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RULE BRITANNIA ZINE ANNO 02 NUMERO 10

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EDITORIALE Cari amici del calcio d'Oltremanica, siamo ormai giunti in doppia cifra con la nostra rivista virtuale preferita: quello che state leggendo è il decimo numero della Fanzine di Rule Britannia. Un traguardo importante, frutto dell'impegno e della dedizione di Hibees prima, e di BritishStyle poi. Con molto piacere, ed un pizzico d'emozione, vi annuncio che da oggi collaborerò anch'io per la realizzazione di questa fantastica Fanzine.

Il nostro viaggio inizierà da Londra, precisamente a Loftus Road, annata 1975-76. Gli Hoops saranno protagonisti di una stagione memorabile, contro ogni pronostico, per quello che è il miglior piazzamento del QPR in Premier League. Poi andremo a conoscere la storia di Robin Friday, giocatore d'altri tempi. Genio e sregolatezza, per dirla in breve. Una carriera che forse, però, non ha davvero rispecchiato il valore del fantasista londinese. Ci sposteremo ancora a Londra, questa volta sponda Dons. Da poco è passato il 25esimo anniversario della storica finale di FA Cup, vinta contro il Liverpool(14/05/1988). Un'impresa che rimarrà negli annali del club del sud-est di Londra, che purtroppo a distanza di 14 anni si è ritrovato con un nuovo nome, in una nuova città. MK Dons è il nome, Milton Keynes la città, a 100 km di distanza dal vecchio Plough Lane. I tifosi si ribellano, giustamente, e fondano una nuova squadra: l'AFC Wimbledon. Ripartono dal basso, dai piccoli campi di periferia, e nell'arco di nove anni raggiungono la Football League. La squadra diventa competitiva, e fa strada anche in FA Cup. Tant’è che nella stagione 2012/13 raggiungono il terzo turno di FA Cup, ed indovinate chi incontrano? Proprio loro, gli odiati MK Dons… Il nostro amico TheLions88 era lì allo Stadium MK, tra i tifosi del Wimbledon, e ci racconta com’è andata. Per finire faremo un viaggio in Irlanda, a scoprire lo stadio del Drogheda United. Un piccolo gioiello, distante anni luce da altri famosi impianti megacapienti, ma che sicuramente verrà apprezzato da chi segue il calcio minore. Vi auguro una buona lettura, Multiskill

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INDICE p. 4 p. 8 p. 10 p. 10 p. 14 -

A UN PASSO DALLA STORIA: QPR ’75-‘76 FRIDAY ON MY MIND FA CUP 1988: WIMBLEDON-LIVERPOOL STADI: HUNKY DORYS PARK (DROGHEDA UNITED) VIAGGI NELLE ISOLE BRITANNICHE: UNA GIORNATA A MILTON KEYNES TRA PASSATO E PRESENTE p. 17 - LIBRI: I LEONI DI LISBONA

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A UN PASSO DALLA STORIA: QPR 1975-76 Loro, testimoni di quello che poteva essere e non è stato. Loro, i ribelli senza causa. Sotto la piogge di West London, mani in tasca e sigaretta a mezza bocca, avvolti in trench scuri come a proteggersi dal mondo. Loro il Queen's Park Rangers 1975/76. Quello guidato in panchina da Dave Sexton e in campo da Stan Bowles. Proprio quest'ultimo, l'istrionico ribelle per antonomasia, ritratto di un epoca ancora “governata” dagli hippies, dalle loro magliette floreali, pantaloni a zampa d'elefante, zatteroni, e capelli al vento. “Stan the Man”, un mancunian destinato alla malavita, se il calcio non lo avesse strappato alla strada. Sul campo era dotato di una progressione irreale, come se galleggiasse su un cuscino d'aria, grazie a scarpe forse prive d'attrito, dal tocco morbidissimo. Un fenomeno, ma assolutamente sregolato. Ennesimo esempio di genio e follia. Più di una volta fu visto sgattaiolare fuori in tenuta da gioco per recarsi a fare una puntatina dall'allibratore più vicino, e rientrare appena in tempo per il fischio d'inizio. Discendente diretto dell'altro maverick in maglia hoops, Rodney Marsh, quello che rispose alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se si sentisse il Pelé nero dicendo: “No è lui il Marsh bianco”. A differenza di quello di Bowles, il QPR di Marsh vinse qualcosa. Qualcosina. La Coppa di Lega del 1967, la cui finale per la prima volta si giocò a Wembley, nel tentativo di sdoganare la manifestazione da un triste anonimato. Finì 3-2 ai danni dello Swindon Town. Ma la squadra di Stan arrivò davvero a un passo dal titolo di campione d'Inghilterra. Bisogna partire dalla fine per capire l'inizio. Sarebbe bastato che all'ultima giornata il Wolverhampton battesse il Liverpool o strappasse un pari con più di due goal. Forse sarebbe bastato non perdere a Norwich il 17 aprile 1976, ma arrivò invece una sconfitta per 3-2. Una ferita che fa ancora male. Un graffio nella memoria. I Wolves dovevano vincere per salvarsi a patto però che il Birmingham City non vincesse a sua volta. I giocatori del QPR erano stati invitati a vedere l'incontro in diretta fra Wolverhampton e Liverpool negli studi della BBC a due passi dal Loftus Road, il loro stadio. L'ultimo di una serie quasi interminabile di sedi di gioco dopo la fondazione del club datata 1882. Mentre tutto un quartiere trepidava in attesa. Un quartiere dove il legame con la squadra si avverte veramente, che forse non può eguagliare in eleganza quello di Chelsea, ma che alla fine non è nemmeno così disagiato e indigente come altre zone più a est della capitale. Questa è una Londra verdeggiante, residenziale, con ampie strade e giardini ai quattro lati delle case. Quelle borghesi di Sheperd's Bush e altre più modeste di edilizia popolare, con un pezzo di terra di fronte per renderle più piacevoli. Con i gelsomini in fiore dal forte profumo, gerani sui davanzali delle finestre al pian terreno e siepi di pitosforo che danno un aspetto curato e ordinato, e al tempo stesso semplice e ricco. Una di quelle ricchezze appena sfiorate, che muoiono nel loro timido tentativo di esternazione. Proprio come il

