Secret Style Magazine - Marzo 2016

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MARZO - APRILE 2016

CLAUDIA MEGRÈ BImestrale - Marzo - Aprile - anno I N° 4 Registrazione al Tribunale di Napoli n° 45 del 15/09/2015

Le ragazze fanno grandi sogni

IL TEATRO SOCIALE di Mario Gelardi

Attilio

FONTANA

L’ITALIA È UN PAESE PER GIOVANI? Storie di chi PARTE e di chi RESTA

Veronica Rega SOGNO UN FILM CON PUPI AVATI

INSEGUENDO LA MUSICA SONO DIVENTATO GRANDE

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EDITORIALE

Partono, rientrano, studiano, creano, innovano: sono i giovani italiani invisibili solo a chi di bamboccioni ne è il padre o il promotore. L’Italia è un posto pieno di giovani di talento e il risveglio di questo Paese potrebbe arrivare proprio dai nostri ragazzi, se non fosse per il fatto che la vecchia generazione non ha nessuna intenzione di ammetterlo, di prestargli ascolto, di provare a “innovare” e rinnovare insieme a noi, partendo ogni tanto anche dal cedere e sollevare il sedere da qualche poltrona. Con questo numero siamo pronte a dimostrare che, se esiste una gioventù choosy pateticamente definita “bambocciona”, ne esiste anche un’altra probabilmente più popolosa: affamata, ambiziosa e follemente coraggiosa. Tanti bei cervelli orgogliosi, ambasciatori di buone qualità che gli italiani hanno da sfoggiare quando si trovano in un contesto che li apprezza e li fa crescere. Nel nostro giro tra l’Italia e l’estero ne abbiamo conosciuti tantissimi. Per forza di cose abbiamo dovuto scegliere dei “rappresentanti”, offrendo loro per la prima volta uno strumento di libero sfogo alle proprie storie. Racconti di ragazzi e ragazze che si danno un gran da fare, esempi virtuosi nei quali molti di voi si riconosceranno così come ci siamo riconosciute noi, promotrici di un progetto editoriale che nasce proprio dal tentativo di creare una forma autonoma di impiego, in un mercato dell’occupazione saturo. Abbiamo bisogno di modelli positivi più che di demagoghi e strateghi, di persone capaci di trascinare gli altri nella loro intraprendenza e vitalità, di dare messaggi utili e di speranza e queste storie di partenza e resistenza, di innovazione e coraggio, di chi ha saputo trasformare un’idea in impresa o una delusione in nuova opportunità, sono la testimonianza più forte e il degno riconoscimento ad una tenacia giovanile che difficoltà di ogni tipo non riescono a soffocare. Una dote accomuna tutte le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere: sono dotate di molta grinta e i risultati si vedono!

DANIELA IAVOLATO DIRETTORE DI SECRET STYLE MEGAZINE

In quanto a noi, se avete voglia di incoraggiarci e sostenerci, aspettiamo i vostri selfie con la rivista : pubblicandoli su Facebook con l’hashtag #ioleggosecret, troveremo in questo semplice gesto uno stimolo in più per continuare a provare!

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Claudia Megrè

34

2016

NUMERO

Tendenze

IN QUESTO

COVER STORY

®

7 L’editoriale di Daniela Iavolato

IN PRIMO PIANO

12 In & Out L’Italia di chi parte e di chi resta

COVER STORY

24 Attilio Fontana: “La musica mi ha insegnato a non mollare mai”

ATTILIO FONTANA

MAGAZINE LAVORO

30 Vuoi lavorare in una startup? Le dritte del nostro guru 33 IL GIRO DI DOMIDÓ Cosa sono i Lip Dub?

TENDENZE

Free time

Gli imperdibili da segnare in agenda

© Pepe Russo

34 Claudia Megrè Le ragazze fanno grandi sogni 56 38 Nuovi Divi: Veronica Rega Dal Grande Fratello al sogno con Pupi Avati 41 PAROLE & DINTORNI Di Claudio Finelli 42 VIAGGI Sailsquare Shopping list Un viaggio in barca a vela Spring passion a portata di click

MODA

2.0 vita da it girl Fabiana Tarzia

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46 Come mi vesto? Sexy in denim 47 Shopping list Spring passion

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IN TUTTI I NUMERI INFINE

48 2.0 “Il diario delle It girls scoperte da Secret” Conosciamo Fabiana Tarzia

STORIE

52 Gente di stoffa One4Two storia di eccellenza “al femminile” 56 FREE TIME Gli imperdibili da segnare in agenda 58 PASSA PAROLA De Guallera il successo inaspettato di Diego Davide

70 Frullati, smoothie, centrifugati: Crea eventi online 72 DOLCE & SALATO Aperitivo express 74 Primavera in terrazza Tutti i trend per arredare gli spazi esterni

VUOI SFOGLIARE I NUMERI ARRETRATI E LEGGERE OGNI GIORNO FRESCHE NEWS? VIENI A TROVARCI SU:

VITA DA MAMMA

BELLEZZA

64 Make-up I nuovi trend di primavera

CONVERSANDO

66 Mario Gelardi Da qui rinasce il Sanità

WEB & SOCIAL

68 Metti un webinar nel tuo business: Crea eventi online

IN FORMA

A CASA

Make-up

I nuovi trend di primavera

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©© Fotolia Fotolia

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SECRET Style magazine Bimestrale gratuito di moda, stile, tendenze, attualità. Marzo-Aprile 2016 Anno I NUMERO 4 Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n° 45 del 15/09/2015 Editore Dadazù Sas Direttore Responsabile Daniela Iavolato direttore@secretstylemagazine.it Direzione Artistica - Graphic Designer Valentina Russo, Emanuela Esposito In Redazione Emanuela Esposito, Valentina Iavolato, Noemi Perris, Axel Andrea Nobile, Valentina Russo, Barbara Rustici Media relations manager for Secret Axel Andrea Nobile Hanno Collaborato Candida Angelino, Valentina Cannava, Domenico di Frenna, Claudio Finelli, Marcella Mastrobuono, Antonio Silvestri, Michela Ponticiello, Simona Vitale Web designer e web master Davide Castronuovo Orange Web www.orangewebstudio.it Redazione Via Guglielmo Marconi, 12 - 80026 Casoria (NA) Tel. 081 19335004 redazione@secretstylemagazine.it Per la pubblicità tel. 081 19335004 info@secretstylemagazine.it Stampa Tuccillo Arti Grafiche Srl, Afragola (NA)

60 Bullismo in rete: Arriva la chat che aiuta i bambini 62 Educhiamo colorando: Le avventure di Bidonzolo

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78 Social Fan 79 La posta del cuore di Simona Vitale 80 Secret’s Vip 82 L’oroscopo di Secret 83 I point di Secret

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redazione& CONTRIBUTORS

Valentina Russo

Emanuela Esposito

Axel Andrea Nobile

Valentina Iavolato

Barbara Rustici

Noemi Perris

Candida Angelino

Marcella Mastrobuono

Simona Vitale Ssm | 11


#IN PRIMO PIANO

IN&

L’Italia

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di chi

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di chi

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OUT & Partiamo dai numeri: negli ultimi dieci anni sono decine di migliaia i giovani che hanno deciso di fare gli imprenditori, darsi da fare per “inventare” il loro avvenire con un impiego autonomo, avviare nuovi business e attività. Le loro imprese si chiamano startup e da Nord a Sud il clima è piuttosto favorevole, tanto che sono circa 4.800 le startup innovative iscritte al Registro delle imprese. Un’ondata di energia positiva per tutto il Paese perché, oggi, è anche da questi coraggiosi che potrebbe dipendere il nostro futuro. La buona notizia arriva dall’ultimo rapporto stilato dal Censis, secondo il quale l’Italia è tra i principali paesi europei con il più alto numero di giovani lavoratori autonomi compresi tra i 20 e i 34 anni. Sarebbero infatti 941 mila, seguiti da inglesi e tedeschi, mentre 7 mila è il numero dei giovani titolari d’impresa. Un dato che fotografa una fortissima impennata, figlio delle nuove startup in continuo fermento che coinvolge settori ben precisi, come quello della ristorazione e della ricettività nei quali gli under trenta hanno deciso di scommettere di più.

Il motivo? È presto detto: le aziende chiudono, il posto fisso è un miraggio, le lauree sono inflazionate e così, apparentemente in modo folle, i giovani cercano soluzioni, realizzano nuove cose, si danno da fare più di prima smettendo di attendere alternative dall’esterno e approfittando, magari, del fatto che gli atri stanno fermi a guardare. Poi, naturalmente, ci sono quelli che avendo trovato solo occasioni scadenti in Italia, cercano un riscatto altrove. Lontano dal bel Paese i giovani fanno le valigie verso quelle mete dove le chance sembrano al contrario fioccare. Negli ultimi dieci anni è infatti raddoppiato anche il numero dei giovanissimi diretti verso l’estero, tanto che i flussi migratori hanno raggiunto punte del 49,3% (si parla di 100 mila italiani emigrati solo nel 2015 - fonte Istat -). La Germania e il Regno Unito sono le tappe predilette dove la fuga di cervelli trova il suo conforto.

Ma perché si parte? E perché si resta?

Davvero l’Italia non ha più nulla da offrire? Davvero l’estero è la mecca dei nostri connazionali? Perché sempre più italiani decidono di cambiare vita e di trasferirsi, e perché molti altri rimangono a scommettere il proprio futuro dove sono nati e cresciuti? Noi di Secret lo abbiamo chiesto direttamente a loro: sei ragazzi italiani, che ci hanno spiegato come sono riusciti a realizzare i propri progetti dentro o fuori l’Italia. Ecco cosa ci hanno raccontato. Servizio di Daniela Iavolato

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IN

Fondano a Catania Flazio

Elisa e Flavio Fazio Di origini catanesi: Elisa ha alle spalle una laurea in ingegneria e molti contratti di consulenza precari, Flavio invece una passione precoce per l’informatica. Nel 2012 i due fratelli (Elisa e Flavio Fazio), decidono di unire forze e professionalità per dare vita alla startup Flazio: una soluzione innovativa nel campo del web industry che reinventa con semplicità il modo di creare siti web. Nell’aprile del 2013, appena un anno dopo la decisione di investire, Flazio viene selezionata per il Premio Best Practices destinato alle startup innovative. Oggi questa azienda dà lavoro a un team giovane la cui età media è inferiore ai trent’anni. 14| Ssm © Fotolia

Come è nata la tua idea? «Flazio è una realtà che nasce alle pendici dell’Etna, dalla passione mia e di mio fratello Flavio che, intento a creare siti web per alcuni alberghi famosi della costiera jonica siciliana, ha immaginato e poi realizzato un motore che rendesse agevole ai suoi clienti la modifica dei siti già creati. Partendo dai feedback dei clienti stessi, il sistema è stato affinato e, da lì a poco, la sensazione fu quella che un progetto del genere potesse avere un pubblico ben più vasto. Da allora entrambi abbiamo impiegato gran parte del nostro tempo, notti comprese, per far evolvere la piattaforma e porre le basi di quella che oggi è una delle realtà più promettenti nell’ambito delle startup italiane. Il progetto Flazio nasce senza dubbio dalla forte passione di mio fratello per l’informatica e dal mio costante contributo, ma non dimentichiamo mai di sottolineare che esso è anche il frutto delle esigenze dei nostri utenti: il nostro grande merito è stato quello di averli ascoltati! Nel 2012, in pochi mesi, abbiamo raggiunto una serie di milestone importanti: dal sorprendente risultato ottenuto nella competizione Wind Business Factor, dove Flazio è stata selezionata tra centinaia di progetti tra le 10 Startup più valide di tutta Italia, alla vittoria dell’Elevator Pitch Competition, al Parco scientifico Tecnologico della Sicilia, fino alla vittoria di “Mind the bridge”, il prestigioso premio californiano riservato alle startup tecnologiche. È proprio grazie a quest’ultimo traguardo che Flazio è riuscita ad approdare a San Francisco, costruendo un ponte tra la mitica Silicon Valley e l’Italia. Così, nel 2012, mentre Flavio incrementava il suo networking in terra straniera, io ero impegnata nella provincia catanese per ultimare i dettagli per il conferimento del primo finanziamento in Flazio. Già da tempo nel mirino di business angels ed investor, abbiamo infatti trovato una prima e veloce risposta da investitori locali catanesi tramite il Fondo Ingenium che ci ha permesso nel 2013 di iniziare una nuova fase di sviluppo, mantenendo base e cuore del progetto nella città in cui è stato ideato e creato». Qual è l’ostacolo più grande che hai dovuto affrontare? «Gli ostacoli per Flazio sono stati gli stessi che può trovare chiunque oggi voglia fare impresa in Italia, con in più la difficoltà di far decollare un’azienda che si rivolge, specie all’inizio del suo percorso, al solo pubblico italiano che, come è noto, non è tra i più avvezzi a recepire le innovazioni e a navigare sul web: sia per l’ignoranza digitale che ci caratterizza, sia perché spesso siamo impauriti dalle truffe online. L’ostacolo più grande è stato, quindi, il ritardo digitale Italiano». Perché investire in Italia? Cos’ha ancora da offrire? «Perché non dobbiamo smettere di credere che sia possibile farlo. Nonostante l’eccessivo peso delle tasse, una burocrazia arcaica e farraginosa, il deficit infrastrutturale che caratterizza l’Italia in mille settori, ci sono italiani che si ostinano a credere che qui sia


