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Le Mie Esperienze con Bhagavan Sri Sathya Sai Baba Dottoressa Goteti Saraswati
LE MIE ESPERIENZE CON BHAGAVAN SRI SATHYA SAI BABA*
Dottoressa Goteti Saraswati
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OPO ESSERE TORNATA DAL VIAGGIO a Badrinath con Bhagavan, non mi recai a Puttaparthi per partecipare alle celebrazioni del Suo Compleanno, ma ci andai per Sivarathri del 1962. Non appena decisi di andare, anche molte persone di Amalapuram lo fecero, dicendo: “La signora, non ci andrebbe senza motivo; andiamo a vedere." Dopo il ritorno da Sivarathri, noi devote locali, in quattro o cinque, ci sedemmo assieme e pensammo di tenere un Saptaham. Che cos'è un Saptaham? Come doveva essere fatto? Dovevano esserci canti sacri particolari o solo Bhajan? Nei villaggi, Saptaham significa che cantano i Bhajan utilizzando anche i cimbali. Tutto questo non lo sapevo, ma pensai che forse si dovesse fare così. Quindi, decidemmo di condurre un Saptaham. Pensammo anche di chiamare Swami come se Egli fosse a nostra disposizione! Questo è ciò che pensammo. Come sarebbe arrivato Swami? Quali sarebbero state le cose necessarie? Non pensavamo a niente di tutto questo, ma solo di chiamare Swami. Scrivemmo una lettera e la consegnammo a Sri Bhadram perché Gliela inviasse. Il contenuto era: “Swami, qui stiamo facendo un Saptaham. Per favore, vieni. Facci sapere che cosa dovremmo fare.” Swami inviò immediatamente una risposta: “Se fate un Saptaham ad Amalapuram, solo quelli del luogo lo vedranno. Quindi, conducete invece il Saptaham a Puttaparthi.” Ma come farlo? Sri Bhadram andava su e giù con dei messaggi tra Swami e me riguardo a che cosa si doveva fare, in che modo e così via. Mi disse: “Amma, sembra che Swami farà uno Yajna.” Come fare uno Yajna? Non sapevo niente. Sri Kamavadhani era appena arrivato per unirsi
D
a noi. Lo incontrammo ed egli prese accordi. Ho tutta la corrispondenza con me. Dato che Swami aveva chiesto che il Saptaham venisse fatto a Puttaparthi, lo avremmo celebrato lì. Quale nome avremmo dovuto dargli? Sai Ram Saptaham? Sathya Sai Saptaham? Quando lo chiedemmo a Swami, Egli rispose: “No, chiamatelo Veda Purusha Saptaha Jnana Yajna.” Egli scrisse e rispose con questo nome. Chi è questo Veda Purusha? E Jnana? Per me, tutto ciò era arabo. Di che cosa si trattava? E quel nome così lungo da sembrare uno scioglilingua? Che tipo di Saptaham era mai questo? Tuttavia, era ciò che aveva detto Swami.
Il Veda Purusha Saptaha Jnana Yajna
Da quel momento, avviammo tutti i preparativi per il Saptaham, come, ad esempio,
quali sacerdoti dovevano essere chiamati, e così via. Pensammo che la nostra Konaseema fosse Karma Bhumi (terra del karma), Thyaga Bhumi (terra del sacrificio), Veda Bhumi (terra dei Veda). Questa regione intorno al Godavari si chiama Konaseema. Da qui, scegliemmo i Pandit e scrivemmo a Swami. Egli rispose: “Non limitatevi a Konaseema. Dal momento che questo viene fatto per la prima volta, tutti saranno ansiosi di vederlo. Quindi, avvertiremo tutti.” Furono pertanto chiamati Kuppa Bairaga Sastry del distretto del Krishna e molti altri Pandit Vedici. Ci procurammo tutte le provviste e scrivemmo a Swami: “Ghee per l’offerta nel fuoco sacrificale e stuoie di erba Darbha per far sedere i Pandit; porteremo tutto questo.” Swami scrisse: “Sì, qualunque cosa sia facile da portare, portatela.” Per questo Saptaha Jnana Yajna, dovettero essere fatti molti preparativi. Swami dava istruzioni sul da farsi e come, e chi doveva essere chiamato. Disse: “Bhadram sta facendo le cose come si trattasse di uno spettacolo di strada! Non ha esperienza!” Swami era solito scrivere tante cose.
