Cava Paradiso

Page 1


Cava Paradiso

cava paradiso Libro2.indb 1

1

18/02/2007 15.48.08


2 Libro2.indb 2

18/02/2007 15.48.08


Cava Paradiso

a cura dell’Associazione Il Ramarro

Assessorato Regionale BB.CC.AA. Soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa

Il Ramarro

ecologia e cultura di p ace

cava paradiso Libro2.indb 3

3

18/02/2007 15.48.08


4 Libro2.indb 4

sommario 18/02/2007 15.48.08


sommario

Cava Paradiso

7

Introduzione

9

Renato Carella

Enza Cilia

Aspetti geologici e idrogeologici

16

Flora e fauna

36

Archeologia

50

Emergenze architettoniche

64

Conclusioni

77

BibliograďŹ a

79

Mario Algeri e Danilo Messina

Antonino Duchi, Oreste Ricci e Sabrina Rossi Michele Messina Katia Fabbricatti e Daniele Intelisano Salvatore Scuto

cava paradiso Libro2.indb 5

5

18/02/2007 15.48.08


cava paradiso

tra evocazione fantastica e rigore scientifico

di Renato Carella

In quel suggestivo gioco di terre aride e fortemente erose, fresche acque e verdissime valli, che modella i monti Iblei e li rappresenta nella loro irresistibile unicità, Cava Paradiso appare subito come un posto incantato. Di giorno svela il fascino dei suoi angoli più incantevoli; la sera il mormorio del vento tra le chiome dei grandi pioppi tremuli facilmente evoca leggende e incantesimi come quella delle “Povere Donne”; antiche e sfortunate custodi di un mitico tesoro, il loro appellativo migra sulle due vicine sorgenti: la prima, detta anche “la soprana”, sgorga e scompare subito inghiottita nel medesimo anfratto roccioso lasciandosi dietro soltanto un lieve sciabordio; la seconda, detta “la sottana”, poco più a valle, consente invece di assistere al prodigio naturale della ri-nascita di un torrente: il Prainito. Ma anche dopo la prima impressione , Cava Paradiso resta un luogo straordinario, dove mito e storia, natura e cultura, immaginazione e realtà hanno tutti lo stesso centro, come le tante facce di una stessa pietra preziosa. L’idea di raccogliere in una pubblicazione i quattro lembi di questa Cava per raccontarla a chi non l’ha ancora vista nasce nell’estate del 2003, sotto la fresca protezione di uno dei tanti Platani orientali andati poi distrutti nel rovinoso incendio dell’anno successivo, e diventa un impegno preciso a seguito del positivo intervento della Soprintendenza per i Beni Culturali di Ragusa, a cui si deve anche la redazione e l’esecuzione di un progetto di restauro ambientale su un brano della cava; un intervento decisamente orientato verso la tutela e la migliore fruizione del bene ambiente, un segnale indicativo di una tendenza che si può consolidare. La luce sotto la quale ci apprestiamo a descrivere i tanti “livelli” di questa Cava passa

6 Libro2.indb 6

presentazione 18/02/2007 15.48.14


a volte attraverso il filtro della evocazione fantastica o della libera interpretazione, ma soprattutto attraverso il rigore scientifico dei dati raccolti ed elaborati nel corso di ricerche e puntuali osservazioni, prevalentemente condotte durante l’esperienza di volontariato internazionale denominata “Campi della Nuova Luna”. Tale iniziativa, giunta alla quarta edizione, è in atto gestita da un Comitato interprovinciale di associazioni costituitosi per la tutela e la promozione ragionata della Valle del Prainito.1 Lo scopo del lavoro è invece quello di gettare un ponte in direzione delle generazioni più giovani, nella convinzione che il più efficace dei presidi a difesa di una “gemma” così piccola e così ricca, ma anche così fragile, debba essere, prioritariamente, di tipo culturale. L’opera, lungi dal voler essere esaustiva, si snoda attraverso un carosello d’itinerari tematici, ciascuno dei quali compilato da esperti o da appassionati cultori, che contempla nell’ordine: gli aspetti topografici, geologici, floristici, faunistici, archeologici ed architettonici di quella porzione centrale della Cava del Torrente Prainito che, partendo dal poggio denominato Cozzo Tondo, si spinge verso valle per una distanza di circa 2000 metri. Intenzionalmente lasciamo aperto il discorso e lanciamo un interrogativo: che fare per avviare una strategia di “tutela attiva” del territorio oggetto del nostro studio? 1. Formano il Comitato: Circolo Arci “La Locomotiva” di Rosolini, Speleoclub di Ragusa, Ente Fauna Siciliano di Noto, Circolo Legambiente “Il Carrubbo” di Ragusa, Cooperativa Kalura di Modica, il “Gruppo D’aria” di Modica, Associazione “Il Ramarro” di Caltagirone.

cava paradiso Libro2.indb 7

7

18/02/2007 15.48.18


introduzione

Enza Cilia

Soprintendente BB.CC.AA. Ragusa

8 Libro2.indb 8

18/02/2007 15.48.18


Caltagirone

Siracusa

Ragusa

Avola Noto

Modica

Rosolini

Scicli Pachino

introduzione Libro2.indb 9

cava paradiso

9

18/02/2007 15.48.19


mappa di cava paradiso a cura di Alberto Fazio e Donata Bologna

10 Libro2.indb 10

inquadramento 18/02/2007 15.48.19


cava paradiso Libro2.indb 11

11

18/02/2007 15.48.20


22 Libro2.indb 22

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.25


aspetti geologici e idrogeologici

cava paradiso Libro2.indb 23

23

18/02/2007 15.48.29


24 Libro2.indb 24

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.29


aspetti geologici e idrogeologici

di Danilo Messina e Mario Algeri Nell’ambito delle attività di studio su Cava Prainito che hanno contraddistinto il triennio che precede questa pubblicazione, sono state effettuate diverse ricognizioni e sopralluoghi sull’area. Oggetto di tali attività è stato lo studio geologico, geomorfologico, stratigrafico, geolitologico, geostrutturale ed idrogeologico dei terreni siti lungo il corso del Torrente Prainito, affluente del Fiume Tellaro, e più precisamente nell’area ricadente tra Cozzo Tondo ed il cosiddetto “Molino delle Grotte”, denominata localmente “Cava Paradiso”, termine con il quale si indica la stretta valle incassata sede del torrente. Per la elaborazione del presente testo ci si è avvalsi di uno studio geologico generale esteso a tutta la zona e di un’indagine di dettaglio con particolare riferimento alla situazione geomorfologica dell’area in esame. In generale, il Plateau Ibleo rappresenta la “culla “ dove il Torrente Prainito ha scavato il suo percorso: esso ha un’estensione notevole, essendo molto maggiore la sua superficie sepolta e sommersa di quanto non sia quella visibile in affioramento. Esso rappresenta infatti la naturale prosecuzione del continente africano al quale è collegato dalla piattaforma continentale sommersa passante verso est, tramite la scarpata Ibleo-Maltese, al bacino Ionico; a Nord invece, e verso Ovest, il Plateau Ibleo si inarca e sprofonda sotto le coltri rappresentate dalle terminazioni più avanzate dell’orogene siciliano, originatosi dal processo collisionale che ha portato alla strutturazione della catena appenninico-maghrebide siciliana. Dal punto di vista strutturale, il Plateau è costituito da una porzione di crosta continentale appartenente alla placca africana; dal punto di vista della composizione, in esso si riscontrano essenzialmente successioni di tipo carbonatico o carbonatico-marnose, frammiste a manifestazioni di tipo vulcanico la cui estensione temporale complessiva

cava paradiso Libro2.indb 25

25

18/02/2007 15.48.30


localizzazione dell’area d’interesse

corografia - stralcio piano territoriale provinciale Ragusa

scala 1 : 25.000

copre un arco cronologico che va dal Cretaceo inferiore al Pleistocene. Dal punto di vista tettonico, all’interno del Plateau e nelle zone di margine, sono presenti diverse faglie la cui estensione verticale complessiva può raggiungere diverse centinaia di metri e la cui lunghezza può essere anche di diversi chilometri; tali strutture, che ricalcano in grande degli allineamenti strutturali generali, sono complicate in alcune zone da fenomenologie e da caratteristiche particolarmente complesse e degne di attenzione.

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E MORFOLOGICO La “Cava Paradiso” insiste sul confine amministrativo tra i Comuni di Modica e di Rosolini, rispettivamente nelle Province di Ragusa e di Siracusa, ad una quota compresa tra i 150 ed i 300 metri s.l.m. ed è raggiungibile dalla S.P. N° 17 “Favarotta - Ritillini”.

26 Libro2.indb 26

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.31


carta geomorfologica scala 1 : 10.000

cava paradiso Libro2.indb 27

27

18/02/2007 15.48.33


Nella Corografia, stralciata dal Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Ragusa è riportata in scala 1:25.000 l’ubicazione della Cava. In generale l’area è inserita in un contesto morfologico ad andamento da subpianeggiante a collinare; questa caratteristica conferisce alla zona un aspetto tabulare con deboli inclinazioni, interrotto a tratti da profonde incisioni, cave, dove scorrono i torrenti che denunciano l’aspetto idrografico dell’area. L’area di stretto interesse, Cava Paradiso, è delimitata, ai lati settentrionale e meridionale, da due ampie spianate, leggermente degradanti verso SE , la cui quota massima è di circa 365 m s.l.m. In realtà, lo sviluppo della cava in cui scorre il torrente Prainito è di circa 13 Km, anche se la porzione interessata dal corso del fiume vero e proprio si riduce a soli 4 Km, dei quali 2,5 Km a decorso temporaneo e 1,5 Km a decorso perenne. I terreni

