Il senso della malattia di Claudio Rubino

Page 1

Claudio Rubino

Il senso della malattia La malattia come processo intelligente


Grazie a una sintesi del rivoluzionario lavoro di ricerca biomedica del dottor Rick Geerd Hamer, questo libro ci invita a riflettere sul rapporto che abbiamo con la malattia, fino a condurci al suo senso bioevolutivo. L’invito è rivolto allo sviluppo di una ecologia della mente e del corpo e a una consapevolezza più ampia e critica del nostro essere, necessaria a concepire e affrontare i fenomeni e gli eventi biologici che chiamiamo “malattia” e “guarigione”, in un modo più consono e sensato. A dispetto di quanto la medicina ufficiale pretende, illudendosi e illudendo di estirparla o guarirla definitivamente, la malattia è e sarà sempre una parte imprescindibile dell’esistenza di ogni essere vivente, una delle espressioni necessarie al miglioramento evolutivo.

www.edizionienea.it www.scuolasimo.it




Claudio Rubino

Il senso della malattia La malattia come processo intelligente


© 2022 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl Prima edizione: marzo 2022 ISBN 978-88-6773-115-2 Art Direction: Camille Barrios / ushadesign Stampa: Graphicolor (Città di Castello) Edizioni Enea Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano info@edizionienea.it - www.edizionienea.it Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.

Questo libro è stampato su carta che proviene da Questo libro è stampato su materiali carta che riciclati proviene da foreste certificate FSC® e da foreste certificate FSC® e da materiali riciclati


Ai miei genitori A mia nonna materna Alle persone che amo Ai medici e ai terapeuti intraprendenti A tutti i cercatori di verità


Avvertenza Le idee, le teorie, le affermazioni e le opinioni esposte in questo libro sono basate su conoscenze e scoperte solo parzialmente avvallate dalla scienza medica ufficiale e rientrano in una visione personale dell’autore, pertanto la loro finalità è esclusivamente divulgativa. Lettrici e lettori sono dunque invitati a non considerarle e a non interpretarle in alcun modo come consigli medici o comunque correlate alla pratica della medicina ufficiale, a maggior ragione a non utilizzarle come indicazioni terapeutiche. In caso di necessità, rivolgersi sempre al proprio medico curante e alle strutture sanitarie preposte.


Indice

9 11 19

Prefazione di Catia Trevisani Premessa Introduzione PRIMA PARTE

27 37 53 59 73 95 131 139 159 179

1. Un senso per la malattia 2. Malattia e condizione umana 3. L’ipnosi delle convinzioni 4. Due originali ricercatori: Pert e Hamer 5. Una mente troppo duale 6. In balia delle leggi della vita 7. Salute, malattia ed evoluzione della coscienza 8. Il potere del mondo psicoemotivo 9. Verso nuovi paradigmi 10. Microbi: l’altra visione SECONDA PARTE

221 375

11. La malattia come programma biologico 12. Verso il futuro

383 405 423

Appendice 1. Le malattie più comuni secondo la Nuova Medicina Appendice 2. Emozioni, campi di energia e DNA Appendice 3. Gesù, il medico assoluto

441

Bibliografia

7



Prefazione

Testo profondo e ambizioso questo di Claudio Rubino, amico e compagno di percorsi di evoluzione personale svolti insieme molti anni fa e poi proseguiti individualmente per vie diverse. È stato un immenso piacere per me essere contattata, dopo tanti anni, per editare questo libro e scriverne la prefazione. Non posso fare a meno di rammentare quando, come giovane studente della facoltà di medicina, ero in trepida attesa, pensando di trovare nelle aule universitarie ciò che cercavo: il senso della malattia. Non tardai a capire che in quel luogo mi avrebbero spiegato tutti i dettagli del come ci si ammala e non il perché. Non soddisfatta perseguii comunque il mio intento, cercando e ricercando le risposte nelle discipline olistiche e nella medicina non convenzionale. Dopo numerosi studi e decine di anni di lavoro con i miei pazienti, miei veri maestri, sono arrivate intuizioni, comprensioni, innumerevoli verifiche sul campo che mi hanno dato soddisfazione. Oggi mi trovo totalmente in sintonia con quanto esposto in questo libro che ritengo essere un importantissimo contributo al movimento crescente di terapeuti che cercano una letteratura fondata e chiara. L’autore ha lavorato con pazienza, rigore e al tempo stesso con un linguaggio comprensibile a tutti pur trattando tematiche molto profonde e complesse. Il dolore, i sintomi e i vari disturbi che manifestiamo sono segnali di allarme di qualcosa che non va e che necessita di correttivi o adattamenti per ritrovare lo stato di equilibrio, dunque sono positivi e hanno un senso. Si tratta di cogliere il significato evolutivo della malattia e, di conseguenza, di scorgerne l’intelligenza che ne guida le manifestazioni. La natura è governata da leggi inviolabili scritte nei nostri corpi e nella nostra psiche, le malattie seguono logiche evolutive, filogenetiche e ontogenetiche, sono strategie per la sopravvivenza e il continuo miglioramento come spiega il dottor Hamer nella Nuova Medicina. La malattia è interpretata come un programma biologico perfetto che ha il fine di ripristinare equilibri fisiologici e biochimici che si sono alterati al sopraggiungere di conflitti, novità, eventi imprevisti estremi che ci colgono di sorpresa, ai quali resistiamo opponendoci o che ci trovano privi di risorse e incapaci di un

9


IL SENSO DELLA MALATTIA

adattamento. Questo tipo di visione poggia su una concezione olistica, unificata e vitalista di corpo e psiche, comune alle medicine antiche che richiamano archetipi e aspetti simbolici di organi e apparati. Le dinamiche psichiche e sottili, anche se nascoste, assumono grande importanza sia nella manifestazione della malattia che nei processi di guarigione. La malattia non può essere eliminata, ma cesserà di manifestarsi non appena si risolverà il conflitto che la genera; saremo liberi da disturbi, che in realtà sono processi di riparazione, fino alla successiva prova della nostra capacità di adattamento. La malattia dunque è necessaria al nostro processo evolutivo, a noi la scelta di evolvere o ritirarci e soccombere. Trovare il senso alla malattia ci restituisce pienamente la responsabilità del nostro stato di salute. Catia Trevisani

10


Premessa

Negli ultimi decenni, una prolifica letteratura è stata dedicata alle cosiddette medicine alternative o integrate, con l’intento di proporre nuove e originali cure e tecniche e, al contempo, nuove visioni, nuove interpretazioni e nuovi modi di intendere gli stati di malattia, di salute e di guarigione, tuttavia raramente il tema è stato affrontato e analizzato considerando questi stati entro il loro naturale ed ampio contesto, quello evolutivo. Ancor meno si è indagato su quanto essi ne dipendano e ne siano profondamente influenzati e quanto ne siano al contempo protagonisti. Un approccio insolito ma fondamentale, perché è proprio nei recessi della storia evolutiva degli esseri viventi che si può scorgere il senso delle logiche degli stati di malattia, di salute e di guarigione, dunque di tutti i processi biologici e fisiologici che li caratterizzano. Processi che nella nostra specie hanno assunto sostanziali caratteri psichici ed emotivi. A causa della loro coerenza e della loro costante tendenza al miglioramento e al perfezionamento, tali processi possono essere considerati intelligenti. Un’intelligenza che ha permesso l’attuazione di eccezionali adattamenti ai più disparati ambienti, consentendo al contempo di trovare le soluzioni più adeguate ai problemi di sopravvivenza individuale e di specie. Un’intelligenza in atto di cui possiamo ammirare le meravigliose creazioni nel mondo vegetale e in quello animale. Un’intelligenza creatrice di prim’ordine, dalla quale è discesa la nostra stessa intelligenza, che per questo è da considerarsi una sua ridotta emanazione. Il termine creatrice non deve essere frainteso o rimandare a una qualche non ben precisata forma di intelligenza superiore o divina. Quest’intelligenza spontanea va considerata libera da qualsiasi illazione creazionista, fideistica o metafisica, che da sola vorrebbe motivarne e giustificarne la manifestazione, impedendo così una qualunque indagine o spiegazione oggettiva. A dimostrare quanto la nostra intelligenza sia sottomessa a quella naturale e di quanto sia ancora limitata nella sua funzione di comprendere ed agire, tra i tanti esempi del sapere che essa ha prodotto ci sono i risultati della medicina attuale. Per quanto sia già enorme la massa di informazioni e la conoscenza biologica ac-

