Sara Moscone. Pro veritate historiae

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Pro veritate historiae SARA MOSCONE

Flavio Giuseppe e le fonti

ebraiche nell’Historia Scholastica di Pietro Comestore

Sara Moscone

Proveritatehistoriae

Flavio Giuseppe elefonti ebraiche

nell’Historia Scholastica di Pietro Comestore

Schwabe Verlag

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ISBN Edizione stampata978-3-7965-5202-1

ISBN eBook (PDF)978-3-7965-5203-8

DOI 10.24894/978-3-7965-5203-8

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Ai miei genitori, che mi hanno mostrato la via, amio marito, che rende ogni giorno prezioso, amio fratello, che sogna in grande, come me.

2. La vita di Mosè, tra intento storiografico egusto del racconto

2.1 Le origini dell’eroe

2.2 La missione di Mosè el’esodo dall’Egitto: una ricezione storico-geografica

2.3 Mirabilia: la logica del reale applicata ai prodigi.

3. Le Leggi eilTabernacolo.

3.1 Flavio Giuseppe aconfronto con fonti ebraiche ecristiane

3.2 La descrizione del Tabernacoloe delle vesti sacerdotali: elementi concreti esimbolici

4. Citazioni misteriose

5.

III.

1. Le fonti ebraiche dell’Historia Levitici

2. Conoscenza ebraica, mediazione cristiana: Isidoro di Siviglia, Ugo eAndrea di San Vittore

3. Fonti ebraiche dirette:riferimenti impliciti ed espliciti

4. Flavio Giuseppe

IV. Historia Libri Numerorum et Libri Deuteronomii

2. Seguendo la rotta di Giuseppe:ilsacrificio della vitella rossa elamorte

3. Lo scandire del tempo attraverso la sacralitàdelle feste edei sacrifici

6. Integrazioni geografiche

Prefazione

Questo volume nasce come lavoro di tesi di dottorato nell’ambito del progetto di ricerca interdisciplinare dell’Università di Berna “Lege Iosephum! Ways of reading Josephus in the Latin Middle Ages”,finanziato dalla Swiss National Science Foundation. Per quattro anni, tra il 2019 eil2023, ho avuto il privilegio di potermi immergere completamente nel mondo di Pietro Comestore ediFlavio Giuseppe, vivendo l’esperienza lavorativa più bella einteressante della mia vita. Il che è paradossale, perché, nel frattempo, il nostro mondo sta vivendo forse il suo periodo più cupo dall’inizio del nuovo millennio. Sarebbe ipocrita ignorare come la pandemia abbia sfaldato irapporti umani,come non una, ma due guerre stiano dividendo l’Europa enon solo. Ancora una volta la Storia elaLetteratura greca e latina ci vengono in aiutoper ricordarci che tutto ciò che viviamo ègià stato vissuto, scritto eletto da uomini edonne forse più saggi di noi, ma in fondo non così diversi. La mia speranza èche questa ricerca possa dare prova, per quanto minima, che un dialogo positivo tra religioni diverse, tra culture diverse non solo è possibile, ma ègià avvenuto, anche in un’epoca segnata dalla Crociate come il XII secolo.

Se la scrittura èun’attività solitaria, ma non statica – la scrittura di questo volume si èsvolta tra casa eufficio, in varie biblioteche al di qua ealdilàdelle Alpi, esunumerosi treni tra Berna eTorino – la ricerca è, invece, anche un’attività corale.

Per questo voglio ringraziare innanzitutto itre supervisori del progetto, che mi hanno accolta nel Team Josephus efatto sentire acasa fin dal primo giorno. La professoressa Katharina Heyden, la migliore maestra che potessi desiderare, che ha saputo spronarmi eincoraggiarmi, lasciandomi completa libertà efiducia.La professoressa Gerlinde Huber-Rebenich, per aver sempre colto ipunti deboli della mia ricerca cosicché potessi trasformarli in punti di forza. Il professore René Bloch, per avermiincentivata ad ampliare gli orizzonti del mio lavoro, eanche per quella incredibile partita di calcio giocata al Wankdorf Stadium.

