Anteprima - Scalped 3

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JASON AARON R. M. GUÉRA DAVIDE FURNÒ FRANCESCO FRANCAVILLA

VOLUME 3


25 giugno 1876.

cavallo pazzo sogna a occhi aperti.

pahuska!

aahh, dannazione… dannazione…

e il vecchio custer finalmente riceve ciò che merita…

oh dio, no…

laggiù, lungo le rive di little bighorn.


29 dicembre 1890.

i lakota credono che la danza degli spiriti li protegga dai proiettili degli uomini bianchi‌

ma non è di grande aiuto per big foot e il suo gruppo di miniconjou‌

in un posto chiamato wounded knee.


1 gennaio 1900. alla fine del secolo, tutti i capi guerrieri dei lakota sono stati uccisi.

le sacre black hills sono state sottratte per essere svuotate dell’oro...

presto il governo le calpesterà per insegnargli a coltivarle ed essere bravi americani.

e quella che una volta era la grande riserva sioux è stata fatta a pezzi, lasciando diverse tribù con gli appezzamenti di terra meno desiderabili.

e poi verranno i cristiani a picchiarli perché parlano la loro madre lingua e pregano il dio sbagliato.

ma che ci si creda o no, anche ora, dopo oltre cento anni di prigionia e dopo averli mandati a morire…

nonostante a nessuno sia fregato qualcosa di loro per anni…

e infine tutti se ne andranno e se li dimenticheranno. tranne quando ci sarà un film con john wayne da girare o una guerra da combattere.


sono ancora lĂŹ.

*


perché restare?

l’uomo bianco vi ha ammassati qui per sopprimervi, giusto? per tenervi lontano dalle ferrovie e dalle città minerarie. per togliervi dalle palle, in pratica.

che hai detto?

sei di qui?

quindi perché restare qui tutti questi anni?

nato e cresciuto. bene, allora dimmi…

perché non andare in un posto dove ci sia lavoro e dove la terra non sia disseminata delle ossa dei vostri antenati massacrati?

perché questo è l’unico posto in cui possiamo essere indipendenti e tenere viva la nostra cultura.


tu sei un antropologo o qualcosa del genere venuto a studiare le nostre radici?

nossignore. solo un appassionato di storia.

hai ragione, i bianchi ci hanno lasciati qui a morire. ma noi combattiamo vivendo.

noi combattiamo ogni giorno, sopravvivendo.

be’, sei venuto nel posto giusto, allora. qui ne abbiamo un sacco.

è uguale.

devi andare a vedere wounded knee e little big horn e la red cloud school. e non sarà così storico, ma abbiamo anche un enorme casinò nuovo.

casinò, eh? forse gli darò un’occhiata.

bob winslow.

duncan. duncan syles.

be’, signor syles…

benvenuto nella riserva!


winslow. winslow griffith.

patetico vecchio stupido.

sì, signore, abbiamo una camera. qual è il suo nome?

la parte più triste è che quel vecchio crede davvero alle stronzate che ha detto, sul combattere contro l’uomo bianco stando qui, nel mezzo del nulla, sporchi, poveri e dimenticati.

se fosse vero, ora mio padre sarebbe il re ribelle di tupelo, mississippi, dopo tutti quegli anni passati a rifornire gli scaffali dello stesso fottuto negozio...

a lavorare ottanta ore a settimana per mandare il figlio di qualche bianco al college.


io sono scappato da quel merdaio il giorno che ho compiuto sedici anni. non mi sono guardato più indietro… tranne che per chiedermi perché ci avessi messo così tanto.

sai…

il problema di questi indiani è che non hanno mai imparato a trattare con i bianchi.

io sì.


dalle semplici truffe di strada e le email-truffa, fino a quelle da milioni di dollari che richiedono un intero team per portarle a termine...

sono stato un talent scout a hollywood, un produttore a memphis e uno strozzino a leavenworth.

ho lavorato ovunque, dai retrobottega degli allibratori nei posti più malfamati di el segundo fino ai locali più scintillanti di vegas.

ho fornito consulenze finanziare a pittsburgh, venduto bibbie porta a porta a salt lake e sfruttato puttane da quattro soldi tra le strade di new orleans.

le ho fatte tutte.

oh, cazzo!

ho vinto sia ai dadi nei vicoli più malfamati che nei più importanti tornei di texas hold’em, dove i soldi venivano ammucchiati sul tavolo.

caaaazzo, che figata!

oh, sì, era questo che intendevo.

è blackjack, giusto?

ma tra tutte, c’è una cosa che amo più di ogni altra.

fammi entrare in questa figata!

la mia vera vocazione...


devi essere solo bravo con i numeri.

sì, portami un cutty con succo d’arancia, e una coca a parte.

contare le carte e sfruttare le probabilità è la parte facile. la vera sfida è non farsi beccare.

non è magia. è solo un sistema. sapere quando le probabilità ti sono a favore e alzare la posta in gioco. e qui bisogna saper recitare.

cambio 2000 dollari.

La gente crede che si debba essere una specie di rain man per contare le carte. non è vero.

oh, sì, ci siamo… guardatemi. sono il fottuto jack nicholson dei contatori di carte. sto vincendo oscar a tutto spiano.

io faccio questa merda nel mondo reale, circondato da criminali e killer. se commetto un errore, vengo pestato fino a diventare poltiglia...

o peggio.

e non lo sto facendo in una sala audio sigillata con qualche telecamera e la troupe intorno. lì, se sbagli, puoi sempre ricominciare, nessun problema. sballato.

carta.


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