11


IL SENSO DELLA MALATTIA

cumulata sul corpo umano nell’ultimo secolo e per quanti successi si siano ottenuti nel curare o comunque alleviare molte malattie, a tutt’oggi il numero dei malati è sempre grande e, paradossalmente, in aumento. Fatto spiegabile in parte con gli effetti collaterali dei farmaci usati per curare e in parte con le radicali mutazioni ambientali apportate dalla nostra specie, con suoi nuovi stili di vita adottati. I limiti della nostra intelligenza si scorgono anche nel campo della ricerca pura, dove migliaia di scienziati in tutto il mondo non hanno ancora svelato la maggior parte dei misteri cellulari o cerebrali che continuano a sfidare il loro ingegno. Probabilmente un lontano giorno si arriverà a una conoscenza completa, ma per il momento molte funzioni e strutture cellulari possono essere soltanto osservate e studiate nella loro microscopica dimensione molecolare senza poter essere estrapolate per un possibile impiego, tantomeno imitate artificialmente. A riguardo, uno degli esempi più interessanti sono gli enzimi, molecole relativamente complesse il cui elevato grado di simmetria e di precisione reattiva permette lo svolgimento, ma soprattutto l’accelerazione, di fondamentali reazioni biochimiche intra ed extracellulari, essenziali per mantenere in vita ogni secondo qualunque organismo. Se in ambito cellulare la nostra intelligenza arranca per carpire qualche frammento dei segreti della vita, è ancor più frustrata quando si accosta alla complessità delle fitte e intricatissime reti sinaptiche create dai 200 miliardi di neuroni del nostro cervello (più di metà dei quali sono concentrati nel cervelletto). Distribuiti per tipo, ognuno con sue precise e complicate mansioni, essi danno vita a sinfonie di informazioni coerenti eseguite con neurotrasmettitori e ormoni, sostanze molto speciali e complesse necessarie a sostenere e controllare un corpo animale formato da organi e da tessuti ancora più complessi. Altri neuroni speciali formano un sistema nervoso che trasporta i segnali elettrici necessari alla coordinazione e all’espletazione di migliaia di funzioni, in particolare quella del movimento, essendo questa fra le più necessarie alla vita animale. Un altro sistema informazionale essenzialmente chimico ma straordinariamente complicato ed evoluto, il sistema immunitario, con i suoi due sottosistemi innato e adattativo e con tutti i relativi corpuscoli specializzati (macrofagi, cellule dendritiche, monociti, linfociti T, B, complesso MHC), completa l’interfaccia di comunicazione con il cervello dal quale dipende, supervisionando la difesa del corpo da agenti esterni o comunque estranei, ma soprattutto collaborando per eseguire altri particolari compiti, come avremo modo di scoprire nei capitoli seguenti. Al cospetto di tanta infinita complessità, la nostra intelligenza non è che un ologramma pallido dell’intelligenza della vita, uno tra i tanti sottoprodotti che, insieme alla coscienza, vengono creati ad ogni istante, simili a leggere spume d’onda soffiate sopra un vasto oceano dalle profondità misteriose e buie. Per sondare, rivelare e comprendere i segreti di questo mare, l’umanità deve mettere in campo migliaia di cervelli super specializzati e notevoli straordinarie risorse.

12


Premessa

Ciò nonostante, sinora si è riusciti a ricostruire soltanto piccoli frammenti del grande disegno vivente* e comprendere solo in minima parte l’intelligenza naturale che lo sottende e lo pervade ramificandolo nelle milioni di differenti e variegate forme animali e vegetali che popolano il nostro pianeta. Questa intelligenza che permea e guida ogni piccolo o grande processo vitale, deve guidare necessariamente anche quel processo che da sempre la specie umana ha ben poco capito e molto temuto, la malattia, considerandola un guasto di sistema o qualcosa di deviante o di errato. Per quanto sia inusuale e affascinante considerare la malattia come fenomeno biologico intelligente, il motivo per il quale questo tema non è mai stato affrontato risiede quasi certamente nell’intrinseca incongruenza che contiene. Come può una malattia essere intelligente se procura sofferenza e addirittura morte? Una tale apparente contraddizione ne ha escluso le indagini anche da parte di quella scienza che per sua propensione avrebbe dovuto invece affrontarla e studiarne gli aspetti e le implicazioni: la medicina. Senza questa omissione, essa avrebbe già compreso da tempo significati altrimenti invisibili, rimasti tali per secoli e che, come proverò a spiegare, ha limitato la visione, la descrizione e l’interpretazione dello stato di malattia, riducendola a come noi oggi la conosciamo. Avrebbe inoltre compreso che anche il dolore e la morte da malattia sono espressioni guidate dalla stessa intelligenza che dirige ogni altro processo biologico. Un concetto che se per ora può apparire paradossale, risulterà più chiaro e ammissibile dopo l’approfondimento dei temi che saranno via via affrontati. Gli ecosistemi terrestri sono laboratori di trasformazione in costante attività, dove le specie viventi appaiono, cambiano, evolvono e scompaiono, ma i tempi di molti di questi processi sono talmente lenti da non poter essere notati neppure nell’arco di centinaia di generazioni umane. Da qui la prima grande difficoltà di cogliere il significato evolutivo della malattia e, di conseguenza, scorgerne l’intelligenza che ne guida le manifestazioni. Un significato che, come vedremo ampiamente, è stato sostituito da altri che danno ragione solo di cause circostanziate e limitate a periodi troppo brevi perciò irrilevanti rispetto a quelli che sono stati necessari all’evoluzione dell’organismo umano.

*

Le conoscenze e le tecniche genetiche sviluppate negli ultimi cinquant’anni, oltre a scoprire e comprendere la struttura, le proprietà e i comportamenti del DNA, sono anche riuscite a sequenziare il genoma umano. Nel 2016, un team di ricercatori americani guidati dal biologo Craig Venter (Maryland, USA), è riuscito a manipolare il DNA del più semplice batterio esistente, il Mycoplasma, sostituendo parte del suo patrimonio genetico con uno più semplice. Patrimonio che gli consente comunque di replicarsi.

13


IL SENSO DELLA MALATTIA

Per riuscire a perpetuare e operare miglioramenti sempre più raffinati al fine della sopravvivenza del singolo e della popolazione di appartenenza, durante archi temporali quasi sconfinati e durante l’avvicendarsi di innumerevoli generazioni, ogni specie ha accumulato memorie genetiche, funzioni organiche, adattamenti ambientali, comportamenti innati e nuove esperienze che, insieme, hanno composto uno speciale corredo di strategie. Un kit di sopravvivenza ottimizzato per il mantenimento dell’integrità, dell’equilibrio interno e dell’efficienza di ogni individuo. Un corredo variegato e in certi casi superspecializzato perfettamente idoneo soprattutto a poter agire e interagire con il mondo esterno e i suoi imprevisti. Ed è proprio in questa interazione che sono contenuti e vanno ricercati gli elementi per comprendere il processo di malattia. Da queste considerazioni si può già intuire ed estrapolare il concetto di malattia come processo intelligente e di altri che ne discendono, consentendo così di ridefinire anche i concetti di salute e di guarigione. L’intero testo verterà su questi temi, proponendo nuove tesi, risposte e soluzioni, sulle quali ognuno avrà la libertà di riflettere e trarre le proprie conclusioni. Per iniziare, una definizione basilare di salute potrebbe essere espressa nella forma seguente: un essere vivente è in salute quando tutte le funzioni fisiologiche e biochimiche del suo corpo sono armonizzate in un dinamico ma stabile equilibrio e quando questo equilibrio è presente anche nelle sue interazioni con gli individui della specie di appartenenza. Equilibrio che deve essere allargato anche alle altre specie e con l’ambiente entro il quale l’organismo vive e si muove, guidato dai suoi programmi istintivi e da quelli elaborati con l’apprendimento ed evoluti durante la sua storia biologica. È invece malato quando tale equilibrio si sposta bruscamente ai suoi estremi o quando alcune delle sue componenti vengono alterate, modificate o distrutte. Per l’essere umano attuale queste affermazioni hanno un valore parziale, se non addirittura marginale, poiché da secoli e in forme sempre più incisive, egli ha alterato o infranto il proprio equilibrio ecologico interno e quello esterno in modo permanente. Ma per quanto la specie umana si sia distanziata e astratta dalla natura, a livello biologico continua a essere governata da leggi e regole inviolabili, prerogativa ed essenza stessa della sua esistenza fisica e della necessaria stabilità organica. Leggi e regole che in ambito genetico hanno reso possibile la continuità della specie e, in ambito relazionale tra individui, hanno permesso l’evoluzione di modelli etologici (di apprendimento e di comportamento animale) che ancora oggi governano e caratterizzano la vita umana, come, la conquista o la perdita di territorio, la necessità di protezione, la ricerca di cibo, il bisogno di relazione, ecc. Un’evoluzione che ha favorito e plasmato anche i nostri intricati e tipici risvolti psicoemotivi, ma che è stata surclassata in buona parte dai variegati