Vorrei ringraziare imiei colleghi Josephini,per la loro amicizia, per iconsigli, le conversazioni eleesperienze condivisenel corso di questi quattro anni: Anthony Ellis, Carson Bay, Judith Mania eLena Tröger. Ringrazio anche le studentesse Patricia Berchtel, Yael Antolovich eMelanie Ammeter, per avermi assistito durante la ricerca, rendendosi sempre disponibili arecuperare libri sparsi per la Svizzera. La mia riconoscenza va anche al professore Mark Clark, per

aver condiviso con me la sua preziosissima esperienza di ricercatore ed esperto di Pietro Comestore, ealprofessore Michele Ferrari, per aver colmato le mie lacune da classicista, allora ancora poco avvezza alla latinità medievale.

Ringrazio imiei ex-compagni del gruppo IDA (Interdisziplinäres Doktoratsprogramm Altertumswissenschaften)per aver reso piacevole eproduttivo ogni ritiro di studio, ei professori membri di IDA, che con iloro consigli, durante i numerosi incontri, mi hanno aiutato nel migliorare la mia ricerca. La mia gratitudine va anche atutti iricercatori che nelle conferenze, nei convegni enelle giornate di lavoro acui ho partecipato hanno saputo contribuire con una riflessione, una domanda ouncommento allo sviluppo di questo libro. Ringrazio Arlette Neumann per avermi seguita durante il processo di pubblicazione.

Ringrazio di cuore la mia amica Giulia Criscione per aver letto con pazienza questo manoscritto.

Dedico questo libro alla mia famiglia, che mi ha accompagnata in questa ein molte altre avventure, senza smettere mai di credereinme: imiei genitori, Mariangela eSergio, mio fratello Stefano, eilmio amato Luca, che dal 2021 ho la gioia di poter chiamare marito.

Introduzione

1. Pietro Comestore, Magister Historiarum: le opere el’uomo

Leva dunque, lettore,a l’alte rote meco la vista, dritto aquella parte dove l’un moto el’altro si percuote; elìcomincia avagheggiar ne l’arte di quel maestro che dentro asél’ama, tanto che mai da lei l’occhio non parte.

Dante, Paradiso X, 7–12

Le parole del Sommo Poeta sono un invito al lettore ad alzare lo sguardo verso le sfere celesti, mentre egli si appresta araccontare di luce in luce gli spiriti sapienti del Cielo del Sole. Tra le anime che si distinsero in terra per la loro sapienza teologica trova il proprio posto, nella seconda corona di beati, anche Pietro Comestore.1

La sua fama di erudito elasua opera più celebre, la monumentale Historia Scholastica,gli fecero guadagnare un posto nel Paradiso eiltitolo di Magister Historiarum,incoppia con il suo maestro Pietro Lombardo, Magister Sententiarum,eppure di Pietro in quanto uomo sappiamo piuttosto poco. Nemmeno sul suo nome vi sono certezze:è chiamato talvolta Comestor (“il Divoratore”), talvolta Manducator (“il Mangiatore”), in virtù, secondo isuoi contemporanei,2 della sua reputazione di erudito elettore voracissimo. Vi sono, tuttavia, documenti che attestano la presenza di Comestor come nome di famiglia, diffuso nella regione della Champagne del XII secolo.3 L’appellativo dovette assumere presto valore antonomastico, data la fama del nostro autore, il quale si dimostrò indubbiamente

1 Dante, Paradiso XII, 133–135: “Ugo da San Vittoreèqui con elli, /e Pietro Mangiadore e Pietro Spano, /loqual giù luce in dodici libelli”

2 Cfr. Clark 2015, xiii.

3 Daly suggerisce che Pietro possaessere parente di un certo Guido Comestor,citato tra i vassalli del conte di Champagnenel 1172 (cfr. Daly 1957, 62–63). Morey eSylwan condividono questa ipotesi (cfr. Morey 1993, 10 eSylwan 2005, x).

degno portatore di tale epiteto, fulcro di un gioco di parole nei primi due versi del suo epitaffio in esametri, forse composto da Pietro stesso:

Petruseram, quem petra tegit, dictusque Comestor Nunc comedor. Vivus docui, nec cesso docere.

