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Weckels indoor
from 2005 05 IT
by SoftSecrets
weckels world of wonders
Indoor
Testo e fotografie: Weckels, specialista della coltivazione di Atami
Il raccolto
In questo articolo tratteremo del raccolto delle piante di marijuana e in particolare di ciò che dobbiamo fare nelle ultime due settimane di crescita a mo’ di preparativi, oltre a tutte le attenzioni supplementari che possono giovare alle piante. Molti grower saranno d’accordo nel dire che nel fare il raccolto della maria bisogna prestare attenzione ad alcuni fattori importanti. Dopo tutto, non per nulla ci siamo sbattuti così tanto per dare alle nostre piante le migliori cure possibili... e ora vogliamo vedere dei buoni risultati per il nostro investimento! In questa puntata delle Meraviglie di Weckels troverete qualche dritta per raggiungere il traguardo.
Dato che oggigiorno vengono coltivate moltissime varietà differenti di marijuana in tutta Europa, vale la pena osservare che ciascuna varietà ha le sue caratteristiche e le sue preferenze nel periodo di fioritura. Di conseguenza, una certa pianta tollera un dosaggio molto più alto di PK13-14 rispetto ad un’altra, e così la quantità di stimolante della fioritura necessario sarà diverso da una varietà all’altra.
Per quanto riguarda il PK13-14, questo addittivo per l’acqua di alimentazione può portare all’estasi una pianta in fioritura, a patto di utilizzarlo con molta attenzione. Io decido sempre di incominciare a usarlo il prima possibile per consentire alle piante di abituarcisi, per poi aumentare man mano il dosaggio.
Pianta campione
Questo metodo funziona in modo favoloso soprattutto sulle varietà a fioritura lunga e possiamo acclimatizzare in modo ottimale le cime dei fiori al PK13-14. Tenete sempre sotto controllo le foglie delle piante: possono dire molto più di quanto pensino tanti coltivatori. Il numero di dita sulle foglie vi può indicare rapidamente se una pianta riceve tutto il necessario nel modo che vuole lei. Ricordate soprattutto che è sempre meglio dare alle piante un po’ meno nutrimento e addittivi, che non troppo. Un eccesso di fertilizzanti spesso genera conseguenze più gravi di una carenza.
Ci sono dei grower che decidono deliberatamente di separare una pianta mettendola tra le altre in un vaso. Questa pianta funge dunque da pioniere sperimentale, sondando i limiti della sua varietà da parte delle sue sorelline. In tal modo possiamo sperimentare in vari modi senza rischiare di perdere tutto quanto stiamo per raccogliere. Se qualcosa dovesse andare storto e la pianta “di prova” non gradisse l’esperimento, nel caso peggiore perderemmo solo lei e potremmo lasciare le altre a fiorire usando il dosaggio attuale (sicuro). Questo metodo di coltivazione funziona bene, a patto che la pianta di prova sia tenuta in buone condizioni, altrimenti rischieremmo di arrivare a conclusioni sbagliate dato che saremmo indotti a pensare che il suo stato e il suo aspetto deludenti siano provocati da carenze di alimenti e/o di addittivi. E ovviamente sarebbe un peccato.
Ore di buio
Le cime fremono dalla voglia di essere raccolte. I filamenti di THC sono diventati perlopiù di colore marrone.
umidità atmosferica al minimo possibile per fare sì che non ci fosse un grande rischio di incorrere in una micosi e per lasciar sviluppare i fiori a proprio piacimento. Durante le ore di luce, per la maggior parte dei grower non rappresenta un problema. Invece il rischio è massimo nei periodi di buio: l’umidità atmosferica raggiunge allora dei livelli pericolosamente elevati (oltre il 70%) e ha già fatto venire i sudori freddi a più di un coltivatore. Oltre ad aumentare le possibilità di micosi, tali condizioni possono stressare la pianta in modo incredibile, dati gli sbalzi enormi nei livelli di umidità atmosferica che si creano fra i periodi di luce e quelli di buio. stanze da coltivazione umide quanto una palude in un vero e proprio paradiso per le piante in fiore. I livelli di umidità atmosferica vengono tenuti sotto un controllo preciso e non ci sono quasi più differenze fra i periodi di buio o di luce del ciclo. I risultati? Un coltivatore tranquillo e un (futuro) raccolto ben protetto.
Essicatura
Quando le piante hanno sviluppato in modo ottimale le cime da fiore e le hanno fatte crescere bene in dimensioni, possiamo iniziare i preparativi per il raccolto. Prima di tutto, è importante pensare un po’ a quando vogliamo
La soluzione migliore a questo problema è dotarsi di un deumidificatore professionale da ambienti. Questo tipo di apparecchiatura ha trasformato svariate raccogliere e a dove vogliamo far seccare il raccolto. Ci sono dei grower che decidono senza esitazioni di fare entrambe le cose nella stessa stanza (da coltivazione). Ma decidendo di lasciar asciugare la marijuana all’esterno del locale da coltivazione, possiamo preparare quest’ultimo immediatamente per un nuovo raccolto, mettendo delle nuove piante in fase di pre-crescita. Tali pratiche di coltivazione a rotazione consentono di ottenere automaticamente il massimo di raccolti possibili all’anno e quindi vale la pena di valutarle.
La soluzione ideale è far essicare le cime bagnate nel locale di fianco alla stanza da coltivazione. Ad ogni modo, vi raccomando di non trasportare su e giù e di non impacchettare delle cime di fiori appena raccolte. Oltre al fatto che queste attività supplementari aumentano le possibilità che tu venga beccato, le cime da fiori sono veramente troppo sensibili e possono essere danneggiate gravemente anche dal minimo disturbo. Inoltre sminuzzarle risulta molto più facile quando ci mettiamo a lavorar di forbici appena le abbiamo tolte dalle piante. Spesso non è altrettanto efficace tagliare dalle piante un’intera montagna di cime da fiore per poi sminuzzarle tutte insieme, dato che le foglie cominciano a seccarsi molto in fretta e si accartocciano. Sminuzzare le cime risulta più difficile e quindi alla lunga ci vuole più tempo per farlo.