Superhero Inc.
I Supereroi
come modello e ispirazione
quotidiana per una collezione di
Casual Wear
a cura di Sara Sangalli matricola 724532 Politecnico di Milano FacoltĂ del design - Design della moda anno accademico 2009 - 2010 Relatore Prof.ssa Eleonora Fiorani 1
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INDICE dei contenuti 1 . Cos’è un supereroe
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definizione di supereroe
pag 7
cosa rappresenta il supereroe
pag 11
2. Da dove provengono i supereroi
pag 14
Il mito: l’umanizzazione del divino
pag 16
ambiente culturale
pag 19
pubblico e consumatori di fumetti
pag 25
il medium fumetto – caratteristiche
pag 26
3. Com’è un supereroe
pag 29
il corpo dell’uomo, il corpo del supereroe
pag 37
estetica del supereroe
pag 39
l’elemento vestimentario nei supereroi
pag 41
4. Contaminazioni tra fumetto e moda
pag 46
Superheroes: fashion and fantasy
pag 50
Supereroi giapponesi, kawaii e manga
pag 62
Supereroi americani, nerd e fumetti
pag 69
5. Conclusione
pag 80
6. Progetto: Superhero Inc. I Supereroi come modello e ispirazione pag 81 quotidiana per una collezione di Casual Wear
Concept di progetto
pag82
Superman
pag 83
Spiderman
pag 88
Batman
pag 93
Bibliografia
pag 98
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INDICE delle figure fig 1. Action Comic n°63 Agosto 1943 fig 2. Action Comic n°63 Agosto 1943 fig. 3 Screenshot di una scena del videogioco “Batman: Arkham Asylum”. I Supereroi spesso vengono rappresentati in rapporto alla fisionomia della metropoli nordamericana fig. 4 Locandine tratte da due dei film hollywoodiani prodotti negli ultimi anni che narrano le gesta dei due Supereroi di maggior fama: “Il cavaliere oscuro”, diretto da Christopher Nolan nel 2008, e” Superman returns”, diretto da Bryan Singer nel 2006. fig. 5 e 6 A sinistra. “Ercole e Lica”, Antonio Canova 1795 - 1815, a destra, una copertina di un album a fumetti di Superman, giugno 2004 fig. 7 Copertina del pulp magazine “Weird Tales” del maggio 1934 fig. 8 Copertina del volume numero 500 della serie “Uncanny X-Men” fig 9 e 10 Personaggi dei due universi narrativi di maggior rilievo, quelli Della DC Comics e della Marvel fig. 11 Prima copertina del fumetto di Superman. Action Comics #1, giugno 1938 fig. 12 e 13 Illustrazioni dei due Supereroi più conosciuti e più “anziani” , entrambi nati alla fine degli anni ‘30: Superman (sopra) e Batman (sotto) fig. 13 Illustrazioni del team dei Fantastici 4. dall’alto in senso orario: Reed Richards/Mr. Fantastic; Johnny Storm/La torcia umana; Ben Grimm/La cosa; Susan Storm/La ragazza invisibile fig. 14 Scena tratta dal film “The Wrestler” del 2008 diretto da Darren Aronofsky fig. 15 Scena dal film “The Three Musketeers”, di Richard Lester (1973) fig. 16 Esempio di muscolatura idealizzata delle armature romane fig. 17 Locandina del film “Gli Incredibili” del 2004 fig. 18 Scena tratta da “Il cavaliere oscuro”, nella quale si vede la nuova tuta di Batman. fig . 19 Paul Smith PE ‘08 fig. 20 Stella McCartney per Chloé 1998 fig. 21 Alexander McQueen AI ‘07-’08 fig. 22 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy”. Da sinistra: Bernhard Willhelm PE’06 - Bernhard Willhelm PE’06 - Moschino by Rossella Jardini AI ‘06/’07 Moschino by Rossella Jardini AI ‘06/’07 fig. 23 Immagine tratta da una tavola del fumetto di Superman, in cui viene evidenziato il gesto tipico dell’eroe. fig. 24 Moschino by Rossella Jardini AI ‘06/’07 fig. 26 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy”. Da sinistra: Julien McDonald AI ‘03/’04 - Jean Paul Gaultier Haute Couture PE ‘03 fig. 27 Immagine tratta da una illustrazione di Spider-man, in cui viene evidenziata l’agilità dell’eroe fig. 28 John Galliano PE ‘97 fig. 29 Undercover by Juni Takahashi PE ‘08 fig. 30 Jean Paul Gaultier Haute Couture PE ‘03 fig 31 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy” Entrambi i modelli sono di Christian Dior Haute Couture by John Galliano PE ‘01 fig. 32 Immagine tratta da una illustrazione di Wonder Woman, in cui viene evidenziato il corpo dell’eroina fig 33 Christian Dior Haute Couture by John Galliano PE ‘01 fig 34 Bernhard Willhelm PE ‘08 fig. 35 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy” Il modello ritratto è quello di scena indossato da Michelle Pfeiffer nel film “Batman returns” del 1992 diretto da Tim Burton fig 36 Immagine tratta dall’ album “Catwoman” #1, Agosto 1993, in cui viene evidenziata la sensualità dell’eroina fig 37 Dolce e Gabbana, PE ‘07 fig. 38 Christian Dior Haute Couture by John Galliano PE ‘01 fig. 39 Dolce e Gabbana, PE ‘07 fig. 40 Thierry Mugler AI ‘96/’97 fig. 41 Fotografia di un gruppo di studentesse giapponesi in libera uscita. L’uniforme scolastica spesso viene modificata per renderla adeguata all’espressione di libertà che sentono di esprimere le giovani giapponesi. fig. 42 Personaggio di Gogo Yubari, la sadica diciassettenne guardia del corpo di O-Ren Ishii fig. 43 Il gruppo delle guerriere Sailor, protagoniste di un famoso anime che vede come protagoniste delle giovani liceali che si trasformano in Supereroine. fig. 44 Alcuni dei famosi mostriciattoli Pokémon, un esempio del tratto kawaii nei disegni manga
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pag 8 pag 9 pag 10 pag 12 pag 15 pag 18 pag 22 pag 25 pag 29 pag 31 pag 33 pag 42 pag 42 pag 43 pag 46 pag 47 pag 48 pag 48 pag 48 pag 54 pag 54 pag 54 pag 56 pag 56 pag 56 pag 57 pag 57 pag 58 pag 58 pag 58 pag 59 pag 60 pag 60 pag 60 pag 61 pag 61 pag 61 pag 63 pag 63 pag 64 pag 66
fig. 45 Uno dei personaggi del manga “Paradise Kiss” che viene disegnato con abiti in stile lolita. fig. 46 Esempio tratto dalla vita quotidiana di un outfit in stile gothic lolita fig. 47 Tutti i modelli sono tratti dalla collezione D&G AI ‘05/’06 fig. 48 Tutti i modelli sono tratti dalla collezione Luella PE ‘08 fig 49 Tutti i modelli sono tratti dalla collezione Undercover PE ‘08 fig. 50 Questi sono alcuni degli accessori creati da famosi designer per il concept store Colette nel 2010 per celebrare i 75 anni della DC Comics fig 51. Immagini tratte dal laoro del fotografo Agan Harahap, dove si gioca con l’inserimento realistico di supereroi dei fumetti in fotografie storiche. fig. 52 Alcune immagini di servizi fotografici di moda ideati per Vogue e Harper’s Bazaar fig. 53 Immagini tratte da due dei film più recenti tratti dalle vicende di due supereroi nerd: a sinistra Peter Parker, interpretato da Tobey Maguire nel film “Spider-man” del 2002 diretto da Sam Raimi,a destra Clark Kent, interpretato da Brandon Routh, nel film “Superman returns” del 2006 diretto da Bryan Singer fig. 54,55,56 Dsquared2 PE ‘11 fig. 57 -58-59 Luella PE ‘08 fig. 60 - 61 -62 -63 -64 - 65 fotografie dell’outfit di Superman realizzato fig. 60 - 61 -62 -63 -64 - 65 fotografie dell’outfit di Superman realizzato fig. 66 - 67 -68 -69 fotografie dell’outfit di Spiderman realizzato fig. 70 fotografie dell’outfit di Spiderman realizzato fig. 71 - 72 - 73 - 74 fotografie dell’outfit di Batman realizzato fig. 75 fotografie dell’outfit di Batman realizzato
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pag 79 pag 79 pag 86 pag 87 pag 91 pag 92 pag 96 pag 97
INDICE delle Tavole tav. 1 disegno tecnico outfit Superman tav. 2 disegno tecnico outfit Spiderman tav. 3 disegno tecnico outfit Batman
pag 85 pag 90 pag 95
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COS’è UN SUPEREROE
“Un supereroe è un personaggio dei fumetti, libri, cartoni animati o film che si caratterizza per le sue doti di coraggio e nobiltà e che generalmente ha abilità straordinarie rispetto a quelle degli esseri umani normali, oltre a possedere un nome e un costume pittoreschi. I supereroi trascorrono la maggior parte del loro tempo combattendo contro mostri, disastri naturali e supercriminali. Le storie che hanno per protagonisti i supereroi sono diventate un vero e proprio genere all'interno del mondo del fumetto, a partire dalle riviste a fumetti statunitensi, per estendere la loro fama al mondo del cinema, delle serie televisive e dei videogiochi.” Definizioni tratte da Wikipedia
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COS’è UN SUPEREROE
Definizione
di
Supereroe
Secondo una definizione data il 21 aprile del 1954 dalla Corte di Appello di New York in relazione alla diatriba legale denominata “National Periodical Publications v. Empire Comics” un supereroe (o super-eroe) è un personaggio immaginario «dotato di abilità fisiche senza precedenti le cui azioni sono orientate alla salvaguardia dell’interesse pubblico». Secondo un’altra definizione, coniata da Peter Coogan e pubblicata nel libro “The Secret Origin of the Superhero: The Emergence of the Superhero Genre in America from Daniel Boone to Batman” del 2002, il supereroe è «un personaggio eroico con una missione disinteressata ed a favore della società; chi possiede superpoteri, tecnologia molto avanzata, abilità mistiche o doti fisiche e/o mentali molto sviluppate; chi ha una super-identità ed un costume che funge da icona, e che tipicamente esprime la sua storia o personalità, poteri e origine (trasformazione da persona ordinaria a supereroe); ed è generalmente distinto, cioè può essere distinto dagli altri personaggi del relativo genere (fantasy, fantascienza, poliziesco, etc) da una preponderanza di convenzioni generiche. Tipicamente i supereroi hanno duplici identità, di cui quella non comune viene tenuta ben celata».
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COS’è UN SUPEREROE
fig 1. Action Comic n°63 Agosto 1943
Il concetto di Supereroe contemporaneo è derivato in larga misura dalla figura del Superuomo ottocentesco, da quello letterario dumasiano fino all’übermensch delle teorizzazioni filosofiche di Nietzsche. Il Supereroe emerge alla fine della Grande Depressione, durante il periodo che precede la guerra in Europa. In questo periodo, milioni di americani hanno sperimentato la povertà, la disoccupazione, hanno visto ridimensionata la propria fede nella crescita economica illimitata. Nella narrativa popolare degli anni ’30 e ’40 proliferano eroi vendicativi, lupi solitari, un tipo di eroe che conta solo su se stesso, capace di operare secondo un proprio codice d’onore, lontano dalle preoccupazioni della società, pronto a sfidarla secondo le sue condizioni e a vincere. Nell’ambito dei comics Il Superuomo è legato alla nascita e all’espansione dei grandi insediamenti urbani del Nuovo Mondo. Le caratteristiche vincenti del primo Supereroe, il personaggio di Superman (ideato da Jerry Siegel e e Joe Shuster verso la fine degli anni trenta) confluiranno in una moderna generazione di eroi destinata ad emergere di lì a poco. Le loro sono figure, all’inizio simili ai personaggi più famosi dei romanzi di appendice ottocenteschi, mitiche e accattivanti, si sviluppano poi in personaggi dotati di 8
COS’è UN SUPEREROE
fig. 2 Action Comic n°63 Agosto 1943
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COS’è UN SUPEREROE poteri e capacità tali da poter interagire con le altezze della metropoli, con le sue strade e suoi luoghi caratteristici ( locali notturni, luminosi grattacieli e i loro tenebrosi sotterranei). Eppure, benché si sviluppino nel contesto metropolitano, i supereroi hanno in comune un codice zoomorfo: è l’animale che rivive grazie all’eroe. L’idea di forza nell’immaginario dell’umanità è – fin dalla preistoria – connessa con i fenomeni naturali, col dinamismo quasi magico degli animali. La trasformazione/trasfigurazione di un uomo in una forza incontrollabile della natura, da sempre fa parte del patrimonio leggendario e narrativo umano. Nel Novecento, alla base di tale mutazione non c’è più l’elemento divino o magico ma la scienza intesa come nuovo strumento di potere, ma la simbologia delle maschere e dei marchi che rivestono il supereroe contemporaneo ci aiuta a comprendere quanto di archetipico egli racchiuda ancora. I fumetti di Supereroi costituiscono uno di quei prodotti artistici originali americani che ha raggiunto il mondo intero e lasciato un segno in moltissime culture nel mondo.Perfino la persona più distratta e disinteressata conosce gli ingredienti che compongono queste storie, piene di azione, suspence, avventura e realizzazioni artistiche incredibili. Forse però molte meno persone colgono le tematiche più profonde che si sviluppano all’interno di questi prodotti di intrattenimento, che sono tutt’oggi presenti nel nostro ambiente culturale nonostante il tempo trascorso dalla loro prima apparizione, proprio perché sono stati in grado di affrontare più liberamente
fig. 3 Screenshot di una scena del videogioco “Batman: Arkham Asylum”. I Supereroi spesso vengono rappresentati in rapporto alla fisionomia della metropoli nordamericana
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COS’è UN SUPEREROE rispetto ad altri media le problematiche che ogni periodo storico ha presentato.
Cosa
rappresentano i
Supereroi
«Che le comic strips vengano lette, almeno negli Stati Uniti […] dagli adulti più che dai ragazzi, è fenomeno assodato; che dei comic books vengano prodotti circa un miliardo di copie all’anno nei soli Stati Uniti, ci è rivelato dalle statistiche […]. Che infine questa letteratura di massa ottenga una efficacia di persuasione paragonabile solo a quella delle grandi raffigurazioni mitologiche condivise da tutta una collettività, ci viene rivelato da alcuni episodi altamente significativi. […] Si pensa […] a casi in cui tutta l’opinione pubblica ha partecipato istericamente a situazioni immaginarie create dall’autore di comics come si partecipa a fatti che toccano da vicino la collettività» Umberto Eco
Il genere supereroico in oltre settant’anni ha saputo diffondersi velocemente e colpire l’immaginario collettivo di una moltitudine di lettori che supera i confini territoriali delle nazioni. Dalla nascita di questo genere, i cui protagonisti, all’inizio, erano impegnati in storie dai meccanismi narrativi molto semplici e destinate perlopiù ad un pubblico pre-adolescenziale, storie spesso ispirate alle inquietudini della seconda guerra mondiale, la figura del Supereroe ha saputo reinventarsi e sopravvivere per molti decenni, diventando patrimonio culturale anche di chi non ha mai letto un fumetto, grazie anche alle numerosi trasposizioni cinematografiche e televisive delle loro storie. Uno dei più particolari sviluppi della cultura pop nei giorni nostri è la forte presenza e resurrezione dei Supereroi come icone culturali e di intrattenimento. Vediamo che le loro storie vengono proposte ancora oggi nelle milionarie produzioni di film hollywodiane, che con l’ausilio della computer-grafica rendono vivide e reali le ambientazioni e le loro azioni eroiche finora rese realisticamente solo attraverso il disegno e i retini tipografici, ottenendo risultati gratificanti dalle vendite dei blgietti del cinema 11
COS’è UN SUPEREROE
fig. 4 Locandine tratte da due dei film hollywoodiani prodotti negli ultimi anni che narrano le gesta dei due Supereroi di maggior fama: “Il cavaliere oscuro”, diretto da Christopher Nolan nel 2008, e” Superman returns”, diretto da Bryan Singer nel 2006.
