Da Colombiers a Fiumara - 7 Giorni vissuti pericolosamente

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Da Colombiers a Fiumara - 7 Giorni vissuti pericolosamente

Il trasferimento via mare della mitica Amphitrite Book di immagini e sogni ad occhi aperti issuu.com/sandom



All'equipaggio più calmo e alla page che la grande dea fortuna, specifica amica dell'olimpo di Amphitrite, mi ha dato, nell'immenso mare che percorre l'infinita storia, passando in molti e distanti luoghi, in: “ODORE DI MARE e piccole camminate lungo le infinite rive mediterranee”*

Da Colombiers a Fiumara - 7 Giorni vissuti pericolosamente Il trasferimento via mare della mitica Amphitrite - Book di immagini e sogni ad occhi aperti issuu.com/sandom In parte estratto da "In viaggio con Metaxa", dello stesso autore. Domenico Santarsiero dsgeo57@gmail.com Metaxa's (c) 2020 Grafica: in house Stampa: kdp.amazon.com , Versione multimediale , www.zoelab.it Questo volume pubblicato secondo le regole dei «Creative Commons» che puoi leggere su: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ Le fotografie di questo volume sono state scattate dall’equipaggio di Amphitrite nelle varie tappe. Chiuso in redazione il 21 Marzo 2020, all'epoca della quarantena da Corona Virus * Nota La citazione in dedica non é casuale, e non essendo io un letterato all'altezza, faccio ricorso a citazioni avute in pegno dalle mie letture casuali di libercoli che a volte diventano un riferimento essenziale per proseguire la ricerca. La citazione é quindi parte del titolo di un bellissimo mini libro di Fabio Fiore dal titolo “L'ODORE DEL MARE”, per le edizioni EDICICLO. Un libro piu che tascabile che trasmette a piene mani una grande voglia di vivere e sentire il mare mediterraneo attraverso infinite passeggiate a riva. Un senso di libertà e scoperta sempre utile, soprattutto nei giorni bui e tristi in cui la semplice lettura di poche righe porta in noi il profumo del mare.



Uomo libero, tu amerai sempre il mare ! Il mare è il tuo specchio: Contempli la tua anima Nello svolgersi infinito della sua onda. E il tuo spirito non è un abisso meno amaro. Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine: L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore Si distrae a volte dal suo battito Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia. Siete entrambi tenebrosi e discreti: Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi, O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti. E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli Vi combattete senza pietà né rimorsi. Talmente amate la carneficina e la morte, O eterni rivali, o fratelli implacabili.

Homme libre, toujours tu chériras la mer! La mer est ton miroir; tu contemples ton âme Dans le déroulement infini de sa lame, Etton esprit n'est pas un gouffre moins amer. Tute plais à plonger au sein de ton image; Tu l'embrasses des yeux et des bras, etton coeur Se distrait quelquefois de sa propre rumeur Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage. Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets: Hommo, nulina sondó lo fond de tes abimes; Omer, nul ne connaîttes richesses intimes, Tant Vous êtes jaloux de garder vos secrets! Et cependant Voilà des siècles innombrables Que Vous Vous COmbattez sans pitié ni remords, Tellement vous aimez le carnage et la mort, Olutteurs éternels, ô frères implacables!



Prologo Sette giorni vissuti pericolosamente è chiaramente un modo di dire, volendo qui essere leggeri abbastanza per rimanere tra il divertimento e la passione di un breve viaggio di trasferimento dalla Francia, via mare, agognando la vela e non rinunciando alla forza bruta di un giallo 25 KV di origini olandesi. Il viaggio, la memoria, le immagini, sono alla base di questo microvolume, estratto dal libercolo padre che fu dedicato alla cana del tributo che trovate in amaca a pag. 8, METAXA che di questa barca conosce i segreti e i pertugi. A dire il vero, io Domenico che sono l'estensore non voluto di questo racconto marinaro, di tributi ne ho voluti dare altri, ma solo gli indispensabili inseriti qua e la all'inizio del testo, con l'immancabile Amphi cosi come fu trovata in quel di Lemmer nell'ormai lontano 2010, e poi l'immancabile timbro postale e visivo di Parigi “ci sono stato...in barca”, dove pure la stessa ci portò insieme alla mia bipede compagna Lalla e alla 4 zampe di poc'anzi. Dell'equipaggio che dire, mi vien voglia di copiarlo cosi com'era già impresso sul volume anticipato, e cosi per la nostra Amphi che è ormai riposante di fresche veleggiate in quel di Fiumicino al cantiere Constellation Nautica. Quindi armo alle penne, rigorosamente alla bottarga, e proseguo immantinente nel descrivere e raccontare ogni cosa con poca dovizia di particolari, cosicché rimanga sempre qualcosa tra il detto e il ricordo che alimenta la nostra voglia di vivere anche domani.


