Nutrire la vita. Alimentazione e medicina tradizionale cinese

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Silvia Guardini

Nutrire la vita A limentazione e medicina tradizionale cinese


L’intento di questo libro è restituire all’uomo la centralità rispetto alle proprie scelte alimentari, e al cibo l’originario ruolo di nutrimento grazie al quale realizzare inimmaginabili potenziali trasformativi ed evolutivi. Condivide alcuni principi della medicina tradizionale cinese, parte essenziale della formazione personale e professionale dell’Autrice, rivisitandoli alla luce delle attuali conoscenze scientifiche. La prima parte presenta l’esperienza del nutrimento e la sua importanza per raggiungere un pieno benessere, esplorando il significato pratico di fare scelte consapevoli. Le parti successive espongono conoscenze utili a individuare il nutrimento adeguato alle condizioni individuali e ambientali, considerando le proprietà energetiche dei singoli alimenti, funzioni e disfunzioni di organi e visceri, fattori climatici, stagionali e ritmi cosmici.

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Fare Naturopatia



Silvia C. Guardini

Nutrire la vita A limentazione e medicina tradizionale cinese


© 2020 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: settembre 2020 ISBN 978-88-6773-096-4 Art Direction: Camille Barrios / ushadesign Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Edizione realizzata in collaborazione con Gruppo Macro Via Giardino 30, 47522 Cesena (FC) - www.gruppomacro.com Edizioni Enea Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni. I benefici derivanti dall’applicazione dei metodi descritti dipendono dalla dedizione e dalle capacità di chi opera in piena consapevolezza. L’Autore e l’Editore non hanno alcuna responsabilità per l’utilizzo delle informazioni reperibili nel testo, che non sostituiscono alcuna terapia medica.

Questo libro è stampato su carta riciclata FSC®


Non esistono alimenti buoni o cattivi, esistono gli alimenti. [...] La salute si costruisce sul quotidiano, sulle abitudini alimentari quotidiane e quanto piĂš queste sono equilibrate tanto maggiore equilibrio godranno corpo e psiche. CATIA TREVISANI

Obbedendo al Dao, gli antichi si modellavano sullo yin yang e si conformavano ai Numeri. Erano moderati nella loro alimentazione e regolati nelle loro attivitĂ . Evitavano il surmenage, si guardavano dal deteriorare i loro corpi e il loro spirito, in modo da vivere un secolo. ALBERT HUSSON



Indice

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Introduzione

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PRIMA PARTE Mangiare per sopravvivere o nutrirci per esistere?

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1. Il problema: partecipare consapevolmente alla propria alimentazione 2. Il cibo: un’esperienza personale, percettiva e trasformativa 3. Il cibo: un retroterra alimentare e culturale 4. Il cibo: contesto culturale odierno 5. La svolta: integrare gli opposti 6. L’approdo: adeguare il cibo a Sé 7. Il cervello intestinale: chi sceglie, cosa e quanto? 8. Assorbire o eliminare: le difficoltà di un’alimentazione consapevole 9. Il corpo: fedele, nella vita e nelle ere dell’Uomo 10. Il resetting: riconoscimento percettivo, epigenetica e scelte alimentari

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SECONDA PARTE Alimentazione ed energetica degli organi interni

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11. Come riportare l’alimentazione a se stessi? 12. L’uomo è parte del tutto 1. La danza della vita secondo la tradizione cinese 2. Yin yang 3. Shen, Qi, Jing: i tre tesori 4. Alla ricerca del Jing! 13. Si fa presto a parlare di energia… 1. Qi, l’energia propriamente detta, nei suoi diversi aspetti 2. Jin Ye, i liquidi

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3. Xue, il sangue 4. Wei, i sapori e le loro proprietà intrinseche 14. Riconoscere come funzioniamo 1. Sulla difficoltà di attingere alle Fonti e sull’importanza della partecipazione attiva 2. Quale modello di conoscenza? 3. La grande circolazione dell’energia nutrizia 15. Riconoscere i segnali di funzionamento e disfunzionamento degli organi interni 1. Il sistema degli Zang Fu, ossia degli organi e visceri, secondo la medicina tradizionale cinese 2. Fei, il Polmone 3. Da Chang, il Grosso Intestino 4. Pi Wei, la coppia Milza Stomaco 4.1. Wei, lo Stomaco 4.2. Pi, la Milza 5. Xin, il Cuore 6. Xiao Chang, l’Intestino Tenue 7. Pang Guang, la Vescica 8. Shen, il Rene 9. Tan Zhong, il Ministro del Cuore 10. San Jiao, il Triplice Riscaldatore 11. Dan, la Vescica Biliare 12. Gan, il Fegato

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TERZA PARTE Energetica nutrizionale: le proprietà energetiche degli alimenti

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16. Forte… ma quanto? L’intensità di un sapore 17. Il ritmo dei quattro elementi e la ricostruzione quotidiana del corpo 18. Sapori e forma degli organi 19. Sapori e desideri degli organi 20. Sapori e meridiani destinatari 21. Sunto: sapori, forma ed energia degli organi 22. Xing, la natura di un alimento 23. Le quattro grandi famiglie di alimenti 24. La Nuova Tabella delle proprietà energetiche degli alimenti 25. Associazione di sapori e nature

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QUARTA PARTE Energetica nutrizionale: sapori e ritmi cosmici

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26. I sapori: energie adattogene inserite nei ritmi dell’universo 27. Sapori ed energie climatiche 28. Sapori e stagioni 1. Il ritmo dei quattro elementi e il ciclico ripetersi delle stagioni 2. Stagioni, mesi solari e sapori 3. Una rilettura del Tai Ji 29. Sapori e ciclicità annuali 1. I cinque movimenti 2. Tronchi Celesti e Rami Terrestri 3. Come individuare le tre grandi energie dell’anno? 4. Sincronismi indotti da movimenti ed energie 5. Le cifre dell’anno e dei giorni 30. Un esempio pratico: come determinare assetto energetico e sapori dell’anno 2019

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Conclusioni

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Appendice A: La Nuova Tabella delle proprietà energetiche degli alimenti

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Appendice B: Quadri riassuntivi

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Glossario

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Bibliografia

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Ringrazio i Maestri che si sono avvicendati lungo il mio percorso di crescita personale e professionale; i Docenti della Scuola So Wen di Milano che mi ha formato in medicina tradizionale cinese e della Scuola MediCina dove ho appreso le sfumature della farmacoterapia; gli Insegnanti dei corsi di aggiornamento professionale; i Pazienti, dai quali imparo ogni giorno. Ringrazio gli Editori, che hanno accolto il progetto di questo testo ottimizzandone la qualitĂ e diffondendone i contenuti.


Introduzione

Nonostante l’odierna varietà di proposte e prodotti alimentari disponibili, incontrare persone capaci di nutrirsi è sempre più raro. Il problema non sono solo i ritmi incalzanti, i pasti sacrificati a esigenze lavorative o a svaghi conviviali ai quali immoliamo innocentemente chissà quanti anni della nostra vita. Pare essersi quasi del tutto perduta la percezione dell’importanza di alimentarci correttamente, ossia ciascuno in modo consono alle proprie necessità individuali. Abbiamo scisso quello che accade nelle nostre pance da tutto il resto; oltre all’aspetto fisico, anche pensieri, decisioni, attitudini emozionali e vicende personali sono influenzati dall’alimentazione ben più di quanto non si pensi comunemente. Abbandonata la guida fornita dalle sensazioni, ci affidiamo a generici regimi dietetici più o meno salutisti, soffermandoci raramente sull’effettiva capacità del nostro sistema metabolico di sostenerli. Pur puntando a cibi genuini e a ciò che può fare genericamente bene, la sera – quasi sempre stanchi, appesantiti e gonfi – consumiamo la cena in orari per lo più tardivi; temendo che una semplice minestra non sia sufficiente a ristorarci, sovraccarichiamo lo stomaco, penalizzando il sonno. Prima o poi abbandoniamo qualsiasi strategia alimentare intrapresa, sfiduciati circa la possibilità di trovarne una soddisfacente. Raramente ci chiediamo quali alimenti desideriamo davvero. Abituati o costretti dai ritmi lavorativi a fare la spesa una volta alla settimana, ci ritroviamo a svuotare il frigo per evitare sprechi, consumando alimenti nei cui confronti non proviamo alcuna inclinazione. Masticazioni grossolane e frettolose non trasformano il boccone in quel liquido che consentirebbe di incontrare la più intima essenza del cibo. Il tubo gastroenterico è un po’ come un estrattore: da una parte le fibre, scartate, e dall’altra i liquidi, veicolo dei nutrimenti, da assimilare. Se però introduciamo la verdura troppo velocemente e non la mastichiamo bene, lo scarico si occluderà, parte delle fibre finirà nella fase liquida e in breve l’apparecchio si intaserà. Analogamente nella nostra pancia si accumulano sostanze che la gonfiano di gas, più o meno offensivi a seconda del prevalere di metabolismi fermentativi o putrefattivi. Alimenti che, pur “alla carta” ricchi in fattori nutrizionali, per vari motivi 11


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non siano digeriti, diventano scorie inviate per difesa dal corpo in stoccaggio qua e là, a seconda della loro natura e della nostra predisposizione individuale. Noduli articolari e cisti sono come piccole cantine annesse all’edificio corporeo, piene di cianfrusaglie che ostacolano lo svolgimento delle funzioni quotidiane. Molte malattie originano dal fatto che i nostri pasti, più che essere consumati, ci consumano, trasformandoci in vittime di una cultura del cibo anziché riuscire a esprimere risposte creative personali a esigenze squisitamente individuali. Personalmente ho trovato nella Medicina Tradizionale Cinese criteri semplici ed efficaci per comprendere i punti deboli dell’organismo, le richieste degli organi interni e gli alimenti cui rivolgermi preferenzialmente per soddisfarle, anche a seconda dei fattori climatici contingenti o di altre variabili annuali. Basati sull’interpretazione energetica delle sensazioni provenienti dal corpo, dell’uomo di oggi come di allora, si rivelano fruibili da chiunque voglia riappropriarsi di un supporto fisico di cui spesso non ci accorgiamo nemmeno, costringendolo a urlare per richiamare la nostra attenzione con disfunzioni anche rilevanti. È ormai tempo di restituire al cibo il ruolo di nutrimento in grado di attivare e sostenere processi trasformativi interiori preziosi per l’evoluzione individuale e collettiva. Gli alimenti sono, infatti, una delle “vie” messe a nostra disposizione dall’abbondanza del creato nella quale siamo immersi. Il testo non propone menù precompilati, né l’ennesima dieta nella quale perdere di vista la propria centralità. È dedicato soprattutto al singolo Lettore, nell’intento di condividere conoscenze che gli consentano di comporre da sé il proprio piatto e di adattarlo con abilità a circostanze in continuo cambiamento, personali e ambientali, in modo da farlo diventare un nutrimento appagante. Funzionamento organico, proprietà energetiche degli alimenti, scelte individuali e mutamenti di una comune matrice intra ed extracorporea sono parte di un’unica danza, nella quale solo la maestria personale consentirà a ciascuno di muovere i propri passi secondo i principi dello Yang Sheng1, la naturale arte di Nutrire la Vita in modo insostituibilmente e responsabilmente unico, in un grande gioco di equilibrio che coinvolge il cosmo intero.