possibile fare impresa e affrontano ogni giorno con tenacia, determinazione e talento, le assurde difficoltà aggiuntive che questo paese ci pone e proprio queste sono le persone su cui investire: persone che non si arrendono, che ogni giorno danno il proprio contributo per cambiare le cose e non si fermano mai a lamentarsi. Non ci manca il talento e, questo, abbinato all’incredibile capacità di cavarsela tra mille difficoltà crea il mix perfetto su cui investire». La soddisfazione più grande? «Aver approntato il progetto con una vision che andasse ben oltre il sistema siciliano ed italiano e si proiettasse, sin da subito, all’estero restando però fermamente in Sicilia, riuscendo a dare nuove opportunità di lavoro e di crescita al nostro territorio, dimostrando che dalla Sicilia, e dall’Italia, è possibile competere a suon di innovazione con i colossi esteri». Come vedi la tua attività tra dieci anni? «Come l’azienda che è riuscita a dimostrare che dall’Italia è possibile fare innovazione e, soprattutto, come l’azienda che è riuscita a portare online in maniera semplice, veloce ed economica, le aziende e i professionisti italiani ed esteri». Cosa pensi dei tuoi coetanei che decidono di partire? «Li capisco, crederci non è semplice! L’Italia è un paese in cui non esiste meritocrazia e doversi confrontare ogni giorno con chi, non solo ti ha sottratto opportunità che ti spetterebbero, ma ti impedisce

anche di crearne di nuove per te e per gli altri, è frustrante. Tuttavia credo e spero che chi sceglie di tornare possa dare un forte contributo a quest’opera di cambiamento in cui fortemente non voglio smettere di credere». Cosa significa essere giovani in Italia? «Credo fortemente che la generazione dal 75 all’85 sia stata totalmente dimenticata. Si tratta di giovani che hanno vissuto un’infanzia felice e piena di agiatezze, ma che concluso il lunghissimo ciclo di studi si sono scontrati con il mondo del lavoro ormai saturato e soffocato dalle generazioni precedenti sotto ogni aspetto. Lentamente oggi qualcosa sta cambiando, ma la strada è ancora lunga. Infine aggiungo che è giovane chiunque lavori sempre per reinventarsi e sappia stare al passo con i tempi e mi auguro che questo tipo di giovani sia sempre in aumento». Cosa consigli a chi vuole lavorare in maniera autonoma? «Di concentrarsi proprio sugli ostacoli, credendo ogni giorno nel proprio progetto, nel suo valore senza smettere, neanche per un attimo, di studiare bandi, progetti e programmi europei utili. Soprattutto consiglio di avere il coraggio di presentarsi in convegni o eventi legati all’ambito della propria idea, non smettendo mai di credere nel proprio sogno, come me e mio fratello che non abbiamo mai smesso di credere nell’azienda in cui sin da piccoli in un modo o in un altro giocavamo assieme: Flazio». Ssm | 15


OUT

Fondano a Londra Italian Kingdom Radio

Raffa & Ele Le due ragazze sorridenti nella foto sono (da sinistra) Raffaella Gadaleta ed Eleonora Ossola. Nata nella soleggiata Bari, la prima, presto si accorge che deve espatriare per esportare la sua genialità. Dalla ridente provincia Varesotta, proviene invece la Ele (così si fa chiamare on air). Per lei, il colpo di fulmine con la radio nasce su un bus in Italia: ha infatti condotto con Ariele “Passengers” sulle frequenze di LifeGate Radio, “Classroom” e “Trova L’Intruso” su Rocknrollradio. Insieme sono le fondatrici di “Italian Kingdom Radio”, frizzante realtà alla conquista radiofonica di Londra: attraverso interviste, contenuti divertenti e interventi da ogni dove, si raccontano le avventure professionali, artistiche, culinarie, scientifiche, di vita di gente che con il corpo o la mente è diventata cittadina del mondo. 13.000 gli ascolti in soli otto mesi, oltre 100 connessioni live durante le dirette per un progetto che si propone di non avere confini.

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Cosa ti ha spinto ad andare via? RG: «Mi ha spinta la voglia di affermarmi nel mio lavoro, la curiosità di vedere cosa ci fosse oltre al mondo che avevo visto fino a quel momento. Non sono “scappata” via dall’Italia, ho voluto scoprire cosa c’era dietro l’angolo di casa. Il mio lavoro necessita di periodi di formazione all’estero più o meno lunghi, ma non tutti sono disposti a lasciarsi la sicurezza alle spalle per saltare verso l’ignoto. Io ho voluto farlo». EO: «Ho lasciato l’Italia spinta dalla voglia di confrontarmi con un mondo più dinamico e stimolante, ma soprattutto spinta dalla necessità di sentirmi parte di un contesto lavorativo in grado di apprezzare e valorizzare un curriculum, e quello che c’è dietro. L’Italia è un paese che sta spegnendo l’entusiasmo nei giovani». Come sei riuscita ad organizzarti? RG: «Sono partita per un dottorato di ricerca. Tramite accordi con l’università del luogo, ho avuto la possibilità di affittare una stanza in un’enorme casa studenti e ci sono stata per un anno. Dopodiché, insieme ad un amico, ho affittato un appartamento». EO: «Ho dato le dimissioni al lavoro spiegando serenamente quali erano le motivazioni che mi spingevano a partire. Ho preso un biglietto di sola andata per Londra e ho trovato qualcuno che mi ospitasse una decina di giorni, intanto ho iniziato a rispondere ad offerte di lavoro. Ho trovato casa e lavoro nell’arco di due settimane. Certo, all’inizio ho dovuto accontentarmi, ma poi piano piano ho trovato la mia stabilità». Quanto ti è costato lasciare e cosa pensi dei tuoi coetanei che decidono di restare in Italia? RG: «Nonostante lasciare l’Italia fosse stata una mia scelta, l’ho subita parecchio all’inizio. La nostalgia per la famiglia e il luogo che era quello sicuro di tutta la vita mi mancavano terribilmente. Dei miei coetanei che decidono di restare in Italia non ho un giudizio univoco. Ci sono ragazzi che sono riusciti a crearsi una nicchia giusta per loro, che dà loro l’opportunità di andare avanti e crescere. E poi ce ne sono tanti altri che si lamentano per il nulla che li circonda ma non fanno niente per cambiarlo. Non si può fare di tutt’erba un fascio, né tantomeno si può pensare che tutti debbano andar via dall’Italia per avere successo. Ognuno di noi deve inseguire i propri sogni, e se il sogno è quello di trasferirsi, bisogna fare subito le valigie mettendoci dentro anche le proprie paure». EO: «Ero talmente esasperata dalla politica e dall’attitudine italiana che quando sono partita ho tirato subito un sospiro di sollievo. L’entusiasmo mi ha aiutato a sopportare meglio i momenti difficili. È dura lasciare lavoro, famiglia e casa a 27 anni e rimettersi in gioco. Ma ne vale la pena. Penso che chi decide di rimanere a casa fa bene, se convinto.


Qualsiasi scelta, restare o partire, deve essere fatta attivamente e con consapevolezza: solo così riesci ad affrontare con energia gli imprevisti della vita». Quali opportunità in più hai avuto? RG: «Ho imparato tanto, più di quello che avrei potuto stando ferma in un solo posto. Ho imparato l’inglese, un metodo di lavoro scientifico che non avevo ancora sperimentato, ho avuto la possibilità di conoscere tante persone e gente meravigliosa da tutto il mondo. Una volta trasferita a Londra ho avuto la fortuna di incontrare Eleonora, che mi ha trasmesso la passione

per la radio, che non avevo mai considerato. Insieme a lei ho iniziato questa avventura radiofonica di Italian Kingdom Radio, e questo mi ha dato forse l’opportunità che racchiude tutte le altre, quella di sperimentarmi in ruoli e vesti diverse e di ricercare ancora e sempre cosa posso tirar fuori da me stessa, in termini di amori, passioni, dedizioni ed interessi». EO: «La più grande opportunità è stata quella di essere riconosciuta per le mie capacità e per il potenziale. In meno di un anno ho firmato un contratto a tempo indeterminato nel settore che volevo, ho preso un appartamento decente e soprattutto sono riuscita a mantenermi in toto. Non solo, essere qui mi ha permesso di iniziare questo fantastico progetto chiamato Italian Kingdom Radio di cui vado fierissima soprattutto per il team di persone che lavora con me, in primis Raffaella. Inoltre, vivere in una città come Londra ti dà l’opportunità di crescere e arricchirti molto grazie al costante scambio culturale che rende unico questo posto». Quali ostacoli hai dovuto superare? RG: «Sono partita “tardi” rispetto a tanti altri italiani, avevo 27 anni. Questo forse è stato l’ostacolo più grande che ne conteneva tanti altri: la nostalgia per

la mia famiglia e la mia terra, nonchè la paura di non riuscire». EO: «Credo l’assenza di punti fermi. Essere senza casa e senza lavoro è un ostacolo che devi mettere in conto, così come imparare la lingua. Ma credo che la vera difficoltà iniziale sia stata quella di trovarmi da sola a gestire la mia vita in un ambiente che ancora non conoscevo. Poi impari che il punto fermo fondamentale a te stesso, sei proprio tu». Consigli a chi si vuole trasferire? RG: «Prendi il mondo in mano e vai. Ma non all’avventura, il piano deve essere ben chiaro in mente. L’estero non è la soluzione ai problemi che abbiamo in Italia, bisogna essere consapevoli di questo. Deve essere uno spostamento, non una fuga». EO: «Sii preparato a fare fatica e a trovarti in situazioni precarie, però abbi coraggio ed ambizione. Questo è il posto giusto. E se una volta a Londra decidi che non è il posto per te, non sentire la sconfitta nel tornare a casa. Perché non si torna mai uguali a prima senza aver imparato qualcosa in più. È da qui che nasce l’idea di Italian Kingdom Radio: per dare voce a tutti coloro che ci stanno provando o hanno provato a costruirsi una vita nuova altrove, condividere storie, sentirsi parte di una community che non ha barriere geografiche, scambiarsi consigli e storie di vita vissuta». Cosa significa essere giovani all’estero? RG: «Significa avere l’opportunità di esplorare se stessi, scoprire le proprie forze e nuove debolezze. Significa nascere scienziati e ritrovarsi a fare radio, significa arricchirsi con mille culture, atteggiamenti e modi di vivere diversi. Se riesci a prendere tutto il bello che c’è senza snaturarti, hai vinto». EO: «Significa avere occasioni e opportunità, significa poter plasmare il proprio futuro e sentirsi partecipi di un mondo in evoluzione. Significa avere responsabilità ed essere riconosciuti per le proprie idee. Significa potersi permettere di sperare, avere fiducia ed essere positivi». Dove vedi il tuo futuro? RG: «Non lo so dove vedo il futuro, non metto limiti a ciò che la vita vorrà offrirmi. Per ora vedo il mio presente, che è una continua ricerca di me stessa». EO: «Ho imparato che è difficile prevedere il futuro, ma posso dire che adoro Londra e sento di aver trovato un mondo che mi appartiene. Quando, e se sarà necessario cambiare, cambierò. Al momento ho voglia di costruire qualcosa di solido e duraturo qui».