28 Libro2.indb 28

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.34


carta geologica scala 1 : 10.000

cava paradiso Libro2.indb 29

29

18/02/2007 15.48.35


affioranti, appartenenti alla formazione geologica nota in letteratura come “Formazione Ragusa”, si presentano di solito ben stratificati in livelli di ordine decimetrico o metrico, alternati con variabile frequenza a straterelli di calcareniti compatte, ben cementate ed a consistenza lapidea di spessore variabile. La presenza di qualche incisione torrentizia nelle aree circostanti la zona in esame, determinata da locali fenomeni di erosione selettiva o dissoluzione o impostata su discontinuità tettoniche, mette in risalto la giacitura sub-orizzontale dei terreni appena descritti. L’idrografia superficiale presenta un orientamento all’incirca O.N.O.-E.S.E., con direzione prevalente verso sud est e con modeste incisioni vallive, affluenti del bacino del Fiume Tellaro. Le suddette incisioni presentano solo un lieve scorrimento idrico che si accentua esclusivamente durante i periodi di massima piovosità. L’area in esame può ritenersi stabile ed assestata; non vi sono incisioni di rilievo ed acque scorrenti in alveo oltre a quelle del torrente Prainito. Non sono in atto dissesti né elementi tali da far ritenere l’area potenzialmente franosa, anche se sono evidenti diverse frane di crollo legate alla diversa distribuzione delle lineazioni e delle fratture dell’ammasso roccioso. Solo in taluni sparuti casi si è in presenza di frane che possono ricondursi, come origine, al progressivo scalzamento al piede della base d’appoggio. Il meccanismo genetico dei sistemi di faglie e diaclasi (fratture delle rocce) è responsabile dell’evoluzione futura dei paesaggi carbonatici che caratterizzano l’area attraverso l’interposizione di agenti geomorfici quali essenzialmente le acque di precipitazione meteorica, ma anche attraverso la concomitante azione fornita da agenti biologici, flora e fauna, dalle condizioni climatiche e/o microclimatiche e dalla costituzione geolitologica. La formazione di valli più o meno strette, localmente dette “cave”, risulta pertanto dalla concomitante azione di svariati fattori, ma dove la componente geostrutturale riveste un ruolo sicuramente di prim’ordine rispetto ad altri; esse si generano infatti in corrispondenza di discontinuità tettoniche o, per quel che riguarda i tributari laterali, in corrispondenza di fratture secondarie con andamento diverso rispetto alle principali (di solito sub-ortogonali alle principali). Nelle cave Iblee ed in particolare nella Cava Paradiso si manifestano pertanto i risultati di forme fluvio-carsiche che evolvono a causa del concomitante apporto di tutti i fattori menzionati. Nella carta geomorfologica rappresentata a pag xxx su base litologica, sono state evidenziate le morfologie presenti nell’area. La carta geomorfologica di base rappresenta, in modo analitico, le forme di erosione e di accumulo presenti nel territorio, interpretandone la genesi in funzione di processi geomorfologici attuali e passati e stabilendone lo stato di attività. Le informazioni contenute sulla carta cercano di fornire un quadro completo delle caratteristiche geomorfologiche dell’area in esame, permettendo di prevederne l’evoluzione futura. In particolare si è ritenuto di considerare quattro raggruppamenti genetici principali: forme connesse all’azione delle acque correnti superficiali, della gravità, dell’uomo e del carsismo.

Azione delle acque correnti superficiali. Sono compresi in questo raggruppamento tutti quei processi prodotti dall’azione dell’acqua. Fra questi si riscontrano il dilavamento ed il ruscellamento diffuso (vedi la legenda della carta geomorfologica a pag xxx). Vallecola a “V”: è una forma indicativa di una certa maturità del corso d’acqua ed è prodotta da un’accentuata erosione lineare da parte delle acque fluviali, con scarso apporto di

30 Libro2.indb 30

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.35


fig. 1

materiale alluvionale dai versanti privi di vegetazione. Nell’area sono generalmente impostate su discontinuità di origine tettonica non evidenti in superficie. Ciò risulta in accordo con l’assetto geostrutturale di questo settore crostale. Ruscellamento diffuso: è una forma legata all’azione delle acque superficiali. Sono le acque meteoriche che, raggiunta la superficie topografica, danno luogo a scorrimento superficiale con asportazione del terreno. Vallecola a conca: sono indicative di una certa maturità dei corsi d’acqua; tali tipologie sono qui prodotte dai versanti ripidi e privi di vegetazione. Erosione di sponda: testimonia il fatto che l’erosione fluviale agisce selettivamente nei confronti delle sponde che delimitano l’area di scorrimento del fiume o torrente facendola di solito arretrare. fig. 1 Alternanza tra strati duri rocciosi e strati marmoso-calcarei più teneri (P. Maisto)

Azione della gravità. La gravità partecipa attivamente ai processi morfogenetici responsabili dei modellamenti dei versanti. Ciò che interessa di più dal punto di vista dinamico è il carattere variabile di questi processi nel tempo, per quanto riguarda la velocità e l’intensità: molti di essi possono avere manifestazioni violente di breve durata, cioè parossistiche, dopo periodi di normalità o di apparente quiescenza. E’ molto importante correlare i processi gravitazionali con i fenomeni meteorologici, in particolare con le piogge e con il loro regime. Scarpata morfologica: delimitano di solito condizioni morfologiche che testimoniano cava paradiso Libro2.indb 31

31

18/02/2007 15.48.36


affioramenti di materiali più competenti. Tali forme sono legate ai già citati processi di erosione selettiva. Quando infatti un litotipo ha un grado di cementazione piuttosto elevato, come le calcareniti della Formazione Ragusa, queste rispondono all’erosione in maniera diversa rispetto ad altri litotipi meno cementati o sciolti (erosione selettiva). Questo fenomeno determina, dal punto di vista topografico-morfologico, la formazione di asperità (pendenze maggiori) in contrasto con morfologie blande (pendenze minori), che rendono il paesaggio vario ed eterogeneo.

32 Libro2.indb 32

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.37


fig. 2 Particolare evidenziante la formazione di piccoli sbarramenti che si originano dalla deposizione di materiali organici e/o inorganici e dalla successiva ricristallizzazione dei sali disciolti in acqua (P. Maisto) fig. 3 Particolare delle concrezioni calcaree che si formano in alcuni tratti del corso del Torrente Prainito (P. Maisto)

fig. 8

Azione dell’uomo e forme poligeniche. L’ uomo è un agente geomorfologico azonale in quanto, a differenza di altri agenti come l’acqua, il vento, la temperatura, non è limitato o localizzato ed è meno fig. 2 condizionato dagli elementi ambientali. L’uomo trasforma, corregge, modifica i processi naturali accelerandoli o decelerandoli, provocando comunque la rottura di certi equilibri che la natura cercherà, poi, di ristabilire in modo compensativo. Valutando globalmente tutti gli effetti morfologici delle attività umane gli studiosi arrivano alla conclusione che l’uomo, ormai, è diventato un agente modificatore del rilievo terrestre che supera in incisività e diffusione molti processi naturali. Nell’area esaminata, l’uomo ha esplicato la sua attività di agente morfodinamico tramite opere di ingegneria (strade, acquedotti, ecc.) pastorizia, agricoltura, sfruttamento delle risorse (cave), deforestazione e abbandono di rifiuti.

cava paradiso Libro2.indb 33

33

18/02/2007 15.48.39


fig. 5

Azione del carsismo. La dissoluzione carsica all’interno del Plateau carbonatico Ibleo si è manifestata sin dalla fine dell’era Terziaria, coincidente con l’inizio delle fasi di sollevamento dell’altopiano, ed è poi continuata per tutto il Quaternario, generando vari livelli di sistemi carsici in relazione all’evoluzione geomorfologica dell’intera area. Il fenomeno carsico si esplica maggiormente ove le caratteristiche di composizione della roccia sono più vicine ad alte percentuali di carbonato di calcio; infatti la velocità di dissoluzione risulta elevata quanto più puro è il contenuto di carbonato di calcio rispetto al carbonato di magnesio e quando sono presenti alti valori di anidride carbonica disciolta nell’acqua circolante. Studi effettuati su una molteplicità di siti affini a quello di che trattasi hanno dimostrato come la presenza umana, ed in particolare la presenza di coltivazioni e allevamenti, aumenti il contenuto medio dall’anidride carbonica CO2 disciolta in acqua a causa del maggiore contenuto di sostanza organica che va in decomposizione. Tale presenza incrementa la produzione di acido carbonico [secondo la nota relazione CO2 + H2O = H2CO3], quest’ultimo attacca il carbonato di calcio presente trasformandolo in bicarbonato di calcio [H2CO3 + CaCO3 = Ca(HCO3)2] che è certamente molto più solubile. Inoltre il processo viene favorito in presenza di acidi humici (provenienti dal contatto dell’acqua piovana con l’humus) a causa della loro capacità di abbassare il PH dell’acqua rendendola più aggressiva e perché essi stessi si decompongono generando ulteriore anidride carbonica. Anche la temperatura e l’azione fisica dello scorrimento incrementano la possibilità di prosecuzione della fenomenologia carsica: infatti in climi caldi (ed il

34 Libro2.indb 34

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.40


fig. 6

nostro, mediterraneo, non fa eccezione) il processo viene facilitato sebbene la quantità di anidride carbonica disciolta sia minore. La zona esaminata lascia intravedere un discreto sviluppo generale del carsismo: la presenza di grotte, pozzi subverticali, conche chiuse, cavità e qualche piccola galleria dimostrano un’attività notevole rispetto a quella riscontrabile in aree limitrofe; ciò rappresenta una peculiarità che contribuisce a far pensare all’area come a una sorta di microcosmo costituita da tante emergenze ambientali tra le quali spiccano certamente le pozze d’acqua riscontrabili luogo il percorso del fiume, che costituiscono una delle forme evolutive più suggestive dell’azione carsica sul territorio, assieme alle risorgive che contribuiscono ad alimentare il corso d’acqua superficiale. Tali fenomenologie sono attive da moltissimo tempo: basti pensare all’uso che gli antichi abitanti del territorio hanno fatto delle forme scavate dalla natura nella roccia sin da tempi preistorici e protostorici; tali forme si sono sviluppate con una certa frequenza lungo il corso del Prainito, cosa che meglio spiega la costituzione geolitologica dell’area. Accanto a queste meraviglie ve ne sono altre rappresentate da fenomeni di deposizione calcarea legati alla precipitazione ed all’eventuale ricristallizzazione dei carbonati presenti in soluzione che conducono a formare incrostazioni, croste calcaree e accumuli concezionali simil-travertinoidi; a tali processi non appare estraneo il contributo fornito dalla presenza di alcuni microrganismi e, soprattutto, la presenza di resti organici,

fig. 5 Lineazioni e diaclasi sulla Formazione Ragusa: queste potranno evolvere in inghiottitoi (P. Maisto) fig. 6 Particolare mostrante la riemergenza da cui scaturisce la sorgente delle Povere Donne sottana (P. Maisto)

cava paradiso Libro2.indb 35

35

18/02/2007 15.48.41


essenzialmente di tipo vegetale. Tale affermazione è suffragata dall’esistenza di alcuni siti che funzionano come piccole dighe di sbarramento, contribuendo all’esistenza di pozze d’acqua ove il torrente frena temporaneamente il suo slancio, formando poi piccole cascatelle con salti da uno a due metri al massimo. Come già accennato, nell’area esaminata sono molteplici le tipologie di fenomeni connessi alla presenza del carsismo, ma certamente rivestono un ruolo preponderante le progressive perdite di flusso del torrente e le successive riemergenze sotto forma di sorgenti, sebbene a volte mascherate da opere dell’uomo e, molto più, dalla presenza di discontinuità tettoniche che fungono da sbarramento o da