L’arte dello Yang Sheng, nata in Cina “milioni di anni fa”, riguarda il vivere non solo a lungo, ma anche nel pieno del proprio benessere, grazie a un insieme di conoscenze e pratiche, tra le quali quelle alimentari, basate sul rispetto dell’essenza individuale e delle leggi naturali: uno stato non fine a se stesso, bensì mezzo di accesso «a livelli di coscienza e di esistenza superiori». Mollo M. (2013-2014, pp. 83-84), Yang Sheng, “Nutrire il Principio Vitale”: analisi diacronica della dietetica cinese e del suo utilizzo in prevenzione e terapia. Tesi di laurea in Interpretariato e Traduzione. Relatore Giulia Boschi. http://www.giuliaboschi.com/wp-content/uploads/2014/06/Pagine-da-TesiMagistrale-Michela-Mollo_web01.pdf

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Prima parte Mang iare per soprav v ivere o nutrirci per esistere?



1 Il problema: partecipare consapevolmente alla propria alimentazione

Nutrirsi è riconoscere di volta in volta l’alimento adeguato al proprio “come mi sento adesso”. È una scelta di qualità e quantità contestualizzata alla percezione presente, consapevoli dell’intima connessione tra qualsiasi sostanza ingerita e i delicati equilibri che realizzano benessere e salute. È attiva capacità di prendersi amorevolmente cura di sé, coltivata con attenzione, umiltà e paziente osservazione delle proprie sensazioni e reazioni indotte dal consumo dei vari alimenti. Solo nell’ultimo ventennio l’alimentazione è stata riconosciuta come importante e modificabile causa di malattie croniche1. Gli alimenti modulano le potenzialità formali ed espressive della peculiare struttura individuale nella quale saranno integrati, condizionando il modo in cui si muoverà nel proprio mondo, esterno e interiore, oltre l’adattabilità alle variabili ambientali. La biochimica della trasmissione nervosa, cui siamo soliti ricondurre il comportamento, dipende, infatti, da neuromediatori la cui sintesi è operata da una flora batterica intestinale selezionata dagli alimenti, dai quali dipende anche la composizione del sangue2 che irrora il cervello stesso. Per quanto non siano ancora stati isolati i circuiti attivati da un cheeseburger piuttosto che da un piatto di verdura cruda, la dimostrazione scientifica di modulazioni dell’attività di specifiche aree cerebrali da parte di fermenti lattici contenuti in determinati yogurt3 renderebbe opportuno soffermarci un attimo prima di allungare la mano verso il “nostro” barattolo sullo scaffale del supermercato. Il prossimo sorriso o al contrario la prossima smorfia scontrosa potrebbero dipendere anche da una scelta apparentemente banale come questa. La possibilità di comunicazioni tra cellule appartenenti a sistemi diversi pare ri  www.epicentro.iss.it/alimentazione/nutrizione

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Ehret A. (2009, p. 3), Così parla lo Stomaco, Juppiter Consulting Publishing Company: « La leva fondamentale del pensiero stesso deve essere messa nello stomaco, il centro della formazione del sangue».

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Mayer E., www.lastampa.it/2013/05/30/scienza/i-batteri-intestinali-alterano-le-funzioni-cerebrali-hCO3PqpwJM9rXLEnFqe5tJ/pagina.html: «Ciò che mangiamo può alterare la composizione e i prodotti della flora intestinale. Ora sappiamo che questo ha un effetto non solo sul metabolismo, ma anche che colpisce le funzioni del cervello».

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NUTRIRE LA VITA

dimensionare l’importanza della trasmissione nervosa di segnali elettrici, inserendo il cervello in un circuito ben più complesso, in evidente rapporto con modulazioni sistemiche sostenute dall’alimentazione. Grazie a recettori presenti sulle membrane che le rivestono esternamente, cellule nervose comunicano direttamente o indirettamente con cellule endocrine, cellule endocrine con cellule immunitarie, cellule immunitarie con cellule intestinali4. Tant’è che, come ben noto alla comune esperienza, una preoccupazione può indebolire l’organismo fino a farlo ammalare, o un’intensa emozione anticipare un abbondante ciclo mestruale, bloccandolo invece in altre circostanze. L’apparato gastroenterico sempre più si rivela al centro di un’intricata rete di comunicazioni: avvolto da vaste membrane connettivali in continuità con quelle che sostengono gli altri organi e visceri, profondamente vascolarizzato e innervato, origine di tutta una serie di segnali ormonali le cui conseguenze spesso oltrepassano il mero compito digestivo, nonché sede di quasi tutto il sistema immunitario, influenza profondamente il funzionamento dell’intero sistema umano. Come già sosteneva nel 1200 d.C. l’antica scuola cinese di Li Dong Yuan5, qualsiasi malattia o disfunzione sarebbe riconducibile a disarmonie gastroenteriche, nelle quali il ruolo giocato dalle nostre scelte alimentari, responsabili o irresponsabili che siano, costituirebbe il determinante fondamentale. L’inconsapevole rinuncia o impossibilità a riconoscere le proprie esigenze nutrizionali induce la richiesta individuale, frutto autentico di una complessità unica e irripetibile, a porsi ingenuamente sotto le ali rassicuranti di generici regimi dietetici o di credenze propagandate dai media, in un continuo misconoscimento del proprio sistema corporeo, che chiede solo di essere ascoltato e compreso. Il pullulare di agriturismi e negozi di prodotti biologici denota la sensibilizzazione dell’attuale cultura circa l’importanza di consumare prodotti genuini, il cui valore è fuor di dubbio. Sarà però solo la congruità delle risposte rispetto al continuo mutare delle contingenze a restituire alla dieta, antico termine greco che in realtà significa “stile di vita”, l’originario ruolo di fondamento dello stato di salute e del suo dinamico mantenersi nel tempo in quanto completo benessere psicofisico, mentale, sociale e spirituale ben diverso dalla semplice assenza di malattia6. È tempo di sperimentare la propria realtà alimentare da liberi protagonisti, non   Marucci S. (2014), L’intestino come organo PNEI, Milano, 30 marzo, evento formativo n. 80423; Bottaccioli F., Bottaccioli A. (2017), Psiconeuro Endocrino Immunologia e scienza della cura integrata, Edra; Enders G. (2015), L’intestino felice, Sonzogno; Perth C. (1997), Molecole di emozioni, Tea.

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Maciocia G. (2002, p. 5), Ostetricia e ginecologia in Medicina Cinese, Casa Editrice Ambrosiana: : «Li Dong Yuan è stato il fondatore della “Scuola dello Stomaco e della Milza”, che sottolineava l’importanza della disarmonia tra questi due organi come causa principale delle malattie». Come si vedrà nel corso del testo, la funzionalità di Stomaco e Milza condiziona le successive fasi di digestione e assorbimento intestinale, influenzando profondamente la strutturazione individuale energetica e organica.

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OMS 1946, 1988. Da https://it.wikipedia.org/wiki/Salute#La_salute_secondo_l’_%22Or­ ganizzazione_mondiale_della_sanit%C3%A0%22

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Il problema: partecipare consapevolmente alla propria alimentazione

più indeboliti e offuscati da inutili dispendi energetici dovuti al costo metabolico di alimenti a sé inadeguati. La capacità di ridefinire di volta in volta le proprie necessità percorre la via della consapevolezza partecipativa. Ai primi del Novecento un esperimento7 dimostrò che il mondo si manifesta ai nostri occhi semplicemente a seconda di come lo guardiamo. Quando un fascio di luce attraversa una fenditura, sullo schermo oltre posto si evidenziano particelle luminose isolate, distribuite in aree più o meno dense. Se però lo stesso raggio di luce filtra attraverso due fenditure anziché una, al di là si formano bande create dall’interferenza di onde. La luce mostra cioè due nature diverse, corpuscolata e ondulatoria, a seconda delle condizioni da noi attivamente create per osservarla. Sfuggono ancora gli infiniti risvolti di questo fenomeno rispetto alla quotidianità individuale, nonostante sia parte della comune esperienza quanto qualsiasi atteggiamento, alimentare compreso, condizioni in partenza l’infinito gioco di relazioni e influenze determinanti il senso della realtà percepita. Ritenere la materia costituita da particelle indivisibili, atomi o quanti di luce, predispone a considerare il corpo come un aggregato di organi tra loro separati e dialoganti mediante trasmissioni di segnali che devono coprire determinate distanze in determinati lassi di tempo. Analogamente, le immagini dei testi sui quali studiavo presentavano un organismo costituito da parti distinte, delimitate per esigenze didattiche all’interno di spazi che alla prima autopsia rimasi però ingenuamente sorpresa di non riscontrare. Se invece immaginiamo la materia come energia a frequenza vibratoria così bassa da collassare in parte come forma visibile, intuiamo la possibilità di continue interferenze reciproche tra onde contemporaneamente emesse da distretti diversi, in un sovrapporsi di campi energetici intra ed extracorporei attivabili da risonanze di varia provenienza. La possibilità che tutto influenzi simultaneamente tutto8 non è allora così remota, come un tempo testimoniavano gli antichi, i saggi, gli eremiti e forse come ancora oggi declamano poeti e sognatori. In ambito alimentare sarà praticamente impossibile stabilire l’impatto di una sostanza sul singolo organismo in base alla sola biochimica presente nel piatto9, essendo forse paradossalmente più facile seguirne gli effetti sull’onda delle sensazioni indotte sin dal primo boccone. Sostanze pur ritenute utili alla salute in 7

Braden G. (2007, pp. 116-117), La Matrix Divina, Macro Edizioni.