14


Premessa

modelli “culturali” che la nostra mente è stata in grado di immaginare e creare attraverso i secoli. Una condizione unica in tutto il regno animale ed entro la quale si sono aperti stridenti contrasti. Contrasti tra leggi e modelli naturali e leggi e modelli umani che hanno portato questa opposizione a diventare inevitabilmente ulteriore causa di instabilità fisiche, emotive e psichiche. Instabilità che, come vedremo ampiamente, concorrono a produrre direttamente e indirettamente gli stati di malessere che abbiamo chiamato malattie. Benché la medicina odierna conosca approfonditamente molti dei processi che le caratterizzano, tutt’oggi ignora che tutte le malattie seguono logiche e regole evolutive, ovvero filogenetiche e ontogenetiche e che contengono aspetti embriologici e neurologici ancora non considerati. Questa esclusione fa permanere i medici entro interpretazioni e convinzioni parziali, limitate o addirittura errate circa le cause ultime di una malattia e di molte delle sue modalità di espressione. Una lacuna acuita dal tipo di preparazione accademica odierna che, come proverò a spiegare estesamente, è stata colmata ormai quarant’anni fa dalle ricerche di un solitario medico e ricercatore tedesco. Il suo nome era Ryck Geerd Hamer, salito purtroppo alla ribalta della cronaca a più riprese negli anni non per le sue interessanti scoperte, ma a causa delle accuse per suoi presunti reati. Accuse pretestuose e pregiudiziose, che avevano l’unico scopo di screditare proprio tali scoperte e distruggere la sua persona e la sua carriera. Nonostante la sua scomparsa, avvenuta nel luglio del 2017, il discredito contro Hamer continua ancora oggi, con il chiaro fine di impedire a ogni costo la divulgazione dei suoi rivoluzionari studi e della sua straordinaria visione, che potrebbero scuotere e minare le fondamenta stesse della medicina. Un discredito mai del tutto riuscito, avendo Hamer sostenuto e difeso strenuamente le sue teorie e le sue ricerche sino alla fine della sua vita e avendo ricevuto, a dispetto dei suoi detrattori, sempre più apprezzamenti da medici, psicologi, terapeuti e un crescente pubblico. La nuova visione della malattia descritta da Hamer è degna di grande attenzione sia per la sua coerenza alla realtà biologica evolutiva che alla complessa natura umana, oltre che per il rigore scientifico adottato per descrivere e verificare le sue scoperte. Hamer non si è limitato a teorizzare o filosofeggiare con idee, ipotesi e concetti innovativi, ma con molti anni di controlli e confronti ha cercato di dimostrare scientificamente le sue intuizioni, le sue osservazioni e le sue scoperte, comprovando che i principi che le sostenevano erano insiti nella natura stessa degli esseri viventi e di quelli umani in particolare.

15


IL SENSO DELLA MALATTIA

Grazie alla sua visione, dettagliatamente descritta nella sua Nuova Medicina, come naturalista e biologo, ho potuto constatare personalmente quanto sia cruciale inquadrare i processi chiamati malattie in un disegno più ampio, quello appunto evolutivo, e cosa significhi dare alla malattia nientemeno che il significato di strategia per la sopravvivenza! Un nuovissimo concetto che verrà trattato e spiegato ampiamente. La visone di Hamer permette di vedere e comprendere altrimenti i comportamenti cellulari e cerebrali, sia nello stato di malattia, che di salute in generale. Una visione che ancora pochi scorgono e molti non riescono ad avere o a non capire o a rifiutare. Oltre agli aspetti prettamente medici, biologici ed evolutivi, Hamer ha inoltre chiarito, forse definitivamente e diversamente dalle interpretazioni attuali della medicina ufficiale, anche gli aspetti relativi alle dinamiche psichiche ed emotive tanto preponderanti nell’essere umano e che grande importanza assumono nella comparsa e nello svolgimento di una malattia, considerandoli cruciali e attribuendo loro una precisa collocazione cerebrale e organica. Un ruolo innovativo ma decisamente più articolato e significativo di quello descritto sino a oggi dalla Psicanalisi e dalla Psicosomatica. Nel genere umano, psiche ed emozioni si sono evolute e affinate per quasi mezzo milione di anni e ineluttabilmente si sono integrate profondamente nel cervello e nel corpo, dunque, alla luce delle sue intuizioni e delle sue prime scoperte era inevitabile per Hamer doverne comprendere alcuni sorprendenti aspetti mai osservati in precedenza e che avrebbero poi occupato una posizione rilevante nell’architettura della sua visione. L’integrazione fra sfera psicoemotiva e biologia ha arricchito l’essere umano di funzioni, espressioni e dinamiche comportamentali uniche e originali, ma ciò non avrebbe dovuto esimerlo dal restare subordinato e assoggettato alle regole biologiche ed ecologiche dalle quali nessun organismo terrestre può o dovrebbe sfuggire, pena il decadimento della qualità della vita e il rischio di gravi scompensi o malattie, proprio come è iniziato ad accadere alla nostra specie, conducendola a un progressivo e veloce decadimento. Un decadimento che sta delineandosi marcatamente e proporzionalmente allo sviluppo di una società sempre più metropolitana, tecnologica e globalizzata e sempre più disumanizzata e medicalizzata, ormai anche avulsa e corrotta da vizi e stili di vita distruttivi e autodistruttivi. Da quando ho scoperto l’illuminante lavoro di Hamer, circa vent’anni fa, non ho fatto altro che applicarlo e verificarlo nella mia vita e nella mia professione di terapeuta, constatandone e confermandone sempre e senza eccezioni, quasi con precisione matematica, le verità in esso contenute. Questa verifica mi ha sempre incoraggiato anche a diffondere questa nuova conoscenza attraverso conferenze e corsi, suggerendola anche a medici, ope-

16


Premessa

ratori sanitari e a tutte le persone interessate che ho incontrato e continuo a incontrare. Sulla scia di questo entusiasmo, mai sopito sino a oggi, anzi accresciuto nel tempo, data la complessità dell’argomento e le novità destabilizzanti in esso contenute, mi sono proposto di scrivere questo libro in una forma piuttosto semplificata per renderlo fruibile a tutti e a chiunque desideri cogliere, nell’essenza, i concetti e l’importanza della Nuova Medicina di Hamer, senza doversi impegnare in argomentazioni di carattere medico o comunque troppo specialistiche. Un tipo di medicina non a caso tanto osteggiata e denigrata dalle autorità e dagli operatori di un sistema sanitario che sembrano aver dimenticato, se non invertito, gli scopi e la missione primaria di ciò che dovrebbe essere una medicina vera, dimostrando più interesse a produrre e mantenere malati invece che guarirne o prevenirne efficacemente le malattie. Le tesi di Hamer rappresentano inevitabilmente anche un passo obbligato verso una consapevolezza più ampia del proprio essere, necessaria a concepire e affrontare i fenomeni e gli eventi biologici in un modo più consono e più sensato rispetto al posto che occupiamo in questo mondo e alle modalità che adottiamo per vivere, poiché a dispetto di quanto la medicina ufficiale pretenda, illudendosi e illudendo di estirparla o guarirla definitivamente, la malattia è e sarà sempre una parte imprescindibile della vita di ogni essere vivente, poiché come vedremo, è una delle espressioni necessarie al suo miglioramento evolutivo. Malattia che in noi esseri umani coinvolge inevitabilmente anche la coscienza, la quale interagendo inevitabilmente con i complessi aspetti emotivi, psichici consci e inconsci e con le sofferenze del corpo, è costretta a scegliere se e come assecondare e comprendere tali aspetti (quindi evolvere anch’essa), oppure ritirarsi o soccombere. Dal suo tipo di reazione e di interazione, ne consegue la capacità di favorire o, al contrario, impedire, i processi di guarigione.

