Crisalide | Tesi teorica

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Crisalide

SARA DE GRANDIS




Accademia di Belle Arti di Roma Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate Scuola di Progettazione Artistica per l’Impresa Anno Accademico 2021/2022 Crisalide Diploma di II Livello Graphic Design Candidata Sara De Grandis Matricola 17529 Relatore Stefano Mosena


Crisalide SARA DE GRANDIS



Indice Abstract

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Introduzione

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Il bambino: metamorfosi nel tempo Il concetto d’infanzia nel passato

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L’entrata in campo della pedagogia

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Psicologia dello sviluppo: resilienza e cambiamento

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Editoria per l’infanzia e non solo Favole e fiabe

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L’evoluzione dell’editoria libraia

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Tra parole ed immagini

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Albi illustrati sul cambiamento

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Progettazione dell’albo illustrato Introduzione al progetto

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L’orso del Nord Edizioni

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Storia: trama e personaggi

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Formato e legatura

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Storyboard

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Scelte di stile e di palette

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Cover design

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Layout

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Il carattere tipografico

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Gadget

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Conclusioni

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Bibliografia e sitografia

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Crediti

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Ringraziamenti

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Abstract | CONCEPT

Abstract CONCEPT

Crisalide è uno stadio intermedio, un presente che guarda nostalgico al passato e teme sognante il futuro. Andare avanti, tornare indietro, rimanere fermi nel proprio guscio: cosa fare? Tra i timori ed i mille dubbi alberga la paura di provarci, il tutto accompagnato dal giudizio altrui, sempre dietro l’angolo, che pesa incessantemente sulle nostre scelte e sulla strada che vorremmo percorrere. Non importa quale sia la nostra età, il cambiamento spaventa tutti, grandi e piccini ed alcuni più degli altri. A volte non si può pretendere di affrontarlo da soli e bisogna lasciarsi aiutare da una mano amica, pronta a consolarci, sgridarci e spronarci quanto basta per permetterci di provare, di fallire e di vivere. Ma alla fine il salto finale sta a noi: spiccare finalmente il volo o restare fermi nel proprio guscio? Crisalide racconta una storia dai colori sognanti, un albo intriso di speranza, calore e di una forza interiore che spesso scordiamo di avere.

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Introduzione | IL PROGETTO

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Introduzione IL PROGETTO

Probabilmente non vi è tematica più adatta di quella del cambiamento per concludere questo mio percorso accademico: la fine di un nuovo inizio. La mia tesi nasce dalle mie stesse paure e sogni, speranze e dubbi. In questi anni di formazioni sono cresciuta, il mio stile è cambiato così come i miei gusti; questo perché l’essere vivente è mutevole, cambia come il vento, cambia forma, cambia la sua essenza e tutto ciò è inevitabile: non si può certo pensare di poter arrestare il cambiamento. Non per questo è facile accoglierlo, soprattutto perché non dà alcun tipo di preavviso, si presenta nei momenti più disparati della nostra vita e pretende, anche un po’ egoisticamente, di venir subito accettato. C’è chi impiega diverse stagioni per adattarsi alle nuove sfumature che la vita gli ha imposto e chi si butta subito seppur l’acqua sia fredda. Crisalide rappresenta a tutti gli effetti una fase imprescindibile della nostra vita, metafora di cambiamento e di attesa; una trasformazione interiore, a volte appena percepibile e del tutto invisibile ad occhi estranei. Farfalla non ci si nasce, ci si diventa col tempo ed in ognuno di noi le lancette scorrono in modo diverso poiché diversi siamo gli uni dagli altri. Sotto questo punto di vista, l’albo, si pone lo scopo di rassicurare il bambino – ma anche l’adulto – che ciascuno di noi ha i propri tempi di sviluppo proprio perché a distinguerci vi è la diversità. Un mondo sognante, caldo e accogliente, un vero e proprio nido sicuro. Questo vuole essere per il bambino il mio progetto, un albo confortante che gli permetta di sognare lontano dalla paura e, soprattutto, rassicurarlo che avere dubbi è normale, purché essi non siano d’impedimento al nostro quieto vivere. Per l’occhio più maturo – lontano dalla candida innocenza del bambino - questo albo racconta, in modo velato, anche di tutti quei sogni che sono rimasti chiusi nel cassetto, dimenticati sotto la polvere del tempo ed intrappolati dalle troppe incer-

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Introduzione | IL PROGETTO

tezze; sogni che però ancora brillano di una tenue luce e che possono spiccare il volo, se solo noi finalmente glielo permettessimo. Capita, però, che il cambiamento ci spaventi fino a tal punto da lasciare i nostri stessi sogni appassire, finché in fondo al cassetto non ne ritroviamo altro che i resti scheletrici delle speranze infrante dalla paura di provarci. Un’immagine cruenta che rappresenta, tuttavia, la verità. Decisioni mai portate a termine poiché bloccate dalla paura del cambiamento, in una stanza piena di “e se, e se..?”. Per questo motivo, spesso, è determinante una guida, una figura amica che ci illumini e ci sproni quanto basta da farci capire che:

non siamo soli, tra le stelle ed i fiori. Concreatamente Crisalide è un albo illustrato, correlato da una parte testuale ed una visiva, racchiuso in un impaginato relegato a filo refe, di 32 pagine. Poiché si tratta di un prodotto che mira ad una pubblicazione reale è stato necessario indagare, inoltre, tutte le possibili potenzialità di questo albo illustrato, pertanto il progetto si sposta successivamente verso l’ideazione e creazione di un’ipotetica casa editrice: L’orso del Nord. Si tratta di una casa editrice che si occupa di libri illustrati destinati all’infanzia a partire dai 2 anni fino ai 12, attraverso un vasto catalogo che spazia da albi, prelibri, fumetti e narrativa. Attraverso tutte le fasi di progettazione della relativa immagine coordinata di questa casa editrice, si arriva alla promozione dell’albo illustrato “Crisalide”.

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Il bambino: metamorfosi nel tempo •

Il concetto d’infanzia nel passato

L’entrata in campo della pedagogia

Psicologia dello sviluppo: resilienza e cambiamento


Il concetto d’infanzia nel passato | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

Il concetto d’infanzia nel passato DALL’OMUNCOLO AI DIRITTI DEL FANCIULLO

La parola infanzia viene dal latino “infans” ovvero infante, colui che non può parlare. Si tratta del periodo principale dello sviluppo del bambino, dal momento della sua nascita fino alla sua completa maturazione psico-fisica. L’infanzia non ha mai ricoperto un ruolo importante nel passato, tanto meno ben definito, vi era infatti una gran fretta, da parte della società, che il bambino raggiungesse quanto prima l’età adulta per adempiere ai suoi doveri di cittadino. Non veniva pertanto indagata quella che è una delle fasi più importanti della nostra vita, in quanto è proprio durante il periodo dell’infanzia che vengono costruite le fondamenta del nostro essere e definiscono l’adulto che saremo in futuro. Da un lato vi era la concezione secondo cui il bambino era un essere intriso di imperfezioni, soggetto al peccato e ad istinti primordiali, più simile dunque ad un animale che ad un essere umano. Passerà del tempo prima di far sì che la società si distacchi completamente dall’identificare l’infanzia come un’età puramente selvaggia. Non vi era l’istinto di prendersi cura del bambino, di proteggerlo e formarlo, così come lo intendiamo noi oggi, tant’è che spesso il bambino veniva considerato un peso per la sua stessa famiglia. Era solito, nell’antichità, decidere sul diritto di vita dei bambini, specialmente su quelli nati deboli o con malformazioni. La diffusione della figura di Gesù Bambino rese l’immagine del fanciullo più eterea e di grande impatto all’interno del nucleo familiare. Il Cristianesimo, infatti, sancì nel mondo occidentale, un maggior rispetto e tutela nei confronti dei deboli, compresi i bambini, condannando a morte gli uccisori degli stessi. Già nell’antica Grecia vi è una netta linea di confine tra il mondo del bambino e quello dell’adulto: due età diverse l’una dall’altra. Questa divisione è ben visibile a partire dal tipo di sepoltura che variava proprio in base all’età del defunto. I giocattoli, rinvenuti nel tempo, si diversificavano per genere e andavano a preparare il bambino verso l’età adulta.

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Il concetto d’infanzia nel passato | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

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Al contrario, il bambino-schiavo era considerato alla pari di uno schiavo adulto, privato dunque della sua reale età. Nei primi anni dell’Ottocento ci fu un notevole aumento della natalità ma, allo stesso tempo, anche della mortalità infantile. I bambini venivano considerati esclusivamente forza lavoro, nient’altro che adulti in miniatura, a sostegno delle famiglie, le quali erano sempre più numerose e necessitavano pertanto di tutto l’aiuto possibile. Affidati alle cure materne e considerati esclusivamente “roba da donne” non vi era ancora un ramo della medicina che si occupasse prevalentemente dei bambini, dei loro bisogni, della loro crescita, tanto meno loro psiche, naturalmente ben diversa da quella del vero adulto. Con l’introduzione delle macchine agricole il lavoro manuale cominciò a scarseggiare e la maggior parte dei contadini furono costretti a spostarsi nelle grandi città nella speranza di trovare un nuovo lavoro; ma se la vita in campagna risultava già dura, in città con il lavoro in fabbrica lo era tre volte tanto. La spropositata crescita delle città portò alla nascita di quartieri dove spesso gli esseri umani toccavano livelli di indicibile degrado. Frequente era l’abbandono in strada di bambini che finivano con l’esser avvicinati da figure losche, anche a soli quattro anni d’età, si prestavano a lavori di ogni genere, dai borseggiatori, ai mendicanti, fiammiferai, agli spazzacamini, in cambio di un solo pezzo di pane. Il bambino con la faccia sporca di fuliggine e la sua spazzola per pulire divenne una figura quasi suggestiva – nell’accezione più malinconica del termine - dei paesaggi urbani di quei tempi. Non vi era tuttavia l’ombra di ingiustizia sui volti dei passanti, poiché era normale, per l’epoca, vedere un bambino lavorare in tali condizioni. Certi lavori, come quello del già citato giovane spazzacamino, portavano con sé casi di ustioni, asma e altre patologie polmonari che spesso ne causavano la morte prematura. Poi vi erano i lavori in fabbrica o nelle miniere, dove gli operai lavoravano senza sosta per dodici ore al giorno, spesso anche quattordici o quindici, a soli otto anni, a volte anche cinque. Trascorrevano queste ore al chiuso, in un ambiente malsano e assordante per via dei macchinari. Nel 1838 si verificò un tragico incidente nella miniera di carbone di Huskar, in cui morirono circa 26 bambini. A seguito di questa tragedia, la Regina Vittoria istituì nel 1842 la “Commissione Ashley” per indagare sull’incidente, raccogliendo diverse testimonianze sconvolgenti.

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Il concetto d’infanzia nel passato | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

Il primo a raccontare dell’infanzia nell’Ottocento, senza abbellimenti o veli che nascondessero la realtà, fu Charles Dickens all’interno dei suoi celebri romanzi di stampo sociale: Oliver Twist, David Copperfield e Hard Times. Attraverso il romanzo di Oliver Twist, Dickens attua una vera e propria denuncia nei confronti della società del tempo, il tutto attraverso gli occhi innocenti di un bambino. Oliver, il protagonista del romanzo, è difatti un bambino buono che, nonostante tutte le peripezie che la vita gli riserva e la corruzione della società nel quale è costretto a vivere, non perde mai la sua purezza, ben conscio della differenza tra giusto e sbagliato. Non a caso Dickens scelse, come protagonista del suo romanzo, un minore per denunciare le condizioni in cui vivevano i bambini orfani nell’Inghilterra della Rivoluzione industriale; Oliver Twist è a tutti gli effetti il primo romanzo sociale della letteratura inglese, destinato agli adulti, che ha come protagonista un bambino al fine di smuovere le coscienze del tempo. Oliver viene dipinto come un bambino paradossalmente più maturo degli altri personaggi adulti presenti nel romanzo ed è proprio questa la nota fondamentale, in quanto il suo non è certamente un romanzo improntato sulla formazione del fanciullo in sé – pur essendo il protagonista un bambino – bensì su un percorso di formazione e crescita per gli stessi adulti, i quali matureranno grazie al piccolo Oliver. Il celebre scrittore indirizza il suo interesse sul mondo dell’infanzia, a quella che era la reale situazione del suo tempo, in cui i bambini si trovavano a vivere. Dickens è stato in grado di riportare le condizioni sull’infanzia con la stessa validità degli scritti di uno storico poiché per primo egli toccò con mano, all’età di dodici anni, la povertà, lo sfruttamento del lavoro minorile e la relativa e totale mancanza dei diritti degli operai. Descrive all’interno dei suoi romanzi scene che riflettono la cruda e drammatica verità della società ottocentesca inglese, in un’epoca che dava ai bambini poca – se non nulla – importanza, compiendo una forte e determinante denuncia sociale. Ancora oggi, nel XXI secolo, una delle maggiori cause dell’alto tasso di mortalità infantile risiede nella piaga del lavoro minorile, una realtà tuttora in crescita che coinvolge approssimativamente 210 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni, come ampiamente esposto nel rapporto dell’Internation Labour Office del 2002 da E. Macinai. Ma, a poco a poco, con le teorizzazioni della pedagogia e la diffusione della sociologia per l’infanzia, sono stati sviluppati dei modi per poter codificare a livello planetario i diritti dell’infanzia, per proteggere i bambini favorendone il benessere futuro. È a partire dai primi anni del Novecento che si diffondono delle organizzazioni di

