Federico Capone
Be Free!
suite disarmonica per strumenti vari
Federico Capone, Be Free! Suite disarmonica per strumenti vari, Lecce 2009 Interamente impaginato con I째 Livello: Open Office II째 Livello: Gimp III째 Livello: Scribus
I - (intro) che devo scrivere? che devo scrivere? Non so, né manco saprei, se così fosse, di sicuro so chi non sono, mi guardo al quadro e manco mi vedo da solo, se mi conosci giassai quello che ho da dirti, che poi è in ciò che mi ritrovo: dopalistica è la chiave
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II - gente che sclera gente che sclera, gente che fa di tutto pur di farsi una pera, in c**o alla chimera, male che vada resti sotto oppure vai in galera, cronaca vera, pi첫 nera del tuo buco che pian piano ti risucchia... tocca te piombi picca picca
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III - disarmonici versi aspira un vento caldo e un tiepido rimorso raffredda la mia gelida incoscienza
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IV - befree discografia non ragionata per un befree in levare, lavato come le mani di un meccanico dopo che ha cambiato l’olio stai in stanlio, ti muovi in coppia ma non ne vali mezzo, eppoi mi parli di jazz, mi ca**i il c***, non ti vedo manco se ti passo di fianco perché il mio stile è lontano un miglio dal tuo project così puntuale e preciso già pronto per essere inciso, ti ho perso perché mi muovo tra le dissonanze, prendo subito le distanze e le misure, pure perché so fare da me sei un cane come rex ma non hai il coraggio di esporre i miei lavori e le mie idee sto come il thé al caffé, molto più eccitante, eclatante quando scrivo con stili infiniti, più nucleare della guerra di sun ra-pina e otierre tutti assieme li metto in linea anzi per non fare squadra in riga, portano sfiga, la dea è bendata, pazienza, si opera di cataratta, hai un cervello di latta vuota come quella che metto nel sacco quando torno a casa con la spesa, spero non ti sia offesa signorina, ti senti una regina se stai assieme al re attento che ti faccio scacco matto, quando spingo liriche su liriche cerco di far più danno di akumetto aka akmet pascià non sono turco ma barbaro più delle odi ecco perché mi odi quando mi odi fare un reading oppure rapping o ancora jazzing il che mi porta su mentre tu stai sotto-sopra quindi non peggiori perché stai a terra, sette piedi sotto anche se vedi il cielo al settimo piano piano-piano vieni giù resta chiuso nel tuo igloo sotto un cielo tutto blu sei un nulla tu e il tuo conservatorio, ti mando all’obitorio la tua roba è buona come ninna nanna al dormitorio...
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V - extraccademico (fino alla morte) sto fuori dall’accademia, solo per questo dovrei essere già extra ma vivo sulla terra, bella signora, mica su marte, su venere al massimo che col suo strabismo fa vedere le cose per il verso giusto, non è così, giamelodica, se le dispiace (so che ti piace quando ti do del tuinprivato), ma è da tanto tempo che qua sopra sbocco, magari il giorno dopo sbrocco... chissà... ma... ma come scrivi? miscrivocomepenso... male? no, ruvido direi, anche se se è da un po’ che bevo troppo e vado liscio anzi, ci vada lei con tutti i suoi cortei -funebri - funesti i miei pensieri sono lesti come lupen arsenico più del veleno che ti gira in testa, non è cultura! micamicaghi quando ti parlo per questo ti rovino altro che ballo bella io mo mi stendo e mi rilasso senza pensiero alcuno senza pressione perché se sto con zeropress e copiostrano va a finire che lo famo strano e pure lo scrivemo strano e quasi quasi lo pensiamo strano
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VI – il club degli intellettuali mi sono iscritto al club degli intellettuali giusto per combattere i mali male che vada tutto va da sé senza un perché ma sai qual è il fatto più vero? che mentre scrivo sclero… davvero non sono mica fuori ormai sto dentro a sta roba da più di te che oggi insegni cose politicamente corrette e bon-ton, t’atteggi tanto da apparire un bon-bon stai buon non fare il can can a quello ci pensa tua sorella sei dolce come una caramella al miele niente di male ma non siamo a carnevale dove puoi fare cose strane metti via la maschera che vai al massimo ma qui non siamo al circolo polare artico cose da dire ne avrei un tot ovvero un sacco mi sa che sei solo un c**asotto pronto a servire chi ti fa sentire importante e sono tante quelle persone che lo fanno anche se sei meno di zero vali quanto un botto a capodanno esplodi subito fra centinaia di milioni e poi sparisci ma sei contento così basta apparire in tivvì magari su meteore, male che vada a zelig ti butto giù un po’ di dissing... sei un pagliaccio