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QPR di quella stagione. Quando John Richards portò in vantaggio i Wolves sembrò che il sogno si potesse realizzare. Ma le notizie provenienti dall'altro campo dicevano che i Brummies erano ormai avviati verso la vittoria, e non appena lo spirito dell'undici in maglia dorata calò, il Liverpool guidato da King Kevin Keegan colpì tre volte negli ultimi tredici minuti conquistando un campionato combattutissimo. Si poteva leggere distintamente la delusione sui volti di quelli del QPR, la loro rassegnazione dopo il secondo e terzo goal del Liverpool. Alla fine erano ragazzi che ci avevano provato e soffrivano davvero per il club. A differenza dei teatrini odierni conditi da ipocrite lacrime di coccodrillo. Uscirono delusi da quello studio, scarno ma essenziale, svanendo rapidi nella notte londinese. L'annata 1975-76. La più importante della loro storia. Dopo la promozione in Prima Divisione nel 1973, dopo l'ottavo posto del 73-74, e l'undicesimo del 74-75. Nel giorno di apertura del campionato, il QPR giocò in casa contro il Liverpool, in un Loftus Road traboccante di folla e la School end (la curva riservata ai tifosi ospiti) ondeggiante di tifosi reds. In tutto oltre 27000 presenti. I “rangers” non avevano mai battuto prima i rossi della Mersey. Fra l'altro il Liverpool era finito secondo in classifica nelle ultime due stagioni. Bob Paisley, da allenatore in seconda aveva raccolto l'anno precedente l'eredità del leggendario Bill Shankly. Ma il QPR non denotò nessun tipo di timore reverenziale, anzi va in vantaggio con un goal meraviglioso di Gerry Francis, che fu poi votato a Match of the Day come uno dei migliori della stagione. Francis il cui nome completo è Gerald Charles James Francis, nasce a Chiswick poco più a sud di White City, in una zona a ridosso del Tamigi. Aveva esordito guarda caso proprio contro il Liverpool nel marzo del 1969. Capelli folti e scuri, basettoni, aspetto apparentemente decadente e maglia numero 8 sulle spalle. Un centrocampista intelligente e fisicamente ben messo che fa nascere l'azione e spesso la conclude. In quel 1975 diventerà anche il capitano della nazionale inglese. Sarà ancora lui nella ripresa a inventare un delizioso cross per la testa di Mike Leitch che con un tuffo acrobatico siglerà il raddoppio. Il sabato successivo, il QPR si reca a far visita ai campioni in carica del Derby County allenato da Dave Mackay. Si va al Baseball Ground. I rams avevano battuto il West Ham nella Charity Shield per 2-0 a Wembley solo una quindicina di giorni prima. Dave Sexton fu costretto ad apportare modifiche al suo reparto arretrato visti gli infortuni in contemporanea dei due formidabili difensori centrali del QPR, McLintock e Dave Webb. Quest'ultimo l'ex Chelsea, era stato soprannominato dai tifosi the rock. Sembra Big-Jim il famoso giocattolo della Mattel che proprio in quegli anni stava andando per la maggiore. Biondiccio, faccia scolpita nel granito, Webb aveva un rituale pre-partita piuttosto singolare. Si intratteneva fuori, passeggiando intorno a Loftus Road fino a dieci minuti prima del calcio d'inizio, poi si fiondava velocemente negli spogliatoi giusto in tempo per cambiarsi e scendere in campo. Non gli era mai piaciuto lo stress e la tensione che attanaglia lo spogliatoio prima di una partita e in questo modo riusciva a concentrarsi meglio. Così cronometrava alla perfezione i tempi per arrivare il più tardi che poteva. Fatto sta che a Derby non c'era. Gli assenti erano stati sostituiti da Ron Abbott e Tony Tagg, 39 anni in due. Una scommessa in pratica. Contro gente del calibro di Kevin Hector e Francis Lee, Charlie George, Archie Gemmill e Bruce Rioch per non parlare di Roy McFarland e Colin Todd. Ma lo spigoloso Sexton giocò bene le sue carte. Stan Bowles forse aveva davvero venduto l'anima al diavolo. Chissà se quel vago odore di zolfo che qualcuno sentiva al suo passaggio era davvero frutto

