DNT n° 48/49/50/2000 by Cilenti/Nickles REPORTAGE REPORT

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n° 48-49-50/2000

7-8-9 APRILE 2000

Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com

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REPORTAGE

La contro-celebrazione

degli indios brasiliani - Una guerra inutile - Emergenza per il popolo della Mongolia

Brasile

Il Bolshoi in Brasile

La contro-celebrazione degli indios brasiliani

Il celebre teatro di Mosca ha aperto una scuola di danza nel paese sudamericano, dando la possibilità a 100 bambini di studiare gratuitamente

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uecento ragazzini con gli occhi sgranati hanno riempito le sale a specchi della nuova scuola di danza classica che il Bolshoi di Mosca ha aperto a Joinville, in Brasile. Nei suoi 223 anni di storia, è la prima volta che la compagnia del Bolshoi apre una scuola di ballo fuori della Russia. “Mi sembra ancora un sogno, la scuola è meravigliosa”, dice Tatiana Cristina Assumpcao. La piccola allieva, 11 anni, ha il desiderio di trascorrere i prossimi otto ad imparare la danza e magari, un giorno, entrare a far parte della compagnia di ballo più famosa del mondo. Insieme ad altri cento bambini di famiglie povere, attentamente selezionati tra più di 20.000 candidati a Joinville e nella regione, Tatiana studierà gratuitamente. Il Bolshoi, che in russo significa “grande”, è una scuola di danza ma anche una compagnia di ballo e di opera lirica e ha avuto al suo attivo leggende come Maya Plisetskaya, Vladimir Vasiliyev, Irek Mukhammedov e Nina Ananiashvili. In questa piccola cittadina industriale, in cui la popolazione è per la maggior parte di origine tedesca, gli organizzatori della scuola sperano di portare benefici sia al Bolshoi, che può apprendere molto dalla locale cultura del ballo, sia al Brasile. Gli insegnanti del Bolshoi arricchiranno la danza brasiliana con la tradizionale “unità di pensiero, di anima e di corpo in movimento”, più che con le tecniche tradizionali. Vladimir Vasilyev, direttore del Teatro Bolshoi, dice: “Non si tratta solo di indossare un tutù ed imparare le posizioni classiche. Qui i bambini imparano a creare un immagine sul palcoscenico, qualcosa che le altre scuole non danno”. Vasilyev sottolinea che solo pochi allievi raggiungeranno il vertice e solo con un lavoro molto duro. “Solo quelli che si dedicheranno con devozione alla causa, all’arte, potranno rimanere … Saremmo felici se riuscissimo a creare due ballerini di alto livello, darà alla scuola la ragione di esistere”. La tecnica d’insegnamento del Bolshoi è

basata su di un allenamento rigoroso. A parte le lunghe ore di danza, i bambini frequenteranno la scuola regolarmente durante il giorno. Vasilyev dice che il denaro non è l’obiettivo principale dell’iniziativa, anche se il teatro è perennemente in deficit. “Lo facciamo per promuovere l’immagine del nostro teatro e per migliorare il livello culturale qui in Brasile. Una cosa certa è che gli standard del Bolshoi saranno tenuti alti”. “Le iscrizioni a pagamento non sono state coperte tutte, perché il livello generale di quelli che hanno fatto richiesta era piuttosto basso. Abbiamo deciso di lasciare la retta alta per mantenere gli standard del Bolshoi”, dichiara uno dei coordinatori. L’immagine è una questione vitale per il teatro che, dal collasso dell’Unione Sovietica nel 1991, ha dovuto lottare contro le critiche di chi lo ha accusato di essere troppo conservatore o di aver fatto dei cambiamenti sbagliati. Nonostante la sua fama e la sua indiscutibile autorità nel balletto classico in tutto il mondo, il Bolshoi era stato criticato per il ripetersi del suo repertorio classico ma anche per aver messo in scena spettacoli d’avanguardia o nuove versioni dei classici. Una serie di show di compagnie “pirata”, che utilizzavano il nome del Bolshoi per esibirsi nei teatri all’estero, ha contribuito a danneggiare la sua immagine. Ma ora sono stati adottati dei rigidi controlli sull’uso del nome del Bolshoi e il teatro si è assicurato il sostegno dell’UNESCO, che aveva organizzato, per il 28 marzo, la “Giornata internazionale di solidarietà con il Bolshoi”. Mentre ammette problemi economici, Vasilyev nega una crisi generale della compagnia. Gli organizzatori della scuola riconoscono il Brasile come un grande protagonista della danza mondiale. Calderone di centinaia di culture diverse, il paese sudamericano ha dato vita ad un’ampia varietà di danze che hanno contribuito allo sviluppo di altre due branche del balletto, la danza jazz e quella moderna. “A Mosca siamo troppo lontani dalla danza moderna, ma qui impareranno sia la moder-

