, ma di cui tutti parlano un gran bene. Tra questi non perdetevi la gustosa miscela di art & folk rock dei Florence and the Machines che in Inghilterra hanno conquistato gli onori della cronaca musicale già con il primo singolo o l’intimismo dell’islandese Borko, se è quello che vi aspettate di ascoltare da queste parti è qualche figlioccio dei Sigur Ros, e ancora gli indefi nibili Dirty Projectors da Brooklyn che dal 2002 stanno abbattendo le ultime flebili barriere tra melodie e ritmi contemporanei. Tra una movimentata notte e l’altra cercate di godervi gli incredibili paesaggi di quest’isola dove i geyser sono solo l’attrazione per i turisti più superficiali: ghiacciai e distese di torba e lava, incantevoli coste disseminate di uccelli e migliaia (sì migliaia!) di cascate sono a pochi chilometri dalla capitale. Ideale sarebbe andarci al sabato, dopo esservi tuffati con gli altri ospiti del festival nelle azzurrissime acque di Blu Lagoon, la più grande tra le piscine naturali geotermiche d’Islanda, dove si balla in un’acqua a temperatura costante intorno ai 40° mentre fuori il termometro scende sotto lo zero. I vantaggiosi pacchetti che includono volo e pass per tutto il festival riguardano soprattutto i Paesi dell’Europa del Nord, ma un passaggio su Icelandair diretto da Milano costa quanto un volo di linea per altre destinazioni più abituali. Sconsigliati per i meno coraggiosi altri mezzi di trasporto: un passaggio in nave dalla Norvegia vi fa impiegare almeno due giorni di freddissima navigazione artica. icelandairwaves.com
Dino Lupelli
uscire/115
L’altro ieri, rigatteria PIETRASANTA (LU) Via Carducci angolo via Puccini T 0584 20443
A Carlo Iardella è quasi impossibile stargli dietro: ha mille cose da raccontare, mille cose da far vedere, apre mille parentesi, una meglio dell’altra. Si perde lui, ti perdi tu, ma nel frattempo hai incontrato una quantità di oggetti stranissimi e meravigliosi, di fatti buffi e avvincenti. Dire che è un rigattiere sarebbe riduttivo, e di quanta roba ha raccolto nella sua vita non ne ha un’idea. Io so di un magazzino lungo lungo che non si vede il fondo, e di altri ancora, ma mi basta vedere il “negozio” che ha sotto casa sua, vicino al mare, per capire come mai non ne ha un’idea. Dalle vetrate sulla strada si vede un mondo straripante di mobili, libri, telefoni, telegrafi, bambole, vetrine, sgabelli, cuscini, marionette, cavalli a dondolo. E se entrare non è facile – bisogna che ci sia Carlo, ma Carlo è sempre “aggiro” che ha un mucchio di cose da fare! – comprare è ancora più difficile: per avere una cosa la devi volere davvero, o meglio, a Carlo deve risultare evidente che la vuoi; t’ascolta, ti guarda in faccia, lo sa meglio di te, quanto la vuoi. E se non è abbastanza, vendertela no, al limite te la presta. Per quanto riguarda i prezzi poi, un soldatino con la gamba rotta, c’è caso, valga di più di un comò del ‘700, ché il valore di ogni oggetto dipende dalla storia dentro cui Carlo l’ha trovato. Valentina Ciuffi
Hotel Al Capo FINALE LIGURE (SV) Vico Mendaro 3, Varigotti T 019 6988066 — hotelalcapo.com
Il magnifico stato di grazia che ti regala la mezza pensione, come un euforico tuffo nell’infanzia delle vacanze al mare con i nonni, quando a tavola per cena si sceglieva insieme il menu della sera successiva. Tempi dilatati e una serenità luminosa che contraddistinguono ancora oggi la proposta di alcuni alberghi della Liguria più sincera e dolce, come l’hotel Al Capo di Varigotti, nel borgo dei pirati e dei remi appesi al chiosco come simbolo di inazione e di resistenza. È bello sapere che esiste, un posto del genere. Qui Al Capo c’è la bravura e la professionalità di Antonio e di Gabriella, i due fratelli che gestiscono questo angolo di ospitalità per i vacanzieri più esigenti: grazie a loro, il livello del ristorante e della mezza pensione è sempre altissimo e la gentilezza del personale supera ogni immaginazione, regalando agli ospiti una sensazione di coccole infinite che difficilmente si incontra in altre storiche risorse alberghiere della Liguria. Un posto che bisogna imparare ad amare per la sua semplicità. Guido Andruetto