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IN

Fonda a Napoli Vascitour

Achille Centro La sua è una storia comune a quella di tanti altri ragazzi. Perde il lavoro e, da un giorno all’altro, si trova a decidere come costruirsi una nuova vita. A 42 anni si rimette in gioco con una laurea alla Federico II e così finisce nelle mani giuste quelle del Contamination Lab (luogo di contaminazione tra studenti di discipline diverse che ha lo scopo di promuovere la cultura dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del fare). Insieme al coinvolgimento di altri studenti, che come lui hanno amato Vascitour, ha dato vita al team. Si fanno chiamare “vasciaioli”, loro sono: Marianna di Fiore e Ilaria Delli Colli (web designers), Francesco Boccia (Ingegnere informatico) e Anna Bottone (laureanda in comunicazione pubblica). 18| Ssm

Come è nata la tua idea? «Vascitour propone turismo esperienziale a Napoli, offrendo visite guidate alternative, pernottamento nei bassi e home restaurant alla napoletana. L’idea nasce dalla mia personale esigenza di conoscere l’autenticità dei luoghi che visito attraverso gli abitanti locali e lontano dai circuiti turistici. Da qui alla Startup, il passo è stato breve, ho formulato l’idea e l’ho proposta al CLab, dove abbiamo affinato il progetto per renderlo esecutivo». Qual è l’ostacolo più grande che hai dovuto affrontare? «Innanzitutto ho dovuto capire quale fosse il percorso giusto da intraprendere per lo sviluppo dell’idea. Inizialmente non conoscevo il mondo del business plan, del business model canvas e dunque è stato un po’ difficile. Poi ho dovuto superare un ostacolo relativo ai pregiudizi che gli stessi napoletani hanno di se stessi, e cioè di non riconoscere un valore ad un certo tipo di napoletanità». Perché investire in Italia? Cos’ha ancora da offrire? «L’Italia per fortuna rimane sempre la terra del made in Italy che per noi equivale ad una rendita. Dunque, pur non volendo far niente, ereditiamo una fortuna che va solo ottimizzata nel modo migliore. Non per essere banale, ma il nostro “stivale” ha tante cose, beni materiali e immateriali come ad esempio la creatività, che potrebbe trasformare il Paese nella terra dove tutto è possibile». La soddisfazione più grande? «Di averci provato, di provarci e di riscontrare una certa credibilità». Come vedi la tua attività tra dieci anni? «Mi auguro che Vascitour possa affermarsi come un nuovo stile di vacanza esperienziale e che soprattutto possa diventare un format replicabile altrove, d’altronde il mediterraneo offre tante bellezze che possono trasformarsi in Sassitour, Nuraghitour e chi più ne ha più ne metta». Cosa pensi dei tuoi coetanei che decidono di partire? «Che sia in Italia o all’estero l’importante è sempre vivere da protagonisti, il mondo è di tutti e sarebbe bello sentirsi a casa e con il proprio lavoro ovunque». Cosa significa essere giovani in Italia? «Essere giovani oggi in Italia e nel mondo è una grande occasione, perché le tecnologie hanno creato nuove opportunità di vita. Bisogna fare appello al coraggio e avere la forza di darci dentro senza riserve». Cosa consigli a chi vuole lavorare in maniera autonoma? «Meglio credere nel lavoro autonomo, che fare la fila ad uno sportello e avere in cambio un lavoro incerto, almeno quanto quello che potresti creare tu con i tuoi sogni e la tua ostinazione».


OUT

Fonda a Ibiza PalomArt

Antonio Paloma Nel 2006, con il pretesto della sua festa di laurea, lancia a Lago Patria (in provincia di Napoli), l’esperienza “PalomArt”: la condivisione di uno spazio immerso nel verde di libere espressioni artistiche, in un tempo fuori dal tempo. Un’esperienza illuminante al punto che Antonio decide di ripeterla negli anni successivi. L’evento inaspettatamente cresce, tanto da diventare nel 2010 un vero e proprio festival, con la nascita del “Collettivo PalomArt” e “Green Army”, grazie ai quali arte ed ecologia si incontrano in un nuovo ed ambizioso progetto: quello di ricercare un’alternativa all’attuale stile di vita urbano e capitalista, attraverso la creatività e il cambiamento. Così PalomArt inizia a svilupparsi come una piattaforma d’arte in cui chiunque potesse dare libera espressione alla propria creatività. Nel 2012 si parla per la prima volta di EcoFestival, con la riduzione dei rifiuti al minimo e l’abolizione di piatti e bicchieri in plastica. L’anno dopo la base operativa del progetto si trasferisce a Ibiza, per una tre giorni nel resort “Punta Arabi”. Ma nel novembre del 2014 Antonio decide che il salto Napoli-Ibiza deve avvenire. In una finca della Isla Blanca fonda così una residenza artistica permanente che innesca immediatamente una costante produzione di opere e progetti.

Cosa ti ha spinto ad andare via? «L’esigenza di nuovi stimoli e la voglia di cambiamento». Come sei riuscito ad organizzarti? «La mia prima vera esperienza da residente all’estero è stata da studente, nel 2003 ho fatto un anno di Erasmus a Santander, in Spagna, la borsa di studio era un aiuto simbolico, ma sono riuscito ad organizzarmi grazie all’aiuto della mia famiglia. Dopo di che sono tornato a Napoli per laurearmi. Nel 2008 mi sono trasferito a Roma, per una buona opportunità di lavoro. Ho resistito 4 anni e sono di nuovo “scappato” all’estero, prima a Lisbona, poi ancora in Spagna, ad Ibiza, in un’isola internazionale e cosmopolita che concede spazi e contatto con la natura». Quanto ti è costato lasciare tutto e cosa pensi dei tuoi coetanei che decidono di restare in Italia? «A parte l’iniziale paura di lasciare un lavoro che mi garantiva un buon reddito, non mi è costato nulla, avevo un’irrefrenabile voglia di andare via. Dei miei coetanei che restano non posso esprimere un giudizio trasversale, ci sono quelli che restano per cercare di cambiare qualcosa all’interno del contesto in cui sono nati e cresciuti, ed altri che si adeguano alle circostanze e rimangono passivi. I primi hanno tutta la mia stima ed il mio sostegno, i secondi no». Quali opportunità in più hai avuto? «Tutte quelle che ho voluto. Il cambiamento è un passo fondamentale verso la scoperta di nuove opportunità e la realizzazione dei nostri sogni». Quali ostacoli hai dovuto superare? «Gli ostacoli più grandi sono stati e continuano ad essere di natura economica. Ciò nonostante è sempre possibile fare delle scelte ed eventualmente delle rinunce, magari oggi guadagno meno, ma allo stesso tempo sono più felice. L’ostacolo più grande forse è proprio quello di trovare un equilibrio sano tra le cose materiali e quelle “emozionali”». Consigli a chi si vuole trasferire? «Di non aver paura, quando si cambia bisogna sempre guardare avanti, pensare a tutto ciò che si può guadagnare da una nuova avventura senza restare attaccati a quello che si lascia o si rischia di perdere. Dopotutto quando raggiungiamo la consapevolezza che la vita che viviamo non ci appartiene e non ci rende felici, dovremmo sentirci obbligati a cambiare». Cosa significa essere giovani all’estero? «Significa scoprire nuovi modi di vivere, ragionare e concepire la vita. Avvicinarsi ad una nuova cultura è sempre un arricchimento, ti apre la mente». Dove vedi il tuo futuro? «Il mio futuro lo vedo ovunque, mi sento cittadino del mondo e non vorrei porre alcun limite alle mie possibili scelte future».

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Fondano ad Aversa (NA) il Nostos

Dimitri Gina e Giovanni (Nelle tre foto) Dimitri Tetta. Musicista e attore, è socio fondatore della compagnia teatrale “Nostos Teatro”. Gina Oliva. Presidente della compagnia teatrale “Nostos Teatro”. Giovanni Granatina. Regista e socio fondatore del Nostos Teatro. Come è nata la vostra idea? «Il Nostos Teatro è un progetto che ha radici lunghe. Io, Giovanni e Dimitri ci siamo incontrati sul campo. Siamo cresciuti insieme e ci siamo testati, prima di tutto siamo diventati un nucleo fraterno. Ci accomuna una estrema indipendenza da certi meccanismi teatrali, la necessità di non fare dell’arte un “mestiere” nell’accezione fabbrica-operaio e una fede cieca nel fatto che “la bellezza ci salverà”. Da questi semplici intenti nasce il Nostos». Qual è l’ostacolo più grande che avete dovuto superare? «Gli ostacoli per chi fa impresa culturale sono infiniti. In certe aree geografiche poi è veramente una prova di resistenza. Innanzitutto lo scoglio culturale. Siamo in una terra già difficile di suo, raccogliamo disagi di cattiva gestione sedimentata da anni, che ha fiaccato il concetto base di qualità della vita. Ci 20| Ssm

scontriamo continuamente con amministrazioni inesistenti, politici incapaci, nessuna attenzione per il valore della cultura. E in una terra così assetata, chiaramente finisce per dilagare il cattivo costume. Noi in questo senso ci sentiamo missionari di un’opera di alfabetizzazione culturale dura, ma necessaria». Perché investire in Italia? Cos’ha ancora da offrire? «L’Italia offre poco, ma proprio per questo ci sfida al cambiamento. Questa in termini esistenziali è una fortissima prova di determinazione, perseveranza, ingegno, intuito. Un continuo mettersi alla prova, spingersi un po’ oltre alla ricerca di nuovo coraggio e nuova follia. Come si dice “se non ammazza, fortifica” e al Sud questo è un mantra che ci ripetiamo ogni giorno». La soddisfazione più grande? «Il Nostos ci rende sereni, questa è già la nostra vittoria. La scelta è buttarsi nella mischia senza porsi troppe domande, oppure starne fuori sacrificando la propria passione. Noi abbiamo scelto di metter su un luogo che ci rappresenta, è fatto di noi e parla di noi. I nostri laboratori sono pieni di appassionati che ci danno linfa e stimoli continui. La nostra rassegna teatrale, Approdi, si compone di spettacoli fuori dal coro, con compagnie che quasi mai circuitano al Sud. Difendiamo la nostra idea di teatro prendendo molto da quanto ci gira intorno e mostrandolo al nostro pubblico, aperto e ricettivo a conoscere quanto vive oltre la magnifica tradizione partenopea che è certamente una nostra ricchezza, ma spesso finisce per diventare un ghetto culturale». Come vedi questa attività tra dieci anni? «Il lungo termine non è il nostro forte. Ci auguriamo di crescere ogni giorno un po’ di più, restando presenti, curiosi e in ascolto. Tra dieci anni vorremmo vederci appassionati come adesso, solo questo». Cosa pensi dei tuoi coetanei che decidono di partire? «È una scelta comprensibile, anche noi siamo stati girovaghi per tanto tempo. I tanti nostri amici all’estero ci raccontano realtà interessanti, sostenibili, di una qualità di vita che permette di investire sul futuro e stimola la progettualità. Ma l’arte ha bisogno dei suoi demoni. Noi ne abbiamo la conferma ogni giorno. Tocchiamo con mano la trasformazione di chi incontra il teatro: vediamo come gli occhi si accendono, l’immaginazione si espande e le sovrastrutture cominciano a sgretolarsi senza opporre resistenza. Una magia che ci convince a restare». Cosa significa essere giovani in Italia? «Sperimentare ogni giorno la claustrofobia e l’apnea. E decidere se soccombere o attrezzarsi per sviluppare i superpoteri. Essere giovani in Italia è scontrarsi con i limiti di un paese affossato da troppi vecchi. Al Sud si aggiunge poi la difficoltà di lottare contro i mulini a vento». Cosa consigli a chi vuole lavorare in maniera autonoma? «Domandarsi se è davvero quello che vuole. Domandarselo ancora. E ancora una volta. E se la volontà è più forte del dubbio semplicemente mettere da parte le domanda e iniziare a correre».


OUT

Fonda a Gibilterra Ms. Argan

Dario T. Da cinque anni vive in Spagna e lavora a Gibilterra. Dopo il liceo scientifico si laurea con lode in Scienze Politiche. Convinto che la formazione pagasse, ha proseguito gli studi conseguendo dapprima la laurea specialistica e poi un master in Europrogettazione. Credendo di poter contribuire col suo lavoro a cambiare le cose, sbloccando fondi europei per finanziare progetti nel sociale, ha lavorato anima e corpo per circa quattro anni nel settore, con responsabilità da manager “ma con paga da raccoglitore di banane del centro America”. Presto capisce che con gli ideali non sarebbe andato molto lontano, decide così di voltare pagina e cambiare lavoro. Inizia a inviare Cv in tutta Italia, ma non riceve risposte…mira quindi all’estero. Dopo soli 4 giorni di ricerche viene chiamato da Gibilterra: gli offrono una posizione in una società di giochi on line e parte. In soli sei mesi ha la possibilità di realizzarsi, chiede alla sua ragazza di sposarlo e raggiungerlo in Spagna. In due anni cambia 3 posizioni e progredisce in termini di carriera. Oggi insieme ad un amico sta costituendo una società con marchio depositato (Ms. Argan) che si occupa di prodotti cosmetici naturali a base di Argan.