Barca ed equipaggio La barca è uno sloop di produzione olandese in acciaio costruita nei cantieri del Frizland, ovvero un Mareenport 970 AK, dove AK sta per "versione con cabina di poppa", ed è la 184° uscita dal cantiere nel 1973. Armata classica con randa e fiocco, anche se in dotazione ha altre vele come il Genoa e una Tormentina da usare alla bisogna. Chiaramente essendo una barca olandese, ha l'albero abbattibile con poco lavoro, e tutto l'armo classico per fare ciò, anche se il sartiame, eccetto lo strallo di poppa, va sganciato alla bisogna. Un pozzetto molto capiente e una cabina di poppa a prova di grandi dormite, cullati dalle onde e protetti dalle intemperie. Timone a ruota come un piccolo veliero, un desk protetto con una abitabilità eccezionale vissuta sulla nostra pelle, sotto piogge torrenziali nella campagna olandese e francese, ma anche riparo impagabile nelle giornate di sole. Insomma, non una, ma due barche. L’interno è composto dalla zona giorno poggiata sulla murata di sinistra, con al centro un bel tavolo da 4 persone comodo e sempre aperto. Dotata di un entrobordo da 20 cavalli diesel, ha un dislocamento di 5.4 tonnellate per 2.55 m di larghezza, e un fuori tutta di 9.70 circa. Infine l'equipaggio dei ragazzi temerari che hanno organizzato il pericoloso trasferimento Colombiers - Fiumara come ultima tappa del lungo viaggio di questa mitica barca. Infatti il 6 agosto 2018 si parte da Roma in tre, Roberto, Antonio e Domenico (lo scrivano), mentre il quarto marinaio, Maurizio, viene recuperato a Genova. Questo l'equipaggio ardito che in 120 ore di


navigazione marinara, non sempre semplice, porterĂ Amphitrite a destinazione.

Il viaggio, la traversata Il viaggio vero comincia chiaramente prima ancora di partire, con fate e fatine che ci supportano nel nostro andare. Una prima tappa in avanscoperta fu fatta a maggio, prima che il ponte di Genova crollasse. E infatti crollò proprio il giorno in cui sbarcammo a Fiumicino, il 14 agosto 2018. Infine con i primi di agosto si delinea la programmazione del trasferimento, quindi, lunedi 6 agosto, si parte di buon'ora con il treno, per ritrovarci a Genova con Maurizio, chiudendo l'equipaggio che partecipa al trasferimento. Proseguiamo fino a Nizza dove ci attende una fiammante Peugeot 308 a noleggio, con cui percorriamo gli


ultimi 400 km fino a Colombiers. Arriviamo in fil di cena di fatto a Capestang, al nostro punto di riferimento Le Relais Bleu soprannominata per l'occasione La bettola. Il morale si alza subito con una cena a base di escargout, seppia ai ferri e altre pietanze tipiche, ben innaffiate dal rosè locale, e infine chiusa con la parte dolce della vita, tarta ten compresa. Prima notte a bordo della nostra arca olandese, su cui dovremo vivere nei prossimi 8-10 giorni, almeno quelli stimati. Il giorno 7 è ovviamente dedicato ai preparativi, non prima di una ottima colazione alla francese nella boulangerie storica del porto. La giornata passa tra manutenzioni al motore, attrezzature e preparazione dell'albero. Rischio di avere un mignolo di meno, ma la buona sorte mi assiste e continuiamo con Roberto a preparare l'albero e le luci di via. Saldiamo dei fili ed eliminiamo un nido di vespe che si erano sistemate nell'albero entrando da uno dei molti fori. Rivediamo l'armo nei punti salienti preparando il tutto per il giorno dopo, quando avevamo programmato di montare l'albero. Facciamo acqua e una cambusa per andare alla deriva almeno 15