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Il concetto d’infanzia nel passato | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

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carattere internazionali il cui scopo è la tutela dei bambini, soprattutto in ambito giuridico. Nel 1923 Eglantyne Jebb, la fondatrice di Save the Children, scrisse la prima Carta dei Diritti del Bambino o Dichiarazione di Ginevra. Durante la quinta Assemblea generale della Società delle Nazioni (1924, Londra) viene approvato tale documento in cinque punti ove per la prima volta si fa riferimento ai diritti del bambino. In seguito, il 20 novembre 1959, viene promulgata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Dichiarazione in vigore oggi, cioè la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo. Tale dichiarazione afferma che il bambino “ha diritto a un’educazione” gratuita ed obbligatoria fino al livello elementare. Un’educazione che contribuisca alla sua cultura generale e gli consenta in una situazione di eguaglianza la possibilità di responsabilità morale e sociale e di divenire un membro utile alla società. La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia è stata approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York, il cui obbiettivo risiede nel riconoscere ai bambini gli stessi diritti degli adulti: dal diritto alla vita e alla libertà di pensiero e espressione, diritto all’identità, allo status e della vita famigliare, per finire con i diritti che prevedono misure protettive nei confronti dell’infanzia. Entra successivamente in vigore il 2 settembre 1990, mentre in Italia viene ratificata l’anno successivo, ossia il 27 maggio 1991 con la legge n.176 con i seguenti articoli: • • • • • • • • • •

Art.1 Uguaglianza senza alcun tipo di discriminazione di razza, religione, provenienza o sesso. Art.2 Garantire al fanciullo il suo pieno sviluppo a livello fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale. Art.3 Il diritto ad un nome ed una nazionalità. Art.4 Garantirgli una corretta alimentazione, nonché il diritto ad un luogo dove vivere e cure mediche. Art.5 Cure specifiche in caso di invalidità. Art.6 Protezione, comprensione e amore. Art.7 Diritto all’istruzione gratuita, alle attività ricreative e al divertimento. Art.8 Soccorso immediato in caso di catastrofi. Art.9 Protezione contro la negligenza, crudeltà e sfruttamento. Art.10 Tutela contro forme di discriminazione.

Tale Convenzione è riassumibile nella “formula delle tre P”: • • •

Protection (protezione); Provision (prevenzione dei servizi e dei benefici materiali); Participation (partecipazione).

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L’entrata in campo della pedagogia | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

L’entrata in campo della pedagogia EDUCARE IL FANCIULLO

Il termine pedagogia deriva dal greco “paidos” (bambino) e “ago” (guidare, condurre, accompagnare). Si tratta di una disciplina che studia i problemi relativi all’educazione e alla formazione dell’uomo, avvalendosi dell’apporto di numerose altre scienze come la psicologia, antropologia culturale, sociologia, il cui scopo è quello di indicare i principi, i metodi, i sistemi su cui modellare la concreta prassi educativa. La figura del pedagogo compare a partire dall’Antica Grecia, ed era solitamente uno schiavo che si occupava di accompagnare il bambino durante il suo tragitto tra casa e scuola. Dopo che i romani conquistarono la Grecia, lo schiavo greco venne chiamato paedagogus il cui compito, oltre quello di accompagnare i bambini, era di insegnare loro la lingua greca. Il paedagogus assunse un ruolo ed un significato diverso, ovvero quello di insegnante, il paedagogum era, invece, la scuola dei paggi di corte. I primi approcci metodici alla pedagogia si hanno con la maieutica di Socrate, attorno al V a.c. Il filosofo attraverso questo suo metodo, in aggiunta al dialogo, aiuta coloro che si pongono domande a trovare le risposte, nonché la verità. Vede il ruolo dell’educatore simile a quello delle levatrici che aiutano le donne nel parto, nel dialogo platonico del Teeteto, Socrate dice:

“La mia arte maieutica è simile a quella delle levatrici, ma ne differisce in questo, che essa aiuta a far partorire gli uomini e non donne e provvede alle anime generanti e non ai corpi […] questo io ho in comune colle levatrici: anche io sono sterile, sterile in sapienza” TEETETO, 151D-172B | PLATONE

Il suo compito è quello di far riaffiorare la conoscenza che si trova silente in tutti gli esseri umani, il tutto attraverso domande che porteranno i soggetti in questio-

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L’entrata in campo della pedagogia | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

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ne a cercare le risposte in loro stessi, poiché la verità risiede nell’animo di ognuno. Socrate pertanto non mostra loro la risposta, ma spiana loro la strada da seguire, accompagnandoli anche nel sentiero errato, pronto ad aiutarli come una tenue luce nella notte più buia. Lascia che le loro coscienze maturino in maniera autonoma, senza influenze esterne al fine che possano trovare la loro verità.

“Quelli, invece, che entrano in relazione con me, anche se da principio alcuni d’essi si rivelano assolutamente ignoranti; tutti, poi, seguitando a vivere in intima relazione con me, purché il dio lo permetta loro, meravigliosamente progrediscono, come essi stessi e gli altri ritengono. Ed è chiaro che da me non hanno mai appreso nulla, ma che essi, da sé, molte e belle cose hanno trovato e generato.” TEETETO, 151D-172B | PLATONE

L’arte della maieutica – chiamata anche arte della levatrice per i motivi sopra citati – è lo strumento più efficace che l’educatore possiede per poter educare i suoi allievi alla libertà di pensiero e vivere la vita secondo la loro verità intrinseca. Nel Settecento Jean-Jacques Rousseau (1712-1778 ), filosofo e scrittore di origini svizzere naturalizzato francese, diviene a tutti gli effetti la figura che ha influito in modo decisivo e radicale sulla cosiddetta “rivoluzione pedagogica della Modernità”. Egli rivoluziona notevolmente l’immagine dell’infanzia ed il ruolo dell’educazione e dell’educatore e, per la prima volta nella storia, il bambino viene posto al centro di tutto, insieme al suo processo di sviluppo, tematica che verrà maggiormenteapprofondita nelle pagine successive. Rousseau vedeva il bambino come un essere puro ed innocente fin dalla nascita, e pertanto non riteneva necessario instaurare in lui una guida morale, bensì lasciarlo crescere secondo le cosiddette predisposizioni naturali. Doveva altresì esser protetto da quella che era una società corrotta e corruttrice, al fine di preservare il suo essere candido. Nel 1762 pubblica “L’Émile ou De l’éducation” (L’Emilio o l’educazione), un romanzo di stampo pedagogico. Tale opera rappresenta l’infanzia come l’età più genuina dell’essere umano, solo se preservata dalla società corrotta e corruttrice e affiancata dalla guida di un educatore.

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L’entrata in campo della pedagogia | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

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Rousseau ha come obiettivo primario il riuscire a formare un uomo attraverso l’educazione del bambino:

“[…] Vivere è il mestiere che gli voglio insegnare. Uscendo dalle mie mani, egli sarà prima di tutto un uomo: tutto quello che un uomo deve essere, egli saprà esserlo all’occorrenza, al pari di chiunque: è per quanto la fortuna possa fargli cambiare condizione, egli si troverà sempre nella sua”. ÉMILE OU DE L’ÉDUCATION, 1762 | J.J ROUSSEAU

Il romanzo in questione viene suddiviso in cinque libri: infanzia (1-2 anni), fanciullezza (3-12 anni), preadolescenza (13-15 anni) e, per finire, giovinezza. L’opera di Rousseau racchiude in sé temi fondamentali come quelli di porre al centro di tutto i bisogni essenziali del fanciullo, rispettare i suoi ritmi di crescita e valorizzarne le caratteristiche specifiche dell’età infantile. Proprio da qui Rousseau sviluppa un concetto molto importante, ovvero quello del puerocentrismo (o pedocentrismo) che, in pedagogia, fa riferimento ad ogni teoria che pone il bambino al centro del rapporto educativo, e lo considera quindi nella sua spontaneità, libertà, autonomia, espressività e creatività. Si fa quindi riferimento alla scoperta dell’infanzia come un’età autonoma e dotata di caratteri specifici, ben diversi dagli adulti. Viene abbandonata l’immagine dell’omuncolo, ovvero del cosiddetto adulto in miniatura. Molto spesso gli adulti si ponevano - e si pongono tutt’oggi nei confronti del bambino in modo frettoloso, impazienti che imparino i termini e le nozioni basi in breve tempo. Il tema dell’apprendimento del linguaggio è una questione molto sentita dall’autore nel già citato romanzo; egli ci rivela l’importanza che l’educatore deve avere, d’esser in grado di rispettare i tempi dello sviluppo del fanciullo, fornendogli in modo graduale pochi termini, ben distinti tra loro, ben pronunciati e collegabili ad oggetti sensibili affinché possa facilmente ricollegarli attraverso l’ausilio della memoria visiva. Come già precedentemente accennato, questo romanzo pedagogico viene diviso in cinque parti che a loro volta corrispondono alle cinque fasi fondamentali della vita del fanciullo: 1. 2. 3.

Prima fase va dalla nascita fino a quando il bambino è in grado di parlare. Seconda fase arriva fino ai dodici anni. Il bambino viene colpito dalle esperienze sensoriali e valuta tale esperienze in base al piacere o al dolore. Terza fase va dai dodici ai quattordici anni. Viene considerata da Rousseau

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l’età più favorevole per permettere al giovane di riceve insegnamenti sull’educazione sessuale e religiosa, in quanto prima non sarebbe stato in grado di comprendere tali insegnamenti. Quarta fase (l’adolescenza), periodo in cui è insegnata la storia e la morale. Quinta ed ultima fase è quella in cui il giovane è oramai pronto per incamminarsi nell’età adulta, ormai formatosi e in grado di percorrere la propria strada insieme al bagaglio d’insegnamenti fornitogli negli anni.

Quando Rousseau ci parla di insegnamenti non fa riferimento ad un tipo d’educazione imposta in maniera invasiva, la quale risulterebbe negativa e poco funzionale nei confronti del bambino. Egli sottolinea il fatto che l’educatore non debba intervenire in modo invasivo nell’educazione del fanciullo, bensì accompagnarlo nel corso della sua crescita, permettendo di sbagliare e sperimentare senza restrizioni. Per Rosseau era fondamentale che il fanciullo fosse fanciullo, senza che terzi intaccassero questa unica grande certezza. Il bambino, infatti, racchiude in sè dei modi di pensare, vedere e di sentire che gli sono propri, unici. Impensabile pertanto, da parte dell’adulto, volerli sostituire ai nostri, intaccando quel processo di crescita del bambino. Così come per Rosseau, anche per Maria Montessori il bambino doveva formarsi liberamente, sotto la supervisione di un adulto si poteva mirare ad una crescita piena ed armonica. Ribadiva nei suoi innumerevoli scritti, come “Metodo della pedagogia scientifica” (1909), quanto l’infanzia sia realmente un elemento costruttore, dunque le fondamenta del nostro essere, nonché l’origine della personalità di ciascun adulto. Aveva una visione molto poetica del bambino, in quanto lo considerava come un custode di un segreto, e solo lui poteva consegnare all’adulto questa tacita conoscenza, attraverso la quale sarebbe riuscito - l’adulto - a risolvere i suoi problemi individuali e sociali.

Risiede infatti nel bambino quello spirito primordiale che permetterà all’adulto di progredire verso un mondo civilizzato. All’epoca erano parole forti, ma che iniziavano ad insediarsi con maggiore determinatezza nella mente della società. Ben presto le teorie pedagogiche aumentatorono così come la consapevolezza della gente e dell’importanza di tutelare il fanciullo. Il progresso, finalmente, si stava imponendo sul presente, verso il futuro.