THINI-A, MEMBRO DELLA TRIBÙ INDIANA FULNICO dello stato di

Pernambuco, in Brasile, fa una pausa di riflessione mentre racconta della sua cultura agli studenti di Rio de Janeiro. Indossando abiti tradizionali, Thini-a, che vuol dire “stella” nella lingua Yathe, sta insegnando ai bambini una versione della storia indigena alternativa a quella ufficiale. L’iniziativa fa parte delle contro-celebrazioni organizzate dagli indigeni brasiliani in occasione dei festeggiamenti del governo per i 500 anni dalla conquista del Brasile.

I nativi del Brasile si preparano per far sentire al mondo la loro voce di protesta contro gli abusi dei “bianchi”, al di là dei festeggiamenti ufficiali del governo

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meno di un mese dalle celebrazioni per i 500 anni dalla “scoperta” del Brasile, un indios di una tribù nomade del nordest sta cercando di insegnare agli studenti di Rio de Janeiro una versione differente della storia ufficiale. Thini-a, che significa “stella” nella lingua indigena Yathe, sta tenendo lezioni a studenti di tutte le età, radunati in un auditorium al centro di Rio. Dipinto con il rosso e il nero e abbigliato con abiti tradizionali, Thini-a ha raccontato della sua vita in una comunità indigena di 3.500 persone e dei sanguinosi scontri con i “bianchi” per la terra e l’acqua. “Io non sto celebrando l’anniversario di 500 anni dalla scoperta del Brasile. Sto denunciando il massacro, le malattie e le aggressioni che arrivarono con i portoghesi. Voglio insegnare a questi bambini, che sono il futuro del Brasile, l’altra parte della nostra storia”. Il governo sta progettando grandiosi festeggiamenti, concerti ed esposizioni storiche per commemorare l’arrivo degli esploratori

portoghesi, il 22 aprile del 1500. Il mese scorso, il presidente Fernando Henrique Cardoso si è recato in Portogallo per partecipare alle cerimonie che hanno celebrato la partenza di Pedro Alvares Cabral, il primo europeo ad approdare sulle coste del Brasile, dopo settimane di navigazione attraverso l’Atlantico. Quando aveva 15 anni, Thini-a lasciò la sua tribù, nello stato di Pernambuco, dopo che gli allevatori uccisero alcuni suoi parenti. Imparò il portoghese e andò all’Università di San Paolo, prima di lanciare il suo programma di educazione alternativo a Rio de Janeiro, con l’appoggio della banca statale Banco do Brasil. Gli sforzi educativi di Thini-a sono solo una piccola parte delle attività che gli indios stanno preparando per l’anniversario, che assumono un tono diverso dalle festività ufficiali. Molti dei 350.000 indigeni che abitano il Brasile, dalla giungla amazzonica alle coste tropicali, si riuniranno per chiedere la soluzio-

ne delle dispute territoriali con i proprietari dei ranch e delle miniere d’oro che li stanno costringendo fuori delle riserve. Altri pensano di unirsi alle tribù della riserva di Coroa Vermelha, dove Cabral approdò reclamando il Brasile alla corona portoghese. Gli indios sperano di attirare l’attenzione del mondo sulla loro causa come fecero i nativi delle colonie spagnole nel 1992, al 500° anniversario della “scoperta” del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo. In quell’occasione, i nativi fecero sentire la loro voce di protesta attraverso le Americhe. “Questo è il tempo di evidenziare realmente i problemi che ancora esistono, non parlare solamente del passato”, dice Thini-a. E il suo messaggio sembra colpire il segno. Gli studenti lo ascoltano entusiasti e si lanciano nell’opportunità di imparare i passi di una danza rituale. “Quale dio preghi?”, chiedono interessati a Thini-a. “In Brasile, ci sono ancora molti indigeni, ma non ce ne rendiamo conto”, dice uno studente sedicenne. “Cambia la tua prospettiva

Salvare l’Amazzonia Il governo del paese sudamericano ha dato il via ad una grande operazione per proteggere la foresta da ulteriori distruzioni