giorni. Un paio di taniche di gasolio e cena in barca. Chiusura della serata al bar del porto per un pastis. Ultima notte quindi a Colombiers, e domattina di buon ora si levano le tende, non prima di un buon caffè prima di mettere in moto la barca. 8. Agosto - Di buon mattino si parte verso AGDE, che sarĂ il punto di approccio al mare per iniziare la grande avventura marinara di Amphitrite. Io e Antonio organizziamo il tutto e in un baleno si stacca la corrente e si mollano gli ormeggi, direzione chiuse di Fonserran, o sette chiuse di Beziers, dove arriveremo poco prima dell’ora di apertura prevista per le 8.30. Siamo i secondi in fila, e in meno di un'ora passiamo le 9 chiuse di Fonseranes, ma ci fermiamo poco dopo aver superato il ponte canale di Beziers in attesa che la chiusa porti su un paio di barche. Dopo una ventina di minuti è il nostro turno ed entriamo nella chiusa. Attraversiamo il porto di Beziers e aspettiamo, perdendo tempo in un paio di giravolte, fino a che il semaforo della chiusa diventi verde, e allora andiamo verso l'ultima chiusa di Beziers. Scendiamo cosi di qualche metro, e riprendiamo la navigazione verso AGDE, dove pensiamo di arrivare questa sera, o poco


prima. Al km 22 attendiamo l'apertura della chiusa di Portiragnes e, dopo averla passata, proseguiamo verso AGDE. La navigazione del canale è come al solito tranquillamente oziosa, e tutto il giorno procediamo ai soliti 5 km l'ora. Verso le 4 arriviamo ad AGDE e ormeggiamo prima della chiusa ronde, dove aspetteremo almeno un'oretta, in attesa di passarla verso il canale che porta al mare. In realtà il programma è già fatto da molto tempo; passati la chiusa ci fermeremo in accosto a dritta su 2 bitte del VNF. Insieme a noi poco più avanti, è ormeggiata una barca olandese, con capitano, signora e cane. Un signore abbastanza anziano, il capitano appunto, cerca di farci capire che il canale è sottoposto al regime di marea, e quindi di prestare attenzione. Cominciamo a organizzarci per rimettere in armo l'albero e il resto delle dotazioni per affrontare il mare. Sopralluogo all'ultimo ponte da passare con l'albero abbattuto, accosto a destra, immediatamente alla prima pedana di accosto nel primo slargo. In qualche maniera, con il supporto di un tal Pasqual, si recupera il gasolio per completare le dotazioni e si cena alla meglio. Notte di attesa per la giornata di partenza, cena e riposo. Almeno fino alle 22 circa, quando la barca assume un assetto strano, inclinato verso il centro del canale. In breve tutti in pozzetto e capiamo alla fine che il problema è la bassa marea, infatti siamo fermi solo grazie alle cime sulle due bitte di legno a riva. Nel giro di 1/2 ora torna tutto nella normalità, ma dopo mezz'ora la marea scende di nuovo e allora molliamo un

pò gli ormeggi e mettiamo una tavola per distanziare la barca dalla riva. In questa maniera funziona, ma ci vorrà ancora un altro abbassamento di marea per convincerci che il problema


