La rigenerazione del quartiere Marconi a Bari - Un nuovo paesaggio urbano da abitare

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La rigenerazione del quartiere Marconi a Bari Un nuovo paesaggio urbano da abitare

Alice Brambati Sarah Roubach



LA RIGENERAZIONE DEL QUARTIERE MARCONI A BARI Un nuovo paesaggio urbano da abitare Prof.ssa Laura Montedoro Alice Brambati 822724 Sarah Roubach 852084

POLITECNICO DI MILANO Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni Laurea Magistrale in Progettazione Architettonica A.A. 2016/2017


The intervention area taken into consideration includes the Marconi district, which extends from the old town along the sea to the west. This is a composition of different independent realities that do not create a system between them to adopt a strong and recognizable identity, and not allowing citizens to form their own community. It was then decided to rethink the area, proposing the creation of new urban fabrics, putting to attention the critical issues identified and advancing a strategy that would be concerned to bring back to life the neighborhood through processes of regeneration and densification. We had to deal with a dated town plan and in the updating process, we had to modify some forecasts of the Quaroni plan that envisaged the expansion of the city of at least one million inhabitants in agricultural areas far from the real city center. Our proposal plans to transfer most of the volumes planned within the Marconi district, enhancing the existing public transport to overcome the need to create a new pole away from the main services, creating a new stop along the subway line and considering the passage of the new tram of the sea. The project is ment to renforcec the existing residential fabric by creating three new districts with different typological characteristics and new services in support of the same district, connected by a large park that interrelates the landscape and the building. Moreover, the industrial “archaeologists� are transformed into places of citizenship socialization, reusing the disused structures. Thanks to these interventions it has been possible to define a new urban following the goal of creating a new polo barese complementary to the historical center of the city, to make the area more usable for tourists and citizens, transforming the district and creating new, attractive and liveable areas.

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Not secondary was the reflection on the long time period of the great urban transformations and on its risks (incompleteness, failures, changes in the economic context, etc.). For this reason, the project dealt with the forecasts of the implementation, with a fasage that works with landscape invariants, with the intent to ensure the balance between private profit (of the real estate transactions) and the public advantage (of the new public spaces, green or mineral, and services).


ABSTRACT

L’area di intervento interessa il quartiere Marconi che si estende dal centro storico, lungo il mare, verso ovest, fino a comprendere la penisola di San Cataldo. L’area si presenta come la composizione di diverse realtà indipendenti che non fanno sistema tra loro e non presentano una chiara identità riconoscibile, con conseguenze sugli usi degli spazi aperti, molto abbondanti ma degradati e sottoutilizzati. Si è quindi deciso di ripensare l’area, proponendo l’insediamento di nuovi tessuti urbani, ponendo l’accento sui temi critici individuati e avanzando una strategia che si preoccupasse di riportare in vita il quartiere attraverso processi di rigenerazione e di densificazione. Abbiamo dovuto confrontarci con un piano urbanistico datato e in fase di aggiornamento, modificando alcune previsioni del Piano Quaroni che prevedeva l’ espansione della città di almeno un milione di abitanti in aree agricole distanti dal vero centro cittadino. La nostra proposta prevede invece di trasferire gran parte delle volumetrie previste dal Piano all’interno del quartiere Marconi e di potenziare l’accessibilità dell’area, in particolare con i mezzi pubblici, per rispondere alla necessità di creare un nuovo polo lontano dai servizi principali, creando una nuova fermata lungo la linea metropolitana e considerando il passaggio del nuovo tram del mare. Il progetto si preoccupa quindi di rafforzare il tessuto residenziale esistente prevedendo tre nuovi quartieri dalle caratteristiche tipologiche differenti e nuovi servizi a supporto del quartiere stesso, collegati da un grande parco che relaziona il paesaggio, il nuovo edificato, il mare e il recinto della Fiera. Inoltre, la presenza di archeologia industriale viene trasformata in luoghi di socializzazione per la cittadinanza, riutilizzando le strutture dismesse. Attraverso questi interventi si propone di definire una nuova forma urbana, perseguendo l’obiettivo di realizzare un nuovo polo urbano, complementare al centro murattiano, ricco di funzioni attrattive e di nuove zone residenziali vivibili. Non è stata secondaria la riflessione sul tempo lungo delle grandi trasformazioni urbane e sui suoi rischi (incompiutezza, fallimenti, cambiamenti di contesto economico, ecc.). Per questa ragione, il progetto si è confrontato con le previsioni dell’attuazione, con un phasage che lavora per invarianti paesaggistiche, con l’intento di assicurare l’equilibrio tra il profitto privato (delle operazioni immobiliari) e il vantaggio pubblico (dei nuovi spazi aperti, verdi o minerali, e dei servizi).

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INDICE

ABSTRACT

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INTRODUZIONE

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1_ IL CONTESTO

1.1_ IL TERRITORIO PUGLIESE 1.2_LA CONCA BARESE 1.3_ LA STORIA DELLA CITTÀ 1.4_LA PIANIFICAZIONE DI BARI

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2_ L’AREA DI PROGETTO: IL QUARTIERE MARCONI

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2.0_INTRODUZIONE 2.1_ IL CARATTERE DEL LUOGO: I TEMI POSTI AL PROGETTO 2.2_L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI 2.2.1_MOBILITÀ E TRASPORTI PUBBLICI 2.2.2_MORFOLOGIE E TIPOLOGIE RESIDENZIALI 2.2.3_STRUTTURA DEGLI SPAZI APERTI 2.2.4_I GRANDI RECINTI 2.2.5_IL TESSUTO PRODUTTIVO E COMMERCIALE 2.2.6_L’ABBANDONO 2.3_ LA CITTADINANZA ATTIVA E LE INDICAZIONI ISTRUTTORIE DEL PUG 2.3.1_LE ASSOCIAZIONI DEL QUARTIERE 2.3.2_IL PERCORSO PARTECIPATIVO PER IL NUOVO PUG 6

3_ LA PROPOSTA PROGETTUALE

3.0_PREMESSA 3.1_ I PROGETTI IN PREVISIONE 3.2_I NUOVI TESSUTI URBANI 3.2.1_IL PIANO QUARONI E LE REALIZZAZIONI “ANTI URBANE” 3.2.2_UN APPROCCIO DIVERSO

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3.3_ LE AZIONI DEL PROGETTO 3.3.1_ PENSARE UN GRANDE SPAZIO VERDE CHE IRRIGHI IL QUARTIERE 3.3.2_POTENZIARE L’OFFERTA DI MOBILITÀ 3.3.3_RINFORZARE IL TESSUTO RESIDENZIALE 3.3.4_TRASFORMARE LE ARCHEOLOGIE INDUSTRIALE IN LUOGHI DI SOCIALIZZAZIONE APPENDICE

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IL PERCORSO DI RICERCA A_WATERFRONT DAL MONDO B_ADOTTA UN PAESAGGISTA C_WORKSHOP IN PROGRESS

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BIBLIOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

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INTRODUZIONE


INTRODUZIONE

Il lavoro qui presentato è il risultato di una ricerca progettuale che si è svolta in più fasi nel corso di circa due anni e mezzo, vedendo intervenire diversi attori, anche al di fuori dell’ambiente accademico universitario. La possibilità di partecipare a workshop, seminari e mostre sia a Milano che a Bari ci ha permesso di accrescere il nostro bagaglio conoscitivo e di avere una visione più ampia del lavoro a cui sono sottoposti i progettisti chiamati a confrontarsi con gli enti comunali e con gli stessi cittadini. Essere sottoposti alle critiche e ai suggerimenti avanzati sui nostri lavori, mostrati in sede pubblica, ha reso possibile ridimensionare le nostre proposte progettuali verso le vere esigenze di chi abita la città. L’interesse che ci hanno mostrato nella volontà di risolvere le diverse dinamiche del territorio barese è stato uno dei motivi che ci hanno fatto appassionare al progetto di tesi. Abbiamo scelto di proporre un progetto di recupero per l’area di San Cataldo poiché toccava diverse tematiche per noi interessanti: il recupero di vecchi edifici industriali dismessi, la carenza di spazi pubblici, la disorganizzazione del tessuto edilizio residenziale, la mancata fruibilità della zona nonostante la presenza di forti poli attrattori e la bassa qualità urbana degli ambienti. Limiti che, con un intervento di risistemazione dell’insieme, possono presentare forti potenzialità, soprattutto per la sua stretta vicinanza al centro storico. L’obiettivo del progetto di tesi si propone di realizzare un nuovo quartiere urbano che sia di supporto al centro di Bari e che presenti spazi di verde pubblico attrezzati, nuovi insediamenti residenziali e strutture pubbliche, incentivando la fruibilità dell’area, invogliando cittadini e turisti a frequentarla mantenendo un basso impatto ambientale con il resto del territorio.

9 Alcuni testi sono stati elaborati in collaborazione con alcuni studenti del Laboratorio di Disegno Urbano e Architettura del Paesaggio: Ludovico Da Prato, Martina Franzese, Lorenzo Gorrasi, Erika Landro, Riccardo Masiero, Marco Piccoli, Alessandro Re, Laura Trezza.



IL CONTESTO


1.1 IL TERRITORIO PUGLIESE

_MORFOLOGIA La città di Bari si colloca in una posizione centrale all’interno del territorio pugliese, in un’area definita geograficamente e storicamente “Terra di Bari” o “Conca Barese”. Il territorio è principalmente pianeggiante ed è caratterizzato da un’estesa superficie rocciosa, identificato nell’altopiano delle Murge1. Mentre l’alta Murgia è costituita da rocce calcaree cretacee, che danno origine a distese rocciose solcate da depressioni, doline e valli cieche, la Puglia centrale si compone di aree dissodate e regolarizzate da affioramenti rocciosi calcarei, quasi sempre messi a coltura e solcate in diversi punti da incisioni fluviocarsiche, le cosiddette “Lame”.

IL TERRITORIO PUGLIESE

Queste scendono verso il mare a causa di una rete di drenaggio più densa e ramificata, con percorsi generalmente poco tortuosi e non privi di discontinuità morfologiche. Il sistema ha una vera importanza strutturale soprattutto dal punto di vista ecologico, con gli alvei caratterizzati dalla presenza di vegetazione spontanea, in un contesto da sempre intensamente coltivato. La bonifica di ampie superfici sulla costa ha permesso in passato l’espansione urbana e l’incremento delle coltivazioni agricole, cancellando totalmente i caratteri naturalistici. Tutti i corsi d’acqua che confluiscono a raggiera verso la costa sul versante adriatico, hanno origine sulle alture dell’altopiano murgiano e, all’interno della conca di Bari, formano una superficie a ventaglio in corrispondenza dell’abitato. L’area è quindi delimitata a ovest dall’altopiano delle Murge, a est dal Mar Adriatico, a nord dalla foce del fiume Ofanto e dalla Capitanata, e a sud dal comune di Monopoli.

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_IL SISTEMA INSEDIATIVO

1 Elaborato n.5 del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale; Schede degli ambiti paesaggistici, Febbraio 2015

Diretta conseguenza della morfologia del territorio, si definisce il modello insediativo, che si presenta come un sistema di insediamenti nucleari diffusi sul territorio a distanze calibrate tra loro. All’esterno della conca di Bari, in cui si è sviluppata la città, si presentano da una parte la campagna pugliese e dall’altra la costa, la quale diventa, con il passare del


tempo e con lo sviluppo dell’attività commerciale, un grosso limite per la città. Attraverso una approfondita analisi storica abbiamo, quindi, individuato due sistemi insediativi differenti: _una rete di centri di medie dimensioni che presidiano il territorio rurale, le città-paese _una rete di insediamenti strategicamente posizionati in prossimità del porto e che si sviluppano in maniera modulare lungo la costa Il legame fra questi è primariamente di natura economica, i porti infatti erano il mercato di scambio fra le merci prodotte dall’agricoltura e quelle che arrivavano da altri luoghi via mare. Grazie ai vantaggi che Bari aveva acquisito supportando il dominio napoleonico, la città risulta il centro principale di questo territorio e polo di fiorenti attività di scambio con paesi esteri. La composizione insediativa risulta, inoltre, ben fornita grazie a un sistema di infrastrutture viarie e ferroviarie, che collegano tutti i centri tra loro e in particolare verso la città di Bari (Foggia, Brindisi, Taranto e Napoli). _LE AREE AGRICOLE Grazie all’alta fertilità delle terre pugliesi il paesaggio agrario assume un ruolo molto importante sul territorio pugliese. Fin dall’antichità infatti le pianure sono state coltivate, dai greci prima, dai romani poi, trovando ancora oggi tracce di questa antichissima attività. Il paesaggio agrario risulta diversificato in tre fasce, parallele alla costa. La prima è interessata da una varietà di coltivazioni, che si caratterizzano dalla piantumazione di piante di olivo, dal posizionamenti di orti, alla copertura di grandi superfici con frutteti. La seconda, la più estesa comprende coltivazioni estensive (da latifondo) di olivi, secolari e millenari, e viti. Ancora oggi olio e vino risultano essere prodotti di eccellenza, esportati, come nei secoli scorsi, al di fuori della “Terra di Bari”. La terza fascia infine, corrispondente al paesaggio murgiano, come abbiamo detto caratterizzato da doline e altipiani brulli dove l’olivo lascia il passo alla macchia mediterranea altocollinare e ai pascoli.

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1.2 LA CONCA BARESE

Il territorio della Puglia centrale si contraddistingue grazie a due differenti sistemi insediativi di lunga durata: il primo, a Nord, è fortemente polarizzato e attestato su una superficie pianeggiante che collega l’alta Murgia alla linea di costa; il secondo, a Sud, possiede una struttura radiale che si collega con l’entroterra, e che comprende la città di Bari. Questa si sviluppa seguendo l’antico sistema insediativo tipico della costa adriatica, identificandosi come una città-porto. Oggi l’area metropolitana si prolunga a ventaglio verso sud, organizzando le relazioni tra il centro e le città presenti nel suo intorno. La costa è divenuta attrattore di fenomeni di urbanizzazione a bassa densità, poiché la rete viaria si presenta tuttora come limite dell’insediamento urbano sul territorio. Le grandi infrastrutture (strade statali, ferrovia e autostrada) definiscono i confini di diverse fasce parallele al lungomare, dove i fenomeni creati da una forte dispersione insediativa si contrappongono ad un incremento dell’estensione urbana prodotta dalle grandi periferie.

LA CONCA BARESE

Rilevante è il ruolo e la localizzazione di nuovi quartieri di edilizia pubblica, che hanno definito le matrici di organizzazione dello spazio ai fini di una razionale espansione della città sia lungo gli assi di espansione, sia all’interno delle aree agricole, che in tale sistema ha perso la propria importanza frammentandosi e divenendo elemento relittuale.

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1.3 LA STORIA DELLA CITTÀ

Bari nasce sul mare come avamposto difensivo su una penisola naturale situata nella porzione centrale della costa pugliese. Fin dai tempi più antichi, in età preromana, la città ha assunto il ruolo di centro politico, portuale e religioso della terra omonima, definendosi come polo gravitazionale rispetto a centri abitati che hanno da sempre vissuto della sua diretta influenza: Modugno, Ceglie, Bitritto, Adelfia, Triggiano. In età medievale era già evidente un sistema territoriale urbano, che metteva in relazione Bari con i nuclei abitati all’interno, con i luoghi di culto, i casali, gli jazzi murgiani, i luoghi di produzione, e con i castelli di origine normanno-sveva; sistema che successivamente, con il progressivo abbandono delle campagne, si sarebbe trasformato nella provincia policentrica densamente popolata ed in continuo sviluppo dei giorni nostri. L’antico borgo, così come è strutturato, trova le sue origini in età medievale alla fine del XI secolo, periodo in cui fu conferita alla città una grande visibilità, rivestita del suo nuovo incarico di principale sede dell’Impero bizantino in Italia. In questo periodo la costruzione di una nuova Basilica segnò ufficialmente l’instaurarsi di una centralità di tipo amministrativo, politico, religioso e commerciale della città rispetto a tutto il resto del territorio.