Non molti personaggi di fantasia hanno ottenuto un tale riconoscimento internazionale. Due esempi su tutti sono Superman e Batman. Questi due titani del mondo dei fumetti hanno ispirato radio, televisione, cinema fin dalla loro apparizione negli anni ’30. I Supereroi sono diventati parte del nostro linguaggio culturale. Le storie migliori sono in grado di sollevare interrogativi importanti, con cui ci confrontiamo nella vita quotidiana. Nelle loro narrazioni troviamo riflessioni importanti riguardo a temi etici, di responsabilità sociale e personale, riflessioni etiche sulla giustizia, sul crimine e sulla sua giusta punizione, sull’identità, sul destino, sul significato della vita, della scienza e della natura, valutazioni che riguardano l’amore, l’amicizia, la famiglia, il coraggio etc… tutto mentre ci intrattengono e ci fanno divertire. Le avventure di questi personaggi di fantasia inoltre portano alla nostra attenzione questioni insolite che dovremo probabilmente affrontare nel 12
COS’è UN SUPEREROE
prossimo futuro, come le possibilità che la ricerca scientifica genetica e la nanotecnologia potrebbero presto introdurre nella nostra vita, possibilità che il mondo dei fumetti ha esplorato per molto tempo. Le avventure dei Supereroi realizzano le nostre più grandi speranze e paure, le nostre aspirazioni e ambizioni, e ci aiutano a sconfiggere gli incubi peggiori. Per approfondire meglio cosa rappresentano questi personaggi, torniamo alla definizione di Supereroe. Cosa separa un Supereroe da una persona normale? Un Supereroe è una persona estremamente potente, possiede debolezze e punti di forza, e il carattere nobile lo guida verso traguardi degni di nota. Il Supereroe si differenzia non soltanto per i suoi poteri e i suoi abiti, ma anche per la sua attività altruistica e diretta al bene comune. Superman ha dovuto fare dei sacrifici per la sua missione di aiuto all’umanità, ha abbandonato una famiglia amorevole, il paese dove è cresciuto, si è lasciato alle spalle un legame affettivo importante con una ragazza speciale, che condivideva con lui il suo segreto. Trasportando queste scelte nella vita quotidiana, ci accorgiamo delle difficoltà che Superman ha accettato di sopportare per un compito più grande.Nella vita odierna l’abilità di fare sacrifici è ormai una virtù in larga parte dimenticata, o almeno sottostimata. Naturalmente, quando si presenta una scelta che comporterebbe dei sacrifici, si tende a pensare a quello che ci viene chiesto di abbandonare, considerando il sacrificio in termini completamente negativi, dimenticando il valore di quello che non può essere ottenuto senza esso. Il sacrificio richiede auto-disciplina, che è una qualità altrettanto lontana dalla concezione quotidiana delle virtù desiderabili di questi tempi quanto il sacrificio. In genere, più acquistiamo potere, più tendiamo ad utilizzarlo per noi stessi. Ma in questo i Supereroi si differenziano, ci offrono delle immagini vivide dell’”eroico”, e sono un esempio e un’ispirazione. Quando i personaggi sono descritti bene e ben sviluppati, ci mostrano quello a cui tutti dovremmo aspirare. I Supereroi sono rimasti con noi così a lungo ed hanno continuato ad essere popolari, in parte proprio perché parlano direttamente alla nostra natura, alle nostre aspirazioni e alle nostre paure.
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DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI Le avventure dei Supereroi sono lette ed apprezzate in tutto il mondo, ma è impossibile immaginare la nascita e lo sviluppo delle caratteristiche di questi personaggi senza in qualche modo andare a vedere le peculiarità della cultura principale che ne è stata l’ideatrice,in particolare la società statunitense. I Supereroi possono essere letti e raccontati ovunque, ma la loro prerogativa principale è quella di riflettere le ansie e i desideri del pubblico statunitense. Quale può essere le motivazioni che hanno costituito un legame così profondo ed
esclusivo tra la figura del Supereroe e gli Stati Uniti? Oltre alle evidenti e banali disponibilità di mezzi materiali ed economiche delle produzioni hollywoodiane che si potrebbero chiamare in causa, la creazione di un fumetto davvero non richiede grandi mezzi, carta e matite non sono risorse inaccessibili. In “Il fumetto supereroico”, Marco Arnaudo ipotizza la presenza di elementi più profondi ed intriseci della cultura statunitense che hanno portato a questa particolare forma di narrazione:
- l’ottimismo, la fiducia nella possibilità pratica di migliorare la propria condizione e quella degli altri; - il pragmatismo, la capacità di identificare e comprendere i passi e le azioni necessarie per raggiungere il proprio obiettivo e la conseguente ricerca razionale dei modi migliori per compiere questi passi; - l’individualismo, inteso nei termini di difesa del valore irriducibile della personalità individuale anche nei confronti della società e dello stato, in cui il singolo collabora alla collettività secondo le proprie inclinazioni e capacità; Anche uno sguardo superficiale rivela come queste componenti si ripresentino comunemente in una qualsiasi narrazione supereroistica. Le maschere ed i costumi, in questa prospettiva, servono anche a rendere più evidente la specificità e l’individualità di ogni Supereroe, diventano dichiarazioni visive dell’unicità di ognuno, delle caratteristiche che lo rendono irripetibile ed inconfondibile. Sempre citando Marco Arnaudo , “
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DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI il mondo dei Supereroi è dunque il regno massimo della libera espressione individuale e quindi di un altro dei valori fondamentali della cultura statunitense, in una sorta di potente amplificazione del meccanismo con cui(…)noi definiamo la nostra immagine pubblica decidendo i vestiti che indosseremo e l ‘idea di noi stessi che con essi vogliamo proiettare in certi contesti”. I Supereroi in fondo sono figure della mediazione: come gli eroi classici, che erano un ponte tra umano e divino, i Supereroi sono un ponte tra umano e illimitato, tra noi, tra i nostri corpi e menti ancora piccoli, e le nostre grandiose aspirazioni. Essi compiono un cammino verso il meraviglioso che prima o poi dovrebbe essere il nostro.
fig. 5 e 6 A sinistra. “Ercole e Lica”, Antonio Canova 1795 - 1815, a destra, una copertina di un album a fumetti di Superman, giugno 2004
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DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI
Il
mito: l’umanizzazione del divino
La società in cui viviamo appare segnata sempre di più da una crisi di fiducia nella scienza e nel progresso, dalla perdita di valori tradizionali, di un senso di disorientamento, dal ripiegamento e dalla chiusura in se stessi. In tale scenario però si determina un rilancio a una rielaborazione del mito: la parola mito , dal greco mythos, equivale a favola, e significa narrazione favolosa delle qualità e delle gesta di esseri ideati come divini, o più che umani, quindi di dei o eroi. Praticamente tutti i popoli hanno racconti di esseri non umani (sovra o extraumani) dotati di poteri superiori, o comunque diversi da quelli degli uomini. Può trattarsi di esseri sovraumani, come degli dei, capaci di agire nell’attualità, el presente, e in grado di condizionare la vita degli uomini e il corso della natura, oppure di esseri la cui azione è avvenuta in un passato remoto e lontanissimo, che hanno contribuito con le loro gesta a formare il mondo. Il mito risponde alla necessità dell’animo umano, avendo soprattutto il ruolo di rassicurare l’uomo nel suo agire, di fornirgli modelli di comportamento in qualche modo garantiti dal dio o dall’eroe che per primo li ha compiuti, o nell’offrire un senso, un significato al mondo e all’esistenza umana. Le origini dei miti, per quanto profondamente studiate da storici e filosofi, rimangono incerte: poiché la narrazione mitica è una forma di comunicazione, molti tentativi di comprensione si sono concentrati sulla sua struttura linguistica (o meglio sulla struttura dei suoi codici, ipotizzando che il funzionamento e il significato del mito debbano cercarsi per analogia nella storia e nella struttura del linguaggio stesso.) Sull’importanza del simbolo si è a lungo soffermato lo storico Mircea Eliade, secondo il quale le “ immagini, i simboli, i miti non sono creazioni irresponsabili della psiche ; essi rispondono a una necessità e adempiono a una funzione importante: mettere a nudo le modalità segrete dell’essere. Ne consegue che il loro studio ci permette di conoscere meglio l’uomo”. Il mito è quindi sopravvissuto nelle diverse epoche storiche mantenendo costanti le sue funzioni di socializzazione e rappresentazione simbolica. La società moderna dunque non vive al di fuori del mito o dell’immaginario. In essa i miti partecipano alla razionalità economica della società industriale, i quanto sono il motore del consumo moderno e sono all’origine di un numero 16
DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI incalcolabile di industrie. Ciò implica che lo sviluppo del pensiero scientifico/ razionale e i vantaggi del progresso non hanno portato né la scomparsa né la squalificazione del pensiero simbolico che continua ad occupare ambiti di esperienza e di attività centrali per gli uomini. Tra il XIX e il XX secolo il mito presenta delle innovazioni dovute all’introduzione dei media quali i fumeti, il cinema, la televisione, che prelevano i miti dal passato e li ripropongono a un pubblico che necessita di tali forme espressive per interpretare la realtà: da quel momento no è più possibile analizzare il mito senza tenere conto dell’analisi della teoria dei mass media, in quanto questi ultimi concorrono (secondo Alberto Abruzzese) alla creazione dei cosidetti miti moderni. La modernità ha insegnato agli uomini l’importanza dell’autonomia, il valore del darsi da se la norma delle proprie azioni. Sfuggita agli dei, l’impresa narrata nei miti è divenuta azione umana inaspettata e senza precedenti, il gesto inedito e fenomenale. Anche oggi dalle grandi azioni nascono miti: una mitologia secolarizzata e del tutto umana. Il primo uomo sulla luna, le imprese sportive dei velocisti, il primo chirurgo ad effettuare un trapianto di cuore o una nuova tecnica chirurgica. A queste imprese tocca la sorte che un tempo toccava alle azioni eroiche, quella di essere narrate come gesta che fondano la cultura e i valori di una comunità. Per quanto umane, forse proprio perché umane, queste imprese si mostrano come esempi come modelli. Se il mito antico però era un evento che poteva solo essere narrato, il mito moderno è un impresa che chiede di essere eguagliata, o ancora meglio superata, Il mito quindi ancora oggi persiste come forma di pensiero, come visione del mondo. Tuttavia occorre sottolineare che l’impresa moderna appartiene a un mondo più secolarizzato di quello arcaico, essa ha perduto cioè i numerosi sistemi di valori che invece facevano parte dell’era in cui il mito alimentava la storia. Secondo Massimo Fusillo, l’era tecnologica produce ancora dei miti, anche se questi assumono una natura più ibrida, più frammentaria, non sono miti in cui si riconosce un’intera comunità, ma piuttosto dei frammenti di discorso mitico. La produzione di miti nell’epoca contemporanea è legata a fattori estremamente complessi che sfuggono alla nozione del tempo, derivando piuttosto da agenti tecnologici e culturali propri della nuova civiltà. 17
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fig. 7 Copertina del pulp magazine “Weird Tales� del maggio 1934
DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI I mass media, per definizione, hanno bisogno di tempi rapidi di produzione, ma anche di uccidere i miti: in altri termini, di produrli digerirli e farli scomparire in continuazione. La capacita dei media di produrre un certo tipo di realtà extra-mediale segue le esigenze della propria comunicazione, addirittura in una considerazione radicale si può affermare che questa pseudorealtà o neorealtà tenda a sostituirsi alla realtà vera e propria, fino a rimuoverla e cancellarla. Nella pratica comune invece vediamo come la sua natura sia quella di un’esperienza reale, di una realtà nuova che non si sovrappone o interpone tra il soggetto e una presunta “altra” realtà, ma piuttosto che entra a far parte dell’ambiente e del vissuto del soggetto. Esistono pochi esempi di mitologie davvero moderne, cioè di rielaborazioni culturali immerse sicuramente nel tempo originario dei miti - quello che è fuori della storia e interamente dentro l’oralità - ma caratterizzate da un alone di originalità che deve tutto allo sviluppo industriale e alla società di massa, dunque ai media della riproducibilità tecnica. Tra questi (restando ovviamente in Occidente): Don Giovanni, Dracula, Frankenstein, poi Batman e Superman, infine i supereroi del gruppo Marvel.La sequenza cronologica in cui ho disposto queste figure dell’immaginario collettivo, prodotte da una immaginazione popolare moderna invece che tradizionale, rispecchia alcuni passaggi epocali dello sviluppo occidentale: l’avvento della borghesia, la costruzione materiale e simbolica della metropoli ottocentesca, gli anni trenta del Novecento, la fase tardomoderna dell’industria culturale.