36 Libro2.indb 36

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.42


fig. 7 Sorgente delle Povere Donne soprana: l’acqua sgorga per essere subito inghiottita (P. Maisto) fig. 8 Condotto carsico presso la sorgente delle Povere Donne soprana (P. Maisto)

fig. 8

fig. 7

linee di deflusso preferenziali. Spesso tali deviazioni indotte costringono le acque a percorrere dei tragitti estremamente complicati che le conducono in aree prossime ma anche molto distanti da quelle da cui sono “scomparse”. Nella prima parte del corso del torrente,

appena fuori dall’abitato di Frigintini, sono state segnalate delle perdite di flusso che successivamente, si suppone possano alimentare la cosiddetta Risorgenza Margione, sita però in un’altra incisione fluviale nella valle del Torrente Tellesimo. Proseguendo lungo il corso del Prainito è possibile notare, oltre ad una perdita del quantitativo d’acqua a causa di un’opera di presa, una successiva scomparsa delle acque nei pressi di Case Tontillo, con riemergenza poi nei pressi del Vallone Mandre Vecchie. Le Sorgenti Povere Donne Soprana e Sottana rappresentano delle riemergenze di acque convogliate da intensi fenomeni carsici congiunti alle discontinuità tettoniche presenti nell’area, anche se non visibili e non cartografabili: le loro portate dipendono non

cava paradiso Libro2.indb 37

37

18/02/2007 15.48.43


solo dall’andamento termopluviometrico della zona, ma soprattutto dalle risorgenze canalizzate all’interno del corso (Grotta del Prainito). E’ significativo come il maggior numero di fenomeni carsici (Grotta dei Cento Cavalli, Grotta dei Camini) sia concentrato nei pressi di aree con un numero di diaclasi e fratture maggiore di quanto non si rilevi in altre aree: ciò testimonia come la genesi di molte delle situazioni osservate e descritte sia strettamente interconnessa ad altre fenomenologie che coesistono in questo sito e ci regalano visioni ed emozioni tali da far definire la zona “Cava Paradiso”.

INQUADRAMENTO GEOLOGICO La descrizione delle caratteristiche geologiche generali dell’area oggetto di studio è stata dedotta da un rilievo geologico in scala 1:25.000 che ha consentito di ricostruire la successione stratigrafica affiorante e le interrelazioni tra le varie unità litostratigrafiche. Successivamente si è passati ad un rilievo di dettaglio in scala 1:10.000 dei terreni affioranti nell’area di stretto interesse (vedi la carta geologica). Nella zona in esame i terreni affioranti coprono un intervallo temporale dal Miocene inferiore sino all’Attuale e sono appartenenti dunque a diverse ere: terziaria e quaternaria. La formazione che interessa la zona oggetto di studio è quella costituita dalle biocalcareniti, calciruditi e calcareniti di età inframiocenica (Aquitaniano–Langhiano inferiore) appartenenti alla “Formazione Ragusa” (Membro Irminio). Essa è caratterizzata da un’alternanza di biocalcareniti e calcareniti, spesso marnose, bianco-grigiastre o grigio-giallastre con intercalati, a vari livelli, strati marnoso - siltosi friabili di potenza variabile dal decimetro al metro. Di seguito vengono riassunte le caratteristiche principali delle formazioni riscontrabili presso le aree limitrofe alla zona di interesse, procedendo dalle più antiche alle più recenti:

Formazione Ragusa. Questa formazione è la più estesa e interessa la totalità dell’area osservata sebbene sia a tratti mascherata da una copertura di suolo agrario misto a depositi colluvionali ghiaiosi di cui si parlerà in seguito. La formazione è costituita da terreni rocciosi che presentano uno spessore variabile che, in zona, si aggira intorno al centinaio di metri; essi hanno una giacitura suborizzontale e la caratteristica presenza di livelli marnoso - siltosi di color grigiastro. Inoltre la formazione, costituita da carbonati

38 Libro2.indb 38

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.44


carta idrogeologica scala 1 : 10.000

cava paradiso Libro2.indb 39

39

18/02/2007 15.48.45


fig. 9

fig. 10

fig. 11

di tipo pelagico, presenta a volte laminazioni e/o stratificazione incrociata e presenza di bioclasti costituiti da macroforaminiferi e foraminiferi planctonici e bentonici oltre che da echinoidi. Nel corso dei rilievi si sono potuti distinguere due intervalli di sedimentazione, entrambi riconducibili al Membro Irminio della Formazione Ragusa; il primo, affiorante solo nelle parti stratigraficamente e morfologicamente più basse del territorio studiato, presenta calcareniti e calciruditi bianco-grigiastre o bianco-giallastre in banchi di ordine superiore al metro, separati da livelletti marnoso sabbiosi, talvolta a stratificazione incrociata. Su base bibliografica, l’età di questo intervallo è stata attribuita all’AquitanianoBurdigaliano inferiore. Il secondo intervallo, temporalmente più giovane, essendo riconducibile, sempre su base bibliografica, al Burdigaliano superiore- Langhiano inferiore, è costituito da un’alternanza di calcareniti grigiastre e calcari marnosi, i cui strati, spessi in media una cinquantina di centimetri, mostrano una potenza totale di circa 50 metri.

Terrazzi marini. Sono costituite da superfici morfologiche subpianeggianti rappresentanti spianate d’abrasione marina senza deposito, la cui età è riconducibile al Pleistocene medio. Depositi alluvio-colluvionali. Trattasi di un livello spesso mancante e, quando presente, talvolta discontinuo ma sempre di modesto spessore (al massimo fino a 1-2 m) che poggia a copertura della formazione Ragusa; è caratterizzato dal colore rossastro, talvolta tendente al rosso-bruno, e dalla presenza di frequenti ciottoli formanti modesti

40 Libro2.indb 40

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.52


fig. 12

conglomerati. In considerazione della tipologia del litotipo predominante nell’area di stretto interesse, è stato posto particolare riguardo ad alcune fenomenologie tipiche dell’ambiente carsico, che, sebbene discretamente sviluppato nella zona esaminata, mostra comunque delle evidenze tipiche di quel genere di ambiente: solchi d’escavazione, crateri da dissoluzione, piccole grotte ed ipogei; alcuni di questi sono, seppure con qualche difficoltà, esplorabili e percorribili.

fig. 9 Grotta dei Cento Cavalli, salone interno con concrezioni calcitiche (A. Jemmolo) fig. 10 Grotta dei Camini, galleria iniziale (A. Jemmolo) fig. 11 Grotta dei Camini, galleria intermedia (A. Jemmolo) fig.12 Grotta dei Camini, sala terminale (A. Jemmolo)

ASPETTI IDROGEOLOGICI Relativamente alle modalità di circolazione delle acque sotterranee, queste sono strettamente dipendenti sia dalla natura litologica delle formazioni affioranti che dalle caratteristiche strutturali dell’area di interesse. La Formazione Ragusa e le intense fratturazioni e lineazioni che la contraddistinguono, rappresentano, per la zona osservata, gli elementi più significativi per la circolazione idrica sotterranea. Gli ammassi rocciosi sono caratterizzati da un coefficiente di permeabilità K variabilissimo e compreso tra 10-2 e 10-7 cm/s, trattandosi di sedimento permeabile per porosità secondaria e per fratturazione che si lascia attraversare per gravità dalle acque piovane. La variabilità intrinseca al litotipo è data essenzialmente dall’alternanza

cava paradiso Libro2.indb 41

41

18/02/2007 15.48.55


di materiali a diversa permeabilità relativa, dal grado di fratturazione e, a secondo dei luoghi, dalla presenza di fenomenologia carsica. Pertanto, al contatto con sedimenti impermeabili o relativamente meno permeabili (coefficiente di permeabilità K inferiore a 10-7 cm/s), a profondità variabili in funzione della quota topografica di riferimento, è possibile intercettare un acquifero con potenzialità idrica variabile in funzione delle caratteristiche litostrutturali del sito considerato, ma generalmente elevata.

42 Libro2.indb 42

aspetti geolitologici e idrogeologici 18/02/2007 15.48.56


fig.13 Paesaggio fluido xxx (P. Maisto)

fig. 13

Tra l’altro, la presenza di direttrici tettoniche isoorientate secondo famiglie di direzioni S.O. – N.E. complica gli scorrimenti idrici sotterranei, fungendo a volte da canalizzazione preferenziale per le acque e a volte da barriera a permeabilità ridotta. La situazione generale è poi complicata da fenomenologia carsica che, in taluni casi, “cattura “ le acque scorrenti e le veicola in condotti sotterranei il cui percorso può essere quanto mai vario ed articolato e può nascondere il tragitto reale; gli inghiottitoi e le riemersioni delle acque rappresentano alcune delle peculiarità caratteristiche dei luoghi. Le falde idriche riscontrabili in zona sono riconducibili a quelle presenti nella serie calcarenitica del Membro Irminio della Formazione Ragusa e nella serie calcareomarnosa del Membro Leonardo della stessa formazione, separati da spessori variabili di termini marnoso-argillosi. Inoltre, a livello generale, è possibile che ci sia commistione tra i due acquiferi in caso di presenza di importanti strutture tettoniche che giustappongano i litotipi che li costituiscono, mentre, in taluni casi, il notevole carico idraulico che si determina, genera l’emergenza artesiana

delle acque. Dal punto di vista della vulnerabilità, gli acquiferi che si trovano all’interno della serie carbonatica della Formazione Ragusa sono particolarmente suscettibili, soprattutto quando non protetti da coperture marnoso-argillose e quando sono presenti fenomeni di tipo carsico. Dal punto di vista idrografico la zona in esame recapita le proprie acque nel Torrente Prainito, che si riversa nel Fiume Tellaro poco più a valle; quest’ultimo sfocia, al termine del suo viaggio, nello Ionio.

cava paradiso Libro2.indb 43

43

18/02/2007 15.48.57


42 Libro2.indb 42

flora e fauna 18/02/2007 15.49.02


cava paradiso Libro2.indb 43

43

18/02/2007 15.49.07


44 Libro2.indb 44

flora e fauna 18/02/2007 15.49.07


flora e fauna

di Antonino Duchi, Oreste Ricci e Sabrina Rossi Tra tutte le cave presenti nei monti Iblei sicuramente Cava Prainito è una delle più spettacolarI per la bellezza del paesaggio nel suo insieme, la naturalità degli ecosistemi che vi si sono conservati, la ricchezza della biodiversità animale e vegetale presente. Dall’altopiano circostante la cava appare come una spaccatura improvvisa nella roccia, una valle stretta e profonda con pareti calcaree quasi verticali che si sviluppa per diversi chilometri. Lungo il fondovalle spicca il verde della folta vegetazione, che contrasta nettamente con l’aridità del paesaggio circostante. Il torrente Prainito, che ha inciso la valle e continua oggi a modellare la morfologia dell’area, scorre lungo il fondovalle per circa 4 km, di cui 1,5 perenni e 2,5 temporanei. Questo corso d’acqua è alimentato da due sorgenti principali dette “Delle Povere Donne, Soprana e Sottana”, entrambe ubicate poco più a valle del promontorio denominato Cozzo Tondo e il suo percorso, prima di finire nel fiume Tellaro, in parte viene captato e in parte si riversa in un inghiottitoio. Il corso del torrente Prainito è indicato da una freccia arancione nella Corografia a pag XXX.