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Adolphe Ferrière vedeva nell’istituzione scolastica uno strumento che potesse andare a valorizzare i bisogni spontanei e fondamentali del fanciullo. La scuola, da parte sua, doveva tuttavia mostrarsi attiva e ben disposta ad esercitare quella che Ferrière chiamava la sua funzione “liberatrice”. Questa sua teoria si basava sulla possibilità - da parte della scuola - di fornire un accompagno intellettuale e morale al bambino nel suo percorso di vita, verso tutti gli interessi che potessero portare in lui la cosidetta “facoltà di entusiasmarsi”. Un vero e proprio mezzo educativo che non vada a sopprimerne gli interessi, bensì ad enfatizzarli attraverso attività costruttive e giochi. Pertanto la scuola non doveva esser percepita come un luogo di omologazione, dove tutti dovevano apparire gli uni simili agli altri, con medesime capacità, poiché ogni bambino ha le proprie peculiarità intrinseche, bellezza e natura. La scuola doveva porsi come un giardiniere e saper prendersi cura di ogni specie in modo diverso. Così la rosa avrà bisogno di più acqua, il girasole di maggiore esposizione e l’avocado di un clima mite. Il compito dell’educatore, infatti, è sapersi prendere cura con un amore “ragionato”, diverso e appropriato per un ogni fanciullo, che vada a diversificarsi per ogni loro specifica ed unica necessità. Per infondere speranze e crescere un bambino equilibrato ed armonioso nel suo essere, è necessario che sia l’adulto, l’educatore, il primo ad avere un animo privo di spine. Introduce nei primi anni del 1900 il concetto di école nouvelle (nuova scuola) detta anche école active (scuola attiva), che differisce dalla scuola tradizionale, passiva. Per scuola passiva si intende una scuola che obbliga l’alunno all’immobilità e costrizione di un banco, dove l’insegnante impartisce nozioni che l’alunno a sua volta dovrà assorbire e ripetere nella sua completezza. Si tratta di una scuola tradizionale poiché statica, la quale propone sempre i soliti principi, senza innovazione di alcun tipo. La nuova scuola, invece, ricorda il metodo socratico, in quanto attiva e puerocentrica, ossia pone al centro di tutto il punto di vista del fanciullo e non dell’adulto. Il fanciullo educa sé stesso, mentre l’adulto dall’alto della sua conoscenza gli porge l’aiuto a lui necessario per una sana e corretta autoeducazione. L’educatore non è assente all’insegnamento, bensì determina un ruolo fondamentale, ossia quello di coinvolgere gli interessi esaltando le doti individuali, così come promuovere attività diversificate nel rispetto dei tempi di sviluppo dei singoli. Fornisce all’alunno le basi fondamentali per essere automono, agire secondo i propri interessi, coltivando passioni.

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Psicologia dello sviluppo: resilienza e cambiamento I PUNTI CARDINE DELL’INFANZIA

La psicologia dello sviluppo, nasce attorno all’800, in periodo di notevoli cambiamenti sociali ed economici, come la rivoluzione industriale. Un tempo veniva chiamata anche psicologia infantile o psicologia dell’età evolutiva, ed è una disciplina che indaga tutti quei cambiamenti che si verificano a livello fisico, emotivo, affettivo, relazionale, cognitivo e comportamentale in un determinato individuo nelle diverse stagioni della sua vita. I cambiamenti principali, nonché i più importanti, si attuano nel periodo che va dall’infanzia fino a quello dell’adolescenza. La parola ”cambiare” proviene dal verbo greco kamptein, ossia curvare, piegare, girare intorno. La sua stessa etimologia racchiude in sé le infinite peripezie alle quali saremo soggetti in base alla strada che decideremo di percorrere. I cambiamenti non vengono vissuti da tutti allo stesso modo, alcuni però riescono ad affrontarli in modo costruttivo sviluppando quello che la psicologia dello sviluppo definisce come resilienza, ovvero quella capacità intrinseca di ogni individuo nell’aggiustare le proprie ferite, determinate da un evento traumatico, riorganizzando in modo positivo la propria vita. La parola stessa sta a significare “saltare indietro”, “rimbalzare” e viene dal latino resilire, re-salire. Una capacità, nonché forza, nel saper fronteggiare i momenti più difficili della propria vita e di saper andare avanti, nonostante tutto. Ci sono tuttavia fattori a rischio che presentano una maggiore vulnerabilità ad eventi stressanti, diminuendo pertanto la loro capacità di resilienza e sono: • • •

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Fattori emozionali: abuso, bassa autostima, basso controllo emozionale Fattori familiari: conflitti, classe sociale bassa, legame poco solido con i genitori, disturbi della cominicazione Fattori di sviluppo: mentali, disturbi dell’apprendimento (dsa)

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Psicologia dello sviluppo: resilienza e cambiamento | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

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Un’elevata attenzione nei primi anni di vita del bambino, così come un buon rapporto tra i genitori e la presenza di figure solide e di riferimento, promuove una maggiore resilienza al cambiamento durante lo sviluppo del fanciullo. L’ottimismo, così come custodire una buona autostima, è un’importante caratteristica che favorisce il benessere psico-fisico del bambino. La stessa autostima permette di sminuire le critiche altrui che - al contrario per coloro che non godo di un buon riguardo verso se stessi - possono finire col tappargli le ali; ciò provoca sensazioni negative, correlate da un senso di disagio e amarezza che potrebbero altresì intaccare la capacità di resilienza e di uno sviluppo sereno. Lasciare che il bambino soccomba alle influenze negative porta con sé dei danni a lungo termine. Restano così esposte alle intemperie della vita le ferite mai richiuse, poiché non è mai stata sviluppata la capacità di autorigenerazione alle difficoltà. La risilienza non è una prerogativa di pochi privilegiati, bensì risiede in tutti noi e scaturisce a partire da una sviluppo sano dal punto di vista sociale, biologico ed emotivo all’interno del nucleo familiare. Emerge a partire da situazioni stressanti, affinando nel tempo la sua capacità guaritrice affrontando le piccole avversità quotidiane. Il bambino nel corso della sua vita necessita di una costante stabilità, infatti il suo quotidiano è fatto di rituali specifici, di volti noti, suoni ed odori: basta poco per spezzare questo fragile equilibrio e farlo cadere nell’ignoto! Ciò che non si conosce, al quale non si è abituati, inevitabilmente spaventa. Il bambino fatica pertanto a riuscire a collocare questa novità, vissuta come qualcosa di diverso, negli scenari a lui familiari. Spoglio di coordinate di riferimento, il bambino fatica a muoversi in un ambiente a lui sconosciuto o in situazioni stranianti.

Ma la vita è in costante cambiamento, tutto scorre e si evolve nel tempo. Ogni bambino presenta nel corso del suo sviluppo spico-fisico, delle differenze individuali. Le differenze individuali, che prendono in esame sia le differenze nello svilluppo di diversi individui (interindividuali) sia come differenze tra aspetti dello sviluppo provenienti da un medesimo individuo (intraindividuali), sono regolate dall’ambiente circostante, dall’apprendimento e dall’istruzione.

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Psicologia dello sviluppo: resilienza e cambiamento | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

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Vengono presi in esame anche la velocità ed il ritmo di acquisizione di determinate abilità o conoscenze, differenti l’una dalle altre. Lo sviluppo umano, definito “multidimensionale” comprende 4 fasi di sviluppo: • • • •

Sviluppo fisico: prende in esame la crescita fisica - parti del corpo - ed i relativi cambiamenti a livello motorio e sensoriale Sviluppo cognitivo: ne fanno parte tutti quei cambiamenti legati a processi intellettuali, all’apprendimento e di tipo memonico. Sviluppo personale: comprende la sfera emotiva, ossia il concetto che si ha di sé stessi (autostima). Sviluppo sociale: ne fanno parte tutte le relazioni interpersonali, ossia membri della società e quelli del proprio nucleo famigliare.

Le teorie comportamentiste, tendono a considerare il cambiamento di natura quantitativa, percependo così lo sviluppo come un accrescimento o una sistematica raccolta di cambiamenti nel corso del tempo. Queste teorie, inoltre, reputano che le influenze esterne (ambientali) vadano a modellare il comportamento. Le teoriche organismiche, invece, considerano il cambimento di natura qualitativa, dove lo sviluppo porta con sè nuove capacità o la trasformazione di quelle già preesistenti. In pratica tali teorie vanno a sostegno dell’ipotesi che lo sviluppo dipenda dall’interazione tra un organismo (individuo), dotato di determinate competenze, e delle particoli considizioni ambientali. Per questo motivo, il cambiamento, viene percepito come la caratteristica primaria del comportamento. È doverosa una distinzione tra cambiamenti quantitativi e qualitativi: • Cambiamenti quantitativi: lo sviluppo è processo continuo e graduale. • Cambiamenti qualitativi: lo sviluppo è un processo discontinuo. Una figura molto importante in questo ambito è quella dello psicologo svizzero Jean Piaget (1873-1940), il quale viene considerato il padre dell’epistemologia, ovvero lo studio della conoscenza, della relazione tra soggetto agente e pensante ed il relativo oggetto della sua esperienza. Secondo lo studioso la mente umana ha una tendenza innata nell’adattarsi ai cambiamenti. L’intelligenza, infatti, viene concepita come l’adattamento stesso del pensiero nei confronti dell’ambiente.

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Psicologia dello sviluppo: resilienza e cambiamento | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

Piaget si fece strada nel mondo dell’infanzia osservando e studiando, per i primi 3 anni di vita (con il metodo dell’osservazione sistematica), i sui suoi 3 figli. La loro crescita infatti fu l’elemento scatenante, in quanto gli permise di elaborare una teoria sull’intelligenza. Dimostrò che il concetto di intelligenza – capacità cognitiva – è legato al concetto di adattamento all’ambiente. Individuò così quattro diversi stadi dello sviluppo cognitivo infantile. Egli ha dimostrato che la differenza tra il pensiero dell’adulto e quello del bambino è di tipo qualitativo, dunque che il bambino non è un adulto in miniatura bensì un individuo dotato di una propria struttura indipendente. Tuttavia, la prima età da lui studiata fu quella fra i 4 e gli 8 anni, attraverso il metodo del colloquio clinico, evidenziando alcuni tipi di pensiero infantile: • • • •

Egocentrismo: difficoltà ad uscire dal proprio punto di vista; Realismo: primato della percezione sulla rappresentazione; Animismo: induce ad attribuire vita a molti elementi del mondo naturale; Finalismo: interpretare gli eventi naturali come se fossero mossi da una causalità di tipo psicologico.

Piaget nel corso dei suoi studi è arrivato alla conclusione che la conoscenza del bambino si basa sull’interazione concreta del soggetto con l’oggetto. La conoscenza è un processo che varia nel bambino con lo sviluppo del suo sistema cognitivo, di conseguenza tale sviluppo cognitivo si trova ad interagire e passare per una serie di stadi - precisamente quattro -, i quali fanno riferimento al periodo di tempo in cui il pensiero ed il comportamento del fanciullo riflettono un tipo particolare di strutture mentali. Ogni stadio deriva da quello precedente: lo incorpora, lo trasforma e lo prepara per lo stadio successivo. •

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Periodo sensomotorio (nascita – 2 anni): il bambino riesce a comprendere il mondo attraverso azioni e informazioni sensoriali. Assorbe quante più informazioni possibili relative alle caratteristiche percettive e motorie della realtà nella quale è collocato, traducendo il tutto attraverso azioni semplice (afferrare, mordere) fino ad azioni più complesse, come lanciare un oggetto; Periodo preoperatorio (2 anni – 7 anni): il bambino sviluppa la capacità rappresentativa attraverso l’ausilio di immagini, figure, numeri, parole. Attribuisce finalmente agli oggetti dei nomi, dei colorin e delle forme; Periodo delle operazioni concrete ( 7 anni – 11 anni): il bambino è in grado di compiere varie operazioni mentali, si tratta di un grande cambiamento dello sviluppo intellettuale;

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Psicologia dello sviluppo: resilienza e cambiamento | IL BAMBINO: METAMORFOSI NEL TEMPO

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Periodo delle operazioni formali ( 11 anni – 15 anni): si tratta dello stadio col livello più avanzato del pensiero del fanciullo. Il bambino è in grado di ragione su rappresentazioni e dunque su oggetti astratti e non più solo su quelli concreti. Vi è la capacità di ragione sul futuro – capacità logico-formali – e creare realtà diverse attraverso l’immaginazione. Si tratta di uno stadio talmente avanzato da portare il bambino a prevedere o ipotizzare le relative conseguenze delle sue azioni.

Piaget presenta i risultati dei suoi studi nella conferenza all’UNESCO alla fine degli anni Sessanta descrivendone i cinque punti cardine: 1. 2. 3. 4.

