Se non è vietato è obbligatorio

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PREFAZIONE Avete presente come iniziano le prefazioni? “Conosco bene l’autore X.” “Leggere questo [inserire opera letteraria] di Y ha suscitato in me sensazioni contrastanti”. “In un panorama editoriale asfittico come quello italiano, questo libro di Z è una ventata di freschezza”. E così via. Di solito sono scritte da Grandi Firme (o dai loro scagnozzi in nero) che, riluttanti e sussiegose, coprono di elogi qualcuno che non si sono minimamente degnate di leggere, ad esclusivo beneficio delle Striscette Intorno Al Libro che le Grandi Case Editrici piazzano nelle librerie delle stazioni centrali. Come facilmente intuibile, nemmeno io ho letto il fumetto di Antonucci. Non per cattiveria o altezzosità: è che non ho tempo. Il ritmo da militante leghista sotto copertura è massacrante. Sveglia alle 6:00 del mattino con annessa ispezione dei centri di identificazione ed espulsione. Poi il giuramento del cittadino padano da recitare. Mattinata passata sui ruscelli della campagna veneta a cercare di respingere rifugiati politici tunisini e immigrati molisani. Tavola da apparecchiare con la cacciagione negroide. Brainstorming pomeridiano nella sezione di partito, stesi sul pavimento gelido tappezzato di articoli di Gianfranco Miglio, nudi, mentre la filodiffusione pompa le teorie antroposofiche di Gilberto Oneto e il trance di “Borghezio Beat”. L’unico momento di respiro arriva in serata, quando scatta il Rituale dell’Incesto. Secondo la Carta dei Diritti Padani Fondamentali, infatti, è assolutamente legittimo – quando non apertamente incoraggiato – abusare sessualmente di figli, fratelli e cugini fino al terzo grado. O forse sono io che la interpreto così. Ad ogni modo, i motivi principali per cui non ho letto “Se non è vietato è obbligatorio” sono due. Il primo: ho già letto il libro di Dave Eggers dal titolo omonimo. Antonucci dice di aver fatto un omaggio. Un tributo. Sarà. Questa giustificazione mi suona credibile quanto Magdi Allam che si arruola nella


file delle Tigri Tamil. Il secondo motivo è il vivido ricordo che ho dell’unico incontro con Antonucci. Ora, immaginatevi di trovarvi di fronte ad un individuo che è una specie di incrocio tra Prospero Gallinari delle Brigate Rosse ed una sceneggiatura scartata di un film sulla strategia della tensione scritta da Renzo Martinelli e un complottista che crede che la Costa Concordia sia stata affondata perché all’interno doveva tenersi un summit della mafia russa. Oppure immaginate semplicemente di parlare con qualcuno che vive a Lettomanoppello, Abruzzo. Non ci riuscite, vero? Non sapete quanto vi invidio. Se fossi un Autore Pretenzioso o Giuseppe Genna finirei questa scialba prefazione – estortami a forza con la promessa di ricreare a casa mia gli scontri di Atene del 12 febbraio – parlando dell’importanza sempre più preponderante delle graphic novel. Direi che questa Opera è qualcosa di fondamentale, di necessario. Una bomba in faccia tirata addosso all’establishment e ai massoburocrati di Bruxelles. Un attentato alle sinapsi del III millennio anestetizzate dall’austerity e dai credit default swap. Ma non sono un A.P. o un G.G. E il lavoro di Antonucci non è nulla di tutto ciò. “Se non è vietato è obbligatorio” non è altro che un sagace adattamento del testo dello scrittore americano immerso in una melma di corna vichinghe, repressione sessuale e Mel Gibson, digerito con della grappa di infima qualità ed infine vomitato in formato digitale sui bordi del cesso di un anonimo autogrill lombardo. Mentre lo leggete, ricordatevi di una cosa: è scientificamente provato che questo fumetto può aiutare un leghista a ritrovare la sua erezione perduta e a farlo entrare nella fratellanza umana. Maneggiare con cautela. LA PRIVATA REPUBBLICA

























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