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del suo patto segreto. Nel primo tempo siglerà una tripletta, tra cui uno dei tre centri dal dischetto. Poco prima della pausa, McFarland accorcerà le distanze per i padroni di casa, ma i super hoops nella ripresa passano ancora grazie a Dave Thomas e Dave Clement. Il povero Dave Clement, dalla storia sfortunata. Cinque a uno in casa dei campioni. Clamoroso, inebriante. Il QPR terminò il mese con un pareggio per 2-2 al Molineux contro il Wolerhampton e un altro pari questa volta 1-1 in casa con il West Ham. La particolarità fu che tutti e tre i goal di queste due partite furono messi a segno da Don Givens, l'irlandese prodotto dal fertile vivaio del Manchester United. Uno a cui non mancava mai il sorriso, e che a Loftus Road di sorrisi ne lasciò in memoria ben 76 in 242 presenze. Dopo 5 match il QPR si era seduto in un comodissimo e inaspettato terzo posto. Alla fine di settembre, il romantico autunno londinese tanto amato dal poeta John Keats al punto da dedicargli un meraviglioso scritto, trovò i ragazzi di Dave Sexton ancora imbattuti. La prima sconfitta giunse in ottobre a Elland road, contro il Leeds United per 2-1. Non servì il solito centro di Stan Bowles per evitare la prima capitolazione. Ma nella giornata successiva ecco il pronto riscatto. A farne le spese l'Everton travolto per cinque reti a zero. A novembre, erano ancora nelle parti alte della classifica. Forse troppo, e l'aria rarefatta dell'alta quota probabilmente giocò un brutto scherzo alla squadra che entrò in un periodo poco felice che si trascinò in maniera piuttosto frustrante fino a gennaio. Uscirono della Coppa di Lega, e a Newcastle furono estromessi anche dalla FA Cup. Non solo. Le sofferenze non finirono qui. Arrivarono 4 sconfitte durante le 14 partite del periodo, tra cui quella pesante subita nel ritorno con il Liverpool a Anfield. In ogni caso alla fine di gennaio, il QPR era scivolato al quinto posto. Che tuttavia non poteva essere considerato come un fallimento. Da quel momento la nemesi sfortunata partorì una ricca vena di forma che li portò nuovamente a contendere il primato del torneo. Le statistiche, (che personalmente odio visto la mia particolare avversione per tutto ciò che tratta di ambiti matematici) parlarono però molto chiaramente: Dal 31 gennaio al 10 aprile, 11 vittorie in 12 partite, se si esclude l'inopinato pareggio contro il fanalino di coda Sheffield United. A tre gare dalla fine, il QPR si trovò sorprendentemente un punto davanti al Liverpool. Non dimentichiamoci che erano tempi dove ancora la vittoria valeva due punti. Il periodo pasquale fu inflazionato da 2 partite in 3 giorni. Impensabile alle nostre misere latitudini. Ed proprio in quel trittico che arrivarono i fantasmi del Norfolk. Se chiedete a un tifoso dove forse il fantastico QPR di quella memorabile stagione ha perso il campionato vi dirà senza ombra di dubbio quello che io ho detto all'inizio: a Norwich. Il 17 aprile 1976, sabato santo. Dopo l'iniziale vantaggio dei padroni di casa i rangers pareggiano con un bel goal di Dave Thomas. Lui era arrivato a Londra dal Burnley per una somma principesca di 165000 sterline, una cifra record se si pensa che nel 1972 il QPR era ancora in seconda divisione. Ma furono soldi spesi bene perché l'impatto dell'elegante nativo di Kirkby contribuì significativamente alla promozione nella massima serie. A Carrow road però i canarini andranno a segno ancora due volte. Poi Phil Boyer con un goal in sospetto fuorigioco smorzò la sconfitta segnando il 2-3 su invito di Powell. La prestigiosa vittoria in casa contro l'Arsenal, per 2-1 non servì a molto visto che intanto a Maine road, il Liverpool aveva asfaltato il Manchester City per 3-0. A

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questo punto per il QPR restava l'ultima partita da disputare fra le mura amiche contro il Leeds. Mentre l'ultimo impegno del Liverpool era in programma a Wolverhampton, con i “lupi” affamati di punti nel complicato tentativo già citato di salvarsi. Ma a causa degli impegni in Coppa UEFA dei reds ci sarebbe stata una anomalia al programma. Il 24 aprile il QPR avrebbe giocato l'ultimo turno, ma il Liverpool sarebbe andato a casa dei Wolves solo 10 giorni più tardi, il 4 maggio. Anche quello fu un episodio che forse influì sull'epilogo del torneo, ma d'altro canto nessuno potrà essere certo nemmeno del contrario. Ovvio però che la contemporaneità sarebbe stata non solo più giusta sportivamente parlando ma anche decisamente più spettacolare. La gara di Loftus Road si risolse nel secondo tempo dopo una prima parte a reti inviolate. Dave Thomas aprì le marcature e improvvisamente il nervosismo scomparve. Fu un iniezione di fiducia. Fino al momento che tutti aspettavano. Bowles lanciato in campo aperto per il 2-0 finale con perfetto diagonale che si infila alla destra di Harvey. Titoli di coda, invasione di campo e celebrazioni. In attesa di un sogno. Che non si realizzò, ma quel QPR entrò lo stesso di diritto nella storia. SirSimon