17



Introduzione

Nessuno obietterà che un libro sulle malattie dovrebbe essere scritto da medici. Chi, meglio di loro, avrebbe potuto e dovuto scriverlo? Eppure raramente i medici si sono avventurati nei territori delle idee e delle conoscenze che saranno affrontate in queste pagine. Territori dove la malattia viene approcciata anche secondo la prospettiva del processo evolutivo e considerata come una sua parte integrante, speciale e coerente. Speciale e coerente perché, come sarà ampiamente discusso, la malattia può essere interpretata come un fenomeno programmato, finalizzato a ripristinare gli equilibri fisiologici e biochimici quando vengono alterati o sconvolti da estremi eventi della realtà circostante. Uno sconvolgimento che costringe l’organismo a una sorta di black-out dei suoi sistemi, per poi reagire con alcune speciali risorse. Queste asserzioni possono essere comprese e dimostrate soltanto se si intende l’organismo umano come un insieme di parti indissolubilmente collegate e integrate e in costante interazione con se stesse e con il loro ambiente, nel millenario scenario storico dell’evoluzione della vita sulla Terra. In altre parole, quando riusciamo a considerare il nostro Essere come un’entità ampiamente olistica (da olos, “tutto”), ancora più ampia di quanto intendano alcune medicine alternative che si autodefiniscono tali. Il motivo del disinteresse della medicina ufficiale e dei medici all’approfondimento di questa differente prospettiva ad ampio respiro, è dovuto a una serie di ragioni, ma essenzialmente alle seguenti: il focalizzare l’attenzione su un’analisi parziale, ovvero il valutare soltanto gli aspetti biologici e fisiologici della malattia. Il considerare il problema entro ristretti archi temporali, come la sola durata dei sintomi. L’utilizzare una parziale interdisciplinarità. Il mantenere un’inerzia rispetto alla riverifica di alcune ipotesi di fondo adottate come assiomi ritenuti ancora validi, nonostante le novità che li contraddicono. Infine, l’aver adottato quella logica sintetica e arida di causa/effetto (prerogativa irrinunciabile delle scienze fisiche e chimiche) che si è ormai consolidata negli ultimi due secoli anche nella scienza medica e che continua a dimostrarsi

19


IL SENSO DELLA MALATTIA

comunque insufficiente a spiegare compiutamente il fenomeno malattia nell’essere umano. Una logica che ha limitato la visuale dei medici portandoli a considerare erroneamente il corpo umano come un’associazione di tessuti, di organi e di apparati separati tra loro e dal contesto esterno, da cui la conseguenza di trattarli e curarli come entità a sé stanti. Queste e altre ragioni, a suo tempo, estinsero il mio desiderio di diventare medico, sebbene continuassi a subire il fascino delle notevoli conoscenze e dell’empirismo che connotavano questa scienza, con i suoi sempre più sofisticati metodi e strumenti di indagine clinica e diagnostica. Nonostante la mia rinuncia, continuai a nutrire il desiderio di comprendere la biologia, la fisiologia e la psicologia umana, ma anche da altri punti di vista, avendo scoperto al contempo differenti conoscenze e metodi di cura che i medici moderni hanno abbandonato o ignorato. Conoscenze in parte molto antiche, essendo insegnate e praticate da migliaia di anni sia in Oriente (dalla medicina ayurvedica, da quella tibetana, da quella giapponese e da quella cinese), che in Occidente (dalla medicina egizia e da quella greca, madre di quella moderna). Non diventare medico mi ha evitato di assorbire una particolare “mentalità” che già stava dilagando negli anni Settanta, insinuandosi e affermandosi irreversibilmente anche nel pensiero comune fino ai giorni nostri e dalla quale sembra ormai impossibile svincolarsi. Una mentalità che governa la medicina attuale e della quale proverò a evidenziare alcuni importanti limiti. Una mentalità che con l’urgenza di trovare al più presto rimedi e cure per ogni male o sindromi estreme, ha lasciato che la medicina diventasse sempre più protocollare, rigida, stereotipata e a volte anche fin troppo aggressiva, iniziando proporzionalmente e progressivamente a ridurre, se non a eliminare, quella concezione vitalista e unificata (olistica) del corpo e della psiche che per secoli ha accomunato le medicine antiche (una concezione imprescindibile quando desideriamo comprendere davvero le malattie del genere umano). Mentalità che ha portato la medicina a essere anche sempre più schiava dei crescenti e cospicui introiti economici, favorendo l’espansione di un nuovo settore di mercato, arrivando per questo a privilegiare i lauti guadagni, anziché l’interesse per i malati, diventando così una medicina sfacciatamente commerciale. Un fenomeno che, in molti casi, ha trasformato la vocazione medica in una professione molto redditizia e tra le poche che avrebbero beneficiato e goduto di un grande prestigio sociale. Ciò ha contribuito ulteriormente a cambiare l’approccio verso il malato, rafforzandone l’immagine di un’entità impersonale e meccanica della quale si tenta di aggiustare i sistemi e i componenti, esattamente come si fa con qualsiasi macchina.

20


Introduzione

La stessa mentalità ha demolito, nei medici e nei pazienti, quella minima possibilità di intuizione e di intervento che li avrebbe favoriti nello svelare e comprendere il senso autentico e profondo dell’origine di un sintomo o di una malattia, cercandone le correlazioni in tutte le componenti umane considerate nel contesto della storia personale, familiare, sociale, ambientale, ecologica ed evolutiva dell’individuo. Un passaggio certamente arduo e complesso ma essenziale. Un passaggio oggi sempre più intuito, sentito e auspicato da un numero crescente di persone. Un simile approccio, accantonato con troppa disinvoltura e a volte con spregio dalla medicina occidentale, avrebbe colmato molte delle sue attuali carenze e molte delle necessità e delle richieste frustrate o mai esaudite di tante persone sofferenti. Carenze che hanno permesso il fiorire di altre discipline terapeutiche vecchie e nuove; alcune scientifiche ed efficaci, altre basate purtroppo soltanto su presupposti indimostrati, su convinzioni, superstizioni o, peggio, su menzogne. Con tante discipline pseudoscientifiche in circolazione, sostenute da un fiorente mercato, le discipline terapeutiche integrate di alto spessore corrono il rischio di essere confuse con le prime o esserne contaminate, dunque perdere la loro attendibilità e affidabilità. Così, il serio terapeuta che le esercita rischia la reputazione e la professione, a maggior ragione se è un medico. Medico che diventa un soggetto borderline e a rischio di radiazione, oltre che perseguitato come ciarlatano e pericolo sociale, proprio come è accaduto al dottor Hamer e a molti altri. L’ambito delle cosiddette medicine alternative, in effetti e purtroppo, continua a rappresentare un terreno fertile per truffatori e impostori, i cui vaneggiamenti (per quanto a volte accettati e ciecamente applicati in buona fede da alcuni praticanti) continuano a persistere al fianco di una inclinazione manipolativa e ingannatrice che illude l’esistenza di migliaia di persone, ogni anno e in ogni parte del mondo, peggiorando la loro condizione e, al contempo, screditando indirettamente e mediaticamente il lavoro di tutti i coscienziosi ricercatori e gli abilitati professionisti del settore. Restando nel tema delle terapie e delle tecniche alternative più o meno naturali applicate in un contesto olistico in modo professionale ed appropriato, vuoi da medici che da terapeuti specializzati, in anni di osservazioni, di confronti e di verifiche personali, ho comunque potuto constatare che, per quanto ricche di possibilità e per quanto preferibili a volte a quelle farmacologiche, presentavano anch’esse molti limiti, perciò tante problematiche non si risolvevano comunque e rimanevano senza risposta. Al più, si ottenevano solo temporanei miglioramenti della condizione generale del paziente e una riduzione parziale dei sintomi. Anche le componenti emotive e simboliche continuavano a essere ignorate, sottovalutate o considerate a sé stanti o correlate in modo approssimativo, così