Ogni persona ha diritto all’educazione; L’educazione deve essere gratuita; I genitori hanno il diritto di scegliere il genere di educazione da impartire ai loro figli; L’educazione deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e al potenziamento

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Editoria per l’infanzia e non solo •

Favole e fiabe

L’evoluzione dell’editoria libraia

Tra parole ed immagini

Albi illustrati sul cambiamento


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Favole e fiabe | EDITORIA PER L’INFANZIA E NON SOLO

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Favole e fiabe LA DIFFERENZA

Si cade molto spesso in errore parlando di favola e fiaba, finendo col confondere l’una con l’altra o, addirittura, ritenendole uguali. Si tratta di un errore pressoché comprensibile poiché entrambe le parole condividono la stessa etimologia, derivano, infatti, dal latino “fabula”ossia racconto, che deriva a sua volta dal verbo “fari”, parlare. La favola è caratterizzata dalla presenza di protagonisti sotto forma di animali antropomorfi, ovvero animali che incarnano caratteristiche umane, come la capacità di parlare, di ragionare e provare sentimenti. Gli ambienti in cui si svolge la favola sono molto realistici e le stesse vicende sono attinenti alla vita quotidiana. La morale è sempre presente all’interno delle favole, spesso anche estremamente esplicita e pertanto di facile lettura da parte dei più piccoli. Infatti, le favole, racchiudono in sé uno scopo educativo caratterizzato da insegnamenti profondi. Il più antico e noto autore di favole è Esopo, un uomo che visse nell’antica Grecia e del quale si conosce poco o niente, se non la sua passione per raccontare storie. Col tempo queste storie presero il nome di favole e non vi era persona che non le conoscesse. Ebbero un successo senza precedenti, tanto da arrivare fino ai giorni nostri. Nei secoli sono state tuttavia soggette a rielaborazioni da parte di grandi scrittori, come Fredo nell’età romana e La Fontaine nel ‘700, che le hanno ampliate, impreziosite o semplicemente riadattate in base al loro periodo storico. Le favole esopiche si presentano mediamente un racconto molto breve, chiaro ed essenziale così che possa esser ben compreso anche dai più piccoli, ed i protagonisti sono principalmente animali, ma anche piante, come un melograno, fenomeni naturali come l’inverno o la primavera. Esopo ebbe l’intuizione di attribuire agli animali delle specifiche qualità – negative o positive – talmente solide e ben illustrate che vivono tutt’oggi nel nostro quotidiano, nei nostri modi di dire e nelle varie trasposizioni cinematografiche: la volpe simboleggia l’astuzia, l’avidità e la slealtà; la formica rappresenta la parsimonia, colei che anziché sperperare i ricavi del duro lavoro risparmia senza indugio; la cicala procrastina e si lascia andare al

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fugace piacere, o ozio, per poi pentirsene al momento opportuno. Il finale non si pone mai in modo celato, al contrario mostra una morale ben nidita al lettore, affinchè egli si comporti in un determinato modo anziché in un altro:

“Durante l’estate la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l’inverno. Invece la cicala non faceva altro che cantare tutto il giorno. Poi arrivò l’inverno e la formica ebbe di cui nutrirsi, dato che durante l’estate aveva accumulato molto cibo. La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dalla formica a chiederle se poteva darle qualcosa da mangiare. La formica le disse: “io ho lavorato duramente per ottenere questo e tu che cosa hai fatto durante l’estate?” “Ho cantato.” rispose la cicala. La formica esclamò: “Allora adesso balla!” LA CICALA E LA FORMICA | ESOPO

In questo caso la morale della favola da insegnare ai bambini è che chi non fa nulla, si ritrova alla resa dei conti con nulla in mano. La fiaba è, al contrario, una narrazione di tipo medio-breve, di origine popolare che ha come protagonisti personaggi fantastici: orchi, fate, streghe, principi, principesse etc. È contraddistinta dalla presenza del cosiddetto elemento magico, fondamentale all’interno di una fiaba e totalmente estraneo invece nella favola. Nella fiaba vi è una indeterminatezza di tempi e di luoghi, il cosiddetto “C’era una volta… in un paese lontano, lontano” non definisce infatti né il periodo storico né il luogo nel quale si svolge il tutto. Un altro aspetto fondamentale della fiaba risiede nella concezione di bene e male, buoni e cattivi, i quali sono sempre presenti e ben distinti. Il bene finisce sempre col trionfare ed il lieto fine non manca mai di palesarsi al concludersi della storia. Si fa naturalmente eccezione per le fiabe letterarie, come quelle dei fratelli Grim, dove il finale, al contrario, potrebbe essere di natura cruda e drammatica in quanto destinato, in quel caso, ad un pubblico di adulti. Tra gli studiosi del genere della fiaba troviamo Vladimir Jakovlevič Propp (18951970), antropologo russo, linguista e studioso del folklore e degli elementi strutturali delle fiabe popolari. Secondo Propp ogni fiaba è caratterizzata da alcuni e specifici personaggi fondamentali:

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Eroe/eroina, nonché il/la protagonista della fiaba che, dopo una serie di peripezie, giunge al suo lieto fine. Antagonista, il/la nemico/a del protagonista che cerca in tutti i modi di ostacolarlo, assumendo anche false sembianze. Falso eroe, colui/colei che cerca di sostituirsi all’eroe attraverso l’inganno ma che, alla fine, viene sempre smascherato Mandante, è il personaggio che assegna al protagonista una missione Donatore, è la guida del protagonista che gli dà un dono magico con il quale può risolvere situazioni difficili durante il suo viaggio Aiutante, letteralmente chi aiuta l’eroe a portare a termine la missione Premio, è la persona – solitamente si tratta di una principessa – o un premio – oggetto - che l’eroe ottiene nel finale della fiaba

Nel 1928 pubblica il suo celebre saggio “Morfologia della fiaba” nel quale identificò 31 funzioni che accompagnano ogni racconto, note anche col nome di sequenze di Propp. Queste 31 funzioni vengono svolte dai vari personaggi ma non è detto che siano sempre presenti tutte all’interno della fiaba, e sono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15.

Allontanamento: un personaggio della fiaba si allontana da casa per un particolare motivo, ben noto nel racconto. Divieto: all’eroe viene proibito di fare qualcosa, gli viene imposto un divieto che non dovrebbe infrangere. Infrazione del divieto: l’eroe non rispetta la proibizione, trasgredisce il divieto che gli era stato imposto. Investigazione: l’antagonista cerca elementi utili per combattere l’eroe. Delazione: l’antagonista riceve informazioni utili a danneggiare l’eroe. Tranello: l’antagonista cerca di ingannare la vittima per impossessarsi di lei attraverso loschi sotterfugi. Connivenza: la vittima si lascia convincere e cade nel tranello. Danneggiamento: l’antagonista riesce a recare danno a un familiare dell’eroe o ad un suo amico. Maledizione: l’eroe viene incaricato di rimediare alla mancanza o al danneggiamento inflitto a lui o a terzi. Consenso dell’eroe: l’eroe accetta l’incarico. Partenza dell’eroe: l’eroe parte per compiere la sua missione. L’eroe messo alla prova dal donatore: deve superare prove e incarichi. Superamento delle prove: l’eroe affronta le prove e le supera. Fornitura del mezzo magico: l’eroe si impadronisce del mezzo magico. Trasferimento dell’eroe: l’eroe giunge nel luogo dell’impresa.

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16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24.

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Lotta tra eroe e antagonista: l’eroe si batte contro il suo avversario. L’eroe marchiato: all’eroe è imposto un segno particolare, cioè un marchio. Vittoria sull’antagonista: l’antagonista perde, viene sconfitto Rimozione della sciagura o mancanza iniziale: l’eroe raggiunge lo scopo per cui si era messo in viaggio. Ritorno dell’eroe: l’eroe torna nel luogo da cui era partito. Persecuzione dell’eroe: l’eroe viene perseguitato o inseguito da “cattivi”. L’eroe si salva: l’eroe sopravvive alla persecuzione o all’inseguimento. L’eroe arriva in incognito a casa: l’eroe arriva al punto di partenza senza farsi riconoscere da nessuno. Pretese del falso eroe: l’antagonista cerca di prendere il posto dell’eroe.

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All’eroe è imposto un compito difficile: all’eroe è imposta un’ulteriore prova, Esecuzione del compito: la prova è superata. Riconoscimento dell’eroe: l’eroe viene finalmente riconosciuto. Smascheramento del falso eroe o dell’antagonista: gli impostori vengono finalmente smascherati. 29. Trasformazione dell’eroe: l’eroe si trasforma, assume un nuovo aspetto (da animale si trasforma in uomo, da brutto diventa bellissimo) 30. Punizione dell’antagonista: l’antagonista riceve il giusto castigo. 31. Lieto fine: l’eroe ottiene il meritato premio (si sposa, ritrova i suoi cari, si libera da un incantesimo, etc).

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L’evoluzione dell’editoria libraia EXCURSUS STORICO

L’editoria libraria è la più antica tra le industrie della cultura ed il suo avanzamento in Occidente fu possibile grazie alla progressiva alfabetizzazione e, di conseguenza, l’innalzamento del livello di cultura della società. Inizialmente, però, la quantità dei libri in circolazione – e delle relative tirature – erano limitate, sebbene la crescita dei redditi e dell’istruzione avanzava, dall’altra parte l’abitudine ad acquistare libri fu molto lenta a penetrare nella quotidianità delle persone. Ancora non era ben radicato l’uso d’acquistare un libro per il semplice piacere personale, poiché o lo si faceva in gruppo – gruppi di lettura - o lo si noleggiava tramite le biblioteche. Quest’ultime acquistavano solo le copie dei libri più richiesti e, mediante un abbonamento, davano la possibilità alle persone di noleggiarli. La lettura si presentava, ancora, come un fatto sociale anziché individuale e non vi era alcun tipo di distinzione tra una lettura seria e libri di puro consumo, per non parlare dei libri destinati all’infanzia: pura utopia per l’epoca. Nel XX secolo l’industrializzazione del mercato editoriale si basava su 4 punti cardine: • •

• •

I prezzi dei libri dovevano essere alla portata del ceto medio. Puntare la distribuzione su diversi canali diversificati tra di loro, senza dunque costringere i nuovi lettori a recarsi obbligatoriamente in libreria, luogo che metteva particolarmente a disagio i neofiti. Trovare sostegno e pubblicizzazione da parte di mezzi di comunicazioni popolari all’epoca, come la radio o i manifesti. Promuovere i libri per genere analizzando il target di riferimento.

Un altro fattore determinante che caratterizzò l’ascesa della l’editoria libraria fu la riduzione del prezzo. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, in Inghilterra, gli editori ridussero i prezzi dei libri, portando così i testi classici alla portata di quasi tutte le tasche, il tutto grazie all’assenza di copyright.

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I diritti d’autore, infatti, decadono dopo 70 anni dalla morte dell’autore dell’opera, così come i relativi diritti alla commercializzazione, pubblicazione, riproduzione e duplicazione dell’opera in questione. Al contrario, il diritto dell’autore ad esser riconosciuto come autore dell’opera stessa non decade. Ben presto si passò all’intuizione che potevano esser stampate edizioni differenti dello stesso volume: un’edizione più pregiata e di prezzo naturalmente più elevato destinato a ceti benestanti e biblioteche, e dall’altra parte un’edizione economica per un pubblico più vasto e modesto di lettori. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale, ci fu un ulteriore sviluppo per quanto riguardava le edizioni economiche: il famoso libro tascabile. A porre però le basi del libro tascabile ci pensò già Aldo Manunzio attorno al 1490 quando fondò a Venezia la sua tipografia. Si deve a lui il merito di innumerevoli invenzioni, come: la scrittura corsiva (ideata insieme all’incisore F. Griffo), il formato tascabile in ottavo (leggibile ovunque), la definizione in chiave moderna della punteggiatura, la numerazione delle pagine su ambedue i lati, la creazione di un’edizione “lussuosa” per clienti facoltosi e stampata su carta dieci volte più costosa del normale. Inventore, invece, del moderno tascabile, così come lo conosciamo noi oggi, è Alan Lane. Nel 1935 fondò la Penguin Books, una casa editrice britannica, innovativa sotto diversi punti di vista. I Peguin Books erano libri di qualità destinati ad un pubblico specifico, quali: pendolari, viaggiatori e studenti. Il libro venne così svincolato dal concetto di elitario, lussuoso, relegato a luoghi come biblioteche o salotti di famiglie facoltose. Venne altresì rivolto a persone comuni alle quali non importava della preziosità della carta, bensì dell’accessibilità economica e funzionalità pratica di una vita in perenne movimento. Libri di piccolo formato, tascabili, rilegati in brossura. L’idea venne successivamente imitata anche in Francia da H. Filippacchi, il quale lanciò la collana “Libre de poche” (libri da tasca), pubblicando “Vol de nuit” di Antoine de Saint-Exupéry e, negli anni Cinquanta, fu il turno della Feltrinelli con la collana tascabile “Universale economica”. Lane aveva tuttavia un obiettivo, voleva realizzare una serie di libri che fossero in grado di far conoscere al grande pubblico quella che lui definiva la vera letteratura. Furono tre i fattori determinanti che assicurarono a Lane e, dunque, alla Penguin il successo che ancora oggi li accompagna: 1. 2. 3.

un’ampia scelta di generi e titoli; libri economici alla portata di tutti; un design semplice, accattivante e riconoscibile in mezzo a tutti gli altri.

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Tra parole e immagini | EDITORIA PER L’INFANZIA E NON SOLO

Tra parole e immagini I LIBRI PER L’INFANZIA

Fino a soli due o tre secoli fa la società occidentale - come abbiamo già avuto modo di indagare nei capitoli precedenti - non aveva una chiara concezione della netta differenza che in realtà vi è fra l’infanzia e le altre tappe della vita; tanto meno esisteva ancora una letteratura per ragazzi propriamente detta. Il primo libro illustrato destinato all’infanzia risale al 1658: l’”Orbis Pictus”, o “Orbis Sensualium Pictus” (Il mondo figurato delle cose sensibili) di Johannes Amos Camenius. Camenius (o Comenio) è stato un teologo, pedagogista, filosofo, grammatico, scrittore, educatore, insegnante, poligrafo e pacifista ceco. Lo studioso aveva un grande rispetto per l’intelligenza dei bambi e dei lettori bambini ed era insoddisfatto dei cattivi metodi di insegnamento dell’epoca, tant’è che decide di pubblicare quello che sarà il primo picture book della storia. Si tratta di fatti di un libro correlato da illustrazioni che non avevano un ruolo di mera decorazione, bensì di supporto visivo in funzione del testo. Può essere definito come una sorta di sussidiario, un libro di studio per bambini, costituito da varie informazioni e categorie: animali, professioni, piante etc. La nota intelligente di questo libro risiede nella sua sostanza e struttura: poche parole enfatizzate dall’uso del corsivo per sottolineare le più importanti. Tutto è deducibile, nulla è spiegato ma è lasciato alla percezione del bambino. L’intuizione di utilizzare le illustrazioni nei libri destinati ai più piccoli venne mantenuta, ma ci volle del tempo prima di arrivare ad un prodotto realmente adatto all’infanzia. Infatti, quello che il mercato offriva ai più piccoli altro non erano che testi letterari destinati originariamente a un pubblico adulto, i quali poi venivano in alcuni casi riadattati per l’infanzia. Basti pensare ai riadattamenti delle fiabe popolari dei fratelli Grimm come Cenerentola, Biancaneve, Hansel e Gretel… Tutte caratterizzate da ambientazioni te-

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nebrose ed innumerevole particolari piuttosto cruenti, per nulla adatti al piccolo pubblico. Attraverso rappresentazioni simboliche amplificavano tra le righe quei sentimenti negativi che caratterizzano le loro opere, come l’abuso da parte dei genitori nei confronti dei figli o la paura del fanciullo nel venir abbandonato. Lo stesso Pinocchio (“Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”), celebre opera di Carlo Collodi, racchiude in sé un mix di fiaba, commedia dell’arte, favola, realismo e romanzo di formazione. Una storia complessa, come complesso è il personaggio: un uomo comune e la sua continua lotta per divenire reale, metafora senza tempo della condizione in cui riversa l’essere umano. L’epilogo, inizialmente, era tutto fuorché roseo, in quanto doveva concludersi con l’impiccagione del burattino da parte del gatto e della volpe.