Pregi naturalistici La conformazione orografica dell’area, di natura calcarea, fa sì che all’interno delle varie cave iblee si creino ambienti difficilmente accessibili e con microclimi particolari che ne fanno luoghi preferiti di rifugio per numerose specie vegetali e animali. La difficile accessibilità e il marginale interesse allo sfruttamento da parte dell’uomo hanno quindi preservato gli ecosistemi naturali di Cava Prainito, che rappresenta così un “corridoio ecologico“ nel territorio ibleo: una fascia di territorio ancora “naturale”, lungo la quale le specie possono sopravvivere e spostarsi, inserita in un’area, l’altopiano circostante, che

cava paradiso Libro2.indb 45

45

18/02/2007 15.49.07


fig. 1

fig. 1 Veduta panoramica della cava (E. Junker) fig. 2 Viola di palude (G. Maisto)

46 Libro2.indb 46

flora e fauna 18/02/2007 15.49.08


fig. 2

invece si presenta trasformata e impoverita dal punto di vista naturalistico. Il valore di Cava Paradiso non è quindi soltanto ”statico”, quale area naturale di pregio in cui animali e piante possono trovare rifugio, nutrirsi e riprodursi, ma anche “dinamico”: una lingua di territorio che può collegare aree naturali più distanti dove le specie possono spostarsi per andare dall’una all’altra di queste zone, formando una “rete ecologica”, con tutti i vantaggi relativi alla conservazione ambientale. In particolare poi il pregio naturalistico peculiare di Cava Paradiso è dato dal corso del torrente Prainito che scorre lungo il fondovalle per tutto l’anno, formando pozze di acque cristalline di grande bellezza, e permettendo lo sviluppo di una folta e intricata vegetazione ripariale.

Vegetazione L’altopiano circostante è stato nel tempo trasformato dalle attività antropicheagricoltura monocolturale, allevamento, insediamenti, etc. - tanto che oggi non vi è più traccia degli ecosistemi naturali arborei e arbustivi; gli unici alberi presenti appartengono infatti alle specie coltivate quali carrubi, mandorli, ulivi (vedi la Carta dell’uso del suolo a pag xxx - il corso del torrente Prainito coincide col confine tra i comuni di Rosolini e Modica). Al contrario sulle pareti rocciose e sul fondo della cava si è conservata una flora molto ricca, che muta rapidamente scendendo dall’altopiano verso il torrente; a specie xerofile prevalentemente erbacee e arbustive - macchie, garighe, rupicola, ridotti lembi di leccete - si sostituiscono man mano che ci si avvicina al corso d’acqua forme di vita vegetale più igrofile, anche arboree.

cava paradiso Libro2.indb 47

47

18/02/2007 15.49.09


carta dell’uso del suolo Corine Land Cover

Il torrente è affiancato a tratti da un bosco ripariale, ancora ben conservato, che ospita un’importante popolazione di platano orientale (Platanus orientalis), associato a pioppi, salici e oleandri (Populus Nigra, Salix pedicellata, Salix alba, Nerium oleander). La popolazione di Platanus orientalis della Cava Paradiso è minacciata da una patologia detta cancro del platano, che si sta rivelando assai distruttiva. Molto diffusa è la vegetazione arbustivo-lianosa. La vegetazione di Cava Prainito non sembra essere stata oggetto di studi specifici nè è stata controllata la presenza di specie endemiche, che invece le caratteristiche dell’area fanno ritenere possibili.

Fauna Cava Prainito è un’area di rifugio e di riproduzione per una fauna molto ricca, sopratutto invertebrata ma anche vertebrata, con comunità animali diversificate e a volte rare. Gli habitat di maggior interesse sono le acque correnti, le sorgenti, le grotte, il bosco ripario. Inoltre, vista la sua forma allungata, la cava rappresenta un corridoio che attraversa l’altopiano ibleo in direzione approssimativamente est – ovest, lungo cui le specie possono effettuare spostamenti sul territorio. Purtroppo le informazioni sulla fauna di Cava Paradiso, un po’ come quella di tutti gli Iblei, non sono molte. Analogamene a quanto detto per la vegetazione, le caratteristiche dell’area fanno ritenere possibile la presenza di specie endemiche sopratutto tra gli invertebrati.

48 Libro2.indb 48

flora e fauna 18/02/2007 15.49.11


fig. 3

fig. 3 Esemplaese di Euforbia arborea lungo la trazzera di accesso alla cava (P. Maisto) fig. 4 Biscia dal collare mentre preda un rospo (G. Calvo)

Anfibi e rettili. Nella zona degli Iblei si ha una notevole ricchezza dell’erpetofauna: attualmente sono note 5 specie di anfibi e 16 di rettili a Cava Paradiso dovrebbero essere presenti quasi tutte le specie segnalate per il comprensorio ibleo. Ci limitiamo a citare quelle sicure.

fig. 4

Anfibi Rana esculenta, Rana verde comune

Bufo bufo spinosus, Rospo comune Rettili Hierophis viridiflavus, Biacco maggiore

Natrix natrix sicula, Biscia dal collare, (la sottospecie sicula è endemica della Sicilia) Elaphe situla leopardina, Colubro leopardino Lacerta viridis chloronata, Ramarro Lacerta sicula sicula, Lucertola campestre Chalcides ocellatus tiligugu, Gòngilo ocellato Tarantola mauritanica mauritanica, Geco

cava paradiso Libro2.indb 49

49

18/02/2007 15.49.13


fig. 5

Uccelli. Nidificano nel comprensorio ibleo 83 specie di uccelli su 139 nidificanti in Sicilia (60%), 11 di esse sono però legate esclusivamente alle zone umide costiere. Quattro sono le specie di uccelli che, pur rimanendo presenti in altre zone della Sicilia, nel corso dell’ultimo trentennio sono scomparse dal territorio ibleo e precisamente: Nibbio reale (Milvus milvus), Capovaccaio (Neophron percnopterus), Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus), Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). Si elencano di seguito alcune delle specie di uccelli di Cava Paradiso: Strix aluco, Allocco, (A, C, E) Otus scops, Assiolo, (B, C, E) Motacilla alba, Ballerina bianca, (B) Tyto alba, Barbagianni, (A, E) Carduelis carduelis, Cardellino, (C, E, F, G) Parus major, Cinciallegra (B, C, E) Parus caeruleus, Cinciarella, (B, C, E) Athene noctua, Civetta, (C, E, G) Corvus corax, Corvo imperiale, (A)

Falco tinnunculus, Gheppio, (A, C, E) Alcedo atthis, Martin Pescatore, (B) Erithacus nubecola, Pettirosso, (B, C) Upupa epops, Upupa, (C, E) Possibile anche la presenza di: Falco biarmicus, Lanario (A) Falco peregrinus, Falco Pellegrino (A)

Legenda: A, pareti rocciose – B, fondovalle umido – C, boschi naturali – E, aree agricole alberate estensive (mandorleti, carrubeti) – F, aree a macchia – G, garriga

50 Libro2.indb 50

flora e fauna 18/02/2007 15.49.15


fig. 6

fig. 7

fig. 5 Uova di Cinciarella, Parus Ceruleus in nido artificiale (M. Sottile) fig. 6 Nidiacei in nido artificiale (M. Sottile) fig. 7 Nido artificiale dopo predazione. Si possono osservare piume dei nidiacei, penne del genitore e pelo del predatore (M. Sottile)

Mammiferi. I mammiferi, per le loro caratteristiche eco-etologiche, non possono essere le entità più rappresentative di un’ area come quella degli Iblei, il cui popolamento faunistico ha una storia molto specifica rispetto al resto della Sicilia. Essendo Infatti i mammiferi, come gli uccelli, di origine invasiva recente, essi sono poco rappresentativi sotto il profilo zoogeografico. Quasi tutti i mammiferi presenti in Sicilia sono presenti anche negli Iblei. Si elencano alcune delle specie di mammiferi di Cava Prainito: Hystrix cristata, Istrice Vulpes vulpes, Volpe Erinacus europaeus, Riccio europeo Myoxus glis, Ghiro Considerata infine l’intensità dei fenomeni carsici della zona la presenza di chirotteri nella cava dovrebbe essere consistente.

cava paradiso Libro2.indb 51

51

18/02/2007 15.49.17


fig. 8

Popolamenti ittici e qualità delle acque. (di Antonino Duchi) Nell’ambito di indagini effettuate in diversi anni e da diversi ricercatori il torrente Prainito presenta una serie di specie ittiche, alcune delle quali di particolare interesse. Le specie riscontrate sono: Anguilla (Anguilla anguilla), Tinca (Tinca tinca), Trota fario (Salmo trutta trutta), Trota iridea (Oncorhynchus mykiss), Cagnetta (Salaria fluviatilis). Alcune di esse sono autoctone (Anguilla, cagnetta), un’altra è introdotta e naturalizzata (tinca) ed altre due sono di recente introduzione (Trota fario ed iridea). I rilevamenti effettuati nei diversi anni inducono alcune riflessioni così sintetizzabili: Di notevole interesse la presenza di popolamenti di cagnetta, che hanno presentato negli anni un andamento quantitativamente valido particolarmente nell’ambito delle indagini sulla carta ittica della provincia di Ragusa. Va sottolineato che i popolamenti di cagnetta hanno subito una sensibile contrazione, specialmente in Sicilia. La cagnetta è inserita nella convenzione di Berna come specie protetta, inoltre è considerata vulnerabile nella lista rossa dei pesci d’acqua dolce italiani. La presenza di tale popolamento rende pertanto il Prainito un’area di particolare pregio naturalistico. Di particolare interesse la presenza di una valida popolazione di granchio di fiume