LA STORIA DELLA CITTÀ

Il rapporto con il mare era stabilito da una serie di approdi, adibiti a funzione di pesca distribuiti lungo l’ansa naturale tra il castello e la punta di San Cataldo. La struttura urbana di Bari Vecchia metteva in evidenza, nell’orientamento in senso estovest della trama edilizia, la grande importanza del rapporto stabilitosi nel medioevo tra città e mare. Nei secoli successivi gli aragonesi (XVI secolo) spostarono gli approdi solo a levante, decentrando progressivamente nel tempo il baricentro economico della città.

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2 De Bellis V., Colonna R., Bari. Dal borgo murattiano ai lungomari del ventennio, Colonna 2012

La nascita del borgo murattiano coincide, con la fine del XVIII secolo, in un periodo che vede, nelle province borboniche, gli effetti immediati di trasformazioni economico-sociali e delle stesse strutture amministrative.2 In seguito alla nascita della classe borghese la città, immutata da secoli, cominciò a credere nella trasformazione urbana oltre le mura del vecchio borgo. L’abbattimento delle stesse il 18 ottobre 1819, determinò il problema di relazione e di confronto tra le due parti di città, e introdusse il tema della conservazione dell’antico e della struttura del nuovo in rapporto ad esso. La formazione di un fronte di contenimento sanzionò al livello di scala urbana il netto stacco tra le due porzioni urbane, poiché l’ordinata maglia del nuovo borgo non fu capace di relazionarsi al fitto tessuto del centro storico, e anzi si chiuse all’interno delle nuove cortine edilizie.


Con l’arrivo del fascismo a Bari si instaurò un nuovo e più saldo rapporto tra commercianti, imprenditori industriali e borghesi, volto ad un sempre più aperto consenso nei confronti del regime. Ciò che ne conseguì fu una progressiva diminuzione dei benefici che provenivano dai ceti meno abbienti e dalla classe contadina nell’immediato dopoguerra e, contemporaneamente, l’inizio di un periodo che vide la nascita di numerose opere pubbliche. In questo periodo crebbe notevolmente il settore terziario. Grazie alla decadenza di Napoli, Taranto e Pescara, Bari acquisì un importante ruolo nel territorio e una nuova immagine di città, pur non abbandonando le tematiche di sviluppo e di trasformazione urbana esistenti. Il regime tese ad esprimere nella città una vera e propria “cultura fascista”, attribuendo valori di rappresentatività alla città nel suo insieme distaccandosi dalla campagna, e valori di monumentalità alle nuove sedi dello stato. Bari si presenta, quindi, come una città fortemente emarginata dal resto del Mezzogiorno nei processi di industrializzazione, oltre a ciò la città vecchia non ottenne sufficienti attenzioni in vista di un risanamento a cui seguirono ingenti diradamenti. In questo periodo di esaltazione dei simboli rappresentativi della città rientra la costruzione della Fiera del Levante, anch’essa simbolo monumentale dell’antica storia commerciale che coinvolgeva Bari con tutto il bacino del Mediterraneo meridionale. Al contempo cominciò il processo di espansione “disordinata” oltre la linea ferroviaria. Crebbero i servizi amministrativi ed infrastrutturali ed allo stesso tempo diminuì la capacità di controllare le trasformazioni sociali in atto nelle campagne. Ponendo un più forte accento sul tema di una Bari metropolitana che doveva esercitare il proprio potere a scala regionale, più delle questioni sociali interne alla città. Alla metà degli anni Trenta, iniziò il declino del ceto politico locale che aveva dominato per un decennio. Di questa stagione resta il simbolo del lungomare, sintesi fra elementi panoramici, di riorganizzazione funzionale, polarizzazione terziaria, e di qualità architettonica e urbanistica, a spese di altre zone la cui riqualificazione sarà obiettivo spesso annunciato, altrettanto spesso mancato.

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1.4 LA PIANIFICAZIONE DI BARI

_PRIMA DELL’OTTOCENTO Fino alla fine del Settecento il nucleo abitativo di Bari si estendeva pressoché soltanto nella penisola di “Bari Vecchia”. La città testimoniava la sovrascrittura di diversi tracciati, da quelli antichi, a quelli ancora oggi più evidenti islamico e normanno. Il centro storico caratterizzato da vie tortuose presentava poche preminenze architettoniche: la Basilica di San Nicola, la Cattedrale di San Sabino, il Castello Normanno-Svevo. La compressione dello spazio aveva prodotto condizioni abitative del tutto inadeguate, senza alcuna regola né vincolo e la questione igienica quasi del tutto trascurata.

LA PIANIFICAZIONE DI BARI

_L’EPOCA NAPOLEONICA E IL QUARTIERE MURATTIANO

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Nel 1790, il re Ferdinando IV di Borbone, aveva acconsentito alla espansione degli edifici residenziali all’esterno delle mura (Piano Viti e Palenzia). L’arrivo della dinastia napoleica nel 1806 segna l’inizio delle trasformazioni più importanti. Mentre alcune città della penisola avevano appoggiato il regno dei Borbone, Bari venne premiata per la sua fedeltà alla nuova dinastia, acquisendo vantaggi per quanto riguarda una crescita di importanza i e con particolari concessioni legislative: _La fondazione di un nuovo quartiere e l’ espansione della città oltre le mura _L’eversione della feudalità _La politica legislativa _La ripartizione dei demani _Il diritto borghese alla proprietà Iniziò, quindi, la trasformazione del centro di Bari, espropriando alcuni monasteri per inserirvi nuovi utilizzi. Inizialmente questa nuova dinamica risultava confusa e contraddittoria perché i residui dell’ancien régime resistevano con forti posizioni antifrancesi in difesa dei terreni di loro proprietà al di fuori delle mura. Nel 1813 Gioacchino Murat firmò il decreto che vedrà una rivisitazione del progetto di Viti e Palenzia, approvando nel 1814 gli Statuti Municipali, 12 articoli comprendenti gli atti edilizi del nuovo borgo di Bari. Il nuovo quartiere era pensato per essere una naturale estensione del centro storico, e quindi presupponeva ancora come centro cittadino la Piazza Mercantile, senza prevedere


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alcun edificio pubblico o attrezzature a destinazione pubblica, come piazze, giardini, ville, fontane, snodi viari. Nel progetto di espansione erano indicate tutte le norme architettoniche da seguire: classicità sobria, decoro, simmetria, parallelismo tra i piani e le altezze degli edifici adiacenti nella stessa isola urbana. Ma la vera novità normativa fu quella che stabiliva che l’amministrazione comunale dovesse creare un demanio pubblico espropriando subito tutti i terreni necessari all’espansione, per poi ridistribuirli su base censuaria a coloro che si fossero fatti carico dell’edificazione. Gli statuti vennero applicati fino a metà dell’Ottocento anche dopo il ritorno dei Borbone nel 1815, vedendo una cattiva applicazione delle pratiche edilizie e del dimensionamento dei reticoli progettuali.

LA PIANIFICAZIONE DI BARI

_L’UNIFICAZIONE E IL PIANO TROTTI

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Nel periodo dell’unificazione, Bari assume un importante ruolo economico che accresce lo sviluppo di attività economiche e produttive nell’intera provincia. In questo periodo si trasferiscono a Bari numerosi operatori commerciali italiani ed anche stranieri. A causa della scarsa presenza di approdi naturali e la mancata gerarchizzazione delle infrastrutture che collegano il mare con l’entroterra, la città si deve adeguare alla necessità di creare bacini portuali che favoriscono e incentivano la fruibilità degli approdi destinati agli scambi commerciali. Nel 1855 viene realizzato il progetto dell’Ing. Giordano, approvato nel 1853, che prevedeva la realizzazione di un nuovo porto sul versante occidentale della città, finalizzato ad una sistemazione dei fondali del porto vecchio, localizzato nella parte orientale, e a un possibile miglioramento delle connessioni con i principali poli commerciali presenti sul territorio, individuati fino ad allora tramite uno stretto passaggio aperto attraverso le mura. Nel 1864, quindi, viene approvata la costruzione e il collocamento della nuova linea ferroviaria. Estendendosi da est ad ovest, questa potenzialità segna l’ inizio del processo di innovazione e trasformazione della città, e definisce un nuovo equilibrio per le diverse componenti urbane che si sono sviluppate di conseguenza. L’unitarietà di impostazione urbana, raggiunta grazie a questi interventi, viene messa alla prova dal piano di ampliamento elaborato da Trotti. La popolazione di Bari si aggirava intorno alle 40.000 unità ed il Borgo Murattiano era in piena crescita. L’ingegnere prevede di espropriare le aree intorno al borgo antico per cause di pubblica utilità, prolungando i tracciati da est a ovest, poiché a sud, a causa della presenza della ferrovia, non era più possibile l’ espansione, e preoccupandosi principalmente di ridimensionare gli isolati in accordo con i nuovi standard urbanistici, ignorando i problemi di raccordo con la viabilità del porto, della città vecchia e delle connessioni provinciali. Il concentrarsi di interventi nella città nuova accentua il degrado nella città vecchia, seguito anche nel 1886 da una epidemia di colera. _IL PRIMO DOPOGUERRA A causa della mancanza di un piano adeguato di sviluppo per la trasformazione urbana


Piano regolatore Piancentini-Calza Bini (1952)

vengono adottate soluzioni progettuali parziali e singoli interventi su aree isolate. In questo clima di espansione ormai disordinata e senza più seguire le regole e gli allineamenti dei piani regolatori, si inizia ad elaborare un nuovo piano urbanistico che sblocchi la situazione di monotonia e rigidità della parte moderna di Bari. La redazione del nuovo piano regolatore impegna l’ ingegnere Veccia, che ne studia diverse versioni.“Un primo studio del 1906 prevede l’espansione della città oltre la ferrovia, abbandonando la griglia rigida del murattiano e valorizzando le strade che a raggiera si dipartivano dalla città verso l’ entroterra, attorno alle quali si creano i quartieri che mantengono una loro autonomia rispetto alla città.”3 A ponente vengono costruite villette residenziali nell’area di Marisabella e di S.Cataldo, e viene posato il tracciato della strada litoranea. Si tratta però di un piano che ormai è inadeguato alle esigenze contemporanee della città, perché nel frattempo, in assenza di piani dal 1883, la città si è sviluppata in maniera autonoma . “Assicurato l’allontanamento dal corpo della città delle classi operaie, mediante la previsione di quartieri operai periferici, si prospetta la costruzione sia a levante che a ponente di nuovi edifici signorili incentivati dalla previsione di edifici pubblici (università,

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3 a cura di V.Zito, La città Adriatica: identità e progetto, Seminario internazionale di studi Pescara, C.N.R 21-22 gennaio 1993


ospedale, ecc.). Sul fronte del mare è prevista la costruzione di una imponente strada a collegamento della spiaggia orientale con l’ansa del porto, intorno al centro antico, e la riproposizione della zona di S.Cataldo a villini.”4 _IL PIANO PETRUCCI “Lo schema di piano redatto dal Petrucci prevede la riorganizzazione dell’intera città attraverso la individuazione di una rete stradale principale, lo spostamento della stazione ferroviaria più a sud con la realizzazione del parco merci a collegamento con la nuova zona industriale ed il porto, nonché il completamento e razionalizzazione dei quartieri di nuova espansione. Così facendo il piano raccoglie la tendenza, agevolata dal regime fascista, della trasformazione della città al ruolo di centro amministrativo e commerciale a carattere regionale. Ancora una volta il piano trova l’opposizione della proprietà edilizia preoccupata di conservare la rendita di posizione acquisita che la riorganizzazione della città mette in discussione.”5 Il Piano regolatore e diradamento edilizio della città vecchia redatto dallo stesso Petrucci nel 1931, applica i concetti sul diradamento elaborati dal Giovannoni. Il piano prevede la realizzazione di due vie di attraversamento, una longitudinale seguendo all’incirca la direzione del vecchio progetto di prolungamento di via Sparano verso il porto, senza però raggiungerlo, l’altra trasversale tra il porto vecchio ed il castello, le quali con andamento tortuoso permettono il riallacciamento della città vecchia alla nuova. _ IL SECONDO DOPOGUERRA

LA PIANIFICAZIONE DI BARI

Dopo il conflitto mondiale si ripropone la necessità di adeguare il PRG alle esigenze di sviluppo della città. Nel 1952 Piacentini, Calza e Bini riprendono alcune ipotesi del Piano Veccia, destinando estese porzioni di territorio all’espansione urbana, ipotizzando un forte aumento della popolazione, circa 500.000 unità. “L’idea di città che manifesta il piano è dunque monocentrica, con tutte le strutture direzionali e commerciali localizzate nel centro murattiano al quale si contrappone un sistema massiccio di quartieri di corona a funzione esclusivamente residenziale.”6 Questa proposta non tiene conto del centro storico, per il quale continua ad essere operativo il Piano Petrucci, operando processi di diradamento, creando una separazione tra la città vecchia e nuova in termini di pianificazione urbana.

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_IL PIANO QUARONI 4 a cura di V.Zito, La città Adriatica: identità e progetto, Seminario internazionale di studi Pescara, C.N.R 21-22 gennaio 1993 5 idem

Negli anni cinquanta risultò evidente la mancanza di una visione globale sullo sviluppo della città, sul rapporto tra città e campagna, e sul ruolo produttivo di Bari. Fu la giunta di centro-sinistra guidata da Liuzzi, nel 1965, a porre l’elaborazione del nuovo PRG come elemento centrale del proprio programma.


