Iridologia e Ayurveda
LABORATORIO DI NATUROPATIA
Federica Zanoni Daniele Lo Rito
Laboratorio di Naturopatia
Il progetto delle Edizioni Enea è rivolto alla produzione di libri di qualità. Qualità e attenzione nei contenuti che, grazie alla collaborazione con la Scuola SIMO e i suoi esperti, vengono verificati e revisionati in modo da offrire conoscenze e tecniche frutto delle ricerche e dell’esperienza dei migliori professionisti. Qualità e attenzione nella realizzazione dei nostri libri e nei processi di stampa. Questo libro è stampato su carta prodotta dalla Arjowiggins, certificata anti-invecchiamento ISO 9706, realizzata al 100% con pasta riciclata FSC (contenuto minimo di fibre riciclate post-consumo 85%) e sbiancata senza l’uso di cloro.
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IRIDOLOGIA E AYURVEDA
Federica Zanoni Daniele Lo Rito
edizioni
© Copyright 2010 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl I edizione settembre 2010 ISBN 978-88-95572-43-7 Edizioni Enea Sede Legale - Viale Col di Lana 6/a, 20136 Milano Sede Operativa/Magazzino - Piazza Nuova 7, 53024 Montalcino (SI) www.edizionienea.it edizioni.enea@gmail.com Progetto grafico Lorenzo Locatelli Disegno in copertina Federica Aragone Le illustrazioni delle mappe iridee sono state gentilmente concesse da Xenia Edizioni e dal dottor Daniele Lo Rito Stampato in digitale da Global Print srl 20064 Gorgonzola (MI) I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multimediale, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi. I benefici derivanti dall’applicazione dei metodi descritti dipendono dalla dedizione e dalle capacità di chi opera in piena responsabilità. Gli Autori e l’Editore non hanno responsabilità per l’utilizzo delle tecniche terapeutiche citate nel testo.
L’immaginazione è l’occhio dell’anima. Joseph Joubert
A Sara e Silvio
INDICE 9
Prefazione
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Introduzione
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1. Iridologia e Ayurveda: concetti fondamentali e terminologia di base
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2. Il Dosha Vata e la sua collocazione nell’iride
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3. Il Dosha Pitta e la sua collocazione nell’iride
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
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5. Casi clinici
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6. La ricerca: materiali, metodi e dati raccolti
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7. Questionari
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Riferimenti bibliografici
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Prefazione Ho letto questo libro con grande soddisfazione, come ogni volta in cui discipline nuove e antiche si intrecciano creando una sintesi ricca di conferme di ciò che è noto e al tempo stesso di nuovi stimoli per una comprensione ancora più profonda dell’essere umano. L’iride di per sé ha un suo incontestabile fascino per la ricchezza di forme, colori, trame uniche e irripetibili, d’altra parte la medicina ayurvedica, antichissima e completa, desta certamente un ulteriore interesse. L’aver saputo coniugare tali discipline con armonia, chiarezza, precisione e al tempo stesso un’incredibile passione è il pregio degli autori. Vata, Pitta o Kapha? Chi è ognuno di noi? Chi sono i nostri figli o i nostri pazienti? Si tratta dei tre Dosha, le tre energie risultanti dalla combinazione dei cinque elementi: aria, etere, fuoco, acqua, terra. Queste energie ci plasmano nella materia e nella psiche, Vata ha una corporatura esile, i muscoli sono poco sviluppati, il carattere è vivace e volubile. Pitta ha una corporatura e una muscolatura media, è passionale e competitivo. Infine Kapha di corporatura robusta e muscolatura ben sviluppata è un tipo tollerante, stabile e affidabile. Si può dunque individuare il tipo dall’aspetto, dal comportamento, dai modi di fare, dalle preferenze individuali e ora anche dall’iride. Il vantaggio consiste nel vedere “con i propri occhi”, in uno spazio apparentemente piccolo, ma che all’appassionato talora appare infinito, tutti i punti di forza e debolezza per proporre misure preventive e di rafforzamento attraverso consigli di stile di vita, alimentazione e rimedi di riequilibrio. Infine i tre casi proposti sono di ulteriore chiarimento, fornendo una nota pratica alla teoria precedentemente esposta. Le mappe sperimentali, create appositamente a partire da mappe preesistenti, per poter identificare il Dosha di appartenenza, costituiscono un arricchimento per la disciplina iridologica stessa che è in costante sviluppo grazie alla passione e al lavoro di diversi ricercatori. Dunque un’appassionante lettura alla ricerca del Dosha attraverso l’iride, per conoscerci meglio e lasciarci meravigliare delle infinite sfumature della nostra natura. dott.ssa Catia Trevisani
Catia Trevisani, medico-chirurgo, si laurea nel 1988 presso l’Università degli studi di Milano; contemporaneamente approfondisce e pratica la Medicina Olistica. Ha fondato e dirige dal 1995 la Scuola di Naturopatia SIMO (Scuola Italiana di Medicina Olistica) in cui insegna il Metodo SIMO per l’integrazione delle singole discipline. Insegna Nutrizione, Floriterapia, Reflessologia, Cromopuntura e Naturopatia applicata. Pratica come medico naturopata e promuove la Medicina Olistica attraverso corsi e libri. Ha scritto: Introduzione alla Naturopatia, Audiocorso di Introduzione alla Naturopatia, Reflessologia Naturopatica, Fondamenti di Nutrizione, Fiori di Bach e Naturopatia, Curarsi con il cibo, Curarsi con l’acqua.
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Introduzione Ogni uomo e ogni donna è un microcosmo di energie, elementi, calore e colore. L’Iridologia e l’Ayurveda potrebbero essere due meravigliosi pittori che, con un unico pennello e dosando sapientemente i toni, tracciano ognuno di noi in maniera unica e originale. E non c’è né bello né brutto, né giusto né sbagliato, ma solo la stupenda e misteriosa diversità. Quando si sceglie di studiare e approfondire una particolare disciplina possono esserci molti perché alla base e la scelta di un tema specifico è spesso così piena di ragioni che diventa difficile elencarle tutte. Quanto è scritto nelle pagine che seguono rappresenta il nucleo di un lavoro di ricerca relativo a una tesi di diploma in Iridologia e Naturopatia conseguito nell’anno 2008 presso l’Accademia di Scienze Igienistiche Naturali G. Galilei di Trento. Non sappiamo quanto ciò che leggerete possa essere stato a suo tempo il frutto di una scelta cosciente e consapevole o il risultato della giusta e “inevitabile” combinazione dei pezzi di un puzzle che si è magicamente composto da solo. Ciò che sappiamo con certezza è che saremo molto felici di riuscire a far nascere in quanti avranno in loro la curiosità di proseguire con la lettura di questo libro, anche un brevissimo momento in cui sentiranno in loro stessi la sensazione di appartenere ad un “tutto” unico, armonico e immenso, fatto di energia, colore, profumo, mare, cielo, vento, sole, gioia, dolore… riflesso nei loro occhi. Abbiamo cercato di costruire un piccolo trait d’union tra due discipline, o meglio tra due arti enormemente ricche. L’Ayurveda, di un’antica saggezza cui attingere a piene mani, l’Iridologia, di risposte e al tempo stesso fonte di nuove domande. La cura degli occhi è presa in particolare considerazione dalle pratiche ayurvediche quotidiane di igiene e benessere perché gli occhi “ci portano dentro l’universo delle forme e dei colori” e per questo vanno mantenuti sempre sani e lucenti. Molti di noi hanno presente la cura anche estetica che le donne indiane riservano ai loro occhi truccandoli con calma e sapienza. L’Ayurveda rivela peraltro sorprendenti tentativi di analisi iridologica che non hanno molto a che vedere con l’analisi iridologica vera e propria che oggi si conosce, ma contengono in nuce delle premesse molto interessanti. Perché l’Iridologia e l’Ayurveda? Per il loro fascino e per l’unicità degli esseri umani, che possono essere valutati sia in base alla loro costituzione ayurvedica che a quella iridologica, ma il quadro che si forma di ognuno di noi è sempre diverso, fatto di piccole e grandi caratteristiche. Ogni iride è unica e speciale. Può forse assomigliare ad un’altra, ma non potranno mai esistere due iridi uguali. Conosciamo centinaia di sfumature diverse per quanto riguarda i toni di colore delle iridi che incontriamo per la strada, a scuola, al lavoro… così in Ayurveda sulla base dell’interazione dei tre Dosha fondamentali, le variazioni sono molteplici e dipendono dalle proporzioni delle tre energie vitali presenti ed ognuno possiede una combinazione tra Dosha unica e personale. La curiosità è stata: è possibile determinare la predominanza verso una delle tre costituzioni ayurvediche avendo come punto di partenza l’iride? E in presenza di una determinata costituzione ayurvedica, che possibilità ci sono di rilevarla anche dall’iride?