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l Brasile ha lanciato la più grande campagna mai intrapresa per proteggere la vasta foresta amazzonica dal disboscamento e dagli incendi dolosi. Ogni anno, tra aprile ed ottobre, il Brasile è in allerta per gli incendi provocati dai contadini durante il periodo della stagione arida. José Carlos Carvalho, il segretario del ministero dell’ambiente, ha detto che il paese spenderà, quest’anno, 14 milioni di dollari per proteggere l’Amazzonia. La più grande foresta tropicale del mondo rappresenta circa il 50% della biodiversità del pianeta. Misura 7,5 milioni di km quadrati e si estende su nove paesi. “Stiamo lanciando un’operazione di monitoraggio per ridurre i disboscamenti e gli incendi e creare, allo stesso tempo, proposte al-

ternative per lo sviluppo”, ha detto Carvalho. L’operazione includerà 800 ispettori sul territorio, in aggiunta agli elicotteri e alle imbarcazioni che ispezionano l’enorme rete di fiumi amazzonici. La maggiore causa di distruzione della foresta amazzonica è il disboscamento che, solo lo scorso anno, ha annientato circa 56.000 ettari. Senza contare, che nell’ultima stagione arida, sono stati bruciati 11.000 ettari. Spesso gli incendi vengono provocati dai fuochi sfuggiti al controllo dei contadini, che bruciano i loro appezzamenti per prepararli alla stagione successiva di coltivazione. Quest’anno, gli ispettori del governo aiuteranno i contadini a tenere sotto controllo i fuochi.


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Una guerra inutile

1 Il presidente russo Vladimir Putin e il patriarca Alexiy II conversano durante una cerimonia commemorativa dei soldati uccisi in Cecenia, al monastero di Novospa

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sbarcano da un elicottero ad Urus Martan, prima di raggiungere le postazioni militari nella Gola di Argun, Cecenia meridionale. I generali russi hanno celebrato la c dicendo che ciò avrebbe significato la fine della resistenza cecena al tentativo russo di ripristinare il controllo sulla regione ribelle. 3 Una ripresa televisiva mostra in una fossa, a sud est della capitale cecena, Grozny. Il cameraman tedesco Hoefling dice che gli è stato permesso di girare il filmato perchè i soldati compiono a costretti dai superiori. 4 Carri armati russi attraversano il villaggio di Komsomolskoye, nella Cecenia meridionale. 5 Un lanciarazzi russo Topol-M nella Putin ha deciso di confermare come Ministro della Difesa Igor Sergeyev, ex comandante del vasto arsenale nucleare russo, chiaro segno che il nuovo pre militare. 6 Soldati russi sopra un veicolo armato stazionato all'Adler checkpoint, in Ingushetia. 7 Soldati russi interrogano un ribelle catturato Cecenia, dove ci sono stati feroci combattimenti. 8 Soldati russi sopra un veicolo armato stazionato all'Adler checkpoint, in Ingushetia. 9 U no dalla Cecenia nella divisione di Kantemirovskaya, vicino alla cittadina di Naro-Fominsk. 10 Un ufficiale russo accende una candela per nia commemorativa celebrata nella cattedrale di Troitsky a Pskov. 11 Il leader dei ribelli ceceni Salman Raduyev parla in un villaggio hanno dichiarato di aver catturato Raduyev con una speciale operazione militare. 12 L'ispettore ONU per i diritti umani Mary Ro una tenda al campo di Sputnik, vicino alla città di Sleptsovsk in Ingushetia. La Robinson ha compiuto un viaggio di due giorni in investigare le accuse di violenze compiute dai militari russi sui civili ceceni. 13 Il britannico Lord Judd, capo di una delegazi Consiglio d'Europa, entra in una tenda nel campo rifugiati di Sputnik. Lord Judd dice che la Russia dovrebbe essere sospe zia e i diritti umani. 14 Un prete ortodosso guida il corteo funebre durante il funerale degli B4 paracadutisti russi u di Pskov. 15 Alcune tombe del cimitero di Grozny, in Cecenia. 16 Donne cecene trasportano pietre per aiuta distrutta dalla guerra. 17 Un soldato russo ferito piange mentre viene curato dopo un combattimento nel vi Cecenia. 18 Abitanti della Cecenia in fila per ricevere il cibo distribuito dai servizi d'emergenza russi a stati ritrovati nella zona montuosa della regione ribelle, la settimana scorsa. 19 Un bimbo ceceno si che lo riporterà in Cecenia dall'Adler Checkpoint, in Ingushetia. 20 Soldati russi interrogano u Cadaveri di ceceni in una fossa fuori della capitale. 22 Soldati russi puliscono la bocca di un Martan, 25 km da Grozny. L'ispettore dell'ONU per i diritti umani, Mary Robinson, è tornata a Mosca dopo una v per d