Piaciantini, Calza Bini, Il piano regolatore dell’ing. Trotti 1952

Nell’aprile del ‘65 fu affidato l’incarico all’architetto Ludovico Quaroni, con una chiara azione di propaganda. “Il piano Quaroni adottato nel 1973, dopo una lunga gestazione durata otto anni, si configura formalmente come una variante al piano Piacentini-Calza Bini anche se il modello di città proposto si presenta profondamente diverso. Il piano cerca di rompere la struttura monocentrica della città a favore di una strutturazione policentrica imperniata sul riassetto e potenziamento delle frazioni, sul rinnovo del nucleo ottocentesco nonché sulla creazione di nuovi poli di espansione periferici. La struttura portante è costituita da un sistema di comunicazioni stradali che si estende ad una scala che travalica i limiti del territorio comunale. Particolare rilievo assume il nuovo asse nord-sud che, dall’ansa del porto taglia l’intero sistema di comunicazioni trasversali e collega Bari al suo entroterra. A oggi ben poco delle opere progettate nei piani vigenti è stato realizzato”6. Citiamo il pensiero dell’architetto Gerardo Manca, che rilascia un’intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno per quanto riguarda l’approccio del piano sulla città di Bari7. “I Piani Regolatori delle città e buona parte della legislazione urbanistica sono stati, storicamente, strumenti di pianificazione per porre vincoli, in una strategia territoriale complessiva, alle forti spinte speculative sulla rendita urbana. Per quanto riguarda lo specifico del Piano Quaroni risulta indispensabile puntualizzare notizie ed indicazioni di progetto per molti versi sconosciute. L’architetto Quaroni riceve l’incarico di redigere il nuovo Piano Regolatore di Bari nel 1965, e viene adottato nel 1973. IL C.E.P di Bari non è un’invenzione del Piano Quaroni. I C.E.P. (Centri di Edilizia Popolare)

23 6 a cura di V.Zito, La città Adriatica: identità e progetto, Seminario internazionale di studi Pescara, C.N.R 21-22 gennaio 1993 7 Manca G., Quaroni non ha colpe, stravolto il suo piano, in La Gazzetta del mezzogiorno, 4 febbraio 1997


LA PIANIFICAZIONE DI BARI

sono stati, piuttosto, i capisaldi teorici della pianificazione modernista, italiana, del dopoguerra. Avevano come riferimento colto le new town (anni ’30 e ’40) londinesi, un principio di decentramento della città storica, che ha dato discreti risultati nella cultura anglosassone. Il C.E.P di Bari, è legato di più al piano precedente: Calza-Bini, Piacentini e, soprattutto, alla cultura insediativa dello I.A.C.P. (in quegli anni forte ente statale) che progettava una città satellite sui modelli anglosassoni e scandinavi – avrebbe dovuto avere vita autonoma, immerso in rigogliosi giardini. Eredita anche il fenomeno della sopraelevazione e dell’edilizia sostitutiva del Murat: tutto ha inizio con i piani Veccia e Petrucci negli anni trenta e quaranta; si continua selvaggiamente negli anni Cinquanta e Sessanta con il piano Calza-Bini, Piacentini (edilizia sostitutiva tra l’altro priva di norme e vincoli, non previsti dal piano). Il Piano Quaroni, in una visione complessiva degli interessi collettivi, tenta di arginare le spinte speculative della città monocentrica, con forti e precise scelte progettuali. Orienta la città con due grandi assi ortogonali (il Nord-Sud e l’Est-Ovest) privilegiando l’espansione verso sud, lungo la direttrice longitudinale. Struttura l’area urbana con una rete viaria di livello territoriale, sulla base di dati progettuali e previsioni di sviluppo dei sistemi urbani elaborati negli anni sessanta. Quegli studi – condotti da un gruppo di pianificatori incaricati dal Ministro dei Lavori Pubblici – denominati “ Progetto ‘80”, ipotizzavano con dati scientifici che Bari, negli anni Ottanta, sarebbe diventata una vasta area metropolitana, con fenomeni di conurbazione. Ipotizza, il Piano Quaroni, la ridistribuzione della rendita di posizione, concependo di fatto una città non più monocentrica ma policentrica: sposta nell’area Lamasinata una forte “esternalità positiva” per la rendita urbana, come il nodo Stazione Fs, liberando l’area per il verde di quartiere (riprendendo un’idea del Piano Petrucci) e per una fusione fra due parti di città. Colloca, a sud, un cardine fra i due principali assi stradali: il cosiddetto “tondo”, predisponendo aree per i servizi: strutture terziarie, universitarie, inserite in una visione modernista della città, in parchi urbani (mai realizzati). Nell’area Marisabella predispone il potenziamento del porto marittimo che connette, con strutture viarie, alla rete autostradale di interesse nazionale. Vaste aree da adibire a verde di quartiere ed urbano vengono vincolate, fissando uno standard per abitante in 17,5 mq – contro i quasi mq 1.00 attuali. (Bari) È una città incompiuta – che ha adottato il Piano con enormi ritardi, selezionandolo e deteriorandolo – in cui pesanti sono statti i condizionamenti della rendita urbana. Di quel Piano si sono estrapolate le parti che consentivano l’edificazione, trascurando infrastrutture e servizi. Lo sapeva, dopo pochi anni, il medesimo Quaroni che ebbe occasione di dichiarare che in Italia i Piani, altro non sono che uno strumento legale ed efficace in mano agli speculatori. Fu una collusione perfettamente legale, svolta nelle regole, che poneva le basi nella incapacità e nella incompetenza tecnica, di politica urbana, degli Amministratori che in larga parte furono prede ed ostaggi degli imprenditori che con astuzia studiavano e ristudiavano quei Piani, privilegiando solamente le valenze speculative”.

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Piano Regolatore Quaroni, 1973


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L’AREA DI PROGETTO: IL QUARTIERE MARCONI


san girolamo

quartiere marconi

via brigata regina

INTRODUZIONE

quartiere libertĂ

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borgo murattiano


2.0_INTRODUZIONE

La nostra area di progetto si colloca in prossimità del quartiere Libertà, caratterizzato da una particolare struttura urbana ispirata al vicino Borgo Murattiano, un quartiere ottocentesco a maglia regolare, costituito da isolati chiusi e caratterizzati da edifici ripetuti comprendenti una corte interna. Questa ripetizione simmetrica e costante che risulta molto potente durante la sua percorrenza,si conclude più a Ovest, con l’attraversamento trasversale all’andamento precedente, della via Brigata Regina, superata la quale viene ripreso un disegno urbano più scomposto e alternato. Questo spazio è caratterizzato dalla presenza dello scalo ferroviario che conserva dopo la sua trasformazione i binari antichi, i quali mantengono e delimitano a terra una forma triangolare, da cui inizia il Rione chiamato Marconi. Il suo nome deriva dal semplice fatto storico che lo scienziato Guglielmo Marconi effettuò, il 1º settembre 1904, una trasmissione telegrafica diretta verso la costa montenegrina, e questo avvenne esattamente nei pressi del faro1. Il quartiere si compone originariamente come Marconi-San Girolamo-Fesca e solo nel 1907 ottiene la sua denominazione completa. La sua superficie si estende lungo il mare verso Ovest, fino al quartiere di Palese. Si sviluppa per circa 4,3 chilometri quadrati,e ha una popolazione di circa 12 900 abitanti2. Insieme ai quartieri di San Paolo e di Stanic, il “Villaggio del Lavoratore”, formano il Municipio III di Bari. La struttura dell’insieme è segnata e delimitata dalla presenza della parte terminale di due importanti lame aventi origine dalle Murge: la lama Lamasinata e la lama Balice. Le lame sono una caratteristica morfologica tipica del paesaggio barese: sono distese di terra, caratterizzate da una propria struttura geologica e da una peculiare vegetazione superficiale, sulle quali si radunano le acque piovane prima di riversarsi in mare. Si possono qualificare come “fiumi verdi”, canali da attraversare grazie all’elevazione di ponti, lunghi anche più di 100 m sopra alla lama Lamasinata, che separa il quartiere Marconi dal quartiere San Girolamo, mentre la lama Balice divide il quartiere San Girolamo da Fesca. 29

1 Nanni G., Morolli G., Valotti B., Guglielmo Marconi : lo scienziato che ha inventato la radio, Sasso Marconi 2006 2 Censimento del 2001


2.1_ IL CARATTERE DEL LUOGO: I TEMI POSTI AL PROGETTO

IL CARATTERE DEL LUOGO

Questo quartiere di Bari è più noto con la denominazione di San Cataldo, che è in realtà solo una parte dello stesso, ovvero la penisola che si presenta a Nord della zona e che è caratterizzata dall’omonimo faro, costruito nel 1869. L’area di progetto, che si confonde quindi nell’insieme del quartiere Marconi, si estende nel senso Nord-Sud per 1,6 km, dalla costa fino alla ferrovia, e nel senso Est-Ovest per 1,4 km, dalla via Ammiraglio Caracciolo, che segna l’ingresso della Camionale sul porto, alla lama Lamasinata, comunemente chiamata “il canalone” dalla popolazione locale.

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Da Nord a Sud, il quartiere si può scomporre in quattro fasce (vedi pagina successiva): _una prima fascia residenziale lungo la costa che è presidiata dalla penisola di San Cataldo e affacciata su spiagge in prossimità del canalone. Questa è interrotta dalla Fiera del Levante, che comprende ad Est il Centro Sportivo Universitario (CUS) _una secondo fascia è costituita da una parte da grandi isolati dove si organizzano residenze sparse, il Villaggio Trieste, e alcuni parcheggi per il pubblico delle fiere, e dall’altra parte da un polo sportivo che comprende lo Stadio della Vittoria e lo Stadio del nuoto, ed un complesso industriale dismesso, la Gaslini. _una terza fascia è composta da grandi isolati occupati da un misto di piccolo produttivo, commerciale e parcheggi privati, alternati da zone verdi abbandonate, alcune delle quali rimaste coltivate. Questa finisce con il grande complesso industriale delle ex acciaierie Scianatico _una quarta fascia è occupata da un isolato misto di piccolo produttivo e residenze e soprattutto dalla Caserma Briscese, sede del Reggimento Logistico Pinerolo L’area è quindi molto eterogenea e difficile da riassumere in poche parole. La possiamo definire come un patchwork di diverse funzioni e differenti paesaggi, composto da un sistema tradizionale di seconde case, ormai modificato e ritrasformato, per quanto riguarda la penisola di San Cataldo, da testimonianze residenziali tipicamente omogenee come il Villaggio Trieste e altre di minore qualità della tipologia edilizia, da grandi recinti (quali la Fiera del Levante, le Acciaierie Scianatico, il CUS, lo Stadio della Vittoria e la Caserma Briscese), che comprendono le aree non accessibili ai cittadini, e da grandi isolati che sono composti da una varietà minuziosa di residenze e da attività commerciali e produttive, che seguono una organizzazione che possiamo definire spontanea, poiché sono spazi caratterizzati dalla assenza di un disegno specifico e di regole organizzative. L’unica area che possiamo qualificare come quartiere cittadino è la penisola di San


Cataldo, in quanto area che presenta una certa logica urbana. Proprio per questo tutta l’area viene spesso denominata San Cataldo nella sua totalità, essendo l’unica area organizzata e che assume una identità più forte. Per quanto riguarda la viabilità, la storica via Napoli risulta l’infrastruttura primaria e l’asse stradale principale del traffico veicolare e dei mezzi pesanti che trasportano le merci dirette al porto. Questa segna il limite tra l’area che comprende le ex acciaierie Scianatico e la caserma Briscese.

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2.2_L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

2.2.1_MOBILITÀ E TRASPORTI PUBBLICI

L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

Il quartiere Marconi è connesso al borgo murattiano, centro della città, attraverso due vie principali: il lungomare, che costeggia il porto fino ad arrivare al Faro di San Cataldo, e la Via Napoli, che inizia in prossimità del Castello Svevo e prosegue in tutta la parte Ovest della città. È una delle vie storiche di Bari, che portava originariamente fino alla città romane di Napuli. È una via trafficata poiché è il principale accesso alla parte industriale del porto, e quindi molti camion che trasportano le merce passano qui, prima di girare a Sud dello Stadio del Nuoto e raggiungere il Lungomare Starita.

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Per quanto riguarda i trasporti pubblici, il treno e la metropolitana passano a Sud dell’area, sotto la Caserma Briscese, però non si fermano nel quartiere; la fermata prima è dall’altra parte del canale Lamasinata, quella dopo sotto il Cimitero Monumentale. Varie linee di autobus collegano il quartiere alle aree vicine, con un capolinea situato in prossimità dello Stadio della Vittoria.


Via di Maratona, in prossimitĂ del terminale autobus

Via Van Westerhouth, arrivando dal Canale Lamasinata

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Via Napoli, in prossimitĂ della Caserma Briscese


2.2.2_MORFOLOGIE E TIPOLOGIE RESIDENZIALI _LA PENISOLA DI SAN CATALDO La penisola di San Cataldo è un piccolo quartiere di circa 11 ettari compreso tra il lungomare Starita e la via Adriatico. Tutto il quartiere è rivolto al mare, con un legame molto forte alla costa, grazie alla fruizione diretta che ne possono ricavare gli abitanti. Il luogo è dominato dalla presenza del Faro di San Cataldo, alto 66 metri ed eretto nel 1869. Questo è ancora in funzione, anche se il suo fascio luminoso è stato molto ridotto.

L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

Storicamente, San Cataldo è stato un luogo di villeggiatura, come testimoniano una serie di ville d’epoca, costruite dai borghesi baresi per soddisfare lo sfizio di possedere una seconda casa. Con il passare del tempo le residenze in stile liberty hanno dato luogo a un quartiere definito popolare, occupato da residenti che hanno sviluppato forti legami al luogo e soprattutto tra di loro, dando vita a una vera e propria comunità. All’inizio degli anni 90, però, il quartiere ha vissuto una forte urbanizzazione non controllata, che ha visto la sostituzione delle case costruite originariamente con alti palazzi residenziali affacciati sul mare, introducendo delle nuove forme tipologiche non congruenti con il contesto precedentemente insediato. Le ville storiche erano in stretta relazione con la strada e presentavano dei cortili antistanti ad essa che permettevano agli spazi di restare in comunicazione gli uni con gli altri, senza creare limiti visivi; I palazzoni presentano, invece, alte recinzioni che li chiudono alla strada. Oggi, il quartiere si compone da un misto di ville storiche, nascoste da imponenti palazzi e alternate ad alcuni ruderi abbandonati, soffrendo l’ assenza di spazi pubblici e luoghi di ritrovo che permettano la socializzazione, ora identificati sul marciapiede del lungomare. La trasformazione della tipologia edilizia ha modificato anche la composizione della popolazione. Un processo di gentrificazione legato a questa nuova urbanizzazione ha portato abitanti appartenenti a un ceto medio elevato, chiamati dai residenti storici i “VIP di San Cataldo”. Questo cambiamento della composizione sociale ha portato abitudini e necessità diverse da parte del nuovo residente , e un esempio è dato dall’utilizzo del lungomare: una usanza tipica del periodo estivo prevede l’ occupazione dello spazio pubblico a disposizione, frequentemente occupato da tavolate improvvisate e da numerose fornacelle, attività non condivisa dai nuovi residenti, che invece preferiscono praticare passeggiate lungo la costa. Durante uno dei nostri sopralluoghi conoscitivi, gli abitanti storici ci hanno raccontano la loro difficoltà oggi a definirsi una “comunità”3.

34 3 Basco L., Moschetti G, Pignatelli G., P!UG - Partecipa! Unisciti alle passeggiate, Genera idee per Bari - Report finale, 2016. Passeggiata 2: Relazioni tra la città e il mare: dal Faro di San Cataldo alla Pineta di San Francesco

Per quanto riguarda i servizi a disposizione, la scuola Marconi è la principale e unica sede scolastica del quartiere. Negli ultimi anni è diventata anche una struttura associativa, poiché il Comitato Genitori Scuola Marconi si è proposto in maniera molto attiva per quanto riguarda il miglioramento del quartiere. Ha conquistato l’ apertura di una Biblioteca interscolastica multimediale e ha realizzato nel suo cortile un giardino condiviso di 400 metri quadrati, aperto agli abitanti del quartiere, che permette anche l’incontro tra vecchi e nuovi residenti. Anche se questi ultimi non considerano la scuola del quartiere un’ istituto valido e, di conseguenza, scolarizzano i loro figli in altre scuole fuori da San Cataldo.