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www.performancetrading.it/Documents/LaRealta/LaR_TeoremaBell.htm; Zeland V. (2019, p. 216), Avanti nel passato, Macroedizioni: «Il teorema di John Bell (...) afferma: “Non esistono sistemi isolati; ogni particella dell’Universo si trova in rapporto istantaneo (cioè più veloce della luce) con le altre particelle. Tutto il Sistema funziona come un Sistema Unico, anche se le sue parti sono separate da enormi distanze”. Questo teorema è stato dimostrato teoricamente e ha già trovato conferme nella pratica».   Grosdidier R. (2014), “Dalla manifestazione clinica alla Nutrizione Cellulare Attiva: come collegare la fisiopatologia al terreno bionutrizionale”, Milano, 15-16 marzo, evento formativo n. 86862.

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quanto ricche di principi nutrizionali potrebbero rivelarsi inutilizzabili se non addirittura dannose qualora seguite da impressioni sgradevoli, gonfiore addominale o peso allo stomaco. Se concentriamo la nostra attenzione sugli aspetti qualitativi dell’alimentazione è più facile accettare l’eventualità che la sola composizione molecolare “alla carta” non sia un prerequisito sufficiente a nutrirci; il sistema organico individuale deve essere infatti in grado di digerire e assimilare le diverse sostanze10, capacità non sempre disponibile di default né presente in tutti allo stesso modo. La qualità tiene conto dell’aspetto esteriore, nostro e degli alimenti, mera manifestazione degli invisibili “soffi” sottostanti. Ci apre a un mondo nuovo, nel quale le sensazioni contano. Colori, consistenze e odori ci raggiungerebbero fisicamente, in quanto vibrazioni ondulatorie, persino dal freddo e anonimo bancone del supermercato. L’essenza dell’alimento appena liberata in bocca risuonerebbe sulla materia di alcuni organi, modulandone con l’energia del proprio sapore11 la strutturazione interna e inducendo istantaneamente, come in effetti talora avviene, una sensazione di ristorato benessere accompagnata da un profondo respiro di sollievo, piuttosto che un disagio manifestato da una smorfia disgustata. Se un alimento emette, come un accordo musicale, uno spettro di risonanze su organi e visceri in sintonia, viene spontaneo chiedersi quali campi di induzione derivino da cibi conservati, surgelati, confezionati mesi e mesi prima del loro consumo, tutti “agonizzanti” se non addirittura “morti” dal punto di vista dell’energetica nutrizionale12. Verosimilmente abbassano la frequenza vibratoria organica rendendo i corpi più “densi”. Assetto materico e modalità espressive potrebbero invece raffinarsi passando da una dieta a base di pasta, carne, salumi e latticini ad una con prevalenza di pesce, cereali in chicco, frutta e verdura. Alimenti freschi, genuini, cotti adeguatamente e soprattutto “in fase” con la specifica richiesta in corso, in altre parole appropriati al “qui e ora”, armonizzerebbero le frequenze corporee con chissà quali fini e sottili risonanze, restituendo alle scelte alimentari potenzialità evolutive forse nemmeno considerabili in base a computi calorici o analisi della composizione biochimica del cibo, due tra i criteri di scelta cui siamo stati educati13. Del resto, già negli antichi monasteri cinesi il consumo

Oberhammer S. (2017), Guarigione naturale con i 4 biotipi Oberhammer, Mondadori.

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Vedi Capitolo 13, paragrafo 4, e tutta la terza parte del testo.

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Vedi la terza parte del testo.

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Il termine “educazione” deriva dal latino “ex-duco”, che significa “condurre fuori”. Lungi dall’immagine dell’educatore come colui che, intuite le doti dell’allievo, ne promuova l’emergere di potenziali ancora inespressi, parrebbe che l’educazione, all’opposto, conduca l’originaria identità personale, che come vedremo in seguito la medicina tradizionale cinese identifica nello Shen individuale, fuori dal percorso che si delineerebbe spontaneamente se solo a ciascuno fosse consentito seguire le proprie inclinazioni.

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Il problema: partecipare consapevolmente alla propria alimentazione

del fungo Rei Shi, il Ganoderma Lucidum14, nell’ambito di un’alimentazione parca e selettiva facilitava pratiche meditative di connessione al Sé, armonizzando corpo, mente e spirito. Talvolta l’agognato scrollarsi di dosso determinati comportamenti o vissuti emozionali richiede prima di tutto una modifica nell’assetto corporeo, mediata dall’alimentazione, in grado di sostenere lo svincolo da aspetti non più rispondenti al nostro stato attuale. Il cosmo immediatamente invierà in rimando contatti, relazioni e opportunità consoni al nuovo supporto materico acquisito, in una realtà che, adeguandosi progressivamente al nostro evolvere, ci farà toccare con mano in cosa consista “partecipare attivamente”, alla propria alimentazione come alla propria Vita!

Guardini S. (2006), Ling Zhi e male acuto di montagna, Tesi del Corso biennale di perfezionamento in Farmacoterapia Tradizionale Cinese, Scuola MediCina Milano.

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2 Il cibo: un’esperienza personale, percettiva e trasformativa

Non sono dietologa, allergologa, immunologa, né specialista in alcun settore attinente l’alimentazione. Sono semplicemente un medico agopuntore, oltre che un’attenta sperimentatrice in continuo aggiornamento professionale. Fin dall’inizio degli studi in Medicina Tradizionale Cinese, tra conoscenze apprese e doti percettive innate, mi aveva appassionato la possibilità di verificare nella pratica l’esistenza del mondo energetico che ci permea, così ben descritto nei classici orientali. Grazie alle evidenze che i miei sensi riuscivano a cogliere, prevenivo o modulavo il decorso di piccoli disturbi personali, disponendo di strumenti teorici adeguati a rapportarli a disarmonie interne o a fattori climatici occasionali, piuttosto che a contingenze peculiari dell’anno in corso1. Nonostante vita personale e attività lavorativa traessero da questo approccio preziosi spunti e grandi entusiasmi, non avevo mai considerato quanto la stessa capacità percettiva dipendesse dalla qualità della matrice connettivale, banalmente apprezzabile pinzando tra le dita qualsiasi plica cutanea. Ciò che definiamo “tessuto”, al pari di qualsiasi filato ha una trama interna, analoga a quella che sottende persino le più lontane galassie, estesa fino ai microscopici recessi organici intracellulari, ove un ordito di microtubuli e microfilamenti veicola lungo una sorta di tante piccole cremagliere i segnali informativi biomolecolari. Qualità ed efficienza delle comunicazioni sono intimamente connesse allo stato biofisico locale, variabile nel corso della giornata. Dalle 15 pomeridiane alle 3 di notte il tessuto connettivo tende infatti ad acidificarsi, diventando una sorta di gel; nelle dodici ore opposte si fluidifica, facilitando lo svolgersi dei vari processi al proprio interno. L’equilibrio tra le due fasi dipende sostanzialmente dallo stile di vita2: stress, carenza di sonno, attività fisica esagerata o assente, come anche apporti eccessivi di proteine animali a cena, rendono meno agile il ritorno allo stato di sol, determinando il progressivo ingombro dei tessuti da parte di scorie o 1

Ordinate mutazioni del campo energetico cosmico a ciclicità sessantennale influenzano il benessere dell’organismo, percorso da meridiani in risonanza con l’esterno, come si vedrà meglio nella quarta parte del testo.

2

Lagarde C. (2016, pp. 139-140), La salute è nascosta nelle vostre cellule, Nutergia Edizioni. 21


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residui acidi che limitano la capacità di percepire il mondo e di adeguarsi prontamente ai suoi mutamenti. Al contrario, quando la trama connettivale è fluida, anche la nostra vita scorre e lascia correre senza nulla trattenere. Nonostante il mio corpo fosse un tempo ben più “denso” rispetto all’attuale, avvertivo l’arrivo del vento o del freddo prima del loro manifestarsi climatico. Le competenze in dietetica tradizionale cinese guidavano la scelta di sapori consoni alle incipienti mutazioni ambientali, sostenendo l’adattamento al loro sopraggiungere e ricacciando all’esterno eventuali prodromi di malattia. Nella pratica clinica consolidavo l’azione dell’agopuntura consigliando alimenti congrui ai criteri diagnostici che sostenevano la scelta dei punti3, con riscontri positivi. È stata però solo un’esperienza personale a farmi accorgere di quanto e come un generico cambiamento nelle abitudini alimentari amplificasse le capacità percettive migliorando drasticamente reattività e vitalità corporee. Alla soglia dei cinquant’anni avevo, infatti, istintivamente abolito dalla dieta pasta e pane per l’immediata sensazione di gonfiore che seguiva la loro assunzione. Altrettanto immediato ne era stato il beneficio soggettivo, per giunta accompagnato dalla netta riduzione del “salvagente” che subdolamente si stava formando intorno al mio girovita. Inaspettatamente era calato anche il numero di vampate, per quanto la variabilità ormonale propria di quell’età potesse far dubitare della correlazione tra il positivo riscontro e il recente cambiamento alimentare adottato. In quel periodo, un seminario di aggiornamento professionale4 aveva richiamato la mia attenzione sugli stretti rapporti tra qualità dell’alimentazione e condizioni dell’ambiente intracorporeo circostante le cellule, in grado di comprometterne il funzionamento se privo dei componenti necessari allo svolgersi dei processi biochimici locali. Affetta allora da fastidiosissimi crampi notturni, seguendo le indicazioni inerenti il mio “terreno nutrizionale”, risultato acido, avevo drasticamente ridotto carne e formaggi a vantaggio di verdure, pesce grasso, cereali in chicchi, semi oleosi5 e oleaginose6. Nessun computo calorico né pesature alla bilancia, se non l’accortezza di alzarmi da tavola un po’ prima di sentire lo stomaco del tutto pieno. Con l’aggiunta di pochi integratori ad hoc, in poco più di un mese i crampi erano scomparsi, l’umore notevolmente migliorato e l’intestino regolarizzato a tal punto che il colore delle feci, la cui frequenza giornaliera era diventata pari al numero dei pasti consumati, rispecchiava di volta in volta quella delle sostanze ingerite. In tali circostanze, occasionalmente contagiata da   I sapori degli alimenti sono assimilabili a “onde energetiche” analoghe a quelle che, modulate dagli aghi, rinforzano un organo o disperdono l’esagerata attivazione di altri.