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Iridologia e Ayurveda
Si è trattato perciò di intrecciare tra loro due discipline in modo che l’una possa usufruire dell’altra in maniera concreta. L’iride potrebbe essere cioè uno strumento attraverso cui individuare i pilastri fondamentali dell’approccio ayurvedico, ossia le costituzioni (Vata, Pitta e Kapha) e reciprocamente trovandosi davanti a un soggetto con un determinato Dosha dominante, si potrebbe presumere immediatamente quali aree riflesse nell’iride potrebbero presentare segni di debolezza o comunque di squilibrio. Creare una buona sinergia tra due discipline che prendono in considerazione non solo le nostre caratteristiche fisiche, fisiologiche e la nostra predisposizione ad ammalarci, ma anche le nostre emozioni e il nostro modo di viverle ed esprimerle (o non esprimerle) è sicuramente un obiettivo ambizioso, però con questo studio si è cercato di porre un primo “mattoncino”. Sono due scienze dell’individuo, due arti olistiche. Il termine olismo deriva dalla parola greca olos che significa “totale, intero”. Nel 1926 fu pubblicato in Sudafrica un libro dal titolo Olismo ed evoluzione. Fu un testo osteggiato ufficialmente in quanto in opposizione al metodo riduzionista e per il suo approccio più filosofico che empirico il quale non si prestava alle prove di laboratorio. Secondo i concetti esposti, anche la più piccola parte contiene tutti gli elementi dell’intero di cui ha fatto parte. La singola cellula del corpo umano contiene, nel DNA, l’informazione globale del corpo e della mente grazie alle quali riesce a comunicare e relazionarsi continuamente con l’intero sistema cellulare. Ma se Smuts1, autore del testo, coniò per primo il termine olismo, già nella Bibbia si trova scritto: “Chi afferra una parte dell’essenza ha afferrato l’essenza intera”. Si veda anche il detto presente nella tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto “come in alto così in basso”, oppure la definizione di olismo data dall’Enciclopedia Britannica: “La teoria che postula l’esistenza di totalità come tendenza del mondo. Guarda gli oggetti naturali, animati e inanimati, come totalità e non come meri assemblaggi di elementi o parti. Questi corpi o cose non sono interamente risolvibili in parti ma, seppur a gradi diversi, sono totalità con particolari caratteristiche e comportamenti che il raggruppamento meccanico dei loro costituenti non potrà restituire”. Così ogni cosa può influenzare le altre ed esserne influenzata, questo è il pensiero del mistico George Gurdjeff. La visione olistica della realtà quindi considera l’esistenza composta di piani compenetrati di energie più o meno sottili, non separabili in fisici o spirituali. Così la medicina olistica è la medicina che sa considerare il paziente come un’unità di corpo, mente, sentimenti, funzioni biologiche, sintomi e risorse per guarire. Ha l’obiettivo di studiare e comprendere la multidimensionalità dell’essere umano, ponendo in primo piano la persona nella sua globalità e non la malattia, perché un organismo è sempre qualcosa in più della semplice somma delle sue parti. Si tratta di un atteggiamento da adottare e non una tecnica terapeutica, riequilibrando gli aspetti che hanno portato alla malattia dal punto di vista strutturale psichico e ambientale. L’Iridologia adotta un approccio di tipo olistico e nell’iride vi è l’uomo in tutti i suoi aspetti: fisici, psichici, energetici. È un’arte imperniata su tradizioni di medicina e di guarigioni umanistiche nella quale viene valutata e rispettata la persona nella sua interezza e l’Ayurveda insegna a rendersi consapevoli della propria integrità come corpo, mente e anima. La medicina olistica non è possibile senza uno stile di vita olistico, ma noi viviamo in Occidente una vita che scorre in maniera frammentata nel tempo e nello spazio, nel corpo e nella mente. Per adattare l’Ayurveda alla nostra vita non possiamo iniziare applicando soltanto i suoi principi sui nostri già disintegrati. Dobbiamo vedere e sentire noi stessi come un “intero”, come unità e integrità e in seguito ci si può rendere conto della propria individualità nel cosmo2. 12
Introduzione
Il termine “olistico” viene impiegato per designare tutti i diversi sistemi alternativi di cura della salute rispetto a quelli della medicina moderna o che provengono da antiche culture tradizionali dell’India, della Cina, della Grecia ecc. Usare metodi di cura delle antiche tradizioni indiane, cinesi, greche, sciamaniche non rappresenta di fatto un approccio olistico alla medicina. Se si prende un farmaco ayurvedico o si segue qualche altra cura a base di erbe o la terapia dell’agopuntura, ciò non significa che si utilizzino metodi olistici di cura della salute. Con “olistico” non si intende solo considerare il corpo una singola unità, ma tener conto anche del contesto sociale, culturale, spirituale e del legame cosmico dell’individuo. Perciò, adottare un approccio olistico per preservare e ristabilire la salute, significa vivere in modo olistico armonizzando se stessi con l’ordine cosmico. La visione olistica è la filosofia del rispecchiamento del microcosmo nel macrocosmo in cui ogni piccola parte del cosmo ricapitola l’universo intero; e il corpo umano è il microcosmo per eccellenza. Il corpo umano ricapitola il mondo ed è “costruito” come una sua minuscola rappresentazione: è una totalità. Ogni piccola componente del corpo è parte integrante di questa totalità3. Esiste un termine mutuato dalla lingua islamica, che esprime la concezione dell’essere umano nella sua totalità e l’intero edificio dell’Islam è basato sulla sua comprensione, in quanto è un concetto che sostiene l’unità di tutta la creazione, tawhib. L’universo creato dal nulla viene percepito alla luce di questo principio, per cui l’unità come metodo concepisce il cosmo come un tutto integrato e dotato di un fine che è il macrocosmo o al-insanal-kabir (il grande uomo) e viene visto come un corpo completo in tutte le sue sfere e gradazioni. L’analogia tra microcosmo e macrocosmo è fondamentale anche per la cultura islamica e ha un significato profondo con implicazioni pratiche che toccano sia la fase della diagnosi che quella del trattamento. Anche nella pratica medica islamica l’analogia dell’essere umano con il cosmo è sempre tenuta presente per raggiungere la salute, che è una condizione dinamica di aitidal (equilibrio). Aitidal a sua volta è lo stato armonioso delle forze e degli elementi che compongono l’essere umano e di quelli esterni ad esso, in conformità con il principio costruttivo della natura: “Ogni individuo in quanto unità integrata e dotata di uno scopo agisce sempre con un’intelligenza innata, in modo da mantenere completa e dinamica la condizione di equilibrio nei diversi livelli dell’universo di cui fa parte”4. La lettura dell’iride si colloca perfettamente e armonicamente in questa ottica olistica tanto antica, in quanto valuta tendenze ereditarie, predisposizioni, terreno, energia/reattività in base a schemi scientifici di analisi organica unitamente a un’importante apertura verso la considerazione degli aspetti psichici ed emozionali in un tutto integrato. Specie i recenti filoni interpretativi cercano di operare senza preclusioni o pregiudizi, secondo quanto Ippocrate ha espresso in maniera breve, ma assolutamente illuminante: “È più importante conoscere che tipo di persona ha una malattia, piuttosto che conoscere il tipo di malattia che una persona ha”. Nel personale tentativo di avvicinarci al concetto di “olismo e sinergia” abbiamo cercato perciò il riscontro a livello iridologico dello stesso Dosha rilevato in un soggetto tramite una serie di domande e di risposte circa la sua costituzione fisica, fisiologica, emotiva e una valutazione anamnestica. Di conseguenza la possibilità di giungere a possedere oltre a immediati strumenti di catalogazione, anche le opportune strategie di trattamento. Tale collegamento vede l’iride e la sua indagine in primo piano per cercare e trovare in essa i fondamenti, le tracce della presenza di una medicina antica colma di saggezza 13