L’immaginario di San Cataldo

_IL VILLAGGIO TRIESTE Il Villaggio Trieste è un insieme di palazzine basse, omologate entro i quattro piani, che spiccano all’interno di un paesaggio prevalentemente industriale, per le loro facciate colorate. Costruite nel 1956, tra lo Stadio della Vittoria e la Fiera del Levante, sono state le prime costruzioni sorte al di là dello Stadio, che fino ad allora offriva un paesaggio rurale caratterizzato da campi agricoli periferici rispetto alla città di Bari. È stato costruito al fine di ospitare mille profughi italiani provenienti dai vari paesi esteri nel periodo del dopo guerra. Il rientro derivava principalmente dalla Grecia, e altri flussi minori dalla Libia, dalla Turchia e dall’Albania. Le ventisei palazzine presenti ospitano appartamenti dalle piccole dimensioni, tenendo le metrature minime standard per un buon confort abitativo. Questi si fondono insieme in un complesso omogeneo mantenendo una buona qualità urbana, per la quale è stato richiesto un riconoscimento ufficiale sulle liste del Patrimonio Unesco4. Le fotografie d’epoca mostrano una attività elevata della vita di quartiere, organizzata attorno ad una piazza tra le palazzine costruite. La Chiesa Cattolica Parrocchiale S. Enrico, grazie a Padre Lionetti, il quale cercava di promuovere un forte senso comunitario, risultava uno tra i punti di ritrovo e di socializzazione principale del quartiere, anche per alcuni nuovi abitanti non cattolici. L’area è quindi stata un modello di vita multiculturale e testimone di un capitolo della storia italiana. Oggi, sono pochi gli abitanti insediate da tempo nel quartiere, e il carattere fortemente identitario della zona tende quindi a perdersi. Antonio Scagliarini, abitante storico del quartiere, volendo preservare questa memoria, ha creato l’Istituto Storico Don Policarpo Scagliarini, che raccoglie i documenti delle varie comunità

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4 Scagliarini P., Villaggio Trieste, Bari, 1956: una terra di esuli in patria? , LB Edizioni 2015


originarie che hanno vissuto questa realtà.

L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

Il quartiere soffre oggi di una scarsa manutenzione dello spazio pubblico e di una mancanza di servizi che prima erano presenti all’interno di alcune palazzine. Grandi spazi verdi abbandonati vengono usati solo durante i periodi della Fiera, e lasciati vuoti in diversi periodi dell’anno.

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L’immaginario del Villaggio Trieste

_IL TESSUTO RESIDENZIALE DIFFUSO Il resto del tessuto residenziale presente nell’area è molto frammentato: si trova sia nelle vicinanza del lungomare che dalla parte opposta del quartiere. Alcuni edifici sono posti in prossimità dei binari che percorrono il fianco della caserma Briscese, procedendo verso Sud. Sono principalmente costruzioni di scarsa qualità architettonica, che si rapportano maggiormente con il paesaggio agricolo, piuttosto che alla città. Queste presentano un disegno delle strade spontaneo, che si va diramando e perdendo all’interno di grandi isolati non particolarmente definiti. Sono pochi i servizi presenti e le strutture dedicate alla socializzazione.


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Immagini estratte dal video 60 anni insieme Il Villaggio Trieste 1956 2016 http://centroscambimediterranei.eu/


2.2.3_STRUTTURA DEGLI SPAZI APERTI _IL LUNGOMARE DELLA PENISOLA DI SAN CATALDO Il lungomare è vissuto come una grande opportunità dai cittadini. Questo elemento di pregio che permette la relazione tra mare e città, è considerato dagli abitanti storici come il principale luogo di ritrovo dove è possibile praticare varie attività nel tempo libero e dove si può ammirare l’ orizzonte verso il mare. Durante i nostri sopralluoghi abbiamo potuto vedere gruppi di anziani attrezzare il largo marciapiede con tavoli e sedie, come se fossero degli spazzi attrezzati da dedicare alla socializzazione e a giochi di carte. Verso sera invece, principalmente nelle giornate estive, vengono posizionate delle fornacelle , proponendo feste, con cibo e bevande e improvvisando numerose tavolate. Le attrezzature urbane, se presenti, sono poche, espresse da qualche panchina, a disposizione di brevi soste, poiché la maggior parte dello spazio pubblico è destinato alle carreggiate per il traffico delle macchine. Tuttavia sono disposte delle strutture ristorative, costruite tra la strada e il mare, che non sfruttano la posizione privilegiata che hanno acquisito perché si rivolgono soprattutto alla città. _LE SPIAGGE

L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

Il lungomare di San Cataldo

Rispetto ai 42 chilometri di estensione della costa di Bari, sono limitate e non particolarmente attrattive, le strutture balneari. A seguito della parte del lungomare, occupata dalla Fiera del Levante, sorge la spiaggia della zona, provvista di lidi e che si disgrega nella parte finale, nel canale della lama Lamasinata. Il lido San Francesco alla Rena è uno dei lidi più antichi di Bari, molto frequentato dagli abitanti e attrezzato da varie strutture di supporto ai bagnanti, quali gli spogliatoi, costruiti sulla sabbia, e da un ristorante. Una tra le aree più frequentate dai cittadini è il Trampolino Village, un lido strutturato che presenta una parte pavimentata attrezzata con piscina e con accesso riservato alla spiaggia. Nei pressi del canalone della lama Lamasinata, si sviluppa una grande spiaggia libera che conquista uno sbocco diretto al mare, alla quale si accede attraverso un percorso nascosto e poco comodo. Questi ambiti potenziali risultano poco pregiati, componendosi nel suo contorno con benzinai, lavaggio auto, spazi verdi e campi sportivi abbandonati. Sono quindi in maggior numero le spiagge private, sottoposte all’attenzione de Piano delle Coste che prevede di cessare le concessioni attualmente stabilite entro il 2020. Grazie a questa strategia il lungomare potrebbe allora garantire una diffusione delle spiagge ad accesso libero.

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_LA PINETA DI SAN FRANCESCO

Il lido San Francesco © Hotel 7 Mari 5 http://www.fieradellevante.it/

La pineta di San Francesco si colloca nella parte Ovest del quartiere Marconi, sviluppandosi verso il Canale Lamasinata. Si estende su un’area di tre ettari e si compone in due parti, la grande pineta e la piccola pineta, separate dal Viale Ottorino Respighi, che prosegue dalla lama verso San Girolamo. È stato realizzato negli anni sessanta e ed è uno dei pochi parchi


in prossimità del centro di Bari. Negli anni 80, è stato sede del progetto Stop Over, un grande campeggio promesso dal consigliere comunale Lucio Albergo, destinato ai giovani turisti, considerati una buona opportunità per rilanciare la fruibilità dell’area. Ristrutturato alla fine degli anni novanta, è stato completato e attrezzato con dei giochi per bambini, una pista di pattinaggio e alcuni percorsi intrecciati tra loro e attrezzati per fare jogging e attività fisica. È in previsione nelle proposte comunali lo sviluppo di un progetto sul tema del turismo low cost, quasi un richiamo al progetto pensato da Albergo, con la costruzione di alcune case di legno immerse tra le chiome degli alberi della pineta da affittare ai turisti, a cui è offerta una avventura fuori dagli schemi tradizionali. Un altro progetto ideato con lo scopo di rilanciare la staticità della pineta, annuncia la possibilità di avviare attività ludiche, tra cui un parco avventura per i bambini. La pineta di San Francesco è quindi, insieme al lungomare e alla spiaggia, uno dei luoghi di pregio del quartiere Marconi, ben mantenuto e che si arricchirà di nuovi progetti per raggiungere gli scopi prefissati. Tuttavia i dintorni del parco sono poco agevoli e di scarsa qualità ambientale, costituiti dal tessuto eteroclite di residenze, di commerciale e di produttivo che caratterizzano gran parte della zona. _ IL CANALE LAMASINATA Come detto precedentemente, il canale Lamasinata fa parte della rete della lame tipiche del paesaggio pugliese ed è caratteristica del sistema idrico di Bari. È un elemento paesaggistico molto forte, largo più di 100 metri nel quartiere Marconi. È quindi un vero “fiume verde” da attraversare attraverso dei ponti per recarsi al quartiere di San Girolamo. A parte nella parte terminale dove sfocia sul mare e dove si colloca una grande spiaggia libera, si presenta come un elemento poco valorizzato poiché considerato solo come un ostacolo da sorpassare. Benché parte del Piano di Assetto Idrogeologico lo ritiene come un’ area ad alta pericolosità idraulica, rimane un potenziale paesaggistico, tenuto in considerazione dai piani redatti dalle associazioni di tutela ambientale.

La pineta di San Francesco

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Il canale Lamasinata


2.2.4_I GRANDI RECINTI _LA FIERA DEL LEVANTE La Fiera del Levante nacque nel 1929 da una collaborazione tra il Comune di Bari, l’Amministrazione Provinciale e la Camera del Commercio di Bari. Opera continuativamente da quell’anno, a parte durante la seconda guerre mondiale. La sua manifestazione principale è la “Campionaria di settembre”, la cui prima edizione si è svolta nel 1930. È una campionaria multi settore che riunisce circa 800 espositori e ospita circa 200.000 visitatori. Oltre a questa, la Fiera ospita circa trenta manifestazioni internazionali all’anno, tra esposizioni, congressi ed eventi. I temi riguardano l’edilizia, l’industria, lo sport, la moda, il tempo libero… Complessivamente, gli espositori che partecipano alle manifestazioni sono oltre cinquemila e oltre due milioni i visitatori, provenienti dall’Europa e dal bacino del Mediterraneo. La provenienza dei visitatori riflette l’obiettivo principale della Fiera, ossia l’internalizzazione dell’economia meridionale. Grazie alla “Borsa degli affari”, essa promuove i contatti fra espositori del mercato centromeridionale, del sud est europeo e, in generale, dell’area mediterranea5.

L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

La Fiera sul mare

L’impianto originale della Fiera fu progettato dall’architetto Augusto Corradini e fu realizzato sotto la direzione dell’ingegnere Vincenzo Rizzi. Offre una facciata omogenea sul lungo mare a Nord, lunga circa 350 m, con poche aperture, di colore giallino, con l’ingresso posto in centro. Usata nel tempo della guerra per scopi militari, fu successivamente riqualificata, ricostruita e ampliata. Un grande viale fu allora costruito sul lato Est, per l’ingresso degli espositori, dal Piazzale Vittorio Triggian, di fronte al Centro Sportivo Universitario (CUS). Questo Ingresso Monumentale è dotato di una passeggiata centrale pedonale, riqualificata pochi anni fa dallo studio barese dell’architetto Mauro Saito. Il quartiere fieristico, di circa centomila metri quadrati in originale, è andato quindi ampliandosi nel tempo e occupa oggi una superficie complessiva di 300.000 metri quadrati. Nel 2011 è stato completato da una struttura per i convegni, potenziata pochi anno dopo da un altro edificio destinato all’attività congressuale. Negli ultimi anni, per migliorare l’uso degli edifici nell’arco dell’anno, la Fiera del Levante si è aperta a nuove attività. La più nota è l’Eataly, una struttura di vendita e consumazione di cibo italiano detto gourmet, che completa l’offerta di ristorazione del lungo mare. È frequentato principalmente dalle varie aziende come la Fastweb che hanno collocato la loro sede barese negli edifici della Fiera, completati anche da coworking come l’Impact Hub Bari e il D-ab, che offrono spazi di lavoro per lavoratori indipendenti. È presente anche il Laboratorio scientifico del Planetarium di Bari e la Casa dello Scienziato per bambini, e il progetto di un museo del Cinema in un padiglione della Fiera, l’Apulia Film House e il Cineporto di Bari. Queste nuove funzioni fanno vivere il luogo fuori delle manifestazioni, e permettano alla Fiera di aprirsi di più verso il quartiere, anche se rimane vissuto come un grande recinto impenetrabile.

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L’ingresso monumentale della Fiera


_LO STADIO DELLA VITTORIA Il progetto di un nuovo stadio a Bari fa seguito alla promozione della squadra locale nella Divisione Nazionale nel 1928, che giocava fino ad allora al “Campo degli Sports”, situato nel quartiere Carrassi, a Sud del centro. Il nome dello stadio è molto legato all’epoca della costruzione. La Gazzetta del Mezzogiorno, in un articolo del 28 luglio 1928, ne spiegava le motivazioni: “… per ricordare alle future generazioni non solamente il sacrifizio dei Caduti, ma altresì la grandezza della Vittoria conseguita dalle nostre Armi e valorizzata dal Fascismo”. Il progetto scelto fu quello dell’ingegnere Angelo Guazzaroni e dell’architetto Vincenzo Fasolo. Lo stadio fu costruito tra il 1933 e il 1934, e inaugurato nel settembre del 1934 in presenza del Duce Benito Mussolini. Progetto molto imponente e moderno, lo Stadio fu definito come “Nuovo tempio della giovinezza e della forza” dalla testate giornalistiche nazionali. Le sue caratteristiche erano infatti molto nuove per l’epoca: una struttura ad anello unico in pianta ellittica lievemente schiacciata, la copertura della tribuna centrale (tra i primi stadi al mondo ad avere una pensilina non sostenuta da colonne) e la torre di Maratona, composta da una torre mediana alta 42 metri. Nei primi anni di vita, lo Stadio della Vittoria era costantemente teatro, oltre che di varie stagioni in Serie A del Bari, anche di numerosi eventi sportivi per balilla, avanguardisti e giovani fascisti. La seconda guerra mondiale ha portato lo Stadio ad usi che ne hanno modificato la struttura: alloggio per un regimento di fanteria, parcheggio di automezzi e carri armati, con tutta l’attrezzatura all’interno dello stadio distrutta. Danneggiato da questi usi e soprattutto colpito da due bombe nel 1943, lo stadio torna a essere a uso della squadre locale nel 1945, quasi in stato di rudere. Lavori di ristrutturazione nel 1946 e il 1947 hanno permesso un ritorno in sesto dello stadio dopo la guerra, e fu allora di nuovo la cara casa del Bari, sede di oltre 1200 partite, fino al 1990, data della costruzione dello Stadio San Nicola, progettato da Renzo Piano, in occasione dei mondiali di calcio.

Stadio della Vittoria, cartolina d’epoca

Lasciato in abbandono negli successivi anni, lo Stadio della Vittoria cade di nuovo in uno stato di degrado. I XIII Giochi del Mediterraneo, tenutisi a Bari nel 1997, sono l’occasione per lo stadio di una seconda vita, con grandi lavori di ristrutturazione e la costruzione del attenente Stadio del Nuoto, formando così insieme un grande polo sportivo. Oggi lo stadio ospita le partite casalinghe delle squadre locali di rugby (la Tigri Rugby Bari 1980) e football americano (i Navy Seals Bari), è sede di tornei speciali e concerti ed è anche adibito ad uso teatrale, museale ed espositivo, e ospita l’istituto di Medicina dello Sport, la sede regionale del CONI e una biblioteca per ragazzi. Ha una capienza di 19 000 posti. È quindi oggi una struttura polifunzionale, che potrebbe essere sviluppata per aprirsi di più al quartiere Marconi. Gode di un presenza molto forte nell’immaginario sportivo dei Baresi, considerato ancora oggi come la “vera casa del Bari”. Tutto lo spazio all’aperto intorno allo stadio rappresenta una grande opportunità di spazio pubblico da attrezzare.

