Ambrosia 37 - Educazione olistica: Montessori

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37 numero

NEWSLETTER trimestrale di Medicina Olistica anno 2011

Direttore Responsabile: Catia Trevisani.

Registrazione: Tribunale di Milano n. 28 del 28-01-2003.

Direttore Scientifico: Catia Trevisani.

Stampa: Linea Grafica. Città di Castello

Hanno collaborato a questo numero: Elena Balsamo, Catia Trevisani e Lorenzo Locatelli.

Editore: SI.RI.E. S.R.L. Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano

Per le immagini si ringrazia Elena Balsamo, la Gonzaga Arredi e l’AMI.

Progetto grafico: Magazino

La riproduzione anche parziale di testi, fotografie e disegni è possibile previa autorizzazione.

Poste Italiane spa spedizione in A.P. art.1, comma 1 D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) DCB Milano

educazione olistica: l’approccio Montessori

Care amiche e amici, In questo e nei prossimi numeri ci occuperemo dello sviluppo globale del bambino e dell’educazione all’Olismo, filosofia di base della Naturopatia. Il termine deriva dal greco “olos” che significa “tutto” come intero, come unità. Considera dunque l’uomo nella sua interezza, non è il singolo organo che si ammala, è la persona intera che è in uno stato di sofferenza, la malattia segnala la necessità di un cambiamento e di un ritorno alle leggi naturali. Quale maggior prevenzione di uno sviluppo sano, armonioso già dall’infanzia? Si considera dunque fondamentale una riflessione seria e approfondita sul bambino e il suo sviluppo globale, dunque anche sull’educazione. Lo sviluppo del bambino è globale solo se comprende tutte le dimensioni umane: fisica, psichica e spirituale. Dopo aver parlato di gravidanza, parto, allattamento e nutrizione ci addentriamo nel campo dell’educazione. Il termine educare significa “portare

fuori”, non tanto riempire il bambino di informazioni come si potrebbe fare con un vaso vuoto, quanto risvegliare qualcosa di straordinario che per la sua natura intrinseca è già dentro di lui. Educare inoltre è al tempo stesso autoeducarsi, l’adulto dunque, che sia genitore o insegnante, è in un continuo processo di crescita e sviluppo personale grazie anche al rapporto genuino a cui è invitato dal bambino. In questo viaggio percorreremo varie tappe. L’approccio Montessori qui trattato è senza dubbio olistico, stimola importanti riflessioni che applicate nel vivere quotidiano possono aiutarci nel rapportarci al “nostro bambino interiore” e ai nostri bambini in quanto figli, pazienti o allievi. Auguro a ognuno che tale spunto di riflessione sia come un sassolino gettato nello stagno che genera cerchi concentrici e si espande sempre più per raggiungere mete inaspettate. Buona lettura! Catia Trevisani catiatrevisani@scuolasimo.it

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Libertà e amore L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura di Elena Balsamo € 20,00 – 358 pagine – Il Leone Verde Un intenso viaggio per scoprire una nuova modalità di approccio al bambino, dalla vita prenatale all’adolescenza secondo la visione di Maria Montessori, una donna coraggiosa che ha dato origine ad un sistema educativo rivoluzionario diffuso in tutto il mondo ma ancora poco noto da noi in Italia. Le sue scuole sono un vero e proprio laboratorio creativo in cui, in un clima di estremo rispetto e di autentica libertà di scelta, le potenzialità del bambino possono svilupparsi e sbocciare in tutta la loro forza e bellezza. Ma quello montessoriano non è solo un metodo educativo, è molto di più: è un modo di guardare il mondo e le creature che lo abitano con gentilezza e amore, nella consapevolezza che siamo tutti parte della stessa grande ragnatela. Nelle seguenti pagine vi proponiamo delle ampie parti di questo libro adattate per la rivista. I passaggi in corsivo sono a cura di Catia Trevisani.

Maria Montessori: biografia Ci sono persone che riescono a fare della loro vita una sorta di opera d’arte perché sono capaci di allinearsi perfettamente sulla linea del loro destino realizzando quello che potremmo chiamare il “disegno dell’anima”. Ebbene, Maria Montessori fu sicuramente una di queste. Nata a Chiaravalle, tra le colline marchigiane, nel 1870, Maria fu speciale sin da bambina. Il senso di “missione”, di un grande compito da svolgere, era profondamente insito in lei sin dall’infanzia. “So che diventerò un medico” rispose in tutta calma e con grande gentilezza al dottor Baccelli, che le faceva notare l’impossibilità per lei, donna, di realizzare il progetto di studi che le stava a cuore. Del resto quando in famiglia le veniva suggerita la carriera di insegnante lei era solita rispondere: “Tutto tranne che questo!”. Se la sensazione di una missione speciale da compiere era ben presente e chiara in lei, in che cosa questa missione consistesse non era invece ancora così evidente nei primi tempi della sua vita. Era come se il cammino a Maria si rivelasse solo un passo alla volta. Del periodo in cui frequentò l’Università ella scrisse: “Era come se mi stessi preparando per una missione sconosciuta” nella consapevolezza che “raccogliere le proprie forze, anche quando sembrano essere sparpagliate e quando il proprio scopo è percepito solo debolmente, è una grande azione che prima o poi porterà i suoi frutti”. Tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia, ella compì una serie di scelte oltremodo coraggiose, specie per l’epoca: si dedicò alla carriera di scienziata facendosi spazio in un ambiente maschile, si lanciò con entusiasmo nell’impegno sociale a favore della donna. Nella sfera privata non fu da meno: il dramma della relazione segreta con il collega Montesano, drasticamente interrotta in seguito alla nascita del figlio Mario, segnò inequivocabilmente la sua vita. La delusione senti-

mentale e il conseguente abbandono del figlio per tredici, lunghi, interminabili anni furono eventi importanti che confermarono alla Montessori la decisione di dedicare tutta se stessa e la sua esistenza alla causa del bambino. Si diede anima e corpo al lavoro dapprima con i piccoli “ritardati” del manicomio romano, trasferiti all’Istituto Medico-pedagogico di Via dei Volsci a Roma con i quali trascorse due anni ottenendo risultati veramente miracolosi, grazie all’intuizione che “la deficienza mentale era un problema pedagogico piuttosto che medico”; poi con i figli degli operai nel quartiere di San Lorenzo, per i quali lasciò i prestigiosi incarichi universitari che le erano stati affidati, incurante delle difficoltà economiche a cui sarebbe andata incontro. Fu lì, nella sua prima “Casa dei Bambini”, che Maria poté iniziare a confrontare gli studi e le ricerche condotti fino ad allora in ambito educativo e psichiatrico con quanto veniva osservando dei bambini sani, unendovi il rigore di una grande mente alla profondità di un grande cuore. A differenza di quello di tanti pedagogisti, il pensiero

montessoriano non nasce a tavolino ma proviene dall’umile e attenta osservazione del bambino. “Il grande valore del suo esperimento – scrive Anna Maria Maccheroni – è che lavorava come chi si trova a scoprire un potere sconosciuto, non certo come uno che applica le sue proprie teorie. Osservava.” Come ci ricorda Grazia Honegger Fresco, Maria Montessori era dotata di grande flessibilità: era “sempre pronta ad adattare la sua proposta educativa alle esigenze concrete dei bambini”. Da rigorosa scienziata quale era, studiò l’essere umano, fin dalle sue origini, come fanno gli etologi: pertanto il suo potrebbe essere definito una sorta di child watching. Le sue scoperte, i segreti che i bambini le rivelarono, la portarono a viaggiare in tutto il mondo fino a tarda età (l’ultimo corso è del 1951, un anno prima di morire), per diffondere il suo messaggio. I suoi libri, in cui raccontava le scoperte effettuate con i bambini, furono pubblicati in moltissime lingue, anche inusuali come l’hindi e il gujarati, mentre le sue scuole si diffusero sempre più, in tutti i continenti, anche negli angoli più remoti della terra: oggi se ne contano 22.000 in più di cento paesi del mondo. Grande oratrice e conferenziera applauditissima, Maria Montessori tenne corsi di formazione per insegnanti in tutto il mondo, con partecipanti anche di 30-40 nazionalità diverse e sempre affascinava il pubblico con il suo carisma. Donna elegante e dai modi raffinati, dalla sciolta eloquenza, possedeva una rara qualità: sapeva attirare e trascinare le persone perché riusciva a stabilire con esse “una sorta di contatto spirituale”. “Sentiva” chi l’avvicinava, ogni persona individualmente, “vedeva in ogni allieva assai più di quanto chiunque altro avrebbe visto”. Molto si è detto e scritto, per esempio, sugli anni passati dalla Montessori in Italia, fino all’esilio in epoca fascista; molto meno invece si sa degli anni trascorsi in India. Eppure l’ultima parte della sua vita, la meno conosciuta, è proprio la più interessante: il settennio vissuto in Oriente (tra India, Pakistan e Sri Lanka) fu infatti