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g ru 13 del rifugi Un soldat prigioniero. 2 un ribelle ceceno appena cat guarda fuori della sua ten 29 Soldati russi trasc all'estremità di u na siede intor cena, nel c Duran ce 15 t

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L’ispettore ONU Mary Robinson, in visita nei campi dei rifugiati ceceni, ha raccolto testimonianze sulle violazioni dei diritti umani e ha chiesto al governo russo giustizia per i colpevoli

Mary Robinson, ispettore per i diritti umani dell’ONU, ha visitato un campo di rifugiati in Cecenia lo scorso sabato e si è detta rattristata per la condizione in cui vivono i civili fuggiti dalla guerra. Centinaia di rifugiati, con bandiere rosse e verdi della Cecenia, hanno circondato la Robinson mentre si faceva largo tra le tende del campo di Sputnik, appena dopo il confine con la regione della Ingushetia. “Aslan!”, “Dzhokhar!”, gridava la folla, riferendosi all’attuale presidente della Cecenia Aslan Maskahdov e al primo presidente del paese, Dzhokhar Dudayev, figura leggendaria per i ceceni, identificata con le aspirazioni indipendentiste della repubblica. I cartelli, preparati per le telecamere televisive, chiedevano il ritiro delle truppe russe e la fine del genocidio della popolazione cecena. Uno

diceva: “Madre Russia, salva i tuoi figli!”. La Robinson ha ispezionato i vagoni dei treni che ospitano temporaneamente i rifugiati nel vicino campo di Severny. “Sono molto triste perché le cose sono così difficili e penose per loro e sono profondamente preoccupata, per quello che ho sentito dalle donne che ho incontrato: i diritti umani sono stati violati dalle truppe russe”. I gruppi umanitari hanno prove evidenti di uccisioni di massa di civili. La Robinson, che ha spesso criticato la Russia per la conduzione della guerra, si è recata per due giorni in Cecenia al fine d’investigare l’uso della forza indiscriminato da parte delle truppe russe. La Robinson ha visitato la devastata capitale, Grozny, e i centri di prigionia dove le autorità sono accusate di torture ai detenuti.

Le forze russe avevano detto di aver quasi sconfitto ogni resistenza, ma hanno subito delle grosse perdite negli ultimi attacchi dei ribelli. Il governo russo ha sempre rigettato le critiche internazionali ma, questa settimana, i pubblici ministeri hanno lanciato accuse contro un alto ufficiale russo accusato di aver violentato e ucciso una ragazza cecena. Sull’aereo che la portava in Ingushetia, la Robinson ha detto di non essere ostile alla Russia. “Io credo che le relazioni tra la Russia e l’ONU siano estremamente importanti e sono venuta qui come un’amica che ti guarda negli occhi e ti dice quello che solo un vero e buon amico può dirti. Il governo dovrebbe investigare sull’operato delle sue truppe e se i diritti umani sono stati violati, i responsabili dovrebbero comparire di fronte ad una corte di giustizia”, ha aggiunto.


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Soldati senza guerra Il destino dei veterani russi sembra segnato: disagi psicologici, suicidio, criminalità. Almeno fino a quando non si metterà in atto un concreto programma di riabilitazione, per continuare a vivere, anche in tempo di pace

assky, nei pressi di Mosca. 2 Soldati russi cattura del villaggio montano di Shatoi a i soldati russi mentre spingono un corpo atti di violenza malvolentieri, perché a base militare della regione Arkhangelsk. esidente favorisce la stabilità nel settore o nel villaggio di Komsomolskoye in Un ufficiale russo bacia sua moglie al ritorr ricordare i compagni morti nella cerimoo nella Gola di Argun. Le autorità russe obinson stringe la mano ad una rifugiata in n Cecenia e nella regione circostante per ione dell'assemblea parlamentare del esa dal Consiglio, che sostiene la democraccisi in Cecenia, che si è tenuto nella città are a ricostruire la stazione di Grozny illaggio di Komsomolskoye, nel sud della Grozny. I corpi di 27 poliziotti russi sono i sporge fuori dal finestrino di un pullman un ribelle ceceno preso prigioniero. 21 n lanciarazzi vicino al villaggio di Urus-