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FRIDAY ON MY MIND Pochi personaggi sono riusciti a stimolare l'immaginario collettivo della gente e far parlare di sè e dei propri exploit dentro e fuori dal campo come Robin Friday. Dotato di un talento immenso e geniale nonché di quella sregolatezza che spesso e volentieri accompagna e tormenta le esistenze di grandi uomini e poeti, Friday ha vissuto la vita e il calcio con una velocità ed intensità che la maggior parte delle persone non raggiungerebbero nemmeno avendo due vite a disposizione (ne sa qualcosa Maurice Setter che lo allenò al Reading, il quale dopo aver prospettato a Friday una rapida ascesa a Capitano della Nazionale qualora avesse lasciato perdere alcool donne e droga si è sentito chiedere l'età del giocatore, che ottenuta la risposta ha chiuso la questione con un lapidario: "Io ne ho la metà e ho vissuto il doppio"). Nato a Hammersmith, Londra, in una famiglia working class il 27 luglio 1952 Robin trascorre l'infanzia con il fratello gemello (diverso) Tony nel council estate di Acton (Londra Ovest). La passione per il calcio era assicurata grazie a Sheila (figlia di un ex giocatore del Brentford) e papà Alf che inizia a portare i figli a vedere il Brentford già all'età di due anni, ed i primi idoli non potevano che essere dei Bees: George Francis e Jimmy Towers, anche se il piccolo Robin non nascondeva la sua passione per Jimmy Greaves. Dopo vari provini per QPR, Chelsea e Crystal Palace i primi calci della carriera Robin li tira per l'ormai scomparso Walthamstow Avenue (assorbito nel 1988 dal Leytonson/Ilford per formare il Redbridge Forest, precursore del Dagenham&Redbridge) per poi passare subito all'Hayes che lo paga di più ed è vicino a casa. Il giovane Friday entra nella storia dell'Hayes dopo poche partite e dalla porta principale quando, dopo aver lasciato la squadra in dieci uomini perché doveva finire l'ennesima pinta al pub, entra in campo al 10° del primo tempo e segna da ubriaco il gol che decide la gara. Nel 1973 c'è l'ingresso nel calcio professionista con il passaggio al Reading; voluto fortemente dal manager Charlie Hurley dopo averlo visto in azione in occasione di un incontro di FA Cup tra i royals e l'Hayes non impiega molto per diventare l'idolo dei tifosi dei Biscuitmen. Dopo aver segnato una doppietta nel suo esordio casalingo contro l'Exeter City (10 febbraio '74) disputerà con i biancoblu 155 partite, segnando 53 reti, procacciandone molte altre con il suo stile di gioco imprevedibile e meritandosi nel 1999 il titolo di "Player of the millennium" da parte dei fans, molti dei quali non l'avevano mai visto giocare, molti per motivi d'età e molti altri perché in un periodo che ancora non vedeva la copertura televisiva di tutte le partite era evento più unico che raro poter vedere il Reading in TV; purtroppo ciò impedisce anche a noi di poter vedere e apprezzare quello che viene da molti indicato come uno dei più bei gol di tutti i tempi: 31 marzo 1976 in un 5-0 contro il Tranmere, Friday era appostato appena fuori dall'area di rigore pronto ad elevarsi fino al cielo e stoppare di petto la palla lanciatagli da un compagno e contemporaneamente girarsi e scagliare un missile imparabile proprio lì nel sette alla destra del portiere facendo venir giù la Tilehurst End e mandando in estasi tutto Elm Park. L'estasi probabilmente non era invece lo stato in cui si trovava l'ex giocatore ed inviato della BBC Mark Lawrenson dopo che Friday si era guadagnato un cartellino rosso per averlo colpito con un calcio in faccia e non contento gli aveva cagato nella borsa prima di andarsene negli spogliatoi. La carriera di Friday al Reading arriva praticamente subito al capolinea; dopo essersi meritato il titolo di miglior giocatore della stagione 74/75 ed aver dato un contributo determinante per la promozione del club della vecchia