52 Libro2.indb 52

flora e fauna 18/02/2007 15.49.19


fig. 9

fig. 8 Cagnetta, Salaria fluviatile (A. Duchi) fig. 9 Granchio di fiume, Graphosoma lineatus (A. Duchi)

(Potamon fluviatile), una specie che ha mostrato una rarefazione e riduzione numerica negli ultimi anni in tutto il suo areale di distribuzione. In un torrente che appare vocato per un popolamento di trota macrostigma, i popolamenti a salmonidi riscontrati, caratterizzati da sole specie alloctone, evidenziano una gestione ittica inadeguata dell’area. Oltre all’alloctonia delle specie presenti, va considerato che la fario e l’iridea non sono state riscontrate contemporaneamente, ma in sequenza temporale, indicando quindi una presenza strettamente legata ad attività di ripopolamento. Un dato fortemente negativo: la presenza dell’anguilla è stata osservata solo in una stazione di campionamento alla fine degli anni ‘90 e poi mai più riscontrata. Per quanto concerne la qualità delle acque e gli impatti ambientali le indagini, effettuate avvalendosi prevalentemente della metodica I.B.E. , hanno fornito risultati contrastanti nei diversi tratti e nei diversi periodi dell’anno: se infatti in alcuni casi è stato riscontrato un valore di 11 (Prima classe di qualità: ambiente non significativamente alterato); in altri casi il valore è sceso fino a 9 (Seconda classe di qualità: ambiente con qualche sintomo di alterazione). Il corso d’acqua si mostra quindi sottoposto a “pressioni” antropiche che meriterebbero di essere indagate ed eliminate.

cava paradiso Libro2.indb 53

53

18/02/2007 15.49.21


Criticità. Le principali criticità riscontrate nell’area sono riconducibili ai seguenti fattori di pressione: 1. Comportamenti impropri o rischiosi come l’abbandono di rifiuti, la distruzione di habitat, la messa in fuga di specie faunistiche o l’accensione di fuochi che possono trasformarsi in incendi.

54 Libro2.indb 54

flora e fauna 18/02/2007 15.49.22


fig. 10 Graphosoma Lineatus (E. Junker) fig. 11 Scorcio del corso d’acqua (xxx) fig. 12 Libellula femmina, Calopteryx haemorrhoidalis (E. Junker)

fig. 11

fig. 10

fig. 12

2. Captazioni idriche non controllate che rischiano di determinare conseguenze negative dirette sulla fauna ittica ed anfibia, e indirette sugli ecosistemi della cava. 3. Presenza di una cava attiva a circa 1,5 km dalla confluenza nel fiume Tellaro. il prelievo di materiale all’interno o in prossimità dell’alveo di un corso d’acqua ha alta probabilità di modificare il naturale fluire delle acque, con il rischio di impoverire e squilibrare l’ecosistema fluviale anche a monte.

cava paradiso Libro2.indb 55

55

18/02/2007 15.49.24


56 Libro2.indb 56

l’archeologia 18/02/2007 15.49.30


archeologia

cava paradiso Libro2.indb 57

57

18/02/2007 15.49.35


58 Libro2.indb 58

l’archeologia 18/02/2007 15.49.35


archeologia

di Michele Messina Cava Prainito è una delle molte cave di ruscellamento tipiche dell’altipiano ibleo. Caratteristica per l’ambiente e il paesaggio nonché per le sue emergenze storicoarcheologiche, inizia nei pressi delle case “Spatacinta”, in contrada Campisi, e da qui scende con andamento sinuoso (NO/SE), fino alla confluenza nel fiume Tellaro. Questo primo tratto della cava - caratterizzato da un’unica, alta, parete a strapiombo sul greto del fiume, forata da circa sessanta tombe a grotticella artificiale - presenta, allo stato attuale, un corso d’acqua con deflussi molto scarsi, apprezzabili solo in occasione di piogge abbondanti o di piene, mentre durante l’estate è completamente asciutto. Le tombe appaiono tipologicamente omogenee, con ingresso rettangolare, architettonicamente articolato da riquadri profondi con doppia e tripla cornice, pianta quasi circolare o leggermente ellittica, alzato a profilo convesso e soffitto piano. Il sistema di chiusura prevedeva l’incastro di un portello monolitico, desumibile dalla presenza di un incavo che spesso si ritrova alla base degli stipiti più interni. La distribuzione è a scacchiera su due o tre filari sovrapposti, per evitare che la roccia si indebolisse e franasse. Questo schema distributivo riconduce alla tipologia conosciuta e consolidata, tipica della maggior parte delle necropoli della media e tarda età del bronzo (Pantalica, Cassibile etc.), cui va ad aggiungersi anche questa di contrada Spatacinta. Del villaggio, ubicato probabilmente sul soprastante pianoro, non si è per il momento rinvenuta traccia, ma non mancano indizi di lavorazione della selce e cocci sparsi, in verità molto consunti e dilavati. Superato il primo tratto, e scendendo in direzione delle Case Poidomani, in prossimità di esse, sul versante sinistro della cava, si scorge una piccola necropoli costituita da poche tombe per lo più a fosse “sub divo” protette da arcosolio, e da qualche tomba a camera, di cui una si distingue per la pianta circolare. La connotazione più interessante cava paradiso Libro2.indb 59

59

18/02/2007 15.49.35


della piccola necropoli è data dal rinvenimento di una fossa a sarcofago ricavata da un monolito a forma di navicella, tipologia che troveremo anche a “Cozzo Tondo”. Essa è ascrivibile ai secoli IV-VI d.C., ed è probabilmente pertinente a qualche fattoria. Scendendo ancora più a valle possiamo notare, sempre sul versante sinistro, sparute tombe dell’antica età del bronzo siciliano, più precisamente attribuibili alla facies castellucciana.Proseguendo ancora si giunge nei pressi di “Cozzo Tondo” (così chiamato per la particolare conformazione rotondeggiante), un’altura posta al centro della vallata del Prainito, che attorno ad essa crea un’ampia ansa. La sua sommità è raggiungibile solo attraverso una bassa sella che la collega al

60 Libro2.indb 60

l’archeologia 18/02/2007 15.49.36


fig. 1 Spatacinta - scorcio della necropoli (M. Messina) fig. 2 Cozzo Tondo, epigrafe (P. Maisto) fig. 3 Epigrafe - vista ravvicinata (M. Messina)

fig. 1

fig. 2

Κε βοητι της υκ K<ύρι>ε βοήτι της υĸ<ίας> Ovvero Κύριε βοήθει της οικίας

fig. 3

Signore, soccorri la casa.

cava paradiso Libro2.indb 61

61

18/02/2007 15.49.37


fig. 4

fig. 4 Cozzo Tondo: resti dell’abside del Monasterion (P. Maisto) fig. 5 Blocco calcareo pertinente all’abside del Monasterion - particolare (P. Maisto)

versante destro della cava. Affrontando la sella per raggiungere il pianoro in cima, in un terrazzamento che guarda a sud, ci si imbatte in una piccola necropoli dell’orizzonte castellucciano, costituita fig. 5 dall’esiguo numero di cinque tombe a grotticella artificiale in buono stato di conservazione. Una in particolare merita un cenno per la presenza di una lesena (finto pilastro) nel prospetto sormontato da un piccolo padiglione, e di qualche cerchio puntato inciso sulla soglia del portello interno. Si nota ancora qualche frammento di lastra litica che chiudeva le tombe. Non è infrequente reperire nella zona scarti e schegge di manufatti in selce. Sull’altura si allarga un pianoro che tronca la vetta del colle, sul quale insistono ancora i resti di un insediamento tardo antico. Ai visitatori del luogo, ancora oggi non potrà sfuggire l’osservazione di una iscrizione di due righe, a caratteri greci, incisa sulla metà destra di un blocco di calcare, inglobato in un cosiddetto “muragghiu”: un accumulo di pietrame e blocchi, raccolti per la

62 Libro2.indb 62

l’archeologia 18/02/2007 15.49.39


schizzo topografico di cozzo tondo rilievo di G. Libra

cava paradiso Libro2.indb 63

63

18/02/2007 15.49.40


fig. 6

bonifica del terreno. Numerose sono le fig. 6 Tomba monumentale (P. Maisto) attestazioni di tale formula riportata per fig. 7 Tombe bizantine accessibili dalla trazzera pubblica (P. Maisto) esteso o abbreviata in piombi siciliani e fig. 8 Tombe bizantine - particolare (P. Maisto) calabresi che vanno dall’età bizantina a fig. 9 Tomba monolitica quella normanna. Le lettere dell’epigrafe e alcune peculiarità linguistiche inducono a credere che l’autore parlasse un locale dialetto greco-bizantino, lontano dalla lingua classica. Ma torniamo ai resti dell’insediamento tardo antico: si tratta dei ruderi di una chiesetta ad unica navata con abside circolare. Crollata interamente su se stessa, probabilmente a causa di qualche movimento tellurico - non si notano infatti tracce di incendi o di devastazione da parte dell’uomo - il monumento risulta poco leggibile, essendo il piano di calpestio invaso dal crollo dei blocchi che costituivano i muri perimetrali. Non si individuano tracce di tegole che possano aiutare a capire quale fosse il tipo di copertura; rovi e piante di vario tipo concorrono inoltre ad ostacolare la già difficile lettura. Tuttavia, molto approssimativamente, è possibile intravedere la pianta strutturale di un edificio rettangolare (circa metri 12 x 6), rigorosamente orientato con l’abside ad Oriente e l’entrata ad Occidente. Per la sua costruzione venne adottato il piede bizantino equivalente a 0,315 metri. Sul lato destro dell’abside si può notare una soglia monolitica ed un blocco costituente la chiave di volta, segni che portano ad ipotizzare che in quel punto fosse presente un’apertura ad arco. Ciò che si lascia vedere, attualmente, sono le fondamenta dell’abside e di parte dei muri perimetrali per una altezza variabile tra 0,80/1,5 metri, e uno spessore che oscilla intorno ai 60 cm.; dettaglio, quest’ultimo,