Chioschi – Giammona CATANIA Piazza Vittorio Emanuele III Ci sono dei punti sparsi per la città che sprigionano freschezza e trasudano storia. I “chioschi” a Catania sono come un’oasi nel deserto. La loro è una storia antica che ha – si narra – origine nella cultura araba. Lo
sviluppo, comunque, avvenne nei primi del Novecento. Sono piccoli di solito e vendono delle bibite fresche. Ovvero degli sciroppi (magici?) che allungati con acqua (rigorosamente seltz) rinfrescano, dissetano, stupiscono. Nulla a che fare con quelli in commercio. Qui sono rigorosamente fatti in casa e ognuno tiene segreto il processo: menta, orzata, tamarindo, mandarino verde e/o arancione, fragola ecc. E poi quel “sale&limone” che scaccia via la sete. Dalla mattina alla sera sono sempre affollati, da anziani e da giovani, da turisti o professionisti. Soprattutto: d’inverno e d’estate. Già, in estate: sono luogo di ritrovo pre e post “serata”, che sia discoteca o concerto, locale lounge o in riva al mare, la chiusura spesso è qui. Ognuno ha il suo preferito: ma tutti concordano che Giammona ha una marcia in più. Non a caso la piazza dove si trova è conosciuta soprattutto come “piazza chioschi”. Rocco Rossitto
Mad in Sicily Festival CATANIA Pegaso Club, la Playa madinsicily.com
Un festival lungo solo una notte (il 13 Settembre) per “impazzire” in Sicilia. A Catania, per essere precisi. E dove altrimenti? La città etnea è ormai la capitale elettronica del sud Italia: sforna dj e produttori, realizza festival sul mondo elettronico (Flow.er e So Far), ospita i migliori dj della scena. Questo il background che precede la prima edizione di Mad in Sicily Festival che dopo due anni come “serata” ai Mercati Generali si trasforma (speriamo in più giornate nei prossimi anni!!!) con due palchi e tanti nomi internazionali e locali, come John Acquaviva, General Levy, The Bloody Beetroots, Riva Star, Blatta&Inesha, Tech Riders, Dj Afghan &Soullee B e altri ancora. La location è il teatro-tenda Pegasus Club alla Playa, che permetterà, attraversata la strada, un tuffo in mare. Solo all’alba, però, quando i bassi, forse, smetteranno di picchiare. Rocco Rossitto
Gelateria Pepino TORINO Piazza Carignano 8 T 011 542009
Gelateria di lusso dal 1884, anno dell’apertura da parte di un espansivo gelatiere napoletano nella cornice aggraziata di piazza Carignano, Pepino è ormai un marchio storico del gelato artigianale della migliore tradizione italiana, che spesso si accosta, giustamente, al “Pinguino”, il ricoperto al cioccolato con gustosa crema gelato alla vaniglia all’interno, ideato e brevettato nel 1935. Ma Pepino resta sempre il salotto con i velluti rossi e le sedute che si allungano come panche elegantissime e morbide, un luogo dal fascino eterno, un meraviglioso esempio di come si possano unire con successo l’arte del gelato, la cucina italiana più leggera e la pasticceria di produzione artigianale: è il piccolo capolavoro per cui si è distinta la signora Donatella, sorridente e gioviale manager di questo locale, che ormai guida da tempo con immutata passione e con il medesimo senso di attaccamento dei primi giorni di gestione.