era semplicemente la sezione del canale artificiale che, è inclinato in prossimità della riva, e quindi la chiglia poggia anzitempo facendo inclinare la barca. Arriviamo comunque al mattino e dopo una colazione veloce e qualche preparativo, verso le 9.30, accendiamo il motore e ci dirigiamo all'ultimo ponte, per superarlo e ormeggiare ad una banchina di fortuna dove rendiamo operativa Amphitrite per la navigazione verso Roma. 9. Agosto - Alle 10.30 fervono i preparativi per mettere l'albero nella sua sede naturale, la scassa speciale per l'albero abbattibile. Rimettiamo in sede l'albero e stringiamo il lungo bullone prigioniero attorno cui ruota. Rimontiamo le crocette, rimettiamo in sede il sartiame, e in fine alziamo il triangolo di prua su cui si attaccano la cima che va in testa d'albero, di solito la scotta del fiocco, mentre l'altra estremità è connessa all'argano. L'angolo tra il triangolo di carico e la linea della prua deve essere di almeno di 110-120 ° , così che rimanga abbastanza margine quando l'albero va in posizione e c'è da serrare il perno e bloccare l'albero con un'altro lungo bullone. A dire il vero questa operazione l'abbiamo dovuta ripetere più di una volta, per colpa di una fascetta che era stata usata per bloccare la luce di via a mezz'albero, senza renderci conto che la canaletta deve rimanere libera per far scorrere le gallocce


della randa. Questioni di barche e barcaroli che si frequentano poco. Al fine, dopo varie peripezie e un duro lavoro per mettere su al meglio anche il rollafiocco, decidiamo di partire comunque verso le 15.30. Si molla l’ormeggio di fortuna e finalmente si va verso l’uscita del canale di Le Grau D’Agde sotto una pioggia niente male, che di lì a poco cesserà. Grande paura quando a metà percorso dobbiamo passare sotto il ponte della D612, che pur essendo alto abbastanza da poter rendere libere tutte le barche a vela del circondario, sembra comunque molto prossimo alla testa del nostro albero. In un secondo mi metto l’anima in pace e affronto il grande rischio di passare oltre, cosi da verificare che in effetti per poco meno di 50 cm abbiamo evitato il disastro. L’uscita a mare di Grau D’Adgde è abbastanza critica; con mare forza 2, oltretutto incrociato, inizia una nottata di sobbalzi e sconvolgimenti dell’assetto in dimette. Antonio e Maurizio dentro a cercare di sistemare le mille cose che volano. Dopo un attimo vola anche Antonio che si ritrova sulla panca, e dopo un attimo si ritrova con il frigorifero tra le braccia; la scena è da due amanti del brivido verso la notte che avanza. Il frigo volerà altre volte, e per almeno un paio d'ore il corridoio sarà invaso da libri, dotazioni della cambusa e altre cose. Tutti oggetti che stavano comodamente sul tavolo e negli scaffali. Capiamo subito che non sarà una notte facile, ma nonostante ciò ce ne andiamo per la rotta programmata.


Nel breve cala la notte, siamo al traverso di Sete e il mare rimarrà incrociato fino all’alba. Facciamo turni di 2 ore, con due team che rimarranno tali per tutta la traversata nostromo e assistente di cambusa, e i due più anziani della barca, capitano in prima e seconda. All’ultimo cambio turno, quando il nostromo capo riprende in mano la situazione, scopriamo che abbiamo avanzato pochissimo e che la perenne Sete non è nemmeno al giardinetto. A questo punto mi prende uno sconforto assoluto e decido di andare a riposare, ma non prima di aver capito che evidentemente la corrente in questo punto è forte abbastanza e che ci troviamo in una sorta di girabanda dovuta al passaggio dal Golfo del Leone a quello della Costa Azzurra. 10. Agosto - Inizia il primo vero giorno di navigazione, intero e intenso. All'alba il promontorio di Sete è sempre lì, ma poi con l'andare delle ore ci ritroviamo comunque con Marsiglia al traverso. Dopo Marsiglia sfiliamo paralleli al Parc natural des Calaques e infine passiamo la Ciotat in direzione Ile des Embiez in cerca di rifornimenti. Dopo un paio d'ore che siamo in vista dell'isola,