“Oh babbo mio! Se tu fossi qui! - e non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.” LE AVVENTURE DI PINOCCHIO, STORIA DI UN BURATTINO | CARLO COLLODI

Il giovane pubblico non fu così contento del macabro finale e Collodi finì per modificare la propria versione della storia. Non particolarmente entusiasta di tale modifica, Collodi accontentò il piccolo pubblico trasformando Pinocchio, anziché in un burattino scheletrico, in un bambino in carne ed ossa donandogli questa volta il tanto atteso lieto fine. Come nel caso di Pinocchio, gli adulti tendevano ad indirizzare le loro opere ai bambini, scrivendo però contenuti non adatti al loro universo, influenzando negativamente la loro psiche poiché non adatti. Col tempo qualcosa si smosse e piccole zampette e codine cotonate fecero capolinea nelle case dei più piccoli, pronti a condurli verso una tenera avventura. Nel 1901 venne pubblicato un libro piccolo, semplice, a misura di bambino in tutto e per tutto, si tratta de “La storia di Peter Coniglio” (“The Tale of Peter Rabbit”) di Beatrix Potter. Un mondo sognante di chi ha passato l’infanzia ad ascoltare la natura in tutte le sue sfumature più delicate. Un libro che è resistito alle intemperie del passar del tempo e della concorrenza contemporanea. Tra le righe si legge di dolcezza e di

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una fervida fantasia immersa nel quotidiano, dove il divertimento si mescola con sensibilità nell’imprevedibilità della vita.

“Andate pure nei campi o lungo il sentiero – dice mamma coniglia a Peter e ai suoi fratellini – ma non entrate nel giardino del signor McGregor; laggiù il vostro papà si è messo in un bel pasticcio: la signora McGregor ne ha fatto un pasticcio di coniglio!” LA STORIA DI PETER CONIGLIO | BEATRIX POTTER

In Italia, solo negli anni Sessanta avviene un incontro fra i lettori e le moderne forme di picture books. Con i pitcure books, dicitura anglosassone per identificare i nostri albi illustrati, si apre un mondo dai colori vivaci dalle infinite possibilità di interpretazione. Gli albi illustrati si differenziano gli uni dagli altri, per dimensioni, formati e contenuti. Rettangolari, quadrati, stretti, larghi, grandi come un bambino o piccoli come la loro mano, con angoli arrotondati o spigolosi, con carte ruvide o lisce, pagine di stoffa, con buchi o con finestrelle tutte da scoprire. Tutte queste componenti andranno a sostegno della storia che si vuole raccontare, poiché tutto ciò che compone il libro fa parte dell’intera esperienza di lettura nella quale il bambino verrà immerso. Non sono libri come gli altri, ma possono esser considerati ad oggi un vero e proprio genere letterario, seppur ancora poco conosciuto in tal senso. Leggere un albo non si riduce al solo “guardare le immagini”, bensì nel riuscire a far dialogare tutte quelle informazioni presenti in esso, in una semplicità tale da essere compresa dai piccoli lettori che, tuttavia, non hanno ancora imparato a leggere davvero. Racchiude in sé determinate caratteristiche morfologiche e funzionali, dove confluiscono i linguaggi della scrittura e dell’illustrazione. Quest’ultima può rivelare qualcosa che il testo non dice e viceversa. Si parla, dunque, di un determinante rapporto fra parole e immagini. L’immagine, ovvero l’illustrazione, può assumere all’interno dell’albo due valenze nettamente differenti, come nel caso in cui l’illustrazione sia posta accanto al testo come semplice aiuto visivo per l’interpretazione di quest’ultimo, o intrecciandosi all’albo stesso, sovrapponendosi contemporaneamente alla parte testuale creando una “doppia voce”, ovvero un doppio codice verbo-visuale. Per questo le illustrazioni presenti nell’albo rispondono a precise esigenze narra-

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tive in cui esse dialogano con il testo scritto, in un equilibrio dinamico ove le due parti pesano a pari modo. L’illustrazione dell’albo, infatti, è definita essenzialmente come un’arte sequenziale e racchiude al suo interno la capacità intrinseca di venire in contro alla necessità di sintetizzare in maniera rapida: in un solo sguardo, proprio come facevano le illustrazioni dei manifesti. Questi libri guardano alla quotidianità del bambino e gli consentono pertanto una scoperta continua, partendo da ciò che egli già conosce fino ad accompagnarlo alla scoperta del nuovo. Sono predominanti le micro-storie e l’essenzialità del testo, al fine di una fruizione intensa e completa, poiché un buon libro per bambini deve essere semplice ed efficace.

“Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.” BRUNO MUNARI

In Italia i picturebook arriveranno anni dopo, grazie ad una grande editrice: Rosellina Archinto. Fondò la sua casa editrice, la Emme Edizioni, a Milano nel 1966. Il suo pensiero andò subito ai più piccoli, ai suoi figli, al fine di dar loro dei veri libri, sia da guardare che da leggere. In Italia, in quegli anni, vi era una notevole mancanza per quanto riguardava i libri per l’infanzia. Quelli presenti nel mercato erano per lo più orrendi, come sostiene la stessa editrice, rispetto a quelli presenti in America: lì esisteva un’editoria per ragazzi meravigliosa. Il nostro paese necessitava della presenza di una figura come l’Archinto, la quale sognava di cambiare il mondo dell’editoria per l’infanzia, e ci riuscì. Il catalogo che propone, oltre a essere estremamente ricco, si rivolgerà per la prima volta direttamente ai più piccoli. Riesce a portare e pubblicare in Italia grandi nomi dell’editoria per bambini, che col tempo sono diventati famosi e che tutt’oggi vanno a costituire la fortuna di diverse case editrici. Aveva idee molto chiare su come dovesse essere strutturato un albo illustrato: molto colorato, ogni pagina doveva cambiare poiché ai bambini piace sempre scoprire qualcosa di nuovo. Il catalogo di Emme comprende circa cinquecento albi, provenienti da tutto il mondo. I suoi sono libri e libri oggetto-progetto, ai quali partecipano in molti: pittori, editori, scrittori, illustratori, grafici, fotografi, professionisti o promettenti dilettanti. Finalmente, con Emme Edizioni e la lungimiranza

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dell’Archinto, viene sviluppato un pensiero che va a sostegno dell’infanzia: il progetto è quello di regalare ai bambini un libro di qualità, pensato per loro, che ne rispetti l’intelligenza e la personalità propria di ciascun bambino. Una delle opere dai connotati maggiormente rivoluzionari la si ha con Leo Lionni e la sua opera “Piccolo Blu e Piccolo Giallo”. Viene pubblicato in America nel 1959 e in Italia solo nel 1968 dalla Emme Edizioni. Il libro nasce dal suo rapporto con i nipoti durante un viaggio in treno. Affinché i bambini non si annoiassero durante le ore che sarebbero susseguite, Lionni decide di intrattenere le loro piccole menti con una storia fatta di colori e forme. Rovistando nella sua borsa tira fuori dei fogli colorati e delle forbici per poterne estrapolare delle figure. Inizia così una storia sulla differenza. Per la prima volta non si fa ricorso a rappresentazioni più o meno realistiche e ci si allontana, inoltre, dalla tradizione degli animali antropomorfi di Beatrix Potter, ormai ben noti a tutti. Durante le interviste era solito sostenere:

“Sono convinto che sia molto più facile per un bambino identificarsi in un topo o in una forma piuttosto che in un altro bambino”. LEO LIONNI

Da queste sue parole si evince l’innegabile problematica dell’immedesimazione da parte del bambino: se il protagonista è un topo, o una forma geometrica, il problema non si pone in quanto altro non so che dei simboli. Il reale, il bambino biondo, o il bambino dalla carnagione scura, prova inevitabilmente un problema nel piccolo lettore che, nel corso della storia, non riesce a identificarsi. Piccolo Blu e piccolo Giallo è la storia di due “amici”, rappresentati sotto forma di due forme colorate, che un giorno giocando finiscono per abbracciarsi. Abbranciandosi i due si fondono dando vita ad una forma diversa ed aun nuovo colore: il verde. Nessuno li riconosce più, nessuno li vuole più. Erano diventati qualcosa di diverso, né più giallo, né più blu. Il non venir più accettati da amici e parenti li porta ad un pianto disperato. Le lacrime, con loro grande sorpresa, iniziano a lavar via il verde, scomponendo piano piano le due forme e ridando ad esse i loro colori iniziali. Coloro che li avevano inizialmente rifiutati capiscono il grande errore compiuto dalla ceca ignoranza e un po’ dal pregiudizio. Nei libri di Lionni si cela sempre una morale interessante come, in questo caos, la problematica dell’identità e dell’accettazione.

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Un’altra categoria interessante, nonché particolare, dei libri per l’infanzia è il genere “silenzioso”. I Silentbook, letteralmente libri senza parole, è un particolare genere d’albo il cui unico protagonista è l’immagine illustrata. Si tratta di una tipologia di libro ad oggi ancora poco nota, poiché tende a suscitare nel pubblico - ossia negli adulti che acquistano i libri per i bambini - un senso di contraddizione e mancanza generale. Rosellina Archinto fu sicuramente una delle prime a vedere il vero potenziale che si nascondeva in questi libri silenziosi ma molto colorati:

I silent book educano allo scambio e al confronto. Poiché non esiste una storia scritta, possono essere diverse – se non addirittura infinite - le interpretazioni possibili. Inizialmente, i capisaldi del silent book nascono per narrare, spiegare, mostrare le metamorfosi e i cicli della natura. ROSELLINA ARCHINTO

Come nel caso di La mela e della farfalla, “L’uovo e la gallina”, “L’albero”, di Iela Mari, libri che raccontano e spiegano in modo semplicistico il loro ciclo vitale. Nei suoi progetti originali, come “La mela e la farfalla”, Iela racconta che al posto della normale rilegatura utilizzava una spirale poiché andava a sottolineare la continuità della storia, senza che si interrompesse mai. I suoi libri senza parole riescono a spiegare in maniera silenziosa, ma al contempo comprensibile, il passare del tempo e delle stagioni, le metamorfosi, tutti quei cambiamenti del mondo animale e naturale che susseguono nel corso della vita. L’aspetto forse più interessante, nonché quello maggiormente sottovalutato, è la potenza stessa dei silentbook come quella intrinseca dell’abbattere le barriere linguistiche - può essere di fatti letto da chiunque, grande o piccino - educando, allo stesso tempo, il bambino allo scambio e al confronto. Infatti non vi è al loro interno una storia scritta, pertanto sono infinite le interpretazioni possibili; per ogni nuova lettura qualcosa cambia, un particolare viene indagato con più enfasi e attenzione, così come il verso della lettura può essere stravolto.

“È sufficiente divertirsi con la fantasia saltellando qua e là tra le immagini. Non è spassosa una storia che cambia ogni volta che la leggiamo?” SUZY LEE

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Albi sul cambiamento | EDITORIA PER L’INFANZIA E NON SOLO

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Albi illustrati sul cambiamento ANALISI TRA DIVERSE REALTÀ

Come abbiamo avuto modo di esaminare anche nei precedenti capitoli, il cambiamento - e tutto ciò che ne deriva - deve esser affrontato dal bambino in modo quanto più positivo possibile, al fine di non avere ripercussioni su di lui in futuro. Gli albi illustrati sono un ottimo strumento per prepararli in modo colorato ed allegro alle mille peripezie nelle quali potrebbero imbattersi nel corso della loro vita. Anche il saper coltivare la propria resilienza è, senza dubbio, una delle capacità più importanti a cui il bambino può attingere. Questo aspetto determina, inoltre, non solo il suo benessere attuale, riferito al presente attuale, ma soprattutto darà le basi portati per l’adulto che sarà, in un prossimo futuro. Proprio per questo motivo non resta altro che cercare di accompagnare il bambino in queste transizioni nel modo più sereno possibile, perché del resto il cambiamento è inevitabile. Sono stati indagati una serie di albi illustrati la cui tematica portante ruotava, in maniera diversa l’una dall’altra, attorno a quella del cambiamento. Si tratta di illustratori, scrittori ed editore diversificati, con un target specifico, che hanno saputo dar voce a questioni spinose con estrema delicatezza.