3

Grosdidier R. (2011), La Nutrizione Cellulare Attiva, Milano, 19-20 novembre, evento formativo n. 12649.

4

Sono semi oleosi, ad esempio, i semi di girasole, di lino, di sesamo, ecc.

5

Sono oleaginose, ad esempio, noci, nocciole, mandorle, pinoli, anacardi, ecc.

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Il cibo: un’esperienza personale, percettiva e trasformativa

un raffreddore, ne avevo notato con stupore il decorso a me del tutto inusuale. L’esordio era stato, infatti, particolarmente violento e improvviso verso le 6 di sera, con salve di starnuti, testa intontita e naso completamente ostruito al punto da rendere difficoltoso l’addormentamento. Già mi vedevo condannata alle solite due settimane di tribolazione e costretta alla malattia il giorno seguente quando, alle 3 della stessa notte, miracolosamente dissolti tutti i sintomi, ero improvvisamente guarita e ben disposta a recarmi al lavoro la mattina dopo, riposata, in pieno benessere ed esultante per l’apparente miracolo. Avevo semplicemente sperimentato la connessione in essere tra le mucose dei vari distretti, realizzata dall’operatività di un sistema dalla scienza identificato come “MALT”, “Mucose Associated Lymphoid Tissue”, “Tessuto Linfoide Associato alle Mucose”7. Nel mio caso, le diverse abitudini alimentari avevano ripulito, oltre alla mucosa intestinale – come testimoniava il cambiamento nell’alvo – anche quella delle prime vie aeree, rendendola pronta ad attivare un efficiente autolavaggio, responsabile sia del violento esordio dei sintomi, sia della loro rapidità8 risolutiva. Mi sentivo forte, sana, bastante a me stessa, grata al Creato e alle conoscenze mediche per avermi consentito di integrare consapevolmente i due diversi aspetti dell’esperienza vissuta. L’approccio occidentale, fondato sulla logica deduttiva di causa effetto, e quello tradizionale cinese, basato invece su sincronismi analogici, ovvero sul simultaneo manifestarsi di campi morfici tra loro in risonanza9, sono infatti spesso due facce della stessa medaglia, due modalità interpretative la cui complementarietà è resa sempre più evidente dall’attuale evolversi delle conoscenze. Solo oggi, infatti, la biochimica individua basi molecolari di connessioni funzionali tra organi distanti e appartenenti a sistemi diversi, quali ad esempio fegato e cervello10, note sin dai tempi antichi, per quanto codificate in termini diversi da quelli propri alla nostra cultura. Alle 3 di notte il polmone immette nella grande circolazione energetica11 il nutrimento ricevuto dal lavoro di tutto il sistema degli organi e visceri, svolto nel corso della precedente giornata. L’orario di risoluzione dei miei sintomi, le 3 di notte 7

Bottaccioli F., Bottaccioli A. (2017, Capitoli 9, 14), Psiconeuro Endocrino Immunologia e scienza della cura integrata, Edra.

8

Biancalana L., Del Buono Z.G. (2018), Davanti alle sfide della medicina del XXI secolo, dal microbiota all’immuno-isopatia una nuova risposta, Milano 6-7 ottobre e 25 novembre, evento formativo n. 232743: «Un dismicrobismo intestinale sarà sempre associato a alterazione graduale del MALT con alterazione della risposta immune. Le sue cause sono iatrogene, alimentari, intestinali, psichiche. Ciò che accade nell’intestino ha riflessi in altri distretti, perché le cellule immunitarie migrano dall’intestino in altri organi. Il tessuto immune associato alle mucose è dunque ubiquitario».

9

www.nexusedizioni.it/it/CT/risonanza-morfica-e-biologia-quantistica-5498; www.scienzaeconoscenza.it/blog/scienza_e_fisica_quantistica/campi-morfici-o-morfogenetici-risonanza   Perth, C. (1997, p. 219), Molecole di emozioni, Tea.

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Vedi il Capitolo 15, Paragrafo 2.

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NUTRIRE LA VITA

appunto, rispecchiava la messa in circolo di un elaborato del tutto purificato rispetto al precedente grazie alla pronta reattività del sistema. La parca cena consumata quella sera, assecondando lo scarso appetito, aveva sostenuto l’azione depurativa svolta dal fegato sui connettivi, evitando che un’impropria attivazione metabolica digestiva distogliesse il corpo dalla reazione esonerativa in atto. L’organismo, estremamente sensibile, emette dunque segnali immediati, adattativi o disadattativi, nei confronti di qualsiasi sollecitazione, esterna o interna. Per comprenderne il linguaggio e condividerli servono solo un po’ di attenzione e strumenti interpretativi che sostengano l’accorgersi12 dei processi in atto. Riconoscere i segnali del corpo grazie a criteri che ne consentano la collocazione in un contesto concettuale mediato dalla percezione induce13 quasi automaticamente la loro reintegrazione nella quotidiana routine fisiologica dell’organismo. Del resto l’immediatezza di risposta del corpo si riscontra, ad esempio, anche dopo l’assunzione di diuretici in caso di improvviso aumento della pressione, subito ricondotta alla normalità dopo pochi minuti dall’iniezione, ben prima del compiersi dello “scarico idraulico” attraverso le urine. Funzioniamo cioè per meccanismi induttivi: inserendo nel sistema il codice informativo adeguato se ne attiva all’istante lo stato biofisico risolutivo, talora innescabile addirittura dal semplice ricordo di precedenti esperienze di guarigione registrate in memorie cellulari14 costituenti il bagaglio dell’esperienza personale. Il ricordo della sensazione vissuta richiamerà dai file di sistema ad essa associati l’attivazione di tutto il processo. Questo è perlomeno quanto ho imparato da un’esperienza personale che mi fece riflettere sulle enormi potenzialità del supporto fisico in dotazione. ❖ Un’esperienza personale Quella volta, avvertendo un lieve mal di gola mentre camminavo per strada, ricordai la benefica azione svolta in passato da una sostanza omeopatica in circostanze simili. Il solo dire tra me e me “qui ci vorrebbe… appena arrivo a casa lo prendo”, fu sufficiente a indurre trasformazioni interne che   Sibaldi I. (2009, p. 17), Vocabolario, Le parole dai mondi più grandi, Anima Edizioni: «Non ci si può accorgere di qualcosa che non sia vero. […] Chi si accorge smette di credere, cioè di fidarsi di quello che altri dicono – mentre solo chi non si è ancora accorto di una determinata cosa può credere che quella cosa sia vera, fidandosi di quel che ne sente dire da altri».

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Vedi il Capitolo 10.

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www.ilsussidiario.net/News/Scienze/2009/8/25/SCOPERTA-La-memoria-delle-nostre-celluleuna-chiave-per-le-terapie-del-futuro/35626; www.mednat.org/cure_natur/memoria_cellulare.htm; Diaz L.A. (2007, Capitolo 6), La memoria nelle cellule, Macro Edizioni; Perth C. (1997, Capitolo 7), Molecole di emozioni, Tea.

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Il cibo: un’esperienza personale, percettiva e trasformativa

avrebbero reso del tutto superflua l’assunzione del rimedio in questione, cui in effetti mi dimenticai di ricorrere. L’omeopatia utilizza come rimedio la sostanza capace di provocare, nell’organismo in equilibrio, la comparsa di disturbi analoghi a quelli che si vogliono risolvere. Ad esempio, la ripetuta assunzione di Aconitum rende probabile la comparsa di un mal di gola accompagnato da agitazione, timore di morire, sete di acqua fredda, tachicardia, secchezza di pelle e mucose; proprio le stesse modalità che accompagnavano il mio, nell’esperienza descritta. Ero a tal punto abituata ad associare quelle sensazioni ai processi risolutivi attivati da Aconitum, che il corpo li mise in atto da solo, rendendo evidente l’abilità dell’organismo nell’attivare e registrare percorsi di autoregolazione propria.

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3 Il cibo: un retroterra alimentare e culturale

A 14 anni facevo colazione con due panini con burro e acciughe. Li consumavo volentieri, come anche gli spaghetti “aglio olio e peperoncino” che talora, passata la mezzanotte, gustavo allegramente in compagnia degli zii paterni, tra una partita a carte, il racconto delle loro avventure a pesca e le confidenze di una zia che forse trovava nello specchio della mia adolescenza qualche riflesso del proprio vissuto. Di pranzo e cena, sempre abbondanti e completi, non ho particolari ricordi, a parte l’amorevole cura con cui venivano preparati. In quarta ginnasio, constatati i miei sessantaquattro chili e il differente aspetto delle compagne di classe, avevo drasticamente aumentato la frequenza delle partite a tennis e quasi azzerato l’apporto di cibo. Al rientro dalle vacanze estive ne avevo persi almeno una decina, ritrovando, ai primi sguardi compiaciuti dei compagni, la perduta autostima personale. A nulla poteva la disperazione di mia madre, che trasformava ogni pasto in litigio o in tragedia, né l’intimo disagio, mai ammesso in verità, per il venir meno del ciclo mestruale causato dal rapido dimagramento1. Inoltre, poiché ai ritrovi famigliari si stava per la maggior parte del tempo a tavola consumando in lieta compagnia ogni ben di Dio, rifiutavo di trascorrere le festività nella casa in collina dove si erano nel frattempo trasferiti i nonni paterni. Al buon sapore di agnolotti fatti in casa, bolliti misti con pearà2, bagna caoda3 con verdure miste e altre prelibate libagioni, seguiva infatti puntualmente per più giorni un retrogusto in bocca decisamente sgradevole, un intontimento e un malessere generale4 che non volevo più provare. Non essendo ancora disponibili a quei tempi “insalatone” o alternative vegane rifiutai tutto, rinunciando anche a quanto di più bello quei pranzi offrissero: i racconti della nonna, il cui volto 1

G reenbergand A.S., Obin M.. (2006), Obesity and the role of adipose tissue in inflammation and metabolism, Am J Clin Nutr; 83(supp):461 S-5S.

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La pearà è una salsa della cucina tipica veronese, fatta con midollo di bue, a quei tempi utilizzabile, mollica di pane e tanto pepe.

3

L a bagna caoda è una salsa della cucina tipica piemontese, fatta con aglio e acciughe cotte nel latte, nella quale si intingono poi verdure crude.

