Numero 33 - Informazioni dal Parlamento 5 Stelle

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“Pianisti” dei partiti, la musica è finita

Perchè i “pianisti” della partitocrazia smettano di suonare la loro musica stonata, fatta di note che si chiamano truffa e sprechi di pubblico denaro. Il Movimento 5 Stelle, sempre attento in aula a denunciare fenomeni di parlamentari che votano per colleghi assenti, ha deciso di passare all’attacco in maniera diretta. Lo fa con due azioni: un esposto alla Procura di Roma presentato dai portavoce Enrico Cappelletti, Sara Paglini e Roberto Coti e una proposta di modifica di regolamento del Senato che vede la prima firma di Maurizio Buccarella.

Basta aprire gli occhi Alessandro Di Battista Camera Seduta n° 130 del 3 Dicembre

Signor Presidente, Governo, Ministro Mauro, Ministro Franceschini, noi la fiducia non ve la daremo mai: scordatevela! Non siete credibili. Fate finta di abolire l’IMU ma alzate le tasse sulla benzina. Vi vantate di avere abolito il finanziamento pubblico

INFORMAZIONI DAL PARLAMENTO 5 STELLE

Foglio di informazione non ufficiale in uscita come file PDF e stampato in proprio. Ideato, progettato e realizzato da Sara Bertilorenzi, via Palestro 36, Massa, 54100 - MS (art.2 comma 1 L.47/1948). Redazione in MoVimento lavora sul MeetUp Toscana 5 Stelle al seguente link http://bit.ly/12PXxwP Questo foglio è di libera diffusione e può essere liberamente stampato, copiato, pubblicato, ecc. Lo trovi anche sull’omonima pagina Facebook o su http://info5stelle.wordpress.com/

ai partiti, ma in realtà continuate a mettere le mani nelle tasche degli italiani. Oltretutto, pochi giorni fa la Corte dei conti ha sollevato la questione di costituzionalità di fronte alla Corte costituzionale per tutte le leggi sui rimborsi ai partiti approvate dopo i referendum del 1993, esattamente quello che noi e soltanto noi del M5S diciamo da anni. La fiducia non ve la daremo mai perché non vi occupate di lavoro, perché ci avete «svenduto» all’Europa, perché siete il Governo del nulla mischiato con il niente, dell’immobilismo lugubre, delle collusioni con le concessionarie delle slot machine, il Governo del galleggiamento ingannatore, del meschino tirare a campare, un Governo drammaticamente staccato dalla realtà. (...) Noi la fiducia non ve la daremo ancora di più per la tragica politica estera che portate avanti. Pensiamo ai marò lasciati «marcire» in India perché non siamo più un Paese credibile. Non abbiamo alcun peso a livello internazionale e abbiamo paura che battere i pugni

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sul tavolo indiano possa mettere in pericolo le commesse delle nostre multinazionali. Lo abbiamo detto mesi fa: gli interessi non sono più importanti delle vite delle persone. (...) Pensiamo al caso Shalabayeva. Eravamo il Paese dell’accoglienza e ora siamo quello dell’espulsione. Una donna e una bimba consegnate nelle mani di un Governo dittatoriale, tutto in nome della realpolitik, delle connessioni che Nazarbayev fa non soltanto con Berlusconi. Berlusconi è stato per troppe volte l’alibi di qualcun altro. Quell’espulsione è stata ed è una vergogna e Alfano continua a sedere su quella poltrona, placido, tranquillo, sicuro di essere un intoccabile, ma si sbaglia il Ministro Alfano. Eravamo il Paese di San Francesco d’Assisi che andò in missione diplomatica – potremmo dire – a dialogare con il sultano d’Egitto ed ora siamo il Paese che vuole, in nome di una sudditanza senza precedenti nei confronti dell’alleato americano, risolvere le controversie internazionali con le bombe, violando di fatto