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division three a fine 1976 viene ceduto al Cardiff City per £30.000, e quando il manager del City chiede il perché di una cifra così bassa si sente rispondere "Lo vedrai". Neppure il tempo di scendere dal treno e Friday viene arrestato per aver viaggiato con un biglietto diciamo non propriamente ortodosso. Il debutto nella nuova squadra avviene a capodanno del 1977, Robin mantiene le tradizioni e spara un botto dei suoi: doppietta al Fulham e strizzatina ai coglioni di Bobby Moore a fine carriera, il tutto dopo una serata trascorsa in giro per pub e conclusasi con una dozzina di bottiglie di lager portate in albergo giusto in caso di improvvise arsure notturne. Con i bluebirds Friday disputerà un'altra ventina di partite segnando 6 reti e deliziando le folle con invenzioni e giocate spettacolari prima di cominciare a sparire e non presentarsi ad allenamenti e partite senza avvisare nessuno. Il suo comportamento sia come giocatore che come uomo è in continuo peggioramento: alcool e LSD stavano prendendo il sopravvento. Il contratto con il Cardiff viene quindi sciolto e Friday se ne torna a Londra dove passerà quel tanto di vita che gli rimane tra lacolismo, droga e problemi mentali fino al 22 dicembre 1990 quando un attacco cardiaco (dovuto probabilmente ad un overdose) se lo porta via all'età di soli 38 anni. Se volete saperne di più esiste un libro scritto da Paolo Hewitt e dall'ex bassista degli Oasis Paul McGuigan dal titolo emblematico: "The best footballer you never saw"; inoltre i Super Furry Animals (band di Cardiff) gli hanno dedicato un singolo dal titolo "The man don't give a fuck" con in copertina lo stesso Friday intento a mandare un bel vaffanculo col V sign al portiere del Luton al quale aveva appena fatto goal.

Joe 268 a.c.

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FA CUP 1988: WIMBLEDON-LIVERPOOL La FA CUP è sempre sinonimo di grandi emozioni, di spettacolo e di passione, passione vera da parte dei tifosi, ma anche dei giocatori, vincere la FA CUP è un grande sogno per ogni squadra, ma, per le più piccole, è un grande successo anche riuscire ad arrivare ai turni in cui vengono coinvolte anche le squadre più importanti e blasonate delle serie superiori. La storia della FA CUP è piena di Giantkilling clamorosi nei quali squadre sfavorite riescono a compiere imprese incredibili battendo squadre molto più forti, ma anche di episodi curiosi e leggendari, o anche di replay infiniti (oggi in caso di pareggio se ne gioca soltanto uno purtroppo) nei quali due squadre si affrontano nel giro di pochi giorni più volte affrontando viaggi a volte anche faticosi e stressanti. Ma questa è la FA CUP, la competizione più antica e la più magica. Per gli osservatori esterni o per i tifosi di squadre magari già eliminate, è sempre bello tifare per un nuovo clamoroso Giantkilling, anche nella competizione in corso, stagione 2010-11, si sono viste delle sorprese come le vittorie di Crawley Town e Stevenage contro squadre di categorie superiori. Nella stagione 1987-88 la sorpresa fu completa dato che il Wimbledon FC, squadra di Prima Divisione classificatasi settima in campionato, ma che solo cinque anni prima giocava in Quarta Divisione (ed undici anni prima addirittura in Non-League), riuscì incredibilmente a battere il grande e favoritissimo Liverpool, da poco laureatosi Campione d'Inghilterra, impedendogli di conquistare il Double. La "Crazy Gang", come veniva soprannominato il Wimbledon, arrivò alla finale di Wembley dopo aver battuto in semifinale il Luton Town, partita giocata a White Hart Lane, con il risultato di 2-1, mentre i Reds ebbero la meglio sul Nottingham Forest, battuto 2-1, a Hillsborough, grazie a due gol di Aldridge. Il 14 maggio 1988 dunque la Crazy Gang di Bobby Gould andò a Wembley per affrontare il grande Liverpool guidato dal leggendario Kenny Dalglish, possiamo immaginare l'entusiasmo dei tifosi dei "Dons", che per la prima volta nella storia potevano vedere la propria squadra disputare una finale di FA CUP! Queste le formazioni schierate dai due manager: Wimbledon Beasant, Goodyear, Phelan, Jones, Young, Thorn, Gibson (Scales), Cork (Cunningham), Fashanu, Sanchez, Wise Liverpool Grobbelaar, Gillespie, Ablett, Nicol, Spackamn (Molby), Hansen, Beardsley, Aldridge (Johnston), Houghton, Barnes, McMahon

La partita vide il Liverpool partire all'attacco, ma il portiere dei Dons, Beasant, fermò ogni tentativo e un gol di Bearfsley venne annullato per fuorigioco.

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Ma al 37° minuto arrivò il colpo di scena: da una punizione di Wise arrivò il gol realizzato con un colpo di testa da Lawrie Sanchez che battè Grobbelaar. La reazione dei Reds arrivò subito, ma Beasant salvò il risultato sui tentativi di Houghton e Hansen. Ma il momento di gloria per il portiere del Wimbledon arrivò quando, per un fallo di Goodyear ai danni di Aldridge provocò un calcio di rigore per il Liverpool. Sul dischetto si presentò lo stesso Aldridge che però si vide parare incredibilmente il rigore da Beasant, l'eroe di quella leggendaria finale! Beasant divenne il primo portiere a parare un calcio di rigore in una finale di FA CUP ed il primo portiere capitano ad alzare la magica Coppa al cielo! Infatti il risultato di 1-0 determinato dal gol di Sanchez non cambiò ed il Wimbledon FC conquistò la prima FA CUP della sua storia e scrisse un'importantissima pagina nella storia di questa competizione.