Ambiente Culturale I fumetti hanno superato le proprie origini derivate dai pulp magazines per diventare una parte intrinseca della cultura pop nordamericana. Sono diventati simboli iconici utilizzati per raffigurare temi, tensioni ed ansie dell’ideologia americana in termini di genere, sessualità, classe sociale, politica, scienza e cultura. I fumetti di supereroi sono da sempre stati creati come una fantasia di potere adolescenziale. Come costruzione letteraria, non necessitano di essere terribilmente complessi. Con i loro costumi dai colori primari e sgargianti , con il loro combattere nemici vistosi e minacce non esattamente subdole o nascoste, hanno l’intento di stimolare l’immaginazione dei bambini allo 19
DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI
stesso modo delle fiabe e dei miti degli anni passati. Sin dalle proprie origini, il genere supereroico ha intrattenuto con miti e religioni una connessione profonda, portando lo studioso Richard Reynolds a definirne l’universo “una moderna mitologia”. Troviamo tra le antiche e le nuove storie delle particolari affinità narrative e simboliche, principalmente nelle straordinarie abilità che supereroi e eroi mitologici condividono, e nell’insistenza su archetipi narrativi quali il conflitto , il viaggio, la prova. Queste caratteristiche sono così radicate che gli autori talvolta non si rendono conto di averle impiegate. Tirando le somme, possiamo citare la classica descrizione di avventura eroica formulata dal mitologo Joseph Campbell, che definisce monomito classico e che presenta come trama basilare ricorrente nelle mitologie di tutto il mondo: “l’eroe si avventura fuori dal mondo della quotidianità in un a regione di portenti sovrannaturali: forze favolose vengono sfrontate e una battaglia decisiva viene vinta: l’eroe ritorna dalla sua avventura misteriosa con il potere di concedere aiuti ai suoi simili”. Le affinità con il genere supereroico sono notevoli, ogni volta che il supereroe indossa la maschera e va sula cima di un grattacielo a sconfiggere dei supercriminali, compie simbolicamente il viaggio tradizionale dell’eroe mitico. Al ritorno, dopo aver compiuto la missione, la comunità beneficia dell’impresa compiuta. La moralità che troviamo rappresentata in molti fumetti supereroistici è molto simile alla moralità e al buon senso comune che emergono dall’etica antica.Inoltre, la forma seriale in cui vengono presentate le storie a fumetti, sembrerebbero un’accelerazione del processo folklorico, per cui le storie vengono tramandate e ritoccate negli anni. Per vedere l’evoluzione del genere, possiamo tracciare una storia sommaria dell’evoluzione delle sue caratterisiche negli anni: Nati con l’intento più o meno esplicito di rassicurare il lettore e straniarlo
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DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI
dai drammi della guerra, con la fine della seconda guerra mondiale lentamente il ruolo del supereroe tende a ridefinirsi. Per prima cosa la fine del conflitto e lo sviluppo della guerra fredda rende obsoleti i nemici tedeschi (anche se rimane indubbio fino ad oggi il fascino di folli criminali con il pallino per la restaurazione del Terzo Reich..) e la minaccia all’american way of life si tinge di rosso... Ma è un altro uno dei motivi principali che ridimensionano il fumetto supereroistico (e ne causano una lunga crisi): la pubblicazione del libro “La seduzione dell’innocente”. L’opera dello psicologo Frederic Wertham uscita nel ‘54 accusa violentemente il fumetto di istigare comportamenti violenti e antisociali nelle menti dei giovani americani, nonché scatenare chissà quali devianze (si sottolinea ad esempio la stranezza del rapporto tra supereroi e giovani spalle che gli vengono affiancate, solitamente con lo scopo di creare un personaggio di identificazione nel giovane lettore, come, per esempio, i famosi Batman e Robin). E’ interessante l’analisi di Antonio Caronia relativamente ai rapporti esistenti tra gli eroi dei fumetti e la
condizione socioeconomica: Correva il giugno dell’anno 1938, e le edicole degli Stati Uniti ospitavano un nuovo comic book, una nuova rivista di fumetti, Action Comics. […] Era nato Superman, e con lui una mutazione nel fumetto d’avventura che avrebbe lasciato il segno. L’immaginario collettivo degli anni trenta, in America, conosceva insieme il suo più alto momento di massificazione e industrializzazione e l’inizio delle crisi di quel modello. […] Nel clima del New Deal e di fronte ai primi rumori della guerra, il fantastico irrompe nel fumetto proprio per dare corpo alla nuova versione del “sogno americano”, con la sua carica di apparente innovazione, di sostanziale rassicurazione sui valori tradizionali e poi di crescente coscienza del proprio ruolo internazionale. […] Sotto le spoglie dell’alieno, il corpo di Superman è una nuova incarnazione del corpo artificiale, un sogno di potenza illimitata, di velocità infinita, di infinita capacità di penetrare sotto la superficie delle cose, di dominio totale sul mondo. I supereroi sono costantemente ripresi e corretti nel corso delle diverse generazioni di fumetti, show televisivi, film e prodotti di merchandising. Nel suo libro 21
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fig. 8 Copertina del volume numero 500 della serie “Uncanny X-Men”
“Matters of Gravity” Scott Bukatman traccia una storia del corpo del Supereroe. Con l’avvento dell’industria, gli incidenti collegati ad essa resero il corpo umano vulnerabile. Non è casuale la comparsa di Superman, “L’uomo d’Acciaio”, dopo la prima guerra mondiale. In questa versione, non era ancora avverso alla kriptonite, non poteva volare, ma reggeva bene le fatiche richieste dall’ Era delle Macchine. Negli anni ‘60 –’70, con i nuovi Supereroi Marvel, la narrativa supereroistica viene invasa dalle debolezze della fantascienza: si ridefiniscono i limiti del corpo umano, lo immaginano mischiato ad altre specie, incrociate dalla scienza, e pieni di eroismo divino. Questa fase attiva una serie di drammi epocali e tragici che rendono i fumetti supereroistici dei veri capolavori di coscienza “critica” della contemporaneità circa alcuni temi delicati, quali l’appartenenza fra individuo e comunità, l’identità sessuale e culturale, i rapporti tra generazioni, l’invasività tecnologica su ogni sfera biologica della vita, sia umana che extraumana (animale, vegetale), le differenze di classe e ceto nella distribuzione sociale dei ruoli e delle professioni. Nei fumetti si mostrano conflitti irrisolti nella società nel rapporto tra poveri e ricchi, si affrontano i temi del potere e delle disuguaglianze, delle battaglie intraprese dalle forze militari e delle lotte 22
DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI individuali, trattano di scienza e futuro, di criminalità, di guerre e e della pulsione alla felicità. I corpi dei Supereroi che intervengono in questa fase cambiano lo scenario mitologico, eliminano lo stigma della doppia identità e del segreto che permetteva al Supereroe di rientrare nella normalità dell’uomo comune una volta tolto il costume.Si entra nell’epoca irreversibile dei mutanti. Nei mutanti, la doppia identità svanisce nell’alterità continua che ne sconvolge i corpi, avendo incorporato nel corpo un potere che lo potenzia ma che contemporaneamente lo estranea da sé. I mutanti non hanno una doppia identità, non si nascondono ( o non possono nascondersi), non hanno dei doppi che ne costituiscano il riflesso normale, con cui potersi mimetizzare nella società. Si espongono nella mutazione che ne ha cambiato il corpo. I mutanti indicano una direzione che cambierà profondamente la metafora del Supereroe. L’identità del mutante è una sola, che segnata intimamente dalla mutazione non ha alcun alter ego, ed esperimenta una solitudine esasperata, molto più profonda dell’essere “singolare”. Le singole identità mutanti sentono la necessità di unirsi in un gruppo che affermi una solidarietà culturale, che vada a sostituire la mancata appartenenza ad una specie biologica comune. Gli individualismi segnati dalle singole differenze che li separano oltre ogni capacità di tolleranza agiscono in profondità e minano la psiche del mutante, creando effetti introspettivi inaspettati nel genere supereroistico. Viene intrapresa una via introspettiva che porta alla ricerca del sé, della propria origine, portando a riflessioni sul proprio essere e sulle relazioni tra individui, tra adulti e fanciulli, tra figli e genitori, tra soldati e comandante, tra membro a comunità, tra persona a cultura. La grande saga dei mutanti è un formidabile archivio di storie che attengono alle afflizioni più recondite della personalità, e dispongono la necessità di farvi fronte, di trovare accomodamenti temporanei e soluzioni radicali per il versante più colpito dal processo di mutazione: l’io, la soggettività, la coscienza. Dal 2000 vediamo invece i Supereroi proposti in modo più tradizionale 23
DA DOVE PROVENGONO I SUPEREROI in una miriade di film usciti nelle sale cinematografiche, film dai budget generosi che fanno ampio utilizzo delle tecniche, ormai raffinatissime, di computer-grafica per riprodurre in modo realistico corpi esagerati e superpoteri finora raffigurabili soltanto nei disegni dei fumetti. Si può notare comunque che nonostante le continue modifiche e rifiniture, i corpi dalle caratteristiche sessuali fortemente accentuate rimangono una parte intrinseca del mondo supereroistico e del fumetto in generale. Cosa è cambiato quindi nell’arco di oltre mezzo secolo? Le metafore prodotte dall’immaginario dei Supereroi degli anni ’30-’60 si connettono alla potenza tecnologica e al gioco ambiguo tra le percezioni biologiche del corpo umano (limitate dai geni, dai condizionamenti culturali etc…) e le nuove capacità conoscitive ed esperienziali che il consumatore di media acquista su scala planetaria nell’uso dei media stessi (radio, cinema, televisione…) . La doppia identità ha riflessi collettivi che agiscono sull’immaginario mediale nel quale si identifica il pubblico “di massa”, i conflitti e le chiavi interpretative sono di carattere pubblico e inscenano differenze prevalentemente esterne tra corpo e tecnologia, che tuttavia non intaccano le certezze del corpo collettivo della società, reso potente dai media e dalla tecnica, in cui l’individuo può trovare risorse di sopravvivenza e di affermazione. La situazione dei mutanti corrisponde al nuovo statuto del consumatore dei media, allo stato “maturo” , dove il consumatore stesso esperimenta una continua ricostruzione del proprio vocabolario comunicativo, linguistico, relazionale, culturale. I mutanti ben rappresentano lo statuto proteiforme e sempre in bilico del consumatore e del performer delle reti multimediali. Per questo motivo le problematiche sviluppate nelle narrative mutanti sono principalmente individuali e personali, nei rapporti tra società e singolo. Emergono distanze incolmabili, manifestazioni delle trasformazioni radicali avvenute nella conoscenza e nelle soluzioni tecniche e tecnologiche, che intervengono capillarmente nella vita quotidiana e in tutte le sfere della vita, condizionandola come mai era successo prima, anche modificando la concezione stessa di vita, morte ed etica. L’adattamento a tutto questo deve avvenire in un arco di tempo concesso relativamente breve .
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Pubblico
e consumatori di fumetti
Il largo consumo del prodotto fumetto da parte del pubblico giovanile (e non solo) statunitense, che sfocia, poi, in particolare nel nostro caso, in una vasta conoscenza, da parte della massa statunitense, a proposito dei mondi fantastici ideati dalle due maggiori case editrici che si sono occupate del fumetto (Marvel Comics e DC Comics). Negli anni Sessanta attraverso il fumetto si poteva capire molto bene come funzionavano i miti e i riti della societĂ di massa.
fig 9 e 10 Personaggi dei due universi narrativi di maggior rilievo, quelli Della DC Comics e della Marvel
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Il
medium fumetto
–
caratteristiche
I comics sono uno strumento comunicativo denso, vitale, strettamente intrecciato con la realtà sociopolitica, con lo status emozionale dominante sul territorio, nell’ambito nazionale in cui vengono realizzati e prodotti. Agendo tra le pieghe dell’immaginario collettivo, grazie alla sua natura seriale, all’innata duttilità, alla capacità di adattamento e risposta rispetto ai bisogni del pubblico, il medium fumetto si propone come una cartina al tornasole di mutamenti sociali e culturali. Nel tempo – e nell’inconsapevolezza dei media - i comics americani (e non solo) hanno intrapreso un percorso che li ha portati a raggiungere risultati simili a quelli della grande letteratura. Questo impegno sociale, questa riflessione sui grandi temi che oggi la realtà impone a chi lavora con la narrativa di ogni tipo, si riflettono anche nella struttura di queste storie che, sotto le spoglie di un racconto di fantascienza, nascondono inquietanti analogie con la realtà di tutti i giorni. I supereroi sono diventati parte del nostro linguaggio culturale. I migliori fumetti di supereroi, oltre ad intrattenere, introduco e trattano in modo vivido delle questioni tra le più importanti e interessanti affrontate dall’uomo, questioni che riguardano l’etica, la responsabilità personale e sociale, la giustizia , il crimine e le condanne, la mente e le emozioni umane, l’identità personale, l’anima, la nozione di destino, il senso della vita, il modo in cui pensiamo alla scienza e alla natura, il ruolo della fede in questo mondo, l’importanza dell’amicizia , cosa significhi l’amore, la natura della famiglia, le virtù come il coraggio e altre questioni fondamentali. Il fumetto è stato considerato a torto in passato un universo comunicativo bloccato nella sicurezza delle iterazioni e delle ridondanze presenti nelle strisce, nelle tavole e negli albi periodici. Eppure la quantità di consumi accesi da questo medium dovrebbe far sorgere il sospetto che, come altri sistemi, il fumetto non può essere impermeabile alle dinamiche interne od esterne alla sua struttura. Il mezzo fumetto funziona come uno specchio che 26
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assorbe e riflette le luci provenienti da ciò che gli è affine, come il cinema, la televisione, la letteratura di massa, la cultura popolare. I fumetti sono traduttori dell’immaginario, dei suoi margini e delle sue modificazioni. I processi dinamici del fumetto sono correlati al mutamento subito dai sistemi simili nell’universo dei media. Le sue tematiche derivano dalla commistione con quei temi che passano negli altri media. I fumetti e le graphic novel occupano uno spazio artistico unico nello spettro della narrativa. In modo simile alla televisione e al cinema, utilizzano una potente linguaggio figurato visivo, ma come i racconti e le storie brevi, ci permettono di proseguire secondo il nostro ritmo. Il ritmo del fumetto ha influenzato la letteratura e persino il cinema, pensiamo a registi come Tarantino, oltre naturalmente ai numerosi adattamenti cinematografici di graphic novels in cui viene trasposto sullo schermo lo stile del disegno. La realizzazione di un fumetto non è dissimile da quella di un film, si presentano in fase di ideazione simili problematiche. Occorre sviluppare in un testo una storia ,che andrà poi tradotto in una sceneggiatura apportando le necessarie modifiche per visualizzare la storia, in modo che il disegnatore possa riprodurla per immagini. Solitamente le fasi di costruzione di un fumetto sono svolte da più persone, separando la fase di scrittura e sceneggiatura della storia da quella che concerne il disegno delle tavole vero e proprio, che a sua volta viene scorporato in vari momenti eseguiti da diverse persone (chi si occupa dei disegni a matita, chi dell’inchiostratura, chi dei colori e chi del lettering) Come possiamo notare anche negli altri media, il fumetto necessita di un linguaggio specifico che gli consenta di esprimere il senso dell’azione che si svolge utilizzando pochi strumenti, ovvero la scrittura dei dialoghi e immagini disegnate statiche. Nel fumetto non si possono utilizzare le stesse tecniche utilizzate in letteratura o nel cinema, non è concepito lo spazio 27
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per lunghi brani descrittivi come le troviamo in un romanzo, ne tantomeno può avvalersi di una sequenza di immagini in movimento come nel cinema. Per poter quindi raccontare qualcosa attraverso il fumetto occorrono degli accorgimenti particolari, che ormai sono entrati nella conoscenza comune grazie ad una sorta di “educazione” al linguaggio del fumetto operata nel corso della sua lunga storia,. Tramite la decodifica di questo particolare linguaggio il lettore può cogliere appieno il senso dell’azione. In una tavola di fumetto intanto troviamo contemporaneamente due linguaggi distinti, quello scritto dei dialoghi e delle didascalie e quello iconico dei disegni. Principalmente il compito di veicolare il messaggio viene svolto dal codice iconico, delegando al codice del linguaggio scritto funzioni complementari che occorrono ad aggiungere quello che l’immagine non è in grado di significare o ad intensificarne il significato, oppure per esprimere ciò che non può essere espresso attraverso i disegni. In un albo a fumetti abbiamo quindi la presenza contemporanea di due codici distinti, che sfruttano al massimo le proprie potenzialità per produrre una narrazione, la quale risulta essere la fusione di entrambi e non la loro semplice somma. Le componenti iconiche e narrative del fumetto sono dunque assolutamente interdipendenti e non possono mai venire trascurate una in favore dell’altra