5 GIORNI A 5 STELLE #tuttiacasa FATTI, NON GOSSIP. OGNI VENERDÌ IN DIRETTA ALLE 13.30 SU WWW.PARLAMENTARI5STELLE.IT Il Porcellum è stato arrostito. La Corte Costituzionale ha messo la parola fine su quello che Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle sostengono da anni. Una legge elettorale senza la scelta dei candidati da parte dei cittadini e con un premio di maggioranza così congegnato è illegittima. Ora basta con le ipocrisie. Si torni alla legge elettorale precedente e #tuttiacasa. Lo si faccia per evitare che un Parlamento politicamente deligittimato, continui a produrre leggi vergogna e spartizioni selvagge da parte dei partiti. È il caso della Cassa Depositi e Prestiti, un gigante del credito che amministra 240 miliardi di euro di risparmi postali dei cittadini e che vede la mani della partitocrazia ben salde su questo tesoro tramite nomine come quella dell’ex ministro Bassanini e nel consiglio d’amministrazione di Fassino (Pd), Garavaglia (Lega) e Saitta (Pd). L’arroganza dei partiti si è fatta sentire alla Camera durante il dibattito sull’inutile e costosissimo gasdotto Transadriatico-TAP. L’arroganza di chi pensa di aver sempre ideologicamente ragione è l’anticamera dell’ipocrisia. Come quella del decreto che rifinanzia le missioni di guerra spacciandole come interventi di... pace. Questi partiti dovrebbero ascoltare con

forza le le semplici grandi parole di Dicki Chhoyang, ministro per i rapporti internazionali del Governo Tibetano in esilio, che ospite della Commissione Diritti Umani del Senato ha ricordato come “il messaggio universale della lotta del popolo tibetano sia la nonviolenza. Solo attraverso la nonviolenza si potrà realizzare un Mondo diverso”. Parole ad oggi inascoltate che ci ricordano anche la grande lotta di Nelson Mandela che ora corre nella savana del cielo. Parole che per ipocrisia, interessi, paura meschinità non sono mai state ascoltate.Meschinità come quella dei “pianisti” che votano per colleghi assenti, truffando il fisco e alterando le votazioni parlamentari. Contro questo fenomeno il Movimento 5 Stelle ha presentato un esposto e una proposta di modifica di regolamento del Senato. In una settimana che ha visto arroganza e ipocrisia salire ai massimi livelli, si registra anche una piccola vittoria. Il Movimento 5 Stelle è riuscito a strappare alcuni risultati sul settore ambientale riuscendo tra l’altro a far stanziar in Commissione 140 milioni di euro per il dissesto idrogeologico e dirottare i fondi Anas verso la manutenzione stradale anzichè le grandi opere.

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PARLAMENTO 5 STELLE l’art.11 della nostra Costituzione. In Afghanistan continuiamo a combattere una guerra che non è nostra, una guerra illegale, ingiusta, assurda, che ci è costata vite umane, vite di valorosi soldati italiani e di civili afgani, che ci è costata 5 miliardi di euro, 2,5 milioni di euro al giorno. Voi, per la tragedia che ha appena colpito la Sardegna, avete stanziato nel disegno di legge di stabilità 103 milioni di euro; 103 milioni di euro li spendiamo in 41 giorni di guerra in Afghanistan, e in quel Paese stiamo combattendo da oltre 3.800 giorni; è la guerra più lunga dalla seconda guerra mondiale in poi. Eravamo il Paese di Enrico Mattei e della sua politica in favore della sovranità energetica, ora siamo il Paese di Scaroni e delle sue tangenti. Mi dispiace che la Presidente Boldrini sia assente, non ho avuto più la possibilità di intervenire con lei presente in Aula da quando abbiamo avuto quel diverbio. Mi sarebbe piaciuto sapere da lei - lei che è sempre attenta a stigmatizzare quello che, a parer suo, non è istituzionalmente decoroso - se sia istituzionalmente decoroso che un noto «patteggiatore di tangenti», come l’attuale amministratore delegato di ENI Scaroni, possa occupare quel posto e guadagnare circa 6 milioni di euro all’anno. Perché non interviene al riguardo? Lei che spesso ci delizia con dichiarazioni squisitamente politiche dovrebbe intervenire anche su queste questioni. (...) Non ho citato ENI a caso. Oggi l’ENI basta pensare ancora una volta al caso Shalabayeva - è il vero ministro degli esteri italiano; è un ente potentissimo controllato da interessi privati e non dallo Stato, è un asset strategico che questo Governo vuole svendere per continuare a vivacchiare senza idee, senza prospettive, senza un progetto, almeno per un po’. Ministri, chi vi ha autorizzato a vendere i beni comuni? Chi vi credete di essere per farlo? Adesso, tramite lei Presidente, mi rivolgo a tutti i colleghi degli altri partiti che sono malpancisti, gli esponenti del «vorrei ma non posso», che, dietro una colonna del palazzo, ci confidano di essere d’accordo con il MoVimento 5 Stelle, che Alfano non è degno di essere il Ministro dell’interno, che la Cancellieri doveva essere sfiduciata. Mi rivolgo a tutti coloro che si lamentano ma non agiscono, mettono agli atti disagi vari ma votano sempre come gli viene indicato dal Governo stesso: ma come diavolo