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decisivo per lo sviluppo della sua visione cosmica e fu lì, in quelle terre antiche, dove ebbe modo di incontrare personaggi come Krishnamurti, Gandhi e Tagore, che la spiritualità di Maria sbocciò in tutto il suo splendore, regalando al mondo la sua squisita fragranza. Spesso fraintesa e combattuta da esponenti delle diverse ideologie, criticata dalla sinistra, contrastata dalla destra, Maria Montessori si eleva al di sopra delle parti e di qualsiasi credo politico e religioso per proclamare il valore supremo della libertà dell’individuo e del bambino. Troppo rivoluzionaria, troppo scomoda, Maria Montessori, per trovare credito all’interno delle istituzioni, troppo dalla parte del bambino. Spirito ribelle, ricercatrice del vero, pioniera e profeta di un mondo nuovo che sta, con sempre maggiore urgenza, bussando alle nostre porte. Ha precorso i tempi: femminista ante litteram, ha parlato in difesa del neonato cinquant’anni prima di Leboyer, ha realizzato una scuola interculturale, in India a Kodaikanal, mezzo secolo prima che si iniziasse a parlare di “intercultura”. Il suo pensiero era ed è a tal punto innovativo da far paura come tutto ciò che è nuovo e diverso. Il suo approccio, volto a formare individui liberi, dotati di senso critico, spaventa in quanto non funziona-

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le al sistema. Il suo messaggio era ed è talmente grande e spiritualmente elevato che solo pochi sono riusciti a coglierlo nella sua interezza. Non per nulla, verso la fine della sua vita, i nipoti l’hanno vista scuotere il capo esclamando sconsolata: “Non hanno capito niente!”. Sebbene il suo volto sia comparso sulle nostre banconote e parte della sua storia sia stata rappresentata, seppur in modo discutibile, sugli schermi televisivi, quanti genitori e insegnanti conoscono il suo pensiero in modo approfondito, al di là degli stereotipi e dei pregiudizi comuni? Quanti hanno colto davvero la ricchezza e la profondità del suo messaggio? Sicuramente meriterebbe un maggiore riconoscimento, soprattutto nel nostro Paese, dove le scuole Montessori sono purtroppo però ancora realtà isolate. Non così all’estero: nei soli Stati Uniti se ne contano a centinaia e finanche negli angoli più remoti della terra se ne ritrovano interessantissimi esempi. Da noi invece ancora troppo spesso “il nome Montessori suscita in molti l’immagine di una pedagogia antiquata: secondo alcuni troppo permissiva, secondo altri troppo rigida. In entrambi i casi, curiosamente contraddittori, si tratta di impressioni superficiali che rasentano il pregiudizio. Il fatto concreto è che le scoperte montessoriane hanno ricevuto continue conferme da ricerche in campi diversi e la loro reale portata deve ancora venire alla luce”. Vediamo di seguito i principi base dell’approccio Montessori.

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Se vogliamo costruire un mondo nuovo, dobbiamo ripartire dal bambino. Maria Montessori ha studiato il bambino con il rigore di una scienziata e l’ha avvicinato con il cuore di un mistico, il bambino le ha rivelato segreti prima sconosciuti, le ha mostrato il vero volto della sua anima. Così si è accorta che il bambino che siamo abituati a conoscere (quello che fa capricci, che desidera un giocattolo dietro l’altro, che urla per ottenere qualcosa o che non riesce a controllare i movimenti) non è il vero bambino, ma un bambino le cui energie sono state deviate, proprio come l’acqua di un fiume, da ostacoli che ne impediscono il normale scorrimento. L’educazione quindi consiste nell’eliminare ciò che impedisce il libero flusso dell’energia e offrire al bambino condizioni di vita normali: “Noi non abbiamo moralizzato i bambini – scrive Maria – non abbiamo insegnato loro a vincere i capricci e a rimanere tranquilli nel lavoro; non abbiamo insegnato la calma e l’ordine esortandoli a seguire degli esempi e spiegando come l’ordine sia utile all’uomo; non abbiamo fatto prediche per insegnare la cortesia dei rapporti, per animare al rispetto verso il lavoro altrui, alla pazienza dell’attesa per non ledere gli altrui diritti. Nulla di ciò: noi abbiamo soltanto liberato il bambino e lo abbiamo

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aiutato a vivere”. Tutto il resto è venuto di conseguenza. E il bambino si è tolto la maschera e ha rivelato il suo vero volto. Le leggi di natura sono già insite in noi, non c’è niente da aggiungere, occorre solo togliere, cambiare ciò che porta a deviare dalla “via”, dharma per la cultura dell’India, Tao secondo la cultura cinese. L’educazione, come la salute, è un risveglio, un ritorno a qualcosa di profondamente sano e armonioso che è già presente in ognuno, ma che ha bisogno, attraverso l’esperienza di vita, di diventare consapevole.

L’importanza dell’ambiente Nell’approccio Montessori è importante un ambiente in cui il bambino possa crescere secondo natura e sviluppare tutte le sue immense e meravigliose potenzialità. Perché i bambini in cattività non sbocciano! Un ambiente a misura di bambino dove tutto è alla sua portata e alla sua altezza e ogni cosa è commisurata alle esigenze della sua età, un ambiente dove il bambino può trovare gli strumenti per svilupparsi da solo, per autoeducarsi. Un ambiente ordinato, dove ogni cosa è al suo posto. L’ordine è il primo bisogno dell’anima, diceva Simone Weil, l’ordine esterno aiuta a costruire l’ordine interno, è “una bussola per orientarsi nel mondo” scriveva Maria. E nel giusto ambiente la normalità viene naturalmente, da sola. Un ambiente bello e accogliente, “che prima di ogni altra cosa promuova la vita e l’amore”, un ambiente flessibile, che cresce e muta insieme al bambino: dalla cestina del neonato, al lettino basso del lattante in cui il piccolo può salire e scendere da solo, alla cameretta del bimbo che comincia a muoversi da solo, con i mobiletti bassi e i giocattoli alla sua portata, al tavolino da apparecchiare insieme con i segni dove poggiare le stoviglie, al


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Nido per i bimbi di 1-2 anni, alla Casa dei Bambini per i 3-6 anni, suddivisa in tanti angoli con proposte diverse (i materiali sensoriali, le attività di vita pratica ecc.), alle elementari per i più grandicelli con tanto spazio esterno dove coltivare l’orto o prendersi cura di piccoli animali. La proposta Montessori segue il bambino dalla nascita – anzi ancor prima dalla gravidanza della mamma – fino all’adolescenza: è quindi un approccio globale e completo che affronta tutti gli stadi di sviluppo dell’essere umano in crescita. La scuola Montessori è innanzitutto un “luogo di salute” – così lo definiva Maria – volto a proteggere i bambini durante il periodo delicato e difficile della loro crescita. È un luogo dell’anima, che si prende cura non solo del corpo e della mente del bambino ma anche della sua parte più delicata e speciale: la sua anima appunto, che è affamata di verità, di amore e di bellezza. È un luogo centrato sul bambino, che celebra la diversità, l’unicità di ogni essere umano, che rispetta i bisogni del bambino e i suoi stadi di sviluppo, che ne fa emergere e realizzare le potenzialità nascoste, che educa all’interdipendenza, che rafforza il legame con la terra, con la natura per sentirsi parte di un tutto, per riscoprire il proprio posto nel grande progetto cosmico. È una scuola che non è una scuola e infatti Maria l’ha chiamata “Casa”, descrivendola in questo modo: “La casa è un’oasi, è il luogo dove si vive, dove la pace, la felicità ci fanno migliori. […] La casa è di tutti quelli che la abitano e ognuno vi trova tutto quanto è necessario a dare forza e riposo. Ogni membro della famiglia dice ‘casa mia’ e tutti ci vivono insieme”. La casa è un luogo intimo e raccolto, caldo e accogliente, casa per ognuno di noi è là dov’è il nostro cuore. Quella Montessori è una proposta per tutti i bambini, di qualsiasi nazionalità e cultura perché “non vi può essere che un unico mezzo di educare o trattare i bambini nella prima età; e se l’educazione deve cominciare dalla nascita non vi