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COM’è UN SUPEREROE Siamo nel giugno dell’anno 1938, e nelle edicole degli Stati Uniti faceva capolino un nuovo comic book, una nuova rivista di fumetti chiamata Action Comics. La copertina di quella nuova rivista, che è diventata il simbolo stesso di questo avvenimento, riporta un rampante personaggio in calzamaglia blu e mantello rosso mentre solleva sopra la sua testa un’auto, di fronte ad una piccola folla stupita. Con questa copertina nasceva Superman, e con lui si ridefinivano per sempre le connotazioni del fumetto d’avventura. Le caratteristiche che questo primo fumetto andava definendo diventeranno la struttura portante di un nuovo genere di racconto a fumetti, quello Supereroistico. L’immaginario collettivo americano di quegli anni conosceva insieme il suo più alto momento di massificazione e industrializzazione, e l’inizio della crisi di quel modello. L’industria culturale andava perfezionando i suoi apparati, costruendo un sistema di dispositivi mai visto prima, esemplificato nella grande macchina di Hollywood, che spingeva sempre più lontano le possibilità di interazione fra i bisogni e i desideri del pubblico e le offerte del prodotto culturale. Il fumetto comincia dunque proprio negli anni Trenta a elaborare in modo più complesso aspirazioni e bisogni del
fig. 11 Prima copertina del fumetto di Superman. Action Comics #1, giugno 1938
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COM’è UN SUPEREROE consumatore. Nel clima del New Deal e di fronte ai primi rumori di guerra, il fantastico irrompe nel fumetto per dare corpo alla nuova versione del “sogno americano”, con la sua carica di apparente innovazione, di sostanziale rassicurazione sui valori tradizionali e poi di crescente coscienza del proprio ruolo internazionale. Di questo sogno Superman rappresenta il lato solare, l’illusione di una disponibilità crescente e illimitata di energia, il mito di una rigorosa trasparenza, dove la vista a raggi X potrebbe esserne un’ incarnazione, contemporaneamente alla dimensione di un’America provinciale, tutta concentrata tra Metropolis e Smallville. Superman è un alieno, dotato di un corpo prodigioso, dai meravigliosi poteri, tutto dedito al bene. La società gli è amica, però solamente se rappresenta il momento dell’eccezionalità, della risoluzione di crisi straordinarie con mezzi straordinari. Non c’è posto per Superman nella vita di tutti i giorni, infatti nella vita di tutti i giorni egli deve dissimulare la propria identità sotto le vesti del mite e goffo Clark Kent, diligente cronista al Daily Planet, il quotidiano di Metropolis. Sotto le spoglie dell’alieno, il corpo di Superman è un’altra incarnazione del corpo artificiale, un sogno di potenza illimitata, di velocità infinita, di infinita capacità di penetrare sotto la superficie delle cose, di dominio totale sul mondo. Di questo corpo glorioso ne sarà fatta anche una versione notturna, più violenta, potenzialmente più ambigua. Come il volto notturno di Metropolis-New York è Gotham City, così la variante notturna di Superman è Batman, nato nel 1939. Il miliardario Bruce Wayne, testimone da bambino dell’assassinio dei genitori e da allora votato a combattere il crimine, non è un alieno, non ha superpoteri: dal proprio corpo egli costruisce il corpo di Batman, l’uomo pipistrello, con la tenacia dell’esercizio, con una ferrea forza di volontà, con una determinazione nel raggiungere la perfezione che per alcune letture potrebbe risultare paranoica e morbosa. Questa coppia di corpi massicci e potenti, questi fasci di muscolatura dediti alla difesa delle loro città dal male, diventano così il fulcro di un nuovo genere, il fumetto di supereroi: fra il 1939 e il 1941 nascono una miriade di personaggi simili, tutti arruolati d’ufficio nel conflitto mondiale, che sperano, in parte riuscendovi, di ripetere lo straordinario successo di Superman. Nuovi eroi vengono creati “ad hoc” per combattere contro la minaccia tedesca e in nome dell’american way of life. La rappresentazione di questi corpi fantastici, che si intreccia e subisce le influenze anche dei temi della letteratura fantascientifica di quegli anni, vede 30
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fig. 12 e 13 Illustrazioni dei due Supereroi più conosciuti e più “anziani” , entrambi nati alla fine degli anni ‘30: Superman (sopra) e Batman (sotto)
il predomini del corpo “virtuale”, immateriale, argomento molto presente nelle discussioni che si sviluppano intorno agli anni ‘40. La prima fantascienza aveva una forte base avventurosa ed era caratterizzata dalla “meraviglia” per i progressi della scienza, difatti si era nell’epoca dell’avvento dell’elettricità, ma già dagli anni ‘40 cominciò ad occuparsi più delle ripercussioni del progresso scientifico che delle ipotetiche conquiste della scienza per sé stesse. Queste preoccupazioni le ritroviamo come ipotesi della scienza: la caratteristica della fantascienza americana era l’estrapolazione, il riconoscimento, sulla base di alcuni elementi, di una 31
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tendenza in atto per proiettarla nei suoi sviluppi futuri, volta a discutere i fenomeni del presente estremizzandoli in un contesto ipotetico. Altri spunti critici mettono invece in luce il riferimento al “sense of wonder”, alla meraviglia, che fa appello ad un analogo della “volontaria sospensione dell’incredulità” come tema trainante in molti fumetti di quel periodo. I superpoteri così come le altre caratteristiche dei corpi dei supereroi sono la metafora di una condizione sociale che cerca in quei personaggi di ritrovare una serie di valori su cui si fonda la società e la cultura di quel periodo. Con la fine della guerra ha termine la prima “età dell’oro”. Alla fine degli anni Quaranta, e negli anni Cinquanta, il numero dei personaggi diminuirà molto, e la formula darà già segni di stanchezza. È il cinema di fantascienza, in quegli anni, a rivelarsi capace di porre con più chiarezza, nell’immaginario collettivo, le preoccupazioni per l’ambiguità sociale della scienza, quella scienza che con Hiroshima e Nagasaki aveva dimostrato di potersi facilmente trasformare da forza produttiva in forza distruttiva. La nuova insofferenza per la massificazione della società industriale, un’insofferenza che si esprime spesso in fantasie angosciose sul problema del corpo e dell’identità individuale, manifestate molto chiaramente in film come “L’invasione degli ultracorpi” e “Destinazione Terra”, dimostra come Il postindustriale avanzante sembri insofferente nei confronti del robusto, massiccio corpo del supereroe classico, e ne esiga una rappresentazione insieme più problematica e più aerea, “immateriale”.Questo corpo agile, dislocato, quasi impalpabile, capace di occupare lo spazio in modo leggero e bizzarro compare nel novembre 1961 in una nuova testata, The Fantastic Four, i Fantastici quattro. In pochi anni nascono personaggi destinati a diventare popolarissimi: Spider-Man, Daredevil, l’incredibile Hulk. Il colpo di genio di Stan Lee e Jack Kirby, nel creare i Fantastici Quattro, è stato quello di “scomporre le funzioni” del supereroe attribuendole a quattro personaggi diversi, estremizzando la specializzazione: Reed Richards/Mr. Fantastic, col
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COM’è UN SUPEREROE corpo elastico ed estendibile; Johnny Storm/La torcia umana, capace di incendiarsi e volare; Susan Storm/La ragazza invisibile; Ben Grimm/La cosa, dal corpo di pietra massiccia, e rendendola più concretamente visibile nella vera coppia antinomica del gruppo, Mr. Fantastic e la Cosa. Nella radicale diversità delle forme dei due personaggi (filiforme, leggero, capace di riempire tutto lo spazio, Reed Richards; pesante, rigido, massiccio, Ben Grimm) si rispecchia una versione popolare e un po’ ingenua del conflitto fra la ragione, qui esemplificata nello scienziato Richards, e l’emozione, che indossa il corpo pietroso di Grimm. Questo cambio radicale nella rappresentazione e nell’uso del corpo apre la strada a tutta la nuova filosofia del supereroe Marvel, che vive con disagio la sua condizione, sia perché questa gli rende difficoltosi i normali rapporti con gli altri, rapporti a cui la sua “metà umana” aspirerebbe, sia perché non è più chiara, né data una volta per tutte, la bandiera sotto cui combatte, l’ideale etico che giustifica il suo codice di comportamento e motiva le sue azioni. Ecco allora che la doppia identità non è più solo un espediente narrativo, ma diventa rimozione, amnesia e furia incontrollata nell’incredibile Hulk, si intreccia con i problemi della condizione giovanile nell’Uomo ragno, diventa motivo di emarginazione
fig. 13 Illustrazioni del team dei Fantastici 4. dall’alto in senso orario: Reed Richards/Mr. Fantastic Johnny Storm/La torcia umana Ben Grimm/La cosa Susan Storm/La ragazza invisibile
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sociale e di isolamento orgoglioso negli X-Men, eroi nati e rinati più volte dal 1963 ad oggi e capostipiti dell’ “esplosione mutante” degli anni Ottanta. Anche la menomazione fisica può trasformarsi nel punto di forza dell’eroe, come in Daredevil, il supereroe cieco. Guardando bene, i nuovi supereroi degli anni Sessanta sono una straordinaria galleria di freaks, di corpi mutati dal nuovo pericoloso potere della scienza o dalla casualità dell’evoluzione. In molti casi l’acquisizione dei superpoteri è dovuta a un incidente che ha esposto l’eroe all’azione di sostanze o radiazioni pericolose: questo espediente è stato usato per la prima volta nel 1940 per raccontare le origini di Flash, l’uomo più veloce del mondo, che acquista la propria velocità supersonica dopo l’inalazione di vapori di acqua pesante. L’ incidente scientifico è diventato l’espediente preferito per spiegare i superpoteri dei personaggi Marvel, dai Fantastici Quattro all’incredibile Hulk, dall’Uomo ragno a Daredevil. In molti casi si tratta di giovanotti non troppo svegli, che solo l’incidente trasforma in supereroi. Anche Captain America, a cui danno vita Jack Kirby e Joe Simon nel 1941 è un giovane di costituzione gracile, scartato alla visita militare, e solo una pozione segreta lo trasforma nel possente guerriero che conosciamo. Altre volte non è l’incidente a creare il supereroe, ma un esperimento controllato o un’innovazione tecnologica, come nel caso del siero riducente che crea Ant-Man, l’uomo formica, o l’armatura metallica che tiene in vita il playboy Tony Stark e lo trasforma nel proto- cyborg Iron Man. Il paradigma del ragazzo gracile, introverso o incapace, che l’incidente trasforma in un personaggio ben diverso, dimostra che la scienza viene vista ancora, in quegli anni, come una via di trasformazione, di risarcimento, di riscatto da una vita grigia e quotidiana. È la scienza come forza immediatamente produttiva, quindi, che penetra direttamente nel corpo per trasformarlo e renderlo adatto a nuovi compiti e nuove performance. L’immaginario non si accontenta più del sogno di un corpo onnipotente del
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tutto autonomo da quello dell’uomo comune, ma vuole far correre la fantasia allo stesso ritmo della ricerca scientifica, vuole che l’immaterialità dei nuovi spazi di simulazione informatici e del codice genetico scorrano dentro di noi, nella nostra carne e nel nostro sangue. Ecco che il corpo di Superman, un corpo alieno prodigioso dotato di meravigliosi poteri, muta in un corpo umano reso alieno dalla tecnologia, dalla scienza e dall’evoluzione, per tramutarsi nel corpo mutante degli X-Men. L’evoluzione del corpo del Supereroe rispecchia l’evoluzione della società: la società è cambiata, i Supereroi senza macchia e senza paura in stile Superman non hanno più lo stesso appeal degli inizi. Se consideriamo esauriente la descrizione che il semiologo Juri M. Lotman fa dell’eroe, descritto come travalicatore di confini, portando come rappresentante della categoria Ulisse, notiamo come siano effettivamente in pochi oggi gli eroi che abbiano una capacità trasgressiva rispetto alla norma. In primis, perché in un’epoca in cui la “trasgressività edonistica” è un elemento quotidiano, all’eroe manca una differenziazione sostanziale dall’uomo comune. Da qui, lo sfalsamento di piani ontologici cui sempre più assistiamo in letteratura e sugli schermi: ad esempio Hancock, il supereroe alcolizzato di Will Smith, i celebri Incredibili della versione animata, il puzzolente Hellboy di Guillermo Del Toro e molti altri, che, se non sono supereroi disfunzionali, sono addirittura disabili. Di fronte al superomismo estetizzante il Supereroe è costretto a cambiare, a fare di disabilità virtù, è costretto ad aprirsi alla debolezza, alla vulnerabilità e a una colpa che sono espressione piena di una paradossale antieroicità. Il supereroe di oggi, anche quello destinato all’intrattenimento del pubblico più innocente composto da bambini e famiglie, è a due facce, come l’Harvey Dent de “Il cavaliere oscuro” di Christopher Nolan, bello e contemporaneamente scarificato, oppure sproporzionato in un senso e nell’altro, come si vede nella reciprocità tra l’eroe Batman e la sua nemesi, il Joker, dove non si distingue più chiaramente se l’eroismo sia una conseguenza della malvagità o se la malvagità si sia generata in conseguenza all’eroismo.
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Al di là degli innegabili meriti di regia e interpretazioni, forse il vero surplus de “Il cavaliere oscuro” è proprio questa fedeltà etimologica, con un formidabile trio identitario: A (Batman), nonA (Joker) e diverso da A (Due Facce). “O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo.” Harvey Dent, da “Il cavaliere oscuro” “Io non, io non voglio ucciderti! Che faccio senza di te? Torno a fregare i trafficanti mafiosi? No. No... no. No tu... tu completi... Me!” Il Joker, da “Il cavaliere oscuro” “Ah, oh.. oh! Tu, tu non riesci proprio a lasciarmi andare, vero? Ecco cosa succede quando una forza irrefrenabile incontra un oggetto inamovibile. Tu sei davvero incorruttibile, non è così? Eh!? Tu non mi uccidi per un mal riposto senso di superiorità. E io non ti ucciderò… perché tu sei troppo divertente! Credo che io e te siamo destinati a lottare per sempre.” Il Joker, da “Il cavaliere oscuro”
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Il
corpo dell’uomo, il corpo del supereroe
Dal 1938 i Supereroi sopraggiungono come simboli di una fase dell’immaginario dominata dal rapporto corpo-tecnologia. Queste simbologie vengono nel tempo sottoposte ad una riapertura dei propri conflitti interni, sono messe in secondo piano le dinamiche relative all’integrazione corpomacchina ed emergono le trasformazioni del corpo provocate da agenti interni. La nuova immagine che assume il corpo nell’età moderna, le nuove narrazioni a cui è soggetto, vanno naturalmente intese all’interno dei cambiamenti occorsi nella società occidentale. I luoghi dell’aggregazione, del lavoro, del riposo, le città e le campagne hanno mutato il proprio senso, in parte a causa delle mutate condizioni dei metodi e dei rapporti di produzione e lavoro. La nascita dell’industria e del fordismo hanno trasformato il tempo e lo spazio, hanno trasformato le dimensioni all’interno delle quali agisce e vive il corpo. Alcune conseguenze sono state l’avanzata di nuovi gruppi sociali, di nuove ideologie, di totalitarismi più o meno espliciti. Dalla fine del XVIII secolo, le innovazioni tecnologiche, scientifiche e della medicina che si sono susseguite hanno trasformato il rapporto con il corpo, con i suoi limiti. Lo stile di vita dell’uomo è cambiato, la concezione di interno ed
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esterno è cambiata: fino ad allora il corpo umano vivente non poteva essere “penetrato” in modo sicuro: un medico si poteva limitare ad ascoltare il caso del paziente e ad esaminarlo con le mani e con il tocco. Con l’avvento del XIX un medico trova a sua disposizione strumenti che possono invece entrare nel corpo in modo sicuro: stetoscopio, oftalmoscopio, laringoscopio, speculum, raggi x, ne può misurare il ritmo, la temperatura, la respirazione, la pressione sanguigna, esaminarne i batteri con potenti microscopi. Al corpo possono venire somministrate droghe, medicine, elettricità, vi si possono inoculare vaccini. Si iniziano a concepire regimi fisici che ne migliorino l’aspetto e le prestazioni. Le analisi e l’osservazione del corpo in questo periodo sono indirizzate verso una ricerca razionale ed ottimistica di un certo e sicuro progresso. È all’interno di questo discorso che prendono corpo molti dei Supereroi più rappresentativi del secolo scorso. Da sempre gli eroi, per cui anche quelli del cinema e dei fumetti, sono un indicatore del clima dell’immaginario e della sensibilità sociale per quanto riguarda alcuni temi significativi. Superata la fase totalmente ottimistica e fiduciosa, i corpi e le mitologie dei supereroi nel fumetto contemporaneo si scontrano con la necessità di un ineluttabile cambiamento, di fronte al crollo dei valori che avevano fornito solidità e validità all’immaginario supereroico nella sua fase “adolescenziale”, dai primi anni agli anni ’60. Lo statuto di invulnerabilità ed invincibilità di questi personaggi andava riformulato. L’immaginario del supereroe si è esposto a nuove articolazioni drammatiche, alla precarietà, al mutamento, alla possibilità della morte.