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
Una personalità forte e una presenza costante, quella di Donatella Rubei, che segneranno profondamente la storia di Pepino. Guido Andruetto
Casa Pazzi — Residenza d’Epoca GROTTAMARE (AP) Via delle Logge 10 casapazzi.com
Roberto Pazzi ha dato forma al suo sogno. Con calma e gusto ha ricavato una mirabile residenza scavando tra le possenti mura di un’antica dimora del 700, posizionata con vista mare nello stretto paese di Grottamare Alta. La sua Casa possiede il dono della raffinatezza. Cinque graziose residenze arredate con uno stile che fonde tocchi color pastello a India e Mediterraneo, e una funzionalità di chiara origine nordica. Casa Pazzi è il posto ideale per coppie innamorate e per persone dall’animo sensibile e quieto che desiderano fuggire dal caos e immergersi nella quieta dolcezza di questo luogo circondato dai profumi degli aranceti e dai rigogliosi corbezzoli che si arrampicano sulle antiche mura. Le Marche stanno diventando la nuova meta della Bella Italia, in particolare il Piceno, per la ricchezza enogastronomica e paesaggistica. Tommaso Toma
Freeshout!? Expressive Young Festival PRATO Cantieri Culturali Ex Macelli e luoghi vari freeshout.it
Prendete bene nota: 30 Settembre – 5 Ottobre. Dove? A Prato. Cosa? La quarta edizione di Freeshout!? ovvero un festival sulle tendenze della creatività contemporanea. Ci saranno designers, illustratori, fotografi, musicisti, dj, videoartisti, cuochi, scrittori, scultori che si confronteranno e stupiranno. Dunque la domanda è: “dove va la creatività oggi?” La risposta, o un tentativo, nelle varie anime del festival, come l’esposizione dei 20 lavori selezionati nel concorso You Cube!? dove gli artisti proporranno un’opera originale dentro cubi di metri 2x2x2. Ci saranno anche percorsi didattici per i più piccoli con Freekidz!?, perché i bambini hanno un approccio senza molti preconcetti nei confronti dell’arte. Non mancheranno dibattiti, djset, performance, soprattutto artisti che in giro per la città ne combineranno delle belle: provate a vedere che situazioni mette su Mark Jenkins con le sue sculture al nastro adesivo (tapesculpture.org) o il geometrico Truthtag (truthtag.com). E per finire arte e cucina: i Gastronauts allestiranno una “micro-cucina” in un cubo. Buon appetito… per tutti i sensi! Rocco Rossitto
116 /find Contatti. Cercare in rete quello che c’è in queste pagine. MODA
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118 /l’oroscopo 118
L’unica scienza esatta, indagata ogni mese per voi. Di Franca Mazzei. Illustrazione Baljinder Bharaj.
Ariete —
Cancro —
Sagittario —
Con Marte, Mercurio e Venere in opposizione, il confronto-scontro col mondo diventa talmente acceso da fiaccare persino voi che pacifisti in genere non siete... Amore. Volere tutto e il contrario di tutto non paga. Pentitevi! Denaro. Gestione mediamente squinternata (senza offesa). Riflessione settembrina: “Lasciate che ogni cosa sia libera d’essere esattamente com’è. Non separate voi stessi dal mondo e non cercate di ordinarlo” (Dharmadhatu). Beh, perlomeno provateci!
Non sarà rinchiudevi in casa o in voi stessi che sfuggirete all’autunno che avanza a cavallo di giornate produttive e piovose: se è il sole che volete, accendetelo. Amore. E vabbè che Venere vi guarda per traverso, ma non è il caso di fare la faccia della piccola fiammiferaia! Denaro. Momentaneamente non pervenuto. Riflessione settembrina: “L’amore è un fiore delizioso, ma bisogna avere il coraggio di andarlo a cogliere sull’orlo di un abisso spaventoso” (che palle!) (Stendhal).
Ora che gli ostacoli più grossi sono alle spalle, le energie rifioriscono, la mente si apre al nuovo e la silhouette del futuro si staglia nitida e accattivante all’orizzonte: vi basterà allungare la mano per toccarla! E senza chiedere il permesso a nessuno. Amore. Finalmente avete ben chiaro nella testa quello che non volete: un passo importante sulla via della felicità. Denaro. Mica male! Riflessione settembrina: “Stolto è chi chiede alla divinità ciò che può ottenere da sé” (Epicuro).
Leone —
Capricorno —
Vivaci, itineranti, malandrini e insolenti come sarete grazie ai sestili di Marte, Mercurio e Venere, potreste riuscire a farvi vendere l’anima persino dal diavolo! Amore. Gran voglia d’incontrare, sedurre, giocare, lanciare pietre e nascondere mani: non c’è che dire, siete perfetti nel ruolo della simpatica canaglia impunita. Denaro. Invidiabile fiuto per gli affari. Riflessione settembrina (bisex): “La bigamia è un marito di troppo. La monogamia anche” (Erika Jong).