Cosa ti ha spinto ad andare via? «Un profondo senso di frustrazione unitamente alla consapevolezza che in Italia non sarei stato in grado di realizzarmi. Raccomandazioni, favoritismi, precariato sono tutte facce di una stessa medaglia: l’ambiente lavorativo in Italia. Chi ha le capacità e le potenzialità non riesce ad emergere. Chi invece cerca di sviluppare le proprie idee imprenditoriali ha le ali tarpate dalla burocrazia ed un sistema di tassazione che non favorisce chi crea sviluppo». Come sei riuscito ad organizzarti? «Per chi si considera innanzitutto cittadino del mondo ed aperto all’esterno c’è ben poco da organizzarsi. Per il resto abbiamo la fortuna di vivere nell’era di Internet. Il lavoro, così come l’alloggio l’ho trovato utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione dalla rete». Quanto ti è costato lasciare e cosa pensi dei tuoi coetanei che decidono di restare in Italia? «All’inizio andare via è stato quasi liberatorio ed appagante. Dopo poco la lontananza dagli affetti si fa sentire. È in quel momento che la parte razionale deve prendere il sopravvento, constatando che la migliore qualità di vita e la possibilità di costruire un futuro possono compensare in parte questa mancanza. Classifico forse, troppo sommariamente, chi resta in tre grosse categorie. Idealista: chi decide nonostante tutto di restare per cercare di cambiare le cose. Quello che: la famiglia è tutto e non si sposterebbe per nulla al mondo. Infine quello nato col paracadute, ovvero chi per status sociale, conoscenze o amicizie in Italia vive benissimo e che rappresenta il motivo principale per cui le persone come me sono all’estero». Quali opportunità in più hai avuto? «Riuscire a fare carriera in poco tempo, facendo affidamento solo sulle mie capacità senza dover bussare la porta di nessuno. Costituire una società in sole 48 ore dalla presentazione della documentazione». Quali ostacoli hai dovuto superare? «In tutta onestà ad oggi non ho incontrato alcun ostacolo. Fin dall’inizio mi sono sentito a casa qui. Le persone del posto, oltre che i colleghi, si sono dimostrate accoglienti e aperte al confronto». Consigli a chi si vuole trasferire? «Non aspettare domani se si avverte un senso di insoddisfazione profondo. È da dire che per me l’inserimento è stato molto agevole anche in funzione del fatto che parlavo già correntemente l’inglese. La conoscenza della lingua è quindi un importante punto di partenza». Cosa significa essere giovani all’estero? «Sentirsi artefice del proprio destino con la consapevolezza di poter raggiungere tutto ciò che si vuole, se lo si vuole realmente...». Dove vedi il tuo futuro? «Decisamente all’estero che sia dove mi trovo adesso o in qualsiasi altra parte del mondo. Chi vivrà vedrà». Ssm | 21


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Hotel Congressi Terme Benessere Archeologia

A pochi minuti dal centro di Napoli, nel verde della Conca di Agnano, sorge uno dei complessi termali più antichi e prestigiosi d’Europa. I resti archeologici ritrovati accanto alle sorgenti di Agnano, sia di origine greca che romana, sono le testimonianze di una intensa attività termale svolta già in epoca antichissima, che ha avuto il suo apice con la realizzazione di un impianto termale nel I secolo d.c. per volontà dell’imperatore Traiano. L’attuale struttura affonda le radici nella prima “Società Terme di Agnano” che affidò la progettazione di un grande complesso termale al giovane architetto piacentino Giulio Ulisse Arata. L’ambizioso progetto, partito nel 1909, fu completato a metà degli anni ’20. *N.B. Le cure termali possono essere effettuate solo una volta l’anno (previa prescrizione), due volte l’anno in caso di invalidità.

Piscine termali Nel 2011 sono state inaugurate 2 eleganti piscine termali all’aperto di oltre 400mq adagiate nel verde, circondate da confortevoli chaise longue e piacevoli zone ombreggiate. In uno spazio coperto trovano invece spazio 4 piscine coperte con idromassaggi che si aggiungono a quella attigua alle grotte termali. Lo spa cafè e le cabine massaggie trattamenti estetici completano l’offerta. 22| Ssm


Fulcro delleTerme di Agnano sono le saune a calore secco naturale denominate “Stufe di San Germano”, chiamate così in onore del vescovo di Capua che nel VI secolo si recò alle terme di Agnano per curare una fastidiosa artrite. Le saune a calore secco rappresentano un fenomeno unico in Europa. Si tratta di grotte di tufo alimentate da soffioni vulcanici la cui temperatura varia tra i 40 e i 70°C. Le condizioni climatiche che si creano all’interno di queste saune sono determinate dall’elevata concentrazione di sali minerali e di idrogeno solforato e dalla scarsa presenza di vapore acqueo.

Il parco naturale e le 72 sorgenti termali

La spa e le stufe di San Germano Le Terme di Agnano sono adagiate al centro del complesso vulcanico di Agnano e della più grande caldera dei Campi Flegrei, in un grande parco di oltre 60 ettari, e utilizzano le acque di 72 sorgenti minerali ricchissime di proprietà curative. Il grande parco è una vera e propria oasi verde ricca di castagni, olmi, roveri e piante di ogni genere che immerge gli ospiti in un mondo sospeso, lontano dal rumore e dallo stress della vita metropolitana; aria ossigenata, rumori e profumi della natura: basta varcare l’ingresso per sentirsi avvolti da un’atmosfera di relax e benessere.

L’hotel a 4 stelle e il centro congressi L’Hotel delle Terme dispone di 62 camere dotate di ogni comfort, di cui 32 con vista sul parco della struttura. Connessione Wi-fi gratuita e SKY tv. L’hotel è anche organizzato per accogliere eventie congressi con 10 sale conferenza, dotate di tecnologie all’avanguardia, con una capacità di 10 - 280 persone.Un elegante ristorante affacciato sul parco e ispirato alla cucina mediterranea e un ampio parcheggio per oltre 250 auto completano l’offerta della struttura.

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A poco più di vent’anni Attilio Fontana fa capolino nella scena musicale italiana. Era il 1997, nelle radio impazzava il fenomeno delle boyband, prima con i “Take That”, poi con gli americani “Backstreet Boys”. Nello stesso anno sul palco di Sanremo fecero la loro prima apparizione i “Ragazzi Italiani”, prima boyband di marca italiana, con quello che diverrà il loro tormentone: “Vero Amore”. Di tempo ne è passato e Attilio Fontana, “il bello”, nonché leader del gruppo, ha continuato a coltivare la sua passione più grande, la musica, lavorando come solista, in teatro, come vocal coach, interprete di musical e anche come brillante attore di fiction. Dopo che la vetrina televisiva di “Tale e Quale Show” lo ha riportato al grande pubblico, vincendo anche l’edizione 2013 del programma, il cantante si appresta a vivere un momento d’oro, tra tv, promozione del nuovo album e un figlio in arrivo.

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ATTILIO ONTANA

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La musica mi ha insegnato a non mollare

L’AMORE A VIVERE COME UN GIOCO

Attilio Fontana 41 anni, ha appena terminato l’esperienza televisiva come vocal coach di Pequeños Gigantes, il baby talent di successo di Canale 5. Tra pochi mesi sarà genitore per la prima volta insieme alla compagna attrice Clizia Fornasier.

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Una tempesta di emozioni, quest’ultimo periodo della tua vita. Cominciamo dal disco, uscito circa un anno fa, dal titolo decisamente stravagante: “Formaggio”. Che album è? «“Formaggio” è stato un punto di arrivo fondamentale. Racchiude tutto quello che ho sempre fatto sin da quando ero bambino, ovvero scrivere. È un po’ il mio baule d’esperienza, quella di un cantautore che ha sempre messo la musica al primo posto. Tra l’altro è un disco autentico, suonato con la collaborazione di musicisti veri, che scopre i miei lati più intimi con un tocco un po’ vintage. È un lavoro che sto svelando pian piano, come un vino che invecchiando diventa più buono».

Il tuo viaggio professionale è un’evoluzione continua in un percorso musicale che da i “Ragazzi italiani” ti ha portato ad essere un cantautore. Qual è stata la tua forza? «Sono sempre stato molto laborioso, quasi ossessivo nella mia professione. Anche quando mancava la vetrina televisiva o non c’erano momenti di gloria, sono sempre stato a lavorare, a studiare, soprattutto nei teatri. Forse è stata questa la mia forza: non fermarmi e scoprire, attraverso lo studio, anche altri talenti. Alternando momenti di gloria e sacrificio ho trovato la mappatura del mio lavoro, lo amo e non riuscirei a fare altro nella vita».

“Nel mio lavoro gli alti e bassi non mancano mai. Ho avuto momenti duri, alternando gloria e sacrifico, mangiando talvolta briciole talvolta caviale, ma sono sempre rimasto fedele alla musica”. La ribalta televisiva con il programma “Tale e Quale Show” è stata una tappa fondamentale di questa evoluzione?

«Diciamo che l’evoluzione artistica che si è vista nel talent (e che mi ha fatto anche vincere l’edizione 2013) non era casuale, è stata il frutto di un lavoro continuo ed estenuante, teatro musical, recitazione, insegnamento ai ragazzi. Fai vedere le tue capacità davanti ad un pubblico piccolo, e fai lo stesso davanti a sei milioni di spettatori. Ovviamente la televisione dà una visibilità incomparabile, e se hai lavorato bene alla fine vieni premiato».

I “Ragazzi Italiani” dopo l’exploit sanremese sono stati in attività per molti anni, per poi sparire dalle scene mentre tu ti avviavi alla carriera da solista. C’è ancora un rapporto tra di voi? Avete mai pensato di ritornare a lavorare assieme? «Appena lasciati c’era un po’ di ruggine, ma poi ci siamo ritro-


Innamoratissimo di Clizia Fornasier: “Siamo matti l’uno dell’altra, con lei intraprendo un viaggio serio” vati dopo qualche anno e riabbracciati. Ognuno di loro oramai ha la propria vita, hanno scelto percorsi differenti dal mio. C’è chi ha figli, chi ha delle attività, ma è sempre bello rincontrarsi davanti ad un tavolo per cenare assieme, o sentirci sempre tramite un gruppo…quello di whatsapp! Non siamo riusciti a rivederci artisticamente perché è complicato conciliare cinque vite diverse, ma c’è un’idea che circola, e chissà che non riusceremo a realizzarla».

Invece com’è cambiato il rapporto con i fan?

«Ci sono fan con cui ancora mi sento dai tempi dei “Ragazzi Italiani”, sono diventate amiche, mi raccontano cose personali, della loro vita, dei loro figli. In pratica sono cresciute insieme a me! 28| Ssm

Tanti hanno cominciato a seguirmi nei musical, poi a “Tale e quale”, riscoprendo chi ero e chi sono diventato. Poi ci sono le sorprese, per esempio so che alcune canzoni del nuovo album piacciono ai bambini. E pensare che il mio disco di cantautorato lo credevo complicato o comunque destinato ad un pubblico adulto. È bello sapere che la tua musica sia trasversale e piaccia ad un pubblico eterogeneo».

Sempre più frequentemente nel nostro paese c’è chi per inseguire un sogno e coltivare il proprio talento scappa all’estero. In campo artistico questo discorso vale ancora di più. Pensi che l’Italia ti abbia dato le giuste opportunità? E cosa consiglieresti ai ragazzi indecisi sul partire o restare?


bambini e ragazzi, come “capitano” di una squadra di piccoli talenti: i “Fantastici 4”. Che esperienza è stata?

«L’insegnamento è un aspetto che amo molto della mia professione. Con mia sorella Mariagrazia, che è una nota insegnante di canto, l’ho sempre portato avanti e continuo a farlo in accademie di musical per giovani. Certo, insegnare ai bambini è una cosa molto diversa. È un po’ come dividersi tra professionista e papà, ovvero una figura paziente che sappia parlare ai bimbi in maniera meno austera e più comprensiva. Poi ci siamo affezionati a tutti i bambini, non è stato un talent votato all’agonismo, l’obiettivo era mettere in risalto le loro qualità, e con tutti i “capitani” abbiamo condiviso questa grande emozione».

Una pratica da papà che mai come ora è stata davvero utile, visto che manca poco all’arrivo del bimbo che aspetti dalla tua compagna Clizia Fornasier...

«Sì, posso dire di aver fatto un ottimo allenamento. Adoro i bambini e standoci a contatto spesso ho capito alcune dinamiche importanti. Poi ho quattro nipoti, cerco di passare più tempo possibile con loro e devo dire che non me la cavo male. Spero di essere all’altezza del compito anche quando arriverà il mio».

L’amore con la bellissima attrice e cantante Clizia Fornasier , conosciuta proprio a Tale e Quale Show, ti ha stravolto la vita, l’hai più volte confessato ai giornali. Dopo l’arrivo del piccolo, saresti anche pronto per il matrimonio? «Io credo che metà della responsabilità sia sempre nostra. Ho avuto dei momenti duri nel lavoro, dove più che l’Italia, il sistema mi ha respinto. In altri momenti, forse anche grazie al fatto che non ho mollato, sono riuscito ad emergere senza santi in paradiso o amici influenti. Ho resistito, mangiando talvolta briciole, talvolta caviale e sono convinto che la volontà valga tanto nel raggiungimento dell’obiettivo. Si sceglie di rimanere e di essere protagonisti del proprio percorso senza subire il senso di negatività che aleggia. Viva anche coloro che partono, io stesso mi reco spesso in Spagna perché ho trovato un insegnante con cui mi trovo benissimo».

«È una persona che mi fa sentire speciale e viceversa, è bellissima, non solo in senso fisico. Viviamo tutti i giorni come un gioco, ma giochiamo sul serio e la nostra vita è come un teatro, dove siamo matti l’uno dell’altra. Arriva un momento in cui una persona ti fa venir voglia di intraprendere un viaggio serio, dove poter giocare, perché no, fino a 90 anni! E non a caso dico spesso che la sposerei tre volte! Però prima c’è l’imminente arrivo di questo bambino, è un maschio, si chiamerà Blu e sarà lui il protagonista a cui dobbiamo riservare tutta l’attenzione possibile. Come diciamo spesso il matrimonio è un gioco serio, va affrontato con serenità». Di Candida Angelino

Parliamo del presente, ti abbiamo visto in tv nel programma “Pequeños Gigantes”, talent dedicato a Ssm | 29


#LAVORO

i t r e a r f e i o m u V assu a n u da Ecco le dritte che fanno per te

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Raffaele Gaito: Salernitano. Classe 84. Imprenditore digitale, blog-

ger, public speaker. Scrivo su diversi blog di startup, programmazione, videogiochi, lavoro e tanto altro. In segreto mi alleno per diventare batman. Mi trovi online su qualsiasi social network, ma soprattutto su twitter (@duplikey) e sul mio blog (raffaelegaito.com).