21


IL SENSO DELLA MALATTIA

accadeva per i risvolti e i trattamenti psicoanalitici, che si arenavano durante la ricerca di una soluzione a certe malattie. Tantomeno venivano considerati alcuni aspetti biologici e filogenetici cruciali. Soltanto quando incrociai il lavoro del dottor Hamer, riuscii nella “quadratura del cerchio”. Tutto divenne improvvisamente e straordinariamente chiaro. Grazie alle sue scoperte, ogni manifestazione sintomatica di una malattia assumeva un significato radicalmente nuovo. Un significato realmente funzionale che nessuno prima di lui aveva ipotizzato. Un significato rispetto alla sua causa esterna, ovvero uno shock come innesco di una programmata reazione interna, la cui conseguenza è un conflitto biologico! Conflitto che, durante il suo evolvere è definito e scandito da precise fasi, stati e sintomi caratteristici. La malattia assumeva anche un significato rispetto all’organo o all’apparato che la esprime e un significato rispetto al tipo di matrice embrionale da cui questi derivano. Assumeva inoltre un significato anche rispetto alle specifiche aree cerebrali che controllano i comportamenti organici sulla base di antichi programmi biologici, opportunamente evoluti in milioni di anni. E infine, un significato rispetto alla simbologia dell’organo, del tessuto o dell’apparato coinvolti e rispetto all’elaborazione psichica del soggetto. Su questi notevoli presupposti, la malattia non si sarebbe più potuta considerare casuale o accidentale, né causata direttamente da semplici agenti esterni, perché espressione di precisi programmi cerebrali la cui attivazione serve a fronteggiare le diverse evenienze rischiose per la sopravvivenza. Programmi delle cui fasi di svolgimento la medicina ha descritto soltanto gli aspetti più evidenti, ovvero quelli sintomatici. L’insieme di questi nuovi significati conducono a una spiegazione e una visione davvero rivoluzionarie, ma per questo anche molto destabilizzanti al primo approccio. Certo non sarebbe stata e non sarà un’impresa facile allargare una tale visione alla classe medica (indottrinata da una visione fisico-chimica e schematica del fenomeno malattia) e, tantomeno, trasmetterla a una massa umana planetaria in crescita vertiginosa, la cui esistenza è oggi sempre più influenzata e condizionata dai disagi prodotti da una frenetica e nevrotica corsa alla sopravvivenza e dall’ansia di una minaccia di un veloce e grave degrado ambientale e sociale che si svolge all’ombra di sistemi di sfruttamento economico, ideologico e mediatico. Di fatto, la Nuova medicina del dottor Hamer nella società attuale non può che essere considerata ancora come un’eresia o un elucubrazione di un ciarlatano. Guardando il mondo della medicina ufficiale, della sanità e il mondo intero nelle sue problematiche globali, ancora oggi appaiono vacue le speranze di veder accettato e compreso il suo modo di intendere la salute, la malattia e la vita

22


Introduzione

in generale, proprio perché in aperta antitesi con le convinzioni attuali della medicina e delle popolazioni delle quali essa si prende cura. Qualche possibilità esiste là dove emergono isole di coscienza abitate da un’obiettiva e neutrale consapevolezza individuale in crescita e in espansione. Un’espansione che potrà giungere a compimento soltanto a condizione di essere più veloce dell’omologazione e dell’appiattimento culturale che da tempo stanno contaminando ogni sistema sociale planetario. A questo decadimento ha contribuito anche la specializzazione dei medici che, per quanto fondamentale per approfondire le conoscenze, per redigere diagnosi sempre più accurate e applicare cure sempre più mirate ed efficaci, ha ridotto la loro capacità di sintesi. Capacità ulteriormente contratte a causa delle forti pressioni psico-economiche esercitate dal fiorente mercato del farmaco che, attraverso le sue multinazionali, oggi condiziona e indirizza anche la ricerca biomedica. Una situazione che ha precluso progressivamente ai medici la possibilità di poter studiare e comprendere la complessità dell’essere umano e dell’interazione sincronica dei sistemi che lo compongono e lo definiscono, dunque, paradossalmente, ancora ostacola il raggiungimento di più obiettive e complete spiegazioni (e di cure più durature) per i problemi dell’oggetto/soggetto della loro scienza: quel malato per il quale si sono prodigati con tanti anni di studio, di impegno e di sacrifici. Questa è una delle contraddizioni che tenterò di chiarire, soprattutto attraverso l’esposizione del nuovo sistema integrato di comprensione e di approccio alle cosiddette malattie messo a punto dal dottor Hamer. Un sistema che capovolge radicalmente molti dei postulati sui quali si basa la medicina ufficiale e che probabilmente rivoluzionerà definitivamente il modo di intendere la medicina, la salute, la malattia e la guarigione. Un sistema di idee e di scoperte in parte verificate e in parte in attesa di dimostrazione, ma che ognuno di noi può già constatare nella vita quotidiana almeno nelle sue linee essenziali, senza attendere conferme ufficiali e senza avere una cultura medica. Un sistema che mostra e chiarisce esattamente quel significato che andavo cercando, quindi quel senso globale, funzionale, strategico e addirittura deterministico di ogni malattia. Un sistema di principi innovativi dove la complessità della psiche e del mondo emozionale, con i loro modelli espressivi, caratteriali, simbolici e archetipici, sviluppati ed evoluti da almeno trecentomila anni, assumono un ruolo fondamentale, alla pari delle funzioni biologiche con le quali hanno intrecciato il medesimo percorso evolutivo. Un sistema che sta interessando seriamente sempre più persone e che è stato già adottato da alcuni medici e molti terapeuti. Un sistema che dovrebbe integrarsi con la medicina ufficiale per diventare

23


IL SENSO DELLA MALATTIA

il normale approccio alla malattia. Medicina che, per quanto difetti in questa direzione, svolge e mantiene comunque il suo indiscutibile fondamentale ruolo nella ricerca e nello studio delle problematiche della salute umana e nei risvolti terapeutici e assistenziali, dove ha il merito di saper curare o attenuare soprattutto i sintomi gravi e acuti e modulare quelli cronici di malattie invalidanti, affrontando spesso in modo eccellente quei casi estremi dove è necessaria una medicina d’urgenza e di pronto soccorso, come capita per taluni traumatismi o particolari malori e disfunzioni improvvise. Casi in cui gli staff di chirurghi, anestesisti e infermieri, esprimono tutta la loro conoscenza e professionalità e dove le tecnologie e la farmacologia utilizzate mostrano il meglio della loro utilità ed efficacia, salvando molte vite umane. Verso di loro non possiamo che esprimere la nostra ammirazione e gratitudine.

24


Prima parte



1 Un senso per la malattia

Se assumiamo che in ogni organismo tutti i fenomeni vitali si svolgono in modo “intelligente e sensato”, ovvero sono organizzati e destinati all’adempimento di funzioni indispensabili alla sopravvivenza e al suo miglioramento (secondo processi biologici ed evolutivi coerenti e tendenzialmente mai accidentali, casuali o caotici), ne deve conseguire che essendo le malattie parte di questi fenomeni, anch’esse devono svolgersi in modo intelligente e sensato, dunque non casuale. Di fatto esistono ottime ragioni e prove per asserire che esse siano l’espressione di comportamenti biologici programmati, a maggior ragione nella specie umana, dove assumono anche fondamentali significati emotivi, psichici e simbolici.