Iridologia e Ayurveda
e di equilibrio. Ancora una volta l’iride ha forse rappresentato il tramite per riportare gli uomini al loro innato patrimonio di conoscenza. Le possibilità ci sono, o meglio, sempre secondo questo studio sono emersi in questo senso dei buoni risultati e l’opportunità di rilevare la costituzione ayurvedica dall’iride, o comunque il Dosha che tenderà a sbilanciarsi per primo e contemporaneamente individuare l’organo in situazione di deficit, debolezza, iperfunzionalità, può offrire interessanti opportunità per la prevenzione e per un approccio di trattamento integrati. Il primo passo è stato prendere in considerazione le mappe topografiche iridee. Non solo è stato possibile identificare gli organi riflessi nell’iride in base al criterio della sede dei tre Dosha (Vata, Pitta, Kapha), ma anche dare ai Dosha ayurvedici una collocazione iridologica nell’ambito dello sviluppo embrionale (corona) e della debolezza spaziale (orlo pupillare interno)5. La ricerca è stata condotta usufruendo di determinati materiali e metodi che permettessero di valutare una serie di casi e di raccogliere i dati necessari per verificare l’ipotesi e in questo senso è stato fondamentale il grande lavoro svolto precedentemente in ambito iridologico. Sono state utilizzate le mappe iridologiche esistenti e sulla loro base si è proceduto all’elaborazione di mappe iridologiche sperimentali per la localizzazione dei Dosha. Due di tali mappe, la mappa iridologica rappresentante l’embriogenesi in Iridologia e quella relativa allo spaziorischio sono relativamente recenti. Il criterio che è stato seguito nel corso della fase sperimentale del lavoro è stato quello di rilevare all’interno dell’iride, letta secondo le mappe iridologiche sperimentali, che hanno la caratteristica di identificare gli organi riflessi in base al criterio della sede dei tre Dosha, la prevalenza dello stesso Dosha che risulta dominante a seguito della sua determinazione attraverso la compilazione di questionari somministrati. In breve, si è trattato di individuare all’interno di organi e apparati riflessi nell’iride e contrassegnati nelle mappe iridologiche, i tre Dosha. Tali organi e apparati sono stati identificati per Vata, Pitta e Kapha, in base al criterio della sede del Dosha stesso e i segni iridologici (patografie e patocromie) rilevati, sono stati considerati oltre che indici di un possibile squilibrio di quell’organo, anche (di conseguenza) del Dosha che vi ha sede. Reciprocamente identificare lo squilibrio del Dosha può far pensare a un possibile coinvolgimento dell’organo. Si è proceduto su tre livelli di analisi attribuendo al rispettivo Dosha i segni iridologici rilevati e la risposta ai fini dello studio è stata considerata positiva quando, a seguito della somma dei segni individuati, il risultato totale ha dato come prevalente lo stesso Dosha emerso dalla valutazione dei questionari somministrati6. Tutti i segni di debolezza, deficit, iperfunzionalità rilevati in un organo, settore o apparato, sono stati cioè automaticamente attribuiti allo squilibrio del Dosha rilevato in quel settore e da qui le considerazioni sulle condizioni personali delle nostre energie. Capita spesso mentre si lavora a una tesi o comunque a qualche progetto di ricerca che conoscenti e amici formulino una delle domande più difficili da sostenere e quasi impossibili da soddisfare, perché si è ancora immersi nei dubbi e nelle incertezze. Il quesito è: A cosa può essere utile questo lavoro? Che vantaggio può dare? E non c’è domanda peggiore. Non tanto perché non si nutre fiducia o amore verso quello che si sta facendo, infatti non sarebbe possibile continuare nelle proprie ricerche senza una vera passione che “brucia” alla base, ma in quanto ci si rende conto che le persone sentono in maniera molto forte la necessità di risposte che abbiano un fine, anche piccolo, su loro stesse e sul loro benessere. Pensiamo e speriamo che questo lavoro possa contribuire a questo scopo. 14
Introduzione
Dallo studio intrapreso riguardo alla possibilità di costruire un piccolo ponte di collegamento tra l’Iridologia e l’Ayurveda sono emersi dei risultati che pensiamo possano contribuire alla richiesta di una, seppure minima, utilità in termini di strumenti a disposizione verso il raggiungimento di una migliore qualità di vita. Queste due discipline possono offrire delle vere opportunità di trasformazione non solo dal punto di vista di un generale stato di equilibrio-benessere fisico, ma anche nel modo di percepire se stessi e tutto ciò che ci circonda utilizzando i nostri sensi per identificare il proprio corpo, le proprie emozioni e il mondo in termini di quelle qualità che hanno insite in loro stesse le caratteristiche della modificazione e del cambiamento. Freddo-caldo, solido-liquido, ruvido-liscio, duro-morbido, pesante-leggero… non sono solo coppie di termini in opposizione, ma secondo l’Ayurveda rappresentano la vita stessa, che va avvertita nelle sue incessanti mutazioni in un continuum senza sosta. Nel momento in cui riusciamo a sviluppare la giusta sensibilità per avvertire anche le minime variazioni, abbiamo in mano una delle chiavi dell’equilibrio di noi stessi, che va, se necessario, ribilanciato e assecondato seguendo i ritmi della natura. Anche l’Iridologia offre un mezzo di lettura assolutamente dinamico. Essa, specie grazie ai nuovi approcci, si sta indirizzando verso un’interpretazione di segni e irregolarità iridee, pupillari, sclerali che vanno al di là del loro valore diagnostico dal punto di vista organico. Capacità di diagnosi che, è sempre bene ricordarlo, non si propone di sostituire quella clinica della quale semmai può costituire un ottimo supporto. Sono nate e cresciute la ricerca e gli approfondimenti dei messaggi dell’iride sui quei piani sottili che possono essere in grado di chiarire alcuni meccanismi e cause profonde del disturbo e dello squilibrio7. Il corpo non è più solo fisico, ma energetico, emotivo, psico-mentale, spirituale e la sua disarmonia può essere rivelata anche dai segni iridei, se correttamente interpretati. Con questa proposta di lettura si è inteso sollecitare la curiosità di chi si occupa di Iridologia, di Ayurveda, di Naturopatia e non solo. Lo scopo è sempre comunque approdare ad un ventaglio di proposte tese al riequilibrio, all’armonia e al benessere nel pieno rispetto della individualità umana e nella accoglienza, scevra da pregiudizi ma sempre attenta e consapevole, di quanto esperienze antiche e più recenti ci offrono.
Note 1 Jan Christian Smuts è passato alla storia anche per avere contribuito alla realizzazione della Lega delle Nazioni e delle Nazioni Unite. Tra i passi del suo celebre Olismo ed evoluzione: “Poiché siamo un unico con la Natura, le sue fibre genetiche scorrono attraverso il nostro essere, i nostri organi fisici ci connettono con i milioni di anni della sua storia, le nostre menti sono piene di antichissimi sentieri dell’esistenza preumana”. Dalla rivista “Essenzialmente energia” periodico di informazione della Associazione delle Arti per la Salute e delle Terapie Naturali, n. 2, aprile 2006. Cfr. anche Melai A., Trevisani C., Introduzione alla Naturopatia, Edizioni Enea, Milano, 2008, pp. 9-11. 2 Cfr. Verma V., Ayurveda,scienza della vita. L’arte del curare indiana, metodi e ricette ad uso degli occidentali, Edizioni Mediterranee, Roma, 1994, p. 18. 3 Salomoni A., Iridologia, EIFIS Editore, Forlì, 2004, p. 13. 4 Salim-Khan M., Medicina islamica. I principi e la pratica di uno dei più antichi sistemi di cura, Red, Como, 2005, p 32. 5 Per una descrizione dettagliata dei metodi e dei materiali utilizzati nella conduzione della ricerca si rimanda al capitolo 6 (p. 93). 6 Vedi il capitolo 6 a p. 93. 7 Cfr. Lo Rito D., Birello L., Iridologia del profondo, Edizioni Enea, Milano, 2007.