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può essere che un solo modo. Non si può dunque parlare di metodi particolari per trattare bambini indiani, cinesi o europei; né bambini appartenenti a differenti classi sociali, ma di un metodo che segue ‘la natura umana che si svolge’, poiché tutti hanno gli stessi bisogni psichici e seguono lo stesso procedimento per raggiungere la costruzione dell’uomo: ognuno deve passare attraverso le stesse fasi di crescenza”. Quella montessoriana è prettamente un’educazione interculturale: è un’educazione cosmica, che mira a trasmettere proprio questo: l’interrelazione tra tutti gli esseri viventi. Come la cellula è sana solo se è sana la matrice, cioè l’ambiente, la sostanza intercellulare in cui è immersa, così il bambino risente totalmente dell’ambiente in cui si trova a crescere. Ha delle sue proprie esigenze, molto diverse da quelle dell’adulto, dunque i suoi spazi vanno organizzati rispettando i suoi bisogni. Per conoscerlo basta osservarlo, ha bisogno di spazio, luce, movimento, colori, stimolazioni sensoriali di vario tipo, ha bisogno di ordine e pulizia, vuole imitare le faccende dell’adulto perchè vuole imparare a vivere con tutte le sue forze.

La libertà e la libera scelta L’amore può crescere solo sul terreno della libertà. Nelle scuole Montessori i bambini hanno tutto il giorno libertà di scelta: sono loro a decidere a quali attività dedicarsi, con quali materiali lavorare. È l’interesse che li guida. Così può succedere che in una classe di venti bambini da due a sei anni ci sia chi legge sdraiato per terra, chi annaffia i fiori, chi lava i fazzoletti, chi costruisce torri, chi compone parole e chi fa operazioni matematiche. I bambini possono scegliere se lavorare da soli, individualmente, o in piccoli gruppi,

possono scegliere con quale compagno lavorare o a fianco di quale compagno sedersi a tavola. Possono anche scegliere di non lavorare affatto. Nelle classi Montessori regna un’atmosfera di silenzio, pace, concentrazione e cooperazione. I bambini si aiutano l’un l’altro, sono sereni e contenti di ubbidire perché la loro disciplina non è imposta dall’esterno, nasce da dentro. Ma per arrivare a questo occorre riportare il bambino a uno stato di “normalità” cioè di equilibrio, di benessere psicofisico (attraverso un processo che la Montessori chiamava di “normalizzazione”). “La normalizzazione – ella scriveva – viene dalla concentrazione in un lavoro.” Quando il bambino è attratto da un oggetto o un’attività e prova interesse nei suoi confronti allora nasce la concentrazione che piano piano si trasforma in uno stato di vera e propria meditazione. Lo diceva la Montessori stessa: “Il modo scelto dai nostri bambini per seguire il loro sviluppo naturale è la meditazione perché altro non può essere quel soffermarsi a lungo sopra ogni singola cosa, traendone una graduale maturazione interiore”. Ed ecco che i bambini si trasformano, diventano dei “nuovi” bambini. “Il più grande aiuto che possiamo dare ai nostri bambini è di stare al loro fianco e lasciarli liberi di svilupparsi a modo loro. […] Poiché su questo argomento i nostri figli ne sanno più di noi”, diceva Maria Montessori in un discorso rivolto ai genitori a Londra nel 1930. Su questo tema ci sono stati e ci sono ancora molti fraintendimenti: libertà non significa anarchia o abbandono a se stessi. “Lasciar fare quello che vuole al bambino che non ha sviluppato la volontà è tradire il senso di libertà”, scriveva la Montessori. Per poter conquistare la libertà occorre prepararsi: ci vuole un ambiente adeguato, predisposto nei minimi particolari, un adulto che sappia accompagnare il bambino senza sopraffarlo o prevaricarlo e un bambino che abbia la possibilità di esercitarsi nella “ginnastica della volontà”. Impressionante è, a questo proposito, la risposta data da un bambino a una signora in visita alla scuola Montessori che gli chiedeva: “Così questo è un posto dove fate quello che volete, non è vero?”, “No, Signora, noi non facciamo quel che vogliamo, vogliamo quel che facciamo”. Il bambino sentiva la sottile differenza tra fare ciò che a uno piace e amare ciò che uno fa. “La libera scelta è la più alta attività: solo il bambino che conosce ciò di cui ha bisogno per esercitarsi e sviluppare la sua vita spirituale può in verità scegliere liberamente. Il bambino che non sa ancora obbedire a una guida interiore, non è il bambino libero che si mette sulla strada lunga e stretta della perfezione.” “L’uomo nasce quando la sua anima sente se stessa, si fissa, si orienta, sceglie”, dice ancora Maria Montessori. Tale attitudine nasce però da un lungo lavoro e da una costante disciplina. Tale termine ha la stessa radice della parola “discepolo” e indica “un processo di apprendimento”. La disciplina è la disponibilità all’apprendimento. “Il tacere venne dal di dentro”, scrive Anna Maria Maccheroni parlando dei piccoli alunni di una Casa dei Bambini.


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E così deve essere. Nulla di ciò che viene imposto dal di fuori può mai portare grandi frutti. “Tutte le vere discipline sono autodiscipline. E l’autodisciplina non è mai contro la libertà… in realtà è la scala verso la libertà. Solo le persone disciplinate diventano libere, ma la loro disciplina non è obbedienza agli altri, bensì alla propria voce interiore. E per essa sono pronti a rischiare ogni cosa”, scrive Maria Montessori. “Noi chiamiamo disciplinato un individuo che è padrone di se stesso” e non uno che “si è reso artificialmente silenzioso come un muto e immobile come un paralitico. Quello è un individuo annientato, non disciplinato”. Se la disciplina è fondata sulla libertà deve essere necessariamente attiva. “Libertà e disciplina sono due facce della stessa medaglia perché la libertà porta alla disciplina.” Anche il termine “obbedienza” è stato equivocato e associato all’idea di una passiva sottomissione, di stampo militaresco: in realtà “obbedire” viene dal latino “obaudire” che vuol dire “andare verso ciò che si sente”. Da cui si deduce che l’unica vera obbedienza è quella nei confronti di se stessi, del proprio “maestro interiore”. “Altrimenti è una repressione. […] Solo chi è maestro di se stesso può obbedire.” Secondo la Montessori esistono tre gradi di obbedienza: nel primo il bambino ubbidisce di tanto in tanto, nel secondo obbedisce sempre, nel terzo sembra ansioso

di obbedire: “Chiedimi di fare qualcosa e io lo faccio!” pare dire all’adulto, pieno di entusiasmo e di zelo. In questo caso obbedire diventa un piacere, una gioia. Questa è l’obbedienza che nasce dall’amore. Quando il bambino prova amore per il genitore o il maestro ubbidisce spontaneamente ai suoi richiami, quando il bambino nutre amore per l’ambiente risponde al suo tacito invito e si dedica al lavoro con entusiasmo e allegria. Ma per giungere a tale supremo livello di obbedienza occorre prepararsi: “L’obbedienza è una caratteristica superiore che richiede una previa preparazione. Per fare qualcosa bisogna essere in grado di farla”. Inutile dire o dare ciò che il bambino non è ancora in grado di ricevere. “Noi non giudichiamo. Aiutiamo. E ogni bambino fa quello che può”, diceva Anna Maria Maccheroni a proposito delle maestre montessoriane. Maria Montessori si era accorta che nella sua Casa dei Bambini di San Lorenzo regnava una calma impressionante: “Nessuno l’aveva provocata, anzi mai nessuno avrebbe potuto ottenerla dall’esterno”. “Quei bambini – ella si chiese – erano forse penetrati, nell’orbita del loro ciclo, come lo sono le stelle che girano senza stancarsi e senza allontanarsi dal loro ordine, continuando a brillare per tutta l’eternità?” Così i bambini assecondano i desideri della maestra con una rapidità sorprendente e cooperano tra loro in un clima di pacata tranquillità e operosità. “La cooperazione è la conseguenza di una vita libera con attività libera. I bambini allora sono ordinati e hanno un’armoniosa disciplina. Una disciplina in cui ognuno ha i suoi diversi interessi. È diversa dalla disciplina di un soldato, che è forzato all’obbedienza, quando tutti devono fare la stessa cosa allo stesso momento.” Come dice Maria, “tutti vogliono la libertà – almeno a parole – ma nessuno è veramente libero. E nessuno vuole veramente essere libero, perché la libertà comporta responsabilità, non arriva da sola”. Il clima di libertà nella scuola va costruito giorno per giorno e richiede un grosso lavoro da parte dell’insegnante, prima di tutto su di sé e poi sull’ambiente e con i bambini. Come riportato sul sito dell’Opera Nazionale Montessori (www.operanazionalemontessori.it) con ogni evidenza già appare il nuovo ruolo dell’insegnante, che assume una figura di aiuto e facilitazione, di organizzatore e osservatore della vita psichica e culturale del bambino. Ciò richiede momenti prolungati durante i quali l’insegnante possa svolgere le attività di preparazione dei materiali, di organizzazione e cura degli spazi e di lavoro creativo per la costruzione di strumenti di cultura necessari alle attività autoeducative degli alunni. Il processo di formazione professionale dell’insegnante montessioriano è specifico e inpegnativo. Se lo spontaneo processo di autoapprendimento del bambino deve essere aiutato e rispettato, l’azione dell’insegnante perde il carattere di centralità, sia come soggetto di “docenza” che come soggetto di controllo. Egli non impone, né dispone, né impedisce, ma propone, predispone, stimola ed orienta. E, soprattutto egli stesso esercita in se stesso:

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• la capacità di osservazione dei bambini e delle interazioni tra essi e l’ambiente; • l’analisi e l’utilizzo del materiale di sviluppo, il quale è sempre aperto a nuove e sorprendenti novità; • il rispetto dei tempi e ritmi di apprendimento sempre collegato alle differenze e alle variabili individuali; • il rispetto delle libere scelte del bambino quale presupposto di un ambiente psico-sociale calmo, tranquillo, pacifico; • la misura dell’intervento diretto limitato all’essenziale e al necessario affinché non sia disturbato il lavoro individuale; • la preparazione attenta delle attività in vista del lavoro autoeducativo del bambino. I temi della libertà, dell’autodisciplina e dell’amore per quello che si fa, sono fondamentali per ogni essere umano. Reprimere la propra creatività o liberarla senza alcuna capacità di autodisciplina portano entrambi alla sofferenza e a lungo andare alla malattia. L’amore, l’interesse, la gioia di fare sono una potente medicina. Dare al bambino l’opportunità di sperimentare tutto questo è porre le basi della costruzione del carattere e di una solidità interiore che lo accompagnerà per tutta la vita.

La normalizzazione Maria Montessori, pur scusandosi di non aver saputo individuare un termine equivalente e meno ambiguo, ha sempre precisato che la normalizzazione non è una azione correttiva ed emendativa (punizione, ecc). Essa è il “ritorno” spontaneo del bambino all’espressione e alla sperimentazione delle sue forze positive e costruttive: è dunque, un processo di autonormalizzazione, di liberazione dei


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poteri sani da stati di coscienza e di comportamento che ne impediscono l’adattamento attivo. La normalizzazione è la rinascita della normalità bio-psichica attraverso la quale il bambino riprende interesse, desiderio di lavoro, sforzo e soddisfazione nell’attività prescelta. Il suo io perde via via la paura, la pigrizia, l’aggressività, la timidezza, la fantasticheria, e conquista un nuovo orizzonte che lo orienta e lo guida. La libera scelta e il lavoro appropriato sono le “medicine miracolose” che canalizzano lo spirito del bambino nella scoperta della sua più profonda natura: il fare e il saper fare, non imposti e giudicati dall’adulto, ma sperimentati nell’attività con le “cose” in un ambiente sociale a sua volta non violento, non competitivo, né selettivo, né emarginante. Questo aspetto dell’educazione montessoriana è stato sempre notato e riconosciuto come il tipico effetto di un intervento indiretto dell’ambiente che offre l’opportunità di “autoriformare” le proprie tendenze di fuga, di opposizione, di abbandono, di capriccio. La guarigione del bambino è nelle sue stesse mani, proprio nel senso della mano che riprende ad esplorare, a fare, a pensare, a conoscere. Ambiente, bambino e adulto sono per Maria Montessori una sorta di trinità, si tratta di un triangolo equilatero, in cui tutti i lati sono uguali: l’adulto agisce sul bambino in modo indiretto, attraverso l’ambiente predisposto per lui, il bambino impara dall’ambiente con la guida dell’adulto che lo accompagna. Un ambiente a misura di bambino, adatto alle sue esigenze psichiche e spirituali, un bambino libero di scegliere e di seguire la via dei propri interessi e un adulto che veglia su di lui come farebbe un angelo custode: grazie a questi tre elementi il bambino può venire riportato ad una situazione di non patologia o, meglio, di salute, intesa come stato globale di benessere psicofisico. È il processo della cosiddetta “normalizzazione”: un termine utilizzato dalla Montessori per indicare “un fenomeno psicologico che ricorda le guarigioni che si ottengono nell’adulto con la psicanalisi” ma ritenuto da lei stessa imperfetto “inquantoché è un adattamento di una parola molto usata, per un’idea che, essendo nuova, avrebbe bisogno anche di un termine nuovo. Come parlare di cose del tutto nuove con il vecchio vocabolario?”. Anche perché, come lei stessa afferma, il concetto di “normalità” si riferisce ad un assoluto che non esiste nella realtà. Chi è il bambino “normale”? Quello che aumenta di peso e di altezza secondo quanto previsto dalle tabelle pediatriche, che segue gli schemi imposti dagli esperti della salute? O piuttosto quello che cresce secondo le direttive della natura? Per “normalizzazione” – in attesa di trovare un termine più adatto – va inteso il processo del riportare il bambino alla sua natura originaria. È un po’ quello che succede quando, togliendo strati di colore sovrappostisi nel tempo, si fa riemergere da un vecchio quadro il dipinto originale sottostante, il vero capolavoro. Didatticamente parlando, ciò avviene quando l’insegnante riesce ad affascinare il bambino, a suscitare in lui un interesse che lo porta un po’ alla volta a

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concentrare la sua attenzione. “Può dire per esempio con tono allegro: ‘Vi va oggi di cambiare di posto ai mobili?’ e lavorare con i bimbi incoraggiando tutti e apprezzando tutti. Oppure: ‘E se si lustrasse quel bel vaso di ottone?’ O, ancora: ‘Vogliamo andare in giardino a raccogliere un po’ di fiori?’”. Oppure può far divertire i bambini con canzoni, rime e racconti. “Può fare più o meno quello che vuole”, dice Maria, per accendere la scintilla dell’interesse, ma appena la concentrazione ha inizio deve “fare come se il bambino non esistesse” cioè “non interferire sotto nessuna forma”. Perché anche un semplice sguardo – e a maggior ragione una lode, una correzione o un aiuto – può essere sufficiente a interrompere l’attività del bambino e a spezzare i delicati processi psichici che stanno avvenendo in lui. “Perfezione e sicurezza devono svilupparsi nel bambino da sorgenti interne con le quali il maestro non ha nulla a che fare.” Egli deve solo preparare l’ambiente adatto, vigilare che tutto proceda secondo natura e attendere fiducioso che il bambino riveli a se stesso e agli altri il suo vero volto.

Educazione cosmica Il termine “cosmo” deriva da una parola greca che significa “ordine”. Anche se a noi sembra a volte di essere immersi nel caos, in realtà viviamo in un universo che è perfettamente ordinato e armonico. È come se noi fossimo i fili di un grande arazzo cosmico, di cui però vediamo solo il rovescio per cui non comprendiamo il disegno che c’è dietro. Siamo intrecciati in modi che ci sfuggono ma che hanno una loro precisa ragione di essere. E tutti indistintamente tendiamo verso la stessa meta. “L’universo è ciò che va verso l’uno”, ci ricorda Raniero Regni.