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COM’è UN SUPEREROE
Estetica
del supereroe
Il supereroe è sempre stato utilizzato come rappresentazione di concetti come la sessualità e la corporeità, e non suscita stupore quest’ utilizzo, dato che il supereroe esemplifica la visione idealizzata, iperbolica del corpo umano. Il corpo del supereroe è il corpo più vicino alla perfezione possibile da ottenere, è giovane per sempre e suscita ammirazione. In costante aggiornamento per adattarsi ai concetti di bellezza del proprio tempo, il corpo del supereroe rappresenta il superlativo. Nonostante questo, i corpi dei Supereroi sono comunque corpi vestiti. Il vestito trasforma il corpo e lo rende appropriato per contesti specifici, dotando la psiche del Supereroe di attributi ed energie che vanno oltre il mondo naturale. In questo modo, il vestito serve come metafora visiva dell’identità. La strategia adottata per trasportare il corpo del Supereroe nel reame del superumano è quella del travestimento totale. La funzione dell’abbigliamento del Supereroe è di nasconderne l’identità “umana”, normale, e dall’altro attirare attenzione verso l’altra identità, quella “superumana”. I fumetti compiono contemporaneamente la funzione di riflesso della realtà e di costruzione della stessa, i fumetti supereroistici si fanno vividi nell’immaginazione dei lettori e costruiscono forti connessioni con la loro vita
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quotidiana. In questa visione, i fumetti rappresentano spesso ideali, valori e comportamenti della società consumistica. Un corpo virile, muscoloso, scolpito in palestra, è storicamente diventato, anche per mezzo dei media, il riferimento per la corporeità maschile, i corpi che deviano da questa descrizione sono scherniti e nascosti dalla comunicazione di massa. Dalla sua nascita fino ad oggi, Il topos del supereroe ha vissuto innumerevoli cambiamenti: quando Superman e Batman hanno visto la luce, alla fine degli anni Trenta, l’immaginario legato alla chimica, che possiamo trovare anche in opere come “Frankenstein” o “Lo strano caso del dottor Jeckyll e di Mr Hyde” viveva i suoi ultimi bagliori, e si accingeva a lasciar posto alle visioni della fisica. Spider-Man, Hulk, gli X-Men, Devil, i Fantastici Quattro sono tutti figli dell’era nucleare. Oggi la fisica lascia il campo alla biologia – la nuova frontiera del XXI secolo – e a tutto ciò che questo implica per le future applicazioni di certe scoperte scientifiche sul corpo umano. Nel tempo il Supereroe si allontana sempre di più dall’uomo stesso, prende vita un universo mutante e cangiante dove i corpi dei supereroi smettono di essere apollinei e impazziscono, dando vita a una realtà trans-forme, ibridata alla tecnologia. Secondo la teorica del femminismo Donna Haraway, come scrive nella sua “teoria del cyborg”, la tendenza naturale degli esseri umani è sempre stata quella di ricostruirsi attraverso la tecnologia, allo scopo di distinguersi dalle altre forme biologiche del pianeta: un progetto che parte dalle prime forme di manipolazione del corpo umano e continua oggi con l’utilizzo di protesi tecnologiche e lo sviluppo dell’ingegneria genetica. Il desiderio di migliorare ciò che ha determinato la natura, sarebbe alle origini stesse della cultura umana.
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L’elemento
vestimentiario nei supereroi
I costumi dei Supereroi sono evidentemente un’invenzione dei disegnatori di fumetti, ma naturalmente si riferiscono ad una certa tradizione nella raffigurazione di mascolinità enfatizzata che viene esibita da guerrieri e sportivi, esempi supremi di modello di corpo maschile desiderabile. Per supportare l’ipotesi, potremmo fare rifermento all’abbigliamento esibito dai wrestlers professionisti, dagli acrobati circensi dei primi del ‘900, come anche dagli insiemi vestimentari composti da stivali, mantello e calzamaglia indossati dagli avventurieri spadaccini rappresentati a teatro e ad Hollywood, figure primordiali da cui si è sviluppata la figura del Supereroe, fino ad arrivare all’abbigliamento sportivo contemporaneo. Per quanto riguarda i costumi dei supereroi, è facilmente verificabile come nella realtà siano pressochè impossibili da realizzare. Ogni cucitura, ogni giuntura, ogni segno visibile di biancheria intima, ogni smagliatura o filo rotto rivelerebbero l’illusione magistralmente creata dai disegnatori. Una conferma a questa teoria possiamo trovarla nelle riproduzioni dei costumi che sono state fatte nei numerosi film di supereroi prima dell’avvento massiccio della computer grafica. I costumi riprodotti in queste rappresentazioni assomigliavano di più a dei pigiamoni imbarazzanti piuttosto che ai costumi disegnati nei fumetti, finchè per ovviare a questo sfasamento si è fatta largo la strategia di creare versioni più realistiche dei possibili costumi, realizzando versioni più fruibili nella plausibile quotidianità del Supereroe. Si sono realizzate “coperture” pseudo-utili fatte in gomma, pelle, e plastica, di che si ispirano un egual misura alle tute spaziali, alle mute dei sub e a più generiche tutine elasticizzate. Il costume del supereroe di fatto non ha referenti reali nel mondo tessile. L’ impossibilità di trasportare il costume del supereroe nella realtà fisica deriva probabilmente dal fatto che, nel fumetto, il costume è fatto di tinte pantone e ombreggiature,
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fig. 14 Scena tratta dal film “The Wrestler” del 2008 diretto da Darren Aronofsky
fig. 15 Scena dal film “The Three Musketeers”, di Richard Lester (1973)
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COM’è UN SUPEREROE e non si tratta come nel disegno di moda di ricreare dei tessuti e degli abiti che hanno il loro fine ultimo di essere indossati, non nasce con questo intento. Il costume del supereroe è una seconda pelle, colata sopra al corpo, che ne simula la copertura per evitare imbarazzi e giustificare la rappresentazione di un corpo che di fatto è disegnato così com’è, nudo. Il costume del supereroe serve a raffigurare il corpo umano nella sua forma perfetta, libera. Nel costume comunque sono anche incorporate alcune caratteristiche che risultano particolarmente utili per la missione del Supereroe, sempre esposto a pericoli e difficoltà: i costumi di Superman e di Batman sono antiproiettile, servono come corazza, in modo simile ai pettorali di metallo indossati dai militari dell’impero romano. Dai militari romani l’immaginario del Supereroe prende in prestito anche la cappa e l’ elmetto che ricopriva il viso del soldato. L’elmetto riproduceva il volto di Alessandro Magno: indossando questo elmetto, l’armata romana assumeva un’aurea di invincibilità, un’armata di cloni di Alessandro. L’uso di questo elmetto durante le parate, non in combattimento, può essere visto come un primo esempio di esibizione di eroica mascolinità. Il moderno costume Supereroico quindi ha delle parziali reminiscenze romane, passate attraverso la rivisitazione che nel rinascimento viene fatta della rappresentazione del corpo maschile nudo. Ad esempio, le insegne e la struttura dei costumi del Supereroe moderno sono simili al rilievo che copre la muscolatura idealizzata del busto maschile. I costumi dei Supereroi ereditano i tratti drammatici del Rinascimento, il modo realistico ed anatomico con il quale vengono rappresentati, e contemporaneamente richiamano le vesti dei gladiatori e l’eroismo dell’età classica. Combinando elementi degli antichi eroici soldati e gladiatori con moderni materiali come la lycra, i fig. 16 Esempio di muscolatura Supereroi rimandano un’immagine a idealizzata delle armature romane
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metà tra uno spadaccino rinascimentale ed uno sportivo praticante l’atletica leggera. L’abito del Supereroe si colloca tra lo sportivo e il paramilitare, nella forma e nella funzione è una miscela di elementi antichi, medioevali, rinascimentali e moderni di forme dell’abito tipicamente maschili. Questo mescolamento di elementi evoca la mascherata e suggerisce anche un paragone con il genere vestimentiario dell’uniforme. Benchè ogni Supereroe abbia un costume diverso, e quindi non si possano definire i loro costumi delle uniformi, l’atto dell’indossare il costume conferisce delle licenze speciali, in modo simile all’effetto ottenuto da determinate uniformi, che quando indossate permettono di compiere azioni non permesse agli individui in abiti civili. Chi indossa l’uniforme può interrogare, sparare ed arrestare criminali. Da questo punto di vista, gli emblemi riprodotti sui costumi dei Supereroi non sono solo dei semplici loghi, ma servono una funzione simile a quella dei distintivi dei poliziotti, che permettono di identificare quella persona come persona impegnata in un compito preciso. Non servono solamente a nascondere l’identità alternativa del Supereroe, ma servono a rendere nota la propria speciale autorità. E’ innegabile intuire come il costume del Supereroe sia l’esatto opposto del mimetismo, con i sui colori sgargianti e con la sua fattura lontana da quella degli abiti comuni. Il costume del Supereroe vuole attrarre l’attenzione su di sé. Paradossalmente, è più corretto parlare di mimetismo e travestimento in riferimento agli abiti civili dei Supereroi. Indossare un abito grigio in un ufficio, dei jeans e una maglietta in una scuola superiore o un elegante abito da sera durante gli eventi mondani rende l’indossatore poco appariscente, privo di una visibilità individuale, lo normalizza e rende omogeneo nella folla. Al contrario, il costume del Supereroe non ne nasconde l’identità, bensì la rende manifesta. Per un Supereroe è impossibile sparire tra la folla, per rendersi invisibile deve travestirsi da persona normale. Per questo motivo non è possibile identificare una delle identità come quella “vera”, l’una dipende dall’altra.In questo senso i costumi sono costruzioni simboliche,
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segnalano l’incorporazione di chi li indossa nel reame del simbolico e del mitico, sfuocando la linea che separa l’identità dell’eroe da quella dell’indossatore. Il costume del Supereroe opera come un linguaggio, una comunicazione che funziona a livelli diversi all’interno di un sistema strutturato di significati codificati. Questi significati parlano dell’identità di chi indossa il costume in termini di paladino della libertà, e veicolano l’idea che superpoteri e superabilità siano al servizio del bene. Benchè gli abiti dei Supereroi siano perlopiù rimasti invariati negli anni, i valori delle società che hanno prodotto le identità dei Supereroi sono variati nel tempo, così come sono cambiate le figure dei nemici, ma i significati sottesi restano gli stessi: eroi che salvano i deboli e l’umanità, combattendo contro il male in tutte le sue forme.
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA Nel mondo fittizio dei Supereroi, il dialogo tra capacità supernaturali e la moda non è cosa nuova. Fin dalla loro comparsa negli anni ’30, il guardaroba dei Supereroi ha comunicato delle narrative peculiari della cultura popolare americana attraverso una combinazione di testo e illustrazioni, che funzionano all’interno di un vocabolario estetico di simbolismi codificati. Il guardaroba del Supereroe parla dell’identità del personaggio che lo indossa, e serve a sottolineare le capacità supernaturali e gli attributi specifici del personaggio. Il costume separa il Supereroe dai comuni mortali, e lo contraddistingue rispetto alla società convenzionale. Possiamo dire che in modo simile, la moda esprime la forza industriale, che potrebbe essere associata all’idealizzazione del corpo ipertrofico del Supereroe: la moda trasferisce sul corpo in modo visibile l’idea di potere, di virilità e di coraggio. Negli anni il “costume” del Supereroe si è attualizzato, e possiamo notarne un esempio nel film di animazione “Gli Incredibili” della Pixar, uscito nel 2004. Il personaggio di Edna Mode, la fashion designer che si occupa dei costumi dei Supereroi protagonisti, non considera solamente le qualità estetiche del costume, ma prende in considerazione come esso possa supportare in modo pratico e funzionale i superpoteri di chi lo andrà ad indossare, spostando questo particolare abito dal campo della mascherata, e appunto del costume, a quello della tuta e dell’abito funzionale, con tutte le sue conseguenze pratiche,avvicinandolo
fig. 17 Locandina del film “Gli Incredibili” del 2004
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ed inserendolo nel campo della moda. Una simile operazione viene svolta nel film “ Il Cavaliere Oscuro” del 2008, quando la tuta del protagonista viene presentata con
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA descrizione di materiali e funzionalità, differenziandola dai significati carnevaleschi assunti negli anni nelle varie rappresentazioni di Batman. Passando dal nome di “costume” a quello di “tuta”, la moda del Supereroe inizia ad operare all’interno della complessità di un sistema influenzato da nozioni come realismo, performance, genere, status sociale e potere. Infatti la moda è un fattore sociale, ambientale ed economico, ed ha la capacità di unire mondi differenti tra loro quali la creatività e consumo. La moda da sempre è stata il senso fig. 18 Scena tratta da “Il cavaliere oscuro”, nella quale si vede la nuova della teatralità dell’individuo che si tuta di Batman. esprime nel vestito, confessando più o meno consapevolmente ciò che ci piacerebbe essere anche solo per gioco, per un’ora o per il resto della nostra esistenza, essa è il tentativo di mediazione delle pressioni che si agitano nell’Io dell’individuo. Analizzando più da vicino le necessità culturali umane, possiamo notare come con l’avvento delle inquiete culture degli anni novanta, si presenta per la prima volta un’incredibile contaminazione di ruoli e di identità sessuali: metamorfosi, androginia, travestitismo, trasferimenti di identità, ermafroditismo, transessualità, trame che intrecciano e ricompongono il maschile e il femminile, creando un insieme di fenomeni che contribuiscono a caratterizzare e modificare il reale e l’immaginario. La moda, in questa maniera, diviene il “diritto di mutarsi”. È il passaggio dall’abbigliamento tradizionale, legato all’etnia e alla classe, a un modo di vestire che, dividendosi in maschile e femminile, inizia a scomporsi e moltiplicarsi in numerose varianti, dall’utilizzo dei materiali più diversi all’attenzione alle tensioni che caratterizzano il contemporaneo. E così la moda si è trasformata in processo, distribuendosi diffusamente e capillarmente, disseminandosi ovunque; non appartiene più a una classe precisa, non veicola più solo pochi modelli di riferimento, non si trova più esclusivamente nei costumi 47
fig . 19 Paul Smith PE ‘08
fig. 20 Stella McCartney per Chloé 1998
fig. 21 Alexander McQueen AI ‘07-’08
della società. Abiti, oggetti, comportamenti e gusti oggi sono divenuti un dispositivo che comunica politiche, strategie economiche, mezzi e strutture della comunicazione. Ormai è evidente che “il vestire espone il corpo a una metamorfosi sempre possibile, e la moda della nostra epoca si è concessa di ‘raccontare’ queste metamorfosi, [...] la moda ha permesso così la confusione dei ruoli sessuali, ha evidenziato in superficie ciò che era sotto (etichette, biancheria intima, cuciture), ha invertito la funzione ricoprente dei tessuti adottando le trasparenze, ha rotto gli equilibri e i rigidi funzionalismi del costume tradizionale e dell’abito rituale, ha adottato la citazione intertestuale come tecnica costante, ha insomma in un certo senso reso il corpo discorso, segno, cosa...”, come scrive Patrizia Calefato nel suo Mass Moda. 48
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L’intero meccanismo della moda si basa sulla comunicazione. Senza trasferimento di messaggi, non avremmo né la moda né tutto il sitema che ruota intorno ad essa. Possiamo affermare con una certa dose di sicurezza che l’abito è diventato, o meglio, è sempre stato, un modo di vivere, di presentarsi; sicuramente è la prima cosa che parla agli altri dei nostri gusti e delle nostre passioni. In questo modo diventa un simbolo, un’espressione d’ identità. Ogni cultura e subcultura ha considerato l’abbigliamento come espressione del proprio modo di pensare e di infrangere le regole della società nella maniera il più possibile evidente, sfidando di volta in volta quelli che sono i canoni del buon gusto. La moda, quindi, essendo espressione dell’individuo, rispecchia anche le società e i suoi mutamenti, i movimenti culturali e giovanili, i cambiamenti di valori e l’andamento economico. Essa è costume che vive nella società, per cui può essere capita solamente se è collegata con quello che è il contesto nel quale si inserisce. Di tale contesto fanno parte i valori etici ma anche quelli estetici; l’estetica è infatti ormai una sorta di valore aggiunto, che il consumatore ricerca ed apprezza nelle sue scelte.