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Il giardino di Evan, di Brian Lies HARPER COLLINS

La natura si presenza come la più ampia metafora di resilienza e cambiamento all’interno di questo albo. Tra i cespugli di queste pagine si nasconde però il cambiamento più ostico, quello che riguarda la morte e per la quale si deve avere una grande resilienza per poterla affrontare ed infine assimilare. L’albo racconta la storia di una simpatica volpe di nome Evan e del suo amico a quattro zampe, i quali passano intere giornate insieme, l’uno a fianco dell’altro, sistemando il loro piccolo orto con gran entusiasmo. Un giorno però, il suo inseparabile amico muore e tutto attorno a lui si fa arido.

“Se il suo giardino non poteva essere un posto felice, Evan lo avrebbe fatto diventare il luogo più triste e desolato che si potesse immaginare”. Nulla era più lo stesso, senza il suo fedele amico, tanto da non volerne più sapere dell’orto, né della felicità che gli scaturiva nel prendersene cura. Tutto scorre lento ed il ricordo di quei giorni felici si fa sempre più lontano. Un giorno, però, qualcosa torna a sbocciare su quella terra incolta. Contro ogni sua aspettativa - e volere - germogliò una nuova piantina che porta in lui la speranza e la forza di tornare a prendersi cura di qualcosa, o qualcuno.

Formato: 29,9 x 24,2 cm | Pagine: 40 | Target: +4 anni

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Il buon viaggio, di B. Mansini e G. De Conno CARTHUSIA EDIZIONI

Un albo delicato, che conduce il lettore in un viaggio personale verso sé stessio Non importa dove, quando o con chi, alla fine il viaggio ti saprà regalare qualcosa: crescita, consapevolezza, un nuovo modo di vedere il mondo…

“Ma quand’è che un viaggio è buono? Quando cammini per conto tuo e stai bene così. E quando incontri qualcuno e ti accorgiche stai bene anche così, con qualcuno. Quando incontri un ostacolo, e poi un altro, e un altro ancora,e trovi il modo di superarli tutti.” Il viaggio è di per sé un cambiamento e finisce, spesso, col cambiare le persone nel corso del suo tragitto. Il viaggio può rivelarsi una metafora di vita, pieno di infinite possibilità d’interpretazione, estremamente persone.

Formato: 28,5 x 28,5 cm | Pagine: 36 | Target: +8 anni

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Le cose che passano, di B. Alemagna TOPIPITTORI

Questo albo colorato, a tratti spensierato, fatto di “vedo e non vedo” dati dalla carta velina, che si alterna alle pagine di stampo tradizionale.

“Nella vita sono molte le cose che passano, si trasformano e poi se ne vanno. Il sonno finisce. Una piccola ferita guarisce (quasi) senza lasciare traccia…” È la storia di una musica che scivola via, di una ferita che guarisce, del cielo che torna ad esser finalmente sereno dopo una giornata di pioggia. In un vento di continui cambiamenti - che del resto è la vita - si attuano piccole metamorfosi immerse nel quotidiano ed alcune di esse lasciano traccia come una tenue cicatrice, altre scivolano via come la pioggia sulle finestre. Ma qualcosa resta per sempre, immutabile nel tempo, nido sicuro: l’amore.

Formato: 21 x 29 cm | Pagine: 40 | Target: +4 anni

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Un Due Tre, di G. Volpe e P. Proietti KITE EDIZIONI

Un Due e Tre indaga la tematica del cambiamento dal punto di vista dell’amicizia. Una tematica delicata, fatta di dubbi e paure. Un nuovo amico è un grande cambiamento, se abituati a vivere l’amicizia in due. Bisogna saper gestire la gelosia, la paura di perdersi, ed il timore che l’altro amico non accetti il nuovo, portandoti a scegliere uno o l’altro.

“[...] Quando Quik si sveglia, Rosso vorrebbe affrontare la questione, ma non sa bene come fare. Nella loro amicizia a due, come potrebbe rientrare un terzo? Questo albo affronta il tema dell’amicizia e della gelosia, con un finale a sorpresa che ci ricorda che è sempre possibile un’ottica inclusiva.” Un albo candido, dalle illustrazioni delicate, che porta il lettore ad una piacevole e graduale scoperta, accettazione e consapevolezza di tutto ciò che comprendere l’esser amico di qualcuno.

Formato: 21 x 29 cm | Pagine: 32 | Target: +4 anni

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Albi sul cambiamento | EDITORIA PER L’INFANZIA E NON SOLO

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Progettazione dell’albo illustrato •

Introduzione al progetto

L’orso del Nord

Storia: trama e personaggi

Formato e legatura

Storyboard

Scelte di stile e di palette

Cover design

Layout

Il carattere tipografico

Gadget


Introduzione al progetto | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

Introduzione al progetto CRISALIDE

Crisalide è un progetto di speranza e fiducia, che si pone lo scopo di accompagnare e rassicurare, nel corso della lettura di questo albo, tutti coloro che si trovano in momento di difficoltà della loro vita. Quello che ho cercato di comunicare con la mia storia è che cambiare, così come il crescere, sono stadi imprescendibili del ciclo vitale e riuscire ad affrontarli con serenità renderà il viaggio più dolce e meno tenebroso. Il progetto mette infatti radici nell’età più candida e fragile, ossia quella dell’infanzia, a partire dai 4 anni. Nulla certamente vieta che questo albo possa accogliere tra le sue pagine fasce d’età diverse, più mature ma allo stesso modo bisognose di conforto. Gli albi non si precludono a nessuno. Al fine di conferire all’albo una base fittizia, ma che allo stesso tempo risultasse solida, si è decido di creare un’ipotetica casa editrice dedita all’infanzia (“L’orso del Nord”), indagando grazie ad essa tutti gli aspetti del merchandasing e della comunicazione del libro. Essendo il progetto estremamente personale, pertanto non commissionato da terzi, si è ritenuto di poter baypassare l’analisi di mercato. Lo studio si è soffermato - come esplicitato nelle precedenti pagine - su vari albi illustrati dalle tematiche affini, così da poter esaminare come essi hanno affrontato la questione del cambiamento e la struttura propria del libro (formato, pagine e target). Il libro in sé non necessità di tutte quelle informazioni altresì necessarie per un qualsiasi brand o applicazione; per quanto un libro possa piacere non sarà di certo il cliente a permetterne la pubblicazione, bensì la casa editrice. Non possono essere strutturare delle user personas se non per appurare i gusti letterari, target e preferenze stilistiche. Tutti dati che si potrebbero rivelare inutili se non vi è un riscontro effettivo con un editore che creda nel progetto. Nel modo dell’editoria, della lettura, deglia albi illustrati, è l’editore a decidere, ad inviare feedback ad avere l’ultima parola. Il resto rimane superfluo fino ad un’effettiva e tangibile pubblicazione.

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L’orso del Nord edizioni | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

L’orso del Nord edizioni LA CASA EDITRICE

L’orso del Nord è una casa editrice che si occupa di libri illustrati destinati all’infanzia a partire dai 2 anni fino ai 12, attraverso un vasto catalogo che spazia da albi, prelibri, fumetti e narrativa. Per quanto la tecnologia cerchi con insistenza di prendere il posto della parola stampata, il libro - in tutte le sue forme - rimarrà un prodotto insostituibile nella vita del bambino. Si tratta, infatti, di un legame inscindibile col passato, attraverso una tattibile esperienza visiva ed emotiva. L’immagine evoca, accentua quello che il testo non scandisce bene con le proprie parole e, allo stesso tempo, attenua e addolcisce anche le paure. L’orso del Nord si fonda su questi ideali e vuole essere per il fanciullo una vera e propria guida nel suo percorso di crescita e scoperta. Il naming è dato dalla figura tenera dell’orso e dalla ricerca simbologica tra gli astri. Nel cielo vi è infatti una stella che punta sempre a Nord: la Stella Polare. Questa stella è circumpolare, ciò significa che è visibile sempre, in ogni periodo dell’anno. Per moltissimi anni è stata vista come “la stella dei viaggiatori”, ovvero l’unico punto di riferimento per riconoscere il Nord, e quindi gli altri punti cardinali. La Stella Polare è tuttavia poco luminosa ed appartiene alla costellazione dell’Orsa Minore, per riconoscerla si fa spesso affidamento alla costellazione dell’Orsa Maggiore, una delle costellazioni più grandi e famose del cielo, e dalle latitudini italiane è praticamente sempre visibile. L’Orsa Maggiore, quindi, conduce all’Orsa Minore che racchiude in se il Nord, ovvero la Stella Polare. Attraverso questo discorso di stelle e coordinate nel cielo, la casa editrice vuole riportare alla luce una realtà spesso dimenticata, quella legata all’importanza d’avere una persona al proprio fianco che ci indichi la strada da percorrere, finché non matureremo la consapevolezza d’essere in grado di trovare dentro di noi la giusta via da seguire, ed essere noi, a nostra volta, il Nord per qualcun altro.

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L’orso del Nord Edizioni | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Storia: trama e personaggi | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

Storia: trama e personaggi CARATTERISTICHE PRINCIPALI

Crisalide narra la storia di un piccolo uccellino che incarna metaforicamente un sogno, chiuso in un cassetto da troppo tempo, così tanto d’aver perso la speranza di riuscire a volare via. La paura è troppa, i dubbi ancor di più ed il cambiamento lo frena dall’uscir fuori dal suo nido sicuro. L’ignoto lo intimorisce, così come lasciare la sua amata casa, la sua quotidianità e tutto ciò che gli è più caro. Il suo è un mondo limitato dal perimetro di un cassetto polveroso: mentre fuori c’è un mondo intero che lo aspetta. L’uccellino però non sa come si vola, rimasto solo tra gusci rotti di sogni schiusi da tempo, non ha potuto imparare osservando altri. Rassegnato alla sua condizione, si abitua al buio, alla solitudine, circondato da ricordi sbiaditi ed impolverati. A fargli compagnia, la notte, vi è l’amica Luna che, come una sorella maggiore, lo incoraggia premurosamente. Un’amica saggia e luminosa, che notte dopo notte cerca di spronarlo a compiere quel viaggio chiamato vita, lontano dal cassetto, in un mondo di infinite possibilità. La Luna incarna la figura dell’educatore – come ampiamente descritto nel capitolo di Socrate – che accompagna per mano il fanciullo verso le risposte alle sue domande, fornendogli una guida senza rivelargli la strada. In ciascuno di noi risiede un tempo di sviluppo differente, che non ci rende tuttavia migliori o inferiori nei confronti di terzi. I tempi di apprendimento sono diversi e spiccare il volo a ridosso di stagioni, rispetto ad altri, non deve essere vissuto come una vergogna e non vi è alcuna tabella di marcia da seguire, né verrà assegnato alcun punteggio. Bisogna saper rispettare i propri tempi al fine di poter vivere serenamente con sé stessi.

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Storia: trama e personaggi | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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C’è chi passa poco tempo nel nido, spiccando subito il volo e chi, come l’uccellino, procrastina all’infinito. Più il tempo passa, più è difficile affrontare il cambiamento, soprattutto se si è soli. Non sapremo mai se siamo pronti finché non ci proveremo. Il piccolo uccellino dagli occhi sognanti capirà ben presto che cambiare nido e volare via, non ridurrà in frantumi il suo passato, i suoi ricordi lo seguiranno ovunque (le casette incarnano questo ideale) egli deciderà di andare, pronti a far spazio a nuove avventure, nuovi amici e nuovi sogni.

La sua resilienza gli permetterà di fronteggiare le intemperie ed adattarsi ai cambiamenti. La storia si conclude con un finale aperto che permette al lettore di fantasticare su dove si recherà, cosa farà il piccolo protagonista: l’uccellino finalmente spicca il volo verso nuovi sogni! L’albo si alterna tra scene notturne e di luce, caratterizzate dalla presenza di falene e farfalle, insetti che attuano nel loro ciclo vitale una metamorfosi da uovo, bruco, pupa (o crisalide) fino allo stadio adulto; simboli indiscussi del processo di cambiamento e trasformazione.