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Conviene spendere le proprie energie all’interno di una realtà emergente della quale ancora non si conoscono bene le sorti?

Secondo Raffaele Gaito esperto di startup, videogiochi e programmazione “sì!” «Perché» spiega «ci sono migliaia di posizioni aperte in tutto il mondo in nuovi colossi come Pinterest, Dropbox o Slack e perché si tratta di un’occasione concreta che offre i suoi vantaggi». Attenzione, però, nella maggior parte dei casi il requisito fondamentale è essere disposti a trasferirsi all’estero perché è solo lì che c’è l’imbarazzo della scelta. Premessa fatta, se sei alla ricerca della tua grande occasione, spendi il tuo tempo in questa lettura! Il nostro guru racconta a Secret perché lavorare per una startup può essere UN’OTTIMA IDEA! 30| Ssm


Perché credere in una startup può essere la giusta soluzione per chi cerca lavoro? «Partiamo da un concetto importante: non tutti sono adatti a lavorare in una startup. Mi preme precisarlo perché altrimenti passa il concetto, sbagliato, che lavorare in una startup sia meglio che lavorare in una big company. Non esiste una soluzione giusta. Esistono soluzioni diverse in base alle proprie necessità e alle proprie ambizioni. D’altro canto ci sono sicuramente dei vantaggi: assenza di una gerarchia strutturata in maniera “classica”; lavorare in un ambiente molto informale; stare al passo con le ultime tecnologie in un contesto altamente innovativo; avere responsabilità che vanno oltre il proprio ruolo; vedere che il proprio contributo all’azienda è concreto e fa la differenza». Chi è il candidato ideale? Cosa cercano i recruiter? «Il candidato ideale è una persona che ama tenersi aggiornato. Che non smette mai di studiare, anche quando ha un lavoro “fisso”. Che di fronte a qualcosa di nuovo vede un’opportunità invece che un ostacolo. Per lavorare in una startup dimenticate il CV in formato europeo. Piuttosto correte a dare una rinfrescata al vostro Linkedin. Quello sì che viene guardato dai recruiter!». Una Dritta per conquistarli? «Non scherzavo quando ho detto di curare bene il proprio Linkedin. In generale, quando parliamo di lavori in ambito digitale o legati al web, è importante fare attenzione alla propria presenza online. A volte può fare la differenza. E Linkedin è solo un punto di partenza: un grafico farebbe bene a curare il proprio account Dribble, un programmatore il proprio account GitHub, e così via. È il modo migliore per distinguervi dagli altri». Qual è la startup giusta? Dove bisogna orientarsi? «Dipende molto dalle proprie necessità e dalle proprie ambizioni. Nella maggior parte dei miei articoli faccio sempre riferimento alla scena americana perché, ovviamente, è quella di riferimento. In un contesto come quello c’è l’imbarazzo della scelta. Proprio per questo motivo sono nate tante piattaforme di recruitment online». Ce ne elenchi qualcuna? Con quali piattaforme è possibile candidarsi per una vacation? «Ce ne sono tantissime, soprattutto nel mondo startup. Tra le più interessanti troviamo: star-

tupsort.com, che classifica le startup in base a tantissimi parametri; careers.stackoverflow. com, il punto di riferimento per i ruoli più tecnici; weworkremotely.com, per chi invece ha necessità di lavorare da remoto; lunchcruit.com, dove si possono incontrare startup di ogni tipo durante pranzi informali; tyba.com, che ha come obiettivo quello di trovare il miglior lavoro per le vostre esigenze. Queste sono solo le prime che mi vengono in mente. Tutte si distinguono per la possibilità di effettuare ricerche ben specifiche. Non solo basandosi sulle proprie skills, ma su molti altri fattori quali ad esempio: la città dove si vuole lavorare; lo stipendio minimo desiderato; il tipo di contratto preferito; e così via. Ovviamente, neanche a dirlo, tutte queste piattaforme attingono da Linkedin per avere le informazioni necessarie a compilare il vostro profilo». Probabilità di successo nell’essere ricontattati? «Le possibilità sono altissime, ma dipende ovviamente da quanta attenzione si mette nel proporsi. È ovvio che se mandi lo stesso curriculum a dieci posizioni diverse nessuno ti contatterà. Se invece si cerca la posizione giusta per le proprie skills, si dedica tempo a compilare l’application e a tutto questo si affianca una presenza online curata, allora le probabilità crescono a dismisura». Raffaele dove pensi che andrà il mercato del lavoro da qui a dieci anni? Qual è il trend da seguire? «Il mercato del lavoro è in continua evoluzione, soprattutto nei settori digitali e legati al web. I grossi trend americani stanno lentamente arrivando anche in Italia e quindi iniziamo a vedere aziende che propongono il lavoro da remoto come valida alternativa, che mettono sul piatto molti perks (quelli che una volta si chiamavano bonus) oltre allo stipendio, e così via. Dal punto di vista del candidato è inutile dire che rimanere aggiornati è la chiave.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: investite su voi stessi!». Di Daniela Iavolato

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il giro di DOMIDO

espressione positiva targata napoliwithme

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Nel Giro di Domidò ci sono anche i Lip Dub, grazie al muro dei “NO!” e...a’ capa tost’!

Succede ancora spesso, ma prima era una sequenza fissa: quando proponevo di realizzare un Lip Dub, il mio interlocutore con viso smarrito sussurrava stranito «INPDAP?», ed io: «No, Lip dub e non è una parolaccia». Mostrando il video, l’interlocutore viene travolto da sudorazione improvvisa, segni di cedimento, ma poi tutto liscio…Sono riuscito a far comprendere le potenzialità del progetto, consapevole del fatto che quando proponi qualcosa di nuovo è inevitabile l’incertezza e la paura di fallire.

«Sì, Domidò, ma cos’è un Lip Dub?»

(risposta in doppia versione) Domidò tecnico: «Un Lip Dub è una tecnica di comunicazione non convenzionale, che mette a sistema diversi processi media 2.0, per coinvolgere un nutrito gruppo di persone». Domidò semplice: «Un Lip Dub è un videoclip musicale che si gira in piano sequenza dove i protagonisti doppiano la canzone scelta come sottofondo musicale, con coreografie colorate e fantasiose. Lo scopo: promuovere e far conoscere la magia di un posto, infatti un Lip Dub si può girare #EveryWhere». Difficile? Stai svenendo anche tu? Allora facciamo così, anche se non ora, ma quando vuoi, vai sul sito www.napoliwithme.com e vedi quelli che abbiamo già girato, facendo una vera e propria PositiveRevolution in chiave di Social Innovation sempre con Espressione Positiva.

«Approfitto anche per ringraziare tutti i sognatori del mio gruppo che mi aiutano sempre, in ogni impresa!»


#TENDENZE

Le ragazze fanno

grandi

sogn Di Marcella Mastrobuono

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CLAUDIA MEGRÈ

Dai pub a Bennato passando per “The Voice”

Telecaster a tracolla e jeans strappati, Claudia Megrè ha la voce sporca, ruvida e graffiante. Canta in modo struggente, a volte disperato, come se nascondesse l’inquietudine che la spinge a scrivere dietro i modi simpatici e il sorriso sempre pronto. «Quando canto ho davanti a me tante immagini della mia vita, in ogni parola che scrivo c’è il mio vissuto» dice «ma io cerco sempre il lieto fine, credo che ogni ferita possa diventare una cicatrice che un giorno potrai guardare con tenerezza, perché ti ha resa quella che sei». Oggi sta lavorando ad un nuovo album che uscirà prima dell’estate e intanto si gode la collaborazione con uno dei suoi miti: Edoardo Bennato. «Da quando avevo 14 anni» racconta Claudia «andavo nella sala prove dove Edoardo cantava e stavo lì in un angolo per ore sperando che mi notasse. Per anni non mi ha considerata nessuno poi, però, quattro anni fa si è rotta una corda della sua chitarra e io avevo la mia in macchina. Ho trovato il coraggio di dirgli se volesse usarla e così finalmente l’ho conosciuto». Dalla fine di Gennaio è disponibile “Le ragazze fanno grandi sogni”, canzone del 1995 reinterpretata da Claudia insieme al grande cantautore napoletano: «È un pezzo che parla delle persone che non mollano, della resilienza tipica di noi donne, di chi pensa in grande, di chi ha la forza di rialzarsi, anche di me che sto lottando molto per far conoscere la mia musica e di chiunque continua a inseguire i suoi grandi sogni». Lei lo ha fatto anche facendo scelte radicali, come lasciare giu-

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risprudenza a pochi esami dalla laurea per iscriversi al conservatorio: «Ho sempre pensato che la musica dovesse essere la mia vita e dovevo essere coerente. All’inizio non sono stata capita, ma credo che per essere felici bisogna imparare ad ascoltarsi, capire cosa si vuole veramente e seguire la propria passione. Io ho seguito la mia musica, il mio grande amore. Lei c’è sempre». Claudia Megrè scrive canzoni da quando era bambina, partecipando a festival e rassegne musicali che l’hanno portata a cantare anche in Australia. Una gavetta lunghissima fatta di serate nei pub ed esibizioni in strada, la vita della cantautrice napoletana è intrecciata alla musica e alla chitarra che si porta dietro anche in vacanza. Il grande pubblico l’ha conosciuta solo nel 2014 al talent show di Rai Due “The Voice”, nonostante

«Nel web ho trovato grande sostegno alla mia musica e ne sono molto grata. Quindi amo condividere la mia vita con chi mi segue sui social. Posto momenti della mia giornata, faccio dirette su Facebook, pubblico canzoni. È il mio modo di ringraziare chi mi sostiene». Ssm | 35


ma un pezzo del mio percorso e un banco di prova. Non darei mai un giudizio negativo sui talent, se riescono a far emergere giovani di talento è un bene per la musica». Cosa consiglieresti quindi ad un giovane musicista? «Ad un giovane consiglierei di cogliere tutte le opportunità, ma soprattutto di viaggiare, studiare, fare sacrifici, lavorare e mantenersi, leggere e ascoltare tanta musica. Di portare sempre la propria musica live, anche nei pub, di costruirsi un background. È quello, che crea la capacità di espressione di un cantante. Da piccola qualcuno mi disse: “Per scrivere dovrai provare il dolore e la passione”. Ecco. È tutto lì». Un percorso lungo, ma che a lei è servito ad affrontare le opportunità che si sono presentate dopo l’apparizione in tv, visto che i Tiromancino l’hanno voluta per aprire tutti i concerti del loro ultimo tour e il brand Coconuda l’ha scelta come testimonial nella campagna presentata durante Sanremo 2015. Negli spot Claudia cantava “Tatuami”, canzone che raggiunse più di un milione di visualizzazioni su YouTube, diventando in pochissimo tempo un fenomeno del web e giudicata la vera rivelazione del Festival. Tatuami era stata presentata a Sanremo, ma era stata scartata da Carlo Conti: «È un esempio del fatto che non bisogna mai mollare, mai arrendersi. Questa è una caratteristica che ho nel mio DNA, che viene anche dal mio essere profondamente napoletana: Napoli mi ha insegnato che nonostante il buio prima o poi ‘a nuttata adda passa’. E questo è il mio motto».

«La musica può guarire, prende il lato migliore di noi e sa farlo venire fuori. Se la mia musica riuscisse a far sorridere qualcuno sarei felice ed onorata. È lo scopo del cantautore mettere al servizio degli altri questa meraviglia». avesse pubblicato già un album, un singolo, “Da domani”, molto passato in radio nel 2012 e una collaborazione con Guè Pequeño. Ci si potrebbe chiedere perché una cantautrice di talento che ha consumato palchi e macinato chilometri abbia bisogno di tentare la strada del talent show, prima The Voice poi un provino per Amici, ma a lei non piacciono le etichette. Non si può essere musicisti oggi senza andare in tv? «Per me è importante portare la mia musica in giro e farla ascoltare a più persone possibile e la tv, come il web, è una vetrina che ti permette di farlo. Per me The Voice non è stato un punto di partenza né di arrivo, 36| Ssm

Claudia Megrè

Nel 2002 viene insignita del titolo di Testimonial della legalità degli studenti campani per il contenuto sociale dei suoi testi. Nel 2011 pubblica il suo primo singolo “Dimmi che”, nel 2012 scrive e interpreta una canzone con i ragazzi del carcere minorile di Nisida, intitolata “Chi vuol cambiare, può cambiare” e canta una versione rock di “Liù” degli Alunni del Sole. Ha vinto numerosi premi tra cui quello come miglior cantautrice del Festival di Montecatini, il secondo posto al Festival di Castrocaro nel 2005 e il Festival delle Stelle Emergenti di Sanremo. La scorsa estate ha pubblicato “E già mi sento in vacanza” in collaborazione con Clementino.