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
Superheroes:
fashion and fantasy
“I designer sono da sempre affascinati dal modo in cui gli abiti possono trasformare il corpo e la personalità di chi li indossa, la moda e il supereroe sono legati dalla stravaganza e dalla fantasia, e questa mostra, celebrazione sia del vestito sia dell’eroe, è in fondo un’esaltazione del corpo fantastico. Lo stile, come il supereroe, ti permette di sognare e fuggire in un mondo di libera immaginazione” Giorgio Armani sulla mostra “Superheroes: fashion and fantasy”
Un contributo importante nel definire le vicinanze tra il mondo del fumetto e quello del sistema moda viene da una mostra presentata nel 2008 al Metropolitan Museum of Art di New York, dove vengono esposti, con il patrocinio autorevole di Giorgio Armani, circa 70 abiti di diversi stilisti per svelare le simbologie e le metafore che legano la moda e i personaggi di fantasia dei superpoteri. La moda, spazio creativo in continua ricerca di trend da commercializzare, ha compreso in profondità e velocemente le potenzialità iconografiche del fenomeno Supereroi. Ne ha studiato il linguaggio, colto la portata e riadattato il fumetto alla realtà. La mostra si propone di esaminare l’influenza sulla moda dei costumi dei supereroi, come sono rappresentati nei fumetti, al cinema o in televisione, e viceversa. 50
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA All’interno dell’esibizione viene messo in luce come questi costumi non si siano limitati a proclamare i poteri del supereroe che li indossa, ma come abbiano anche stimolato nuovi design nella moda d’avanguardia, nel préta-porter, negli indumenti high-tech per performance sportive di alto livello agonistico. Ogni capitolo della mostra è associato a uno o più supereroi: da Iron Man a Batman, da Wonder Woman a Flash. Rappresenta un vero e proprio spaccato socio-culturale del nostro mondo. Un modo di rappresentare l’umanità attraverso differenti caratteri e altrettante espressioni corporee associate all’abbigliamento di riferimento. Ci sono così dunque i costumi emblema, che raccontano l’identità di chi li indossa grazie ad una esplicita rappresentazione grafica: la S di Superman, la ragnatela e l’iconografia del ragno di Spiderman. I costumi patriottici che riassumono le caratteristiche dell’eroe e ne connotano la vocazione al bene e alla difesa del proprio paese, prendendo a prestito idee e contenuti dalle bandiere nazionali: Wonder Woman, Capitan America, Capitan Britannia. Poi ci sono i costumi Aerodinamici, vere e proprie seconde pelli, ricamati direttamente sul corpo del supereroe, che ne esaltano l’abilità: il supereroe di riferimento in questo caso è Flash, il fulmine rosso della Dc Comics, e in questo caso il costume e il suo design così particolare non vengono utilizzati solo dalla moda, ma possiamo vederlo sfruttato anche in campo sportivo e addirittura aerospaziale. E via così, di categoria in categoria, di costume in costume; a rappresentare quanto di buono, utile e concretamente sfruttabile da parte del mondo reale ci sia nel regno della fantasia e della creatività delle nuvole parlanti. Come fa notare Andrew Bolton, il curatore del Metropolitan Museum, nei numerosi comunicati stampa stilati per l’evento, la moda condivide con i supereroi una malleabilità metaforica che nutre la propria fascinazione con l’idea e gli ideali del supereroe. La moda si può dire che rispecchi e condivida con questo specifico ramo dei fumetti l’ossessione per il corpo ideale delle rappresentazioni supereroiche, e come le raffigurazioni del corpo nel fumetto, entrambi registrano i segnali del cambiamento degli standard di perfezione nella società. Come la moda, il corpo del supereroe rappresenta delle particolari narrative in termini di metafore, ed entrambi condividono una malleabilità nei 51
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significati delle metafore stesse, metafore che sia i Supereroi che la moda condividono, una su tutte il potere della trasformazione. La moda ed i supereroi celebrano la metamorfosi ed il cambiamento, creano una moltitudine di opportunità per rimodellare il proprio corpo e la propria identità. La moda non solo condivide la metafora della malleabilità dei supereroi, ma sposa una componente importante del comportamento tipico degli eroi in costume: la cosiddetta “potenza della trasformazione”. La moda celebra ed esalta la metamorfosi, fornendo illimitata possibilità all’uomo comune di trasformarsi come (e meglio) dei suoi stessi idoli. Nella moda, come nelle strisce dei fumetti, l’uomo si identifica con il supereroe, e come il supereroe, attraverso la moda conquista la libertà di fantasticare per sfuggire alla banalità del quotidiano. Nel nostro tempo “postmoderno”, dove simboli e segni stanno diventando sempre più indeterminati, esiste una semiotica specifica nei costumi dei Supereroi che pare resistere più a lungo di molte altre, e che è stata esplorata da numerosi designers. Un esempio lo troviamo sicuramente in Superman, che attrae i designer per l’iconicità della sua S, e del quale spesso viene evocato il momento massimo della sue grandezza, ovvero il momento in cui si libera dalla camicia di Clark Kent per assumere la sua vera identità, e mostra sotto ad essa la S del Supereroe sul petto. Altrettanto forte è la simbologia legata a Spiderman, talmente forte che anche quando i designers utilizzano il simbolo del ragno senza nessun specifico riferimento al supereroe, non si può evitare di evocarlo. I Supereroi, come il Jazz, il baseball, i film, sono americani nella loro essenza. Non solo impersonificano gli ideali e i valori e i credi della società americana, ma riflettono questi concetti indietro in modo da contribuire a formare la società americana. Come molti fenomeni culturali pop, i fumetti supereroistici riflettono e rispondono ai conflitti sociali e politici del mondo reale. Durante la II guerra mondiale furono assoldati per combattere il fascismo, per esempio. Nella collezione di John Galliano per Christian Dior, Wonder Woman è il punto 52
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di partenza e l’ispirazione, vengono catturati gli aspetti politici e sessuali del costume di Wonder Woman, che negli anni è stato reinvocato e reinventato a seconda delle mode prevalenti. Benché le narrative dell’eroina amazzone fluttuino negli anni, seguendo la dialettica sociale, attraverso il costume rimane da sempre un simbolo potente di patriottismo. Un altro personaggio femminile che ha mantenuto un discreto appeal nel corso degli anni è Catwoman: diversamente da Wonder Woman, personaggio sessualmente attraente ma tutto sommato non reso come oggetto prettamente sessuale, Catwoman spesso è stata associata all’immagine della “dominatrice” e al mondo sadomaso, dotandola di costumi in pelle o lattice, fruste e frustini, guanti e tacchi vertiginosi. È stata il personaggio femminile che ha subito più trasformazioni sia nella definizione della propria storia personale, che nel proprio guardaroba. Spesso è stata portata come esempio dell’ideologia maschilista e prevaricatrice presente nei fumetti, data la sua evidente funzione di oggetto sessuale e di desiderio maschile. Caratteristiche sessuali esagerate, larga parte del corpo scoperto o fasciato dal vinile, Catwoman rappresenta la contraddizione tra la brava ragazza e quella cattiva, ostentando una certa “liberazione sessuale” ci abitua a questi clichè generalmente stereotipati, rendendoli meno sovversivi e neutralizzandone gli aspetti più fortemente disturbanti. Nelle collezioni di designer come Thierry Mugler, Dolce e Gabbana, Alexander McQueen, Versace e Jean paul Gaultier, vediamo apparire spesso degli elementi riferibili all’iconografia di Catwoman, e più generalmente al’immagine della dominatrice. L’utilizzo che questi designer hanno fatto di bustini, pelle, reggiseni, tutine fascianti in vinile ed altri accessori feticistici hanno sdoganato nell’Haute Couture l’aspetto più erotico-esotico degli abiti.
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fig. 22 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy” Da sinistra: Bernhard Willhelm PE’06 - Bernhard Willhelm PE’06 - Moschino by Rossella Jardini AI ‘06/’07 Moschino by Rossella Jardini AI ‘06/’07
fig. 23 Immagine tratta da una tavola del fumetto di Superman, in cui viene evidenziato il gesto tipico dell’eroe.
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fig. 24 Moschino by Rossella Jardini AI ‘06/’07
fig .25 Immagini tratte dalla sfilata di Bernhard Willhelm PE’06
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fig. 26 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy” Da sinistra: Julien McDonald AI ‘03/’04 - Jean Paul Gaultier Haute Couture PE ‘03
fig. 27 Immagine tratta da una illustrazione di Spiderman, in cui viene evidenziata l’agilità dell’eroe
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fig. 28 John Galliano PE ‘97
fig. 29 Undercover by Juni Takahashi PE ‘08
fig. 30 Jean Paul Gaultier Haute Couture PE ‘03
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fig 31 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy” Entrambi i modelli sono di Christian Dior Haute Couture by John Galliano PE ‘01
fig. 32 Immagine tratta da una illustrazione di Wonder Woman, in cui viene evidenziato il corpo dell’eroina
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fig 33 Christian Dior Haute Couture by John Galliano PE ‘01
fig 34 Bernhard Willhelm PE ‘08
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fig. 35 Fotografia della mostra “Superheroes: Fashion and Fantasy” Il modello ritratto è quello di scena indossato da Michelle Pfeiffer nel film “Batman returns” del 1992 diretto da Tim Burton
fig 36 Immagine tratta dall’ album “Catwoman” #1, Agosto 1993, in cui viene evidenziata la sensualità dell’eroina
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fig 37 Dolce e Gabbana, PE ‘07
fig. 38 Christian Dior Haute Couture by John Galliano PE ‘01
fig. 39 Dolce e Gabbana, PE ‘07
fig. 40 Thierry Mugler AI ‘96/’97
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
Supereroi Giapponesi,
kawaii e manga
Nel terreno della moda, in cui per natura si verificano fenomeni di fertilizzazione tra i più disparati, vediamo che in estremo oriente da qualche decennio, le ragazze delle superiori sono le protagoniste sia dell’attenzione dei media che del mercato. In un ambiente estremamente ricettivo e allo stesso tempo fonte di ispirazione, le studentesse liceali di anime e manga di fama internazionale, primo tra tutti Sailor Moon, e l’iconografia scolastica che forniscono, si mischiano in continuazione con aspetti della quotidianità degli studenti dando luogo a mode che dalla vita reale passano sulla carta dei manga e viceversa. Tutto questo, senza menzionare i famosissimi personaggi di scolarette dei videogiochi, quali Street Fighter, oppure il personaggio dell’ “assassinaliceale” nel film cult Kill Bill, dove persino Quentin Tarantino, rapito da questo immaginario, si è servito delle liceali giapponesi. Inoltre non bisogna dimenticare giornali come WIRED, che si interessano a questa categoria e tengono d’occhio ogni trend emergente nel mondo dei modaioli teen. L’uniforme scolastica maschile nacque come una variante giovanile della divisa dell’esercito giapponese, mentre quella femminile fu concepita come una variante al femminile delle uniformi della marina giapponese. Le uniformi delle studentesse presero il nome di “abito sailor”, letteralmente “vestito alla marinara”. L’uniforme in stile militare è emersa nella cultura del dopoguerra come un simbolo fondamentale 62
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA e un anti-simbolo del sistema politico ed educativo. Nel Giappone del dopoguerra l’immagine degli scolari in uniforme puliti, ordinati, disciplinati, fisicamente e moralmente sani, ha pervaso le pubblicità e i programmi televisivi per famiglie, i francobolli e i cartelloni delle campagne governative, a dettare le norme dell’educazione civica. La stessa idea ufficiale di integrità e innocenza, applicata invece alle scolare, ha dato esiti diversi. La figura della giovane studentessa nella sua uniforme alla marinara è divenuta infatti un tema rilevante della pornografia del dopoguerra. I primi romanzi pornografici sulle studentesse in uniforme risalgono agli anni cinquanta. Negli anni Settanta alle immagini alternativamente caste od erotiche dei giovani scolari in uniforme, si aggiunse un nuovo immaginario erotico-grottesco dalle caratteristiche più complesse. La controcultura dei tardi anni Settanta produsse un immaginario inquietante di scolarette sedotte e violentate da mostri, professori, padri, nonni. In certe rappresentazioni teatrali, appaiono intere compagnie di scolaretti sadici in uniforme. fig. 41 Fotografia di un gruppo di studentesse giapponesi in libera uscita. L’uniforme scolastica spesso viene modificata per renderla adeguata all’espressione di libertà che sentono di esprimere le giovani giapponesi.
fig. 42 Personaggio di Gogo Yubari, la sadica diciassettenne guardia del corpo di O-Ren Ishii
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
In alcuni manga gli scolari in uniforme sono guidati da desideri terribili di distruzione e autodistruzione. L’immagine degli scolari in uniforme, ritratti in uno stato di turbamento sessuale e comportamentale, è stata usata per esprimere cinismo verso la moralità del dopoguerra. Nella controcultura , la presunta idea di innocenza associata ai giovani in uniforme è sempre stata trattata con sospetto. La scolaretta e la sua uniforme alla marinara spesso sono state usate come una maschera, immaginando che dietro a una parvenza innocente si nasconda un’identità più sinistra, perversa, corrotta. Le uniformi scolastiche divennero in Giappone un’icona dei circoli legati all’avanguardia artistica e al radicalismo underground, per poi essere al centro di molti stili di strada giovanili. Negli anni Ottanta, la cultura e gli stili legati alle uniformi vennero gradualmente sostituiti dalla figura della studentessa deviante, un altro aspetto del mutamento culturale che vede spostarsi l’attenzione dal mondo maschile a quello shōjo femminile. Nello stesso periodo , la figura della liceale si impone anche come feticcio della pornografia e della fantascienza legata al “complesso di lolita”, consumate da un pubblico di giovani maschi e uomini sopra la trentina, che si intrattiene con manga le cui protagoniste liceali in uniforme si trasformano in supereroi , storie destinate ufficialmente ad un pubblico di bambini. fig. 43 Il gruppo delle guerriere Sailor, protagoniste di un famoso anime che vede come protagoniste delle giovani liceali che si trasformano in Supereroine.