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fate a continuare a dare fiducia ad un Governo del genere? Come fate a dormire la notte? Possibile che una poltrona valga tutto questo? Possibile che dei soldi, dei maledettissimi soldi valgano la possibilità di incidere positivamente sulle vite dei cittadini italiani? Oggi questo Governo non ha più alibi, non ha scuse, questa maggioranza non ha scuse, neppure può più sbandierare la spauracchio di Berlusconi, non avete più alibi. Vi sfidiamo, come MoVimento 5 Stelle, ad approvare immediatamente una legge sul conflitto di interessi. Vediamo se ora ne sarete capaci. Vi sfidiamo, ma siamo sicuri che non lo farete mai. Vi ha fatto comodo dare tutte le colpe a Berlusconi, vi ha fatto comodo. Avete fatto credere al popolo italiano che il conflitto di interessi ce l’avesse soltanto lui e invece no: la cosiddetta sinistra è coinvolta con tutte le scarpe. Oggi, Presidente, è tempo di azzerare tutto e ripartire, di sfiduciare questo Governo, sperando che conseguentemente il Presidente Napolitano abbia la dignità e l’amore di patria di fare un passo indietro. (...) I partiti di oggi sono soprattutto «macchine di potere e di clientela», gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti. Sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un boss e dei sottoboss. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal Governo, hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI, alcuni grandi giornali. Sono macchine di potere che si muovono soltanto quando è in gioco il potere, seggi in comune, seggi in Parlamento, Governo centrale e governi locali, Ministeri, sottosegretariati, assessorati, banche, enti. Queste sono parole di Berlinguer. Tutto questo lo sappiamo bene, ne siamo coscienti, ma adesso dobbiamo andare oltre, oltre la sana e ingiusta indignazione, oltre la rabbia, oltre le lamentele continue. (...) Oggi occorre un’ondata di partecipazione nuova, uno tsunami di interesse alla politica, occorre riprenderci le istituzioni, liberarle, occorre democraticamente e in modo non violento cospirare. Dobbiamo partecipare alla vita politica, votare non basta più. Partecipiamo con chiunque, mica

soltanto con il M5S, ma partecipiamo alla vita politica, perché è l’assenza di partecipazione ad aver generato i mostri degli ultimi trent’anni. Oltretutto, la politica è la più alta attività che un essere umano possa fare. Il cambiamento è dietro l’angolo, un’ondata democratica è partita e non si arresta. Dobbiamo solo insistere, dobbiamo informarci meglio, essere curiosi, mettere in discussione il pensiero dominante, a cominciare da questa Europa. (...) Dobbiamo soltanto aprire gli occhi, dipende soltanto da noi. Basta aprire gli occhi per non vedervi più, per non vedervi più!

Prato, strage annunciata! Marco Baldassarre Camera Seduta n°130 del 3 Dicembre

(...) Prato: una strage annunciata, così come lo è la classica maratona dell’ipocrisia, dichiarazioni su dichiarazioni, ma nessuno che si assuma un minimo di responsabilità. Dall’interno del capannone dormitorio vengono estratti sette corpi di lavoratori di origine cinese, che stavano riposando su un soppalco abusivo insieme ad altri operai orientali sorpresi dalle fiamme. Prato, un tempo splendente punto di riferimento delle aziende tessili, nel giro di vent’anni ha visto proliferare una miriade di laboratori, dove la manodopera cinese opera in situazioni inaccettabili dal punto di vista dei diritti umani e della sicurezza. A Prato non esistono più regole. Lo stesso pubblico ministero Tony dice: «La maggior parte delle aziende sono organizzate così, è il Far West». Se vogliamo impedire che ci siano altre tragedie come quella di Prato, allora cominciamo con l’ammettere che quella tragedia è l’effetto di un’economia malata, ormai lasciata alla sbando e totalmente incurante dei diritti fondamentali degli uomini, cinesi o italiani che siano. Il tutto di fronte ad una classe politica cieca, sorda e muta, quindi complice. Ultimamente sempre più spesso si sentono politici parlare in difesa del made in Italy, o di quel che ne resta. Oramai sempre più aziende italiane chiudono o delocalizzano per