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Iridologia e Ayurveda
Ringraziamenti Grazie al relatore di questo studio il dottor Daniele Lo Rito, maestro da cui ho respirato l’amore per l’Iridologia da ogni nozione trasmessa e da ogni gesto. Grazie con tutto il cuore a tutti i docenti dell’Accademia di Scienze Naturoigienistiche G. Galilei di Trento e in particolare a Marino Lusa per i suoi insegnamenti e la sua gentile collaborazione a questa ricerca. Sono stati anni non solo di studio, ma anche di rapporti umani. Grazie ad Anita e Marco e agli studenti dell’Accademia Galilei che hanno partecipato con interesse e pazienza. Grazie a tutti quelli che mi vogliono bene. Federica Zanoni Un grazie a tutti quelli che amano fare ciò che percepiscono nell’anima, senza rimorsi o dubbi, senso di simpatia o antipatia. Ringrazio di cuore Federica Zanoni che mi ha permesso di studiare la medicina ayurvedica, di poter applicare l’Iridologia multidimensionale a uno studio che reputo molto importante. Daniele Lo Rito
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4 Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
Le caratteristiche fisiche e psichiche del Dosha Kapha Il parola Kapha o Slesma è costituita dalla radice “slish” che significa “stretta”, “coesione”. Regola gli altri due Dosha. Kapha è l’energia della costruzione, della solidità, della protezione, della lubrificazione e del mantenimento. È morbido, solido, opaco, dolce, rigido, freddo, pesante e le sue caratteristiche sono relative ai due elementi da cui deriva: acqua e terra. Le sue funzioni sono legate all’untuosità, al legame, alla fermezza, alla pesantezza, al vigore sessuale, alla forza, alla perseveranza, al ritegno e all’assenza di avidità, alla stabilità e alla riserva. L’umore flemma (Kapha) è in terapia ayurvedica la sostanza ultima presente nel tessuto liquido attraverso il quale gli organi ricevono il nutrimento appropriato. Flemma produce la crescita e ripara i tessuti traumatizzati. Gli umori flemma e bile (Pitta) in associazione possono causare edemi, nevralgie, malaria, tosse, dolori toracici, vomito, asma, singhiozzo. Gli umori flemma e vento possono dare gastrite, edemi, coliche, paralisi, asma, reumatismi e bronchiti. Le persone dominate da Kapha tendono ad essere di corporatura robusta e piuttosto corpulenta1. Sono comunque persone di aspetto gradevole, calme e benevole. Le proporzioni corporee sono equilibrate e ben salde, non scricchiolano come può succedere alle persone di costituzione Vata, né le giunture sono visibili. Le dita delle mani e dei piedi sono di solito piuttosto corte e tozze, il collo è robusto. Le persone di tipo Kapha sono dotate di grande forza, resistenza ed energia, ma spesso a causa della loro costituzione devono compiere dell’esercizio fisico per mantenere il loro peso entro un livello ragionevole. Queste sono le persone che, come loro stessi confessano, “possono ingrassare solo guardando una pietanza”. Trovano difficile perdere il peso che hanno accumulato nel corso degli anni soprattutto sulle natiche e le gambe, ciò anche a causa della loro digestione lenta del loro metabolismo pigro. Caratteristiche fisiche di Kapha (corpo) • Corporatura robusta • Struttura ossea pesante • Proporzioni ampie • Movimenti morbidi • Muscolatura solida • Tendenza ad ingrassare • Pelle fredda e oleosa
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Iridologia e Ayurveda
I loro capelli sono generalmente castani tendenti al castano scuro, spessi e leggermente mossi piuttosto che veramente ricci. I peli del corpo sono solitamente presenti in quantità moderata. Le unghie sono particolarmente forti, grandi, spesse e regolari. Il loro spessore può farne sembrare pallida l’attaccatura. Hanno occhi grandi, umidi, castani o blu scuri, a forma di oliva e in genere sono quelli che vengono definiti “bellissimi occhi”. Il loro movimento non è rapido e lo sguardo non è particolarmente intenso, ma questi occhi sembrano emanare dolcezza e sono incorniciati da lunghe e folte ciglia e sopracciglia. La pelle è spessa, oleosa, liscia, simile a cera e con poche rughe. È elastica grazie alle sostanze emollienti che hanno origine dal corpo. La natura stabile di questa tipologia rende anche la loro pelle di aspetto uniforme in termini di consistenza. Nei Kapha la tendenza a sudare è media, le mani possono essere leggermente umide, sebbene più fredde rispetto a quelle dei Pitta. Il loro viso è grande, rotondo, pieno, il collo è forte e simile al fusto di un albero. Hanno labbra piene, morbide e umide, sebbene non così ben definite come quelle degli individui Pitta. I loro denti sono grandi e forti, bianchi e di dimensioni uniformi. La lingua raramente è ricoperta da patina, ma quando lo è appare biancastra. Caratteristiche fisiche di Kapha (viso) • Capelli forti e lucidi • Viso largo e pieno • Occhi grandi, dolci e lucidi • Labbra grandi e piene • Denti bianchi e forti • Pelle oleosa e pallida • Collo robusto La tendenza emotiva dei tipi Kapha è quella di tenersi lontani da situazioni stressanti, perché non amano i cambiamenti. Ciò li può portare, se tale caratteristica è portata all’eccesso, a nascondersi piuttosto che affrontare le circostanze. Talvolta la situazione si risolve, ma in caso contrario la risposta emotiva tende a “murarsi” nell’animo. La conseguenza di questo accumulo interiore può causare, se protratto nel tempo, dei seri squilibri. Hanno necessità emotive forti e frequentemente le soddisfano consumando il cibo come sostituto. L’esigenza di appagare le emozioni influisce quindi sul senso dell’appetito rendendolo paradossalmente abbondante. Tendono ad essere tolleranti, benevoli, calmi, ma questo stato può evolvere in letargia. L’eccesso di Kapha porta ad invidia, avarizia, possessività e attaccamento nei confronti delle persone e delle cose. A livello materiale, la stabilità tipica di Kapha può essere utilizzata positivamente per risparmiare denaro. Nonostante questo, i Kapha sono molto abili nell’organizzare un progetto o nel programmarne i dettagli giorno dopo giorno. Queste sono attività molto adatte alle persone Kapha, le quali hanno i piedi per terra, sono tenaci al punto (per esempio) di pulire qualche oggetto fino a farlo brillare. Anche essi sono creativi, ma in maniera molto diversa dai tipi Vata. Sono brillanti organizzatori per quanto la loro natura determinata possa renderli inflessibili. Meditano a lungo su ciò che vogliono fare e possono sembrare reticenti a comunicare anche se ritengono quello che vogliono dire importante e lo esprimono usando un tono di voce mellifluo e convincente allo stesso tempo. Trovano difficile ricordare qualcosa e hanno bisogno di fare le esperienze più di una volta prima di poterle fissare nella mente. Tuttavia la loro memoria a lungo termine è molto buona. 64
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
Le emozioni di Kapha Kapha in equilibrio
Kapha in squilibrio
Premuroso Soddisfatto Paziente Misurato Tenero
Ossessivo Senza interessi Negligente Avido Scortese
Due persone Kapha che comunicano tra loro usano molte pause nel corso della conversazione, ma questo non causa alcun disagio a nessuna delle parti. Nel complesso sono persone calme, pacifiche e affidabili, che trovano nell’ambiente di casa e tra i loro famigliari la giusta tranquillità. Alcune di queste caratteristiche possono però portare, se spinte all’eccesso, alla pigrizia, alla gelosia, all’egoismo. La loro è una personalità nel complesso solida come una roccia, sono talmente stabili da sembrare inattivi nel corpo e nella mente. Solitamente, in qualsiasi campo della vita, impiegano molto tempo per iniziare un’attività, però la portano a termine con determinazione incuranti delle difficoltà. Amano l’abitudine al contrario dei tipi Vata e dei tipi Pitta, al punto che spesso si adagiano nella routine. Finanziariamente sono prudenti fino a rasentare l’avarizia. Hanno sempre delle risorse messe da parte e conservano per molto tempo gli oggetti non più utilizzabili, nel caso un giorno dovessero servire. Il loro appetito è regolare e di solito moderato, sebbene, come già accennato, frequentemente mangino solo per riempire il proprio tempo. Sono in grado di digiunare senza grandi problemi in quanto spesso hanno molta energia immagazzinata sotto forma di grasso. Kapha non ha mai veramente sete a meno che non sudi molto e tendenzialmente consuma solo piccole dosi della bibita che si trova davanti. Le persone Kapha evacuano facilmente e regolarmente, con feci tendenzialmente morbide, di colore chiaro e oleose. Sessualmente gli individui Kapha si dimostrano ancora una volta stabili ed equilibrati. Essi non sono quasi mai così intensi come i tipi Pitta, tuttavia una volta stimolati, la loro energia sessuale declina molto lentamente. Le donne Kapha hanno un ciclo mestruale regolare con pochi crampi, ma tendono ad essere caratterizzate da episodi di ritenzione idrica, che spesso si manifesta con un forte senso di tensione al seno. Il polso Kapha è potente, pieno, lento e regolare, viene paragonato al nuoto di un cigno. Si addormentano rapidamente mentre leggono o ascoltano musica. Hanno un sonno profondo e raramente si svegliano durante la notte e il sonno giunge facilmente a qualsiasi ora del giorno e della notte. I loro sogni sono emotivi e romantici più che passionali, spesso ricchi di situazioni calme e rilassanti come distese d’acqua e nuvole. A livello alimentare, sono attratti da cibi salati, dolci e oleosi, ma farebbero bene a prediligere i cibi astringenti, amari (sattvici) e pungenti (che aiutano la digestione). Kapha governa le articolazioni, le parti solide del corpo e del suo mantenimento, la potenza sessuale, la pazienza. L’alterazione del Kapha può provocare venti specie di disturbi, fra i quali l’anoressia nervosa, la pigrizia, l’espettorazione del muco, l’indurimento dei vasi sanguigni, l’obesità e la dispepsia. In virtù delle qualità sopra menzionate il tipo dotato di una costituzione Kapha possiede il massimo della forza, di sapienza, di energia, di pace interiore, di longevità.