Noi umani, a qualunque etnia o cultura apparteniamo, come esseri consapevoli e razionali abbiamo la necessità di attribuire un senso o trovare un significato per qualunque circostanza, situazione, fenomeno o evento concreto o irrazionale che sia, dei quali siamo protagonisti o spettatori. Anche ciò che ci appare bizzarro o surreale tendiamo a includerlo nella sfera della ragione, la quale desidera sempre trovare un significato, un senso e uno scopo. Di conseguenza dedichiamo molto del nostro tempo a operare scelte o prendere posizioni in base a tale significato, senso o scopo, dal valore personale o collettivo. Ma alcune questioni ne restano apparentemente prive, soprattutto quelle inerenti gli argomenti esistenziali che generazioni di esseri umani hanno affrontato strenuamente per secoli: la ricerca del senso dell’universo, del senso della vita e della morte, del senso della vita individuale, con le sue gioie, le sue traversie, i suoi avvenimenti e le sue molteplici e variegate sfaccettature ed espressioni corporee, emotive e psichiche, fra le quali anche le malattie (per quanto di queste ultime più che trovare un reale senso ci siamo accontentati delle spiegazioni mediche correnti, limitate a un ambito chimico/fisico/biologico). L’impossibilità di avere risposte definitive, dunque chiari significati, ci costringe però a mantenere dubbi su certe realtà e sulla casualità, sull’accidentalità o sulla stranezza di molti eventi dell’esistenza, che pochi sanno indagare e vedere.

27


IL SENSO DELLA MALATTIA

All’opposto, alcuni di noi sono certi sino al fanatismo, del loro significato, attribuendogli spesso una valenza paranormale, sovrannaturale o addirittura divina. In ogni caso, al di là della difficoltà o meno di scorgerli, il significato o il senso dei fenomeni e degli eventi cui assistiamo o dei quali siamo interpreti risiede soltanto nella ragione e nella consapevolezza umana, due qualità indispensabili per indagare la realtà e che qualunque altra specie animale non può vantare. Il significato di qualcosa è sempre in relazione o in funzione di altro. Dunque è un significato mai chiuso in se stesso e che necessita di essere contestualizzato. Ad esempio, tutte le componenti di un progetto di organizzazione biologica di un essere vivente sono funzionali allo sviluppo, al mantenimento e alla riproduzione individuale, di specie e di classe di appartenenza, quindi hanno un senso logico in rapporto ai compiti che devono assolvere e agli scopi verso i quali sembrano tendere o pare siano destinate. Compiti e scopi realizzabili entro ambienti adeguati, con i quali vi è sempre una stretta interazione e correlazione, tanto che si deve necessariamente considerare l’ambiente, o più precisamente la nicchia ecologica che ogni essere vivente occupa, come parte integrante della sua vita e della sua fisiologia. Senza un palcoscenico ove recitare il suo ruolo e senza un pubblico col quale interagire, un attore non avrebbe senso di esistere. Nel dominio dei fenomeni naturali tutto sembra avere un globale senso implicito, visto che la natura intera si autosostiene e si autorigenera, senza necessitare della presenza e dell’interferenza di esseri senzienti e coscienti quali noi siamo (e che si pongono il problema dell’eventuale senso). Dato che i complicati processi che hanno portato alla comparsa e soprattutto alla diversificazione, alla specializzazione e alla perpetuazione delle forme viventi, sono apparsi molto prima della nascita della mente umana (creando le premesse affinché questa comparisse, si formasse ed evolvesse), possiamo supporre che ciò che noi intendiamo con i termini “senso” o “logica naturale”, siano stati sempre impliciti nei processi che permettono il fenomeno della vita. Tutto il mondo che ogni nuovo essere umano scopre e sperimenta dopo la sua nascita con i suoi sensi percettivi, preesiste con le sue logiche e con quelli che a noi appaiono come scopi contingenti. Per quanto queste logiche siano prive di intenzione e finalità, senza di esse tutto ciò che esiste non avrebbe potuto assumere forma e tantomeno perdurare. Ma forse, più che di significati dovremmo parlare di processi. Processi che si svolgono in funzione di strutture e strutture che mantengono i processi che le hanno generate e che a loro volta causano nuove funzioni. Dovremmo parlare anche di funzioni di funzioni. Da questo punto di vista potremmo dire che il processo vivente ha in sé un senso immanente, dato che, una volta apparso, si muove ed evolve con modalità

28


Un senso per la malattia

tendenzialmente coerenti (e in qualunque possibile direzione) perché è in grado di autosostenersi e di riconoscere l’ambiente circostante per sopravviverci entro un periodo geneticamente programmato, adattandovisi nei modi e nelle forme più congeniali, attraverso quelle che consideriamo in molti casi, stupefacenti trasformazioni somatiche, fisiologiche e comportamentali: i cosiddetti “adattamenti”. Alcuni di questi adattamenti sono talmente elaborati da indurci a cedere alla tentazione di immaginare o peggio sostenere, alla stregua di un’ideologia creazionista, che in tale processo sia insito un progetto o un piano intenzionale di sviluppo finalizzato a uno scopo. Scopo per il quale l’adattamento stesso e/o la trasformazione sembrano essersi evoluti e ai quali noi, in quanto esseri coscienti e curiosi, cerchiamo di dare un senso o un significato. Un senso e un significato ben diversi da quel senso immanente che la natura sembra perseguire e che si potrebbe descrivere come una logica naturale non cosciente, che possiamo scorgere all’opera grazie a una sorta di insita intelligenza automatica e istintiva. Un’intelligenza delle cellule, dei corpi e degli organi, animali o vegetali che siano. Un’intelligenza alla quale mi sono già riferito e alla quale mi riferirò spesso. Non si tratta di un’intelligenza finalistica o finalizzata (come quella mentale che noi umani usiamo per decidere in quale direzione andare o che progetto attuare o creare), ma di un’intelligenza che costruisce la sua direzione in base agli eventuali o continui cambiamenti che è costretta ad apportare ai suoi modelli (gli organismi e le loro parti) senza mai potere o dovere valutare a priori e senza mai essere progettuale, stimolata da una combinazione più o meno complicata di innumerevoli segnali esterni (variazioni di temperatura, pressione, umidità, luminosità, sonorità) e dalla complessità degli impulsi e delle interazioni interne all’organismo stesso. Questo modo di procedere si è affinato sino al punto da assumere alcune proprietà tipiche di ciò che intendiamo per intelligenza; ad esempio, saper rispondere a uno stimolo esterno nel modo più efficiente, più coerente, utile e vantaggioso ai fini della sopravvivenza. È un’intelligenza intrinseca all’evoluzione del vivente, una particolare forma di intelligenza che nel suo livello essenziale si esprime attraverso le molteplici proprietà e capacità di una complicata e affascinante molecola, nota come Acido desossiribonucleico, l’ormai famoso DNA. Un lungo doppio filamento composto da sequenze di geni che, chimicamente, fisicamente e biologicamente, oltre a mantenere le memorie generazionali del progetto di ogni organismo nelle loro rigorose strutture molecolari, guida molte delle reazioni biochimiche (microscopiche) e molte trasformazioni somatiche e comportamentali (macroscopiche) nello spazio e nel tempo. Difficile invece è scorgere una forma di intelligenza nei semplici legami atomici e molecolari e nelle semplici o complesse reazioni chimiche e biochimiche che si