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La sua prima apparizione in tv risale al 2004, come concorrente della casa del Grande Fratello 5 e se qualcuno ancora la chiama ex “gieffina” lei non si offende, anzi, ricorda quell’esperienza come un’occasione d’oro da prendere al volo. Il primo a credere in lei è stato Maurizio Costanzo che l’ha voluta, subito dopo il GF, come protagonista della commedia musicale “Lungomare”. Da lì è iniziata la grande avventura in salita di Veronica, che oggi si prepara al ritorno in casa Endemol e al debutto per le nuove fiction che occuperanno i palinsesti Mediaset accanto a big del calibro di Massimo Ghini, Nancy Brilli, Sabrina Ferilli e Manuela Arcuri.

I suoi genitori desideravano per lei una laurea ed un impiego sicuro. Ride di gusto Veronica, mentre parliamo di quanta fatica ha dovuto fare per convincere il papà medico che non sarebbe andata secondo le sue aspettative, che quello dell’attrice sarebbe stato il suo mestiere! «Mio padre» confessa «proprio non voleva saperne della partecipazione al Grande Fratello», ma partiamo dal principio: Dovevi diventare psicologa…poi? Che cosa è successo? «In realtà il mio primo percorso universitario era proiettato sulla facoltà di scienze delle comunicazioni. Spinta dalla mia famiglia, più che dalle mie reali ambizioni, ero stata indirizzata dopo la maturità a seguire il classico percorso liceo-università. Alle spalle avevo due anni di accademia di recitazione cinematografica presso la scuola romana diretta da Giulio Scarpati, quindi avevo già assaporato la magia di questa professione. Arrivato poi il provino 38| Ssm

NUOVI

del Grande Fratello ho afferrato al volo l’occasione. Su 44 mila persone avevano scelto proprio me! Non potevo mettere in discussione la partecipazione ad un programma così popolare che sapevo mi avrebbe aperto tantissime porte. Naturalmente, dopo, una serie di circostanze fortuite e fortunate mi hanno portato solo in questa direzione». Quella di “gieffina” però è un’etichetta che ti rimane addosso, a te pesa? «Assolutamente no. Non mi sono mai nemmeno posta il problema, se per “gieffina” s’intende persona di poche qualità artistiche hai comunque la possibilità di tirare fuori la tua preparazione al momento giusto. Nel momento del ciak o del provino, che tu sia gieffino o meno non puoi mentire, dimostri quello che sei e quello che negli anni ti sei preparata per essere. Ti dirò di più, se me lo riproponessero anche oggi io lo rifarei, perché è un’esperienza fuori dal comune che ti offre l’opportunità di metterti in discussione». Oggi invece dopo tanto doppiaggio e teatro è arrivata la grande fiction Mediaset. Come stai vivendo questo momento magico? «Come una grossa occasione che mi sono guadagnata. È stata una fortuna lavorare con dei grandi professionisti. Sia con “Matrimoni ed altre follie”, la fiction di Aurora Tv che ha come protagonisti Massimo Ghini, Massimo Ciavarro e Nancy Brilli; sia con “Rimbocchiamoci le maniche”, che per me rappresenta un ritorno in casa Endemol, ho avuto l’opportunità di sperimentare e di mettermi alla prova su un terreno per me ancora inesplorato. In quest’ultima ho un piccolo ruolo che, però, mi ha resa felicissima perché ha esaudito il mio forte desiderio di lavorare con il grande regista Stefano Reali. Sarò anche accanto a Manuela Arcuri nella nuova stagione de “Il bello delle donne 4” prodotta da Ares film». Un parterre di attori da fare invidia. Com’è stato confrontarsi con tanti nomi dello spettacolo? «Meraviglioso, in “Matrimoni ed altre follie” sono soprattutto al fianco di Massimo Ghini. Con lui c’è stata fin da subito una grande sintonia, è una persona fantastica dalla quale ho avuto modo di apprendere tanto, mi ha aiutato specialmente a trovare delle chiavi più comiche che non sapevo nemmeno di possedere.


DIVI

L’attrice romana Veronica Rega, 38 anni, impegnata in questi giorni sul set di Non Important Person, la nuova sit com di Lotus Production con Nunzio Fabrizio Rotundo e Paolo Vita.

ERONICA V a eg R “Sogno un film con Pupi Avati ” Ssm | 39


Di Daniela Iavolato

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Foto: Andrea Bielli Aeterna photography studio - MUA: Virginia Taddei - Abito: Simone Racioppo

Ne “Il bello delle donne 4” invece tutte le mie scene sono con Manuela Arcuri, donna deliziosa che mi ha piacevolmente stupita». Nessuna rivalità quindi tra donne? «Con Manuela? Assolutamente no! Mi è capitato a teatro di avere qualche difficoltà, ma nella fiction con lei io interpreto il ruolo di una sua amica e si è stabilita un’intesa, un clima di armonia e serenità che sono sicura ci darà tante soddisfazioni anche in video. Ci siamo tutti molto divertiti sul set, complice anche la straordinaria direzione di Eros Puglielli». Come ti prepari ad affrontare ruoli così diversi? «Studiando tanto, quello che risulta complicato è piuttosto liberarsi di personaggi molto complessi, soprattutto quando si lavora a teatro. Per fortuna mi è successo poche volte». A chi sei più grata per questi anni in salita? «Sicuramente a Maurizio Costanzo, lui è stato il primo a credere in me subito dopo l’uscita dal Grande Fratello. All’epoca aveva appena avuto l’idea di scrivere una commedia musicale sulla falsa riga del Rugantino con gli arragiamenti di Alex Britti. Dopo un provino, ho avuto la fortuna di essere stata scelta in questa produzione importante che ha girato i più prestigiosi teatri d’Italia. Da lì in poi è iniziato tutto, sono cominciati i miei veri lavori teatrali e oggi posso finalmente dire di poter vivere di questa professione». Che progetti hai per il futuro? «Tanti, il sogno più grande è quello di lavorare con Pupi Avati. Ho terminato da poco uno stage diretto da lui presso la scuola “Studio Cinema” di Roma di Massiliano Cardia, dove tra l’altro collaboro da diversi anni, e ne sono rimasta affascinata. È un grande professionista, oltre che un uomo speciale. Quindi sì…questo è il mio prossimo grande obiettivo: fare un film con Pupi Avati!». E una famiglia? Non rientra tra i tuoi piani? «Adesso proprio no, sono felicemente single e concentrata sul lavoro. Mi godo il mio splendido nipotino biondo e sono completamente appagata dal desiderio di maternità delle persone che mi circondano (ride n.d.r.)».

“Adoro Napoli, il mio primo ricordo legato a questa città risale a quando avevo 19 anni, il mio primo viaggio da patentata insieme alle amiche. Mi è mancato il respiro quando ho visto dall’alto il suo splendido golfo. In seguito ci sono ritornata per partecipare al Festival teatrale “La corte della formica” diretto da Gianmarco Cesario. È stata un’emozione fortissima essere sul palco del Piccolo Bellini, tempio della cultura teatrale napoletana e nazionale”.


Parole& dintorni La rubrica di parole e libri (parole nei libri) di Claudio Finelli

«Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere».

©Luciano Correale

Così scriveva Emily Dickinson per esprimere il proprio personale rapporto con la parola e con la capacità evocativa che ne può derivare. Ecco perché ho scelto di chiamare questa rubrica Parole&dintorni, perché le parole strutturano e costruiscono il nostro habitat sociale e affettivo. Arredano le nostre vite, rendendole più agevoli e più sicure. Più giuste e più belle. Migliori. E il territorio preferito dalle parole è quello dei libri. Delle pagine in cui prendono vita, segnando percorsi, attraversando esistenze, moltiplicandosi nel mondo. Dunque la mia rubrica sarà una rubrica di parole e di libri. Per l’esattezza: di parole rubate ai libri. E di libri resi belli dalle parole.

Claudio Finelli

(Napoli, 1973) docente, critico letterario e teatrale, blogger LGBT (Pride Time) delegato cultura di Arcigay Napoli e presidente di Arcigay Campania, ha curato la raccolta di racconti “Se stiamo insieme”. È autore dell’antologia poetica “Sulle mie labbra” e, con Mario Gelardi, del fortunato format teatrale “Do not disturb”. Collabora con il Nuovo Teatro Sanità di Napoli. È creatore e direttore artistico della rassegna letteraria “Poetè” che ha luogo presso il Chiaja Hotel de Charme di Napoli.

La prima parola di questa rubrica è vuoto. Una parola che definisce l’assenza. Una mancanza assoluta, spesso incolmabile. Le parole, d’altronde, provano a fare proprio questo: riempire il vuoto tipografico con segni. Codici. Tracce d’umanità. Umberto Cortese ha recentemente pubblicato il romanzo “Il peso del vuoto” (Marotta&Cafiero, 2015, 10 Euro), una storia che ci restituisce tutto il senso di smarrimento e, talvolta, di libertà che proviene dall’essere cresciuti in un vuoto assoluto di punti di riferimento. Andrea, il protagonista, sperimenta il vuoto nelle sue diverse accezioni. Il vuoto della perdita improvvisa, di una provincia bigotta, ma anche il vuoto di una libertà incondizionata, l’assenza delle idee preconcette. Il vuoto come assenza di punti positivi a cui aggrapparsi con tutte le forze, mentre si scala la montagna della vita, ma anche il vuoto come occasione funzionale ad un’autonoma sperimentazione del desiderio e del pensiero. È una cosa da cui fuggire e a cui tendere al tempo stesso. A proposito del vuoto come condizione di assoluta solitudine, mi piace segnalarvi “Il tempo degli amaranti” (Milena, 2016, 7,40 Euro), l’ultimo romanzo dello scrittore e giornalista napoletano Antonio Mocciola, che con il vuoto ha una certa familiarità. Infatti per anni si è occupato di città abbandonate e paesi fantasma, guadagnandosi il neologismo di abbandonologo, ma questa è un’altra storia. “Il tempo degli amaranti” racconta il vuoto delle vite vissute solo in parte. In una Napoli ritratta con la delicatezza retrò di un’inedita collezione di gouache, Antonio Mocciola racconta l’amore tra gli uomini, la fenomenologia degli incontri e la disperazione degli abbandoni tra la fine degli anni ‘50 e la fine degli anni ‘70, ai tempi in cui le persone omosessuali erano costrette alla totale invisibilità. Un melò struggente e a tratti erotico, che potrebbe essere letto come una sorta di “Liala” in salsa gay. D’altronde - precisa lo stesso Mocciola -, i lettori omosessuali dell’epoca si indentificavano nel modo di amare, spesso masochistico, delle eroine del romanzo. Infine, il vuoto è anche lo spazio del pensiero e della meditazione, dove la verità del dolore si trasforma in via della liberazione, in parola che riscatta e salva, perché “Quando incontro parole sulla punta della penna/la vita gocciola lontana….come è lontana la carne quando l’anima scrive/ma sei tu, corpo vuoto, a piangere sull’oro (non io)”. Ssm | 41


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Spiega le vele con Il viaggio dei tuoi

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#Viaggi

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caraibi Hai sempre immaginato una vacanza in barca a vela ma credi sia troppo costosa? Non riesci a trovare la compagnia adatta che condivida la tua stessa passione per il mare? Scopri Sailsquare! È economico, puoi viaggiare con persone nuove e scegliere tra tante destinazioni! Ma non solo…Se sei uno skipper e vuoi fare della tua passione un lavoro, puoi registrarti al sito, proporre la tua vacanza e iniziare una nuova avventura! Come nasce Sailsquare? «Sailsquare nasce nel 2012, da due amici appassionati di vela, Riccardo Boatti e Simone Marini, rispettivamente direttore creativo in una famosa agenzia di pubblicità milanese e AD di una IT company. L’idea nasce dal concetto di sharing economy unita alla passione per l’attività velica, con l’obiettivo di rendere più accessibile l’esperienza della barca a vela, più vera e a contatto con persone che navigano per passione». Come fa uno skipper a entrare nel circuito? «La persona interessata può inserire, tramite il sito, i propri dati, quelli della patente nautica, la propria esperienza, i dettagli della barca (se di proprietà) o il contratto di locazione (se in affitto). L’application viene presa in esame da Sailsquare e successivamente approvata, se tutto quadra. Dal momento in cui un armatore-skipper è approvato può cominciare a pubblicare le sue vacanze in maniera totalmente gratuita. Sailsquare trattiene una percentuale sulla quota solo nel momento in cui degli utenti si iscrivono tramite la piattaforma e completano la vacanza». Come fa un utente a organizzare una vacanza con voi? «Tutte le proposte hanno una “pagina vacanza” 44| Ssm

consultabile, che riporta le caratteristiche del viaggio, il profilo dello skipper e quello delle persone già a bordo. È anche possibile contattare lo skipper, sia per ricevere maggiori informazioni sulla vacanza ma anche sull’equipaggio (di dove sono gli altri partecipanti, se sono single o accompagnati, etc.)». Perché conviene organizzare un viaggio con voi piuttosto che alla vecchia maniera? «Uno dei primi motivi è sicuramente l’accessibilità economica. Il fatto che le vacanze su Sailsquare siano pubblicate da privati fa si che i costi siano ridotti: la media del risparmio è del 29% in comparazione con le vacanze proposte da tour operator tradizionali o società di charter. Inoltre con sailsquare la quota è individuale e l’equipaggio si crea da solo, con l’adesione di singoli (o di coppie