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Il Lettore potrà risalire alle motivazioni energetiche di queste sensazioni nel Capitolo 15, paragrafo 4. 27


NUTRIRE LA VITA

si illuminava ricordando l’infanzia trascorsa in Brasile tra piantagioni di caffè, serpenti che la notte entravano nelle capanne ai bordi della foresta e rituali di streghe ai crocicchi di viottoli terrosi; i giochi di società, le barzellette e le risate prorompenti di mio padre e dei suoi fratelli, ecc. L’abbondanza di cibo non mi nutriva più, né concepivo come potesse essere per “loro” così importante trascorrere a tavola la maggior parte del tempo. Nonostante il percorso di crescita personale sin qui compiuto, non ho elaborato particolari acquisizioni riguardo quell’infelice fase di vita, dalla quale talora riemergono ancora oggi memorie che inducono puntualmente un disagio di cui temo le potenzialità destabilizzanti, nascoste in file intracellulari a protezione massima, ma non del tutto garantita. Quanto di quell’esperienza fosse conseguenza della diseducazione alimentare cui ero stata condizionata, la pancia sempre un po’ gonfia sin da piccola a segnalare un habitat microbico costituzionalmente predisposto al disequilibrio, non mi è concesso oggi sapere, bensì solo supporre. La flora intestinale, selezionata dall’alimentazione, sintetizza la maggior parte dei mediatori chimici operanti all’interno di un sistema integrato in cui è impossibile distinguere nettamente ciò che sia attribuibile a una parte piuttosto che ad altre. In pratica il cibo, nei piatti degli asili nido come nelle case di riposo, influenza le nostre modalità di reagire alle sollecitazioni quotidiane a qualsiasi livello. Ben ricordo le puntate febbrili che in quegli anni sostituivano i cicli mestruali, come anche le diarree scatenate da modestissime e occasionali trasgressioni che mi concedevo rispetto alle ristrettezze autoimposte. Una fetta di cotechino e un solo cucchiaio di lenticchie furono più che sufficienti a farmi passare la serata di Capodanno seduta sul water, del tutto inconsapevole dei processi in corso. Certo, il mio atteggiamento doveva parere ben strano e incomprensibile a chi, come mia madre, nell’infanzia trascorsa in tempo di guerra aveva sofferto la fame, e ancora di più ai miei nonni, la cui vita era tesa a lavorare per sfamare la famiglia, a quei tempi in genere numerosa. Io godevo condizioni decisamente più favorevoli: mio padre lavorava in una grande azienda che gli garantiva l’agognato posto fisso e sicuro; mia madre, costretta da piccola ad abbandonare la scuola per badare ai fratellini, dopo anni di servizio presso una famiglia nobile poteva finalmente dedicarsi a una casa tutta sua, successivamente acquistata grazie a un mutuo trentennale. Lo stipendio, nonostante la preoccupazione di non farcela ad arrivare a fine mese, bastava persino a nutrire la mia magrezza con cervella di una mucca non ancora impazzita. Parlare di retroterra alimentare riporta così ciascuno a un universo di sensazioni e ricordi il cui rapido succedersi sfugge al controllo razionale, suscitando talvolta anche qualche inconfessato timore. Per restare in tema, è un po’ come mettere in tavola una bella insalatona mista: a seconda degli ingredienti e degli abbinamenti, l’alternarsi dei sapori favorirà via via nuove connessioni; gustarne

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Il cibo: un retroterra alimentare e culturale

uno predispone ad apprezzare il successivo, con effetti del tutto imprevedibili fino all’ultimo sapore residuo in bocca. Il patrimonio sensoriale proprio al retroterra alimentare personale è anche il bersaglio elettivo del bombardamento pubblicitario, capace di trasformare i nostri ricordi in impellenti necessità da soddisfare con alimenti di qualità ahimè non più corrispondente a quella dei cibi registrati in memoria. Così, nonostante il sorriso benevolo che sempre abbozzo al solo ricordare la celebre scena del film “Un americano a Roma”, nella quale il protagonista Nando Mericoni alias Alberto Sordi pronuncia la fatidica frase «maccarone, m’hai provocato… E io ti distruggo, io me te magno», mi rendo conto che ormai una pasta come quella non esiste più, essendo mutati i criteri produttivi e la qualità delle sementi originarie5. Nonostante la scarsa disponibilità, il cibo di quei tempi ben rispondeva alle esigenze di ricostruire, dopo la guerra, qualsiasi cosa e a qualsiasi livello. In altre parole, era poco ma buono. Quale sia il nutrimento adeguato alla condizione dell’uomo di oggi, alle sue esigenze personali e sociali, ammesso che sia consapevole dei potenziali risvolti individuali e globali delle proprie scelte alimentari, non saprei proprio dire. Adescati dall’apparente abbondanza e da un’atavica priorità di riempire lo stomaco, temiamo di sentire quel vuoto che, alla fine, ci porrebbe soltanto di fronte a noi stessi. Il vuoto, si sa, fa paura, come il silenzio. È però grazie al vuoto che distinguiamo il pieno, esattamente come le pause, parte del ritmo, contribuiscono a identificare una melodia. La medicina tradizionale cinese celebra la vacuità del cuore, che accoglie e lascia andare di volta in volta le diverse emozioni, vivendo pienamente la presente pur senza con essa confondersi. Il vuoto non sarebbe dunque così pericoloso come ci hanno fatto credere, insinuando il timore che ne emergano chissà quali fantasmi. Addirittura, pratiche di astensione disciplinata dal cibo hanno da sempre costituito il presupposto per l’accesso a livelli di coscienza superiori, probabilmente predisponendo la materia a risuonare su armoniche a più alta frequenza presenti nel creato, dalle quali ricevere preziose induzioni. Tradizioni e storie religiose narrano i digiuni prolungati osservati dai grandi Maestri prima di passi decisivi compiuti lungo il loro cammino spirituale. L’adolescenza stessa, che mi vide inconsapevole sperimentatrice di disturbi del comportamento alimentare, rappresenta una fase di confronto tra la memoria di chi siamo e la situazione oggettiva in cui mettere in scena quanto vorremmo realizzare degli intenti all’origine della nostra incarnazione. Vi accediamo dopo aver varcato il “portale” della pubertà6, uno tra i tanti attraversati nei tempi della vita lungo gli spazi del corpo, nel percorso verso l’adempimento dei nostri com5

I ntolleranze alimentari, Documento Condiviso, evento formativo n.149148. Cannizzaro O. (2014, p. 11) Lo spettro della patologia glutine correlata, evento formativo n. 463-84694.

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Kespi J.M. (1982, p. 209), Acupuncture, Maisonneuve. 29


NUTRIRE LA VITA

piti evolutivi personali. Certo che è un periodo delicato e “ingrato”! Ricordo il mio disorientamento e i passi incerti guidati unicamente dall’istinto; mi sentivo me stessa solo in montagna, dalla quale mi separavo ogni volta come se fosse l’ultima, avvertendo il ritorno in città come uno strappo al cuore. Forse il rapido dimagrire costituiva l’inconsapevole tentativo di andare a stanare aspetti di me che non riuscivo più a ritrovare, sfrondando dal corpo qualsiasi componente materica non essenziale. O forse anche lo sforzo inconscio di depurarmi da veleni che mi portavo dentro sin dal grembo materno, che pur nelle sue pene mi aveva nutrita e protetta, scegliendo alla fine la Vita per entrambe. Un maldestro tentativo di purificazione indispensabile a realizzare intenti allora ancora tutti da individuare, ma che confidavo avrei colto nella loro autenticità strada facendo. Intanto ero del tutto assente, un rebus la scelta di quali studi intraprendere. Inconsapevole di poter trovare alimenti consoni alla mia condizione li rifiutavo in toto, assorbendo sempre più in loro vece le problematiche familiari a me circostanti, in un improprio compenso sostitutivo. Il cibo rischia dunque di rimanere un inconsapevole tabù. Il gran rumore che paradossalmente lo circonda parrebbe quasi costituire una tattica diversiva per esorcizzare tutta una serie di link emotivi associati, evocabili dalle sensazioni gustative. Sta di fatto che, per ben tre volte al giorno, scelte alimentari inconsapevoli minano le basi della nostra identità, distogliendoci dal portare a compimento possibilità evolutive personali delle quali sarebbe invece opportuno riappropriarsi responsabilmente, ciascuno con gli strumenti a sé disponibili. Le difficoltà adolescenziali mi indussero a iscrivermi alla facoltà di Medicina anziché a quella di Psicologia, allora non presente a Milano, piuttosto che a quella di Scienze Forestali. Sull’amore per la montagna prevalse l’esigenza di comprendere come funzionasse un corpo in cui non mi ritrovavo più. Nel corso degli studi universitari, nei quali mi sentivo sempre un po’ come un pesce fuor d’acqua, trovai altri modalità interpretative a me più confacenti, diplomandomi in Omeopatia e successivamente in Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese. Nel frattempo la presenza della nonna materna, nostra ospite convalescente nell’inverno successivo all’infarto che l’aveva colpita, mitigò molti conflitti, attirando su di sé le attenzioni sino ad allora incentrate unicamente sul mio atteggiamento e sul mio peso. Alleggerita dal corso degli eventi pian piano riguadagnai gusto per il cibo, oltre a qualche chilo. Il resto del corpo riprese a funzionare da sé solo in seguito, quando giunse anche il nutrimento affettivo; ricomparvero i cicli mestruali, mi formai una famiglia…

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4 Il cibo: contesto culturale odierno

Gli eventi che “ci capitano”, anziché casuali, sono perfettamente sintonizzati sulla lunghezza d’onda del canale sul quale stiamo risuonando1. A volte impieghiamo anche anni prima di cambiarlo, continuando a lamentarci dell’assenza di miglioramenti nei fatti che lo specchio della vita ci restituisce. Analogamente, quando il corpo richiama la nostra attenzione ad esempio per il riacutizzarsi di dolori articolari, anziché imprecare sarebbe opportuno interrogarci sull’eventuale recente consumo di dolciumi o latticini, la cui reintroduzione dopo periodi di astinenza, come un utilizzo più frequente del consueto, scatena forti dolori2. Anche la tradizione cinese li ritiene nocivi; l’energia derivata dal loro metabolismo, densa e pesante, nell’attraversare i valli articolari precipita tra un osso e l’altro formando nodosità, successivamente infiammate dal calore di carni, condimenti e alcolici. La cultura occidentale non ci educa a percepire e a monitorare le sensazioni successive all’ingestione degli alimenti, né a sceglierli in base al riconoscimento di precise necessità individuabili a seconda dei segnali emessi dal corpo3. La pressante richiesta di nutrimento emergente dalla popolazione viene deviata in molteplici canali di risposta che hanno dato luogo ad una sorta di culto, più che cultura, del cibo in sé, come evidente dal massivo richiamo esercitato sulle folle da qualsiasi sagra locale. Apprezziamo la genuinità, gli abbinamenti di sapori e colori, la maestria delle tecniche di preparazione; indaghiamo i fattori nutrizionali dei quali l’organismo forse beneficherà. Non poniamo però alcun dubbio sulle nostre effettive capacità di digerire e assimilare le varie prelibatezze, né ci chiediamo se quanto abbiamo appena degustato fosse a noi opportuno rispetto a un’attualità personale determinata da molte variabili. Ovviamente qualsiasi schema dietetico prefissato è del tutto aleatorio, dato il continuo mutare delle contingenze quotidiane. Per contro, siamo pronti a rinunciare a sacrosante esigenze personali solo apparentemente banali, quali ad esempio un pane con 1

Braden G. (2007), La Matrix Divina, Macro Edizioni.