Mortuus,utdicat qui me videt incineratum:

“Quod sumus, iste fuit;erimus quandoque quod hic est” .

Ero io quel Pietro, che una pietra ricopre, eilDivorator fui detto, ora son divorato.

Vivo insegnai, né morto smetto: dica chi mi vede in cenere ridotto:

“Siamo ciò che egli fu;saremo un giorno ciò che egli è” 4

L’epigrafe, ora non più visibile, era vergata sulla sua tomba nella chiesa di San Vittore aParigi, posta alla sinistra dell’altare maggiore, accanto aquella di Ugo di San Vittore. Forse fu proprio aSan Vittore, nella ricchissima biblioteca dell’abbazia, che Pietro incontrò itesti dell’autore che più di ogni altro ispirò la sua Historia: lo storiografo Flavio Giuseppe,unebreo, ma anche, come lo definì Eusebio di Cesarea, “uno acui bisogna credere” 5 EComestore, come vedremo, gli credette.

Prima di arrivare aParigi eal ruolo di Flavio Giuseppe nell’Historia,è necessario spendere alcune parole sulla vita dei nostri due protagonisti. Pietro, nato probabilmente intorno al 1100 da qualche parte nella Champagne,ricevette la sua istruzione in una delle scuole cattedrali di Troyes, fiorente centro culturale del Nord della Francia. Qui sembra plausibile che abbia potuto beneficiare degli insegnamenti di Pietro Abelardo,6 che aveva cercato rifugio proprio in quella regione dopo la condanna del Concilio di Soisson nel 1121. Il suo metodo di inquisizione teologica, infatti, si può riscontrare anche nel modo in cui Comestore affronta le quaestiones nell’Historia Scholastica einaltre opere. Nel contesto storico-culturale di Troyes si può individuare anche il seme dell’interesse di Comestore nei confronti dell’esegesi ebraica, non solo per le opere di Flavio Giuseppe, ma anche per icommentari rabbinici, in quanto la città era sede dell’importantescuola di Rashi (1040–1105 ca.) edei suoi successori, Joseph

4 La traduzione, come tutte quelle dal greco edal latino presentiinquesto volume, èa cura dell’Autrice. Seguiamo Morey, Sylwan eLazzarini nel leggere l’ultimo verso “erimus quandoque quod hic est”,invece della versione proposta da Daly “erimus quando quod iste” . (Cfr. Morey 1993, 8; Sylwan2005, xiii;Lazzarini 2018, 12–13;Daly1957, 73).

5 Eus., H. E. 3, 9, 3: ἄ

–“E[Giuseppe]è per altre ragioni uno acui bisogna credere” .

6 Sull’influenza dell’insegnamento di PietroAbelardo sul nostroautore si vedaDaly 1957, 62–65.

ben SimeonKara (1065–1135 ca.) eSamuel ben Meir (1085–1158 ca.), contemporanei di Comestore.7

Già nel 1125, Pietro ècitato come magister (attributo che indicava il permesso all’insegnamento)della scuola cattedrale di Troyes,8 mentre, intorno al 1145, divenne decanus Trecensis aSan Pietro,9 titolo che mantenne avita. Nel frattempo, la sua fame di conoscenza lo spinse presto verso Parigi, dove conobbe altri due pilastri essenziali per la sua formazione di erudito:Pietro Lombardo10 elascuola dell’abbazia di San Vittore, fondata nel 1108 da Guglielmo di Champeaux.11 Qui il nostro autore si dedicò all’insegnamento della teologia nelle scuole di Notre Dame ediSan Vittore, ricevendopoi la nomina di cancellarius del capitolo di Notre Dame, probabilmente nel corso degli anni ’60,12 posizione di grande responsabilità eprestigio. L’apporto di Comestore allo sviluppo dei primi germogli di un’università embrionale fu fondamentale non soltanto per il suo contributo intellettualedi maestro eautore, ma anche per il suo peso amministrativo. In quanto cancellarius, egli era detentore egarante del sigillo, responsabile della produzione ufficiale dei documenti del capitolo parigino, nonché supervisore degli studia di tutta la diocesi, con la facoltà di elargire osottrarre la licentia docendi,cosa che poneva sotto il suo controllo ogni attività di insegnamento nell’ambito cattedrale.13 La sua rilevanza politica come cancellarius di Notre Dame si evince anche dal ruolo che ebbe nell’arginare il tentativo di papa Alessandro III di condannare la dottrina cristologica di Pietro Lombardo, tant’èche il papa fu obbligato aconcedergli la vendita della licentia docendi fino aquando Comestore ricoprì la carica.14 AParigi, Pietro potè approfittare della fiorente biblioteca di San Vittore per comporre, unendo la preparazione teologica all’esperienza maturata durante l’insegnamento, la sua opera più famosa, l’Historia Scholastica,e altre meno conosciute (e di quasi certa paternità): una serie di Sermones,uncommento ai