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o piccoli gruppi). Non è quindi necessario trovare a priori persone per creare l’equipaggio per poi noleggiare una barca con skipper. La fruizione dell’esperienza cambia perché la figura dello skipper come “impiegato” viene sostituita dal privato che porta a bordo dei compagni di viaggio e non solo dei clienti. Un altro pilastro è viaggiare con persone nuove. È bello vedere come il primo giorno le persone si stringano la mano e l’ultimo si abbraccino come se fossero amici da una vita. Altro punto a favore è la sicurezza della transazione: nel caso in cui, per problemi di forza maggiore, l’armatore sia costretto a cancellare la vacanza, Sailsquare provvederà al rimborso del 100%». Le mete sono stabilite dal proprietario della barca? Quali sono le più gettonate? «Sì, le mete sono proposte dagli armatori-skipper e solitamente dipendono dalla location dove la barca dell’armatore è ormeggiata, soprattutto fuori stagione. Per quanto riguarda le mete estive invece, vengono proposte vacanze per soggiorni settimanali o bisettimanali in location come Sardegna, Baleari e Grecia. L’anno scorso abbiamo notato una grande domanda per la Croazia. Sono andate molto le Pontine e le Egadi. In inverno invece Caraibi, Thailandia e la new entry del 2015/2016, la Patagonia:

un viaggio impegnativo ma che in molti hanno voluto provare». Qual è il costo medio per un viaggio di questo tipo? «Le vacanze proposte su Sailsquare hanno uno spettro molto ampio, a seconda della location, del periodo e del tipo di barca. Si parte dai 90 euro per i weekend fuori stagione fino ai 240 euro per i fine settimana di maggio, luglio e settembre. Il prezzo per un’intera settimana varia dai 350 euro ai 750 euro. Ci sono poi proposte che esulano da questi prezzi medi, magari vacanze molto particolari su barche di lusso, ma in ogni caso il risparmio è palese perchè si tratta di una vacanza che solitamente costa almeno il doppio». Di Emanuela Esposito

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La moda è la tua vita e il tuo lavoro: come è nata questa passione?

«Con la moda ho avuto alti e bassi, a volta era solo un hobby, altre un sogno da inseguire. A 18 anni volevo partire per andare a Milano, ma poi ho iniziato l’università e sono rimasta a Napoli dove ho comunque continuato a lavorare come modella. Negli anni ho anche cercato strade alternative, ho fatto diversi lavori, ma qualsiasi altra direzione io prendessi, alla fine tornavo sempre su una passerella o dietro una macchina fotografica. Penso ci siano delle passioni innate, che in un modo o nell’altro riusciranno sempre a trovare un modo per uscire fuori».

Ch iè

Un metro e ottantadue di fascino, sensualità e carattere. Determinata, forte e testarda. È Fabiana Tarzia, giovane napoletana, per metà calabrese. Modella di giorno e dj di notte, Fabiana è il chiaro esempio di come l’ostinazione, la bravura, insieme alla bellezza portino al successo. Si divide tra passerelle, shooting e discoteche, ma trova anche il tempo per fare nuovi progetti. Conosciamo meglio il suo mondo.

Fa bia na ?

#2.0 VITA DA IT GIRL

Anche la musica è un’altra parte importante della tua vita. Come sei diventata dj?

«La musica c’è sempre stata nelle mie giornate. Non c’è avvenimento, che non abbia trovato una propria colonna sonora. E un giorno, per puro caso, mi hanno proposto di imparare a fare la dj, e io non potevo che accettare. Lavoravo già come hostess in alcuni club campani e con il mondo della notte è stato amore a prima vista. Così coinvolsi un’amica ed iniziammo questo percorso. È stato faticoso e non poco impegnativo, ma oggi posso dire che quando salgo su una consolle, dimentico tutto solo guardando la gente che si diverte e balla a ritmo della mia musica. È un lavoro molto gratificante e soprattutto mi permette di conoscere tantissime persone interessanti. Cosa può esserci di meglio di un lavoro divertente!». 48| Ssm

2920 followers su Instagram Nata il 08/11/1990 Vive a Torre del Greco Instagram Fabiana_Tarzia Facebook Fabiana Tarzia


Sono le nuove imprenditrici del settore moda: girano il mondo tra una sfilata e l’altra. Sono le: instagramers, fashion bloggers, youtubers, ovvero giovani ragazze che lavorano sul web, condividono foto, scrivono articoli, creano tendenze. Coccolate dai brand come le star, invidiate ed imitate, sono riuscite a trasformare un hobby in lavoro. CONOSCIAMOLE!

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Ogni giorno un impegno, come fai a reggere il ritmo?

«Sono una persona molto dinamica, mi piace muovermi e stare sempre in giro. Quindi non è uno stile di vita che mi pesa. “Scegli un lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche un giorno in tutta la tua vita” , Confucio la sapeva lunga!».

Oggi, per chi fa il tuo lavoro, i social sono molto importanti. In che modo li usi? «Se usati in modo corretto queste piattaforme hanno un potere fortissimo. Ho iniziato ad utilizzarli in parte per curiosità, in parte per moda. Oggi sono un elemento fondamentale per il mio lavoro sia come modella che come dj. Li uso per informare, comunicare e per pubblicità».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«Avevo il sogno di creare qualcosa di mio, e, infatti attualmente è in produzione una capsule collection che porterà la mia firma. L’amore, le amicizie ed il lavoro ci sono. È una fase della mia vita molto serena e felice. L’unico progetto che ho è quello di godermi la vita in tutte le sue sfaccettature, con tutto quello che ha da offrirmi».

Il tuo look preferito?

«Nonostante ami tubini e tacchi alti, non potrei mai rinunciare a jeans e t-shirt. Ovviamente ogni occasione ha il proprio look, e non nego che mi piace indossare sempre qualcosa che attiri l’attenzione, ma fuori dagli ambienti lavorativi, che siano passerelle o consolle, via i trampoli e benvenute sneakers!». Di Michela Ponticiello

Foto di Pepe Russo, il giovane fotografo di Pozzuoli che ha firmato l’ultima campagna pubblicitaria di Dolce&Gabbana. 50| Ssm

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Dalla ricerca

biomedica campana

arriva il primo kit diagnostico per l’infertilità di coppia

#Storie

GENTE DI STOFFA Ssm | 53


#GENTE DI STOFFA

Una scoperta

tutta al femminile

nata in seno al Centro di Ingegneria Genetica napoletano. I dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità hanno evidenziato che in Italia l’infertilità riguarda circa il 15 per cento delle coppie. Nel 20 per cento dei casi le ragioni sono di origine genetica ed un numero sempre maggiore di coppie è costretto a sottoporsi a indagini numerose e snervanti, facendo spesso ricorso alla consulenza di più laboratori con conseguente aumento dei costi e ritardo nelle diagnosi. Partendo da qui, un team di giovani ricercatrici napoletane (nella foto) ha ideato e progettato un kit diagnostico - denominato “One4Two” -, che permette di eseguire in un’unica seduta analitica e con un unico prelievo di sangue, oltre venti esami per lo screening di malattie genetiche e alterazioni cromosomiche correlate all’infertilità di coppia. Il dispositivo è stato realizzato dal gruppo che opera in “Futura diagnostics” composto da: Rossella Tomaiuolo (42 anni) professore associato in Scienze e Tecniche di Laboratorio presso l’Università Federico II di Napoli e responsabile del “Single Cell” Lab del CEINGE Biotecnologie Avanzate, Valeria D’Argenio (35 anni) ricercatore in biochimica clinica e biologia molecolare clinica presso l’Università Federico II di Napoli e responsabile del “Next Generation Sequencing” Lab del CEINGE Biotecnologie Avanzate e da Federica Cariati (30 anni) ricercatore esperto dei problemi legati all’infertilità ed alla riproduzione. Il progetto, si è già aggiudicato due importanti premi: Start Cup Campania 2015, un riconoscimento speciale finalizzato a promuovere il principio delle pari opportunità e l’imprenditorialità femminile e il PNICube 2015 (Premio Nazionale per l’Innovazione) “in ottica di pari opportunità”. Noi abbiamo incontrato la coordinatrice del team, la dottoressa Rossella To54| Ssm

maiuolo, per capire com’è nata e come si è sviluppata questa storia di eccellenza made in Napoli. Ci racconta come si è composto il suo team? «Io e Valeria ci siamo incontrate all’università quando lei era una tesista ed io una giovanissima ricercatrice. Da allora abbiamo sempre cercato di incrociare le nostre attività di ricerca e non abbiamo mai smesso di condividere i nostri progetti.

Federica, dopo un’esperienza ad Oxford, ha fatto una scelta controcorrente: è un cervello che è rientrato in Italia! Sta per sposarsi e ha deciso di investire a Napoli per il suo futuro». Siete tutte giovani e brillanti donne. Un caso o una scelta? «Ci siamo incontrate per caso, ma ci siamo unite per scelta. Lavoriamo tutte nel campo della ricerca biomedica e studiamo le basi molecolari delle malattie umane per capire quali sono i geni o le alterazioni del nostro DNA che possono determinare lo sviluppo di malattie genetiche rare o di tumori. Rossella e Federica si occupano di diagnostica pre-impianto, io utilizzo metodiche di avanguar-


dia per analisi genetiche. L’insieme delle nostre competenze ed esperienze ha dato vita al progetto “One4Two”». Come è nata l’idea del kit One4Two? «One4Two è nata per caso, discutendo tra colleghe del disagio dei pazienti e della difficoltà dei ginecologi nel poter dare indicazioni chiare o nell’interpretare e mettere insieme i risultati di tanti referti. Così è scattata l’intuizione e ci siamo messe in gioco». Che tipo di difficoltà si incontrano quando si fa ricerca in Italia? «La difficoltà principale è reperire i fondi. Avere buone idee non basta, bisogna trovare degli investitori disposti a credere in te e nel tuo prodotto. Non è facile, ma la grinta non ci manca». Se la vostra impresa fosse nata all’estero sarebbe cambiato qualcosa? «All’estero c’è maggiore disponibilità di fondi. Però la nostra sfida è quella di dare vita al nostro progetto e dimostrare che se si crede in quello che si fa è possibile realizzare un’idea in Italia, a Napoli e da un gruppo di sole donne!». Il suo team, grazie a questo progetto, si è aggiudicato un premio speciale volto a promuovere le pari opportunità e l’imprenditorialità femminile. È stato difficile per voi, in qualità di donne, emergere in questo particolare campo di applicazione? «No. Siamo state fortunate perché lavoriamo in una realtà privilegiata che è quella del CEINGE - Centro di Ingegneria Genetica -, fondato e diretto dallo scienziato Franco Salvatore. One4Two è un dispositivo digitale, il primo al mondo che permette di intercettare in unico step le cause genetiche e cromosomiche che generano l’infertilità di coppia. Ha il vantaggio di unire le decine di indagini speciali effettuate in laboratori diversi ottimizzando tempi, costi e competenze ed è utile a rivelare malattie ereditarie. Il progetto è stato elaborato dalla Future diagnostics, la startup nata nel Ceinge di Franco Salvatore e diretta da Rossella Tomaiulo, coordinatrice di un gruppo di giovani scienziate a cui è stato assegnato lo speciale premio “Pari Opportunità e imprenditorialità femminile”.

Una delle eccellenze della città di Napoli, un centro di ricerca, diagnosi e sviluppo di start up. Inoltre l’Università Federico II, dove è avvenuta la nostra formazione, ci segue costantemente in questa avventura. Siamo infatti particolarmente grate al professore Roberto Vona presidente del trasferimento tecnologico dell’università Federico II -, per il suo prezioso contributo. Insomma ogni buona idea ha bisogno di solide basi e terreno fertile per poi concretizzarsi». Il primo aprile il progetto One4Two concorrerà al Polihub (incubatore di Start up), per avere la possibilità di aggiudicarsi un premio di cinquanta mila euro destinato a tre progetti su dieci in gara. Noi di Secret incriamo le dita per queste donne! Di Barbara Rustici Ssm | 55


arte

#FREETIME

Retrospettiva di Adrian Tranquilli

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Giorni di un futuro passato, mostra retrospettiva di Adrian Tranquilli.

Nella sua opera poliedrica che abbraccia pittura e scultura, disegno e video, l’artista indaga la figura dell’eroe estrapolato dai fumetti, preso come modello paradigmatico di ogni possibile epos eroico, nonché come simbolo del dualismo salvezza/sacrificio alla base della storia cristologica e della mitologia biblica. L’appuntamento è Sabato 2 aprile alle ore 12.00 presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Tevents OP Gli indirizzi top per scoprire la città. I ristoranti più in voga, le migliori SPA. Ma anche le mostre, i musei da visitare, eventi e manifestazioni.