64 Libro2.indb 64

l’archeologia 18/02/2007 15.49.41


fig. 7

fig. 8

fig. 9

che potrebbe far supporre, per la nostra chiesetta, un sistema di coperture voltate. Accanto ad essa insistono avanzi di altri edifici, anch’essi di difficile lettura, dei quali rimangono tracce di muri (larghi m. 0,60) a doppio filare; essi si configurano come una struttura ad “L”, che misura circa 8 metri nel suo lato lungo, e 2,40 nel suo lato corto. La struttura subì la stessa sorte della chiesetta, lasciando”in situ” alcuni blocchi di notevoli dimensioni, mentre il resto è stato raccolto e depositato nei pressi, in altri due cumuli. E’ ipotizzabile che tale struttura possa riferirsi ad ambienti abitativi di una piccola e semplice comunità monastica. La natura del luogo, solitaria e selvaggia, la posizione di perfetto isolamento della chiesetta e dei suoi adiacenti edifici, - sulla sommità di

cava paradiso Libro2.indb 65

65

18/02/2007 15.49.43


fig. 10

un altura altrettanto isolata e difficile a fig. 10 Grotta dell’Icona: interno. A sinistra, nicchia deraggiungersi - inviterebbero a leggere il vozionale (P. Maisto) contesto come un complesso monastico: un “monastèrion”, probabilmente eretto prima dell’invasione araba di questa parte dell’isola, verso la metà del VII secolo, quando la Sicilia fu meta di tanti rifugiati di lingua greca provenienti dall’Est. Le residue tracce dell’area cimiteriale pertinente al complesso sono fornite da quattro fosse “sub divo” che insistono nell’area, ma distanti l’una dall’altra, e da una fossa a sarcofago ricavata da un monolito rovinato sul sottostante terrazzamento che guarda la sella di collegamento a Cozzo Tondo. Anche qui, come nella piccola necropoli di fronte alle Case Poidomani sopra descritta, ritroviamo questa tipologia, per altro inconsueta nelle cave con necropoli di questo territorio. Di fronte a Cozzo Tondo, dalla parte sud e sul versante sinistro della cava, si nota una tomba monumentale dell’età del bronzo a pianta sub circolare, con alzato troncoconico e soffitto piano. Il piccolo ingresso di forma rettangolare è evidenziato con una riquadratura del varco molto incassata rispetto alla superficie del prospetto. La “visibilità” del luogo di seppellimento è resa mediante un’intenzionale monumentalizzazione dell’ingresso: un prospetto rettilineo di circa quattro metri, arricchito ai suoi margini da due lesene. La tomba appare anche rialzata dal piano di calpestio della roccia; un banchinamento corre per tutta la lunghezza del prospetto, allungandosi ai piedi dell’ingresso, e formando una sorta di base rettangolare preceduta da due gradini.

66 Libro2.indb 66

l’archeologia 18/02/2007 15.49.44


grotta dell’icona - rilievo a cura dello Speleo Club Ibleo, Ragusa

Dopo Cozzo Tondo, proseguendo la discesa, sgorgano, non lontane l’una dall’altra, le due risorgive di tipo carsico dette delle “Povere Donne, soprana e sottana” che riportano l’acqua a scorrere sul letto della cava sino alla confluenza con il Tellaro. La stessa acqua azionava il mulino ubicato circa un chilometro più a valle e poi dismesso ai primi del Novecento. In questo tratto insistono nelle ripide pareti di sinistra, guardando verso valle, alcune grotte naturali di origine carsica1 e grottoni artificiali usati dall’uomo come abitazione, mentre sulle pareti di destra - in alto, a mezza costa - si notano gli ingrottamenti di quello che fu probabilmente un piccolo villaggio trogloditico insediatosi nei pressi della sorgente. In questa area i contadini del luogo indicano la grotta presso la sorgente, con voce dialettale rosolinese, “a rutta re poveri ronni” (la grotta delle Povere Donne) ed attorno ad essa è fiorita una leggenda (con due versioni comunque affini) che abbiamo sentito raccontare anche dalla viva voce delle nostre nonne. Tale grotta, nella leggenda, è indicata quale rifugio di una piccola banda di briganti che qui nascondeva il bottino delle ruberie (i cosiddetti tesori e i loro incantesimi). I briganti, a quanto si racconta, rapirono alcune giovani donne che tennero prigioniere in questa grotta per i loro piaceri e sollazzi; una di esse, riuscita a fuggire, provocò l’ira e la vendetta dei malviventi, i quali, riusciti a scovarla, la riportarono indietro per poi ucciderla assieme alle altre. La variante della stessa leggenda racconta che alcuni “vasciddari”,2 sentiti i lamenti delle donne, le liberarono, ma queste uscite dal buio della grotta, furono accecate dalla luce del sole e morirono lasciando i tesori ai “vasciddari”, da qui il detto “poveri ronni e ricchi vasciddari”. Fin qui la leggenda che probabilmente nella zona nasce e attecchisce, in seguito a qualche spiacevole episodio di delinquenza comune.

cava paradiso Libro2.indb 67

67

18/02/2007 15.49.46


Poco più a valle, sul versante sinistro, si notano ancora sparute tombe dell’età castellucciana, mentre su una terrazza del versante destro, quello modicano della cava, si apre l’ipogeo catacombale noto come “Grotta dell’Icona”. La grotta fu segnalata per la prima volta nel 1996 per la presenza, all’interno di tracce di un affresco con immagine sacra. La cripta, aperta a N/NO, presenta una pianta a forma di “T”, e l’ingresso è poco praticabile per la presenza di detriti e pietrame.3 La planimetria interna si articola su un ambiente pressoché rettangolare, profondo m. 14 e largo m. 4,50, nel quale si apre, a S., un altro ambiente a pianta quadrangolare di m. 4,50 x m. 5,25.

68 Libro2.indb 68

l’archeologia 18/02/2007 15.49.47


fig. 11 Muro divisorio con porta d’ingresso costruito nei primi del ‘900 (P. Maisto)

fig. 11

Nei pressi dell’ingresso si trova una nicchia rettangolare, alta m. 1,00 larga m. 1,20 e profonda m. 1,61 forse destinata ad accogliere una icona mobile. Internamente l’ambiente è stato molto rimaneggiato, e presenta il piano di calpestio a quote diverse per l’accumulo di detriti. Il soffitto è irregolare per la presenza di crepe e per avere subito, nel corso dei secoli, svariati tagli nel tentativo di regolarizzarne l’altezza. La grotta nasce come ipogeo in periodo tardo-romano e con molta probabilità faceva parte della necropoli il cui nucleo principale si snoda sul versante opposto della vallata. Laprimafasediutilizzazionedell’ambiente, come ipogeo, è testimoniata dalle tracce di un baldacchino, visibili nel recesso S., di cui restano un pilastro di roccia e i monconi di altri tre pilastri al soffitto. L’altezza del pilastro originale superstite, leggibile da una risega che indica l’imposta della copertura del loculo, è di m.1,18; l’altezza complessiva del baldacchino è di m. 2,20 circa, posto che in quel tratto del recesso, la quota del piano pavimentale non sia

mai stata abbassata. La seconda fase d’uso della grotta è leggibile nell’ampliamento planimetrico dell’ambiente e nella presenza di una serie di nicchie che si aprono, a quote differenti, lungo la parete di NE. La più grande fra queste è a profilo superiore arcuato, larga m. 1,05 e profonda m. 0,40. L’altezza originale non è apprezzabile poiché la parte inferiore è stata danneggiata. All’interno della nicchia sono visibili tracce di una immagine devozionale non identificabile di cui si “distinguono almeno tre strati di affreschi: quello superiore non conserva tracce di colore; gli strati più antichi presentano tracce di una cornice di colore rosso; dello strato intermedio si conservano lembi di panneggio di colore beige con dettagli resi con colore bruno, motivi in bruno su fondo giallo nella parte

cava paradiso Libro2.indb 69

69

18/02/2007 15.49.47


superiore; dello strato inferiore rimangono parti di una decorazione a reticolo di colore bruno su fondo giallo chiaro nella parte inferiore e motivi in rosso su fondo giallo.”4 Attorno alla semicirconferenza che decora superiormente la nicchia, si aprono tre piccoli incavi che servivano probabilmente per sostenere una tenda a protezione dell’immagine sacra. Di dimensioni più ridotte rispetto a questa, sono altre due nicchie che presentano la parte superiore arcuata. In tutte le pareti dell’ambiente sono visibili molti scassi che sembrano fare sistema; si tratta di scassi praticati per l’ancoraggio di infrastrutture lignee – forse soppalchi – da mettere in relazione con l’abbassamento del piano di calpestio della grotta. Lo stato in cui versa l’ingrottamento non consente di formulare ipotesi certe riguardo alla destinazione d’uso dell’ambiente nella seconda fase. I dati finora raccolti sono insufficienti per poter stabilire se la grotta fu dimora di un eremita o se si possa riconoscere in essa una chiesa. Lasciata la grotta percorriamo ora il tratto più bello della cava, quello noto ai locali come “Cava Paradiso”,9 molto frequentato nel periodo estivo per il rigoglio delle sue acque caratterizzate da una serie di cascatelle; luogo ameno e suggestivo, incontaminato e di rara bellezza, meta ambita e ricercata per la frescura che si può godere all’ombra di maestosi platani, pioppi e salici bianchi. Questa area, dalla preistoria ai tempi moderni, ha costituito un habitat ideale per gli insediamenti che qui hanno una maggiore incidenza rispetto a tutto il percorso dell’intera cava. Abbondano le testimonianze archeologiche; sul versante sinistro scendendo da un viottolo che porta a fondo valle, notiamo una necropoli tardo antica costituita da tombe a camera, ad arcosolio e alcune fosse a sarcofago scavate nel banco roccioso.5 Sul versante destro, nei pressi di un vecchio mulino ad acqua ormai diruto, su un ampio banco di roccia terrazzato da bassi gradoni, si aprono tre tombe a grotticella artificiale dell’età del bronzo i cui prospetti sono articolati e decorati da finti pilastri. Sullo stesso versante, lungo un sentiero che sale dal mulino verso il pianoro di contrada Gisira, si

70 Libro2.indb 70

l’archeologia 18/02/2007 15.49.48


riscontrano due ipogei catacombali, di cui uno trasformato in cisterna. Poco più a valle, nella parete della sponda destra, incontriamo un altro piccolo villaggio trogloditico, costituito da alcuni grottoni. Sul versante sinistro, scendendo dal sentiero delle case del Prainito, si nota un’altra necropoli a grotticelle artificiali dell’età finale del bronzo e, presso il letto del torrente, una necropoli tardo antica ad arcosoli monosomi e bisomi con qualche loculo. Lungo la stessa vallata e sullo stesso versante di destra, presso i resti di un altro mulino, fatiscente e rovinato, insiste un moderno frantoio di pietra per l’estrazione di blocchi calcarei da cui si ricava pietrisco per calcestruzzo.6 Superato il frantoio, su un rialzo roccioso del versante destro, si trova un piccolo ipogeo con i resti di un arcosolio all’interno, mentre più giù, dove la cava si slarga e gira ancora sulla destra con pareti alte e ripide, si intravede tra la fitta vegetazione qualche grottone e due escavazioni dalla forma rettangolare poste così in alto sulla parete a strapiombo da non potere essere raggiunte; da qui ancora un breve tratto, circa un chilometro, e il “Prainito” immette le sue acque torrentizie nel fiume Tellaro.