7 Cfr. Daly 1957, 63. Sul ruolo dellefonti rabbiniche ed ebraiche nell’Historia si veda infra, in particolare §§§ III Historia Libri Levitici.

8 Cfr. Karp 1978, 44.

9 Il documento più antico, un atto di divisione di beni tra due abbazie di Troyes, che attesta tale titolo risale appuntoal1145;successivamente, invece, la dicitura magister Petrus Manducator, decanus Trecensis compare in un carteggio tra il cardinale PietrodiSan Crisogonoe il papa, datato 1177–1178. Per una ricostruzione precisa di tutti idocumenti storici che testimoniano la vita del nostroautore, si rimanda al già citato lavoro di Daly (1957) ea Gandil(2013, 17–25)per quantoriguarda la sua carriera.

10 Gli studiosimoderni sono concordi sul fatto che Comestoreabbia seguito le lezionidel Lombardo prima del 1150 (cfr. per esempio Morey 1993, 50). Sull’importanza di quest’ultimo per la formazione del nostroautore, si vedainparticolare Clark 2005, 85–142.

11 Sulla fondazione elastoria della scuola di San Vittore, si veda Crossnoe2018, 1–54.

12 Il primo documento ad attestare questo incarico risale al 1168 (cfr.Daly 1957, 66).

13 Cfr. Baldwin 1999, 143.

14 Cfr. Kouamé 2019, 44. 1.

Pietro Comestore, Magister

Vangeli,15 le Quaestiones, 16 il trattato teologico De Sacramentis, 17 e, forse, l’antologia di sentenze patristiche Liber Pancrisis.18 Alla fine della sua carriera, Comestore probabilmente si ritirò aSan Vittore, ma non abbiamo notizie precise riguardanti la data della sua morte. Dal momento che l’ultimo documento che lo concerne risale al 1180, èlecito ritenere che la sua vita si sia conclusa quell’anno oil successivo.19 La fama di Comestore, invece, trovò l’immortalità nel Paradiso dantesco enella sua opera migliore, l’Historia Scholastica.

2. L’Historia Scholastica tra storiografia ed esegesi

L’Historia èun’opera in venti libri20 che si configura come qualcosa ametà tra storiografia ed esegesi, omeglio, come un lavoro ambizioso che abbraccia entrambi igeneri per stile, contenuti escopo. Si trattadiuna riscrittura in chiave storica basata principalmente sulla Bibbia, che, come l’Autore stesso indica nel Prologo, va dalle origini del mondo all’Ascensione di Cristo, corredatadicommenti estrapolati da varie fonti, lasciate spessoanonime, eamalgamati all’interno del testo in modo da non interrompere il flusso narrativo. Anche personaggi ed episodi appartenenti alla storia ealla mitologiagreche eromane trovano il loro posto nei racconti dell’Historia,sia in quelli che Comestore chiama incidentia eche definisce meri rivoli collaterali che si immettono nel flusso principale della storia sacra,21

15 Cfr. Smalley 1979, 84–129.

16 Cfr. Morey 1993, 10 eSiri 2013, 191–224. Sulla possibile lectio di Comestore sulle Sententiae del Lombardo si veda Angotti 2013, 149–190.