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L agacè J. (2015), L’alimentazione antidolore, Pickwick. Seignalet J. (2007), L’alimentazione, ovvero la terza medicina, Ecologie Humaine.

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Vedi il Capitolo 15. 31


NUTRIRE LA VITA

meno mollica, considerate dai familiari un deplorevole capriccio o ingiustificata causa di complicazioni nella gestione quotidiana. Certo, sia noi che loro ignoriamo che tale desiderio esprime un’esigenza organica originata dalla Milza e dallo Stomaco4, il cui deficit energetico fatica a smaltire sostanze lievitate o poco cotte. I nostri sensi ci richiamano a un sapere corporeo del tutto soggettivo che, incomprensibile agli altri e anche a noi stessi se privi dei mezzi per decifrarne il linguaggio, ci aiuterebbe a ritrovare l’equilibrio cui spesso rinunciamo in nome del cosiddetto “quieto vivere”5. Poiché l’Uomo non pone alcuna domanda, il cibo non costituisce una risposta, bensì un automatismo cui affidiamo il mantenimento della vita confondendo l’amorevole presa in carico di noi stessi con l’assunzione reiterata di dolciumi, caffè, alcolici e quant’altro. Soprattutto se ancora in apparente salute, sottovalutiamo quanto il singolo pasto influisca su scelte e comportamenti anche immediatamente seguenti, nonostante semplici e lapidarie parole siano già state pronunciate nel merito da grandi uomini del passato6. Ricordiamocene almeno ogni tanto, quando ingurgitiamo un boccone al volo prima di uscire al mattino, e in occasione di cene di lavoro, ritrovi conviviali o convenzioni sociali, dei quali spesso beneficia solo chi abbia interesse a obnubilare le nostre facoltà mentali. Quantità eccessive, scarsa masticazione, digestioni pessime e sapori sempre più innaturalmente forti rendono la tavola tutto fuorché il luogo dedicato al nutrimento. Sovrasaturata la capacità discriminativa delle papille gustative, fatichiamo sempre più a riconoscere i sapori, degli alimenti al pari di quelli della vita. Abbiamo dimenticato la nostra essenza. Siamo esseri di qualità. Risentiamo pressoché immediatamente di qualsiasi cosa entri nel nostro corpo, il cui funzionamento è basato su riconoscimenti e scambi di segnali molecolari che avvengono entro ambiti di concentrazioni davvero minimi. Gli ormoni, ad esempio, operano nel range del dieci alla meno dieci, ovvero dello 0, 0000000001!7 Qualsiasi molecola abbia a che fare con una qualunque delle tappe che porteranno un alimento fino al nostro piatto è potenzialmente in grado di interagire con il   Vedi il Capitolo 15, paragrafo 4.

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Q uesta considerazione è estendibile anche ad altre preferenze o atteggiamenti, inerenti lo stile di vita, sostenute da sensazioni. Ad esempio, persino il fumo potrebbe essere considerato come un mezzo, pur discutibile rispetto alla tutela della propria salute, per veicolare al proprio interno un dinamismo che l’organismo non riesce a procurarsi con altri strumenti, in quanto sconosciuto al proprio ambito culturale. Il problema è dunque saper riconoscere la richiesta corporea, rispondendo poi con strumenti adeguati, quali il fumo invece non è. Vedi la voce “Tabacco” nella Nuova Tabella della proprietà energetiche degli alimenti, Appendice A.

5

Mahatma Gandhi, www.lefrasi.com/frase/gandhi-verita-nel-detto-uomo-diventa-cio?bg=p20: «L’uomo diventa ciò che mangia. Più grossolano è il cibo, più grossolano sarà il corpo».

6

www.treccani.it/enciclopedia/ormoni-e-meccanismi-dell-azione-ormonale_(Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica); www.federica.unina.it/scienze-biotecnologiche/biochimica-scb/ ormoni-2/; http://users.unimi.it/fisibioc/1.Endocrinologia%20generale.pdf

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Il cibo: contesto culturale odierno

sistema organico individuale, secondo modalità difficili da prevedere soprattutto nel caso di sostanze non presenti in natura, nei cui confronti il corpo non è programmato a rispondere in termini né metabolici né eliminatori. Qualche incognita potrebbe essere ridotta se solo tornassimo ad apprezzare pietanze preparate personalmente da materie prime biologiche, come ad esempio latte di mandorle o anacardi, piadine di grano saraceno, gnocchi di farina di castagne, canapa e grani antichi, e così via. Eviteremo lieviti e, a seconda degli ingredienti, anche il glutine, e saremo sorpresi da sapori ben diversi da quelli degli analoghi prodotti acquistati, spesso a costi ben maggiori rispetto a quelli casalinghi. L’aspetto sarà forse meno rassicurante, il gusto a un primo impatto meno gradevole ma, pian piano, sfrondato il non essenziale, riscopriremo ciò che davvero ci nutre, e che nel tempo potrebbe diventare prioritario e insostituibile. Abituati a ragionare in termini di mero computo calorico, quando in primavera la “prova costume” restituisce un’immagine nella quale non vorremmo affatto riconoscerci, ci buttiamo sulla prima dieta8 che prometta la più rapida perdita di peso, del tutto ignari di cosa in realtà si celi in quell’accumulo di carni di cui tanto vorremmo disfarci. Se, infatti, la materia è energia collassata in una data forma a seconda delle modalità vibratorie personali, ciccia e cellulite potrebbero essere la materializzazione di vibrazioni emotive9 con le quali ci riconfronteremo necessariamente al loro dissolversi. È noto, infatti, il malumore che accompagna chi si metta a dieta. Più che la rinuncia al cibo in sé, fonte di criticità anche peggiori è il passaggio di informazioni dalla materia, nella cui forma si erano depositate, all’energia che le libera. Nel caso della cellulite, tendiamo a incarcerare i liquidi sul lato esterno delle cosce, ove secondo la Medicina Tradizionale Cinese scorre il meridiano sul quale risuonano, oltre alle funzioni della Vescica Biliare10, i rancori inespressi. Le emozioni sono energia emotiva che altera il flusso del Qi11. Livori e rimuginazioni rallentano l’energia, che muovendo meno i liquidi ne favorirà ristagni visibili. Stress e paura fanno inoltre stringere, anziché i denti come nell’usuale modo di dire, l’unico meridiano orizzontale del corpo, che come una cintura12 cinge la pelvi governando tutte le nostre “trasversali  Trevisani C. (2016, p. 198), Fondamenti di nutrizione, Ed. Enea: «Per esigenze estetiche, più che per motivi legati alla salute, molte persone intraprendono diete di vario genere che spesso promettono dimagramenti miracolosi e troppo rapidi». Ci interessiamo di alimentazione più per il desiderio di dimagrire, che per volontà di guadagnare in salute o di imparare qualcosa su noi stessi.

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Berrino F., Lumera D. (2019, Capitolo 2), La via della leggerezza, Mondadori.   L’attività di ogni viscere risuona su un meridiano specifico. In questo caso si tratta del meridiano Zu Shao Yang. Vedi il Capitolo 14, paragrafo 3, e il Capitolo 15, paragrafo 11.

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Il termine Qi significa “energia”. Il Capitolo 15, dedicato a funzioni e disfunzioni di organi e visceri, darà tutti gli strumenti per comprendere quanto qui riportato come mero esempio di disfunzione nella gestione dei liquidi corporei.

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Vedi il Capitolo 15, paragrafo 3: il meridiano si chiama Dai Mai.

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tà” relazionali. Se è troppo tesa i liquidi faticheranno a risalire dal basso, tanto più in presenza di ristagno dei soffi del Fegato o di umidità. L’intrappolamento dei principi informativi nei liquidi ristagnanti renderà il sistema meno pronto a rispondere ai problemi della vita, predisponendolo invece a rimuginazioni che bloccheranno ulteriormente le risorse in circuiti ripetitivi a sfondo ossessivo. Direzionalità e orientamento verranno meno; i rivoli d’acqua, non più adeguatamente mossi e convogliati dal Qi, anziché confluire nei torrenti e nei fiumi che dalle gambe raggiungono il mare pelvico per essere eliminati attraverso le urine o per imboccare le vie verso l’alto, ristagneranno addensandosi in mille pozze fangose, ed ecco comparire l’odiata e temuta “buccia d’arancia”. I rapporti tra forme visibili e l’invisibile energetica sottostante rendono ben conto del divario tra aspetto fisico oggettivo e disagio personale davanti allo specchio. Dimagrendo, le sostanze depositate nelle sedi di stoccaggio ripercorreranno il cammino in senso inverso, ritornando dagli interstizi connettivali nei capillari e quindi nella circolazione ematica per essere eliminate attraverso gli emuntori. Il processo sarà un progressivo, continuo e inconsapevole confronto, ad ogni passaggio del sangue nel filtro renale, ad ogni traspirazione, ad ogni respiro13 ed ad ogni evacuazione. Più che aver fretta di dimagrire rischiando di essere travolti dai processi in corso, gioverebbe rispolverare nel mentre le situazioni irrisolte; il corpo ci seguirà ricostituendo man mano l’assetto formale più confacente al nuovo equilibrio psicoemotivo sostenuto dal regime alimentare intrapreso. Un’alimentazione parca e adeguata alle facoltà metaboliche individuali evita di sovraccaricare i tessuti con sostanze di ostacolo al lavoro cellulare, favorendo invece l’arrivo alle cellule dei micronutrienti preziosi alle loro funzioni. In più, la rinnovata composizione della flora intestinale, del tutto riselezionata e rivoluzionata in tempi molto brevi14 dall’inizio di un cambio dietetico, rende disponibile la sintesi di un diverso pattern di neuromediatori chimici che si riversano nell’intero sistema organico, aprendo la porta a nuove consapevolezze. Dai connettivi alcune sostanze sono riassorbite nel lume intestinale15, entrando a far parte di un materiale fecale il cui aspetto costituirà l’indicatore dei processi trasformativi in atto e del punto in cui ci troviamo. Altre sostanze invece, riassorbite nei capillari, arrivando al circolo generale si riconfronteranno con l’intero sistema organico, che rivaluterà se integrarle, eliminarle o stoccarle in sedi eventualmente diverse dalle precedenti.

http://salute24.ilsole24ore.com/articles/14422-ventimila-respiri-al-giorno-la-spirometriasalva-polmoni-esami-gratis-per-la-prevenzione: «Facciamo 840 respiri ogni ora, 20 mila al giorno e più di 7 milioni l’anno. Oltre 550 milioni nel corso della vita».