Note 1. Alcune di queste grotte sono state frequentate sin dall’età neolitica; infatti, in una di esse, lo sconvolgimento operato da uno scavo clandestino in tempi recenti, ha lasciato sul posto alcuni frammenti fittili riferibili alla cultura stentinelliana - 2. Apicoltori - 3. Durante l’estate del 2006 la grotta e il suo ingresso sono stati oggetto di un intervento di spietramento selettivo effettuato ad opera della Soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa - 4. La descrizione dell’immagine è stata tratta da V. Rizzone, la chiesa di sant’Isidoro e nuovi documenti sacri a caratere rupestre a Cava d’Ispica e nei dintorni, in Archivium Historicum Mothycense, 5, 1999, p.32 sg - 5. Questa piccola necropoli tardo antica ha subito delle alterazioni con la trasformazione di qualche tomba in abituro - 6. Il frantoio per macinare la pietra continua, ancora oggi, la sua opera demolitrice.

cava paradiso Libro2.indb 71

71

18/02/2007 15.49.48


70 Libro2.indb 70

emergenze architettoniche 18/02/2007 15.49.49


emergenze architettoniche

cava paradiso Libro2.indb 71

71

18/02/2007 15.49.50


72 Libro2.indb 72

emergenze architettoniche 18/02/2007 15.49.50


emergenze architettoniche

di Katia Fabbricatti e Daniele Intelisano Il paesaggio di Cava Paradiso, ricco di valori ambientali e culturali, conserva, tanto nel sistema naturale come in quello del costruito, caratteri tradizionali inalterati. Anche se sono presenti fenomeni di degrado dovuti a mancanza di manutenzione, la permanenza dell’identità del luogo è stata mantenuta dai limitati interventi di trasformazione.

Le risorse edificate La zona che abbiamo osservato si estende per una lunghezza di circa 2 km lungo il corso del torrente Prainito, affluente destro del fiume Tellaro, ed è situata tra un guado, molto vicino

alla sorgente detta “delle Povere Donne”, ed un’ansa del fiume in corrispondenza di un mulino identificato sulla cartografia esistente con il nome “Mulino Grotte”. Per identificare correttamente la zona è possibile fare riferimento ad un acquedotto non più in funzione che, situato in una proprietà privata, scende fino a nord del letto del fiume, incontrando la parte iniziale del nostro percorso d’analisi in cui sono ancora situati i motori e le pompe per la risalita dell’acqua. La zona è caratterizzata da una carente accessibilità pedonale e da una pressoché nulla accessibilità carrabile, il che contribuisce alla conservazione del paesaggio. Un sentiero pubblico pavimentato in pietra - la Strada Vicinale Ritillini -, cui si accede dalla provinciale Noto-Modica, conduce nel tratto finale della zona interessata dall’analisi. Lungo un buon tratto del torrente sono presenti due percorsi paralleli, uno a nord (in Provincia di Siracusa) – nel disegno della pagina seguente, sentiero 1 - ed uno a sud del letto (in Provincia di Ragusa) – sentiero 2 -, che conducono alla prima ansa, in cui il letto del fiume si apre in

cava paradiso Libro2.indb 73

73

18/02/2007 15.49.51


una pozza balneabile. Un altro sentiero si snoda invece a mezza costa, passando proprio sopra la Grotta dell’Icona, e conduce direttamente al Mulino Grotte – sentiero 3. Tali sentieri sono caratterizzati da una percorribilità non sempre agevole e, in alcuni tratti, specialmente nel lato nord, interrotta dalla presenza di radici emergenti ed arbusti. Recentemente, nel corso dell’estate 2006, il sentiero 1 è stato oggetto di un intervento di restauro ambientale curato dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa che ha anche visto la collaborazione dei volontari del quarto campo di lavoro internazionale della Nuova Luna. L’attività antropica nella Cava Prainito risale agli insediamenti dell’età del bronzo, le cui tracce sono rappresentate da resti di grotte e tombe sparse. Reperti di epoche più recenti sono invece costituiti da alcune costruzioni in pietra, una vecchia fornace per la produzione della calce, una gradonata scavata nella roccia, un mulino ad acqua. E’ da segnalare, inoltre, la presenza di una grotta, detta dell’Icona, situata ai piedi del pendio che costeggia il letto del fiume nella parte meridionale.

74 Libro2.indb 74

emergenze architettoniche 18/02/2007 15.49.54


disegno di una parte del corso del prainito che evidenzia le emergenze architettoniche I pietrai e le calciaie. La piana situata a valle della sorgente è caratterizzata da un paesaggio ritmato dalla presenza di pietrai, tipiche costruzioni tronco-coniche create dal deposito delle pietre tolte dal terreno arato (fig.1). Tra queste strutture ne emerge, per la maggiore altezza e regolarità del sistema costruttivo, una in particolare, utilizzata invece come calciaia (fig.2), ossia per la produzione della calce dalla cottura delle pietre. Tale calciaia ha una struttura tronco conica in muratura di pietra a secco, con un diametro di base di circa 3 metri. L’altezza della muratura è variabile, in quanto realizzata su un piano inclinato. Lo spessore del muro è interrotto in due punti: da un’apertura ad arco e, nella parte opposta, da due rampe di scale ricavate nello spessore murario. La copertura era realizzata di volta in volta con un sistema costruttivo ligneo.

cava paradiso Libro2.indb 75

75

18/02/2007 15.49.58


Gli edifici La casa dell’acqua.

Proseguendo verso Est per circa 200 metri nel percorso verso il guado del torrente s’incontra una costruzione di pietra (fig.4) la cui struttura è in ottimo stato di conservazione. La caratteristica dell’edificio è costituita dal suo piano di calpestio, interrotto da un canale perimetrale di sezione rettangolare, con una larghezza di 50 cm ed una profondità di un metro, in cui scorreva l’acqua, immessa da un’apertura posta alla base del muro.

76 Libro2.indb 76

emergenze architettoniche 18/02/2007 15.49.59


fig. 1 Pietrai - localmente denominati “muragghi” (P. Maisto) fig. 2 Calciaia – vecchia fornace per la produzione della calce (P. Maisto) fig. 3 Pietrai - localmente denominati “muragghi” (P. Maisto)

fig. 2

fig. 1

fig. 3

L’edificio, presumibilmente risalente agli inizi del 1900, ha una superficie di circa 50 mq; la struttura è in muratura di pietre calcaree squadrate di diversa grandezza e malta di calce, messe in opera a filari orizzontali, con rinforzi di pietre levigate di maggiore grandezza nelle parti maggiormente sollecitate, quali spigoli, cornici, piattabande, stipiti. La copertura, ad unica falda inclinata, doveva essere costituita da una struttura portante di travi di legno che poggiavano su due dormienti con funzione di cordolo, uno sul colmo e uno alla base della falda, e da una struttura secondaria di travetti semplicemente appoggiati all’orditura principale, su cui poggiava la copertura in coppi di argilla. Le aperture rivelano una particolare attenzione alla qualità formale dell’edificio, in quanto sono caratterizzate da

cava paradiso Libro2.indb 77

77

18/02/2007 15.50.00


fig. 4

una struttura interna ad arco, mascherata all’esterno da stipiti e cornici in blocchi di pietra levigati che gli conferiscono una forma rettangolare. Nel vano dell’apertura sono presenti grate di ferro a maglia quadrata.

La casa del mugnaio ed il Mulino Grotte. Il nostro percorso prosegue verso est, lasciando più a nord il letto del torrente, dove s’ incontra, in prossimità della grotta, un piccolo canale scavato nella pietra, localmente denominato “saia”. Seguendone l’andamento e superando anche alcuni scalini ricavati nella roccia si giunge dapprima ad un’altra costruzione di pietra verosimilmente utilizzata come alloggio dal mugnaio ed adibita anche a deposito e stalla e, poco oltre, al “Mulino Grotte”. Il primo edificio (fig.5), a pianta rettangolare, si presenta in parte crollato. Dall’osservazione degli ambienti, due vani rispettivamente con una superficie di 30 mq e 20 mq, si rileva la presenza di un’unica apertura d’ingresso con una qualità costruttiva che contrasta con la presenza, nell’ambiente cui dà accesso, di una struttura di pietre levigate che formano una sorta di mangiatoia. I due ambienti sono divisi da una parete in muratura in cui è presente un’apertura di collegamento. Seguendo ancora il percorso del canale si giunge al mulino (fig.6), nel tratto in cui il canale di adduzione dell’acqua si allarga formando una sorta di abbeveratoio. La costruzione è posta ad una quota inferiore rispetto alla casa del mugnaio e si raggiunge scendendo una breve scalinata scolpita nel sottofondo di pietra calcarea. I mulini ad acqua sono caratteristici della zona ed hanno avuto sul territorio siciliano una diffusione notevole nel medioevo. Il “Mulino Grotte” conserva i tipici elementi di un mulino a pale orizzontali: il canale di adduzione dell’acqua, la torre di caduta, il locale della macina e, ad un livello inferiore dovrebbe esserci il locale