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Iridologia e Ayurveda
Kapha è una combinazione degli elementi acqua e terra, con acqua come elemento principale. È il Dosha responsabile dell’equilibrio della struttura fisica e rappresenta il principio della coesione del corpo e racchiude in sé, oltre alle altre funzioni generali, il sistema immunologico dell’individuo. Fluido bianco, liscio, freddo, colloso e dolce che si può localizzare in qualsiasi punto della struttura fisica, l’acqua ha natura conservativa e stabilizzante. È responsabile dell’umidificazione e della lubrificazione del sistema, fornisce il suo aiuto nel processo digestivo, nella pulizia e nella purificazione del corpo. Poiché il primo passo per avvicinarsi all’Ayurveda, come più volte sottolineato, è familiarizzare con il suo modo di approcciarsi a tutto ciò che ci circonda definendolo in termini di qualità, pensiamo possa esser interessante l’indicazione di quanta ricchezza di aggettivi venga attribuita a Kapha dall’Ayurveda. Le qualità Kapha Pesante
Denso
Lento
Morbido
Paffuto Grossolano Apatico Massiccio Abulico
Ottuso Saldo Pesante Opaco Solido Spesso
Denso Ottuso Inerte Languido Sonnolento Accidioso
Comodo Cremoso Ovattato Floscio Cedevole Ricettivo
Kapha è freddo come intenso, brullo, gelato, fresco, glaciale, vitreo, ghiacciato. Pesante come: paffuto, denso, grossolano, apatico, fiacco, massiccio, obeso, abulico. Oleoso come: burroso, grasso, unto, sebaceo, scivoloso, liscio, untuoso. Viscoso, come: viscido, mucoso, untuoso, gocciolante, scivoloso, liscio, morbido. Lento come: denso, ottuso, inerte, smorto, languido, sonnolento, accidioso, tardo, torpido. Denso come: ottuso, saldo, pesante, smussato, opaco, lento, solido, spesso. Morbido come: comodo, cremoso, ovattato, floscio, cedevole, ricettivo, sprofondante. Statico, calmo, immobile, quieto. Kapha rappresenta il sistema di approvvigionamento del corpo e fornisce i fluidi lubrificanti e il muco. Ha una funzione di protezione, ad esempio, la mucosa che ricopre lo stomaco. Ha la caratteristica dell’untuosità e la funzione della lubrificazione: dal fluido sinoviale nelle articolazioni, alle membrane mucose, al plasma e alla linfa, al citoplasma, alla sostanza bianca presente nel cervello, al grasso sottocutaneo, a tutte le secrezioni compresi muco e saliva. Le funzioni di Kapha (struttura) • Funzione di lubrificazione: fluido sinoviale, membrane mucose, plasma e linfa, grasso sottocutaneo • Funzione di protezione • Fornisce saldezza, pesantezza, morbidezza e resistenza al corpo La saldezza, la pesantezza del corpo e la sua morbidezza dipendono da questo Dosha. Rappresenta la forza, la capacità di resistenza, la longevità delle cellule e conseguentemente della persona.
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
La zona Kapha nel corpo è l’area che va dalla testa al diaframma coinvolgendo gli organi dei sensi, la lingua, la faringe, la laringe, l’esofago, la trachea, i polmoni, i bronchi e lo stomaco. Questi sono organi che producono umidità sotto forma di secrezioni umide essenziali per la fisicità. Le funzioni di questi organi si associano alle qualità di Kapha, da Jala, acqua: mescolare, umidificare, lubrificare. Rispetto al resto del corpo questa è una zona che non è solo il prodotto di Jala, acqua, e quindi secrezione, ma anche di Prithvi, terra, che quindi conferisce una maggior struttura2. Sede principale di Kapha nel tratto gastrointestinale è lo stomaco. I suoi siti secondari sono principalmente la parte superiore del petto, i reni, la testa e le articolazioni. Come le altre due forze, anche l’acqua può essere di cinque tipi diversi: 1) Umidificante (kledaka), la sua sede è nello stomaco con la funzione di aiutare il processo della digestione, umidificando e disintegrando il cibo. 2) Sostenitrice (avalambaka), usa i succhi derivati dall’assimilazione del cibo per proteggere le giunture e fornire al cuore le energie sufficienti per continuare le sue funzioni. 3) Esploratrice (bodhaka), la sua sede è nella gola e alla radice della lingua. Dona alla lingua la capacità di discernere i sapori. 4) Piacevole (tarpaka), localizzata nella testa, aiuta nelle funzioni degli occhi, delle orecchie, del naso. 5) Flemma (slesmaka), localizzata nelle giunture, consente i movimenti prevenendo le slogature e mantenendo integre le giunture stesse. I fattori di squilibrio, le patologie, le strategie di trattamento e di mantenimento Le principali cause responsabili dello squilibrio di Kapha e quindi dell’energia fisiologica acqua sono: l’esposizione al freddo o all’umidità, il dormire durante il giorno, mangiare anche senza appetito, consumare cibi dolci, aspri, freddi, pesce o cibi eccessivamente salati, grassi, formaggi, latte, yogurt, cibi fritti. Poco esercizio fisico, scarso uso dei sensi, ozio, sedativi e tranquillanti, dubbi, avidità e possessività, mancanza di compassione e attaccamento a queste emozioni, sono ulteriori fattori di peggioramento. Lo scompenso del Dosha Kapha deriva quindi principalmente da una scarsa utilizzazione dell’energia e da un impegno troppo limitato coniugato con eccessi alimentari o un’alimentazione troppo ricca soprattutto di zuccheri, di grassi o di sale. Questo elemento si aggrava normalmente nei mesi da marzo a giugno, per cause naturali dipendenti dal clima stagionale. La stagione Kapha infatti, con clima freddo e umido, coincide con il periodo invernale e primaverile poiché tende a perdurare anche nelle settimane che seguono il temperamento climatico. Fattori emotivi che squilibrano Kapha sono la noia, la negligenza, la mancanza di compassione, l’avidità, il senso di vuoto, di appoggio e amore, i comportamenti ossessivi, la scortesia, l’assenza di interessi. I consigli generali per i tipi Kapha sono: cercare di variare periodicamente la propria routine in modo da stimolare e vivacizzare la mente e il corpo. Fare molto sport ed esercizio fisico e condurre una vita attiva, evitare i grassi, i cibi oleosi e fritti e quelli troppo salati, prediligere la dieta vegetariana, non consumare bevande e cibi gelati o freddi, assolutamente sconsigliati i sonnellini pomeridiani (quest’ultima indicazione vale per tutti e tre i Dosha).
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Iridologia e Ayurveda
Indicazioni di stile di vita Occupazioni e tempo libero
Atteggiamenti mentali
Apportare dei cambiamenti alla routine quotidiana, evitare le mansioni lavorative ripetitive. Sport e svaghi movimentati e stimolanti
Cercare sempre nuovi stimoli mentali e coltivare l’interiore interesse e passione per la vita. Controllare la possessività e la gelosia
Se gli elementi terra-acqua caratteristici di questo Dosha sono in equilibrio, la persona possiede una buona forza fisica, le articolazioni sono robuste e inoltre può vantare una struttura ben proporzionata. In questa condizione di equilibrio essa trasmette serenità, è compassionevole, indulgente, coraggiosa, vitale e psichicamente stabile. I principali sintomi clinici dell’alterazione di Kapha all’interno dell’organismo sono: pesantezza, torpore e sonnolenza, edema, gonfiore e occlusione, sovrapproduzione di muco, aumentata salivazione, congestione respiratoria, nausea, dispepsia, perdita della memoria, giunture rigide e pesanti, sensazione di freddo, torpore, apatia, pigrizia, dispepsia, prurito, freddezza e untuosità cutanea, sclerosi dei tessuti (litiasi, tumori, ateromi), occlusione dei canali causata dalla circolazione di eccessive sostanze ostruenti, pallore, sapore dolciastro e salato in bocca. A livello psicologico l’alterazione di Kapha si riflette in condizioni di grave dipendenza e in comportamenti caratterizzati da disturbo dell’attaccamento, gravi depressioni accompagnate da ritardi psicomotori riflettono le qualità fortemente tamasiche (inerzia) di Kapha quando esso si manifesta e si accumula a livello emotivo. Lo squilibrio dell’energia vitale acqua (Kapha) è responsabile della manifestazione all’interno dell’organismo di venti tipi diversi di malattia (vedi le pagine 113-114). Questo tipo di costituzione ha la tendenza ad aumentare di peso, a mangiare in modo eccessivo, a dormire troppo a lungo e in generale a rallentare il proprio ritmo di vita. Kapha si protegge erigendo barriere sia a livello strutturale che mentale. È il Dosha che protegge costruendo. Tutti i tipi di tumori, i gonfiori e gli eccessi di grassi vanno ricondotti a uno squilibrio di Kapha. La condizione di obesità (squilibrio caratteristico del Dosha Kapha) non è consigliata. Essa dà come minimo una sensazione di disagio oppure, al peggio, può essere causa di una complessiva condizione di cattiva salute e di una vita presumibilmente più breve. È universalmente riconosciuto che i problemi cardiaci e circolatori, nonché il diabete, vengono aggravati da una condizione di obesità. Si dice che nessun animale sano al mondo è sovrappeso e un aumento di Kapha apre la porta, oltre che a una serie di disturbi organici, a letargia e pigrizia. Se il Dosha predominante si è modificato in Kapha, diventerà sempre più difficile perdere peso perché si è innescato un circolo vizioso dell’assumere troppo cibo e conseguentemente del prendere peso. In generale le malattie e i disturbi dei tipi Kapha consistono in affezioni alle vie respiratorie, raffreddori, bronchiti, sinusiti, allergie, accumuli d’acqua, predisposizione al diabete. In particolare le patologie legate all’elemento acqua sono: influenza, ritenzione idrica, congestione e altre malattie caratterizzate dalla presenza di catarro, mentre quelle influenzate dall’elemento terra sono: obesità, eccesso di peso, mal di testa, diabete. In luna crescente le tendenze negative di Kapha possono aggravarsi. Per quanto riguarda il regime di vita, l’inverno è la stagione di Kapha, così come Pitta domina l’estate e Vata le stagioni di mezzo. In inverno la tendenza del corpo è a accumu-