ConorAdam

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STADI: HUNKY DORYS PARK (DRAGHEDA UNITED) Continua il nostro viaggio nel Louth, per scoprire la casa del Drogheda United, una delle due squadre pro della regione. Lo stadio, costruito nel 1979, si trova nel mezzo di un quartiere residenziale, e nel 2010 è stato adeguato alle nuove norme portandone la capienza a 3.500 persone. Lavori finanziati da Hunky Dorys, una marca di patatine irlandese che si è aggiudicata il nome del campo, che dunque dall'originale United Park si chiama attualmente Hunky Dorys Park. La Stand principale con la caratteristica torretta della televisione

Visione laterale della tribuna centrale

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Le due tribune laterali, quella a sinistra viene usata come settore ospiti

Dietro alle porte... condomini

Particolare di una delle 2 tribune

Ghirarz

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VIAGGI NELLE ISOLE BRITANNICHE: UN GIORNO A MILTON KEYNES TRA PASSATO E PRESENTE Il 28 Maggio del 2002 con una sentenza a dir poco scandalosa , figlia dei milioni di sterline investiti malamente da presidenti e “imprenditori” alla ricerca del guadagno facile attraverso il calcio , il Wimbledon della famosa “ crazy gang ” , della grandissima vittoria in FA Cup contro il temibilissimo Liverpool , cessò di esistere . O per meglio dire il tutto fù trasferito 120 km più in sù a nord di Londra , ovvero Milton Keynes , una delle 32 new towns costruite tra il 1946 e il 1971 in tutta l'Inghilterra per evitare il sovraffollamento delle grosse metropoli come Londra , Birmingham , Manchester . Il nuovo presidente del FC Wimbledon portò con sè oltre al nome del glorioso Wimbledon , anche il nickname , colori sociali ma soprattutto anche tutti i cimeli conquistati in tanti anni di battaglie dalla loro fondazione nel lontano 1889. Ovviamente i tifosi dello storico Wimbledon , dopo anni e anni di proteste , dovettero arrendersi di fronte la legge , rimanendo così effettivamente per la prima volta nella loro vita senza una squadra locale , poiché era inconcepibile per loro tifare una squadra che seppur con lo stesso nome , non era più ovviamente la “ loro ” , quella del calcio amatoriale al Plough Lane , del miracolo di Dave Bassett e della finale vinta contro il Liverpool. Neanche il tempo di leccarsi le ferite , che dopo un consiglio tra tutti i tifosi , stanchi di lottare fuori il campo di gioco , decisero di formare un nuovo club , l'AFC Wimbledon , in tempo per iscriverla alla stagione successiva ( 2002/2003 ) della Combine Counties League ( nono livello della piramide del calcio inglese ) . Qualcuno pensa che la sigla AFC che precede il nome del club non significhi realmente Association Football Club , ma bensì A Fans' Club ,e per di più la data di costituzione della squadra nei moduli riempiti e consegnati alla Football Association , fu il 1889. Tutto questo voleva ribadire che l'AFC Wimbledon non era una società diversa figlia del Wimbledon FC , ma il Wimbledon vero e proprio. Dopo anni di sofferenze adesso l'AFC Wimbledon milita nel campionato di League 2 , una categoria sotto il Milton Keynes Dons . Si proprio Milton Keynes Dons , perchè dopo anni di battaglie e tira e molla con i tifosi del Wimbledon , decisero di restituire i trofei e di cambiare il nome da “Wimbledon FC “ in “ Milton Keynes Dons “ , mantenendo solo il vecchio nickname Dons , accettando altresì di non rivendicare alcun legame con la storia del Wimbledon FC. Ho deciso di scrivere queste righe di premessa perchè per chi non segue assiduamente il calcio inglese o ha iniziato ad appassionarsi solo di recente , MK Dons contro AFC Wimbledon potrebbe significare solo un incontro di FA Cup , quando invece sotto c'è una rivalità molto profonda , ovviamente mai sfociata in violenza , ma che ha provocato l'indignazione da parte di tutti i tifosi del calcio , a prescindere da quale squadra essi tifano. Ed uno di quei tifosi sono io , che seppur fedele ai miei colori da molti anni , provo una grande simpatia per i “Dons” , i veri Dons ovviamente e provando una certa antipatia per i MK. Per questo appena finiti i draw di FA Cup , noto con piacere che se MK e Wimbledon dovessero vincere , si scontrebbero nel secondo turno di FA Cup. Ovviamente entrambe le squadre vinsero i replay , così venne decisa anche la data del 2 Dicembre ore 12.30 a Milton Keynes. Ovviamente con il compagno di viaggio Massimo comprammo subito i biglietti rigorosamente settore