con mare bello formato e onde sui 2.50m che Maurizio si rifiuta di guardare, arriviamo al canale d'ingresso e facciamo prima il pieno del "tanicame" e poi una sosta al molo pubblico per rifocillarci un pò di queste prime 24 ore di mare un pò brillo. Verso le 19 riprendiamo a navigare e guadagniamo l'uscita in mare aperto tenendoci molto larghi da una piccola punta rocciosa dove arrivano perfette le onde lunghe del Golfo del Leone. Scapoliamo e ci teniamo a 3-4 miglia dalla costa, navigando tutta la notte e passando indenni la parte più brutta della navigazione notturna, quella parallela alla baia di Tolone, e poi a Iles d’Hyeres e Ile du Levant, ovvero con all’interno Cap Benat. La mattina ci ritroviamo in vista di Saint Tropez. 11. Agosto - La notte è stata relativamente tranquilla, ed è forse la notte della secchiata d’acqua che qualche buontempone ha assestato ad un membro dell’equipaggio che dormiva profondo. O forse più che una secchiata era una straozata, con un’onda che ha lanciato qualche sbruffo di mare, cosi, tanto per farcelo assaporare. Dopo una notte così, al cambio di turno una dormita profonda ci stava bene, e invece sono stato svegliato dalla GDF francese che, non leggendo il nome della barca e nemmeno il numero di registrazione, ci ha osservato da vicino



e alla fine abbiamo dovuto comunicare le nostre informazioni sul canale 16 e poi su altro canale concordato. La cosa sembrava finita li, ma le nostre risposte non lì hanno convinti, visto che non era chiara la nazionalità dell’imbarcazione. Di lì a poco arriva infatti una corvetta e dopo 10 minuti un gommone da assalto con 6 persone a bordo, armate di tutto punto. Bene, ci siamo guadagnati la giornata, con una bella perquisizione e ripasso di tutta la documentazione della barca, delle informazioni sulla rotta e di altre info di contorno. Dopo tre quarti d’ora si è chiarito che noi con questa barca a vela, in rotta per Roma, eravamo certamente dei temerari. Vista anche la barca in quanto tale, non propriamente marinara d’alto bordo. Ci riprendiamo dallo shock e riprendiamo la nostra rotta in direzione parallela alla costa azzurra, puntando all’Italia, passando al largo di Cannes e Nizza e di notte il confine a Ventimiglia. 12. Agosto - Fa giorno in vista di Sanremo e Antonio e Maurizio riconoscono i posti di antiche scorribande. Poi si naviga verso Varazze per fare il secondo rifornimento della traversata. Aria meravigliosa e il personale della stazione di rifornimento anche. Ci servono con gentilezza, paghiamo e ce ne andiamo, riprendendo la nostra rotta verso Genova, Portofino e La Spezia. Insomma, navighiamo tutto il giorno. Prima sfila la Liguria di ponente, mentre a bordo impazza la “pasta alla sagola”. Passiamo Genova “tagliando” i way



point prefissati e al tramonto siamo di passaggio alle 5 terre. Porto Venere e La Spezia di notte, in prima serata e notte illuminata da fulmini e saette in direzione della nostra meta. Si prosegue a fine giornata verso la Toscana, dove vedremo sfilare idealmente Massa, Carrara e la Versilia, e in fine Livorno. Passiamo la notte a cercare di capire quanto si avvicina o si allontana una grande meda, o meglio piattaforma petrolifera rosso-fantasma. All’alba finalmente si intravede l’Elba e navighiamo quindi verso il canale di Piombino. Tempo eccezionale fino al pomeriggio, poi un improvviso peggioramento e la formazione di una improvvisa burrasca. Improvvisamente groppi di vento e pressione che cambia velocemente, fino a pioggia forte e nebbia che oscura completamente l’Elba. In un attimo davanti a Piombino, ci troviamo sotto tiro e siamo costretti a mettere prua controvento e tirare giù la randa. Fatta la manovra guadagniamo l’ingresso al porto commerciale sotto una pioggia continua, e chiediamo alla capitaneria di attraccare. Ci concedono una banchina per un’ora, facendoci

ricevere da un addetto che ci indica una banchina in mezzo alla flotta da pesca minore. Ci togliamo di dosso i vestiti bagnati e