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provare a sopravvivere, aumentando una disoccupazione già alle stelle. Ricordo che il Governo si era impegnato a ridurre il costo del lavoro e il cuneo fiscale nella legge di stabilità. E allora facciamo un atto di coraggio, non una misura fantasma che non beneficerà realmente nessuno. Ed oltre a ricordare, giustamente, i sette lavoratori di origine cinese morti per il profitto di qualche multinazionale, ricordiamo anche quegli imprenditori italiani che si sono tolti la vita perché stretti in una morsa di tasse, di cuneo fiscale e di costo del lavoro ormai insostenibile. Veloci, non tutte, le reazioni della classe politica: il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, chiede al Presidente del Consiglio Letta un incontro per definire un accordo di programma per risolvere questa questione, al Ministro Alfano chiede un incontro per far verificare di persona la situazione. Il Ministro Giovannini dichiara di voler predisporre il piano controlli per il 2014. Ci voleva questo perché accadesse? Il sindaco di Prato, Roberto Cenni, ha indetto il lutto cittadino rivendicando di avere alzato il velo sulla vicenda. Il governatore Rossi si chiede: dove eravamo tutti noi? Dove eravamo tutti noi? Caro governatore, è troppo facile fare propaganda adesso, dopo una tragedia da lei definita annunciata. Bene, se era annunciata, voi tutti avete fatto «orecchie da mercante». Dove eravate voi? La situazione di Prato, la conosceva bene lui e la conosceva, altrettanto bene, il sindaco Cenni. Anche la trasmissione Report se ne è occupata nel 2007 con un’inchiesta. Troppo facile, adesso, farsi domande o indire giornate di lutto. Comincino tutti ad assumersi in maniera diretta le proprie responsabilità, non solo a parole, ma coi fatti. (...) A Prato esiste una realtà lavorativa che ha dell’incredibile: è uno dei più grandi centri di lavoro sommerso d’Europa, dove i lavoratori, gestiti ormai dalla criminalità organizzata, sono costretti a lavorare per 15 ore al giorno in situazioni assurde, disumane. Noi dobbiamo tutelare le aziende e gli imprenditori che pagando con fatica le tasse e gli stipendi dei propri dipendenti regolari e che stanno «tirando per i capelli» questo Paese, ormai finito, morto. Ed ecco che puntualmente si ripete il teatrino: governatori, ministri, sindaci si svegliano dal torpore e si incamminano a raccontare la stessa novella

nella trasmissione di turno. Un primo piano, un finto volto affranto, un’anima appesantita, una colpa data al proprio avversario politico, un mea culpa falso come una moneta da 3 euro, e via: la coscienza adesso è più leggera. La situazione di Prato sta distruggendo il manifatturiero tessile italiano. Qui si lavora tutto il giorno, senza diritti, irregolarmente, senza controlli e nel resto del Paese aziende chiudono per la pressione fiscale. Le aziende chiudono perché non più competitive a confronto di chi, sfruttando il lavoro nero e la clandestinità, può permettersi di mettere sul mercato prodotti a prezzi assurdi senza la ben che minima garanzia del prodotto e dell’incolumità dei lavoratori stessi. Concludo segnalando ai vari attori di questo teatrino, altre realtà, come quella di Prato, nelle zone di Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino e Firenze, per dirne solo alcune, dove gli operai, anche lì, dormono a rotazione nelle fabbriche per garantire cicli continui di produzione. Ebbene, una volta tanto proviamo ad agire prima. (...)

Gli ‘inchini’ della politica Giovanni Endrizzi Senato Seduta n°146 del 4 Dicembre

Signor Presidente, distinti colleghi, a Venezia non sono le navi a fare l’inchino: è la laguna di Venezia che si genuflette alle cosiddette grandi navi. Il decreto Clini-Passera vietava il transito alle navi sopra le 40.000 tonnellate, ma rimandava il divieto alle calende greche, ovvero a quando vi fossero state soluzioni alternative. Dopo venti mesi il problema permane; il sindaco, del Partito Democratico, Giorgio Orsoni vorrebbe spostare lo scalo in un’area di Marghera, proprietà della famiglia Salmini, vicina ai serbatoi del petrolchimico, luogo quasi inaccessibile, se non con lavori dal costo enorme. Il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, del PD, non è da meno: propugna lo scavo di un canale di 5 chilometri, largo 140 metri, profondo 10, che butterebbe all’aria 7 milioni di metri cubi di sedimento