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Formato e legatura | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

Formato e legatura ASPETTI TECNICI

Prima di abbozzare le scene estrapolate dal testo, è opportuno decidere il formato dell’albo. L’A4 verticale (21 x 29,7 cm) è sicuramente un formato di stampo classico, che richiede un minor spreco di carta, si sviluppa in altezza e pertanto risulta in sintonia con questo tipo di storia: poco testo e molto spazio in cui far arieggiare il tutto, il che lascia all’illustrazione una notevole area d’azione. La legatura scelta è quella a filo refe, chiamata anche “brossura cucita”, con copertina cartonata. La cucitura delle pagine con filo, data da questa legatura, ne garantisce la resistenza e durevolezza nel tempo, ideale dunque per mani curiose come quelle dei bambini che apriranno e chiuderanno innumerevoli volte il libro. Si tratta di una legatura Ideale per lavori con una carta di grammatura fino ai 170 grammi, perfetta dunque per albi illustrati. Le segnature, ossia i fascicoli dello stampato, vengono cucite tra di loro prima di essere incollate alla copertina in modo da avere un blocco unico e sono solitamente cucite con un filo di cotone, lino, canapa o sintetico (per edizioni preziose si usa anche quello di seta). La prima di copertina è la facciata principale dell’albo e ospita nel suo fronte il titolo del libro, il nome dell’autore e dell’illustratore ed il logo della casa editrice. La copertina viene, in questo caso, rappresentata da un’illustrazione a se stante, che non si incontrerà nuovamente all’interno dell’albo. In prima di copertina troveremo fin da subito il protagonista, l’uccellino, nel suo nido confortante ed illuminato dall’amica Luna: ecco i personaggi! La copertina è un vero e proprio biglietto da visita, nonché la primissima cosa che il lettore vedrà. La quarta di copertina, ossia il retro dell’albo, viene pensata semplice, dello stesso colore dello sfondo del piatto di prima, impreziosito da un piccolo spot, una frase/ citazione tratta dal libro ed codice a barre, seguito dal sito web della casa editrice. Le risguardie sono la seconda cosa che l’occhio vede subito dopo la copertina, un buono augurio per il viaggio che si sta per percorrere. Devono essere confortanti e allo stesso tempo accantivanti, pertanto si è fin da

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Formato e legatura | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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subito pensato alla realizzazione di un pattern che richiamasse alcuni elementi della storia come i fiori e le farfalle. Arriviamo così alla pagina quattro, nella quale sono riportate le informazioni tecniche, ossia il colophon che, in questo caso, accoglie il nome dell’autore, l’anno ed il mese in cui è stato stampato il prodotto, dove e tutte informazioni della casa editrice in questione, compresa di logo. Generalmente, con una pubblicazione reale, si inserisce anche il codice ISBN (Internation Standard Book Number). A destra del colophon vi è il frontespizio, la pagina contenente il titolo ed il nome dell’autore/illustratore, che in questo caso è il medesimo.

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Storyboard | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Storyboard | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Storyboard COMPOSIZIONE VISIVA

Una volta redatto il testo, di circa 4400 battute, comprese di spazi, si è proceduto con la realizzazione dello storyboard al fine d’avere una visione d’insieme di quello che sarà l’albo. Il primo passo è stata la suddivisione del testo in 12 parti, dunque 12 tavole da illustrare, per un totale di 32 pagine da progettare. Nel conteggio delle pagine e nel relativo sketch delle stesse, si deve sempre tener conto delle pagine di servizio, ossia tutte quelle pagine interne contenti informazioni o di semplice ausilio alla stampa: risguardie, colophon, frontespizio, ampiamente illustrate nel capitolo precedente. Essendo una storia delicata e dalle fattezze oniriche l’illustrazione non si è voluta porre con toni eccessivamente dettagliati, lasciando un notevole spazio tra elemento visivo e testo. L’illustrazione è sempre posta a doppia pagina, seppur l’elemento protagonista non sempre è nel mezzo della cordonatura. Vi è infatti un continuo movimento che al coltempo mantiene equilibrio e coerenza tra una pagina e l’altra. Il testo si sviluppa sempre in una colonna e, dove occorre, in una doppia, dislocato però sempre su due pagine, al fine di bilanciare il tutto.

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Scelte di stile e di palette | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

Scelte di stile e di palette COLORI E TECNICA

La palette è essa stessa parte integrante della storia, così come il piccolo uccellino. Senza di essa si perderebbe gran parte del significato, nonché l’aternanza notte e giorno, farfalle e falene. I toni principali sono caldi, così come lo stesso grigio che naviga verso la regione dei marroni. Avorio, arancione, rosa salmone e bistro, sono loro i protagonisti indiscussi. Sogni e speranze risplendono nella notte, circondate da sfumature accoglienti ed incoraggianti, anche nei momenti di maggiore sconforto. Delineata la palette si parte con i bozzetti: come dovrà essere questo uccellino? Dolce e sognante, tenero e timido! Per le fattezze del piccolo pennutto mi sono ispirata ad un uccellino realmente esistente, seppur dalle tonalità più fredde. Si tratta dello Shima Enagea (Aeghitalus Caudatus), un uccellino che vive sull’isola di Hokkaido, in Giappone, ed assomiglia ad un piccolo batuffolo di cotone. Questo suo aspetto fiabesco ben si sposava col personaggio che volevo realizzare: un piccolo sogno. Dopo aver studiato a fondo la sua anatomia ne ho estrapolato le pose più adatte alla trama, iniziando così i veri bozzetti. Al fine di far risaltare al meglio l’aspetto onirico, mi sono diretta verso la pittura digitale, con l’ausilio dell’applicazione per Ipad, Procreate, la quale offre un’ampia gamma di pennelli. Spesso l’illustrazione digitale viene definita fredda, rispetto a quella tradizionale fatta di matite colorati ed acquerelli. La tecnologia tuttavia ha saputo convertire in modo efficace il reale in digitale. Pennelli di tutti i tipi che sanno emulare una soffice piuma o la sfumatura tipica del carboncino. Gli effetti di luce, in particolar modo, sono stati essenziali per aggiungere quell’effetto di magia e sogno di cui è intriso l’albo.

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Scelte di stile e di palette | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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La Luna è stata tutto fuorché mia amica nelle prime fasi di bozza. La sua immagine mi perseguitava e qualsiasi volto le dessi mi sembra totalmente inadeguato se posto a finaco a quello dell’uccellino. Non vedevo un volto su di essa proprio perché non doveva avere un vero volto. Doveva rappresentare semplicemente una guida, un faro nella notte, caldo e luminoso, mistica e irreale. Non volevo che l’albo apparisse eccessivamente realistico, ma che viaggiasse sempre su quella scia incantata al fine di permettere al lettore di vagare con l’immaginazione, senza vicoli dati dal reale. L’uccellino non si veste di abiti, come i personaggi di Beatrix Potter, ma parla e fa uso di oggetti, come la lanterna ad inizio storia. Sorride, parla e si stupisce, senza apparire troppo inanimato né troppo antropomorfo, posizionato così nel mezzo dei due.

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Scelte di stile e di palette | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Scelte di stile e di palette | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Cover design | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Cover design | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Cover design LA VESTE GRAFICA

Spesso la copertina viene definita un vero e proprio manifesto dell’opera, la quale introduce fin dalla prima tavola i personaggi che incontreremo successivamente. In questo caso non si è voluto inserire un’illustrazione già presente all’interno della narrazione, bensì una a sè stante che riassumesse gli elementi cardine, assieme ai personaggi: uccellino, luna, nido e farfalle. Illustrazione, testi e logo della casa editrice sono tutti allineati al centro, in perfetta armonia tra di loro. Si tratta di una copertina pulita, essenziale ed equilibrata tra i vari elementi. Lo sfondo è piatto, il che permette all’illustrazione d’essere la vera protagonista. Nella quarta di copertina è stata inserita una piccola frase tratta dal libro, che ritrova anch’essa - come la prima di copertina - l’allineamente al centro. Per mantenere l’equilibrio del fronte, anche il retro trova spazio l’essenzialità, infatti è stato inserito come unico elemento decorativo uno spot rappresentate un uovo. L’uovo simboleggia all’interno della storia la metamorfosi, ma anche lo schiudersi di un sogno, nonché l’arrivo di una nuova stagione. In basso a destra del piatto di quarta, troviamo il codice a barre con codice ISBN, sito web della casa editrice e prezzo di copertina. Nel dorso sono state inserite le informazioni principali che possiamo già trovare in copertina, ossia: titolo dell’albo, nome e cognome dell’autore/illustratore. Solo nel dorso, anziché il logo per intero, è stato inserito esclusivamente il logotipo della casa editrice, al fine di garantirne una maggiore leggibilità. Come decorazione aggiuntiva, a contraddistinguere l’edizione, vi è un elemento che troviamo anche nella prima di copertina: una farfalla.

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Cover design | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

3,6 cm

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1 cm

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2,6 cm

2,3 cm

2. 9.

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3.

18,4 cm

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1,2 cm

10,6 cm

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8.

4 cm

1 cm

4.

16,8 cm

6 cm

COSTRUTTIVO 1. Titolo dell’albo 2. Autore (e illustratore) 3. Illustrazione di copertina 4. Logo della casa editrice 5. Autore (e illustratore) 6. Titolo dell’albo

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7. Logotipo casa editrice 8. Spot (piccola illustrazione) 9. Frase/citazione tratta dall’albo 10. Spot (piccola illustrazione) 11. Prezzo dell’albo 12. Codice a barre

1,3 cm

0,5 cm

11.


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Cover design | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

4° di copertina

Piatti: A4, 21x29,7 cm Margine: 1,2 cm per lato Abbondanza: 3 mm per lato Dorso: 1 cm Font titolo: Parisienne (pt. 76 cover, pt. 20 dorso) Font autore: Fraunces light (pt. 10 cover e dorso)

Dorso

1° di copertina

Font citazione: Fraunces light (pt. 12) Font prezzo: Fraunces regular (pt. 10) Font sito web: Fraunces medium (pt. 7) Legatura: brossura cucita a filo refe Copertina: cartonata rigida

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Cover design | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Cover design | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Layout | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

Layout ARCHITETTURA INTERNA

Subito dopo la prima di copertina incontriamo le risguardie del libro che ci catapultano in un vortice di farfalle e fiori. A seguire, il colophon con tutte le informazioni basiche sull’autore, l’opera e specifiche tecniche sulla stampa. Il frontespizio richiama il mood generale dell’albo, dove il titolo e l’autore vengono adornati da una cornice ovale floreale. Il testo è racchiuso sempre nelle stesse celle, che sono larghe 8,4 cm, mentre l’altezza varia al variar del testo. I margini misurano 18 mm, mentre l’abbondanza è sempre di 3 mm per lato. Il testo è sempre posto attaccato al margine, fatta eccezione per la pag.21 nella quale si verifica una situazione di assenza di illustrazione, pertanto è stato necessario - per bilanciare il tutto - inserire in maniera ampia e quasi centrale il testo. Per favorire la lettura è stato utilizzato un font graziato, con assenza di sillabazione - a favore di bambini affetti da DSA - con un pt. 11 e un’ampia interlinea di 21. La carta impiegata per le pagine interne è la Shiro Echo della Favini (160 gr). Si tratta di una carta 100% riciclata, color bianco naturale, biodegradabile, certificata FSC™ e a zero emissioni grazie alla neutralizzazione della CO2 residua. Favini utilizza il 100% di fibre di cellulosa riciclata, infatti le principali materie prime per la produzione della carta sono l’acqua e la cellulosa. Nel caso delle carte riciclate le fibre di cellulosa provengono dal riciclo della carta pre e post consumo. Questa carta regala al fruitore un’esperienza tattile in quanto non propriamente liscia, ma leggermente ruvida.

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Layout | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Layout | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Layout | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Il carattere tipografico | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

Fraunces Regular/Light/Medium 1234567890;:,.{}[]/?‘|/ ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVYXZ abcdefghijklmnopqrstuvxyz 1234567890;:,.{}[]/?‘|/ ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVYXZ abcdefghijklmnopqrstuvxyz 1234567890;:,.{}[]/?‘|/ ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVYXZ abcdefghijklmnopqrstuvxyz

Parisienne Regular 1234567890;:,.{}[]/?‘|/ ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVYXZ abcdefghijklmnopqrstuvxyz

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Il carattere tipografico | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Il carattere tipografico FRAUNCES E PARISIENNE

Per il progetto sono stati scelti due caratteri tipografici distinti tra di loro, impiegati rispettivamente per il testo corrente ed il titolo dell’albo. La scelta per il testo corrente è ricaduta sul Fraunces, un carattere di tipo graziato, definito nello specifico come “soft-serif” e “Old Style”, in quanto si ispira ai manierismi dei caratteri tipografici dell’inizio del XX secolo come il Windsor. Fraunces nasce da un progetto Open Source, supportato da Google Fonts, tra il 2018 e 2020 da Phaedra Charles e Flavia Zimbardi. Il suo aspetto elegante ha conferito fin da subito una veste coerente con l’intero progetto grafico, sposandosi armoniosamente con l’illustrazione. Oltre che per il testo corrente, il Fraunces è stato impiegato per la copertina: per il nome dell’autore (prima e dorso), per la citazione, prezzo e sito web (quarta). Per il titolo dell’albo, invece, si è pensato ad utilizzare un carattere calligrafico, delicato e dolce nelle sue forme, in quanto destinato al piccolo pubblico. Dopo una serie di ricerche e di prove con la prima di copertina, si è scelto il carattere Parisienne. Richiama la calligrafia classica e irregolare, dona quindi un aspetto genuino e meno formale di altri.