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away , e devo dire che ogni giorno guardavo la buca delle lettere per trovare finalmente i biglietti , che arrivarano solamente 1 giorno prima della partita . Organizzato il tragitto per raggiungere MK , si parte la mattina presto ovviamente dopo un venerdì notte di baldoria e con tanta birra in corpo da far evaporare durante il tragitto . Abitando vicino Wimbledon incontro già sulla tube molti tifosi dei Dons , con cui si scambia pacche sulle spalle e sorrisi , poiché ho deciso anche io di indossare in onore dei Dons la sciarpa giallo-blu , e la stessa situazione si ripresenta sul treno verso MK . Arrivati a MK la stazione è controllata in maniera capillare da tanti bobbies , accorsi per ordine pubblico in occasione della partita , ma al di là di qualche coro simpatico dei tifosi Dons , non succede nulla di grave. Usciti dalla stazione di MK , ci accorgiamo quale orribile città è stata costruita . Essendo abituati a girare per città medievali , storiche , antiche o comunque piene di storie , MK è l'esatto opposto. Tutto è nuovo , dai pub alla stazione , dall'edicola alla rotonda , dall'insegna al prato , tutto sembra di plastica ed artefatto , ci sembra di essere finiti all'interno del film “ Truman Show “ . Decidiamo di far strada con i tifosi del Wimbledon , che ovviamente ci portano dritti dritti al pub , che anche a chiamarlo così mi vergogno un po' , poiché sembrava più l'Ikea con il bancone , perchè tutto era nuovo ,areato , pulito , ed organizzato , cioè tutto il contrario di un pub tipico inglese che tanto amiamo. Decidiamo di risollevarci di molare con una full english breakfast , mentre i tifosi dei Dons , in assoluta maggioranza scherniscono due ragazze con la maglia del MK con cori abbastanza goliardici , sempre però nel rispetto dell'avversario e nel clima abbastanza festoso . E questo è ciò che più ci ha colpito , perchè in altri paesi sarebbero accadute rivolte,risse e quant'altro , mentre loro hanno alzato la testa , rimboccato le maniche e adesso possono essere orgogliosi di ciò che sono senza creare problemi come risse e sfociare in violenza un passato non proprio felice con loro . Si fa ora e decidiamo di avviarci verso lo stadio , che in linea d'aria dal pub sembrava vicino , ma che in pratica ci ha costretti a vagare per più di un'ora a piedi ai bordi di una superway , ed alla fine anche a perderci , accorgendoci di non essere i soli , e maledicendo la scarsa organizzazione e segnaletica di MK. Arriviamo finalmente allo stadio quando la partita sta per iniziare , e superati i tornelli elettronici , la marea di cappellini e sciarpe giallo-blu è incredibile , davvero una grande colpo d'occhio ! Oltre al colpo d'occhio , si fanno sentire anche , con i loro classici cori d'orgoglio , cantando ovviamente di essere loro gli unici e veri Dons , e come dargli torto . Lo stadio ovviamente è un gioiello di modernità , costruito nel 2007 è dotato di tutti i comfort per i tifosi , anche se il secondo anello è chiuso e senza spalti , ovviamente perchè si pensa in grande , e qualora i MK dovessero raggiungere traguardi prestigiosi verrà aperto . La partita scorre tranquillamente per i primi 40 minuti , con un Wimbledon che gioca di ripartenza , aspettando nella propria trequarti il MK , e proprio quest'ultimo al quasi scadere del primo tempo realizza un gran gol dalla distanza con Gleeson , che gela per più di un attimo i tifosi del Wimbledon e anche noi . Girandomi intorno noto con piacere tantissimi tifosi non del Wimbledon , ma con sciarpe del Wycombe , Fulham , Barnet , insomma la solidarietà per i Dons arriva da qualsiasi tifoso , e questa ovviamente è una cosa tipicamente inglese e veramente dovrebbe far riflettere tanti “tifosi “ del giorno d'oggi. L'arbitro fischia la fine del primo tempo , e decidiamo di avviarci verso il bar interno dello stadio , dove i tifosi continuano a cantare al di là del gol subito pochi secondi fa , perchè l'importante per loro non è il risultato finale della partita , ma ciò che stanno dimostrando e che hanno dimostrato , ovvero che il