29


IL SENSO DELLA MALATTIA

svolgono nelle e fra le cellule di un organismo, ma è proprio nel rigido ordine che governa le rigorose strutture atomiche e la necessaria precisione delle reazioni chimiche, che possiamo identificare il primo gradino di quella scala che porta alla graduale complessità organica e intellettiva delle forme viventi, nelle quali, via via, le cellule si sono specializzate in funzioni sempre più evolute e sofisticate. Sui vari gradini di questa scala, sono comparse qualità e proprietà sempre più raffinate e sinergiche, tanto da arrivare a produrre organi incredibilmente complicati e organizzati come il cervello umano. Qui, l’intelligenza automatica e istintiva che stiamo considerando, ha assunto varie forme e ha iniziato a esprimere potenzialità nuove e apparentemente infinite. Ma già negli organismi più semplici unicellulari, come un batterio, scorgiamo una forma di intelligenza operativa, comportamentale ed evolutiva che si regge sulla raccolta di memorie vantaggiose o quantomeno utili alla sopravvivenza individuale e di specie. Se tale intelligenza controlla e guida qualunque processo si attui o sia necessario attuare all’interno di un corpo vivente in funzione delle circostanze e delle “pressioni” ambientali che riceve (note in biologia evoluzionistica come “pressioni selettive”), ne consegue che questa stessa intelligenza deve guidare anche quei particolari processi che abbiamo chiamato malattie e che coinvolgono, con frequenza variabile, le cellule e gli organi di qualsiasi essere vivente. Anche le malattie devono quindi avere un significato, almeno in ambito evolutivo, là dove non riusciamo a scorgerne altri. Già intravvedere questo significato è un notevole passo concettuale, ma come sappiamo, per la nostra specie esistono altri importanti significati, quelli squisitamente psichici, simbolici e archetipici. Trovare un significato sensato per la malattia, come il titolo di questo libro sembra pretendere, oltre che apparire complicato, può sembrare paradossale e provocatorio in tempi di estremo e dominante tecnicismo e pragmatismo scientifico, dove viene considerata, curata e combattuta come qualcosa di “insensato”, di ostile, di folle, quasi che non esista alcuna ragione valida per ammetterne l’esistenza o per meritarcela. Eppure, quando integriamo tutti i differenti aspetti dell’essere umano, è proprio un senso che possiamo ritrovare in ogni malattia, a dispetto di qualunque opinione diversa. Un senso che conferisce alla malattia la sembianza di fenomeno non casuale che annulla le mezze verità, le molte teorie e le troppe ipotesi che i medici avanzano sulla sua origine. Un senso individuato grazie a peculiari e straordinarie intuizioni e scoperte biomediche e psicologiche recenti considerate al limite dell’eresia, ma grazie anche alla riscoperta di antiche conoscenze, molte delle quali purtroppo accuratamente e intenzionalmente oscurate, escluse o, peggio, ridicolizzate. Spiegare la malattia come processo bio-evolutivo e psico-simbolico-emotivo, la

30


Un senso per la malattia

pregna di un senso compiuto che le numerose branche della medicina attuale non sono ancora riuscite a dare o a trovare. Quando ciò sarà chiaro, si comprenderà come questa affermazione non sia dettata dalla presunzione dell’autore o di alcuni stravaganti o megalomani ricercatori solitari, ma derivi da un insieme coerente di conoscenze, osservazioni e prove oggettive verificate su migliaia di soggetti, per quanto solo in parte avvallate dalla scienza accademica e in parte non ancora ufficialmente verificate e accettate dalla mentalità dominante. Del resto, le intuizioni, le idee e le ipotesi geniali di qualche inventore o scienziato solitario, oltre che a rappresentare ispirazione per altri colleghi e per chiunque, sono spesso divenute scoperte e verità scientificamente dimostrate. Verità che, in alcuni casi, hanno rivoluzionato la storia e la cultura dell’umanità. Rispetto al significato che stiamo adottando e al quale stiamo alludendo, non è uno dei tanti significati comuni o settoriali dei quali ci accontenteremo e che, di prassi o d’abitudine, attribuiamo alle malattie. Dovremmo e dovremo essere molto più esigenti. Se diciamo che la tal malattia è provocata da uno specifico virus e si svolge secondo una serie di comprovate fasi di manifestazione, oppure è provocata dalla radioattività secondo certe modalità o, ancora, è dovuta a una carenza alimentare, oppure è curata da un tal farmaco o da un particolare intervento chirurgico, non significa averne trovato un effettivo senso o significato definitivo, ma che abbiamo colto, visto e spiegato solo una parte degli effetti e delle evidenze di un processo che in realtà è più ampio e profondo. Un’ampiezza e una profondità che si rivela se e quando consideriamo il significato del ruolo della malattia nel passato e nel presente bioevolutivo della nostra specie. Un ruolo completamente trascurato e che pochi hanno considerato e indagato. Dal presupposto che il significato essenziale della malattia risieda anche e soprattutto nel suo “scopo” evolutivo, ne deriva che tale scopo abbia un senso globale e profondo, dato che include e coinvolge tutta la storia filogenetica, evolutiva e biologica dell’organismo, dell’organo o del tessuto in causa e, negli esseri umani, anche e necessariamente, la sfera emotiva, psicologica, genealogica, culturale e spirituale. Aspetti omessi o sottovalutati da decenni dalla medicina ufficiale, ma esaltati da alcune sue diramazioni e da alcune frange della medicina olistica, note anche come medicina integrata e medicina alternativa. Si tratta dunque di un significato davvero ampio, che implica e prelude a una grande complessità, perciò richiede disponibilità, apertura mentale e buone conoscenze di base. Un significato e un senso che vanno decisamente al di là delle nostre aspettative personali o sociali o delle nostre interpretazioni intellettuali, scientifiche, filosofiche e religiose, perché riguardano innanzitutto le logiche intrinseche alle dinamiche

31


IL SENSO DELLA MALATTIA

evolutive e genetiche della nostra specie e di tutte le altre specie viventi che sono riuscite, nei miliardi e nei milioni di anni a disposizione, ad apparire e a sopravvivere in uno dei tanti ecosistemi del nostro pianeta. Entro questo tipo di logica, siamo costretti ad ammettere che i termini “senso” o “significato” diventano impropri e insufficienti, dato che l’interrogarsi sul senso e sul significato delle cose, dei fenomeni e del mondo, è una prerogativa soltanto della nostra mente e della nostra specie; infatti non è necessario dare uno o più sensi alla vita affinché questa esista. Per centinaia di milioni di anni la vita è esistita senza la nostra specie e senza la necessità di essere spiegata o capita. Tutte le proprietà e le modalità di autorganizzazione delle molecole biologiche, in particolare quelle del DNA, sono impersonali e ci precedono di almeno tre miliardi di anni. Tremila milioni di anni… una piccola eternità. Un immenso periodo di tempo che la nostra mente non è in grado di immaginare, tantomeno abbracciare. Durante questo lunghissimo tempo, che corrisponde a un quinto dell’età del nostro universo osservabile, l’entità che abbiamo chiamato natura ha potuto attuare un numero quasi infinito di tentativi e combinazioni atomiche e molecolari grazie alle quali è comparsa la molecola complessa e incredibile del DNA. Una peculiare e meravigliosa struttura microscopica le cui proprietà simmetriche e chimiche hanno permesso la “costruzione”, la riproduzione e l’avvicendamento di milioni di specie viventi, che nei millenni sono andate diversificandosi in sbalorditive forme e comportamenti. A fare apparire come sensato e intelligente il fenomeno che abbiamo chiamato vita, è l’insieme delle sue modalità di attuazione che oggi descriviamo come elaborate e concatenate reazioni biochimiche molecolari ad alto grado di coerenza. Grazie alle loro peculiari proprietà, tali reazioni hanno reso possibile la creazione e la memorizzazione di gerarchie di strutture, di funzioni e di strategie adeguate a perpetuare e a mantenere la sopravvivenza di ogni specie animale o vegetale, alcune delle quali sono rimaste morfologicamente ed ecologicamente stabili anche per milioni di anni. In molte di queste strategie non è difficile scorgere anche una logica che possiamo definire, al pari dell’intelligenza più volte citata, una logica propria dei viventi, il cui scopo (dal punto di vista umano) è il continuo affinamento delle capacità di autoregolarsi e al contempo adattarsi ai diversi ambienti e alle variegate circostanze in continuo mutamento, tentando di affrontare al meglio gli imprevisti e le sfide alla sopravvivenza. Una logica e un’intelligenza che cooperano in un sistema retroattivo di controllo e di correzione (feed-back) dei processi di autoregolazione e di autoriproduzione; comportamenti riassunti nel termine di autopoiesi, coniato dal biologo cileno Humberto Maturana almeno quarant’anni fa. Un feed-back che è una perfetta espressione di quel senso immanente che ho citato.