Confinato nel suo letto d’ospedale a San Pietroburgo, Nikolai accetta di dare solo un cupo accenno di quello che sta accadendo nella guerra in Cecenia. Il soldato russo di vent’anni non vuole rivelare a nessuno i suoi più profondi segreti. “Penso alla guerra, alle tante persone che ho visto morire. Qualunque cosa sia accaduta… Io non dirò una parola a nessuno. Mai”. Il voto di silenzio di Nikolai è stato fatto alcune settimane dopo il rientro dalla guerra, ma è quello mantenuto per anni da decine di migliaia di veterani russi dopo essere tor-

visita di due giorni nel Caucaso del Nord, r discutere con le autorità russe quelle che definisce gravi violazioni dei diritti umani nella regione. 23 Un soldato russo osserva i corpi dei compagni uccisi durante i combattimenti in Cecenia. 24 Una donna cecena tiene tra le mani il pane che le è stato assegnato dai servizi d'emergenza ussi. 25 Bambini ceceni portano legno nella loro tenda nel campo iati di Sputnik, in Ingushetia. 26 to russo nutre un ribelle ceceno 27 Un soldato russo perquisisce tturato. 28 Una bimba cecena nda nel campo rifugiati di Sputnik. cinano il corpo di un ceceno legato un camion. 30 Una famiglia cecerno al fuoco che scalda la loro campo rifugiati di Sputnik. nte le scorse settimane, circa 1.000 eceni sono fuggiti dai combattimenti della Cecenia meridionale .

Il numero dei soldati che prendono parte alla guerra sono ufficialmente 93.000. Circa 2.000 sono stati uccisi in Cecenia e nel Dagestan. “La cosa più difficile da comprendere per la società è che la sindrome dei veterani non scompare. In molti paesi, enormi risorse vengono destinate alla riabilitazione, ma la Russia non ha mai avuto un piano per gestire le conseguenze della guerra”, dice Baranov. Le organizzazioni dei veterani dicono di non ricevere nessun aiuto statale per affrontare la mancanza di alloggi, le cure mediche e la riabilitazione. Molti ex soldati hanno difficoltà nel trovare lavoro. Dopo la guerra, molti di loro entrano nella criminalità, molti si suicidano. Gli omicidi commessi in guerra distruggono la personalità dei giovani uomini, nessuno li punisce e vengono

nati alla vita civile. Mentre la Russia conta i danni causati dalla campagna in Cecenia ai suoi soldati, gli psicologi temono che l’assenza di ogni tipo di riabilitazione per i veterani significherà un’altra generazione di giovani uomini verso la strada della rovina. “Non soffrono solo loro, portano la sofferenza ad altri”, ha detto Albert Baranov, sociologo russo. “Diventano persone psico1 logicamente disturbate che sono pericolose per la Russia e per loro stessi”.

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Nuovo attacco dei ribelli ceceni alle truppe russe

Bilancio dell’ultima battaglia in Cecenia 8

I guerriglieri della Cecenia sono ancora numerosi e hanno unito le loro forze per logorare l’esercito russo con attacchi a sorpresa Un attacco ad un convoglio di polizia russa in Cecenia ha provocato la morte di quattro soldati e ne ha lasciati 39 dispersi. L’episodio ha mostrato che, da quando hanno perduto la loro roccaforte, i ribelli ceceni si sono riuniti e hanno raggruppato le loro forze. Secondo gli ufficiali russi in Cecenia, almeno 1.000 ribelli si sono radunati nella zona montuosa del Vedeno e nei distretti di NozhaiYurt, nella Cecenia meridionale, ufficialmente sotto il controllo di Mosca. La settimana scorsa, i ribelli hanno attaccato un convoglio della polizia speciale russa nei pressi della città di Zhani-Vedeno, a sudest di Grozny. Sergey Yastrzhembsky, portavoce di Putin nella regione in guerra, dice: “Cercheremo i dispersi fino a che li troveremo, vivi o morti”, sebbene si dica che i ribelli controllino ancora la zona. Il Ministero degli Interni ha

molte unità in Cecenia, inclusa la polizia speciale “Omon” e le truppe di fanteria. Insieme alle forze del Ministero della Difesa, ci sono circa 90.000 uomini in servizio in Cecenia. Il mese scorso 20 poliziotti furono uccisi dai ribelli a Grozny. La loro morte è stata attribuita alla negligenza dei comandanti e alla mancanza di coordinazione. I generali hanno giurato che non accadrà di nuovo. Mosca ha inviato rinforzi nel luogo dell’ultimo attacco da altre parti della Cecenia e dalla Russia centrale. I soldati stavano lanciando missili e granate sulle postazioni dei guerriglieri. La riunione dei ribelli sembra essere stata una sorpresa per i generali russi secondo i quali era stata spezzata la spina dorsale della resistenza separatista e isolati gruppi di ribelli erano stati costretti a nascondersi sulle montagne. Le autorità avevano detto che dopo la caduta della principale roc-