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
lare per difendersi dal freddo: per questo è bene praticare un panchakarma (pratiche di purificazione) o almeno dei trattamenti depuranti durante la successiva stagione primaverile. In sintesi i disturbi più comuni dovuti all’aumento di Kapha sono i seguenti: sensazione di freddo, pesantezza delle membra, sonnolenza durante il giorno, sonno eccessivo, rilassamento delle giunture, colorito pallido, inattività, pigrizia, indigestione, mentre i disturbi più comuni dovuti alla sua diminuzione sono: bruciori interni, sete, debolezza, insonnia, sensazione di vuoto nello stomaco, colorito pallido, secchezza degli organi e delle mucose, rilasciamento delle giunture, palpitazioni, vertigini. I metodi più semplici per procedere alla riduzione3 dell’energia acqua (Kapha) mirano a prediligere tutti i cibi che accrescono l’energia fisiologica vento (V) e seguire una alimentazione a base di cibi dal sapore piccante, amaro e astringente. Alimentazione Sì
No
Cibi cotti, caldi, leggeri, minime quantità di grassi, verdura, poca frutta dolce
Grassi, olio, burro, zucchero, latticini, fritti, cibi dolci, aspri, salati
Cereali
Frutta e verdura
Altro
Grano saraceno, mais, miglio, orzo
Albicocche, mele, ciliegie, mirtilli, verdure pungenti e amare: asparagi, broccoli, aglio
Latte scremato, semi di girasole, zenzero, spezie in generale
Evitare i cibi dolci, salati, aspri. In generale per riequilibrare Kapha sbilanciato è necessario concentrare l’energia di costruzione e difesa di Kapha su Ojas (l’essenza dei sette tessuti, ossia la massima energia vitale distillata) per rinforzare il Sé in modo che, sempre secondo le antiche scritture l’energia vitale lasci (per esempio) il tumore. Il Dosha Kapha sbilanciato necessiterà di una dieta a base di cereali, lenticchie, fagioli, miele, ogni tipo di frutta ad eccezione delle banane. I trattamenti diretti al riequilibrio di Kapha saranno: 1) Consumo di alimenti secchi e cibi privi di grassi, quotidianamente andrà preso un cucchiaino di miele a stomaco vuoto. 2) Molta attività fisica, nuoto, bagni di mare e relativa esposizione al sole. 3) Massaggi energici con oli e unguenti caldi. 4) Somministrazione di purganti, di emetici, frizioni. 5) Consigliate le tradizionali pratiche ayurvediche della sudorazione (Swedana) e della disintossicazione (Sodhana) entrambe dirette a “sciogliere” gli accumuli di linfa, acqua e grasso tipici di Kapha4. Le persone Kapha dovrebbero essere molto incoraggiate a fare esercizio fisico e a dormire il meno possibile. Anche rimanere svegli è benefico alla cura dei disturbi causati dallo squilibrio di questo Dosha.
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Iridologia e Ayurveda
Trattamenti riequilibranti Massaggi
Idroterapia
Altro
Massaggi con olio di senape (due volta alla settimana), massaggio serale rilassante (tempie e piante dei piedi)
Docce fredde e alternate per favorire la circolazione, bagni di vapore, vapori alla testa (ristagni catarrali)
Pratiche di purificazione ayurvediche (panchakarma)
Massaggi a secco, fregagioni secche e fredde
Acqua per via orale, non in quantità eccessiva
Terapia svedana (basata sulla sudorazione) tramite assunzione di erbe calde e secche
I testi che trattano di medicina ayurvedica sono tutti concordi nell’affermare che, poiché la sede principale dell’acqua è nello stomaco, il miele e gli emetici sono il mezzo migliore per pacificare tale elemento nella sua sede primaria e di conseguenza, in tutte le altre sedi. L’eccesso di Kapha è legato all’essere sovrappeso, ad altri aumenti della massa corporea o all’eccesso di fluidi, che possono essere rappresentati (per esempio) da tumori e gonfiori. Ovviamente dato che i Dosha interagiscono tra loro non è così semplice questo tipo di identificazione. Per esempio un accumulo di Kapha in eccesso può bloccare il libero movimento dell’energia Vata e, sebbene il sintomo evidente sia rappresentato da problemi di movimento, è Kapha ad esserne la radice. Capita con le persone che soffrono di disturbi Kapha, che si verifichi una sorta di circolo vizioso. Dal momento in cui si sentono male, avvertendo un senso di sonnolenza, dormono molto a lungo e ciò determina sia una maggiore depressione che un aggravamento dei disturbi. Per uscire da questa condizione è necessario fare un certo sforzo personale, magari coadiuvati da una persona competente. Come per le altre energie, nel momento in cui sono aggravate, sarebbe necessario prendere le giuste misure per contrattaccare lo squilibrio dell’energia in modo appropriato a seconda del tempo e del luogo. Un’alimentazione attenta e mirata a diminuire Kapha aggravato, da sola non può essere sufficiente se non è accompagnata da un aumento dell’attività fisica, sonno contenuto ed esercizio fisico equilibrato, ma comunque piuttosto intenso. Kapha in armonia. Quadro generale di approccio: alimentazione, pratiche idriche e fangoterapiche, regole di vita quotidiana Chiave di trattamento: stimoli e movimento. Dosha forte ed affidabile, stabile e posato, può diventare, se in squilibrio, astenico, eccessivamente lento e pigro in tutte le sue funzioni, aspetti mentali ed organici. I tipi Kapha rischiano di fossilizzarsi su avvenimenti contingenti e quindi per loro è vitale la ricerca di stimoli sempre diversi così come la compagnia di persone nuove e vivaci. Per l’equilibrio di Kapha il segreto risiede nella ricerca interiore della vivacità e dell’amore per la vita che si rifletterà sulla loro energia sopita.
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
Ambiente: stare al caldo ed evitare l’umidità. Da evitare le località a livello del mare e i climi freddi e umidi. I tipi Kapha, che soffrono spesso di congestioni, dovranno cercare il calore secco, l’aria fredda invernale è nociva all’equilibrio di questo Dosha. Dieta pacificante per Kapha. I tipi Kapha devono fare particolare attenzione al consumo di zucchero, a causa della loro tendenza ad accumulare il grasso in eccesso, e di sale, causa di ritenzione di fluidi, altro punto debole di Kapha. La parola chiave nella nutrizione di Kapha è: leggerezza. Gli alimenti andranno perciò cucinati senza fritture, la cottura a secco (al forno o alla griglia) sarà preferibile. Alimenti prevalentemente amari e astringenti modereranno il suo robusto appetito e saranno piatti caldi e leggeri, in modo da favorire la digestione fredda di Kapha. Frutta fresca (non troppo dolce) e verdura dovranno essere consumate in abbondanza. Si raccomandano spezie come cumino e curcuma. Le spezie nel caso di Kapha svolgono una efficace azione depurativa sulle mucose e un tè caldo allo zenzero è molto positivo per il benessere di questo Dosha, in quanto stimolante. Andranno evitati i latticini. Pratiche idriche e fango terapiche. Sono molto indicate le docce fredde e alternate per stimolare la circolazione e dare tono al Dosha della stabilità e del “ristagno” fisico e mentale. I bagni di vapore sono benefici per favorire la disintossicazione e la funzionalità emuntoriale generale. I tipi Kapha soffrono spesso di catarri e blocchi linfatici e potranno praticare vapori alla testa con aggiunta di erbe (per esempio: timo e camomilla). Massaggio. Sono benefiche le fregagioni secche e fredde come stimolanti della circolazione e del ricambio. Il massaggio secco del corpo, praticato secondo la tradizione ayurvedica con un guanto di seta grezza (seta Bourret) non andrà prolungato oltre i 5-10 minuti per non stancarsi eccessivamente. Il massaggio totale con poco olio di senape intiepidito, andrà eseguito dalle due alle tre volte alla settimana. Essendo comunque Kapha un Dosha “oleoso”, l’uso dell’olio può essere evitato. Tempo libero. Kapha dovrà vivere in modo vario e fare lunghi e vigorosi allenamenti giornalieri. Yoga (stimolazione del sistema linfatico), tennis, calcio, corsa, aerobica, canotaggio sono le attività più adatte. Occupazioni quotidiane. Molto (troppo) amanti delle abitudini, fino al punto di adagiarsi nella routine, organizzano tutta la loro vita in maniera ordinatissima. Conservano ogni cosa nel caso in cui un giorno dovesse rivelarsi utile. La stabilità e la compassione di Kapha sono apprezzate nelle professioni al servizio degli altri, l’elemento terra di Kapha si esprime al meglio nell’orticultura. Impieghi nell’ambito dell’assistenza, amministrazione, consulenza, saranno i più indicati. In generale andranno evitati gli ambienti con poca luce naturale o freddi. I colori per Kapha. Andrà evitato il colore bianco. Tutti i colori calmano Kapha tranne i verdi e i blu scuri. La scelta dovrà essere orientata verso colori e disegni vivaci, forti e squillanti che eccitano e stimolano.