“Il valore dell’educazione cosmica, per come la vedo io – scrive A.Wolf – è che pone la vita del bambino in una prospettiva spirituale. Nessuno può confrontarsi con il miracolo cosmico e non vedere che c’è qualcosa di più nella vita delle nostre esperienze quotidiane. Fast foods, eroi dei videogames e dello sport impallidiscono tutti a fianco della meraviglia dell’universo.” In un momento così particolare come il nostro, in cui i bambini vivono sempre di più immersi nella crudezza e nel grigiore di un mondo violento e artificiale, di una realtà materialistica e consumistica, dove l’avere ha preso il posto dell’essere, dove i ritmi frenetici di lavoro hanno rubato i tempi dell’affettività e della relazione, dove gli esigui spazi cittadini hanno privato i piccoli del contatto con gli elementi naturali, rendendoli schiavi degli schermi televisivi ed elettronici, è veramente urgente ed essenziale riproporre loro una visione “cosmica” della vita, in cui la dimensione “magica” abbia il posto che le compete. Educare alla bellezza, favorire il senso di meraviglia, che è già insito nello spirito del bambino, ecco ciò di cui c’è un pressante bisogno. In un’epoca in cui ci si preoccupa enormemente del corpo, ci si è dimenticati che occorre nutrire anche l’anima dei bambini. “Il vero pericolo dell’umanità è il vuoto delle anime” scriveva Maria Montessori in Educazione e pace. “I bambini sono assetati di una grande visione” diceva ancora Maria. Ma noi che visione offriamo ai nostri figli “perché possano desiderare l’arrivo del domani?”. Ci abbiamo mai pensato? Spesso gli adulti utilizzano una pedagogia del terrore, basata sul ricordo delle grandi tragedie dell’umanità (guerre, deportazioni, argomento privilegiato di studio scolastico) e sulla prospettiva di altrettante situazioni catastrofiche, nella convinzione che in questo modo – attraverso cioè la paura per ciò che potrebbe succedere – si possano prevenire futuri disastri ambientali e sociali. Ma non è così. La legge


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che regola l’universo è una legge di attrazione: il simile attira il simile. La paura genera solo altra paura, non può certo far nascere l’amore necessario a curare le ferite del nostro pianeta e degli esseri che lo abitano. L’educazione cosmica montessoriana invece va oltre, ben al di là di questa ristretta visuale. Non solo abbraccia e riassume in sé i concetti di “educazione ecologica”, “educazione alla pace”, “educazione alla mondialità”, ma li trascende con una visione veramente olistica. L’educazione cosmica è volta a seminare nel bambino l’amore per la vita che può nascere solo dalla conoscenza e dalla propria e personale esperienza nell’ambiente. È da lì che nasce l’amore. Si ama solo se si è stati amati e si ama quello che si conosce, che ci è familiare. Questo vale sia nei confronti della natura che delle persone, dei popoli diversi dal nostro. Ecco perché è importante offrire al bambino, fin da piccolo, il mondo intero da scoprire. “Ciò che prende deve essere interessante, deve affascinarlo: bisogna offrirgli cose grandiose: per cominciare offriamogli il Mondo” diceva Maria Montessori. “Non restringete la natura del bambino, dategli tutto. Non date cose piccole e materiali. […] L’anima del bambino si nutre di grandezza.” Quella montessoriana, è propriamente un’educazione di vastità. Occorre dare al bambino una visione ampia dell’universo, fargliene sentire il respiro, gustarne la bellezza attraverso tutti i

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sensi: di qui nascerà in lui un senso di ammirazione per la vita e per l’umanità. Non quindi un’ecologia in senso negativo e catastrofico – come quella proposta in genere dai mass-media – ma un’ecologia positiva, un amore per tutto ciò che vive. E questo è possibile attraverso un approccio graduale alla conoscenza dell’equilibrio cosmico e del funzionamento dell’ecosistema Terra. Per trasmettere ai bambini questo amore per la natura, per la vita in tutte le sue manifestazioni e forme non serve moltiplicare le materie di studio – educazione ecologica, educazione civica, educazione interculturale, educazione alla pace – ma offrire loro un ambiente che consenta di assorbire, vivendoli, tutti questi concetti. Non noiose lezioni teoriche quindi, ma la possibilità in un ambiente adatto di scoprire, esplorare, sperimentare. Di “sentire” dentro di sé, di comprendere, nel senso etimologico di “fare proprio”, il senso dell’amore, che il bambino peraltro si porta dentro di sé fin dalla nascita. Perché il bambino è amore. Come del resto ogni altra creatura vivente o non vivente. Siamo fatti della stessa sostanza delle stelle, siamo parte di un universo il cui collante è una forza potente, un’energia che siamo soliti chiamare amore. Ma ce ne siamo dimenticati. Il bambino, se viene rispettato e lasciato libero di esprimere le sue potenzialità, può ricordarcelo e diventare veramente per noi un maestro di questo amore.

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Ogni uomo è assetato di una grande visione perché quando si accontenta di ciò che è ristretto e limitato, della soddisfazione del suo piccolo ego, fa solo disastri: inquina, consuma oggetti e relazioni… e tanto altro, ma in fondo non è né sano né felice.

L’evoluzione è un processo di liberazione Abbiamo visto che la prima tappa del processo educativo nel bambino consiste nella “normalizzazione” dello stesso, bisogna cioè portarlo a uno stato di naturalezza primordiale, indirizzando le energie deviate verso la giusta direzione. È esattamente il tipo di lavoro che si fa in un percorso di evoluzione spirituale, in cui occorre innanzitutto curare le vecchie ferite ancora sanguinanti, sbloccare situazioni traumatiche rimaste congelate nel tempo, liberare le emozioni soffocate, curare le radici ammalate, per poi poter permettere all’anima di spiccare il volo verso nuove altezze. Per ritrovare il proprio sé perduto occorre togliere tutta una serie di strati, proprio come si fa quando si pela una cipolla. Si evolve solo liberandosi dai blocchi, dai fardelli che ci si porta inconsapevolmente sulle spalle attraverso un lavoro di “liberazione” dai condizionamenti familiari e sociali che si sono accumulati nel corso del tempo. Il problema sta sempre nel passato ma la soluzione va ricercata nel presente attraverso una liber-azione, ovverossia un’azione che libera. Può trattarsi per esempio di parole non dette che esigono di essere pronunciate, oppure di gesti non fatti che vanno finalmente compiuti. E, proprio come avviene all’interno di un pozzo, una volta tolti i detriti e la spazzatura, ecco che l’acqua può nuovamente sgorgare.


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La scuola, la famiglia dovrebbero essere luoghi di guarigione emotiva in cui il bimbo può esprimere liberamente i suoi sentimenti, anche se all’adulto può dar fastidio, ma può essere un’occasione di crescita (anche se pensa di essere già grande) se sa mettersi in discussione. Il bambino che sa esprimere un disagio ne è già un po’ libero, inoltre insieme si può cercare di risolverlo.

L’evoluzione avviene a balzi Così come il bambino non aumenta regolarmente in peso e in altezza ma per burst, come ben sanno i pediatri, cioè a scatti, anche l’evoluzione psichica e spirituale di ogni individuo non avviene linearmente ma a salti, per balzi quantici. A un periodo di apparente silenzio e stasi fa seguito un’esplosione, una conquista. Proprio quando esteriormente sembra che nulla avvenga, interiormente ci si sta preparando per il balzo successivo. Come da un giorno all’altro il bambino sta in piedi e cammina da solo, così da un giorno all’altro anche per noi scatta un “click”: acquisiamo una nuova visione, abbiamo un’intuizione, compiamo una svolta nella nostra vita. Lo sviluppo è una successione di nascite. Si muore al passato per rinascere al presente. E come “l’aumento di peso è l’indice della crescenza del corpo” così “la gioia è l’indice della crescenza interiore”. La gioia che c’è nella nostra vita è il barometro che ci permette di valutare l’andamento della nostra evoluzione spirituale. Quanto sono felice? se imparassimo a farci ogni tanto questa domanda, potremmo avere delle interessanti sorprese…

Ogni cosa a suo tempo È la legge dei periodi sensitivi: momenti di particolare sensibilità previsti dalla natura per l’acquisizione di determinate

Esempio di materiale montessoli: la botanica.

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competenze. “C’è un tempo per ogni cosa” è scritto nella Bibbia e tutto nella natura ce lo ricorda. L’evoluzione avviene secondo un percorso prestabilito, attraversando tappe ben definite, che devono svolgersi in un ordine preciso: ogni cosa a suo tempo. Come non si possono tirare i fiori per farli crescere più velocemente così non si possono spingere gli esseri umani verso esperienze che non sono ancora pronti a vivere. Ognuno ha i suoi tempi, i suoi ritmi e i suoi percorsi che vanno rispettati. Occorre dunque la pazienza di attendere i tempi di maturazione di ogni singolo bambino senza forzarlo mai. Ad un tratto quell’abilità sboccerà in modo naturale perchè le si è dato il tempo di maturare in profondità e sarà un’abilità ben appresa per sempre. Questo è un punto che anche molti terapeuti spesso dimenticano. Non si possono saltare le tappe o fare i gradini a due a due per arrivare prima… A volte una malattia o un incidente ci evita di affrontare situazioni che non saremmo in grado di vivere e di gestire e ci offre il tempo necessario per prenderci cura di noi e rinforzarci così da poterle guardare e “prendere in mano” le situazioni.