caforte ribelle di Shatoi, il mese scorso, il grosso dell’operazione militare era virtualmente conclusa e i soldati russi avrebbero cominciato a ritirarsi dalla Cecenia. Le riportate vittorie militari in Cecenia hanno aiutato Putin, ideatore della campagna, a vincere le elezioni presidenziali in Russia. Ma le recenti perdite in quella che la Russia dice essere l’ultima fase di una guerra lunga più di sei mesi, hanno fatto riaffiorare i ricordi della campagna del 1994-96, quando i ribelli costrinsero Mosca a ritirarsi con attacchi improvvisi che indebolirono l’esercito. Ruslan Aushev, presidente della vicina Ingushetia, dove decine di migliaia di rifugiati ceceni hanno trovato riparo, ha detto in una visita a Londra che per fermare la guerra bisogna cominciare a negoziare con i ribelli. “Gli ultimi eventi hanno mostrato che i gruppi armati continueranno gli attacchi, che possono trasfor-

marsi in una guerra di logoramento contro le forze federali con nuovi feriti, inclusi i civili”. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani e le agenzie umanitarie hanno già criticato la gestione russa della guerra in Cecenia, che ha colpito migliaia di civili innocenti. Mosca ha permesso alle delegazioni straniere di visitare la Cecenia in diverse occasioni. Ora, Putin ha dato il via alla visita della Croce Rossa nei centri di detenzione, incluso il campo di Chnokozovo, a nord di Grozny, da cui giungono voci di torture ai prigionieri. Il responsabile per i diritti umani dell’ONU, Mary Robinson, è arrivata a Mosca per un viaggio nella regione. La Robinson ha criticato fortemente la guerra in Cecenia e, precedentemente, le era stato negato l’accesso alla regione. Jakob Kellenberger, capo della Commissione Internazionale della Croce Rossa, ha detto che l’organizzazione fornirà aiuto a 30.000 resi-

trattati come eroi. Dopo, non riescono a vivere senza la guerra. Uno dei soldati ricoverati in un ospedale russo ha detto di voler tornare in guerra perchè si sentiva potente, come se avesse il potere di dare o togliere la vita. E se la toglie, non verrà punito. L’attrazione verso la violenza e l’omicidio è una delle reazioni sperimentate dalle persone in guerra, dicono gli psicologi. La seconda reazione è un intenso odio per se stessi e la colpa, che portano spesso al suicidio. Alexei, che è diventato dedito alle droghe e all’alcool durante la precedente guerra in Cecenia, ha provato a suicidarsi due volte e il suo problema non è finito lì. Dopo un soggiorno nella prigione di Kresty, Alexei è stato di nuovo processato e riconosciuto colpevole di stupro. Marina Borisova, del dipartimento psicologico dell’Università Statale di Mosca, dice che quando una persona si trova ad uccidere durante una guerra, “cambia tutto, a cominciare dalla sua educazione personale di base, il suo senso della vita, i suoi valori”. “In guerra, devi uccidere o sarai ucciso. Quando un soldato torna alla vita civile, conserva questa esperienza. Sente il bisogno di essere attento, diffidente e viene attratto da situazioni estreme”. Borisova ha detto che quei soldati che combattevano in guerra erano abituati a dormire con il rumore dell’artiglieria. “In guerra, il silenzio significa pericolo … così, quando un soldato torna a casa, non riesce a sopportare la quiete. Per dormire, ha bisogno di rumore”. Molti veterani provano la condizione conosciuta come “shell shock”, diagnosticata negli USA dopo la guerra del Vietnam, come disturbo post-traumatico. Una delle più serie battaglie psicologiche che un soldato deve affrontare è quella di dare un senso a ciò che fa, senza trovare una risposta. Sergei Zakharov, 23 anni, combatté in Cecenia per dieci mesi nel 1994 e dice che i soldati si sentivano ingannati. “Perchè abbiamo combattuto? Chi stavamo proteggendo, noi stessi o il paese? Quando siamo tornati a casa, i giovani contro cui abbiamo combattuto sono diventati leader legittimi della Cecenia … abbiamo lottato per nien6 te”. Per un anno, dopo il conflitto, Zakharov aveva degli incubi sulla guerra. Sei anni dopo, il rombo di un motore per strada lo fa agitare. Ma se non verrà fatto qualcosa per i soldati che tornano a casa, ci sarà più crimine, dicono gli psicologi. E tutto si ripeterà come prima.