17 Cfr. Martin 1937, iii–xxviiie 1–132.

18 Sulla possibile paternità comestoriana di queste opere, si veda Martin 1931 (inparticolare 55 sul Liber Pancrisis), Landgraf 1931, 292–306, eGiraud 2010, 203–240, il quale invece respingel’attribuzione dell’opera aComestore. Ilavori del nostroautore, con le sole eccezioni dell’Historia Genesis edel De Sacramentis,sono ancora in attesa di un’edizionecritica.

19 Per idocumenti che testimoniano gli ultimi anni dellavita di Comestore, tra cui ancheil giorno, ma non l’anno,dellasua dipartita (il22ottobre), si vedaDaly 1957, 72–73.

20 Si tratta dei seguenti libri biblici:Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè,Giudici, I–IV Re, Ruth, Tobia, Ezechiele, Daniele, Giuditta, Ester,I–II Maccabei, einfine un’armonizzazione evangelica. Gli Atti degli Apostoli furono poi aggiunti da PietrodiPoitiers. Secondo Karp, Comestore nello scegliere ilibri da affrontare si ispirò alle indicazioni del De doctrina christiana (2, 8, 12)diAgostino eal Didascalicon (6, 3) di Ugo di San Vittore. Cfr. Karp 1978, 56–57.

21 Hist. Schol. Prol. (P,fol. 2ra;V, fol. 7ra): “De historiis quoque ethnicorumquaedam incidentia pro rationetemporuminserui, instar rivuli qui secus alveumdiverticula quae invenierit replens praeterfluere tamen non cessat”–“Ho inserito, secondo criteri cronologici, anche alcuni avvenimentiriguardanti le storie dei pagani, come un ruscello che, rimpiendosi dei rivoli che trova lungoilsuo corso, non cessa tuttavia di scorrereoltre”.Sinoti il fine uso di diverticulum,che può indicaresia l’immissario minore di un fiume, siauna digressione retorica.

sia in alcuni degli episodi principali.22 Gli studiosi moderni sono d’accordo nell’affermare che l’Historia èstata scritta aParigi,23 dove Comestore aveva accesso alla biblioteca di San Vittore, che poteva offrirgli la dovizia di fonti consultate per la stesura dell’opera. Un tale lavoro deve aver occupato lunghi anni della vita del nostro autore, considerando anche il fatto che egli era impegnato in incarichi rappresentativi escolastici. Come dimostrano gli studi condotti da Clark,24 Pietro iniziò alavorare all’Historia nei primi anni ’60 del XII secolo, modificando e aggiornando costantemente la sua opera. Sebbene la dedica aGuglielmo arcivescovo di Sens, che detenne il seggio episcopale tra il 1169 eil1175–1176, eilfatto che l’Historia venga menzionata nelle cronache di Roberto di Auxerre nel 1173 stabiliscano che una versione dell’opera fosse già in circolazione in quegli anni,25 Comestore continuò alavorarci, aggiungendovi quelle che il suo pupillo Stefano Langton chiama glosae extrinsecae (alla lettera, “glosse esterne”), anche con l’aiuto di Langton stesso edialtri allievi estudiosi.26 Queste aggiunte sono facilmente identificabili nei manoscritti perché poste amargine oppure nel corpo del testo, ma separate da esso tramite una cornice rubricata.27 Molte di queste glosse variano da un manoscritto all’altro, per il loro contenuto oper la loro collocazione, probabile segno del successo stesso dell’opera come testo universitario, integrato progressivamente dagli appunti di studenti edocenti. Èpossibile certificare la paternità di alcune di queste note grazie alla testimonianza di Stefano Langton, che durante le sue lezioni sull’Historia segnala quando si tratta di una nota magistri di Comestore stesso.28