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https://www.corriere.it/salute/nutrizione/14_gennaio_20/flora-intestinale-come-varia-cambiando-dieta-41821106-81cd-11e3-8a88-1094d7bd0d52.shtml; Turnbaugh P.J et Al. (2014), Diet rapidly and reproducibly alters the human gut microbiome, Nature, January 23; 505(7484): 559–563.

14

Vedi il Capitolo 8 e il Capitolo 15, paragrafo 1.

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5 La svolta: integrare gli opposti

L’epoca odierna vede emergere nuove evidenze scientifiche, talora contrarie a quelle che ci hanno sempre guidato, in un vertiginoso crescendo di acquisizioni sempre più in sintonia con il retaggio di antiche tradizioni, più o meno religiose1. Al di là della diffidenza indotta dalle novità, spesso le opposizioni sono solo apparenze, essendo entrambi i punti di vista, vecchio e nuovo, comunque tesi a tutelare la salute umana. Sta di fatto che innumerevoli “altre facce della medaglia” fanno da controparte a un sistema di protocolli operativi rigorosi, rigidi e lenti nell’accettare i profondi e rapidi rinnovamenti avvenuti alla base delle conoscenze dai quali sono essi stessi derivati, e che poco hanno tenuto in conto sinora l’importanza dell’unicità individuale. La situazione divide l’opinione medica e confonde i pazienti, desiderosi di certezze cui affidarsi. La difficoltà dell’elaborare in coscienza risposte univoche e definitive fa sì che ciascuno di noi, qualunque sia il suo ruolo, non possa più esimersi dal farsi carico di responsabilità ormai sempre più palesemente di propria esclusiva pertinenza, date le sincronicità indotte da un’attiva e consapevole partecipazione a qualsiasi scelta inerente il proprio vissuto. Quanto segue, come quanto precede, sia dunque considerato un mero elemento utile a tal fine, subordinato al vaglio dell’insostituibile, irrinunciabile e prioritaria esperienza personale e, a seconda dei casi, anche al parere del medico di fiducia. Rivolgiamoci ad alimenti di qualità, osserviamone gli effetti rispetto a scelte che coniughino il nostro sentire a criteri appartenenti a sistemi concettuali anche diversi dal nostro, essendo stati ed essendoci adeguatamente informati, senza mai dare nulla per scontato, definitivo o immodificabile. Nonostante le evidenze riconosciute dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità in merito ai rapporti tra cibo e salute, il medico, perlomeno quello della mia generazione, difficilmente ha ricevuto nella propria formazione universitaria nozioni che lo supportino nel valutare e consigliare i pazienti dal punto di vista alimentare, calibrandone la dieta a scopo preventivo o a seconda della 1

B raden G. (2006), La scienza perduta della preghiera, Macro Edizioni; www.focus.it/scienza/scienze/ meccanica-quantistica-cosa-e-come-funziona 35


NUTRIRE LA VITA

patologia in atto. Eppure gli stessi farmaci, qualora necessari, verosimilmente agirebbero con maggior efficacia in tessuti sgombri da scorie accumulate a seguito di sconsideratezze alimentari. L’affidamento esclusivo alla terapia farmacologica da parte sia del medico che del paziente in molti casi ne condiziona mantenimenti a lungo termine che rischiano di facilitare ulteriori scompensi nel delicato equilibrio organico. Ad esempio, l’odierno utilizzo continuativo di inibitori della pompa protonica, al loro esordio sul mercato prescritti solo nelle acuzie e per periodi limitati di tempo, riducendo drasticamente l’acidità gastrica determinerebbe l’arrivo nell’intestino di molecole digerite solo in parte, che alla lunga inficerebbero i processi a valle con conseguenze non del tutto innocue2. Assumere farmaci senza modificare lo stile di vita, in tal caso alimentare, è comunque un evidente controsenso, verosimilmente in grado di ridurre la stessa efficacia protettiva dell’inibitore di pompa. Mangiare bistecche perché “tanto ho l’antiacido che mi protegge” significa persistere in un atteggiamento autolesivo, oltre che un tantino infantile. Il latte vaccino costituisce un esempio di come le nuove informazioni disponibili renderebbero opportuno riconsiderare le basi del comune agire. Poiché la componente minerale dell’osso è costituita per la maggior parte da calcio3, il latte di mucca, che ne è molto ricco4, è sinora stato considerato un pilastro nella prevenzione alimentare dell’osteoporosi. I processi trasformativi operanti tra cibo nel piatto e molecole effettivamente incorporate non garantiscono però l’automatico realizzarsi della presunta equivalenza tra quantità di calcio presente nel cibo ingerito e quota fissata nell’osso. Le dinamiche digestive e metaboliche restano, infatti, per molti versi ancora un rebus a modalità risolutiva squisitamente individuale, difficilmente prevedibile e probabilmente anche variabile. La logica della natura non corrisponde necessariamente alla nostra. L’organismo percepirebbe i latticini come fonti di residui acidi5, derivati dalla loro quota proteica, da antagonizzare al più presto attingendo sostanze basiche proprio da quella matrice ossea che invece si vorrebbe rinforzare con il loro utilizzo. L’osso verrebbe dunque riassorbito, anziché ricostituito, in seguito all’assunzione di latticini6.   G rosdidier R. (2014), Dalla manifestazione clinica alla Nutrizione Cellulare Attiva: come collegare la fisiopatologia al terreno bionutrizionale, Milano 15-16 marzo, evento formativo n. 86862.

2

www.humanitas.it/enciclopedia/sali-minerali/calcio; https://it.wikipedia.org/wiki/Osso

3

Berrino F. (2015, p.22), Il cibo dell’uomo, Franco Angeli.

4

Ivi, p. 233.

5

G rosdidier R. (2011), La Nutrizione Cellulare Attiva, Milano, 19-20 novembre, evento formativo n. 12649.

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La svolta: integrare gli opposti

L’effettivo fabbisogno di calcio sarebbe così correlato alla qualità della dieta individuale7: frutta e verdura, affatto acidificanti, ne richiederebbero apporti minimi, colmabili dalle stesse fonti vegetali; al contrario, un’alimentazione ricca in proteine animali ne aumenterebbe drasticamente le necessità sino alle dosi attualmente raccomandate. Le compresse di calcio sortirebbero effetti ben diversi dalle aspettative, dato che l’organismo non è programmato per assorbire sostanze di natura non alimentare o inorganica8, dalle quali si difende avviandole o all’eliminazione attraverso gli emuntori, che tenderanno a formare calcoli9, o al verosimile stoccaggio in depositi di calcio osteoarticolari. Senza la vitamina D, del tutto assente nei latticini, il calcio non viene comunque assorbito né fissato nell’osso. Il problema del latte riguarda anche altre molecole in esso contenute. Le odierne tecniche di lavorazione, abbreviandone i tempi di permanenza gastrici, favorirebbero l’arrivo all’intestino di sostanze digerite solo parzialmente, tra le quali la caseina, una molecola proteica particolarmente grossa, soprattutto se di provenienza vaccina10. Appoggiandosi sulla delicata e sottile membrana intestinale la caseina darebbe luogo a processi infiammatori e lesivi capaci addirittura di bucare la mucosa, formando porosità determinanti l’assorbimento di sostanze improprie; si innescherebbero così, a seconda della predisposizione individuale, processi patologici a distanza11. Potenzialità analoghe avrebbero le componenti proteiche di cereali mutati geneticamente, soprattutto grano e affini, tanto che lo stesso morbo celiaco, solo fino a pochi anni fa considerato una rara intolleranza a una specifica proteina del grano chiamata glutine, si sta attualmente rivelando la mera punta di un colossale iceberg costituito da tutta una serie di ipersensibilità e sensibilizzazioni come mai se ne erano viste12. Mi chiedo se anche il morbo di Alzheimer o quello di Parkinson, patologie neurodegenerative sempre più comuni13 negli anziani dei nostri giorni, debbano 7

B errino F. (2015, pp. 275, 278), Il cibo dell’uomo, Franco Angeli; Muccioli M., Piastrelloni M., Bernini A. (2001, pp. 37), La dietetica tradizionale cinese, Vol. II, Quaderni di Medicina Naturale XVII-XVIII.

8

Walker N. (2012), Succhi freschi di frutta e verdura, Macro Edizioni.

9

Berrino F. (2015, pp. 235, 280), Il cibo dell’uomo, Franco Angeli.   G rosdider R. (2011), La Nutrizione Cellulare Attiva, Milano, 19-20 novembre, evento formativo n. 12649.

10

Seignalet J. (2007), L’alimentazione, ovvero la terza medicina, Ecologie Humaine.

11

C annizzaro O. (2014), Lo spettro della patologia glutine-correlata: attualità e prospettive, Corso Formazione a distanza, Evento n. 463-84694.

12

www.epicentro.iss.it/ben/2005/febbraio/1.asp: «In Europa si stima che la demenza di Alzheimer rappresenti il 54% di tutte le demenze con una prevalenza nella popolazione oltre i 65 anni del 4, 4%».