Barcollanti sotto il peso di impegni e responsabilità che non volete delegare a nessuno, siete la prova vivente che il potere logora soprattutto chi ce l’ha: mollate gli ormeggi e sdraiatevi a guardare il cielo! Chissà che la barca non trovi la rotta da sola. Amore. Mah… Sesso: tracce. Denaro. Ultimamente un dio tiranno a cui non riuscite a disobbedire. Riflessione settembrina: “Tutto lo spirito che gli uomini applicano per combattere i mali manca loro per inventare la gioia” (Friedrich Nietzsche).
Vergine — Consolidare, trattenere, chiudere il cerchio mettendovi al riparo da rischi e novità: questo v’ispira l’aria di Settembre. Ma a tenervi troppo stretti i successi degli ultimi mesi rischiate che vi si anchilosino le dita (e la mente)… Amore. Da quando in qua siete diventati possessivi e gelosi? Denaro. La vita è una, ragazzi: non esagerate col senso del risparmio. Riflessione settembrina: “C’è un giorno per seminare e uno per raccogliere… Giovedì andrebbe benissimo” (Corrado Guzzanti).
Toro —
Bilancia —
I primi sentori d’autunno non vi colgono impreparati, anzi: tutto quello che desiderate è proprio immergervi senza ansie né grilli per la testa nelle rassicuranti certezze che derivano delle piccole cose di ogni giorno. Amore. Assoluta e pacificante solidità col solito partner, ma zero avventure al buio per single. Denaro. Entrate sostanziose, amministrate con aurea saggezza. Riflessione settembrina: “Adoro i piaceri semplici. Sono l’ultimo rifugio del complicato” (Oscar Wilde).
Eccovi ricongiunti con la vostra più intima essenza, quella che sa destreggiarsi con amabile leggerezza (e senza perdere la piega ai capelli) nelle situazioni più disparate, ma con un’arma in più: il coraggio e la decisione che Marte vi regala. Che periodo straordinario, amici! Amore. Fascino irresistibile da maneggiare con cura anche nei giorni feriali. Denaro. Wow! Riflessione settembrina: “L’arte, signori miei, sta nell’essere assolutamente se stessi” (Paul Verlaine).
Gemelli —
Scorpione —
Che ci provino pure gli dei avversi a mettervi i bastoni tra le ruote: rinati come siete a nuova vita, risponderete alzando la posta! Amore. Caldo, rosso fuoco, inaspettato e avvincente, complice Venere in luminoso trigono. Denaro. Adesso sì che potete strafare e rischiare: soddisfatti o rimborsati. Riflessione settembrina: “Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé” (Gabriel García Marquez).
Sono obiettivi realizzabili o fantasticherie quelle che vi frullano in mente nel vostro variegato Settembre, in un’ardita mescolanza di sacro e profano? Dipenderà in gran parte dalla passione che riuscirete a metterci. Amore. Gran voglia d’infi larvi in una storia complicata, trasgressiva e romantica. Sesso. Sublime o… sublimato? Lo scoprirete solo vivendo. Denaro. Probabilmente l’ultimo dei vostri pensieri. Riflessione settembrina: “Se puoi sognarlo, puoi farlo” (Walt Disney).
RODEO M AGA ZI NE SETTEMBRE
Acquario — Non un nano-pianeta di passaggio oserà offuscare la perfetta felicità di cui godrete nel vostro pirotecnico Settembre: alzate il tiro senza cautela alcuna! Amore. Una meraviglia della scienza e della tecnica: provare per credere. Denaro. Entrate superiori alle più rosee (e irrealistiche) aspettative. Il vostro Angelo Custode sarà mica un mago della fi nanza? Riflessione settembrina: “La vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia” (Vasco Rossi).
Pesci — Passata è la tempesta ma ancora gli augelli non fan festa? Converrà che cominciate a rivalutare il fascino sottile di dissonanze, asimmetrie, daltonismi, discrepanze, triangoli scaleni ed equazioni irrisolvibili: quando vi ci mettete siete dei veri maestri! No? Amore. Un po’ al di sotto dei tassi d’inflazione… Denaro. Nella media stagionale. Riflessione settembrina: “Siete preoccupati per il futuro? State tranquilli, se la caverà bene anche senza di noi” (Woody Allen).