Lo scopo dell’opera èdunque quello di fornire ai lettori,inparticolare agli studenti delle scuole cattedrali che si approcciavano alla teologia,untesto di facile consultazione che renda chiaralastoria biblica eilsignificato letterale delle Scritture, corredato di fonti attendibili. Nel Prologo,ilnostro autore evidenzia tre problematiche principali riguardanti la storia sacra, problematiche che egli stesso aveva facilmente riscontrato durante la sua esperienza di docente di teologia: “Historiam sacrae scripturae in serie et glosis diffusam […]brevis nimis et inexpositam” , “La storia delle Sacre Scritture èdivisa in diversi libri ecommentari [ ]eccessivamente breve epriva di una spiegazione adeguata” 29 Questi tre punti

22 Si veda per esempio il racconto dei discendenti di Abramo eCethurache,a un certo punto, si imparentano con Ercole in Hist. Gen. 62 (cfr. infra §§§ I, 1.2 Vulgata, Antiquitates, Septuaginta:letture parallele).

23 Cfr. Sylwan 2005, xi–xii;Clark 2015, 5.

24 Cfr. Clark 2015, 162–183.

25 Cfr. Daly 1957, 67.

26 Cfr. Clark 2015, 170–171.

27 Cfr. Sylwan 2005, lxxvi–lxxvii.

28 Cfr. Clark 2015, 173–183.

29 Hist. Schol. Prol. (P,fol. 2ra;V,fol. 7ra). 2. L’Historia Scholastica

fanno riferimento innanzitutto alla scarsa praticità della Glossa Ordinaria, 30 particolare versione della Bibbia in cui il testo sacro posto al centro della pagina è circondato (nei margini enell’interlinea)dastralci di commento estrapolati dai Padri della Chiesa edaaltri autori, senza però un vero eproprio criterio tematico, né un focus per quanto riguarda l’esegesi storica in particolare.31 Il secondo problema riguarda la “reticenza delle Scritture”,che spesso omettono particolari importanti dal punto di vista logico, storiografico onarrativo. Il terzo punto, infine, mette in evidenza la mancanza di un’opera che affronti l’intera storia sacra in modo sistematico ed esaustivo, unendo la narrazione degli eventi auncommento utile alla comprensione degli eventi stessi. Come vedremo, Pietro troverà la soluzione aquesti tre problemi nelle Antiquitates Iudaicae di Flavio Giuseppe. Nel prologo epistolare,32 locus per eccellenza riservato all’espressione letteraria dell’autore, Comestore espone la propria dichiarazione d’intenti, seguendo i dettami degli storiografi latini classici,33 che nel Basso Medioevo erano letti, studiati econsiderati modelli di stile acui ispirarsi. Sulla falsariga dell’arsretorica ciceroniana, Comestore presenta prima la causa scribendi dell’opera (scritta dietro rischiesta dei suoi socii,per sopperire alla difficoltà dello studio della storia sacra), quindi la materia trattata eloscopo dell’opera, poi la captatio benevolentiae –sottolineando l’umiltà del lavoro rispetto alle opere teologiche dedicate alla verità della fede – elapromessa di non aggiungere nulla di nuovo, ma di limitarsi a seguire “le parole dei Padri” (dictis patrum). Simili temi (ilmotivo della veridicità di quanto scritto, le lamentele sulle fonti esulla scarsa reperibilità del materiale, la

30 Sulle complesse origini epeculiari caratteristiche della Glossa Ordinaria,siveda Smith 2009.

31 Sulla problematicità della Glossa Ordinaria come strumento didattico, ma anche sulla sua importanza per la stesuradell’Historia si veda Clark 2015, 84–107.

32 Hist. Schol. Prol. (P,fol. 2ra;V,fol. 7ra): “Causa suscepti laboris fuit instans petitio sociorum. Qui cum historiam Sacrae Scripturae in serie, et glossis diffusam lectitarent, brevem nimis et inexpositam, opus aggredi me compulerunt: ad quod pro veritate historiae consequenda recurrerent. In quo sic animus stylo imperavit, ut adictis Patrumnon recederem, licet novitas favorabilis sit, et mulcens aures. Porroa cosmographia Moysi inchoans, rivulum historicum deduxi, usque ad ascensionem Salvatoris, pelagus mysteriorum peritioribus relinquens”–“Il motivo dell’aver intrapreso questo lavoro èstata la richiesta da partedei colleghi. Poichéleggevano la storia delleSacre Scritturedivisa in diversi libri ecommentari, eccessivamente breve epriva di una spiegazione adeguata, mi hanno chiesto di cominciare un’opera acui potessero rivolgersiper raggiungere la verità dellastoria. In questo lavoro la [mia]mente ha governato lo stilo, cosicchè non mi allontanassi dalle parole dei Padri, sebbenelanovità sia attraente eaddolcisca gli orecchi. Quindi dalla cosmografia di Mosè ho accompagnato il ruscelletto storico fino all’Ascensione del Salvatore, lasciando il mare dei misteri [dellafede]agente più esperta” .