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Iridologia e Ayurveda
Suggerimenti per il benessere dei tipi Kapha. Sintesi Alimentazione Cibi cotti, caldi, leggeri, pochi grassi. No zuccheri Sapori: piccante, amaro, astringente Dieta che comprenda (esempio): un piatto caldo, verdura al vapore, frutta (non troppo dolce), spezie
Trattamenti Massaggi e fregagioni secche Bagni di vapore Vapori alla testa (Kapha soffre spesso di congestioni respiratorie) Docce alternate per attivare la circolazione
Stile di vita Cercare sempre nuovi stimoli mentali. Variare la routine Condurre una vita più attiva possibile. Fare molto sport Controllare i sentimenti di possessività Cercare di non procrastinare
Al termine della trattazione dei tre Dosha (Vata, Pitta, Kapha) va ricordato un punto molto importante. Le descrizioni fatte, poiché includono decine di caratteristiche molto puntuali e specifiche, potrebbero essere interpretate in maniera troppo rigida. Non deve essere dimenticato al contrario, che la grande varietà di persone è determinata dai vari gradi di mutamenti e combinazioni delle energie vitali. Per questo motivo le descrizioni fornite non devono essere intese in maniera troppo schematica o stereotipata, ma applicando uno dei concetti base di tutte le discipline olistiche, ossia l’equilibrio. Kapha e l’iride Identificare e contrassegnare i vari organi riflessi all’interno dell’iride in base al criterio della sede dei tre Dosha ha visto, per quanto riguarda l’area gastrointestinale, la collocazione di Kapha a livello dello stomaco (sede di elezione di questa energia). Sono state individuate quindi le cosiddette sedi accessorie, risultato di un confronto tra le varie posizioni degli autori in materia di medicina ayruvedica. In questa ricerca si è cercato di cogliere i punti di concordanza e, principio incontrovertibile a seguito di questo esame e raffronto di testi, è che il Dosha Kapha risulta insediato nell’area sopra il diaframma. Altri organi o aree sono segnati come sedi ulteriori di questa energia sempre a seguito del lavoro di studio e confronto delle molteplici fonti bibliografiche. Sedi di Kapha in riferimento alla mappa iridologica organica classica (settoriale): anello linfatico, mascella, naso/seni paranasali, bocca/mandibola, tonsilla, laringe, faringe, esofago, cardias, stomaco, trachea, bronchi, mammella, diaframma, rene, pleura, polmone, clavicola. Sedi di Kapha in riferimento alla mappa iridologica organica classica (anulare): stomaco, anello linfatico, anello degli organi (vedi mappa iridologica organica classica settoriale). Sedi di Kapha in riferimento alla mappa iridologica relativa allo spaziorischio: seni paranasali (2), naso (4), prime vie aeree (5), spalle (6), trachea/mani (8), polmoni e bronchi (10), stomaco (13), rene (17-18). Sedi di Kapha in riferimento alla mappa iridologica relativa alle aree di debolezza embriologica: tonsille (7), adenoide (9), lingua (10), naso (11), seni paranasali (12), pol-
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
mone (13), mammella (14), laringe (16), trachea (20), esofago (21), bronchi (22), gola (23), piloro (25), stomaco (26), rene (29). Schema riassuntivo delle caratteristiche di Kapha e collocazione nelle mappe iridologiche Scopo di quest’ultimo paragrafo è facilitare nel lettore la comprensione di quanto è stato elaborato attraverso lo studio svolto e riassumerne i concetti fondamentali. Oltre ad una schematica elencazione delle caratteristiche di Kapha, sono state inserite perciò le mappe iridologiche utilizzate con l’indicazione delle sedi di questa energia nei vari organi e di conseguenza nelle rispettive aree riflesse iridee. Le caratteristiche di Kapha. Schema riassuntivo Elementi/umore
Acqua + terra/flemma
Caratteristiche
Pesante, freddo, oleoso, lento, denso, statico
Funzione
Anabolica, di costruzione, di resistenza, di lubrificazione
Aspetto fisico Ossatura/corporatura Peso corporeo Pelle Capelli Occhi Denti Bocca/labbra Mani/piedi
Pesante/robusta Spesso piuttosto elevato, tende a ingrassare facilmente Spessa, oleosa, bianca, fredda Folti, spessi, ondulati, leggermente grassi Grandi, sporgenti, marroni o blu, sclera bianca Bianchi, grandi, gengive forti Grande/labbra spesse e lisce Grandi e fredde/grandi e solidi
Psiche/tendenze emotive Stato mentale Reazione allo stress
Paziente, comprensivo, stabile, fedele, tollerante Gelosia, avidità, possessività
Gusto
Piccante, amaro, astringente. Ama i cibi grassi, gli amidi
Digestione/eliminazione
Regolare, talvolta lenta e debole, buon appetito/evacuazione regolare. Sudorazione moderata, urine ridotte
Parti del giorno
Attivo dalle ore 6 alle 10, dalle 18 alle 22
Fase della vita
Domina dall’infanzia fino ai 20 anni
Stagione/clima
Aumenta in inverno e nella prima primavera. Detesta la nebbia e il freddo umido
Qualità del sonno
Prolungato, pesante
Linguaggio
Lento, faticoso, voce melodiosa
Polso
Stabile, lento, fluido a “fluttuare di cigno”, 60-70 battiti/min
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Iridologia e Ayurveda
Organo sede (principale)
Stomaco (polmoni)
Organi sede (accessori)
Reni, polmoni, linfa, bocca, naso, gola, trachea, bronchi, giunture, membrane mucose, sierose
Fattori di squilibrio
Lunghi sonni, cibi grassi, zuccheri, indolenza, esposizione al freddo, troppo sonno. Avidità, possessività, gelosia
Stati di alterazione
Obesità, digestione lenta, bronchiti, congestione polmonare, allergie, muco e catarro, ritenzione idrica. Pigrizia, insicurezza, sonno eccessivo
Riequilibrio e mantenimento
Esercizio fisico, pochi grassi, fritti, dolci. Scegliere cibi caldi, leggeri, e sapori pungenti, amari, astringenti, più frutta e verdura, spezie. Rompere la routine, accettare sfide e cambiamenti. Massaggi con olio di senape
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
KAPHA E L’IRIDE Mappa iridologica organica anulare
Anello linfatico
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Iridologia e Ayurveda
KAPHA E L’IRIDE Mappa iridologica organica classica (iride destra)
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4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
KAPHA E L’IRIDE Mappa iridologica organica classica (iride sinistra)
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Iridologia e Ayurveda
KAPHA E L’IRIDE Mappa iridologica relativa allo spaziorischio
1. Cervello (0°-8,5°) 2. Occhi e seni paranasali (8,5°-17°) 3. Volto (17°-25,5°) 4. Naso e orecchie (25,5°-34°) 5. Prime vie aeree - faringe e laringe (34°-42,5°) 6. Collo e spalle (42,5°-51°) 7. Tiroide (51°-60°) 8. Trachea e mani (60°-66,2°) 9. Cuore (66,2°-72,4°) 10. Polmoni e mammella (72,4°-78,6°) 11. Vescica biliare (78,6°-84,8°) 12. Fegato (84,8°-91°) 13. Stomaco (91°-97,2°)
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14. Pancreas e duodeno (97,2°-103,4°) 15. Milza (103,4°-109,6°) 16. Surrene (109,6°-115,8°) 17. Rene (115,8°-122°) 18. Rene (122°-128,2°) 19. Intestino tenue (128,2°-135°) 20. Intestino crasso (135°-139,4°) 21. Addome e coscia (139,4°-143,8°) 22. Apparato uro-genitale (143,8°-148,2°) 23. Zona lombare e prostata (148,2°-152,6°) 24. Arti inferiori (152,6°-157°) 25. Anca e articolazione coxofemorale (157°-174,5°) 26. Retto e ano (174,5°-180°)
4. Il Dosha Kapha e la sua collocazione nell’iride
KAPHA E L’IRIDE Mappa iridologica relativa alle aree di debolezza embriologica
1. Testa 2. Epifisi 3. Intestino 4. Ponte 5. Orecchio 6. Vestibolo 7. Tonsille 8. Occhio 9. Adenoidi 10. Lingua 11. Naso 12. Seni paranasali 13. Polmone
14. Mammella 15. Tiroide 16. Laringe 17. Fegato 18. Cistifellea 19. Cuore 20. Trachea 21. Esofago 22. Bronchi 23. Gola 24. Cervello 25. Piloro 26. Stomaco
27. Pancreas 28. Surrene 29. Rene 30. Anca 31. Cervello 32. Testicolo 32. Ovaio 33. Vescica 34. Prostata 35. Arti inferiori 36. Pancreas 37. Utero
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Iridologia e Ayurveda
Note 1 È stato notato che, nel rugby, le file posteriori della mischia sono normalmente composte da questo tipo di individui. Essi infatti appartengono di solito alla costituzione Kapha. 2 Cfr. Ghiandelli G., Ayurveda. Sattva e Dharma, la via della realizzazione, Eifis Editore, Forlì, 2005, p. 136. 3 Di regola quando ci si riferisce ad una terapia per modificare il rapporto di squilibrio delle tre energie primarie VPK, si intende l’alleviamento di una o più energie primarie e non l’aggravamento. È tuttavia opportuno ricordare che le energie primarie V e K sono opposte tra di loro e quindi se si allevia V, si aggrava K e viceversa, mentre, quando si allevia P si aggravano V e K e viceversa. 4 Romano B., Langella R., Ayurveda: longevità e salute. Introduzione ai principi della medicina tradizionale indiana, Gremese, Roma, 1998, p. 70.