Viaggio a Puttaparthi
Dovemmo prendere tutto il materiale e attraversare il fiume Godavari. C’era ancora tempo prima che iniziasse lo Yajna. Presi tutte le cose e volevo partire una settimana o dieci giorni prima. Tutto fu preparato e messo su una barca per la traversata del Godavari. Ma il fiume era in piena. Non riuscimmo ad attraversarlo a Rajahmundry (Rajamahendravaram) e dovemmo andare in un altro posto. Quando era tutto pronto, arrivò la polizia che disse: “Il Godavari è in piena, signora, non possiamo permettervi di attraversarlo. I barchini non possono attraversarlo. Per favore, tornate indietro.” Che cosa potevamo fare a quel punto? Nelle vicinanze, c'era un altro villaggio. Mandai a dire al mio paziente, Sri Sathyanarayana, in quel villaggio: “Verrò a casa vostra domani, la mattina presto. Siate pronti.” Il nostro viaggio doveva svolgersi sul Godavari. Strade non ce n’erano. La mattina dopo partimmo e non ricordo se portai con me Sri Bhadram o mia sorella. Ancora una volta, caricammo tutto su una barca. Dato che sono un medico, indossai lo stetoscopio e portai il mio kit, dicendo: “Ho un paziente in quel villaggio; devo andare.” Bene, così partimmo, arrivammo in quel villaggio e bevemmo del caffè. Lì, non c'era nessuno a fermarci. Attraversammo il Godavari e arrivammo in un'altra città con tutti i bagagli. Da lì, prendemmo un autobus per andare a Rajamahendravaram dove avevamo prenotato il trasporto merci e partimmo in treno. Il giorno successivo, quando giungemmo a Dharmavaram, i bagagli non erano arrivati. Lì, una persona mi disse che stavano viaggiando su un altro treno. Li avremmo ricevuti il pomeriggio successivo. Quel giorno restammo alla stazione di Dharmavaram e, quando arrivarono, ritirammo i bagagli. A Dharmavaram, noleggiammo un veicolo e andammo a Puttaparthi.
Se dobbiamo parlare di quello Yajna, dovrebbero farlo coloro che vi hanno assistito. L’area dove si trovava il Veda Pathasala, Swami l’aveva fatta livellare. Vi furono eretti grandi capannoni, e c’era un palco per tutti i Pandit. Furono anche realizzati bracieri per il fuoco sacrificale. Swami fece tutto secondo le Scritture. Il primo giorno, si svolse una processione perché Swami potesse andarci, ed Egli partì dalla Sua stanza. Tale processione fu simile a quelle che si svolgono in paradiso, nell’Indraloka o nel Vaikuntha. Swami indossava una veste gialla. Venivano gettati fiori da entrambi i lati e c’era una banda musicale tradizionale. Quando entrò, tutti rimasero ipnotizzati. Swami andò dai sacerdoti assieme ai bramini che portavano recipienti pieni di latte. Erano tra 30 e 40. VedendoLo, credetemi, tutti quei sacerdoti si alzarono subito e iniziarono a cantare insieme inni vedici. Fu davvero emozionante. Swami era circondato da tutti loro che cantavano i Veda. “In che mondo, siamo?” ci chiedevamo. Swami li benedisse tutti, concesse loro il
Padanamaskar e disse: "Poverini! Vi siete accollati un sacco di problemi per venire qui per la prima volta. Bevete questo latte!” In seguito, lo Yajna si tenne ogni anno. Rimasi
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Non accetterò nemmeno 37°! La temperatura di solito sale di nuovo nel pomeriggio. Quindi, quando gliela misurerò nel pomeriggio e la sera, dovrà essere sempre 36,5. Il bambino dovrà essere assolutamente normale in tutti i sensi! Allora saprò che Tu lo hai aiutato.”