33 Si tratta di Catone, Livio, Virgilio, Lucano, Sallustio, ma anche Flavio Giuseppe. Cfr. Damian-Grint 1999, 87–88.

dedica aunpatrono etc.) si possono riscontrare anche in altre opere storiografiche risalenti al XII secolo prodotte in diverse aree europee.34

Tutti questi elementi,tipici sia della storiografiaclassica sia di quella medievale, collocano l’Historia in questo filone letterario, benché la storiografia medievale in quanto tale non formi propriamente un genere aséstante, ma si componga piuttosto di numerosi sottogeneri:annali, cronache monastiche, cronache delle crociate, vite dei santi, historiae etc.35 La visione della storia nel Medioevo, influenzata dalla cronologia biblica edaquella classica, si estendedal bacino del Mediterraneo verso iquattro punti cardinali, abbracciando per schemi multipli e simultanei storie locali estorie universali, alivello sincronico ediacronico.36 Ealla base di questa storiografia cristiana vi èlaBibbia, come scrive Lobrichon, “a motivo del principio esegetico della figura edell’adempimento” . 37 Dalla storia del popolo eletto prende avvio la storia universale:l’Historia infatti, pur considerando la Bibbia come modello principale, include anche le storie di altri popoli, in particolare dei Greci edei Romani.

Un altro elemento in linea con la storiografiadel XII secolo èl’atteggiamento dell’Autore nei confronti degli eventi sovrannaturali.38 Comestore èmolto cauto nel presentare imiracoli biblici, premurandosi di attestarne la veridicità tramite testimoni autorevoli espiegazioni naturalistiche,seguendoilmetodo adottato da Flavio Giuseppe, il quale spesso fa da garante, talora anche da testimone oculare, dell’attendibilità dei portenti divini.39 Tale gestione dell’elemento sovrannaturale è molto diversa dall’approccio che si può riscontrare in opere romanzesche contemporanee, come le chanson de geste,dove invece il fantastico èspesso esaltato senza bisogno di venir giustificato razionalmente. Ciò dimostra che autori epubblico del XII secolo avevano ben presente la differenza tra storia einvenzione. Comestore, dunque, redige un’opera dall’impianto innovativo, se non nei contenuti quantomeno nella forma, lungi dall’essere un mero lavoro compilativo. Egli fonde testo sacro ecommento con una naturalezza tale da far apparire semplice ecomprensibile il messaggio, che ci viene offerto “già pronto”,senza spiegazione alcuna di come egli sia giunto auna data risposta, adifferenza dei procedimenti usati da summae etrattati teologici tradizionali. Pur dilungandosi ove la materia lo richieda,Pietro ottiene un’immediatezza euna (apparente) semplicità per il lettore, omettendo le domande eilragionamento esegetico,

34 Cfr. Damian-Grint 1999, 90.

35 Comestore stesso, nella prefazione dell’opera, spiega che ci sono tre tipi di opere storiografiche: annalis, kalendaria, efimera.

36 Cfr. Jahner, Steinere Tyler 2019, 1–8.

37 Cfr. Lobrichon 1992, 542–543.

38 Cfr. Damian-Grint 1999, 86.

39 Per ulteriori dettagli sul modo in cui Comestore cita Giuseppe per avvalorare la veridicità dei miracoli si vedano icapitoli seguenti, in particolare la sezione §§§ II, 2.3 Mirabilia:lalogica del reale applicata ai prodigi.

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