denti in Cecenia. In segno che un certo ordine è stato riportato in alcune zone della provincia, centinaia di rifugiati ceceni attendono sulla frontiera con la Ingushetia di tornare nelle loro case. Alcuni dormono nelle automobili e negli autobus, aspettando di poter passare il confine. Ma l’apertura giornaliera è di due ore appena e pochi riescono ad attraversare la frontiera, perché i soldati controllano tutti i loro documenti e i loro beni. Molti rifugiati dicono che vorrebbero riparare almeno una stanza delle loro case distrutte in Cecenia, piuttosto che vivere nei campi in Ingushetia, che ora ospitano più di 200.000 persone. Nikolai Koshman, la massima autorità civile russa in Cecenia, ha detto di appoggiare la proposta di introdurre il governo presidenziale diretto nella regione, per almeno due anni. “È necessario per ristabilire la situazione nel paese, calmare la gente e curare le ferite morali”.

I ribelli hanno avuto la meglio su una colonna di militari russi, con la strategia dell’imboscata La Russia sta recuperando i corpi dei soldati uccisi nell’attacco a sorpresa sferrato dai ribelli ceceni la scorsa settimana. Sembra che soltanto quattro militari russi siano riusciti a salvarsi. Il governo ha inviato nella regione investigatori dai Ministeri della Difesa e degli Interni e pubblici ministeri militari per determinare la dinamica dell’attacco e la sorte dei soldati. La televisione russa RTR ha riportato che la colonna militare è stata attaccata di fronte e di dietro e che uno dei veicoli è stato incendiato con la benzina. La Russia aveva detto che le sue truppe controllano la maggior parte della Cecenia, dopo un’ininterrotta offensiva militare di sei settimane. Ma i ribelli hanno lanciato diversi attacchi contro i soldati russi e hanno fatto delle montagne del sud il loro inaccessibile quartier generale, con aerei da guerra e artiglieria. Il corpo del generale Gennady Shpigun è stato ritrovato nella foresta. Il generale era sfuggito ai ribelli ma è morto congelato sulle montagne. Il suo cadavere è stato ritrovato vicino al villaggio di Duba-Yurt, nella gola di Argun, passaggio strategico che conduce a sud da Grozny.

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È emergenza per il popolo della Mongolia

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a Croce Rossa Internazionale ha lanciato un appello d’emergenza per aiutare decine di migliaia di mongoli ad affrontare una carestia causata dal peggiore inverno degli ultimi trent’anni. “La gravità della situazione e il crescente numero di persone afflitte dal disastro rendono essenziale espandere la portata dell’operazione e portare soccorso il più presto possibile”. La Croce Rossa ha chiesto circa 2,43 milioni di dollari in contanti e servizi per coprire il fabbisogno alimentare di 35.000 persone per i prossimi dodici mesi. La Mongolia ha lanciato un appello internazionale il mese scorso, dopo che una tormenta di neve ha sepolto i pascoli che nutrono il bestiame. Durante l’inverno ne sono morti 1,8 milioni di capi; una perdita catastrofica per la popolazione della Mongolia, composta di 2,4 milioni di persone. I soccorsi saranno rivolti principalmente ai più vulnerabili. L’ONU dice che più di 500.000 persone sono state direttamente colpite e che molte zone saranno afflitte dalla fame per il prossimo anno. La Croce Rossa mongola ha già distribuito aiuti d’emergenza a 19.100 persone nelle zone più disastrate, ma altre 11.000 hanno bisogno di cibo per la fine di aprile. La Croce Rossa vorrebbe distribuire farina, riso e miglio per fornire 1.230 calorie per persona al giorno per i prossimi dodici mesi. Intanto, alcune persone sono morte per il freddo, cercando di salvare i loro animali o perchè colpite dalle malattie e rimaste senza cure mediche.

IL GUIDATORE DI UN CAMION DI SOCCORSI ONU ATTENDE AIUTO DOPO CHE IL SUO VEICOLO SI È RIBALTATO. L’uomo si stava recando a

consegnare balle di fieno agli allevatori della Mongolia. Il fieno viene distribuito per salvare le mandrie, che stanno morendo di fame per la grave carestia che ha colpito la regione, a causa di un rigidissimo inverno.