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Gadget | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Gadget | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

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Gadget SEGNALIBRI, SHOPPER, STICKERS E TAZZA

I gadget - ossia la parte relativa al merchandising - sono da sempre un ottimo strumento per far conoscere in modo semplicistico un determinato prodotto. Non possono di certo mancare tra i gadget i tanto amati segnalibri: un lettere non ne possiede mai abbastanza! Impreziositi da un pattern di due colorazioni differenti, per poter andare incontro ai gusti di tutti. Le borse di tela, invece, oltre ad essere delle valide sostitute delle ormai obsolete buste di plastica, sono estremamente versatili per la vita di tutti i giorni, sia per grandi e piccini. L’illustrazione stampata su di esse attira ed incuriosisce il passante, un vero e proprio biglietto da visita discreto che cela nel basso il logo. Gli stickers, ossia gli adesivi, sono forse i più amati da bambini, mentre le tazze oltre ad essere belle visivamente sono altresì utili nel quotidiano.

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1.

5 X 21 cm

2.

3.

5

SEGNALIBRI Formato: 5x21 cm Fronte e retro: differenti Carta: Rembrant Grammatura: 300 gr Modello: pattern illustrato

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1. Fronte: versione chiara 2. Retro: versione chiara 3. Fronte: versione scura 4. Retro: versione scura 5. Logo casa editrice

4.


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SHOPPER Le shopper - borse in tela - sono state realizzate in due colori e con varie illustrazioni, al fine di venir incontro ai diversi gusti personali. Differiscono anche per la misura del manico, a seconda delle specifiche necessità - o semplici comodità, oltre all’altezza della persona.

Misure: 38 x 42 cm Materiale: 100% cotone naturale. Si tratta di un materiale ecologico, lavabile e resistente. Spessore tessuto: 135 gr Colore: bianco, bianco naturale (beige) o nero Stampa: quadricromia

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Gadget | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

SHOPPER | Borsa in tela, color bianco naturale (beige)

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SHOPPER | Borsa in tela, color nero

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STICKERS Gli stickers possono esser stampati su fogli singoli (A5 o A4), o a bobine. Per le bobine è possibile sceglierne di due tipi diversi: a due o a tre. Due bobine alte 16,5 cm conterranno circa 120 adesivi ognuna, mentre tre bobine da 11 cm ne conterranno invece 80 l’una.

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Dimensione: 5 x 5 cm Forma: circolare sagomata Supporto in plastica: polipropilene bianco, con plastificazione opacana Supporto in carta: carta patinata lucida Abbondanza: 2mm


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Gadget | PROGETTAZIONE DELL’ALBO ILLUSTRATO

TAZZA Materiale: ceramica bianca Dimensione: 9,4 x 8,1 cm Peso: 317 gr

Capacità: 330 ml Lavaggio: a mano e in lavastoviglie Stampa: sublimatica

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Conclusioni | EPILOGO

Conclusioni DULCIS IN FUNDO

In un mondo in continuo movimento, ed evoluzione, è praticamente impossibile sottrarsi al cambiamento. Ma cambiare non vuol dire dimenticare, né dover cancellare il passato. Un po’ per questo motivo ho trovato giusto regalare uno spazio all’orso del Nord, affinché mi affiancasse anche in quest’ultimo viaggio. Un velato monito di quel che ero, all’inizio di questo percorso accademico, e quel che sono oggi, alla fine di un ciclo quinquennale. Sono pronta a voltare pagina, a cambiare storia ed anche a rileggere di tanto in tanto quella passata, con nostalgia. Credo non ci sia strumento più evocativo se non quello della scrittura per dar voce ai propri sentimenti, un atto intimo e profondo; così si dà vita ad un libro, il quale racchiude in sè una promessa d’eternità, un dono intriso d’inchiostro, sogni ed infinite speranze. Si tratta di un vero e proprio viaggio che si compie per l’innocente piacere di immedesimarsi tra quelle righe, riscoprendo o incontrando per la prima volta noi stessi. Per quanto la tecnologia cerchi con insistenza di prendere il posto della parola stampata, l’albo illustrato rimarrà un prodotto insostituibile nella vita di un bambino, un legame inscindibile col passato, attraverso una tattibile esperienza visiva ed emotiva. L’immagine evoca, accentua quello che il testo non scandisce bene con le proprie parole e, allo stesso tempo, attenua e addolcisce anche le paure. Gli albi racchiudono infinite possibilità, per chiunque voglia leggerli e viverli. Tra sogni e speranze, la mia tesi cercherà di prendere il volo e diventare anch’essa reale, tentando qua e là la strada verso una pubblicazione con una vera casa editrice che sia disposta a credere in questo progetto.

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Bibliografia e sitografia | MATERIALE

Bibliografia e sitografia TESTI DI STUDIO E APPROFONDIMENTO

Walter Benjamin, “Figure dell’infanzia. Educazione, letteratura, immaginario”, Raffaello Cortina Editore, Milano 2012

Franco Cambi, Cosimo Di Bari e Daniela Sarsini, “Ilmondo dell’infanzia. Dalla scoperta al mito alla relazione di cura”, Maggiori Editore, Santarcangelo di Romagna 2019

Marcella Terrusi, “Albi illustrati. Leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l’infanzia”, Carrocci Editore, Roma 2018

Gian Arturo Ferrari, “Libro”, Bollati Boringhieri, Torino 2014

Anna Castafnoli, “Manuale dell’illustratore. Come pubblicare album per bambini”, Milano 2014

https://www.studocu.com/it/document/universita-della-calabria/psicologia-dello-sviluppo/psicologia-dello-sviluppo/4767556

http://www.stefaniaciocca.it/2020/07/27/5-albi-illustrati-sul-cambiamento/

http://www.stefaniaciocca.it/2021/01/31/albi-illustrati-sulla-resilienza/

http://www.ilcircodellafarfalla.it/cambiamenti-e-passaggi-gli-albi-illustrati-che-accompagnano-i-bambini/

https://www.vistaprint.it/

https://www.pixartprinting.it/

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Crediti | MATERIALE

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Crediti MOCKUP E IMMAGINI

Questi mockup sono stati progettati utilizzando le risorse di Freepik.com: pag. 70, pag. 76, pag. 79, pag. 80, pag. 81, pag. 83, pag.90, pag. 91, pag. 94, pag. 97, pag. 98, pag. 99, pag. 100, pag. 101, pag. 102, pag. 103 Immagini reperite dal web: •

pag. 53 | imm. 01 di Scaffalebasso.it | imm. 02 di Brianlies.com

pag. 54 | imm. 03/04 di Carthusia.it

pag. 57 | imm. 05 di Topipittori.it | imm. 06 di Testefiorite.it

Ai sensi della L. n.633/1941 e successive modifiche si dichiara che la totalità del materiale utilizzato per il presente testo è impiegato unicamente a fini scientifico/ culturali. Le immagini sono state reperite su Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Per alcune immagini non è stato possibile risalire alla fonte originale. L’autore non intende mancare di rispetto ai legittimi proprietari e considera l’inserimento in quest’opera un omaggio. In caso gli autori o i detentori di diritto fossero contrari alla pubblicazione, possono segnalarlo scrivendo a saradegrandis0@gmail.com

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Ringraziamenti | UN VIAGGIO IN COMPAGNIA

Ringraziamenti UN VIAGGIO IN COMPAGNIA

Dinnanzi a queste ultime pagine, per me ancora bianche, nel mentre della stesura, mi rendo conto di quanto tempo sia realmente trascorso, o meglio dire volato. Sono finalmente giunta all’epilogo di questo percorso, un percorso che ha segnato forse gli anni più belli della mia vita. Sicuramente non è stata una passeggiata, la strada è stata lunga e tortuosa, piena di intemperie ed insidie, ma ad ogni buca, ad ogni scoglio che pareva insormontabile vi era sempre una mano amica pronta ad aiutarmi. L’uccellino della mia tesi aveva una sola Luna come amica io, invece, ho avuto la fortuna di incontrarne diverse e non posso che ringraziarle una ad una. Grazie, Al mio relatore, il professor Stefano Mosena, al quale dovrò infiniti supplì per aver accettato, suo malgrado, il testo a blocchetto che io, invece, tanto adoro. Grazie alla sua infinita pazienza per i miei continui cambi di rotta e per essersi preso l’incombenza di seguirmi - questa volta integralmente - anche per la tesi del biennio. Lo ringrazio, inoltre, per avermi dato la possibilità di affiancarlo timidamente, in questi ultimi anni, durante le sue lezioni e le interminabili revisioni, capendo la gestione che si cela dall’altra parte della cattedra. Mi rintengo fortunata d’aver incontrato docenti competenti, i quali mi hanno formata professionalmente e saputa spronare anche nel privato. Grazie dunque anche al professor Paolinelli, alla professoressa Contino, al professor Bisenzi e al professor Proietti che hanno saputo porsi, nei confronti di noi studenti, con estrema gentilizza e professionalità, senza imporre il loro pensiero, bensì ascoltandoci e accettando le diverse sfumature che si celano in tutti noi. E grazie professor Pusceddu, per essere stato uno dei primi a credere in me e nelle mie capacità, quando io ancora non le vedevo.

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Ringraziamenti | UN VIAGGIO IN COMPAGNIA

A tutta la magica Assistenza Tecnica capitanata dall’inimitabile Signor Modestino e agli Amministrativi dell’Accademia; un team fantastico col quale ho condiviso i momenti più belli, nonché i più stressanti, di questi ultimi anni. Fianco a fianco, notte e giorno, tra risate e una valanga di e-mail e gli incubi legati alle live delle tesi online. Grazie per la vostra professionalità e gentilizza! A Daniluz, per avermi guidata e spronata come solo una vera mamma chioccia sa fare. Per essermi stata accanto nei miei primissimi passi nel mondo del lavoro, sempre con me, pronta ad aiutarmi e a gioire dei miei successi come fossero i suoi. Perché con lei vicino è stato tutto più bello e semplice. A Elisafetta, per esser stata il papà chioccio della situazione, burbero quanto basta per spronare un povero pulcino impaurito dalla vita; perché ha saputo rendermi più forte a suon di rimproveri, insegnandomi cos’è la vera professionalità, anche dietro uno schermo. Infine, grazie per aver condiviso queste ultime ansie pre-tesi. A Debbina, che con la sua simpatia mi ha saputa rallegrare anche nei momenti più sconfortanti. A tutte le canzoni cantante, i film strani visti assieme, i lanci dalle finestre e la rinuncia agli studi che alla fine non siamo riuscite a fare, ops. A Giorgie, per il suo essere un po’ bulla e dolce allo stesso tempo, per le risate e gli scapocciamenti in questi ultimi anni di lezioni online. A Mg e a Elena, che con la loro tenera presenza hanno saputo regalarmi tanti sorrisi (Elena anche un po’ di ansie, ma shhh). A Martina, alla sua infinita bontà e sincera amicizia che mi accompagna dai primi anni di Accademia. La mia consigliara notturna che, anche alle tre del mattino, si è sempre messa a ragionare con me su aspetti tecnici di esami e tesi. Alla sua dolcezza genuina e ai nostri continui “oddio scusami!”, che mi fanno sempre ridere un sacco. E grazie per tutti i refusi trovati! A Franziska che, nonostante mi abbia abbandonata per andare ad Urbino sostituendomi con una Sara al maschile, c’è sempre stata tra un’ansietta e l’altra! Ad Andrea e Alessandro senza i quali questo biennio sarebbe stato decisamente amaro. Grazie per il sostegno ed i consigli, per le risate seppur a distanza!

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Ringraziamenti | UN VIAGGIO IN COMPAGNIA

Ad Alessio per essere entrato in punta di piedi nella mia vita, sostenendomi fin dal principio, mano nella mano, senza mai smettere di credere in me. Grazie per essere la mia persona. A Fuffy - Marco - senza il quale questa tesi non si sarebbe fatta, poiché starei ancora cercando di aprire disperatamente Indesign sul mio vecchio e malandato computer. Grazie per aver investito i tuoi averi nella mia istruzione, quando sarò ricca e famosa saprò ricompensarti, forse. Grazie infine per il tuo affetto velato di un fratello perennemente imbarazzato. A Signora Madre, innanzitutto per aver finaziato quest’avventura, tutt’altro che economica! L’Accademia è stata la scelta migliore che potessi fare, pertanto grazie per avermi ascoltata. Grazie per aver sopportato i miei pianti e lamenti, per aver creduto nelle mie capacità, anche quando non lo meritavo e per la pazienza che non è mai abbastanza con me, lo so! Concludo col ringraziare me stessa, per l’impegno di questi anni e la determinazione dimostrata nell’affrontare e superare le difficoltà. Sono stati anni felici che nel loro piccolo hanno saputo regale immense gioie e vittorie. Credere in sè stessi è la parte più difficile, siamo i peggior critici quando si tratta della nostra arte, pertanto sono felice che la Sara di oggi sia cambiata a tal punto da sapersi anche apprezzare. Del resto, non avrebbe senso vivere se non permettessimo alla vita di cambiarci.

A tutti voi un sincero grazie. Vi voglio bene, Piiii

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Crisalide Progetto a cura di Sara De Grandis Finito di stampare a marzo 2022 presso “La Legatoria”, via degli Aurunci 35/37/39 00185, Roma (RM) Specifiche tecniche Legatura: filo refe, copertina flessibile Carattere tipografico: Ralwey e Playfair Display Carta: usomano, Favini, bianco flash da 120 gr


“Chi non esce dal bozzolo non diventa farfalla.” Jean-Paul Malfatti





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