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VII – we have no grammar this is new grammar we have no grammar/this is new grammar we have no grammar/this is new grammar /this is a drama‌ for your grammar
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Opera per piano-forte [prefazione] Il Salento è terra d'illustri scrittori (tromboni) e di emeriti politici (buoni anche come matematici, data l'abilità a calcolar tangenti). Ci sono anche sommi poeti che, sommati, tuttavia, non ne fanno mezzo degno di nota. La poesia di questi sommi poeti è legata a retaggi preistorici talmente lontani dalla nostra epoca che i significati, che già allora erano esoterici, lo sono ancor di più ai nostri giorni. E sbagliamo quando li tacciamo d'intellettualismo, sono soltanto poeti esoterici. Ci sono tanti bravi scrittori e ottimi suonatori di tamburelli. La pizzica va di moda. Ed anche la storia patria. Poi ci sono i professori universitari, emeriti accademici, conosciuti (ma pensi un po', signorina) da Lecce fino a Santa Maria di Leuca, e anche oltre, fino al Mar Mediterraneo, in fondo al Mar Mediterraneo, sia chiaro, dove si gettano e affondano, data la pesantezza della loro cultura. Ci sono tanti salotti (alcuni anche molto antichi), frequentati da gente davvero dabbene, ed estremamente fine, nonostante l'ignoranza e la chiara estrazione contadina. Proprio in uno di questi mielosi e pastosissimi salotti mi ritrovo una sera e decido di comporre, estemporaneamente, un'opera per pianoforte, per deliziare i miei deliziosi ed autorevoli compagni di salotto. Mi dica un po', signorina, non le piace la musica? Ma questa non è musica, è pittura! Che dice signore? È roba
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dura? Ma suvvia, ascolti, non abbia paura e poi mi dica. Non le piace mica? Ah, va in giro in biga! La comprendo, visto come funzionano i treni oggi… Mi metto a descrivere un paesaggio che ho visto su una guida turistica (mi vergogno un po' a dire che leggo anche di quella robaccia) e lo faccio in musica. Al termine della mia performance, scrosciano gli applausi: che bello! Opera per pianoforte (da suonare in maniera forte e piana) [menhir] (da suonare con una sola nota, della durata di circa trenta secondi, sempre con la stessa intensità. La nota dev'essere fine, per rendere l'idea di una pietra, solitaria, infilata nel terreno. Il suonatore dev'essere magro). [dolmen] (da suonare con tre note, della durata di trenta secondi ciascuna. In particolare si suonerà una nota dura, una nota durissima, una nota dura. Meglio se il suonatore è grassottello, nel caso in cui dovesse suonarlo il suonatore di [menhir], mentre suona deve necessariamente gonfiare le guance, a mo' di trombettiere). [menhir su dolmen] (questo è facile, basta suonare nei modi e con le modalità previste prima [menhir] e poi, a distanza breve [dolmen].
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n.b.: si potrebbe anche suonare [dolmen] su [menhir], ma non avrebbe senso e susciterebbe ilarità e commenti sprezzanti). [specchia] (la durata è brevissima. Con tutte e dieci le dita percuotere simultaneamente e per una volta sola quanti più tasti possibile del pianoforte. Raccomandazione al suonatore: in posizione iniziale le braccia devono muoversi dal pianoforte verso l'esterno e la testa deve alzarsi lentamente. Poi, con scatto portentoso le braccia si muovono verso l'alto, con la testa sempre verso l'alto. A questo punto si gettano giù, insieme, testa e braccia. Attenzione a non perdere la testa!). [salento preistorico] (si comincia con [specchia] e si continua con [menhir su dolmen], oppure fate come volete, a piacere, tanto non cambia nulla). Importanti note per il suonatore: essendo questa un'opera esoterica, è vivamente sconsigliato eseguirla in pubblico, di giorno e, soprattutto, in un luogo all'aperto. Si può fare, sia chiaro, ma solo se anticipata da una formula rituale che non posso qui riportare.
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