Aiutami a fare da solo “Aiutami a fare da solo” è il motto del bambino che cresce secondo natura. L’autonomia è la prima e principale conquista: “Il bambino che si fa indipendente spiritualmente è nato” diceva Maria Montessori. Nel cammino dell’evoluzione spirituale ognuno procede da solo, imparando attraverso la propria personale esperienza. Non servono purtroppo i consigli altrui, ma solo il sostegno e la fiducia nelle proprie capacità. Nessuno può “sviluppare” un’altra persona. Lo “sviluppo” non si può insegnare” scriveva la Montessori. Il vero “Maestro” è colui che ci aiuta a ricordarci chi siamo, che ci sprona a camminare sulle nostre proprie gambe. La Verità è scritta nel profondo del cuore di ogni uomo, ed è lì che egli la deve cercare.

È l’Energia divina di cui ogni individuo è una scintilla a guidare la nostra vita e questa energia possiamo trovarla solo all’interno di noi stessi. È quella “misteriosa e nascosta fonte” da cui hanno origine “l’ordine, lo sviluppo mentale, la vita dell’intelletto e dei sentimenti”. Maria Montessori la definiva spesso il “Maestro interiore”.

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Se è vero che nel cammino della crescita spirituale si procede fondamentalmente da soli, è vero anche che ogni tanto si ha bisogno di un mentore che ci accompagni, magari anche solo per un tratto di strada. Qualcuno che ci ricordi chi siamo, dove stiamo andando e quanta strada abbiamo già percorso. Qualcuno che ci incoraggi nei momenti di debolezza e avvilimento, qualcuno che rinforzi la fiducia nelle nostre capacità, qualcuno che creda in noi e si interessi a noi. Qualcuno che ci dica: “Sono qui con te”. La considerazione è il bisogno principale dell’esistenza per ogni individuo. Senza essere considerati non si può vivere. Basta una sola persona che ci “veda”, che abbia fiducia in noi, che ci ascolti con interesse per darci la forza necessaria a superare tutti gli ostacoli che la vita ci pone. Come l’interesse spinge il bambino all’azione, così l’interesse per qualcosa o per qualcuno è, anche per l’adulto, una potente spinta ad andare avanti, a rinnovare le energie, a tirarle fuori anche quando sembrano essere sparite nei meandri più profondi del proprio essere. Poi, quando ci si è fortificati abbastanza, il “maestro” non serve più perché la vita stessa diventa nostra maestra, se siamo capaci di cogliere e interpretare i messaggi che in ogni momento ci manda.

Un approccio individualizzato Uno dei cardini del “metodo” Montessori è l’approccio individualizzato al bambino, un approccio su misura: ogni bambino è diverso dall’altro e ha bisogno di attenzioni individuali. C’è chi è attratto dalle lettere e chi dai cubi della torre rosa, chi ha bisogno di lavorare con l’acqua e chi con la terra… Lo stesso vale per gli adulti che necessitano di una terapia: questa non può essere uguale per tutti ma dev’essere differenziata a seconda delle caratteristiche di ogni singolo individuo. Dev’essere pluridimensionale e plurisensoriale com’è ogni essere umano e puntare sugli interessi specifici della persona. Così, per esempio, per uno scrittore le fiabe e la poesia possono essere un ottimo strumento terapeutico, per un artista può esserlo la pittura e il disegno, per uno sportivo magari le arti marziali… Perlomeno questi strumenti possono rappresentare il canale privilegiato di comunicazione con il terapeuta, l’aggancio, il punto di partenza da cui poi estendersi e aprirsi ad altri orizzonti. Non esiste una sola via per arrivare in cima ad una montagna: ce ne sono tante e ognuno ha il diritto di scegliere quella a lui più consona in quel particolare momento della sua vita. Ci sarà chi punta dritto alla vetta arrampicandosi per una parete di sesto grado e chi invece ci arriva lentamente, passo dopo passo, lungo stretti e tortuosi sentieri, lunghi e ripidi

ghiaioni. Rispettare le scelte di ognuno è segno di maturità e saggezza. Le forzature invece non servono a nulla, né con i bambini né con gli adulti: entrambi crescono e fioriscono solo in un clima di libertà. Ognuno di noi si porta dentro un bambino ferito che ha bisogno di essere “normalizzato” ed educato, nel senso etimologico del termine, cioè aiutato a tirar fuori il proprio vero volto, i principi universali che ci suggerisce l’approccio Montessori può essere applicato non solo al bambino esteriore ma anche a quello interiore che ogni adulto alberga dentro di sé. Anche il bambino emozionale infatti è un bambino deviato, le cui energie devono essere

canalizzate nella giusta direzione, ma per poterlo aiutare è necessario sapere che esiste e guardarlo in faccia, osservarlo con attenzione e con amore. Solo così sarà possibile comprendere il grido della sua anima, cogliere i suoi bisogni più profondi e cercare di curare le sue ferite. Il bambino emozionale può guarire, ma ha bisogno di un clima di libertà e amore per poterlo fare. È un bambino che fa capricci, che reclama attenzioni costanti, che ha mille pretese: non serve ignorarlo e far finta di niente ma nemmeno punirlo o al contrario ricoprirlo di baci e carezze; ciò che gli occorre è un sincero interesse nei suoi confronti e un accompagnamento amorevole da parte di un adulto-mentore

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(un familiare o un terapeuta) che gli dica: “Non temere, sono qui con te. Insieme si può” e gli offra gli strumenti adeguati per il suo sviluppo, spiegandogliene l’uso, proprio come si fa con i materiali sensoriali. Proprio come il bambino esteriore, anche quello interiore ha bisogno di trovare un ambiente adatto, di sentirsi libero di scegliere ciò da cui si sente attratto, di appagare i desideri della sua anima, di recuperare la motivazione per andare nel mondo, un mondo che invece spesso lo terrorizza e lo spinge a chiudersi in se stesso e nella sua sofferenza.

I piani di sviluppo e il progetto formativo Montessori Ha scritto Mario, il figlio di Maria Montessori: “Nella concezione di Maria Montessori, l’educazione non è un episodio della vita: essa dovrebbe cominciare con la nascita e durare così a lungo come la vita stessa. L’educazione è concepita da lei non soltanto come una ‘trasmissione di cultura’, ma piuttosto come un aiuto alla vita in tutte le sue espressioni”. La vita di tutti gli esseri viventi, dagli organismi monocellulari vegetali e animali, fino ai mammiferi è scandita da ritmi ben precisi, sincronizzati con i ritmi cosmici e planetari: il ritmo giornaliero (alternanza giorno/notte) legato alla rotazione della Terra su se stessa (che condiziona il ritmo sonno-veglia); il ritmo mensile, legato alla rotazione della luna intorno alla terra (che condiziona il ciclo mestruale); il ritmo annuale, legato alla rotazione della terra intorno al sole (alternanza delle stagioni, migrazioni degli uccelli, stagione degli amori ecc.). Anche la vita dell’uomo è regolata da ritmi: basti pensare al battito cardiaco, al ritmo del respiro o a quello cerebrale, al ciclo mestruale ecc. La vita è ritmo e il ritmo è la vita stessa.