antichissimo. Forse non conosce i disastri causati dallo scavo del Canale dei petroli negli anni Sessanta. Forse non sa che in laguna sono vietati interventi che non siano graduali, sperimentali, reversibili. I rischi di incidente e di disastro ambientale poi permangono, ma una cosa è certa: anche questo progetto sarebbe costosissimo, dannoso e inefficace. II patrimonio dell’umanità tutelato dall’UNESCO - precisiamo - è tutta la laguna; le leggi speciali proteggono tutta la laguna. E lo stesso decreto Clini-Passera prescrive di «conseguire i massimi livelli di sicurezza anche ambientale», considerata «la particolarissima sensibilità e vulnerabilità dell’ambiente della laguna di Venezia». Venezia e la laguna si salvano se le navi attraccano fuori dalla laguna. Così si evitano gli incroci con i vaporetti, i ferry boat, il traffico passeggeri locali, le petroliere e le navi da carico. E, attraccando fuori dalle paratie del MoSE, la crocieristica non è nemmeno condizionata dal fenomeno dell’acqua alta. Esistono alternative progettuali rapide, perché si possono realizzare con banchine mobili, galleggianti o su cassoni affondati; reversibili, come previsto dalle normative. Se poi i passeggeri si portano all’attracco attraverso battelloni panoramici, si creano anche nuovi posti di lavoro. Ma questi progetti hanno un difetto: costano meno. Forse per questo il ministro Lupi ha appena sollecitato all’Autorità marittima un provvedimento per inserire lo scavo del Canale Contorta in legge obiettivo. In un sol colpo taglierebbe fuori le soluzioni più efficaci, rapide e meno costose; scavalcherebbe le procedure di valutazione ambientale, le leggi speciali per Venezia e la laguna, il Ministero dell’ambiente, il Piano d’area della laguna veneziana e aprirebbe la possibilità di spendere 150 milioni di soldi pubblici, magari coinvolgendo i privati con il project financing, reso tristemente noto in Veneto dalla Mantovani costruzioni. Guarda caso in legge di stabilità sono già stanziati quei milioni: sono già pronti a spenderli, quando ne basterebbero molti meno. Nossignori: qui si sta mettendo il carrozzone davanti ai buoi! Ma noi, appunto, non siamo buoi. Ho depositato oggi stesso un’interpellanza con procedura abbreviata per vedere chiaro in questi affari.

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PARLAMENTO 5 STELLE La conferenza negata Alessio Mattia Villarosa Camera Seduta n°132 del 5 Dicembre

Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 13: La Conferenza dei capigruppo è convocata ogniqualvolta lo ritenga utile, anche su richiesta del Governo o di un presidente del gruppo. Perché il M5S aveva richiesto una Conferenza dei capigruppo? L’ha richiesta perché è una forza politica seria, onesta e coerente. Ieri, la Corte costituzionale ha finalmente – e dico finalmente semplicemente perché il M5S lo diceva dal 2005, con una raccolta di firme – dichiarato, in almeno due punti, incostituzionale. (...) Nel 2005 ha dichiarato incostituzionale, in almeno due punti, il premio di maggioranza e le liste bloccate. Da ciò, noi che siamo una forza politica seria, che non è attaccata alle poltrone ne traiamo la conseguenza che se non giuridicamente almeno moralmente tutti noi parlamentari eletti con questa legge sediamo incostituzionalmente su questi scranni. Ecco perché stamattina, alle ore 8,39, ho chiamato la Presidente Boldrini e, non avendo ricevuto risposta, alle ore 8,41 ho immediatamente contattato il segretario Lasorella per richiedere una capigruppo urgente, per calendarizzare con urgenza la proposta di legge sul «Mattarellum» e portare la Costituzione nuovamente sul gradino più alto delle nostre coscienze. Tutto ciò anche perché, alla luce delle dichiarazioni della Corte costituzionale, l’attuale, la legge elettorale che ci troveremo ad affrontare è identica all’ultima legge elettorale della Prima Repubblica, quella del 1992, bocciata con un referendum dall’82,7% dei cittadini italiani. Eravamo alla telefonata del segretario alle 8,41: dopo questa telefonata ricevo risposta telefonica dalla stessa Presidente Boldrini, che mi ha negato la convocazione immediata di una capigruppo. Dalla risposta della Presidenza mi sembra quasi di evincere che, vista la nostra richiesta di ieri, (...) che, a tutti i costi, ha voluto calendarizzare il