Swami ci aveva detto che, per contattarLo, si deve fare Japa e cantare il Suo Nome. Egli è Hridayavasi (l’Abitante Interiore) e ascolta non solo me, ma anche tutti gli altri, perché è dentro tutti. Quindi, il messaggio Lo raggiungerà. Avevo un Mantra e cominciai a recitarlo mentre ero seduta nella stanza della preghiera. Poi mi alzai, tornai in camera da letto, e trovai mio figlio profondamente addormentato! Allora chiesi alla cameriera: “Quando si è addormentato?” Ella rispose: “Amma, pochi minuti dopo che lei se n’è andata.” E dopo che anch’io sono andata via, non si è alzato; era profondamente addormentato! La mattina, inoltre, si è alzato molto normalmente: non c’era più quel farfugliare. Mi ha riconosciuto come ha sempre fatto. Gli ho misurato la temperatura nel pomeriggio e la sera: era 36,5! Di che altro avevo bisogno?
La Ferma Risposta di Dio
A quel tempo, Swami era a Venkatagiri, con il Maharaja del luogo e altri, e stava parlando con loro alle 9 in punto. Durante la festa dello Sri Rama Navami, Egli stava con il re e Kumara Raja (il figlio del re). Il Maharaja era solito portare Swami in macchina a Venkatagiri. Era un grande devoto del Signore Rama e per lui Baba era la divinità preferita. Quindi, in quel momento, mentre alle 9 in punto io pregavo, Swami stava parlando con il Maharaja di Venkatagiri, ed entrò in trance! Si afflosciò, e i presenti non riuscivano a capire che cosa fosse successo. Kumara Raja pensò che Swami fosse improvvisamente caduto a causa di uno svenimento. Quando si riprese, Gli chiesero: “Swami, che cosa è successo?” Avevano sentito parlare di trance, ma fino allora non vi avevano mai assistito. Quindi Gli domandarono: “Eri in trance? Sei andato da qualche parte?” Swami lo confermò. Allora Gli chiesero: “Che cos’è successo? Perché sei dovuto andare in trance?” Swami rispose: “Una Mia devota, Rani Maa, era in grossi guai.” Riferì loro il mio nome! Disse: “Suo marito è in viaggio; lui non c’è, lei è sola con i suoi due figli. Suo figlio delirava per la febbre alta, e lei era molto preoccupata e turbata. Così Mi ha pregato: “Swami, vieni e mostrami la Tua onnipresenza!” Perciò, sono andato a salvare il bimbo che adesso sta bene.”
Il Maharaja di Venkatagiri disse con gioia: “Oh, molto bene!” Ma Kumara Raja, il figlio del Maharaja, proseguì: “Swami, la prossima volta che verrà questa Rani Maa, voglio vederla. E voglio anche vedere il bambino che hai salvato. Me li mostrerai?” Il Maharaja non aveva chiesto tutto questo perché aveva accettato Swami totalmente, ma il giovane Raja voleva delle prove. Swami rispose: “Non preoccuparti, ella viene qui ogni sei mesi.” (Continua ...)
Per gentile concessione dello Sri Sathya Sai Media Centre
– L’autrice, fervida devota per quasi sessant’anni, arrivò da Bhagavan Baba già agli inizi del 1950. Bhagavan la chiamava “Rani Maa”. La sua vita è stata uno scrigno di tesori di straordinarie esperienze della Divinità di Swami.
lì a prestare servizio per due o tre mesi, da Dasara al giorno del Compleanno.