Un organismo privato del proprio ritmo o a cui si imponga un ritmo che non è il suo corre gravi rischi di sfasamento che lo rendono fragile e vulnerabile. Anche la crescita del bambino segue dei ritmi e dei tempi particolari. Si è visto che lo sviluppo del bambino non avviene secondo un ritmo lineare ma a balzi. La crescita in altezza e in peso per esempio è stata studiata in un campione di bambini durante i loro primi 21 mesi di vita e i dati raccolti dagli esami auxologici hanno mostrato come essa avvenga in realtà attraverso scatti discontinui e aperiodici: ciò significa che un bambino non aumenta in peso e in altezza in modo regolare ma può crescere molto in un certo periodo e poi fermarsi in quello

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sucessivo. Il ritmo della vita è scandito da momenti di intensa produttività e da altri di calma e di latenza, in cui sembra che niente avvenga mentre in realtà il bambino sta lavorando per costruire se stesso. “Lo sviluppo – scriveva la Dottoressa – è una successione di nascite. In un certo periodo della vita un’individualità psichica cessa e ne nasce un’altra.” “Il bambino non è qualcosa di piccolo che aumenta conservando sempre la stessa forma […] ma esistono diversi tipi di psiche e di mente nei diversi periodi della vita.” Un bambino di 4 anni è molto diverso da uno di 12 mesi non soltanto per le sue dimensioni ma perché possiede una mente diversa da quest’ultimo. Quando pensiamo alla crescita siamo abituati a pensare all’aumento di peso e di altezza, al piccolo che diventa grande, al semplice che diventa difficile, insomma ci compare davanti agli occhi un grafico di curva in ascesa. Ma non è così che funziona la natura. Il bruco esce dalla crisalide e all’improvviso diventa farfalla, il girino esce dall’acqua e diventa rana, compiendo una vera metamorfosi. Analogamente, lo sviluppo umano non avviene in modo lineare dal più semplice al più complesso (come siamo abituati a ritenere e come ritiene anche il sistema scolastico tradizionale) ma attraverso una serie di piani formativi, che Maria Montessori ha individuato in due relativi all’infanzia e in due relativi all’età adulta. Come la crescita fisica del bambino (e questo i pediatri lo sanno bene) avviene a scatti, così anche la crescita psicologica e spirituale dell’essere umano avviene a balzi, con un andamento da montagne russe, in cui a vertiginose salite fanno séguito periodi di stasi, di apparente calma e tranquillità, in cui si vanno elaborando le conquiste delle fasi successive. Questa visione dello sviluppo interpretato come una serie di rinascite coincide in modo sorprendente con la visione del ci-


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clo vitale tipica di tutti i popoli tradizionali, africani, asiatici o nordamericani. “Sembra quasi che in un certo periodo della vita, un individuo cessi di esistere e ne nasca un altro.” Maria Montessori, durante le sue lezioni, ha illustrato graficamente in un cartellone i quattro piani di sviluppo mediante quattro triangoli identici, suddivisi in due parti: quella sinistra rappresenta lo sbocciare, il nascere di una fase della vita, cioè l’inizio di una serie di esperienze, acquisizioni e conquiste, mentre la parte destra rappresenta la conclusione di una fase vitale che permette e prepara l’aprirsi di una nuova fase di sviluppo. Non è altro che la rappresentazione grafica dei periodi sensitivi. Il primo di questi periodi è il piano dell’infanzia – colorato in rosso – che va dalla nascita ai sette anni di vita del bambino e a sua volta è suddiviso in altre due fasi: una dalla nascita ai tre anni e una dai tre anni ai sette. “Nella prima fase il bambino presenta una mentalità inaccessibile per l’adulto, che non può esercitarvi alcuna influenza”: è il periodo del creatore inconscio, che apprende grazie alla mente assorbente o dell’embrione spirituale che lavora per costruire l’uomo, l’uomo del suo tempo e della sua cultura. È il periodo in assoluto più importante e delicato dello sviluppo. Nella seconda fase, dai tre ai sette anni, “l’entità psichica del bambino comincia a diventare accessibile, ma solo in un modo speciale”. Il bambino diventa un lavoratore cosciente che vuole conquistarsi l’ambiente e con esso i mezzi per il suo sviluppo. In questo periodo “lo sviluppo del bambino raggiunge una tappa cruciale, segnata da notevoli cambiamenti fisiologici, per esempio la perdita dei primi dentini”. Il bambino impara attraverso esperienze nell’ambiente. È un periodo di perfezionamento costruttivo: tutte le funzioni create prima dei tre anni vengono ora sviluppate mediante esperienze coscienti ed esercizio della volontà e allo stesso tempo perfezionate e arricchite. È anche un periodo di formazione del carattere. Il periodo successivo dai sette ai dodici anni, ovverosia il secondo piano dello sviluppo, colorato in blu, è sì “un periodo di crescita ma non di trasformazioni, ed è normalmente caratterizzato da un atteggiamento di serenità e docilità”. È il periodo di acquisizione della cultura. È una fase calma di crescita uniforme, in cui “si organizza il piano astratto dello spirito umano”. È il periodo dell’esplorazione, in cui si schiudono orizzonti fisici e mentali senza limiti. In questo momento più che mai il bambino ha bisogno di un’educazione dilatatrice, di vastità, che spazi attraverso i confini del mondo intero e dell’universo. Il bambino da 6 a 12 anni ha fame di cultura ed è fornito di tutte le capacità necessarie per acquisirla: vigoria e salute, capacità di astrarre e ragionare, potere d’immaginazione. L’educazione cosmica è la risposta migliore che si possa fornire ai bisogni e alle aspirazioni di un bambino di questa età. “Il terzo periodo, dai dodici ai diciotto anni, presenta di nuovo profonde trasformazioni, sia psichiche sia fisiche. Durante questo periodo si osserva una certa instabilità nel carattere, con una


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tendenza all’indisciplina e a varie forme di ribellione”: siamo di fronte all’età critica dell’adolescenza. Questo terzo piano, rosso come il primo, è un piano creativo: il bambino crea l’adulto, l’uomo sociale. È il momento in cui dovrebbero svilupparsi i sentimenti di giustizia e dignità personale, è il periodo sensitivo degli scambi e delle interazioni sociali. Il quarto piano blu della maturità, quello compreso dai 18 ai 24 anni, corrisponde pressappoco al periodo della vita universitaria: è la fase in cui l’individuo dovrebbe sviluppare forza spirituale e indipendenza per compiere la sua missione personale e offrire il suo contributo all’umanità. Tutti i piani dello sviluppo sono necessariamente interdipendenti tra loro: il piano che precede prepara sempre quello che segue, ne costituisce la base, nutre le energie che spingono l’individuo verso il periodo successivo. Questo modello di sviluppo, che nasce dall’osservazione di bambini in diverse culture e in molti Paesi del mondo, viene confrontato dalla Montessori a quello sottinteso nel sistema educativo previsto dalla società. Nella seconda parte del suo cartellone, infatti, Maria Montessori illustra con un altro schema la sua critica al sistema educativo in atto che “è la conseguenza del considerare l’educazione dal punto di vista della società o dell’organizzazione sociale piuttosto che dal punto di vista dei bisogni fisici e psichici propri della crescita umana e dello sviluppo.” Il sistema scolastico convenzionale prevede un percorso in ascesa che parte dai sei anni (in quanto età dell’istruzione obbligatoria) per arrivare ai ventiquattro in un continuo progredire di difficoltà, materie, insegnanti. Tutto aumenta parallelamente al livello di istruzione secondo il pregiudizio che intelligenza e capacità di acquisizione aumentino in modo costante con l’età dell’individuo. Nel primo schema il bambino tende a una finalità che è quella prevista dalla natura per lui, nel secon-

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do schema invece l’educazione tradizionale mira a riempire il bambino come un vaso vuoto: in questo caso l’insegnante è causa e l’alunno effetto. Un’altra differenza sta nel colore del secondo schema che è uniformemente grigio: “Un grigiore squallido che simboleggia totale uniformità e monotonia di concezione e della sua attuazione da parte della società”. L’approccio Montessori, essendo concepito come un aiuto alla vita in ogni fase del suo sviluppo, presenta un piano formativo assai ampio, che va dalla nascita all’adolescenza e soprattutto altamente individualizzato, adatto cioè alle specifiche esigenze di ogni età e di ogni singolo bambino. L’educazione comincia, ancora

prima della nascita, con il sostegno alla coppia mamma-bambino durante la gravidanza, il parto e il puerperio, continua nei primi tre anni di vita con i Nidi Montessori e quindi con le Case dei Bambini dai 3 ai 6 anni, poi con le Elementari Montessori dai 6 ai 12 e infine con le Scuole per adolescenti dai 12 ai 18 anni. Una proposta dunque veramente completa, che accompagna il bambino in tutte le tappe del suo sviluppo offrendogli sempre “un vestito su misura”, un’opera di alta sartoria e non un prodotto uguale per tutti…