La popolazione, colpita da una gravissima carestia, necessita di soccorsi urgenti

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ome of Mongolia’s nomadic herders are beginning to starve after the harshest winter in 30 years wiped out the livestock on which they depend, International Red Cross officials said last week. “We expect (widespread) starvation to start maybe in April, as the herders are now running out of winter food reserves,” said Shunichi Kagami of the Geneva-based International Committee of the Red Cross (ICRC). “But some have already started to starve -this is the information collected by the Red Cross on the grassroots level.” The ICRC launched an emergency appeal for food aid, saying 395,000 people had already been hit by food shortages and tens of thousands more would be affected. The figure has

since been updated to 412,000. “The disaster is expanding now,” Kagami said. “The number of affected people will rise, though not at the same rate as the animal deaths.” More than 1.8 million animals have starved and frozen to death since January and the losses are expected to rise sharply during the birthing season this month and next. Although the worst of the weather is over, sandstorms and high winds are expected in the next two months and hundreds of thousands more animals could die before new grass begins to grow. One third of Mongolia’s 2.4 million people depend on their herds. The unusual blizzards buried the steppe pastures on which the animals feed through the

winter. They followed a summer drought that slashed the hay crop used as supplementary cold season fodder. The combination has had a devastating impact on the nomads, but the disaster will also hurt the cities. The worst hit provinces of Oevorkhangai and Central Gobi, which provide most of Ulan Bator’s meat supplies, have lost more than 850,000 head of cattle, officials said. “The rise of expenditure spent in food products will be felt in people’s net income, and will have an impact on people’s standard of living in cities,” Oevorkhangai governor Batmoenkh said. Kagami said that although the snow had melted in some areas and temperatures had risen as spring neared, for many nomads the really hard times were only beginning.

“If you go into the ‘gers’ (felt tents), the drama is there now. It has just started,” he said. “People have lost their food and fuel — the financial impact is huge. They have to depend on relief goods.” The grass will not begin to grow again until late May or early June, making it difficult to predict how many animals, and their new offspring, would survive with the government’s ability to deliver aid very limited. “They fear,” Kagami said. “It is extremely sad for them to see their animals die: they know they are dying and they are helpless. “They have lost their animals, they have lost everything,” Kagami said. “People feel they are losing the very core of life, their heritage, and the value of their lives.”

LA CARCASSA DI UN BUE GIACE A TERRA NELLA REGIONE DI OENDOR-BAYAN, NELLA MONGOLIA CENTRALE. Più di 1,8

milioni di animali domestici sono morti congelati durante il peggiore inverno vissuto dalla popolazione mongola negli ultimi 30 anni. Ora, i residenti stanno cercando di salvare gli animali appena nati in quest’inizio di primavera sui pascoli spogliati dal maltempo.

È utile continuare Kofi Annan raccomanda di mantenere attiva la missione UNIKOM suoi confini fra Iraq e Kuwait

UN MARINE CALIFORNIANO SCRUTA IL TERRITORIO attraverso i canocchiali di una

cannone anticarro all'inizio delle tre settimane di esercitazioni congiunte “Eager Mace 2000” nel deserto del Kuwait. I marine americani hanno tempestato le coste kuwaitiane con l'armamento pesante all'inizio delle esercitazioni militari congiunte, appena a sud del confine con l'Iraq.

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UN MARINE AMERICANO CORRE DIETRO AD UN HOVERCRAFT ANFIBIO D'ASSALTO,

come altri 1.400 militari del 15° Corpo di Spedizione dei marine che hanno attaccato le coste Kuwaitiane durante le esercitazioni congiunte. Gli USA mantengono una presenza nel ricco stato petrolifero da quando hanno respinto le forze irachene dal Kuwait durante la Guerra del Golfo nel 1991.

l segretario generale Kofi Annan ha raccomandato ai 1.300 membri dell’ONU di continuare la Iraq-Kuwait Observation Mission (UNIKOM), voluta per monitorare una zona smilitarizzata lungo il confine tra Kuwait e Iraq. UNIKOM fu attivata dopo la Guerra nel Golfo del 1991, quando una coalizione guidata dagli Stati Uniti respinse le truppe irachene che avevano invaso il Kuwait. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU esamina l’operato di UNIKOM ogni sei mesi. Nel suo rapporto sugli ultimi sei mesi, Annan ha riferito che la situazione lungo il confine

fra i due paesi rimane complessivamente tranquilla. “UNIKOM ha continuato a compiere le sue attività senza problemi, contribuendo così a mantenere la calma e la stabilità lungo il confine”, ha scritto il segretario. “In queste operazioni abbiamo continuato a ricevere la collaborazione delle autorità irachene e kuwaitiane. Io raccomando che la missione continui”, ha detto in conclusione. Il primo dicembre, il maggior-generale irlandese John Vize ha sostituito il maggior-generale finlandese Esa Tarvainen al comando dei reparti ONU dell’UNIKOM.


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