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Trattato riguardante poi la costruzione di un gasdotto, il TAP, che, tra l’altro, non prevede la partecipazione di nessuna azienda italiana, questo ci tengo a precisarlo. Da quella risposta, dalla sua risposta mi è sembrato di evincere che, siccome abbiamo ottenuto la convocazione della Giunta, non abbiamo più diritto a nient’altro. Questo mi è sembrato di evincere! Inoltre, sembra quasi di evincere che in quest’Aula, oltre ad essere incostituzionali, siamo anche dei bugiardi, perché stiamo facendo una lotta solitaria – solitaria noi, MoVimento 5 Stelle – per convocare immediatamente una Conferenza per decidere immediatamente sul ritorno al «Mattarellum», l’ultima legge votata da un Parlamento eletto secondo le regole costituzionali. Però, all’opinione pubblica – e leggetevi i giornali! – sono stati tutti bravi a prendere in giro – e dico in giro! –, gli italiani, perché hanno dichiarato a Il Messaggero, ad esempio, di voler immediatamente cambiare la legge elettorale. Lo ha dichiarato Alfano, lo ha dichiarato Civati, e l’hanno dichiarato la Gelmini, Casini, Brunetta e Vendola! Pigliamo in giro gli italiani, continuiamo a prenderli in giro! Ora concludo, e chiedo ai cittadini di svegliarsi. Basta! Ci prendono in giro, lo sappiamo tutti! Non possiamo più stare seduti! Basta! Basta stare seduti sui nostri divani! Questo Parlamento sembra essere una dittatura!

Il potere delle parole Andrea Cioffi Senato Seduta n°147 del 5 Dicembre La ringrazio per avermi concesso la parola, cittadino Presidente. Cittadine e cittadini presenti in questa Aula, inizio il mio intervento parlando di abusivismo e non di quello edilizio tanto presente in questo Paese: alla luce della sentenza di ieri, in questa Aula siamo tutti abusivi, in quanto eletti con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Il principe De Curtis, in arte Totò, a me tanto caro perché sono campano, in un bellissimo film, dichiarandosi presidente

del Sindacato parcheggiatori abusivi (SPA), arringava i colleghi dicendo: «Cosa chiediamo noi alle autorità costituite e ricostituite? Un posteggio al sole! Abusivi, qui si abusa. Si sta abusando...». E finiva dicendo: «Colleghi, abusivi, le madame! ...Arrangiatevi!». Signori, in questi anni ci si è abusivamente appropriati di alcune parole e persino di alcuni colori, di cui rivendichiamo l’uso, semanticamente. Il colore verde, non è della Lega. Così la parola libertà, la parola più rivoluzionaria di tutto il vocabolario: è stata abusivamente usata da una formazione politica reazionaria piegata al volere del suo oramai decaduto regnante. Purtroppo tra le parole abusivamente impiegate c’è anche la parola «pace». Sul frontespizio del decreto del quale discutiamo oggi - anche se in tre minuti sarà difficile discuterne - leggiamo «consolidamento dei processi di pace», ovvero, in non burocratese, missioni di pace. Non sarebbe stato più giusto dire missioni di guerra? A questo punto interrompo la lettura del mio intervento perché nei tre minuti a mia disposizione ci terrei a dire una cosa. Prima il senatore Orellana ha parlato del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Emergency a Kabul. Io sono stato lì con Emergency ed ho realizzato io quel reparto in qualità di ingegnere. Ho potuto vedere che cos’è la guerra, anzi le famose cause collaterali. Le mine antiuomo - l’Italia è stata una grande produttrice di mine antiuomo fino al 1997 - le abbiamo prodotte noi ed io in quel maledetto ospedale ho visto bambini che arrivavano senza le mani, senza i piedi. Questa sarebbe una missione di pace? Questa è la pace di cui stiamo parlando? Abbiamo speso 5 miliardi di euro da quando è iniziata la missione di pace in Afghanistan: 5 miliardi. Di che stiamo parlando? Ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando? Poi dite che noi siamo arrabbiati, ma chi ha visto con i propri occhi che cosa significa tutto questo, lo vive sulla propria pelle con una rabbia feroce ed è quella rabbia che ci ha portato qui dentro. Quindi, noi non siamo arrabbiati: siamo legittimamente arrabbiati ed indignati per quello che abbiamo visto. E smettetela di usare la parola «pace», perché questa non è pace, è un’altra cosa. Questa è guerra! (...)


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