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Amore Già, l’amore… C’è forse una parola più importante ma anche più fraintesa e abusata di questa? Ce ne riempiamo la bocca continuamente ma non ne comprendiamo il vero significato. Perché quello che noi chiamiamo amore in realtà non lo è. In genere è dipendenza e possesso. Tutti dicono di amare il bambino, non troverete nessun adulto che vi dica di non amare suo figlio ma il punto è: come amano? La risposta è: nel solo modo in cui sono capaci di farlo e cioè come sono stati amati dai loro genitori. Come hanno imparato ad amare. Nella quasi totalità dei casi si tratta di un amore condizionato: il bambino impara fin da piccolo che deve guadagnarsi l’amore dei genitori comportandosi nel modo richiesto, dando sempre il massimo, soddisfacendo i desideri dell’adulto, ubbidendo non al proprio maestro interiore ma a una autorità esterna. Il fatto però è che l’amore è un dono, non è né un dovere né una ricompensa. È gratis, non va guadagnato. Come il sole splende sui buoni e sui cattivi e la terra nutre tutti i suoi figli, indipendentemente dalle loro azioni, così Dio ama: come i fiori che regalano il loro profumo a chiunque passi nelle loro vicinanze, come gli uccelli che regalano il loro canto a chi li sa ascoltare. Il vero amore è una condivisione, è una luce e una fragranza che chiede solo di essere offerta. Scriveva Maria Montessori: “Vi sono due livelli d’amore. Sovente, quando si dice di amare i bambini, ci si riferisce alle cure, alle carezze che si prodigano a quei bambini, che noi conosciamo e che suscitano in noi tenerezza e se un rapporto spirituale ci unisce a loro, si esprime solo nell’insegnamento della preghiera. Ma il livello di cui io parlo è un altro. Qui l’amore non è più personale, né materiale: chi serve il bambino sente di servire lo spirito dell’uomo, lo spirito che deve liberarsi”. L’educatore che lavora per aiutare la vita del bambino a “compiere la sua creazione”, lo fa non per spirito di sacrificio ma perché ne ricava un’intima e profonda soddisfazione, una felicità spirituale che “quasi nessuno capisce”, perché è difficile da comprendere se non se ne è fatta personalmente esperienza.

In effetti, per arrivare a questa comprensione occorre fare un lungo cammino ed ecco che noi ci mettiamo in viaggio alla ricerca dell’amore solo per poi accorgerci, strada facendo, che noi siamo amore. È la nostra stessa natura, la stoffa di cui siamo fatti. “Questa forza che noi chiamiamo amore è la più grande energia dell’universo. È un’energia molto complessa, che regge l’universo, mantiene le stelle nel loro corso, fa unire gli atomi fra loro per formare nuove sostanze, trattiene le cose sulla superficie della terra. È l’energia che regola ed ordina l’animato e l’inanimato e che viene incorporata nell’essenza di tutto e di tutti. È più che un’energia: è la creazione stessa.” È l’amore che rende vivi. Quando ci sentiamo amati da qualcuno che ci capisce allora la fiamma che arde in noi riprende vita, ci scalda il cuore. “La logica è congelata – dice Maria – e nell’amore non ci deve essere logica”. “Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce” diceva Pascal. Senza amore nulla esiste. Nulla è impossibile all’amore: l’amore cura, guarisce, trasforma ogni cosa. L’amore nutre. Gli anglosassoni hanno un bellissimo termine per indicare questa realtà: nurturing love, l’amore che nutre. L’amore spezza gli incantesimi, muta il metallo in oro. L’amore va al di là del tempo e dello spazio, non conosce confini. L’amore travalica la morte, la trasforma in vita. Noi non possiamo insegnare l’amore a un bambino – ci ricorda Maria Montessori – perché lui è già amore. Ciò che possiamo fare invece è togliere gli ostacoli che intralciano il suo cammino così da rendere più agevole la sua strada e, nello stesso tempo, lavorare su di noi per diventare specchi sempre più limpidi in cui lui possa riflettersi e riscoprire il suo volto. Non c’è nulla da mettere, basta solo togliere uno a uno gli strati di detriti e di immondizia che abbiamo accumulato nel corso del tempo. Basta fare un po’ ordine e di pulizia. È l’eredità più grande che possiamo lasciare ai nostri figli, il tesoro più prezioso che possiamo offrire loro. In paragone al quale – come dice Maria – i tesori economici perdono il loro valore: quando lo spirito e l’intelligenza “avranno

La cura naturale della mamma e del bambino Gravidanza, parto, allattamento, alimentazione, vaccinazioni e tanto altro a cura di Catia Trevisani € 16,00 – 196 pagine – Edizioni Enea Un libro chiaro e accurato con tutto ciò che serve sapere ai genitori che si apprestano ad avere un bimbo o che hanno dei figli piccoli e desiderano informarsi sugli approcci più vicini alla natura in tutte le fasi: gravidanza, parto, allattamento fino allo svezzamento e all’alimentazione del bambino. Grazie all’aiuto di professionisti esperti e sensibili a una visione olistica sfatiamo tanti miti e cerchiamo di ritrovare una via semplice dettata dalle leggi di natura e dal rispetto profondo del bambino, di ogni essere e dell’ambiente in cui viviamo. Il benessere di uno coincide, e non a caso, con il benessere dell’insieme, siamo tutti collegati. Molti scopriranno che tanti suggerimenti sono gli stessi che dettava loro il cuore, perché quando è l’amore che ci guida e non le paure o le convenzioni, o il sentito dire, si è più vicini al vero bene dei nostri bambini.

lo sviluppo che dovrebbero avere, tutti i problemi insolubili saranno risolti” sia a livello di individuo che di società. E solo così, finalmente, le nostre relazioni diventeranno storie d’amore.

La vis medicatrix naturae Maria Montessori nel suo libro L’autoeducazione scrive: “La vis medicarix naturae è la forza medicatrice della natura. Nell’organismo vivente esiste un potere naturale di combattere e vincere le malattie: ed è a quello che bisogna mirare per costruire una medicina razionale; chi crede che siano il medico e la medicina a gurarire il malato è un empirico; ma chi sa che solo l’oganismo può produrre la guarigione, e che perciò occorre proteggere e aiutare le forze che la natura dà per la salvezza, quegli è uno scienziato. […] Ed è probabile che così avvenga per quella scienza che studia la salute e le malattie dell’anima. Se essa scopre che anche l’anima […] ha le sue leggi di salute e la sua vis medicatrix naturae, dovrà moltiplicare smisuratamente le “cure” rivolte a rispettare e ad aiutare questa forza preziosa della vita: e al tempo stesso la sua sorgente misteriosa donde essa scaturisce dovrà imporsi, come l’immunità si è imposta alla medicina moderna. Allora vita, moralità e religione saranno indissolubilmente unite”.


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Perché l’approccio Montessori? • Perché è un approccio educativo secondo natura, “fisiologico”, ossia rispettoso del bambino e delle leggi che ne regolano lo sviluppo. • Perché è adatto a tutti i bambini di qualsiasi nazionalità e cultura, come testimonia l’enorme diffusione a livello internazionale: esistono scuole montessoriane sparse in oltre cento Paesi del mondo, in tutti e sei i continenti. • Perché aiuta i bambini a crescere felici, consentendo la realizzazione delle loro immense potenzialità. • Perché prevede un piano educativo globale che include tutti i periodi dalla nascita all’età adulta.

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Milano Nuova sede Scuola SIMO dal 9 Febbraio 2011 La Scuola SIMO di Milano si è trasferita lungo il Naviglio Grande in Ripa di Porta Ticinese, 79 c/o i Siti di Leonardo. Vi aspettiamo come sempre numerosi nella nuova casa!

Che cosa non è l’approccio Montessori • L’approccio Montessori NON è quello che consente ai bambini di fare ciò che vogliono. • L’approccio Montessori NON è quello che impone ai bambini una severa disciplina e li costringe all’uso rigido di materiali precostituiti. • L’approccio Montessori NON è sorpassato, né inadatto ai bambini dei giorni nostri. Che cosa è l’approccio Montessori • Libera scelta delle attività: rispetto delle esigenze e dei ritmi individuali. • Autodisciplina del bambino: autonomia e indipendenza con la guida di un maestro competente e amorevole. • Società per coesione: cooperazione, pace e interdipendenza. • Aiuto alla vita del bambino perché possa sbocciare in tutte le sue innumerevoli potenzialità.

Si, desidero ricevere 4 numeri di ambrosia al prezzo di euro 10 da versare sul numero di conto corrente postale n°40109209.

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