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Area dello Stadio della Vittoria oggi


_IL CENTRO UNIVERSITARIO SPORTIVO Fondato nel 1947, il Centro Universitario Sportivo (CUS) Bari è il centro polisportivo partecipato dagli studenti delle università a Bari (Università e Politecnico principalmente) ed è, per dimensione degli impianti, il più grande in Italia. È situato all’inizio del Lungomare Starita, dopo il Varco della Vittoria, l’ingresso al Porto di Bari posto di fronte al Viale Orlando Vittorio Emanuele, che porta allo Stadio della Vittoria. Occupa il lungomare su un’area lunga 400 metri. Il complesso è composto di varie palestre, numerosi campi sportivi e di una piscina all’aperto, e della Nautica Ranieri, con vari pontili per barche private. L’insieme chiude quindi all’accesso al pubblico una grande parte del lungomare, essendo tutta recintata sul suo bordo sul Lungomare Starita. _LA CASERMA BRISCESE

L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

Il lungomare chiuso dal CUS

La Caserma Briscese fa parte della rete di caserme militari presenti sul territorio barese. Ospita il 10° Reggimento Trasporti, costituito il 1 marzo 2001 a seguito della riconfigurazione di un precedente reggimento trasporti. Il nome della caserma richiama la memoria della medaglia d’oro C.le Magg. Donato Briscese, caduto eroicamente il 20 febbraio del 1942 sul fronte russo. È ubicata tra la Via Napoli e la ferrovia, in un’area lunga quasi un chilometro e larga circa 400 metri. È costituita di una maglia regolare di edifici bassi e lunghi, alti circa 8 metri. La nostra ipotesi è quella di immaginare che in un futuro prossimo, l’area torna alla città e rappresenta un potenziale di patrimonio edilizio, una grande zona da aprire ai cittadini, invece del lungo recinto che costituisce oggi.

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La caserma Briscese © youreporter.it


2.2.5_IL TESSUTO PRODUTTIVO E COMMERCIALE _IL MERCATO ORTOFRUTTICOLO Nell’area del quartiere Marconi è presente un noto mercato ortofrutticolo. È situato in via Caracciolo, di fronte alle Acciaierie Scianatico. Si compone di due padiglioni di ingresso che danno dalla strada accesso a sette padiglioni accostati da due padiglioni di manifattura più recente. Formano un insieme molto omogeneo, di una certa qualità architettonica allo stile liberty. Le strutture sono ancora usate però in grande stato di degrado. Le concessioni degli 48 operatori del mercato sono scadute a fine settembre 2017 con poco chiarezza sul loro rinnovo. Il mercato ortofrutticolo di via Caracciolo ha quindi un urgente bisogno di risanamento. Rappresenta comunque un punto vivo del quartiere, in quanto struttura di vendita in attività, che potrebbe aprirsi di più alla città e venire potenziato il suo utilizzo. _I GRANDI ISOLATI CON DISTRIBUZIONE INTERNA IRREGOLARE La parte centrale del quartiere Marconi ha un passato agricolo e successivamente produttivo. Era infatti la zona industriale di Bari, prima del suo spostamento in parte a Ovest del Canale Lamasinata. Il quartiere ha quindi ancora traccia di questa funzione, con vari grandi isolati dove sono rimaste varie realtà produttive, artigianali e commerciali. Si trovano quindi strutture di vendita di materiale edilizio o elettrico, autofficine, vari benzinai, grandi negozi di vendita, vari parcheggi, etc. L’area è quindi un grande patchwork morfologico e funzionale, senza qualità urbana. Numerose aree rimangono inoccupate, con edifici in rovina o aree verdi abbandonate. Si compone quindi un patchwork morfologico e funzionale, con isolati di grande misura che non sono attraversabili. Le grande strutture che offrono poco rapporto con la strada, alternate a grandi spazi vuoti poco invitanti. Non è quindi un’area di grande pregio nella visione di una rigenerazione del quartiere.

Padiglione d’ingresso del mercato

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2.2.6_L’ABBANDONO _IL TERZO PAESAGGIO Il terzo paesaggio è nella nostra area il risultato dell’abbandono di varie aree, alcune in attesa di progetti previsti da tempo, altre proprio lasciate a se stesse, senza progetti previsti a priori. Alcune di queste aree sono recintate, altre sono di accesso libero, però non sfruttate dagli abitanti, perché non attrezzate. Parecchie di queste aree sono presenti nella terza fascia descritta nel capitolo precedente, compresa tra la Via Napoli e la via Pietro Mascagni (che separa le due parti della pineta di San Francesco). Sono le aree che possiamo qualificare di più periferiche dell’area, verso il canale Lamasinata e la ferrovia, però fuori della fascia lungo la ferrovia, occupata dalla Caserma Briscese. È la parte dell’area che è stata il meno progettata al livello urbanistico. Storicamente composta di campi agricoli, questi sono stati poco a poco sostituti da un tessuto spontaneo di piccoli edifici produttivi o strutture commerciali, lasciando degli spazi vuoti tra di loro.

Aree di verde incolto

Un caso particolare è quello dell’area Marbella, situata lungo il corso Vittorio Veneto, la strada del lungomare fino alla Fiera. Qui è un intero isolato che è rimasto inutilizzato, magari a causa della sua posizione poco pregiata, di fronte alla grande colata di cemento che serve da parcheggio per i container che arrivano dal mare.

L’AREA: IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

_I COMPLESSI INDUSTRIALI DISMESSI Grande strutture sorgono nella parte Est del quartiere Marconi, imponenti testimoni del passato industriale dell’area. La prima è la Gaslini, situata tra lo Stadio della Vittoria e il Centro Sportivo Universitario, con le sue due ciminiere sottoposte a vincolo architettonico. Già attivo nella seconda metà del ottocento come oleificio ligure pugliese, nel 1920 fu acquistato dalla ditta Gaslini che continuò l’attività di spremitura di oli vegetali fino agli anni 50. La fabbrica è stata abbandonata da allora, e si presenta quindi oggi in uno grande stato di degrado, con varie parti di muri e tetti mancanti. Varie proposte per la sua bonifica sono state avanzate ma nessuna che è andata a termine.

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La Gaslini, edifici e ciminiere

La secondo struttura è quella delle Acciaierie Scianatico, che dà sulla Via Napoli a Sud, in prossimità del mercato ortofrutticolo citato sopra e della Caserma Briscese. È una fabbrica siderurgica costruita nel 1923 e dismessa nel 1994, proprietà della dita Acciaierie e Tubificio Meridionali (ATM), che ha sede a Modugno. È caratterizzata da una ciminiera molto alta e di vari grandi capannoni. Edificate più recentemente della Gaslini, le acciaierie hanno una struttura meno degradata, però anche lì colonizzata in parte dalla natura. Un piano di lottizzazione è stato presentato per l’area, che prevede l’abbattimento degli edifici per nuovi costruzioni. Il fotografo barese Luca Desiderato è stato molto gentile da condividere con noi le sue fotografie degli interni della fabbrica, riportate qui acanto.


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Le Scianatico Š Luca Desiderato


2.3_LA CITTADINANZA ATTIVA E LE INDICAZIONI ISTRUTTORIE DEL PUG

2.3.1_LE ASSOCIAZIONI DEL QUARTIERE LA CITTADINANZA ATTIVA E LE INDICAZIONI ISTRUTTORIE DEL PUG

La zona del Faro di San Cataldo, a Nord del quartiere Marconi, è un quartiere residenziale ricco di una cittadinanza attiva. Varie associazioni sono presenti, attorno ai luoghi di identità del quartiere: l’Associazione Residente Via Massaua, l’Associazione Residente San Cataldo (ARSC), che ha curato la creazione del giardino condiviso nella scuola Marconi e della Biblioteca interscolastica multimediale. Possiamo citare la persona di Terry Marinuzzi, del Comitato Genitori Scuola Marconi, particolarmente attiva nel quartiere di San Cataldo. Invece, nel Villaggio Trieste, l’altra isola residenziale del quartiere, troviamo l’Istituto Storico don Policarpo Scagliarini, creato da Antonio Scagliarini uno dei residenti storici del quartiere, i profughi arrivati a Bari nel 1956. Possiamo qui citare anche la Chiesa di Sant’Enrico, dove è presente il Padre Giorgio Lionetti, che accoglie gli abitanti del quartiere, anche di varie religioni. 2.3.2_IL PERCORSO PARTECIPATIVO PER IL NUOVO PUG

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Schede del PUG di Bari 6 Basco L., Moschetti G, Pignatelli G., P!UG Partecipa! Unisciti alle passeggiate, Genera idee per Bari - Report finale, 2016

La città di Bari ha iniziato nel 2008 un iter per la revisione del Piano Quaroni, risalente al 1976. Questo mira alla redazione di un nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG), strumento di disciplina urbanistica a livello comunale. Sarà articolato in due parti: previsioni strutturali e programmatiche. Le previsioni strutturali riguardano l’intero territorio di Bari, per definire i grandi assi di sviluppo. Le previsioni programmatiche sono invece mirate a identificare le aree delle possibili future trasformazioni fisiche e funzionali. Un Documento Programmatico Preliminare (DPP) del PUG del Comune di Bari è stato adottato del Consiglio Comunale nel ottobre del 2011. I temi importanti sollevati da questo documento sono i seguenti: _il ruolo di Bari, città metropolitana: promuovere l’attrattività della città e la giustizia spaziale attraverso lo sviluppo urbano sostenibile, con strategie di valorizzazione territoriale e di rigenerazione urbana _trasparenza e partecipazione _l’Ufficio del Piano In coerenza con l’obiettivo della partecipazione, il Comune di Bari ha condotto da maggio a novembre 2016 un percorso partecipativo che mira a valorizzare le conoscenze del luogo


degli abitanti e le competenze degli attori locali. Varie modalità di partecipazione sono state messe in atto: sono stati attivati 30 sportelli di ascolto del territorio nei diversi quartieri della città e sono state organizzate passeggiate di esplorazione urbana e incontri pubblici nei cinque municipi della città. Così, a giugno del 2016, è stata organizzata una passeggiata intitolata “Relazioni tra la città e il mare: dal Faro di San Cataldo alla Pineta di San Francesco” nel Municipio 3 di Bari. Hanno partecipato i vari attori citati sopra, e il report di questa passeggiata è stato molto ricco di informazioni per conoscere meglio il quartiere. Di più, numerose proposte e richieste sono state emesse attraverso le schede raccolte negli sportelli del PUG. Queste sono indirizzate su tre temi: spazio pubblico, paesaggio e mobilità.

Nei pressi del Faro © Report del PUG

_Spazio pubblico: cura dei spazi verdi, recupero delle strutture abbandonate, creazione di spazi di socializzazione per i bambini, giovani e anziani _Paesaggio: valorizzare il lungomare, migliorare la spiaggia di quartiere _Mobilità: cura delle strade e della sicurezza stradale, sviluppo trasporto pubblico, pedonalizzazione del lungomare del Faro di San Cataldo, pista ciclabile dalla Pineta a Piscine comunali, mobilità per mamme _Altro: coinvolgimento popolazione locale con animazione culturale, servizi e negozi di prossimità, nuova ricettività turistica eco compatibile

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Nella Scuola Marconi © Report del PUG



LA PROPOSTA PROGETTUALE


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PREMESSA


3.0_PREMESSA

L’ area si presenta come una composizione di diverse realtà indipendenti che non creano sistema tra loro per adottare una identità solida e riconoscibile, e non permettendo ai cittadini di formare una propria comunità. La zona è caratterizzata dalla presenza di alcuni grandi poli (la Fiera del Levante, lo stadio della Vittoria, lo stadio del nuoto ed il centro sportivo universitario) la caserma Briscese, in via di dismissione, ed aree industriali dismesse (ex acciaierie Scianatico e Gaslini) che creano dei veri e propri recinti non accessibili ai cittadini, due zone principalmente residenziali (San Cataldo e il villaggio Trieste), che non sono dotate di spazi di socializzazione e non sono inserite in una adeguata situazione urbana, e infine da aree sparse di piccolo produttivo e commerciale inserite puntualmente lungo le infrastrutture principali di scorrimento. Il quartiere soffre oggi di una scarsa manutenzione dello spazio pubblico e di una mancanza di servizi in precedenza presenti all’interno di alcune palazzine. Le diverse aree, quindi, non risultano particolarmente attrattive e sono diretta conseguenza di una scarsa fruibilità delle stesse. I grandi spazi verdi abbandonati vengono usati solo durante i periodi della Fiera, e lasciati vuoti il resto del tempo. Solo in

prossimità della lama Lamasinata si sviluppa una piccola spiaggia attrezzata di lidi e spogliatoi ed aperta alla popolazione. Questa, insieme alla pineta San Francesco e alla stessa lama, si presentano come unici spazi di verde pubblico. Un ulteriore problema è dato dalla viabilità, poiché è stata adeguata in passato per gestire i flussi della vicina fiera, e quindi non risulta una potenzialità a misura d’uomo. Si è quindi deciso di ripensare l’ area, proponendo la creazione di un nuovo “pezzo di città”, ponendo all’attenzione i temi critici individuati e avanzando una strategia che si preoccupasse di riportare in vita il quartiere attraverso processi di rigenerazione e di densificazione, rinforzando il tessuto residenziale esistente tramite la creazione di tre nuovi quartieri, dalle caratteristiche tipologiche differenti, dotate di servizi a supporto del quartiere stesso, tra cui scuole e servizi commerciali. L’obiettivo è definire una nuova forma urbana cercando di realizzare nella penisola di San Cataldo un nuovo polo barese complementare al centro storico della città, cosi da rendere l’ area più fruibile per turisti e cittadini, trasformando il quartiere e creando nuove zone attrattive e vivibili.

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tav

.06

LA RIGENERAZIONE DEL QUARTIERE MARCONI A BARI Un nuovo paesaggio urbano da vivere e abitare

Relatore: Laura Montedoro Alice Brambati 822724 Sarah Roubach 85208

a.a. 2016/2017

Uso del suolo: Stato di fatto

ANALISI CONTESTO URBANO - PRIMA

TAV 08

Scala 1.5 000

0

100

250

500m

Legenda: Altro:

Edificio residenziale

Capannone industriale dismesso

Edificio amministrativo

Biblioteca pubblica

Scuola d’infanzia e scuola primaria

Area verde incolto

Area verde pubblico

Perimetro area portuale

Percorso mezzi pubblici

Capannone industriale

Edificio militare / caserma

Edificio con funzione sanitaria

Teatro

Scuola secondaria di primo grado

Area industriale dismessa

Area verde agricolo

Perimetro area cimiteriale

Fermata mezzi pubblici

Edificio religioso

Edificio di interesse storico / artistico

Stazione ferroviaria

Museo

Scuola secondaria di secondo grado

Area attività sportive

Area attività commerciali / fiera

Fronte commerciale

Tracciato ferroviario

Edificio universitario

Area militare

Spiaggia

Aree parcheggio / autosilos

Viabilita’ principale

Copertura leggera / pensilina

Terminal crociere / traghetti

P

Edifici:

San Cataldo

Edificio residenz

San Girolamo

Capanno industria

San Nicola Bari Vecchia

Marconi

Edificio religioso Libertà

Copertur pensilina

Murat

Stanic Villaggio del Lavoratore

Madonnella

Picone

Carrassi

San Pasquale Mungivacca

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TAVOLE DI PROGETTO

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Legenda: Spazi:

Educazione:

Funzioni:

Edifici:

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Uso del suolo - Stato di fatto

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LA RIGENERAZIONE DEL QUARTIERE MARCONI A BARI Un nuovo paesaggio urbano da vivere e abitare

Relatore: Laura Montedoro Alice Brambati 822724 Sarah Roubach 85208

a.a. 2016/2017

Uso del suolo: Progetto

ANALISI CONTESTO URBANO - DOPO

TAV 09

Scala 1.5 000

0

100

250

500m

Legenda: Spazi:

Educazione:

Funzioni:

Edifici:

Altro:

Edificio residenziale

Capannone industriale dismesso

Edificio amministrativo

Biblioteca pubblica

Scuola d’infanzia e scuola primaria

Area verde incolto

Area verde pubblico

Perimetro area portuale

Percorso mezzi pubblici

Capannone industriale

Edificio militare / caserma

Edificio con funzione sanitaria

Teatro

Scuola secondaria di primo grado

Area industriale dismessa

Area verde agricolo

Perimetro area cimiteriale

Fermata mezzi pubblici

Edificio religioso

Edificio di interesse storico / artistico

Stazione ferroviaria

Museo

Scuola secondaria di secondo grado

Area attività sportive

Area attività commerciali / fiera

Fronte commerciale

Tracciato ferroviario

Edificio universitario

Area militare

Spiaggia

Aree parcheggio / autosilos

Viabilita’ principale

Copertura leggera / pensilina

Terminal crociere / traghetti

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San Cataldo

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Uso del suolo - Progetto


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LA RIGENERAZIONE DEL QUARTIERE MARCONI A BARI Un nuovo paesaggio urbano da vivere e abitare

Relatore: Laura Montedoro Alice Brambati 822724 Sarah Roubach 85208

a.a. 2016/2017

Strategia di progetto

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LEGENDA: Edifici del tessuto storico Edifici del tessuto consolidato

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Scala 1.5 000

Focus Progettuale Elementi Urbani

Aree soggette a modifiche Progettuali Connessioni in Progetto Assi di viabilità principale

Canale Lamasinata

Assi di penetrazione Urbana Linea tram del mare in Progetto Ferrovia Percorso Camionale Cesura Urbana Punti Panoramici Potenziali

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Aree di Criticità Urbana Interventi Mirati di Riassetto

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Concept della strategia


TAVOLE DI PROGETTO

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Pianivolumetrico del progetto


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Assonometrie del progetto


3.1_I PROGETTI IN PREVISIONE

La scelta della localizzazione delle nostre proposte progettuali, oltre ad essersi basata su una attenta analisi del luogo e sulle necessita di chi abita e di chi vive quotidianamente gli spazi esaminati, ha tenuto in considerazione alcuni progetti che hanno proposto all’interno delle singole realtà funzioni e strutture che mirano a una riqualificazione puntuale e autonoma, senza tenere effettivamente conto delle criticità che il quartiere presenta nel suo insieme. Difficoltà e limiti che restano nel tempo e che non permettono una vera riattivazione dell’area, poiché mirano a soddisfare principalmente l’ aspetto economico che ne deriva.

I PROGETTI IN PREVISIONE

_IL TRAM DEL MARE

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Si chiama così il progetto con cui il Piano Strategico BA2015 si propone di riattivare il turismo del territorio costiero, immaginando una linea tramviaria sostenibile e con un minimo impatto ambientale, che attraversa i comuni di Polignano a Mare, Mola di Bari, Bari, Giovinazzo, e Molfetta. Questa proposta intende riappropriarsi delle opportunità date dalla fruibilità delle aree balneabili poco accessibili, riducendo il passaggio di automobili e promuovendo passeggiate sul lungomare, così da migliorare la qualità del paesaggio nelle città costiere interessate dal piano. _ACCIAIERIE SCIANATICO Su commissione dell’ente proprietario (Acciaierie e Tubificio Meridionali S.p.a) di queste testimonianze di archeologia industriale, lo studio Bosco & Associati hanno presentato un piano di lottizzazione e di riqualificazione della vecchia struttura produttiva, proponendo una nuova destinazione d’uso mirata ad attività di terziario direzionale. Su una superficie di circa cinque ettari, il progetto attribuisce circa la metà della superficie totale a spazi per l’edilizia

residenziale, destinando il quantitativo restante per negozi e uffici e integrando spazi di verde urbano. _AREA MARBELLA Gli architetti Ferrari e Renzulli nel 1993 hanno presentato un progetto di lottizzazione che interessa le aree di proprietà Marbella. Il sito preso in considerazione comprende una superficie di 29.860 metri quadrati e permette l’edificazione di edilizia residenziale e direzionale. Le proposte riguardo al contesto prevedono il recupero delle industrie dismesse al fine di creare la “città della cultura”. L’ intervento riprende il tema dei grandi isolati, dando forma a due blocchi residenziali che creano una grande corte verso l’ interno, rapportati tra loro attraverso gli allineamenti urbani del murattiano. _GASLINI L’ antico opificio della Gaslini sorge tra la Fiera del Levante e lo Stadio della Vittoria, e presenta attualmente i ruderi della antica struttura e la sua ciminiera. L’ area è stata oggetto di un accordo di programma con il Comune e ratificato successivamente dalla Regione Puglia, proponendo la trasformazione dello spazio dismesso in un polo recettivo del turismo di affari. Le indicazioni del progetto prevedono una struttura ricettiva, che possa implementare l’attrattività dell’area, creando sistema con la Fiera e con il porto. Oltre alla rivitalizzazione del sito, l’ intervento si presta ad essere una commemorazione di questo pezzo importante di città, restaurando la ciminiera e gli edifici meglio conservati del plesso.


Locandina estratta dal programma di Antonio Decaro per le elezioni comunali

Elaborato del Piano Particolareggiato e di lottizzazione “Direzionale Scianatico A.T.M.� - Studio Bosco & Associati

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Area Gaslini

Progetto Scianatico

Lottizzazione Marbella


3.2_I NUOVI TESSUTI URBANI

Abbiamo dovuto confrontarci con un piano urbanistico datato e in fase di aggiornamento tramite percorsi partecipativi tra il comune e i cittadini, modificando alcune previsioni del Piano Quaroni che prevedeva l’espansione della città di almeno un milione di abitanti nella zona della costa Sud, conquistando un’area agricola distante dal vero centro cittadino. La nostra proposta prevede di trasferire e distribuire parte delle volumetrie previste all’interno del quartiere Marconi, potenziando i mezzi pubblici esistenti per superare la necessità di creare un nuovo polo lontano dai servizi principali. Questa proposta provocatoria si preoccupa di rinforzare il tessuto residenziale esistente creando tre nuovi quartieri, dalle caratteristiche tipologiche differenti, creando servizi a supporto del quartiere stesso, tra cui scuole e servizi commerciali.

I NUOVI TESSUTI URBANI

3.2.1_IL PIANO QUARONI E LE REALIZZAZIONI “ANTI URBANE”

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Il piano Quaroni, elaborato nel 1976, prevede il futuro di Bari come grande area metropolitana. Un incremento previsto della popolazione a 600 000 abitanti si accompagna di una numerosa volumetria nuova, dalla quale rimangono oggi 15 milioni di metri cubi. Di fronte al fenomeno della sopraelevazione e dell’edilizia sostitutiva del quartiere Murat, Quaroni proponeva come linea guida un’espansione policentrica della città, con un decentramento della città storica verso la periferia. Viene citato il modello delle new towns inglesi degli anni 30-40, quartieri con vita autonoma immersi nel verde. Oggi, vari quartieri di Bari sono testimoni della visione di espansione della città del Piano Quaroni. Sorgono in zone periferiche di Bari, per la maggior parte localizzate nell’area della Costa Sud, e sostituiscono terreni agricoli.

Un primo esempio è quello del quartiere Parchitello, costruito nei primi anni 90. È situato a Sud di Torre a Mare, a circa 11 km del centro di Bari. Si compone di 48 ville unifamiliari e 63 appartamenti, per una superficie di 95 000 metri quadrati. È quasi del tutto circondato di zone agricole, a parte a nord con la presenza della stazione Bari Torre a Mare. Risulta quindi molto autoreferenziato, collegato con poche strade a scorrimento veloce alle altre aree urbanizzate. La zona è quasi priva di funzioni altre a quella residenziale, senza servizi di prossimità per gli abitanti. Il quartiere è quindi basato solo sull’uso della macchina per raggiungere i luoghi della vita quotidiana. Il secondo esempio noto a Bari è il quartiere di Barialto, nato nel 1992, situato a 15 km a sud di Bari. Sarebbe dovuta essere “la città del futuro” e ha coinvolto grandi nomi dell’architettura italiana come Carlo Aymonino, Guido Canella, Aldo Rossi e Antonio Acuto. Il complesso, nella linea del Piano Quaroni, si ispira alle new towns inglesi e al concetto di garden city, presentato come molto innovativo vent’anni fa. Affidato a otto gruppi di architetti, si sviluppa per circa ottanta ettari e si basa sulla ripetizione della singola unità abitativa, in otto comparti tutti uguali. L’intera area accoglie quindi una distesa di case unifamiliare. In principio, il progetto prevedeva tutte le infrastrutture necessarie e i servizi utili per la nascita di una vera e propria piccola città giardino, satellite di Bari. Oggi però, questo modello insediativo, che si voleva un emblema del giusto vivere e una risoluzione al problema della speculazione edilizia, si confronta con il fallimento dei buoni propositi progettuali: non esistono tutti i servizi che dovevano garantire l’esistenza di una comunità, e maggior parte delle abitazioni sono abbandonate. L’impressione è quella di un villaggio turistico in disuso, rinforzata dalla presenza dei campi di golf in vicinanza. Questo modello esclusivo, fatto di introversione ed isolamento,


che si voleva una “nuova città”, si ritrova quindi ad assomigliare ad un semplice insediamento residenziale monofunzionale, frutto di una lottizzazione che favorisce la dispersione urbana sui terreni agricoli situati attorno alla città. Si pone quindi anche il tema del consumo del suolo e del danno al paesaggio, un paradosso con l’idea della città giardino. 3.2.2_UN APPROCCIO DIVERSO

vista aerofotogramma di Parchitello

Vista aerofotogramma di Bari Alta

Partendo di questo studio delle recenti esperienze di espansione della città di Bari, vogliamo proporre un approccio diverso, prendendo in considerazione le previsioni del Piano Quaroni, piano vigente attuale. La riflessione sul tempo lungo delle grandi trasformazioni urbane ha fatto emergere vari rischi: incompiutezza del progetto nella sua globalità, altre ai possibili fallimenti delle aziende che portano il progetto e ai cambiamenti di contesto economico. Piuttosto che insediarsi in aree fuori dei centri abitativi, che risultano isolati, monofunzionali, senza connessione con la città via mezzi pubblici, l’espansione della città può essere pensata attraverso la rigenerazione delle aree edificate però in disuso. Il quartiere Marconi, ubicato in vicinanza del centro della città, gode di una posizione interessante a questo riguardo. Esiste la possibilità di fare sistema con le aree vicine, senza essere unicamente autoreferenziato. Per rispondere agli attori economi che hanno acquisito diritto di costruire in altre aree di espansione, si propone un trasferimento delle volumetrie da costruire nella nostra area di progetto, dove si cerca di garantire un profitto privato, attraverso le operazioni immobiliare, però equilibrato con il vantaggio pubblico, con dei nuovi spazi aperti e dei servizi che vengono realizzati. Per questo, si proporrà un phasage che lavora per invarianti paesaggistiche per garantire l’attuazione della matrice degli spazi aperti del progetto.

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3.3_LE AZIONI DEL PROGETTO

LE AZIONI DEL PROGETTO

3.3.1_ PENSARE UN GRANDE SPAZIO VERDE CHE IRRIGHI IL QUARTIERE

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Una prima proposta strategica, per quanto riguarda lo sviluppo di spazi verdi e parchi, rientra in una visione più ampia di trasformazione urbana. In collaborazione con Martina Franzese ed Alessandro Re, autori della tesi “Bari: la città, il mare ed il porto. Sei progetti per il riassetto e la riconquista del waterfront”, localizzata nella città vecchia, è stato possibile pensare allo sviluppo di un sistema verde che a partire dal parco del castello di Svevo si prolunga verso S. Cataldo, costeggiando i domini del porto. In prossimità dell’area di Marbella, che i nostri colleghi hanno trasformato in una zona a funzione commerciale, il continuum di aree verdi subisce una deviazione in direzione delle ex acciaierie Scianatico, dove un nuovo polo di socializzazione segna l’inizio di un parco urbano lineare che si estende oltre la Pineta S.Francesco e termina in un sistema di terrazzamenti sulla lama Lamasinata. Il parco prende una posizione estremamente rilevante all’interno della nostra area di progetto. La formazione di un nuovo sistema di poli attrattori (la Fiera del Levante, lo stadio della Vittoria, il CUS, il centro commerciale e il nuovo polo di Scianatico), genera un grande flusso di turisti e cittadini, che suggerisce di adottare una scala più ampia per il dimensionamento del parco. Inoltre dalle passeggiate di esplorazione urbana previste dal PUG, i cittadini hanno espresso la loro necessità di poter usufruire della presenza di un parco nel loro quartiere, un “parco da vivere”.

Strategia del paesaggio


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LE AZIONI DEL PROGETTO

Questo ampio spazio pubblico si configura nella sua parte iniziale, in prossimità delle acciaierie, come uno spazio dalla superficie drenante, ghiaia, in cui si diramano delle lingue di verde, quasi a dare l’ idea di una corrente che fluisce all’interno dello spazio pubblico.

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Questi modesti flussi verdi, superata la ciminiera delle Scianatico, conquistano uno spessore maggiore passando dalla dimensione di aiuola a quella di prati e campi agricoli. L’area in questione originariamente presenta piccole strutture commerciali che si sono insediate senza ordine e in maniera irregolare lungo Via Napoli, occupando grandi zone a parcheggi poco utilizzati e altre parti soggette a cattiva manutenzione. Nella fase di progettazione di questo spazio abbiamo immaginato una sua possibile e progressiva evoluzione, procedendo inizialmente con l’ideazione di un primo tracciato che si inserisce tra parcheggi inutilizzati, aree ed edifici dismessi e zone di verde incolto, mantenendo gli attraversamenti esistenti che percorrono in maniera trasversale la sua percorrenza. La fase successiva prevede la ricollocazione degli stabilimenti commerciali ed industriali presenti al di sotto della linea ferroviaria, provvedendo a tracciare un nuovo percorso pedonale che collega le nuove funzioni inserite lungo il limite inferiore del parco, tra cui una scuola, una biblioteca, un centro di riposo per anziani e alcuni padiglioni di supporto. Mentre questo diventerà il principale asse di attraversamento, il percorso ideato nella fase precedente assume un tema agricolo, componendosi di frutteti e orti, che collega ai due estremi la scuola del “Polo del Gusto” e lo spazio museale della Dieta Mediterranea. L’identificazione delle aree che compongono il parco è percepibile dalla essenza vegetale prevale sulla sua superficie: la pineta si identifica con i suoi pini marittimi, il percorso agricolo con ulivi, ciliegi e mandorli, mentre le aree di parco libero e i limiti delle funzioni pubbliche con alberi dalla grande chioma, come il leccio, in modo tale da creare delle zone d’ombra sotto le quali è possibile sostare per un picnic o per distendersi al fresco. Il parco risulta quindi essere un’oasi che si distacca dal traffico e dalla frenesia della vita cittadina, permettendo la formazione di piste ciclabili e camminamenti pedonali più sicuri e sicuramente lontani dalla rumorosità della strada.