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
L’interesse per le liceali e le uniformi alla marinara fu ulteriormente stimolato dall’introduzione, nella seconda metà degli anni Ottanta, di nuove versioni delle uniformi disegnate da stilisti. Molte scuole private femminili lanciarono nuove uniformi firmate con gonne scozzesi, camicette e giacche di fattura e taglio particolari per contrastare il calo di iscrizioni alle scuole stesse dovute al contemporaneo calo demografico di quegli ani. Dalle strade di Tokyo, più o meno dal 1995 al 1998, vediamo invece emergere delle divise scolastiche riadattate dalle liceali stesse, per richiamare nella realtà i modelli di uniformi succinte proposte dalla pornografia per adulti: gonne arrotolate in vita per accorciarle in foggia di minigonna, calzettoni allentati e cadenti in sostituzione delle calze regolamentari ed altri accorgimenti. Le calze allentate, in particolare, erano segno di lassitudine, qualcosa che suggeriva un contrasto netto con l’immagine ufficiale della studentessa impeccabile, ordinata, pura. In questo contesto, una differenza che risulta evidente tra gli atteggiamenti adottati dai giovani giapponesi rispetto ai loro coetanei occidentali è la contrapposizione tra la logica kawaii orientale e l’estetica del cool americana. Entrambi sono paradigmi esistenziali, modi di essere, di atteggiarsi. Il termine cool si è evoluto dalla musica jazz, per indicare un modo di stare sul palco, fatto di manierismo glaciali, di indifferenza alle reazioni del pubblico, per poi allargarsi semanticamente a significare un modello comportamentale in cui l’imperturbabilità, il distacco emozionale dal mondo vengono elevati a valori massimi. L’estetica cool viene interpretata da decine di stelle di Hollywood, del rock, dai musicisti rap, diventando un valore chiave della cultura popolare americana. Mettendo a confronto due manifesti del cool e del kawaii, come Pulp Fiction di Quentin Tarantino e Buruburu Doggu, icona kawaii, si nota la profonda distanza tra le due logiche. Nell’universo di Pulp Fiction l’imperativo è rimanere cool nelle situazioni più disperate, i protagonisti mantengono la loro teatralità glaciale per tutto il film, nonostante le situazioni al limite che si presentano. Buruburu Doggu invece, un cagnolino bianco, morbido, con occhioni luccicanti, ha la caratteristica fondamentale di tremare in continuazione, ha paura di tutto ed è incontinente. In questo senso si nota come nella logica cool la vulnerabilità infantile vada mascherata, nella logica kawaii invece esibita. Se l’estetica del cool prevede un processo di crescita 65
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
fig. 44 Alcuni dei famosi mostriciattoli Pokémon, un esempio del tratto kawaii nei disegni manga
accelerata, in cui i bambini giocano a fare gli adulti, a dare di sé un’immagine più vissuta, la logica del kawaii implica un criterio di rispettabilità opposto: più si esibisce un’aria ingenua, naïve, impacciata, più si risulterà attraenti, anche se quest’aspetto apparentemente innocente è il risultato di una teatralizzazione codificata altrettanto quanto quella che sottende l’atteggiamento cool. Abbiamo degli esempi di come venga espressa l’estetica kawaii anche nei fumetti, dove hanno preso piede delle versioni “infantili” dei personaggi dei fumetti, già di per sé infantilizzati. Questo stile fumettistico prevede una deformazione del personaggio verso il basso, forme arrotondate , testa gigante, mani e braccia minuscole, polsi paffuti, occhi grandi. La versione kawaii dei personaggi dei manga regolari ogni tanto appare all’improvviso durante la storia, oppure in aggiunta in fondo al fascicolo con scene o tavole interamente disegnate in questo stile, come se gli autori volessero parodiare le loro stesse creazioni. La cultura kawaii raggiunge il suo apice a cavallo degli anni ’70 e ’80, diffondendosi ovunque, nella moda, nella musica, in televisione, nella grafica, nei beni di consumo. In questa fase la moda veicola un look romantico e candido, composto da pizzi ,nastrini e fiocchetti, colori pastello e molto chiari, per poi evolversi negli anni e perdere un po’ del suo candore, trasformandosi in uno stile più ironico e sfrontato, ed estendendosi anche nell’universo maschile, che vede ricalcare l’immagine 66
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
da bimbo, senza alcun segno di virilità evidente, presentata dai personaggi maschili dei manga per ragazze e dagli idoli musicali. Intorno agli anni ’90, mentre in Giappone il kawaii comincia a perdere fascino, lo vediamo sbarcare in Europa e negli Stati Uniti attraverso delle suggestioni “cute”, un’ iconografia che aspira a significare l’infanzia secondo una peculiare codificazione, definita da Brophy “biomorfo infantile”, che si diffonderà nello specifico in una rappresentazione di personaggi umanizzati e animali antropomorfi, facendosi nel tempo sempre più stilizzata: ad esempio, gli orsacchiotti all’inizio assomigliano ad orsi in carne ed ossa, poi cominciano a sembrare orsacchiotti di pezza, per poi assomigliare agli orsi dei cartoni animati, puri segni iconici di una particolare rappresentazione degli orsi. Questa codificazione, che proietta il “biomorfo infantile” sulla totalità del mondo, non intende rappresentare l’infanzia, ma semplicemente significarla, per esprimere un mondo idealizzato dove uomini, animali e cose sono felici e gentili gli uni con gli altri. Questa direzione è seguita da marche come Fiorucci e Fornarina, ad esempio. Fiorucci lancia una linea di t-shirt e accessori molto vicina alla sensibilità giapponese del kawaii, fatta di colori pastello, angioletti e inni all’infanzia, che non fa mistero di essere ispirata dall’iconografia dei manga. Nel giro di qualche anno decolla la moda “babe” e l’infantilismo. Si diffonde un particolare gusto estetico che privilegia la dolcezza, l’ingenuità della fanciullezza o delle epoche passate: lo stile Lolita, ad esempio, adotta la foggia degli abiti vittoriani del periodo rococò , riprende le linee dei capi d’abbigliamento dei bambini dell’ ‘800/900, delle bambole di porcellana, e in generale di capi barocchi e rococò. Lo stile Lolita, in particolare la sfumatura più “gotica” di questo stile, è stato influenzato e poi reso popolare dal look androgino delle band Visual Kei, e risulta naturale inquadrarlo all’interno di un’altra tendenza presente nei manga shôjo dagli anni ’80, ovvero l’associazione tra giovani fanciulle e l’occulto, associazione presente in numerosi lavori molto popolari: Devil Hunter Yoko, Mai the Psychic Girl, Vampire Princess Miyu.
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA Alcuni manga più recenti ( Paradise Kiss ad esempio) presentano personaggi che vestono in stile Lolita, portando sempre più in profondità le interazioni tra vita reale e vita disegnata. Negli anni ’90 i trend che associano la femminilità a poteri fuori dal comune si evolvono per includere un’ enorme varietà di donne dotate di superpoteri e una sottocategoria di superdonne definibile come donne-cyborg , donne o giovani fanciulle collegate in qualche modo a qualche sorta di tecnologia futuristica e fantascientifica. Anche in Italia il connubio tra lo stile baby e il dark vampiresco sta avendo successo. Prima erano molto rare, ma oggi capita di incontrare sempre più Lolita gotiche nelle grandi città.
fig. 45 Uno dei personaggi del manga “Paradise Kiss” che viene disegnato con abiti in stile lolita.
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fig. 46 Esempio tratto dalla vita quotidiana di un outfit in stile gothic lolita
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
Supereroi Americani,
nerd e fumetti
Questo decennio, i primi dieci anni del XXI secolo, saranno probabilmente ricordati come il decennio dei supereroi, che ormai vengono sfruttati per qualsiasi prodotto culturale e non, sia in forma tradizionale (pensiamo a Smallville, ai vari film di Spider-Man, X-Men, Superman e così via) sia in forma più “diluita” (4400, Heroes, etc…) Amati oppure odiati i fumetti sono ormai ispirazione per moda, stile e design. Dal lontano 2006 quando Dolce&Gabbana utilizza Superman, Batman e Robin per le sue t-shirt ad oggi, i fumetti hanno monopolizzato le stampe e lo stile di molte collezioni. I look ispirati ai personaggi di fumetti e manga, cartoni animati e storie di supereroi sono spiritosi, colorati, frizzanti, ironici, caratteristiche che da sempre rendono appetibile alle case di moda trarre spunto da questo mondo fantastico. I costumi dei supereroi sono affascinanti, si può sognare di indossare i panni di Superman un po’ come si potrebbe sognare di indossare i capi di alta moda, impraticabili nella vita quotidiana ma necessari per farci immaginare di cambiare e diventare “migliori”. Le linee del costume di Superman sono moderne ancora oggi, arditamente possiamo anche tracciare un parallelo tra l’esibizione della biancheria intima da parte del Supereroe, posizionata in vista sopra alla calzamaglia, utile ad evidenziarne la mascolinità, con il vezzo di indossare la biancheria intima visibile “sopra” ai pantaloni, un segno distintivo che è stato adottato dalla maggioranza degli adolescenti, che indossano jeans a vita così bassa da esibire le mutande, quasi diventando un marchio di fabbrica per brand come Calvin Klein. Dalle passerelle haute Couture di D&G, da Luella che propone una Catwoman con pantaloni ultraskinny, giacchino corto e t-shirt coordinati, tempestati dal logo di Batman,oppure che, ispirata dal mondo di Topolinia, presenta un abitino in pizzo nero e tulle blu adatto ad una Minnie un po’ gotica, passando per Undercover, che rivisita in stile romantico il look di Spiderman, a Tommy Hilfiger, che rende omaggio ai super-eroi della Marvel, finalmente da indossare grazie alla speciale collezione estiva di t-shirts limited edition, fino a quelle più modeste di Zara, Ovviesse, AtleticWord e Pull and Bear, i cartoni e i Supereroi sono ovunque.
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
fig. 47 Tutti i modelli sono tratti dalla collezione D&G AI ‘05/’06
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA fig. 48 Tutti i modelli sono tratti dalla collezione Luella PE ‘08
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
fig 49 Tutti i modelli sono tratti dalla collezione Undercover PE ‘08
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA
fig. 50 Questi sono alcuni degli accessori creati da famosi designer per il concept store Colette nel 2010 per celebrare i 75 anni della DC Comics
Nel 2008 arriviamo all’invasione totale del mondo della moda, che a maggio, sotto la direzione di Armani, ha dedicato una mostra ai Supereroi intitolata “Fashion and fantasy”, tenutasi al Metropolitan Museum of Art di New York, per fare emergere il Supereroe come suprema metafora della moda stessa e della sua capacità di dare potere al corpo umano e trasformarlo. Nel 2010, per celebrare i 75 anni della DC Comics, il concept store francese Colette ha chiesto ad alcuni noti designer (Karl Lagerfeld, Sonia Rykiel, Lanvin, Roger Vivier etc…) di creare per l’occasione degli accessori o degli abiti ispirati al mondo dei supereroi. I Supereroi esistono per molte ragioni, ma esistono soprattutto per farci immaginare che, indossando l’abito giusto, saremmo capaci di imprese 73
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA magnifiche, che saremmo in grado di trasformarci. La moda vuole ottenere lo stesso risultato nella vita quotidiana: se comprerai quest’abito stupendo, ti sentirai invincibile alla prossima festa. In un certo senso, sia i supereroi che la moda tendono a giocare un ruolo per nascondere i difetti e le mancanze. Non vediamo un’influenza diretta e letterale nel tradurre in moda gli outfit che vediamo riprodotti sulle pagine dei fumetti dei Supereroi, piuttosto possiamo parlare di un’influenza generica nell’osare utilizzando colori brillanti, materiali aderenti come la lycra per pantaloni calzamaglia, vestiti in pelle e grafiche audaci. Oppure nel completare l’outfit con un mantello. A differenza del caso Giapponese, dove abbiamo visto che non è insolito vedere riprodotti in strada abiti visti nei manga (un esempio su tutte le Gothic lolita e le studentesse alla marinara) , l’influenza dei Supereroi è più diffusa a livello culturale, vengono utilizzati come icone per l’immaginario di simboli e segni che si portano dietro, in editoriali o servizi fotografici di moda, oppure da artisti visivi che spesso utilizzano il bagaglio semiotico del fumetto per stravolgerne i significati, per fare umorismo e così via. fig 51. Immagini tratte dal laoro del fotografo Agan Harahap, dove si gioca con l’inserimento realistico di supereroi dei fumetti in fotografie storiche.
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fig. 52 Alcune immagini di servizi fotografici di moda ideati per Vogue e Harper’s Bazaar
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA L’altra faccia della medaglia del Supereroe è la ua identità “normale”, quella solitamente da “sfigato” ( a parte Bruce Wayne, Tony Starck e pochi altri.) Generalmente dietro ad ogni Supereroe si nasconde un nerd che scalpita per la rivincita. E se nei fumetti non capita spesso che il nerd possa dimostrarsi migliore se non nei panni del Supereroe, nella società stiamo assistendo ad un fenomeno opposto ed interessante, anche grazie al forte sviluppo tecnologico degli ultimi trent’anni. Nella letteratura, la rappresentazione del nerd buono è generalmente costituita da un personaggio giovane dall’animo gentile e pacifico, che viene trattato male da persone che gli sono ovviamente inferiori da un punto di vista intellettuale. Nelle fiction, di solito il personaggio del nerd affianca l’eroe aiutandolo con preziose informazioni e grazie alle sue capacità, in genere legate all’uso del computer. Se il nerd è un personaggio secondario, spesso è un genio capace di inventare o riparare i mezzi che permetteranno all’eroe di vincere il male. Il contrasto tra i tratti tipici del nerd e le virtù del personaggio principale hanno il risultato di esaltare il fascino del protagonista. Invece, se il nerd è il personaggio principale, spesso possiede un’identità segreta come supereroe, come già ribadito in precedenza. Spiderman era il nerd della propria classe nell’ istituto superiore che frequentava; Clark Kent, (l’alter ego di Superman), ad esempio, può essere visto come un nerd ante litteram. Altro esempio, più recente, è Chuck Bartowski dell’omonima serie TV, nella quale Chuck segue una particolare
fig. 53 Immagini tratte da due dei film più recenti tratti dalle vicende di due supereroi nerd: a sinistra Peter Parker, interpretato da Tobey Maguire nel film “Spider-man” del 2002 diretto da Sam Raimi, a destra Clark Kent, interpretato da Brandon Routh, nel film “Superman returns” del 2006 diretto da Bryan Singer
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CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA evoluzione psicologica, volta ad uscire dal suo stato di nerd. Nerd è un termine della lingua inglese con cui viene chiamato chi ha una certa predisposizione per la ricerca intellettuale (magari associata a un quoziente intellettivo superiore alla media), ed è al contempo tendenzialmente solitario e con una più o meno ridotta predisposizione per la socializzazione. Lo stereotipo vede queste persone affascinate dalla conoscenza, specialmente quella riguardante la scienza e la matematica; i “nerd” sono inoltre considerati poco interessati alle attività sportive e sociali. Anche l’aspetto esteriore è rappresentato da un cliché ben definito: indossano vestiti per nulla alla moda, spesso tipici di persone più in là con gli anni (come gilet o mocassini), e portano gli occhiali, preferibilmente pesanti e aggiustati maldestramente con del nastro adesivo. Fino agli anni ’80, essere nerd equivaleva ad essere, appunto, “sfigati”, socialmente poco attivi e non proprio popolari. Portare gli occhiali e girare perennemente con il pc era out. Magro, sgraziato e superintelligente equivalevano ad escluso. Possiamo dire che dopo un periodo di “riabilitazione”, essere nerd ora è cool. Dai nerd reali ed economicamente influenti come Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, oppure Bill Gates della Microsoft, a personaggi della fiction come Seth Coen di O.C., Chuck Bartowski, passando per Peter Parker e il primo nerd come il primo Supereroe, Superman alias Clark Kent, i nerd hanno conquistato il mondo e il loro “stile” è ormai moda, i loro miti i miti di tutti. Parlando dei miti dei nerd, naturalmente parliamo di fumetti; l’ultima forma di letteratura che il ventesimo secolo ci ha dato e che per molti era riservata ai bambini o apprezzata da individui poco inseriti socialmente, come appunto i nerd. Oramai i nerd popolano l’universo narrativo americano, e stanno colonizzando il nostro immaginario per un motivo molto semplice: sono loro a realizzarlo. Pensiamo a nomi come George Lucas, Steven Spielberg, Peter Jackson (regista del Signore degli anelli n.d.r.). A partire dagli anni ’50, chi era appassionato di cinema si è messo a fare cinema, chi era appassionato di fumetti si è messo a fare fumetti etc... Chi è cresciuto con un certo immaginario ha cominciato a crearlo, cambiando l’immagine dei nerd nei media. Già negli anni Sessanta con Peter Parker, alias Uomo Ragno, era iniziata una timida riabilitazione dei nerd. Riservando sempre un’occhiata anche al modo orientale, nei manga giapponesi vediamo 77
CONTAMINAZIONI TRA FUMETTO E MODA come il personaggio nerd abbia solitamente un ruolo più rilevante e più positivo rispetto ai fumetti occidentali, forse dovuto in parte al fatto che in Giappone il successo nel campo accademico e nello studio rivesta un’ importanza maggiore del successo sociale. La cultura nerd si è parzialmente sganciata dal mondo dell’informatica come scienza, ed è diventata una moda, sulla scia del grande interesse suscitato dalle nuove produzioni televisive e cinematografiche (per esempio i film di Quentin Tarantino, la saga de Il Signore degli anelli già citata…), dai videogiochi online, che coinvolgono masse sempre maggiori di persone, ed altri topos culturali portati all’attenzione del grande pubblico. Questa sorta di rivincita culturale dei nerd è testimoniata da alcune tendenze che vediamo tra le passerelle e le star: gli occhialoni maschili dalla pesante montatura nera, ad esempio. I più gettonati sono i Ray Ban Wayfarer, con il ritorno del modello da sole, portato anche da Audrey Hepburn in versione oversize in “Colazione da Tiffany”. Oggi i Nerd stanno tornando alla ribalta, non più come “sfigati” e secchioni ma come style Icon I brand che si sono lasciati influenzare da questa corrente sono quelli il cui target è maggiormente legato alla fascia post-adolescenziale della società, i ragazzi sulla ventina. Ciò che negli ultimi anni è rientrato negli scaffali sono in particolare i prodotti in lana lavorati a maglia: ritornano a gran voce i cardigan con grandi bottoni, i gilet smanicati e le trame scozzesi.Nell’universo nerd i jeans non sono particolarmente amati, probabilmente troppo on the road per loro, pertanto si punta su pantaloni dalle tinte scure,che nella versione più modaiola diventano piuttosto aderenti. Lo stile può essere visto come un abbigliamento adatto all’ufficio, ma più comodo. Da non dimenticare le converse a tinta unita, con o senza lacci, e gli occhialoni già citati, naturalmente.