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5 Casi clinici
Le immagini delle iridi inserite in questo capitolo si riferiscono a tre fra le persone che hanno partecipato a questa ricerca. Ăˆ stato fatto compilare loro il questionario predisposto per l’individuazione del Dosha maggioritario (vedi il capitolo 7 a pagina 103). Le loro iridi sono state analizzate sulla base delle mappe sperimentali elaborate. Nel contesto della ricerca è stata elaborata inoltre, per ogni partecipante alla sperimentazione, una breve scheda con semplici consigli a carattere ayurvedico e naturopatico in base al loro Dosha dominante. Si sottolinea che non si tratta di indicazioni a carattere terapeutico, ma miranti ad un riequilibrio psico-fisico generale in relazione ai disturbi indicati come piĂš frequenti dalle persone stesse, nel contesto del questionario a carattere anamnestico che ciascuna di loro ha compilato.
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Iridologia e Ayurveda
Caso clinico 1 VATA Iride destra
Caso clinico 1 VATA Iride destra OPI e corona
Iridi di costituzione ematogena con presenza di diatesi colesterinica In Iridologia fanno parte della cosiddetta costituzione ematogena, le iridi caratterizzate da una colorazione di fondo marrone, variabile dal nocciola al mogano. La superficie appare uniformemente vellutata e non sono visibili le fibre del tessuto irideo. Le tendenze patologiche delle persone con questo tipo di iridi riguardano soprattutto il sistema epatobiliare e il sistema endocrino. Sono possibili disturbi a livello della crasi ematica (iperlipidemie, iperglicemie, carenze vitaminiche e di minerali). La diatesi colesterinica, di cui è possibile osservare un esempio in queste immagini, è identificata da un anello biancastro alla periferia dell’iride. Tale diatesi indica in generale difficoltà a livello del metabolismo lipidico con possibilità di ipercolesterolemia.
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7 Questionari
Nelle pagine seguenti vi sono i questionari utilizzati per compiere questa ricerca. Sono utili per la determinazione della Prakruti ayurvedica; questo termine sanscrito indica la tipologia corporea o costituzionale di una persona, l’espressione strutturale e funzionale del codice genetico dell’individuo (per approfondire cfr. Ninivaggi F.J., Ayurveda. Una medicina con una tradizione antica di seimila anni, Ubaldini, Roma, 2002, p. 235). QUESTIONARIO A Questionario per la determinazione della costituzione fisica ayurvedica. Costituzione fisica
Vata
Pitta
Kapha
Apparenza
Leggera, secca
Elegante, delicata
Piacevole, dolce
Struttura fisica
Forma debole, anormale, alto, o basso. Esile, ossa leggere
Forma media, normale, proporzionato, ossatura media. Tendenza all’esilità
Forma buona, robusta, compatta, struttura ossea pesante
Scioltezza
Rigido
Agile
Morbido
Proporzioni
Asimmetriche
Regolari
Regolari
Tronco sup.
Piccolo, stretto
Gonfio
Normale
Tronco inf.
Piccolo, stretto
Normale
Gonfio
Spalle
Strette, deboli, scarne
Moderate, flaccide
Ampie, forti, larghe
Petto
Piccolo, stretto, esile
Moderato
Ampio, forte, sviluppato
Addome
Piccolo, debole
Moderato
Gonfio, grasso, grosso
Bacino
Stretto
Normale
Ampio
Gambe
Poco sviluppate, dure
Normali, molli
Ben sviluppate, grosse
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Ho letto questo libro con grande soddisfazione, come ogni volta in cui discipline nuove e antiche si intrecciano creando una sintesi ricca di conferme di ciò che è noto e al tempo stesso di nuovi stimoli per una comprensione ancora più profonda dell’essere umano. L’iride di per sé ha un suo incontestabile fascino per la ricchezza di forme, colori, trame uniche e irripetibili, d’altra parte la medicina ayurvedica, antichissima e completa, desta certamente un ulteriore interesse. L’aver saputo coniugare tali discipline con armonia, chiarezza, precisione e al tempo stesso un’incredibile passione è il pregio degli autori. Vata, Pitta o Kapha? Chi è ognuno di noi? Chi sono i nostri figli o i nostri pazienti? Catia Trevisani
Federica Zanoni, si è diplomata in Iridologia e Naturopatia presso l’Accademia di Scienze Igienistiche Naturali Galileo Galilei di Trento. Parallelamente
all’approfondimento
di queste discipline e della Reflessologia Plantare, ha coltivato un personale interesse per l’Ayurveda che l’ha portata a elaborare la tesi di ricerca che viene illustrata in queste pagine.
Ogni iride è unica e speciale. Può forse assomigliare ad un’altra, ma non potranno mai esisterne due uguali. Conosciamo centinaia di sfumature diverse per quanto riguarda i toni di colore delle iridi e ognuna ha un significato ben preciso. Anche in Ayurveda sulla base dell’interazione delle tre costituzioni, le variazioni sono molteplici e dipendono dalle proporzioni delle tre energie vitali presenti: ognuno possiede
Svolge l’attività di iridologa naturopata, collabora in qualità di docente di Iridologia con l’Accademia Galileo Galilei e prosegue nel contempo con la ricerca in ambito iridologico.
una combinazione unica e personale. In questo libro si sono intrecciate tra loro due discipline in modo che
Daniele Lo Rito, otorinolaringoiatra,
l’una possa usufruire dell’altra in maniera concreta. L’iride potrebbe
esperto in Agopuntura, Omeopatia e
essere cioè uno strumento attraverso cui individuare i pilastri fonda-
Iridologia, ha scoperto il cronorischio
mentali dell’approccio ayurvedico, ossia le costituzioni (Vata, Pitta e Kapha) e reciprocamente trovandosi davanti a un soggetto con un determinato Dosha dominante, si potrebbe presumere immediatamente quali aree riflesse nell’iride potrebbero presentare segni di debolezza
e lo spaziorischio, cioè la possibilità di leggere il tempo e lo spazio dell’uomo attraverso l’iride.
o comunque di squilibrio.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Iri-
Creare una buona sinergia tra due discipline che prendono in consi-
dologia di base (Xenia), Iridologia Natu-
derazione non solo le nostre caratteristiche fisiche, fisiologiche e la
ropatica (Edizioni Enea), Iridologia del
nostra predisposizione ad ammalarci, ma anche le nostre emozioni e il
profondo (Edizioni Enea), L’Iridologia
nostro modo di viverle ed esprimerle (o non esprimerle) è sicuramente
proiettata nella dimensione spazio-
un aiuto per una comprensione più profonda di noi stessi e in generale dell’essere umano.
temporale (Edizioni Enea).
ISBN 978-88-95572-43-7
EDIZIONI
18,00 € 9 788895 572437
www.edizionienea.it www.scuolasimo.it