78 Libro2.indb 78

emergenze architettoniche 18/02/2007 15.50.00


fig. 5

del ritrecine (o ruota), che non è stato possibile osservare perché ostruito da macerie. Il mulino ha un impianto rettangolare composto di due ambienti principali e di un vano accessorio. Quello centrale tra questi è caratterizzato dalla presenza di una depressione circolare in cui era alloggiata la macina. Attraverso l’ultimo segmento del canale l’acqua, prelevata a monte dal torrente, perveniva nella torre di caduta ricavata nello spessore del muro e ancora ispezionabile, dove raggiungeva la pressione necessaria a mettere in movimento la sottostante ruota a pale orizzontali. Questa ultima, collegata tramite un albero di trasmissione verticale alla macina, ne azionava il meccanismo. Infine, un sistema meccanico consentiva il sollevamento e l’immissione del grano in un invaso, dove un doppio sistema di cilindri posti uno sull’altro, ruotando, lo macinava. Il prodotto era poi convogliato in un punto di raccolta tramite un’apertura. L’ambiente d’ingresso al mulino era presumibilmente adibito a tale funzione: infatti, lungo il perimetro delle pareti, è presente un piano di pietra sopraelevato di circa 30 cm e largo circa 1 m che doveva servire per poggiare i sacchi. La struttura muraria del mulino è realizzata con elementi in pietra calcarea irregolari, di dimensioni variabili, estratti dalle cave della zona. Le aree di muratura maggiormente sollecitate alle azioni statiche sono realizzate con pietre sbozzate o approssimativamente squadrate, di dimensioni maggiori e disposte in modo alternativamente incrociato in fig. 4 Casa dell’acqua (P. Maisto) fig. 5 Casa del Mugnaio – vista panoramica (P. Maisto)

cava paradiso Libro2.indb 79

79

18/02/2007 15.50.01


fig. 6

fig. 6 Mulino Grotte - accesso (P. Maisto) fig. 7 Canale di trasporto dell’acqua per il Mulino (saia) (P. Maisto)

fig. 7

elevato, così da garantire una migliore coesione con i tratti di muratura adiacenti o convergenti in uno spigolo. La copertura, ormai crollata, doveva essere, come abbiamo visto sopra per la “casa dell’acqua” e come in altri mulini della zona, ad unica falda inclinata e composta

di una struttura portante di travi di legno che poggiavano su due dormienti con funzione di cordolo, uno sul colmo e uno alla base della falda, e di una struttura secondaria di travetti semplicemente appoggiati all’orditura principale, su cui poggiava infine la copertura in coppi di argilla. Le aperture sono rettangolari all’interno e ad arco all’esterno, realizzate con un architrave composto da unico blocco di pietra calcarea e da piedritti dello stesso materiale. L’assenza prolungata di quella manutenzione un tempo assicurata dal proprietario o conduttore del mulino ha reso purtroppo evidenti sull’intero edificio, oltre alle normali manifestazioni del degrado naturale e patologico delle strutture murarie, fenomeni di

80 Libro2.indb 80

emergenze architettoniche 18/02/2007 15.50.01


N

pianta del mulino grotte

dissesto strutturale dovuti a piccoli cedimenti che hanno determinato l’insorgere di lesioni, fratture, deformazioni e crolli parziali. La completa mancanza della copertura in tegole d’argilla e il crollo della struttura portante del tetto in legno hanno infine ulteriormente accelerato i processi di degrado dovuti all’azione combinata degli agenti atmosferici e della vegetazione spontanea attecchita sull’intera costruzione.

Note

1. Nel dialetto locale denominati muraggh’.

cava paradiso Libro2.indb 81

81

18/02/2007 15.50.02


conclusioni Libro2.indb 82

18/02/2007 15.50.03


cava paradiso Libro2.indb 83

18/02/2007 15.50.04


conclusioni

di Salvatore Scuto Percorrendo la falda sud orientale dell’altopiano ibleo, verso il golfo di Noto, lungo l’ampia valle percorsa dal Tellaro, tra ulivi, carrubi, seminativi e vacche modicane, la Cava Prainito si intravede appena, incassata nella campagna e verdissima di alberi e arbusti. Per arrivarci dentro bisogna conoscere la strada e, una volta scesi, si comprende perché viene chiamata Cava “Paradiso”. Al silenzio del mondo esterno si contrappone una sinfonia di rumori desueti nel mondo d’oggi. Grilli e cicale, stornelli e passeri, ùpupe e gazze, con l’assolo dei merli e il basso continuo dell’acqua che scorre e del vento che gioca col fitto fogliame degli alberi. Si cammina lungo il ruscello, tra due alte pareti di roccia, a volte bucate da piccole grotte, coi cespugli aggrappati, lì lì per cadere; e la frescura dell’acqua che specchia uno spicchio di cielo. Se non fosse per le agavi e qualche macchione di fichidindia (che sembrano così naturali da farci scordare il Mèssico) si potrebbe pensare di comprare, dall’artigiano castellucciano, una di quelle fruttiere rosse e nere a tre anse su alto piede che starebbe tanto bene sul trumò di casa nostra. Cava Paradiso è un angolo di natura e storia di singolare bellezza e integrità; dove gli interessi scientifici si sposano intimamente a quelli estetici: la geologia, la storia, la botanica, il paesaggio, i particolari punti di vista, gli odori, i rumori, tutto si compone in breve spazio, peraltro perfettamente confinato dalle scoscese pareti rocciose. Dopo l’immediato innamoramento per un luogo che alla prima occhiata appare “integro”, ci

bibliografia Libro2.indb 84

18/02/2007 15.50.04


si sofferma sugli innumerevoli segni dell’Uomo che raccontano come questo brano di cava sia stato intensamente percorso, vissuto e trasformato dalle mille popolazioni che lo hanno abitato: le grotticelle delle necropoli preistoriche; la grande tomba bizantina poi divenuta chiesetta rurale e quindi magazzino e stalla; le opere di presa dell’acqua; gli spietramenti agricoli; il mulino; la sistemazione degli spazi golenali coltivati; i piccoli frutteti impiantati al riparo dei venti; i muretti di recinzione dei campi; i sentieri per gli uomini e gli animali. Cosa fare di questa meraviglia? Come conservarla? Come garantirne l’uso sociale attraverso una corretta (e cioè “limitata”) fruizione? Probabilmente c’è un’unica scelta da fare: quella della Riserva Naturale Orientata che vedrebbe, per la prima volta in Sicilia, la concorrenza di due diverse amministrazioni provinciali, a tutela di un luogo unico, bello, amico, delizioso; ma straordinariamente fragile. Grazie a tutti quelli (e sono veramente tanti) che nel frattempo si adoperano, con la loro disponibilità, il loro tempo libero, e le loro private risorse, a preservare la meraviglia di cava Paradiso. Tra questi, in primo luogo, gli Amici del “Ramarro”.

cava paradiso Libro2.indb 85

18/02/2007 15.50.04


bibliografia

Aspetti geologici e idrogeologici

del settore centro-meridionale Ibleo (Sicilia sud-orientale)”. Speleologia Iblea 11, 17-37.

Grasso M., Maniscalco R., Ruggieri R. (2005). “Aspetti geologici, geomorfologici e idrogeologici del settore centromeridionale Ibleo”. Museo di geologia delle Latomie di Cava Gonfalone – Ragusa.

Ruggieri R. (2005b). “Aspetti fisici della Valle del Tellesimo”. Speleologia Iblea 9, 7, 47.

Lentini F., Di Geronimo I., Grasso M., Carbone S., Sciuto F., Scamarda G., Cugno G., Iozzia S. & Romeo M. (1984). “Carta geologica della Sicila Sud-orientale”. Scala 1:100.000, S.E.L.C.A., Firenze. Ruggieri R. (1977). “Il fenomeno carsico nell’area sud-occidentale dell’altopiano Ibleo”. G.G.R., 35 pp., Catania. Ruggieri R. (1997a). “Il Carsismo negli Iblei (Sicilia Sud-orientale)”. Università di Lecce, supplemento al n. 23 di Thalassia Salentina: 47-55. Ruggieri R. & Grasso M. (2000). “Caratteristiche stratigrafiche e strutturali dell’Altopiano Ibleo e sue implicazioni sulla morfogenesi carsica”. Speleologia Iblea, 8, 19-35. Ruggieri R. (2005a). “Il sistema idrogeologico

Libro2.indb 86

Flora e fauna Carmelo Iapichino in “L’avifauna” da Atti del Convegno “La fauna degli Iblei” Noto 13 e 14 maggio 1995 Duchi A., Occhipinti, G. (1999). Indagini Bio-ittiologiche nel bacino dei fiume Tellaro. Comune di RosoliniAssociazione Macrostigma Rosolini Duchi A. (2002). Carta ittica della Provincia di Ragusa: la distribuzione della fauna ittica. Relazione tecnica non pubblicata. Provincia di Ragusa Duchi A. (2004). Carta ittica della provincia di Ragusa: qualità delle acque. Relazione tecnica non pubblicata. Provincia di Ragusa Ferrito, V. e Tigano, C. (1996). Decline of Aphanius fasciatus and Salaria fluviatilis populations in freshwaters of eastern Sicily. Ichthyol. Explor. Freshwaters, 7: 181-184.

18/02/2007 15.50.04


B. Ragonese, L. Cantoli in: “La mammalofauna” da Atti del Convegno “La fauna degli Iblei” Noto 13 e 14 mag ‘95 Salpietro, L. (2005). Carta ittica della Provincia di Siracusa.Provincia Regionale di Siracusa. Assessorato Caccia e Pesca. G. F. Turriti in “Gli anfibi e i rettili” da Atti del Convegno “La fauna degli Iblei” – Noto 13 e 14 maggio 1995 Zerunian, S. (2002). Condannati all’estinzione? Edagricole

Archeologia Gruppo di studio “Le Timpe”: G. Libra, excursus archeologico nella cava Prainito: “Dal paradiso all’inferno”, Corriere Elorino 16-30 settembre 2004. Gruppo di studio “Le Timpe”: G. Libra, una modesta collinetta al centro della cava Prainito: Il Cozzo Tondo, Corriere Elorino 1-15 ottobre 2004. Archivium historicum mothycense,

bibliografia Libro2.indb 87

Supplemento a “DIALOGO” n. 10/2004 (Dicembre 2004). L.Guzzardi, “Nuovi dati sulla cultura di Thapsos nel ragusano”, in Archivio storico per la Sicilia Orientale, anni LXXXI-LXXXII, 1985-6 pp.227 F. Criscione, 6086. Grotta dell’Icona, in speleologia Iblea 7, 1998, p. 39 V. Rizzone, “La chiesa di sant’Isidoro e nuovi documenti sacri a carattere rupestre a Cava d’Ispica e nei dintorni”, in Archivium Historicum Mothycense, 5, 1999, p. 32 sg.

Emergenze architettoniche S. F. Musso, G. Franco, Guida alla manutenzione e al recupero dell’edilizia e dei manufatti rurali, Marsilio, Venezia, 2000. Caterina G., Pinto M. R., Bruno A., Fabbricatti K., Recupero e manutenzione del sistema dei mulini del Parco del Cilento e Vallo di Diano: strategie per uno sviluppo sostenibile dello spazio rurale, in: Passaro A. (a cura di), atti del convegno internazionale “Esperienze innovative per la configurazione del paesaggio rurale”, Luciano Editore, Napoli, 2003, pp. 283-293.

cava paradiso 18/02/2007 15.50.04



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.