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fig. 54 Dsquared2 PE ‘11
fig. 55 Dsquared2 PE ‘11
fig. 57 Luella PE ‘08
fig. 58 Luella PE ‘08
fig. 56 Dsquared2 PE ‘11
fig. 59 Luella PE ‘08
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CONCLUSIONE Al termine di questo discorso, riusciamo a capire per quale motivo risulti indispensabile per un Supereroe affrontare i nemici e il proprio compito di salvatore del mondo in cui vive indossando degli abiti così particolari e diversi da quelli dell’abbigliamento quotidiano, e riusciamo a tracciare il parallelo con le dinamiche che sottendono l’atto del vestirsi sin dagli albori della civiltà. Nessuno si veste solo per coprirsi, da sempre gli abiti hanno avuto la funzione di nascondere o di esporre, di comunicare. Così come una moglie trascurata dal marito decide di indossare un completo intimo seducente, il Supereroe affronta il nemico indossando i simboli del proprio ruolo e del proprio potere. L’abito costituisce per la persona il modo più diretto di rappresentazione sociale, si può dire che rappresenti in qualche modo il proprio “spot pubblicitario”. La moda è un’immensa costruzione culturale che riempie gli abiti di significati, la moda accentua la coscienza di sé e la coscienza del corpo come esse si formano sotto lo sguardo degli altri. Con la moda e con i Supereroi possiamo sognare di disfarci del nostro corpo imperfetto, normale e banale, del nostro modo di vestire noioso, per immaginarci dotati di estremo fascino e carisma, possiamo immaginare di condurre vite meravigliose ed interessanti, per affrontare il mondo con nuove offerte e nuove domande. Ogni essere umano possiede una natura secondaria e si definisce in rapporto col proprio corpo. La rappresentazione che viene fatta del corpo del supereroe esprime delle aspirazioni che risultano comuni alla maggioranza dell’umanità, sia che si tratti di muscolosi e superdotati alieni o di fragili e perturbanti scolarette. “Viene da pensare che le esigenze che avevano motivato la nascita dei Supereroi non siano ancora tramontate. Se anche col tempo, la dipendenza dell’uomo dalla macchina è stata ridimensionata (ma non eliminata), tuttavia altre forme di schiavitù, più o meno evidenti, si sono fatte strada nella società. In un mondo dove ogni individuo è almeno un po’ consapevole del suo status, caratterizzato della mancanza di autonomia e dall’assorbimento in una società caotica e nei suoi ritmi e valori sempre più mutevoli, l’essere superiore che da questa mediocrità si innalza è un mito destinato a durare.” (Semprini 2006, Cap. IV)
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PROGETTO
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CONCEPT DI PROGETTO Sia la moda che i Supereroi hanno da sempre svolto la funzione di essere una proiezione migliore di noi stessi , dei nostri desideri, delle nostre speranze e dei nostri sogni. I Supereroi fanno da ambasciatori delle nostre attitudini verso il nostro io e verso la società, nelle loro storie, nello stile in cui sono narrate e negli argomenti che vengono affrontati troviamo la registrazione e lo specchio degli umori del periodo in cui vengono scritte. Grazie alle immagini che le storie dei Supereroi ci propongono, vediamo le metafore della nostra società e i significati che diamo, ed abbiamo dato in passato, al corpo, alla sessualità, all’idea di giustizia e di eroismo, alle qualità e ai comportamenti considerati positivi oppure negativi, al concetto di bellezza e perfezione. La moda permette in egual misura di esprimere le inquietudini e i desideri sviluppatesi nell’immaginario collettivo della società, permette la trasformazione della nostra identità e la costruzione della stessa innumerevoli volte ed in innumerevoli sfaccettature, costruisce metafore attorni ai nostri corpi e le proietta all’esterno. Nel lavoro che viene proposto, le simili capacità di creazione dell’immaginario collettivo sia della moda che del fumetto supereroico si intrecciano per proporre nel contesto contemporaneo un indumento iconico nell’universo supereroistico, la “tuta”, sfruttando le capacità semantiche del design di moda per portare un indumento considerato da lavoro nella quotidianità. Nello specifico, propongo di utilizzare i tre Supereroi maggiormente conosciuti dal grande pubblico e rappresentati in molte altre forme diverse dal medium fumetto per analizzarne i significati che vengono veicolati dalla loro rappresentazione fisica.
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OUTFIT 1: SUPERMAN
Come il nome già indica, Superman suggerisce la superiorità in rapporto agli altri uomini, mettendolo in una posizione di essere un modello e un riferimento. Superman è l’esempio massimo di controllo della materia, associato convenientemente con la moralità e la saggezza del suo utilizzo. Il fumetto di Superman nasce in un momento particolare della storia americana: nel 1938. L’isolazionismo è al suo apice, la grande depressione è superata. Le minacce di guerra sono oltre l’Atlantico, ancora troppo lontano. Gli Stati Uniti sembrano essere un colosso invincibile, è soprattutto indifferente: sena inquietudini e senza paure. Tutto cambierà in due tre anni, ma quel Supereroe è lo specchio di un paese che non riesce ancora a capire le sfumature, che non legge le ombre. In questo senso Superman è un fumetto dei più classici semplifica, e vuole un mondo fatto di buoni e cattivi, di eroi e di mediocri. Superman, vestito con un’aderente tuta rossa e blu, con la S rossa in uno scudo dorato sul petto, il lungo mantello rosso, rappresenta lo spirito ideale degli Stati Uniti, l’american dream, la possibilità per tutti, senza distinzione, di realizzarsi nella società e nel lavoro. Innumerevoli esperti si sono chiesti le ragioni del successo mondiale ottenuto da Superman. Le spiegazioni sono state molte, ma nessuna di esse davvero esauriente. Forse le carte vincenti sono state l’aver messo al servizio dell’umanità i propri immensi poteri, l’origine aliena, l’aver accettato di vivere come un terrestre, anzi come una persona qualsiasi, i molteplici avversari,la sua identità segreta. I semplici ingredienti delle origini colpirono i giovani americani : L’eroe tutto d’un pezzo, senza troppi problemi o complicazioni. Aveva un costume riconoscibilissimo, anche quando volava alto nel cielo. E poi la sua identità costituiva per lui un problema segreto. Fino a quel momento, altri eroi avevano indossato un costume e nascosto una doppia identità, ma a differenza di questi , esotici, lontani e fuori dal tempo, Superman agiva nel presente, rappresenta un mito tangibile. Il successo di Superman innescò una vera e propria moda del Supereroe, e di fatto trasformo la modesta industria dei comics in un business di proporzioni gigantesche. Superman è stato per i giovani americani un simbolo fisico 83
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e morale dell’american way of life e dell’ordine prestabilito. Nato come semplice fumetto, Superman è stato a lungo un idolo, un mito del nostro tempo. Nonostante la splendida carriera, in principio gli autori si erano resi conto della difficoltà per il lettore medio di identificarsi con un personaggio così straordinario, pertanto decisero di sdoppiare fin dalla prima avventura la personalità dell’eroe. E se finora si era trattato di uomini comuni che diventavano supereroi, la genialità degli autori risiede nell’intuizione straordinaria di fargli compiere il percorso opposto: un supereroe che diventa un uomo comune, il giornalista nerd Clark Kent. Superman esprime nella sua figura imponente, nei colori del suo costume, nella sua incorruttibile fede di essere nel giusto e dalla parte della giustizia e dei buoni, lo stereotipo del borghese nordamericano. Per questi motivi, l’outfit che propongo vuole rispecchiare le due principali caratteristiche di questo Supereroe, ovvero la propria anima “nerd”, da uomo comune, ed il patriottismo nordamericano che lo anima fin dalla nascita. Per questi motivi,la tuta che propongo viene realizzata con dei materiali comunemente utilizzati per la confezione di pantaloni maschili considerati un po’ “datati”, un velluto a coste molto sottili e della lana anch’essa adatta alla confezione di abiti maschili. Per la costruzione della parte inferiore della tuta, ho mantenuto una foggia comune, per mantenere un collegamento con l’estetica tipica espressa dalla figura del giornalista, mentre per la parte superiore ho considerato il gesto che Superman esegue quando muta da Clark Kent a Superman, ovvero “strapparsi la camicia”: nella parte superiore della tuta ho quindi deciso di lasciare un’apertura frontale molto ampia, in cui andare poi ad inserire tre fasce di lana che riproducono i colori della bandiera americana e che si adagiano sulle spalle dell’indossatore come i mantelli indossati dai senatori dell’antica Roma, per poi trasformarsi in manica.
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tav. 1 disegno tecnico outfit Superman
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fig. 60 - 61 -62 -63 -64 - 65 fotografie dell’outfit di Superman realizzato
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OUTFIT 2: SPIDER-MAN Il personaggio di Spiderman nasce nel 1962 in casa Marvel, ed è il primo Supereroe prodotto secondo la linea narrativa “Supereroi con superproblemi” introdotta appunto dalla Marvel. Nella sua identità umana di Peter Parker, il personaggio è un “secchione” maltrattato dai compagni per la sua bravura e per la sua passione per lo studio e coccolato dagli zii, che lo avevano preso in custodia dopo che i genitori morirono in un incidente aereo. Il nuovo fumetto, così, si presentava subito come un prodotto nato e destinato principalmente agli adolescenti, che stavano diventando sempre più i principali fruitori del medium. Con l’introduzione delle avventure di Spiderman, si è dato avvio alla rinascita dei fumetti di supereroi conosciuta come Silver Age. In questa nuova stagione del genere supereroistico, questo personaggio affronta minacce imponenti pur conservando la sua vera dimensione di umana, quotidiana, con i suoi problemi banali e comuni a tutti, destreggiandosi tra supercriminali e la malattia della zia, i compiti, gli amoreggiamenti. Questa formula narrativa lo rese molto simpatico e amato dal pubblico, semplificando l’identificazione con Peter nonostante i suoi superpoteri sovrumani. Spiderman presenta anche una nuova tipologia di corpo, più asciutto ed agile rispetto ai suoi massicci ed imponenti predecessori, Superman e Batman. Invece di occupare tutto lo spazio disponibile sulla pagina, con la sua sola presenza, lo vediamo spesso interagire con l’ambiente circostante, che viene utilizzato come una sorta di parco giochi per le sue acrobazie. Sovente lo vediamo appeso a testa in giù, oppure mentre si lancia nel vuoto aggrappato alla sua ragnatela da un grattacielo ad un altro. Gli elementi principali che caratterizzano il personaggio sono l’ agilità e la spensieratezza con la quale interagisce con gli altri. Nel suo caso , il costume assume una funzione prevalentemente di definizione dell’identità di chi lo indossa, più che la funzione di occultarla: quando è nei panni dell’ Uomo Ragno, il timido secchione Peter Parker può esprimere completamente le sue potenzialità ed essere tutto ciò che non può essere quando non indossa il costume. 88
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Per esprimere questi concetti in un prodotto moda, ho utilizzato il linguaggio sartoriale tipico dell’abbigliamento formale, composto da una giacca da donna dal modello inequivocabilmente formale e da un abito formale, accostandolo a dei materiali invece utilizzati nell’abbigliamento sportivocasual, come la felpa ed il lino dalla consistenza simile al jeans. In questo modo vengono a combaciare due aspetti del linguaggio della moda che solitamente esprimono dei significati contrapposti. Per i colori, ho deciso di utilizzare quelli già presenti nel suo costume, il rosso e il blu, e di utilizzare il bianco come colore aggiunto per rendere il look della giacca più sportivo.
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tav. 2 disegno tecnico outfit Spiderman
fig. 66 - 67 -68 -69 fotografie dell’outfit di Spiderman realizzato
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fig. 70 fotografie dell’outfit di Spiderman realizzato
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OUTFIT 3: BATMAN Senza poteri, Bruce Wayne è un “self-made man”, qualcuno che ha sviluppato le sue capacità fisiche e mentali al massimo, e contemporaneamente usando le sue risorse finanziarie per fornirsi di numerosi gadget tecnologici per aiutarsi nella sua crociata di lotta al crimine. Nella figura del pipistrello, un animale notturno associato con il terrore, Batman usa strategie e iconografie che lo avvicinano alle rappresentazioni dei nemici. La sua narrativa però offre al pubblico delle caratteristiche che lo distinguono dai suoi antagonisti: non sacrifica mai vite umane ed è sempre motivato da un’ideale di giustizia. Le storie di Batman si allacciano direttamente alla tradizione narrativa del mistero Batman è il personaggio dei comics che, insieme alle performance acrobatiche del corpo, assegna alla tecnologia una funzione equivalente al superpotere. Batman esprime l’idea dell’eccezionalità del Supereroe non in quanto “extraterrestre”, quindi ottenuta tramite fattori esterni incontrollabili, ma in quanto capacità di usare in modo intelligente ed innovativo la tecnologia. Il corpo di Batman occupa tutto lo spazio disponibile, si espande tramite il mantello che rende la sua presenza imponente, sovrastando il nemico con l’obiettivo di incutergli timore. La maschera che copre il volto è minacciosa e lascia scoperta soltanto la bocca, che nel regno animale è il veicolo con il quale si trasmette la propria intenzione aggressiva e minacciosa, ad esempio digrignando i denti.Gli occhi sono nascosti, rendendo Batman non più identificabile come essere umano, avvicinandolo molto di più a un animale (intento espresso inoltre anche durante il film “Batman begins” di Cristopher Nolan, dove viene detto a Bruce Wayne dal proprio mentore che sarebbe dovuto diventare più che un uomo agli occhi del proprio avversario). Per il trasferimento di questi concetti espressi dalla figura di Batman nell’ambito moda, si sono individuate alcune caratteristiche che l’outfit dovrebbe possedere: ottenere una figura abbastanza imponente ed elaborata nella parte superiore del corpo, in particolar modo evdenziando petto e spalle, che risultano essere le parti su cui viene concentrata maggiormente 93
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l’attenzione nella maggioranza delle raffigurazioni visive del personaggio. Per ottenere “l’occultamento del volto”, in modo da trasportare nel reame del non-umano l’indossatore, illusione che nel costume avviene per mezzo della maschera, viene inserito nella mantella un largo cappuccio, un elemento vestimentiario che viene utilizzato spesso in molte rappresentazioni filmiche per descrivere il tipico “personaggio oscuro”, pericoloso. un esempio evidente è la figura di Anakin Skywalker in “Guerre Stellari”, dove il suo passaggio al “lato oscuro” della forza viene rappresentato visivamente proprio dall’atto di indossare il cappuccio del mantello. Per quanto riguarda il capo sottostante la mantella, si sono usate come riferimento, con le opportune modifiche per adattarsi a una figura femminile adatta al casual wear, sempre tenendo conto dell’obiettivo di rappresentare una figura che incuta “timore”, le forme dei kimoni utilizzati dai ninja, o quantomeno nelle loro rappresentazioni visive, filmiche e disegnate. Sono stati scelti questi kimone poichè sono un esempio di abbigliamento effettivamente utilizzato nella realtà per ottenere lo scopo di diventare qualcosa “più di un umano”. Vengono fatte due versioni della tuta sottostante la matella, una con i pantaloni lunghi, più simile alle forme del kimono, ed una con pantaloni corti, una versione alleggerita. Per enfatizzarne ulteriormente l’aspetto imponente, vengono utilizzate alcune rifiniture presenti nelle divise militari degli ufficiali, altro esempio di figure che impongono rispetto, nelle quali spesso vengono rifiniti i bordi delle cuciture e delle spalle a contrasto. I tessuti utilizzati sono jersey di lana nero per la mantella, lana nera per i pantaloni, pelle nera per la cinta e per le rifiniture del corpetto, per il corpetto ho utilizzato un materiale sintetico cangiante di colore grigio, che richiama il grigio fumoso del costume originale del fumetto.
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LANA, JERSEY DI LANA, FODERA, PELLE (DECORAZIONI, CINTURA)
SINTETICO CANGIANTE, BOTTONI
cerniera
cerniera
PELLE
LANA
JERSEY DI LANA
tav. 3 disegno tecnico outfit Batman
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fig. 71 - 72 - 73 - 74 fotografie dell’outfit di 96 realizzato Batman
fig. 75 fotografie dell’outfit di Batman realizzato
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