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calcio dei tifosi batte e batterà sempre il calcio dei soldi , anche se le sfide con il tempo diventano sempre più difficili , soprattutto al giorno d'oggi , con sceicchi e miliardari pronti a rilevare la prima squadra di turno per ottenere facili soldi , distruggendo nel mentre le tradizioni , i colori e la storia del club ( qualcuno ha detto Cardiff ?! ) Si ritorna dal bar con qualcosa in più nello stomaco , pronti a gustarci il secondo tempo , che parte con uno spaventato Wimbledon , come se il gol subito gli avesse spezzato le sforze , ma tutto ciò viene smentito quando Midson al 59' con un colpo di testa potentissimo butta il pallone alle spalle del portiere del MK , proprio sotto la curva occupata dai tifosi del Wimbledon , che esplodono compresi noi in un boato incredibile , come se lo stadio stesse per implodere ! Da lì poi parte l'invasione di campo di una ventina di tifosi , che corrono ad abbracciare i propri giocatori , in un tripudio di colori giallo-blu , alla quale anche gli stewards non oppongono resistenza , capendo il particolare momento ed il significato di questa invasione , non tanto per il gol , ma come per una liberazione dopo quasi 10 anni da quel spiacevole avvenimento . Finalmente adesso i tifosi si sono liberati di questo peso , come se adesso la fenice fosse rinata completamente dalle proprie ceneri , e librata in volo più bella che mai . Dopo l'entusiasmo generale durato tanti minuti , si ritorna alla partita , che vede adesso i Dons sull'onda della gioia , costruire occasioni ed un buon possesso palla , mentre il resto dello stadio è completamente silenzioso. La partita va avanti con il Wimbledon che crea occasioni ma che sbaglia in modo clamoroso quella più importante , quando sui piedi di Gregory arriva l'occasione che i tifosi giallo-blu aspettano da 10 anni , ovvero battere il MK , ma l'attaccante dei Dons manda incredibilmente a lato a tu per tu con il portiere , e a pochi minuti dalla fine. E come volevasi dimostrare , la storia sfortuna del Wimbledon continua , quando dopo una decina di rimpalli in area Dons , Otsemobor con una serie di deviazioni mette a segno al 90' il gol del 2 a 1 , che sigilla la vittoria del Franchise FC , come mi piace chiamarlo , proprio quando con il mio compagno di viaggio stavamo già iniziando a studiare e progettare come ottenere i biglietti per il replay. Ovviamente la delusione nel settore away si taglia a fette , il silenzio è cupo , ma quando dopo pochi attimi l'arbitro segnala la fine della partita , e i giocatori del Wimbledon vanno sotto la curva a ringraziare i propri tifosi , la curva dei Dons diventa una bolgia di cori e applausi , che durano per una decina di minuti , come a voler sottolineare ancora una volta l'importanza dell'esserci e non del risultato finale . Usciamo dallo stadio e ancora una volta ci perdiamo per trovare la stazione , poiché la città è veramente sprovvista di segnaletica e quant'altro , e anche 'sta volta ritorniamo accompagnati dai tifosi Dons , che sul treno non lesinano cori e canti . Per chi volesse approfondire la storia complicata del Wimbledon che io ho rassunto in poche righe , ma che sono solo la punta dell'iceberg di quello che successe più di 10 anni fà , consiglio a tutti di leggere il libro “ Noi siamo il Wimbledon “ di Stefano Faccendini .

TheLions88

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RECENSIONI: I LEONI DI LISBONA Ci sono favole che, qualche volta, accadono anche nella realtà: sia nella vita di tutti i giorni, sia nel mondo del calcio. Immaginate, solo per un momento, di tornare indietro sul finire degli anni sessanta, di recarvi in una città della Scozia, di andare in un grande stadio e di poter assistere alle vicende incredibili di una squadra che in poco tempo diventerà leggendaria. Immaginate di veder scendere sul terreno di gioco, tra tanti tifosi stipati sulle gradinate come fossero sardine, una formazione, con una favolosa casacca a righe orizzontali bianche e verdi, composta nella sua quasi totalità da calciatori nati proprio nella città dove questa squadra ha la sua sede sociale, una compagine creata con pochi soldi, ma con passione e cura del particolare. Immaginate questa formazione che, solo pochi anni prima, sembrava essere giunta, inesorabilmente, al capolinea ed ora, grazie al suo nuovo tecnico, capace in pochissimo tempo di plasmare calciatori stanchi e demotivati, vincere partite su partite. Immaginate questa formazione conquistare prima la Coppa di Scozia, poi il campionato ed arrivare a giocare la prestigiosa Coppa dei Campioni, trofeo che nessuna formazione anglosassone era mai riuscita a conquistare prima. Immaginate, questi calciatori scendere in campo ed affrontare, almeno sulla carta, squadre che partono sempre con il favore del pronostico, per poi batterle inesorabilmente. Immaginate questi stessi calciatori che, partita dopo partita, diventano consapevoli di poter lottare e vincere contro le migliori formazioni del panorama calcistico europeo. Immaginate quei calciatori, arrivare alla finale del torneo calcistico più prestigioso del vecchio continente, sapendo di dovere affrontare la grande Inter di Herrera: squadra, all’apparenza, imbattibile. Immaginate, ancora, quei calciatori passare in svantaggio dopo pochi minuti, pensare che, forse, tutto è compromesso….che, forse,il miracolo non avverrà, che i tanti tifosi festanti, accorsi in un caldo giorno di maggio a Lisbona, torneranno a casa sconfitti. Ma non potete neppure immaginare cosa fece una grande squadra chiamata Celtic Glasgow allenata da Stein… TITOLO: I LEONI DI LISBONA-QUANDO IL CELTIC VINSE LA COPPA CAMPIONI AUTORE: GIORGIO “ACERBIS” CIRIACHI PREZZO 10,00 PAGINE 144 ISBN: 978-80-87644-09-6 WWW.URBONE.EU

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Questo altro viaggio nella storia del calcio Britannico e non solo e’ finito, vi ricordo di venirci a trovare sul nostro forum, ma di visitare anche i siti amici Quindi vi diamo tutti i nostri indirizzi http://rulebritanniauk.forumfree.it http://www.ukcalcio.com http://londracalcistica.blogspot.com http://rulebritannia.blogspot.com http://englishfootballstation.wordpress.com/ Arrivederci al prossimo mese‌

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