32


Un senso per la malattia

Una volta fatte queste precisazioni e ammessa la forte e spontanea necessità che la nostra ragione ha di dare un suo senso alle cose e agli eventi, soprattutto sul piano psicologico e filosofico, quando si tratta della vita biologica ciò diventa una grande impresa, dato che richiede la capacità di abbracciare l’intera storia della vita sulla Terra, dunque di disporre di una sequela sintonica di conoscenze specifiche e integrate, per quanto basilari, di biologia, fisiologia, genetica, embriologia, anatomia comparata, paleontologia e di storia dell’evoluzione degli esseri viventi e della nostra specie in particolare. Conoscenze che, in parte e in forma elementare, saranno introdotte all’occorrenza nei vari capitoli a seguire. Ogni organismo, animale o vegetale che sia, ha potuto quindi manifestarsi e mantenersi su questo mondo soltanto in quanto insieme di funzioni e adattamenti utili alla sua sopravvivenza. Funzioni e adattamenti che per noi, specie senziente, in una prospettiva spaziotemporale assumono sensi e significati di cui le altre specie non necessitano, né potrebbero o riuscirebbero a scorgere. Come la maggior parte delle ricerche sui meccanismi evolutivi e biologici ha ripetutamente confermato, a causare e motivare la comparsa e il mantenimento dell’esistenza di ogni essere vivente, dunque a definire e a motivare la sua natura biologica, devono sempre necessariamente esistere scopi o fini sensati (a breve, a medio o a lungo termine) intesi esclusivamente come tendenze non casuali e non caotiche, quindi atte a dar luogo e poi a mantenere la stabilità necessaria a salvaguardare il processo che chiamiamo vita e il sistema globale che chiamiamo biosfera. Nello svolgersi dell’evoluzione e del consolidamento di tale processo e di tale sistema, il caos e il caso devono necessariamente giocare soltanto un ruolo estremamente marginale, essendo il fenomeno vitale basato sulla conservazione di un altissimo grado di ordine e di coerenza su vari livelli gerarchici biochimici, per quanto, in certi momenti dell’evoluzione e occasionalmente, caos e caso abbiano assunto e possano sempre assumere un ruolo transitoriamente importante, in particolare nelle necessarie sebbene fortuite mutazioni genetiche. Gli scopi e i fini sensati di cui sopra, vengono raggiunti attraverso l’armonizzazione e il miglioramento continuo di funzioni organiche (anche psichiche per la nostra specie) che vanno a comporre quelle strategie comportamentali sempre più affinate attraverso l’interazione con l’ambiente, per assicurare il successo individuale, quello della popolazione di appartenenza e l’equilibrio necessario alla convivenza con tutte le altre specie e con l’ambiente stesso. È fondamentale considerare sempre la realtà di questa tendenza al miglioramento, sia nel proseguo della lettura di questo libro che nella vita di tutti i giorni, poiché, come vedremo estesamente, sono proprio le memorie e le strategie genetiche, adattative ed evolutive in costante miglioramento a determinare il successo di una specie e di ogni suo singolo individuo. Per contro, capita che se per particolari motivi, un’entità vivente devii dai suoi scopi o alteri inconsapevolmente o meno il suo senso ecologico e biologico, essa

33


IL SENSO DELLA MALATTIA

venga naturalmente eliminata anzitempo. Sebbene tendiamo a eluderla o a non accettarla completamente, vedremo che questa regola vale anche per noi umani e continua a valere (manifestandosi con molte malattie), sebbene nel frattempo abbiamo sviluppato ed evoluto nuove e peculiari facoltà (soprattutto psichiche) e nuovi adattamenti che, come sarà spiegato, ci hanno reso l’esistenza molto più complicata per molti aspetti, ma allo stesso tempo l’hanno favorita per altri, nonostante tutto. Tutte queste considerazioni si sono rese necessarie per arrivare alla questione fondamentale, soggetto costante di questo libro, ovvero contribuire a dare un senso e un significato più ampio più profondo e forse definitivo a quei fenomeni fisiologici chiamati malattie, superando il senso e il significato parziali e a volte banali che la medicina moderna continua ad attribuirgli. Ma ciò è già intuibile anche a priori, perché se esiste o diamo per scontato che esista un globale senso logico, coerente e intelligente del fenomeno vita, allora ne deve esistere uno anche per quei peculiari processi biologici e fisiologici in essa inclusi, le malattie appunto, che coinvolgono, occasionalmente o permanentemente, gli esseri viventi, in particolare l’essere umano. Senso già intuito ed evidenziato dalle medicine antiche, ma che oggi, grazie all’acume e alla perseveranza di geniali ricercatori, è stato sufficientemente chiarito al punto da fornirci risposte sin d’ora già definitive sulla loro origine e sulla “vera” natura delle loro modalità di manifestazione. Oggi, l’urgenza di ridurre o eliminare la dilagante e pressante richiesta di risolvere, curare o controllare i sintomi, le sofferenze e le angosce umane che definiscono e accompagnano soprattutto particolari malattie considerate gravi o incurabili e dai nomi inquietanti come cancro, leucemia, diabete, sclerosi multipla, Alzheimer, Parkinson, Aids (divenute, insieme ad altre, ormai un flagello sociale), ha spinto la medicina a organizzarsi in un sistema difensivo agguerrito, a volte violento, che non si può permettere il lusso di dedicare tempo a esplorarne i profondi significati biologici e strategici, né tantomeno quelli emotivi e psichici. Ma questa frenesia terapeutica, quasi parossistica, sta producendo più vittime di quante ne risulterebbero dall’astensione da certi metodi e talune cure intensive e tossiche. Dunque, arroccandosi in questo limitato approccio, la medicina odierna e la cultura dominate, un senso originario a queste malattie (come stiamo cercando di intenderlo qui) non possono trovarlo e non hanno ragioni o motivi per cercarlo, se non all’interno dell’affermato e comune concetto di malattia come difetto, come deviazione o come errore o insieme di errori che “accadono” in un organismo in modo più o meno accidentale e casuale e dei quali non se ne comprendono le logiche. Sfogliando un dizionario medico alla voce “eziologia”, scopriamo che l’origine di una malattia, è quasi sempre sconosciuta (eziologia: dal greco aitia, “causa”).

34


Un senso per la malattia

Di solito consiste solo in un elenco di diverse ipotesi, designate con il termine di eziologia multifattoriale. Ma se una malattia si continua a spiegare con tante ipotetiche cause, spesso incongruenti quando non contradditorie, non sarà mai possibile trovarne il vero senso, di conseguenza una cura appropriata.

35


Dal 2005 Edizioni Enea collabora insieme a Scuola SIMO con un obiettivo preciso: fornire contenuti di qualità per promuovere la salute di corpo, mente e spirito. Pubblichiamo libri destinati a naturopati e operatori della salute, ma anche a semplici appassionati e curiosi. Ci occupiamo di scienza ma anche di spiritualità, integrando i più grandi insegnamenti di Oriente e Occidente. Guardiamo alle grandi tradizioni mediche del passato e ci apriamo alle più innovative proposte nel campo della medicina olistica.

www.edizionienea.it www.scuolasimo.it


Claudio Rubino, dottore naturalista, si è laureato con una tesi a indirizzo ecologico presso la facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Milano. Dal 1980 si occupa di terapie e discipline olistiche. Si è specializzato in iridologia, erboristeria, essenze floreali, oligoelementi, psicosomatica bio-emozionale, nutrizione, evocazione cutanea e Nuova Medicina di Hamer. Da oltre 20 anni la sua attività di terapeuta si basa sulle Cinque leggi biologiche scoperte dal dottor Hamer. Il suo percorso formativo è stato caratterizzato anche da esperienze artistiche (pittura e musica) e da ricerche psicologiche e filosofiche.

In copertina: Alla Berlezova / shutterstock Art Direction: Camille Barrios / ushadesign

€ 29,00


Le scoperte e i principi della Nuova Medicina di Hamer, della psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI) e dell’epigenetica ci permettono di interpretare le malattie secondo una nuova e rivoluzionaria visione. Non più come fenomeni accidentali, casuali o caotici, ma come strategie funzionali ed evolutive di sopravvivenza, espresse da programmi biologici guidati da precise regole e leggi, in cui i sintomi sono una parte imprescindibile e significativa.

ISBN 978-88-6773-115-2

9 788867 731152


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.