Un altro corridoio verde collega il progetto del lungomare descritto nella tesi sopracitata, al progetto della nuova fermata metropolitana presente nella nostra strategia di progetto. In alternativa all’estensione del parco a grande scala un secondo spazio pubblico si inserisce tra il quartiere che sostituisce parte della caserma Briscese e i binari della ferrovia, mantenendo la dimensione di un parco di quartiere e funzionando da area di filtro per attutire l’ impatto che deriva dalla presenza di questa grande infrastruttura. È interessante mettere in luce la matrice che genera i percorsi pedonali e di conseguenza la forma dello spazio verde. Come pensato per la disposizione degli edifici pubblici e residenziali, l’orientamento delle varie disposizioni mantiene viva la memoria dell’andamento delle caserme precedentemente esistenti. Altri spazi verdi a supporto degli edifici di quartiere aumentano di qualità della vivibilità dell’area . All’interno dei diversi isolati gli spazi verdi si identificano con innesti di verde pubblico in prossimità delle funzioni commerciali e di servizio, mentre il verde privato destinato a condomini e villette, concede stradine di attraversamento, mantenendo ugualmente uno stato di intimità e riservatezza.


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Evoluzione del parco


3.3.2_POTENZIARE L’OFFERTA DI MOBILITÀ Le nostre ipotesi progettuali presuppongono un potenziamento dell’accessibilità dell’area, in particolare per quanto riguarda il servizio di mezzi pubblici, preoccupandoci di invogliare i cittadini di Bari a non utilizzare le proprie vetture al fine di un basso impatto ambientale.

LE AZIONI DEL PROGETTO

Abbiamo previsto il posizionamento di una nuova fermata metropolitana, che si sviluppa tra le fermate esistenti di Fesca e Francesco Crispi. Questo permette una connessione agevole non solo per i cittadini, ma anche per i turisti in visita a Bari, poiché connessione diretta tra il centro cittadino e l’ aeroporto, servendo anche altri comuni presenti nell’intorno dell’area metropolitana barese. Questa è servita da un sistema di autobus e dal passaggio del tram del mare, progetto previsto nel Piano Strategico BA2015, che si propone di riattivare il turismo del territorio costiero. Il tram del mare collega le principali attrattività del quartiere, seminando pensiline di fermata lungo il suo tragitto in diversi punti strategici: caserma Briscese, Scianatico, Stadio della Vittoria, Fiera del Levante, percorrendo i progetti esposti nella tesi dei nostri colleghi (il parco lineare a tema mediterraneo e la piazza del castello Svevo).

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Inoltre l’assetto viario è stato ripensato. La strada principale che attraversa l’area viene scaricata del traffico dei mezzi pesanti, per permettere a nuovi edifici, che garantiscono luoghi vitali per il quartiere, di sorgere lungo ad essa, proponendo spazi dedicati ad attività commerciali, residenziali e servizi. Grazie all’apertura dei grandi recinti, che abbiamo individuato analizzando le criticità dell’area, ci è stato possibile pensare a un ulteriore frazionamento degli isolati, generando la possibilità di connessioni interne al quartiere da destinare al passaggio di chi abita lo stesso, e destinando le connessioni esterne al sistema di quartiere al traffico generale, proprio per mantenere un senso di tranquillità tra gli edifici residenziali. Questo nel nostro immaginario progettuale alleggerisce ulteriormente le infrastrutture principali, garantendo la dispersione dei tracciati automobilistici nei vari percorsi disposti. Una conseguenza positiva è la possibilità di percorrere l’ intera area in sede separata rispetto alla strada, grazie alla creazione di piste ciclabili e percorsi pedonali, per una percorrenza sicura. Strategia degli spostamenti


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3.3.3_RINFORZARE IL TESSUTO RESIDENZIALE

LE AZIONI DEL PROGETTO

Un tema chiave della nostra proposta è il riassetto del tessuto residenziale del quartiere Marconi. La rigenerazione dell’area, oltre alla creazione di un nuovo polo di attività culturale che funge da attrattore per il quartiere e la città di Bari, prevede infatti una forte crescita della popolazione insediata. Essa prende sopporto dalla densificazione dei tessuti residenziali esistenti e dalla creazione di nuovi quartieri in alcune delle aree che vengono dismesse. Un’idea capitale che da forza alla proposta è quindi di proporre un modello di espansione della città su “se stessa”, con una logica incrementale piuttosto che ex novo, a differenza dei quartiere di espansione degli ultimi 30 anni che formano delle quasi “gated comunities” in periferia, con solo funzioni residenziali.

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La relazione con i tessuti vicini è stata molto importante nel definire le attività che vengono insediate e il tipo di rapporto che si può creare. La scelta delle tipologie residenziali si è basata sui tessuti esistenti e sulla configurazione delle preesistenze. Un punto importante è stato dotare ogni area di un cuore di quartiere, spazio pubblico a dominanza verde o pavimentata secondo i casi, che permette il ritrovarsi della comunità. La prossimità di attività commerciale e di una scuola di quartiere garantisce dei flussi quotidiani. Molti isolati aperti permettono una permeabilità dello spazio, mentre gli spazi privati rimangono attraversabili sui limiti con strette strade pedonali. La composizione con varie tipologie di residenze e di modi di rapportarsi nell’isolato ci permette di introdurre diverse formule di edilizia (pubblica e privata) e favorire la mixité sociale. Infine,

i nuovi quartiere si affacciano al nuovo parco urbano che fa da connessione tra i vari ambiti, e si innesta con percorsi verdi nelle parti residenziali. _DENSIFICAZIONE DEL VILLAGGIO TRIESTE Il primo ambito di densificazione è quello dell’area circostante al Villaggio Trieste. In un ambiente compatto e omogeneo composto di palazzine di 4 piani di altezza, si è scelto una strategia mimetica, che riprende come base dell’edificato questa tipologia, abbinata a un’altra tipologia di edificio più lungo, che ci permette di costituire il bordo di isolati più definiti che nel Villaggio Trieste, dove lo spazio tra gli edifici è di tutti, senza aree all’aperto di pertinenza di alcuni edifici. Una matrice principale è la strada che attraversa il quartiere dal nuovo parco urbano fino alla Fiera del Levante, mentre le strade che vengono create per dare una struttura ai grandi isolati originali sono pensate per gli spostamenti degli abitanti. Ridimensionati a una scala più minuta, gli isolati offrono spazi verdi per ogni edificio di residenza, percorribili attraverso percorsi pedonali. La parte Nord della zona, in origine largamente addebitata a parcheggi per la Fiera del Levante, in aree che rimanevano desolate fuori dei momenti attivi della Fiera, è stata ridimensionata e i parcheggi sistemati con l’inserimento di numerosi alberi che rendono l’area attrattiva anche come spazio verde in sé. La zona centrale del quartiere accoglie una piazza pubblica sulla quale si affaccia la scuola di quartiere.


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LE AZIONI DEL PROGETTO


_TRASFORMAZIONE DELL’AREA GASLINI Nell’area del ex oleificio Gaslini, visto lo stato di abbandono degli edifici industriali, abbiamo deciso di tenere la ciminiera, sotto vincolo architettonico, come landmark di memoria del passato della zona. L’abbattimento degli altri edifici dell’area, di previo uso vario e anch’essi dismessi, ha permesso di liberare una grande area per il nuovo quartiere residenziale. Abbiamo voluto dare una struttura dello spazio pubblico molto chiara e gerarchica, di accessibilità diverse. Un importante riferimento è stato quello del quartiere di Kop van Zuid-Entrepot a Rotterdam (Paesi Bassi), che vede varie tipologie di edifici residenziali e di attività commerciale convivere, sulla base della stecca. Gli edifici più alti fanno di bordo all’insieme, mentre il centro del quartiere è occupato da un lungo spazio verde pubblico, attorno al quale si organizzano gli isolati residenziali, con condomini bassi e case unifamiliare raggruppate in lunghe stecche con giardini privati. L’interesse di questo progetto è nella varietà delle tipologie residenziali proposte, in linea con il tema della mixité sociale enunciato prima. Per quanto riguarda le attività inserite, l’area Gaslini fa sistema con vari poli in prossimità: Stadio della Vittoria, con il quale ci relazioniamo grazie a servizi per lo sport e la salute, e Centro Sportivo Universitario, che viene sopportato da una residenza e servizi per gli studenti. Lungo la strada di affaccio al centro commerciale si sviluppa un percorso verde che permette il collegamento tra il sistema verde lineare che costeggia il porto e il nuovo grande parco urbano. Qui è anche presente il polo scolastico del quartiere, il cui disegno nasce dalle dagli vari edifici di progetto. La parte sud del quartiere, in stretto contatto con il parco, è soltanto pedonale, per permettere al verde di innestarsi nell’area.

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LE AZIONI DEL PROGETTO


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_RIGENERAZIONE DELLA CASERMA BRISCESE Infine, il terzo ambito di rigenerazione è quello della caserma Briscese, che ipotizziamo in prossima dismissione, tenendo comunque una parte in attività a Sud Ovest. Diventa un occasione per creare un nuovo tessuto residenziale, che sfrutta di una connessione privilegiata con il centro di Bari e gli altri quartieri grazie alla metropolitana e la creazione della nuova fermata. Il nuovo progetto del Tram del Mare è anche molto importante per questo quartiere, che viene così collegato rapidamente con il lungomare.

LE AZIONI DEL PROGETTO

L’idea primaria di insediamento è di conservare i sedimi degli edifici della caserma, svuotati e riutilizzati come spazi per i residenti, con stanze e arredo pubblico. Gli isolati vengono quindi disegnati lungo le direttrici estratte dagli edifici della caserma. L’insieme forma un lungo tratto che si affaccia tutto a Nord sulla via Napoli e il nuovo parco urbano. Essendo la via Napoli una delle vie d’ingresso sulla città, in particolare per chi arriva dall’aeroporto, una forte scelta progettuale vede l’inserimento di una nuova tipologia residenziale: una linea di torri che tengono il fronte con il parco. Queste formano una fascia di spazi pubblici tra i piani terra delle torri, reso attiva anche grazie all’inserimento di locali commerciali e ristoranti nelle torri. Successivamente, andando verso Sud, la tipologia torna a quella più classica delle stecche, che riprende il modello

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dell’area Gaslini. Delle prime stecche poste in verticale vanno paralleli agli edifici della Caserma. Successivamente, una fascia orizzontale di stecche residenziali blocca l’orientamento verso la parte Sud dell’area, dove si trova in fondo la parte inaccessibile dei binari della ferrovia. Di fianco a questi ultimi, si viene a creare il parco dei binari, che permette di creare un filtro tra i binari e la parte residenziale. Questo nuovo parco permette il collegamento tra il polo della Scianatico e la fermata della metropolitana. Lo spazio aperto, da pubblico tra le torri che danno sul va Napoli, passa a privato lungo le stecche posto in verticale, prima di diventare semipubblico lungo la fascia orizzontale che dà sul parco dei binari. Queste tre fascia sono collegate dagli edifici riutilizzati della caserma, che fanno da percorso pubblico longitudinale. La parte Est della caserma segue un altro orientamento, dato dal girarsi della via Napoli. Per enfatizzare la forza della linea regolare di torri, gli ultimi isolati a Est vengono tagliati da questo asse delle torri, sul quale si affacciano stecche alte che prolungano così la prospettiva. Si organizza quindi una nuova configurazione degli isolati, con al fronte sulla Via Napoli e il polo della Scianatico grandi piazze verdi. L’asse principale nel senso Nord-Sud è quello della Via Maratona, che si prolunga nell’area della caserma per dare accesso al nuova fermata della metropolitana e al percorso del tram del mare.


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LE AZIONI DEL PROGETTO


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Pianta piano terre


3.3.4_TRASFORMARE LE ARCHEOLOGIE INDUSTRIALE IN LUOGHI DI SOCIALIZZAZIONE Una tra le parole chiave della nostra ipotesi progettuale si identifica sicuramente in Recupero. La riattivazione delle ex acciaierie Scianatico ha permesso di riutilizzare la struttura esistente destinandola a un nuovo luogo di socializzazione a disposizione della comunità barese, esattamente un polo del gusto e delle arti. Assicurandoci attraverso l’analisi di bonifica che lo studio Bosco e Associati ha effettuato per proporre un esecutivo per l’ area in questione, abbiamo avanzato delle proposte che stabilivano approcci differenti nei confronti del riuso di questa archeologia industriale. In un primo momento abbiamo analizzato dei casi studio che ci hanno permesso di individuare come è stato affrontato il problema delle grandi strutture dismesse e inutilizzate.

Filature Le Blan, Lillde © L’Architeture d’Aujourd’hui

Tre sono i casi più interessanti da cui abbiamo preso spunto per il progetto:

LE AZIONI DEL PROGETTO

_Le filature Le Blan, a Lille, prevedono il riuso dei vecchi edifici destinando i piani terra ad attività commerciali e i piani superiori a residenze. Interessante è sicuramente il progetto urbano che è stato pensato per integrare nuove vie e piazze tra i vecchi edifici.

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_Mill city museum, a Minneapolis, e Duisburg Park, in Germania, sono un ottimo esempio di come il mantenimento di un rudere industriale possa creare buone opportunità di arredo urbano ai fini della creazione di nuovi spazi pubblici. _I Docks Dora, a Torino, creano al di sotto della copertura originale spazi che acquisiscono funzioni di diverso genere, mantenendo una identità semipubblica dello spazio permettendo l’ apertura del sito solo in alcuni momenti della giornata.

Docks Dora, Torino © http://www.museotorino.it/


La trasformazione delle acciaierie avviene attraverso lo svuotamento dell’involucro edilizio, mantenendo esclusivamente le fondazioni, le strutture portanti e la copertura tipica degli edifici industriali. Nella parte sottostante vengono eretti i muri che, giocando tra l’ alternanza dei pilastri esistenti, delimitano gli spazi destinati alle diverse funzioni. La copertura invece si apre con vetrate e tettoie in prossimità di piccole corti disposte all’interno della struttura. Dove prima sorgevano il parco rottami, la carpenteria e la fonderia la nuova previsione progettuale presuppone la localizzazione della scuola del gusto, che acquista, rispetto al resto della struttura, un carattere più privato. Questa è dotata di ampie aule dove è possibile posizionare laboratori di cucina e una parte destinata a una serra a disposizione della scuola. Verso l’ area pubblica vengono disposti degli atelier di lavoro che hanno la possibilità di essere aperti al pubblico durante eventi di show cooking e degustazioni. Il polo artistico occupa invece l’ area del tubificio, pensando ad un’ organizzazione spaziale fruibile ed attraversabile, e che si compone tramite la definizione di “scatole” contenenti le nuove funzioni. Non affrontando in prima persona un progetto strutturale e dettagliato di questi spazi abbiamo cercato di definire delle possibili attività che potessero inserirsi in armonia all’interno di questo contesto artistico, destinando queste “stanze” ad esposizioni e mostre temporanee, atelier per artisti, un caffè letterario, una editoria e bookshop a supporto del museo, un auditorium ed aule conferenze. Un elemento che mantiene viva la memoria di queste strutture dismesse è la ciminiera, che diventa un landmark ripetuto in punti specifici del progetto. Catturando lo sguardo del passante, questo sistema orienta e definisce un percorso che si protende dall’area Gaslini, attraversando le vecchie acciaierie e la caserma Briscese, arrivando fino al capolinea definito dalla stazione metropolitana .