ne l giro di 20 minuti siamo di nuovo in navigazione guadagnando l’uscita dal porto. Usciamo dal porto e pian piano rientriamo sulla rotta che ci porta all’argentario. All’imbrunire con un piatto caldo di pasta tra le mani, passiamo con le Formiche a sinistra. Dopo poco cala il buio, e il passaggio dell’argentario diventa tranquillo, almeno sul mare e per un certo tempo. Ma verso terra il meteo non è proprio tranquillo, e anche sul mare siamo inseguiti e circondati da una coltre nera. Per fortuna il cielo si apre verso Isola del Giglio, mantenendo il carico di pioggia a terra. Un ampio fronte di fulmini ci accompagna per tutta la notte, con uno spettacolo indescrivibile sulla fascia parallela alla costa. Lasciamo Giannutri a dritta e si continua la navigazione. Cambi di turno, alla ricerca di una meda lontana verso Civitavecchia. Passiamo la notte paralleli alla grande lingua di sabbia che parte da Pescia Romana e arriva a Civitavecchia, anche se la sensazione non sempre è quella giusta. In ogni caso ad una certa ora si comincia a vedere una meda importante, che stimiamo a una certa distanza dal porto di Civitavecchia in mezzo al mare. Alle 8 circa navighiamo a un miglio dal porto, e nel giro di un’oretta siamo davanti al Porto di Traiano, dove


facciamo rifornimento per l’ultimissimo tratto di navigazione che ci porterà fino a Fiumara, dove dovremmo arrivare nel giro di 6-7ore. Ma la giornata non è delle migliori dal punto di vista del meteo, e su Roma e Fiumicino si forma un grande fronte carico di acqua e vento. In breve, all’altezza di Santa Severa, si chiudono in cielo delle nuvole nere che, a 2-3 miglia verso mare, cominciano a generare diverse turbolenze che formeranno 4 trombe d’aria di cui, per fortuna, solo paio riesciranno a formarsi fino alla fine. L’impressione è terribile, un’unica colonna d'acqua si forma tra cielo e mare, di cui una delle due è abbastanza vicina e si muove in direzione di Amphitrite. La fortuna alla fine ci assiste. Le trombe d’aria vanno a morire verso il largo e il vento si riduce. Nel frattempo a terra i nostri amici, mia moglie e Metaxa ci aspettano e sono in mezzo ad una bomba d’acqua. La nostra navigazione continua sotto la pioggia e un bel mare leggermente formato e incrociato. Si continua così per un paio d’ore e, come capita sempre, le ultime miglia sono le più terribili, affrontate con la sensazione di non arrivare mai. Nell’ultimo tratto vento e mare basso ma formato. Puntiamo il vecchio faro di



Fiumicino, quello in prossimità dell’ingresso a Fiumara. Arrivati in zona ci teniamo ben lontani dal faro e, poco dopo, siamo all’entrata di Fiumara. L’emozione è solita, di quando si arriva da un lungo viaggio e di quando non si entra in un porto da lungo tempo e, di fatto io non entravo a Fiumara da quando arrivammo con Pinta, la prima barca di questa avventura nei canali europei il 17 Agosto 2010, insieme a Roberto con cui più o meno facemmo la medesima traversata, ma in 2 invece che 4, e la differenza è notevolissima. Risaliamo quindi Fiumara tenendoci a destra del fiume, dovremmo arrivare poco prima del ponte della scafa, al cantiere Iniziative Nautiche, più noto come Chiaraluce. Li ci attendono amici e familiari, tra cui Giuliana che aspetta Antonio e che ci indica il posto di ormeggio, Lalla mia moglie e la mia adorata Metaxa, Manuela e Marisa, due amiche di famiglia. Saranno le 16 circa, è il 14 Agosto 2018 e siamo arrivati alla meta di questa bellissima traversata. Un ringraziamento infinito all’equipaggio di questa tappa, ma anche a tutti gli amici che sono saliti a bordo di Amphitrite in diverse e numerose occasioni.




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