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NUTRIRE LA VITA

il loro progressivo diffondersi alle trasformazioni subite dai cereali negli ultimi trent’anni, i cui effetti avrebbero colpito proprio quella fascia di popolazione che, del tutto ignara, ha continuato a utilizzarli secondo le usuali abitudini, sperimentandone direttamente le conseguenze14. Significativo sarebbe in tal senso l’arresto nella progressione di molti casi di Parkinson, verificato da Jean Seignalet, realizzato unicamente grazie ad un regime alimentare “ipotossico”15 basato sull’esclusione di quasi tutti i cereali, il grano in primo luogo. Anche la scienza medica “ufficiale”16 riconosce l’importanza dell’alimentazione in queste patologie. La dieta mediterranea, minata alle sue stesse fondamenta dalle modifiche qualitative dei propri costituenti originari, parrebbe non rappresentare più oggi il sano riferimento alimentare con il quale siamo cresciuti. Nella densità materica di latte e carni è scolpita l’intera storia dell’animale da cui derivano: diete iperproteiche17 e ormoni somministrati per accelerarne la crescita aumentano la produzione di latte di ben tre volte18 rispetto a quella naturale; antibiotici necessari a curare le mastiti, più frequenti quando l’animale sia nutrito con mangimi a base di cereali e talora comunque preventivamente presenti nei foraggiamenti, oltre a incrementarne il peso19 alterano la flora microbica di chi ne consuma poi i derivati, con conseguenze metaboliche difficilmente prevedibili. Pollame e pesce d’allevamento non fanno eccezione20. Le continue microdosi di residui farmacologici e di varie sostanze introdotte con gli alimenti alterano e confondono sempre più il nostro sistema endocrino21,   Perlmutter R. (2015), La dieta intelligente, Mondadori.

14

Seignalet J. (2007, pp. 436, 621), L’alimentazione, ovvero la terza medicina, Ecologie Humaine.

15

G ià nel programma televisivo Medicina 33 del 21/03/16, nel corso di un’intervista il Prof. Carlo Caltagirone, Neurologo e Psichiatra, dava come appurata la correlazione tra alimentazione e morbo di Alzheimer e di Parkinson, per la cui prevenzione sono importanti adeguate proporzioni di vitamina C, E, B e di amidi complessi. La vitamina B12 e i folati della carne rossa sarebbero utili nel controllare certi metabolismi di aminoacidi altrimenti dannosi.

16

B errino F. (2015, p. 281), Il cibo dell’uomo, Franco Angeli: «Non ci sono ragioni scientifiche per promuoverne il consumo (di latte e latticini), neanche di una porzione al giorno».

17

Muccioli M., Piastrelloni M., Bernini A. (2011, p. 61), La dietetica tradizionale cinese, Vol. I, Quaderni di Medicina Naturale XV- XVI.

18

www.youtube.com/watch?v=2T6-BQ9Nq1c

19

www.youtube.com/watch?v=c3YCx9lmsbo

20

D elplanque C. (2019), La Nutrizione Cellulare Attiva nelle malattie da inquinamento ambientale, Milano, 23-24 febbraio, evento formativo n. 5293-244941; Italiano M. (2019), Meccanismi epigenetici nell’approccio integrato al paziente, Milano, 6 aprile, evento formativo n. 258031; Bottaccioli F., Bottaccioli A. (2017, Capitolo 12), Psiconeuro Endocrino Immunologia e scienza della cura integrata, Edra.

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La svolta: integrare gli opposti

già impegnato dalla presenza, non solo nel latte di mucca, di fattori di crescita22 e segnali in grado di ripercuotersi su tutto il complesso network informativo dell’organismo. Essendo noto che la vitamina C giova alle difese immunitarie siamo cresciuti mangiando arance, che la contengono, durante tutta la stagione invernale, a volte con razione doppia durante raffreddori e influenze. La tradizione cinese insegna però che il sapore acido astringe i pori della pelle23. Le arance saranno dunque adatte soprattutto per prevenire l’influenza, quando la priorità è quella di rinforzare lo “scudo protettivo” presente sulla superficie corporea, impedendo che il patogeno la attraversi24. Sono invece del tutto controindicate nel corso della malattia influenzale, assimilabile a un vento freddo che dall’esterno penetra nel corpo attraverso la pelle. Alle prime avvisaglie, anziché chiudere i pori trattenendo il virus all’interno, sarà meglio aprirli con il sapore piccante, che inducendo la sudorazione drena il patogeno all’esterno, travolto dal liquido in uscita. Prendiamo dunque atto di come informazioni pur in sé corrette, quali “l’arancia fa bene”, possano sortire effetti opposti al loro scopo se estrapolate dalle circostanze individuali al momento della loro assunzione. Il cervello ha di certo bisogno di zucchero, come riportava anche uno slogan pubblicitario di tempi addietro. Le tecniche di raffinazione, per estrarne dalle materie prime la maggior quantità possibile, hanno però eliminato vitamine, sali minerali e oligoelementi in esse presenti. Pur in quantità così piccole da essere considerabili al limite delle impurità, tali micro quantità sono invece fondamentali ai fini della sua fisiologica digestione e assorbimento25. Limiterebbero infatti l’immediato aumento della glicemia, ben più rapido e cospicuo in loro assenza, che si verifica in seguito all’ingestione di zucchero bianco. In natura, come nel corpo, le microdosi contano! Incrementi glicemici lenti e moderati, sostenuti da zuccheri integrali, indurrebbero26 minori increzioni di insulina, l’ormone che favorisce l’ingresso del glucosio nelle cellule abbassando

Berrino F. (2015, p.119, 219), Il cibo dell’uomo, Franco Angeli.

22

Vedi il Capitolo 13, paragrafo 4.

23

Vedi il Capitolo 15, paragrafo 2.

24

G rosdider R. (2011), La Nutrizione Cellulare Attiva, Milano, 19-20 novembre, evento formativo n. 12649. Muccioli M., Piastrelloni M., Bernini A. (2011, p. 57), La dietetica tradizionale cinese, Vol. I, Quaderni di Medicina Naturale XV- XVI, supplemento al n. 80 della Rivista Italiana di Medicina Tradizionale Cinese: «Lo zucchero raffinato ha perso nel corso della sua preparazione il 90% dei suoi fattori nutritivi e tutta la vitamina C».

25

N on c’è omogeneità di vedute circa il fatto che lo zucchero integrale di canna abbia a tal proposito effetti diversi da quelli dello zucchero bianco da barbabietola.

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la glicemia27. Il picco glicemico conseguente l’ingestione di zucchero bianco induce un’increzione di insulina tale da ridurre bruscamente la glicemia, favorendo così la comparsa di un ulteriore senso di fame che porterà a consumare altri zuccheri, sostenendo l’insorgere di dipendenze. L’insulina, parte di un complesso network psiconeuroimmunoendocrino, è un ormone da “disturbare” il meno possibile con caffè28, caramelle, dolcetti e snack di ogni sorta, perché il suo ruolo si sta rivelando sempre più articolato, con azioni che vanno ben oltre l’ambito digestivo29. In natura ogni alimento è di per sé completo, contenendo tutto il necessario al proprio assorbimento; isolarne un costituente e ritenerlo più importante rispetto agli altri solo perché quantitativamente preponderante significa trascurare il ruolo delle microquantità, sulle quali si basa invece l’intera fisiologia organica. Quantità così piccole da essere al limite delle qualità, eppur dotate di efficacia biologica, si rivelerebbero ben più vicine al ruolo attribuito a sapori e nature30 degli alimenti dalla tradizione cinese, che non alle tabelle nutrizionali occidentali.

L o zucchero, essendo un dolcificante, va comunque consumato con estrema moderazione. Quello integrale, derivato dalla canna da zucchero, è senz’altro più completo dal punto di vista nutrizionale rispetto allo zucchero raffinato. Lo zucchero integrale estratto dai fiori della palma di cocco avrebbe un indice glicemico al di sotto degli altri di ben 20-30 punti. I dolcificanti sono considerati dalla medicina tradizionale cinese sostanze tossiche, come si vedrà al capitolo 13, paragrafo 4, e al Capitolo 16. Il modo migliore per soddisfare la necessità di zuccheri è ricorrere a cereali integrali, legumi e verdure adeguatamente masticati, il cui sapore dolce risponde alle richieste nutrizionali senza sovraccaricare i corrispondenti sistemi metabolici, essendo derivato da carboidrati complessi. https://www.diabete.com/sostituti-naturali-dellozucchero/; https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/alimentazione/nutrizione/ zucchero-integrale-canna.html; http://www.aromae.it/zucchero-di-palma-da-cocco-la-verita-sui-benefici-pericoli-e-come-usarlo/; https://www.cure-naturali.it/articoli/alimentazione/ nutrizione/zucchero-fiori-di-cocco-proprieta.html; Pitchford P. (2019, Capitolo 11), Il cibo della salute, Ed. Enea; Trevisani C. (2016, Capitolo 3), Fondamenti di nutrizione, Ed. Enea.

27

A nche il caffè non zuccherato induce la liberazione di insulina. http://www.collegiovolta.org/ images/carini_12_2017.pdf; Grosdidier R. (2011, Diapo 61), La Nutrizione Cellulare Attiva, Milano, 19-20 novembre, Evento Formativo n. 12649; Trevisani C. (2016, p. 55), Fondamenti di nutrizione, Ed. Enea: «Caffeina e tabacco provocano la secrezione di adrenalina, la quale determina un innalzamento della glicemia».

28

B ottaccioli F., Bottaccioli A. (2017, pp. 108, 273, 413, 655), Psiconeuro Endocrino Immunologia e scienza della cura integrata, Edra. http://www.pnei4u.com/wp-content/uploads/2016/09/Pneiworld-medibio-maria-corgna-pnei-infiammazione-depressione-diabete-2-2014.pdf

29

Vedi il Capitolo 13, paragrafo 4, e il Capitolo 22.

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Silvia C. Guardini si laurea in medicina nel 1994 presso l’Università degli Studi di Milano; già omeopata, nel 2001 si diploma in agopuntura. Da anni promuove incontri divulgativi e seminari didattici su medicina tradizionale cinese e alimentazione, che hanno ispirato l’iniziale stesura di questo testo a partire dal proprio vissuto personale. Il suo sito è www.silviaguardini.it

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