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Pianta Piano Terra

LE AZIONI DEL PROGETTO


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LE AZIONI DEL PROGETTO


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APPENDICE


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IL PERCORSO DI RICERCA


IL PERCORSO DI RICERCA

Il nostro percorso di tesi nasce dal lavoro svolto all’interno del Laboratorio di Disegno Urbano e Paesaggio durante il primo anno di Laurea Magistrale al Politecnico di Milano. Nell’ottica di dover affrontare il tema della trasformazione del waterfront di Bari, è stata fatta una prima esercitazione pratica riguardo l’ analisi di alcuni casi studio riguardanti interventi di sistemazione dell’ area costiera di diverse città del mondo. Il lavoro si è concluso con l’ elaborazione e la restituzione grafica dei materiali prodotti durante la ricerca e la presentazione di un modello fisico riguardo i casi assegnati. Nella fase successiva siamo stati chiamati a focalizzarci direttamente sul territorio barese. È stato elaborato un lavoro di indagine storica, territoriale ed urbana, al fine di acquisire un primo approccio conoscitivo del contesto all’interno del quale si sarebbe svolta la progettazione del nuovo waterfront. Essenziale è stato il sopralluogo di Dicembre 2015, in occasione del quale è stato possibile incontrare per la prima volta alcuni dei protagonisti delle vicende urbane di Bari, gli Assessori all’urbanistica ed alle infrastrutture Tedesco e Galasso, e alcuni membri dell’Autorità Portuale del Levante della sede di Bari. Sono state svolte anche attività di esplorazione urbana con alcuni professionisti baresi ed e cittadini aderenti a comitati ed associazioni che svolgono attività nelle aree visitate. A seguito il contenuto della locandina del workshop “Sea and the city”: “Sea and the city è stato un programma di attività, promosso dal Laboratorio di Disegno Urbano e Architettura del Paesaggio della Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano, insieme al Comune di Bari, Assessorato alla Urbanistica e alle Politiche del Territorio, e in collaborazione con il Politecnico di Bari, finalizzato a produrre prefigurazioni progettuali per la costa barese da San Girolamo a Torre a Mare. Con la previsione di una serie di incontri con diversi

rappresentanti delle associazioni e dei comitati dei quartieri che si affacciano sul mare, amministratori locali e docenti, sono stati raccolti una serie di dati che sono serviti ad elaborare i progetti, seguendo gli indirizzi già dettagliati dal PUG (Piano urbanistico generale). Un confronto diretto con la realtà barese è stato un primo seminario rivolto a temi che spaziavano dalla riqualificazione alla tutela del paesaggio marino fino alle opere di ingegneria idraulica. Gli elaborati redatti dopo questa prima fase di raccolta di informazioni e studio, riportavano un immaginario di trasformazione della città e della costa, con ipotesi talvolta visionarie, talvolta realistiche, che avevano l’intento di restituire un pacchetto di stimoli progettuali per l’amministrazione.” All’interno del laboratorio didattico inoltre è stato affrontato il tema del progetto di paesaggio, grazie alle lezioni della Prof.ssa Anna Lambertini ed all’esercitazione intitolata “Adotta un paesaggista”, conclusasi con la produzione di un elaborato e con la presentazione all’intero Laboratorio del lavoro di ricerca. I progressi del Laboratorio sono poi stati oggetto di una mostra aperta alla città nella Casa delle Donne del Mediterraneo (Bari), dal titolo “Work(shop) in progress”, alla quale ancora una volta hanno preso parte diversi attori della scena urbana barese: dall’Amministrazione, ai comitati dei cittadini, ai docenti del Politecnico di Bari, agli stessi cittadini residenti nelle aree interessate dai progetti accademici. L’esposizione dello stato di avanzamento è stata anche una vera e propria sessione di lavoro, in cui importante è stato il contributo di coloro che sono intervenuti: questo confronto diretto con chi la città la costruisce e, soprattutto, la vive ha portato nuovi spunti e direzioni per i progetti del Laboratorio. Questi nuovi spunti si sono concretizzati nel lavoro degli ultimi mesi, terminato con l’esame di profitto in università, i cui risultati sono poi stati raccolti in una mostra all’Urban Center di Bari.

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WATERFRONT DAL MONDO

A_WATERFRONT DEL MONDO_MARSIGLIA

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A_WATERFRONT DEL MONDO_CHICAGO

CHICAGO: Rapporto con lʼacqua

North Avenue Beach

WATERFRONT DAL MONDO

Jardine Water Filtration Plant

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Main branch: Chicago River

Tracciato stradale

Cluster industriale

Aree verdi

Griglia insediativa

Direzione del rapporto con lʼacqua Permeabilità del Waterfront

Permeabilità Burnham Harbor

Mancanza di rapporto


CHICAGO: Riverwalk Analisi del quartiere 1:5000 I quattro distretti

Confluence Arcade

Civic

Market

I servizi a piano terra Servizi amministrativi e commerciali Ristoranti Attività terziaria (uffici) Edifici residenziali e alberghi

Servizi della mobilità Assi stradali principali Linee metropolitana Fermate di autobus

Accessi al riverwalk Spazi verdi Ascensori Rampe Scale

Analisi sensoriale Punti di vista sul percorso

Inquadramento territoriale 1:500000

Analisi del lungo fiume nei quattro distretti 1:1000 CONFLUENCE

Milwaukee Minneapolis

Lungo fiume pedonale molto stretto

Ampliamento della banchina di 15 m

ARCADE Discontinuo dovuto alla successione di ponti

CIVIC Continuo con concentrazione degli spazi turistici

MARKET Poco sfrutato, presenza di venditori di cibo e drinks

Ampliamento della banchina di 7 m

Des Moines

Sistemazione al livello stadale Springfield

St Louis

Nashville

Sistemazione tra e sotto i ponti

Sistemazione dello spazio pedonale

Utilizzo del sotto strada per mercati e creazione passerella

Indianapolis

Limite della città di Chicago Lago Michigan e fiume Chicago Autostrade Viabilità primaria Quartiere analizzato

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B_ADOTTA UN PAESAGGISTA_ PAOLO VILLA

ADOTTA UN PAESAGGISTA

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Sarah Roubach_Matricola 852084 Prof. Anna Lambertini Anno academico 2015_2016 Corso di architettura del paesaggio Laboratorio di disegno urbano e architettura del paesaggio


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ADOTTA UN PAESAGGISTA


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ADOTTA UN PAESAGGISTA

B_ADOTTA UN PAESAGGISTA_ SASAKI ASSOCIATES

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ADOTTA UN PAESAGGISTA

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100 WORK(SHOP) IN PROGRESS


C_WORK(SHOP) IN PROGRESS: NUOVO POLO, SCIANATICO NUOVO ATTRATTORE PER SAN CATALDO

L’area assegnata al nostro gruppo di lavoro è la penisola di S. Cataldo e il quartiere S. Girolamo, adiacente alla penisola. All’interno di questa vasta area, diverse sono le funzioni a diverso carattere presenti ed immediatamente individuabili: sono subito riconoscibili infatti la Fiera del Levante, sistema chiuso, che occupa gran parte dell’affaccio sul waterfront, lo stadio della Vittoria, attualmente impiegato solamente come campo per la società sportiva del rugby a Bari, la penisola residenziale di S. Cataldo, caratterizzata da numerosi edifici moderni capeggiati sulla punta dal faro di San Cataldo, attualmente in funzione e proprietà della marina militare, ma prossimo al disuso. Da un punto di vista più approfondito, sono state individuate e mappate diverse aree dismesse o in disuso all’interno della zona assegnata, tema fondamentale per la realizzazione e l’avanzamento del progetto. Infatti, è stato possibile constatare la vastità dell’area di progetto potenzialmente coinvolgibile; in particolare, all’interno della zona designata, sono molte le aree di grande interesse progettuale ma attualmente in disuso o prossime ad esso. Due di queste aree sono state sin da subito i focus su cui il gruppo ha indirizzato il proprio lavoro, ovvero l’area delle ex acciaierie Scianatico e la caserma Briscese, prossima alla dismissione. Le dimensioni e le potenzialità di queste due grandi zone sono state da subito prese in considerazione, soprattutto in vista di una possibile espansione residenziale all’interno di San Girolamo, quartiere caratterizzato dalla forte presenza di spazi oggettivamente “vuoti”, senza carattere e soprattutto poco connessi al waterfront di San Cataldo, che gode di un grande lido attrezzato e di una spiaggia pubblica, termine del canale Lamasinata, adiacente alla pineta San Francesco, altri grandi attori partecipanti al progetto. In sintesi, obiettivo iniziale dunque per il progetto era quello di riconnettere in un anello le diverse funzioni selezionate,

implementando un ampliamento residenziale graduale e controllato nella fascia interessata dalla caserma Briscese, avendo tuttavia come unico polo funzionale e motore del progetto il recupero dell’area Scianatico, dotandola di funzioni di coworking, uffici hub e incubatrice di start-up. Tramite un percorso pedonale/ciclabile ricavato chiudendo al transito di veicoli il tratto interessato inoltre, sarebbe stato possibile connettere il tutto con il lungomare della penisola di San Cataldo, andando a recuperare anche come punto focus e landmark importante il faro della penisola stessa. Proseguendo per la litorale, si sarebbero incrociati i percorsi con il canale Lamasinata e la pineta San Francesco, inseriti come ambiti verdi di un progetto fortemente residenziale e a carattere urbano. Prima del secondo sopralluogo a Bari, il progetto è stato fortemente mutato a causa della debolezza della fascia residenziale rispetto al verde presente ma soprattutto rispetto alle lacune e alla mancanza di servizi necessari. Per questo motivo, lungo una ipotetica direttrice che collega il canale Lamasinata all’ex acciaieria Scianatico, è strato inserito, svuotando completamente l’area compresa tra questi due poli, un grande parco urbano, dotato di numerosi servizi quali scuole, area museale, una biblioteca e persino un centro commerciale, in grado di servire direttamente la nuova espansione residenziale prevista nell’area della caserma Briscese. L’espansione pensata, ancora a step graduali, è però indirizzata alla realizzazione immediata di alte e grandi torri, con un diretto affaccio sul parco. Non solo, col riutilizzo delle strutture della caserma, è stata immaginata la possibilità di recuperare tali strutture per collegare direttamente tramite “ponti verdi” le zone residenziali alle funzioni presenti nel parco, quest’ultimo dotato di un’ampia spina centrale, come se fosse una piazza di usa, in cui sarebbe inoltre possibile svolgere l’attività di mercato. Esiste un secondo percorso all’interno del

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WORK(SHOP) IN PROGRESS

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Strada del lungo mare al inizio della penisola di San Cataldo

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Edifici del CUS di Bari di fianco alla penisola di San Cataldo

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Penisola di San Cataldo - Edifici abbandonati

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Penisola di San Cataldo - Vista sul faro

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Penisola di San Cataldo - Ape car e abitanti sul lungo mare

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Penisola di San Cataldo - Passegiata del lungo mare

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Canale Lamasinata visto dal ponte

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Lido San Francesco

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Pineta di San Francesco

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grande verde pensato, ossia un percorso più morbido, sterrato, adibito all’arte, che ha come incipit il museo e che si snoda all’interno del parco intercettando sculture e opere posizionate nei vari “tasselli” che compongono il parco, e che termina in ne con il raggiungimento del nuovo motore della penisola, le acciaierie Scianatico. Dopo la visita ed il sopralluogo a Bari sono sorte, grazie ai tavoli tematici realizzati coi residenti, alcuni spunti per poter ampliare il progetto ed includere all’interno del sistema realizzato anche il tema sportivo, recuperando ed implementando lo stadio della Vittoria come polo sportivo per la penisola di San Cataldo. Data inoltre la grande occasione di poter collaborare con altri colleghi sulla stessa area, è stata azzardata anche l’idea di poter “fondere” assieme le idee, realizzando un grande progetto indirizzato a ridisegnare nettamente un volto nuovo per San Cataldo, restando comunque fedeli ognuno alla propria strada intrapresa finora, ma comunque intersecando e incrociando come in una trama le soluzioni possibili. Il risultato, non ancora definitivo ma in uno stato di avanzamento e di grande coinvolgimento, permette di intervenire su una quantità maggiore di spazio, valorizzando maggiormente il waterfront della penisola senza tuttavia togliere luce all’espansione residenziale, al grande parco e al polo funzionale delle acciaierie.

Caserma Briscese

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Ex Acciaierie Scianatico e Ex Mercato - Vista dalla Via Napoli

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Strade vicino al Canale Lamasinata

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103 Parcheggi di pertinenza della Fiera del Levante

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Area abbandonata davanti alle Ex Acciaierie

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Area abbandonata davanti alle Ex Acciaierie

Vista sul cancello della Caserma Briscese


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Strategia

WORK(SHOP) IN PROGRESS


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Planivolumetrico


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Piano terra

WORK(SHOP) IN PROGRESS


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Viste


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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BIBLIOGRAFIA

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ARTICOLI E DOCUMENTI

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_AYMONINO C., Il PRG di Bari, in Lotus n 6, 1969 _BASCO L., MOSCHETTI G, PIGNATELLI G., P!UG - Partecipa! Unisciti alle passeggiate, Genera idee per Bari - Report finale, Comune di Bari, 2016 _CARLONE G., Urbanistica preunitaria, La fondazione del Borgo Murattiano, in Storia della città n 51, 1989 _MANCA G., Quaroni non ha colpe, stravolto il suo piano, in La Gazzetta del mezzogiorno, 1997 _MINCHILLI E., Inchieste edilizie sulle città italiane, Bari, in Casabella Continuità n 230, 1959 _ROSARIO BRUNO M., Città giardino: il paradosso di Barialto, in Artwort, 2014 _ZITO V. (a cura di), AA. VV., La città Adriatica: identità e progetto, Seminario internazionale di studi Pescara, C.N.R, 1993

SITOGRAFIA

_Azienda Mobilità e Trasporti Autobus Bari, http://www.amtab.it/ _ Bari Inedita, http://www.barinedita.it/ _Comune di Bari, http://www.comune.bari.it/ _Città metropolitana di Bari, http://www.cittametropolitana.ba.it/ _Centro Scambi Mediterranei, http://centroscambimediterranei.eu/ _ISTAT, http://www.istat.it/

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110 RINGRAZIAMENTI


RINGRAZIAMENTI

Desideriamo ringraziare la Proff.ssa Laura Montedoro per la passione e l’ entusiasmo che ci ha trasmesso nell’affrontare il progetto, per il supporto, per i consigli, per le opportunità che ci ha riservato e per averci fornito metodi e conoscenze tecniche indispensabili e necessarie per lo sviluppo del lavoro. Ringraziamo tutti coloro che hanno influito nell’incrementare le nostre conoscenze riguardo al tema della nostra tesi, per la disponibilità, la gentile accoglienza, per averci mostrato da vicino la loro realtà pratica e per il supporto tecnico: in particolare l’assessore all’urbanistica Carla Tedesco, l’ingegnere Dino Borri, l’architetto Mauro Saito, e l’ingegnere Francesco Di Leverano, includendo anche tutti i professori, i professionisti e i cittadini che ci hanno seguito nelle diverse tappe del workshop “Sea and the City”. Un ringraziamento è dovuto anche a Davide Francalanci, assistente e amico, per i consigli ed il tempo che ci ha dedicato durante la definizione della tesi. A tutti i compagni del Laboratorio di Disegno Urbano, con cui abbiamo condiviso due anni di viaggi, ansie, paure, pianti, consegne ma soprattutto tante gioie e tanto divertimento. Un forte e sentito ringraziamento ai nostri famigliari, per il supporto morale e la pazienza di averci sopportato durante il ciclo di studi, e agli amici di tutti i giorni, per le distrazioni offerte e per l’affetto dimostrato. Un pensiero particolare va alla “compagna di tesi”, per aver sofferto insieme un traguardo cosi importante, e per l’affetto ed il supporto che ci siamo dimostrate nonostante imprevisti e tensioni.

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POLITECNICO DI MILANO

Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni A.A. 2016/2017 Relatore: Laura Montedoro Alice Brambati Sarah Roubach


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