Scelti da Secret

music&food La brasserie AlmaFlegrea

AlmaFlegrea, la brasserie più grande di Napoli, è un punto di incontro che mischia cibo e musica. Tutti i venerdì e sabato è aperta ai musicisti più noti, ma soprattutto a nuove band. Peculiarità: buona programmazione musicale, ottime specialità alla brace (bracerie a carbone ecologico), birre spillate e artigianali. La brasserie AlmaFlegrea vi aspetta a Città della Scienza (Via Coroglio, 57/104).

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cinema

Un film di Alessandro Valori Come saltano i pesci

con Simone Riccioni, Brenno Placido, Marianna Di Martino, Giorgio Colangeli, Maria Amelia Monti, Biagio Izzo e Maria Paola Rosini. Dal 31 marzo.

Matteo è un ragazzo di 26 anni con una vita perfetta: un sogno nel cassetto, due genitori, Italo e Mariella, che lo amano profondamente e una sorellina, Giulia, che vede in lui il suo eroe. Tutto si sgretola quando riceve una telefonata. Il suo mondo era costruito attorno ad una terribile bugia. Matteo per far luce sull’accaduto parte alla ricerca della verità. La realtà che troverà è molto diversa da quello che immaginava. In un susseguirsi di avvenimenti incontrerà persone che faranno parte della sua nuova vita e scoprirà quale sarà il suo futuro.

Con Robert De NIro e Zac Efron. Dal 13 aprile.

Jason (Zac Efron) sta per sposarsi con la figlia del suo capo e diventare così socio nello studio legale del suocero. Quando però il puritano Jason cade nella trappola del nonno Dick (Robert De Niro), che lo costringe ad accompagnarlo a Daytona per le vacanze di primavera, le sue nozze vengono messe seriamente a rischio. Tra feste, risse da bar e una serata epica di karaoke, Dick vuole godersi il viaggio più selvaggio della sua vita sempre al massimo. Alla fine il nonno scatenato e il nipote bacchettone scoprono di poter imparare molto l’uno dall’altro e creare quel legame che non avevano mai avuto prima.

info@secretstylemagazine.it

Il Napoli Bike Festival lancia l’edizione 2016, che si terrà dal 20 al 22 Maggio al Cinema Astra con l’anteprima del documentario Bikes vs Cars, che sarà proiettato il 1 aprile alle ore 21.00 al Cinema Astra tramite l’innovativa piattaforma web Movieday.

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M

Scrivi a

Documentario Bikes vs Cars

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#piccoli annunci #piccolo prezzo #scopri come fare

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Un film di Dan Mazer Nonno scatenato (Dirty Grandpa)

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cinema

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Passa parola

“De Guallera” il successo inaspettato di Diego Davide

Ci sono dei libri che partono dal basso e grazie al passa parola diventano dei piccoli casi letterari.

È accaduto a “De Guallera”, di Diego Davide. Classe 1976, ricercatore in Scienze Storiche e docente universitario. In poco tempo il suo libro è diventato un piccolo manifesto generazionale ed è ormai un trend topic il selfie con la sua cover e il citare frasi che vi sono all’interno. L’autore, partendo da uno dei lemmi più diffusi e conosciuti del dialetto napoletano, prende lo spunto per raccontarci con stile ironico, caustico e notevole sagacia, fatti noti e meno noti della storia partenopea.

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(nella foto) lo scrittore Diego Davide


I

De Guallera di Diego Davide. Editore ad Est dell’ equatore.

Incontro Diego Davide in un bar del centro napoletano, ansioso di raccontarci questo successo inaspettato, ma del tutto meritato. Quando nasce l’ispirazione e la voglia di scrivere il tuo libro? «La voglia di scrivere un libro c’è sempre stata, anzi faceva parte della mia “lista delle cose da fare prima dei 40”. L’ispirazione per scrivere questo libro, invece, è più recente e risale alla fine di luglio del 2014. Come al solito, stavo “intricandomi” dei fatti altrui su facebook. Un editore di mia conoscenza aveva postato uno status sui titoli più gettonati dalle case editrici maggiori “gomorra”, “camorra”, “sodoma”. Il mio commento fu “e se ne scrivessi uno intitolato guallera?”. Mi rispose che l’avrebbe pubblicato subito. Io ho scritto il libro e lui non ha mantenuto la promessa». Partiamo dal titolo, come l’hai scelto? «Il titolo è stato oggetto di un lungo confronto tra me e gli editori Carlo Ziviello e Guglielmo Gerolmini di “ad Est dell’equatore”. Doveva essere immediatamente intellegibile, ma al tempo stesso incuriosire il lettore più esigente. Accostare il de, latino, al lemma “guallera” è sembrata la soluzione più giusta. Come a dire “oltre la guallera c’è di più”. Ti piace questa citazione di Sabrina Salerno?». A chi vuoi arrivare scrivendo un testo che si pone come critica sociale in senso lato? «A chi pensa che identità e salvaguardia della tradizione e della cultura locale si debbano tradurre in: noi contro loro, borboni contro piemontesi, italiani contro stranieri. Ritengo invece che un’operazione culturale di questo tipo vada condotta in maniera diversa. Chi vuole riproporre il localismo tout court è privo di senso storico. Del resto la napoletanissima “guallera” non viene dall’arabo? La vera globalizzazione ante litteram». Il tono è sarcastico, ma allo stesso tempo spingi l’acceleratore su diverse tematiche come mai questa scelta?

«Ho scritto pensando non alle tematiche, ma alla lingua come mezzo di comunicazione. Ho cercato di intercettare una fetta di lettori curiosi e affamati, che faticano ad appassionarsi al tradizionale metodo di raccontare il passato e la storia. Ci siamo incontrati sul terreno della lingua, un italiano ibridato che è quello che uso quotidianamente con i miei amici e le persone che conosco. Il paradosso, se vogliamo, è che tutto questo parta dalla guallera». Chi è un tuo autore di riferimento? «Non credo di avere un autore di riferimento. Mi piace pensare di avere un riferimento più ampio che va dalla scrittura, al cinema, al teatro». Come ti poni come scrittore in questo frangente storico culturale? «È la prima volta che mi chiamano scrittore senza volermi prendere un po’ in giro. O mi sbaglio? Noi siamo, tutti, un precipitato di cultura popolare, di dualismi, di nozioni che abbiamo assimilato o che ci sono state ficcate in testa da qualcuno. Io credo che questo sia l’humus fertile nel quale possono germogliare cose ottime. Rispetto a ciò mi pongo come zappatore più che come scrittore». Dove ti vedi come scrittore fra una decina d’anni? «Sempre con la zappa, pardon, la penna in mano». Dove possiamo trovare il tuo libro? «In libreria, ça va sans dire!» Di Axel Andrea Nobile

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#VITA DA MAMMA

SE IL BULLO È IN RETE: una chat può aiutare tuo figlio

Bullismo e cyber bullismo un fenomeno in crescita che agita

tanto le mamme, quanto gli adolescenti e pre adolescenti, sia maschi che femmine, coinvolti. Il campanello di allarme il più delle volte suona a scuola, luogo nel quale il campo risulta essere più fertile per azioni di questo tipo poi, sempre più di frequente, prosegue sul web. Ma dal MIUR arriva una buona notizia per mamme e papà preoccupati! Si chiama “Generazioni Connesse” il progetto online del Ministero dell’Istruzione in partenariato con il Ministero dell’Interno-Polizia Postale e delle Comunicazioni che offre sostegno a genitori e ragazzi.

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Un’indagine rivela che i genitori sono distratti o poco informati sui rischi concreti che i figli corrono in Rete. Da oggi anche tu sai che con le due hotline di Telefono Azzurro e Save The Children è possibile segnalare anche la presenza di materiale pedopornografico online. Il progetto “Generazioni Connesse” è co-finanziato dalla Commissione Europea. Sul tema è in discussione un progetto di legge alla Camera

Che cos’è?

Si tratta di un portale coordinato dall’Ente in collaborazione con Telefono Azzurro e Save the Children Italia, nato, tra le diverse azioni previste dal progetto, anche per aiutare i minori che si trovano in situazioni di disagio o pericolo, che promuove strategie finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro per gli utenti più giovani.

Come funziona?

Sono due, gli strumenti messi a disposizione per ragazzi e famiglie vittime di bullismo: una helpline, ovvero una linea di ascolto gratuita e affidabile in grado di fornire supporto telefonico ad adulti e minori che si trovano ad affrontare problemi legati all’uso della sicurezza online; ed una chat che garantisce uno spazio di ascolto e confronto sicuro in rete con professionisti qualificati, disposti ad “ascoltare” senza giudicare.

Come si accede?

La Helpline gestita dal Telefono Azzurro risponde al numero 1.96.96. È attiva 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. La chat, invece, è attiva dal lunedì al venerdì (dalle 8.00 alle 22.00), mentre il sabato e la domenica (dalle 8.00 alle 20.00). Si può chattare scegliendo di farlo in forma anonima o lasciando i propri dati, occorre registrarsi dopo di che il sistema mette immediatamente l’utente in contatto con il consulente.

Chi sono i destinatari?

Bambini e bambine, ragazzi e ragazze fino ai 18 anni, oppure adulti che intendono confrontarsi su situazioni di disagio e pericolo in cui si trova un minorenne. Info www.generazioniconnesse.it Di Valentina Iavolato

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Gioca e colora con Bidonzolo, l’amico della natura che insegna ai bambini l’amore per l’ambiente. SEGUI LE SUE AVVENTURE SU WWW.BIDONZOLO.COM https://plus.google.com/u/1/101491173566680894089 https://twitter.com/Bidonzolo?lang=it https://www.facebook.com/bidonzolo/?fref=ts Ssm | 63


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I D R A L GE O I R A M

#CONVERSANDO

i u q da il e c s a rin

A T I N A S Il teatro, l’impegno civile, la necessità di cambiare. Mario Gelardi è un uomo con le idee chiare, che non nega gli stereotipi di Napoli e non cerca nemmeno di trasformarli in alibi. Coltiva il mutamento del singolo a favore di un miglioramento del tessuto connettivo della collettività. Mette a disposizione le sue competenze per un teatro sociale, senza però intaccare le sue peculiarità come individuo. Alla base di tutto, il bisogno di nutrirsi dei rapporti umani che fanno nascere in noi la consapevolezza.

Come sostenitore del “teatro diffuso”, hai portato il Nuovo teatro Sanità nelle camere d’albergo con il format “Do not disturb” (trasposto anche nell’omonimo libro firmato con Claudio Finelli). Da dove nasce questa idea? «Io ho sentito l’esigenza di uscire fuori dai teatri per avvicinare quel pubblico, soprattutto di giovani, spaventato dal pensiero di andare a teatro, perché è cresciuto con l’idea di quello vecchio e polveroso a cui viene costretto quando va a scuola, e che grazie a esperienze come questa sconfigge la sua remora». Hai trattato spesso temi legati al sociale sia in teatro (Gomorra) che in letteratura (Liberami dal male). Dov’è c’è più di te? Nel teatro civile o nel teatro apolitico? «Devo dire la verità, questa è una domanda che a volte mi faccio anch’io (ride n.d.r.), nel senso che dico sempre che faccio quello che mi viene, ognu66| Ssm

no di noi attraversa delle fasi, dei periodi. Ora, ad esempio, non mi occupo di teatro civile da un po’ di anni, perché l’impegno mio civile è diventato la quotidianità in cui sono entrato, e quindi è come se mi fossi preso una vacanza da alcuni temi. E poi perché ho bisogno di continue sollecitazioni dal mio lavoro, ho bisogno di rinnovare, di cercare nuove formule. A volte ho l’impressione che alcuni artisti abbiano, come dire, un unico prodotto cui cambiano nome in base al periodo, come alcuni cantanti dei quali le canzoni ci sembrano tutte uguali. Io invece ho bisogno di cambiare, per me è importantissimo». Com’è nato il progetto del Nuovo teatro Sanità? «All’inizio questo teatro esisteva già, ma era chiuso. Piano piano la cosa è diventata sempre più importante, ma soprattutto è cresciuto il rapporto che ho con i ragazzi che ne fanno parte. Siamo un gruppo di professionisti sopra i trent’anni e un gruppo di ragazzi sotto i venticinque. Abbiamo deciso di fare una casa di vetro trasparente, di accoglienza, di aprire le porte, alle quali tutti potessero bussare e anche stare con noi oltre lo spettacolo. Gli artisti che vengono qui si trattengono con i nostri ragazzi, cenano con noi. È un’esperienza meno paludata rispetto ad altre sale teatrali, ma che facciamo perché abbiamo capito che il territorio chiedeva un coinvolgimento che non poteva essere solo “apri la sala, fai lo spettacolo e la chiudi”. In questo senso io parlo di casa, di residenza quasi». Lavori nel vernacolo di Napoli, fervido ma altrettanto ostico. Hai trovato difficoltà nel far accettare dall’esterno questo progetto in una zona etichettata “negativamente” come il quartiere Sanità? «In realtà noi abbiamo il 90% del pubblico che viene fuori dal quartiere Sanità, e questo è già un dato


Mario Gelardi, regista e autore teatrale, si distingue dagli esordi per il suo impegno civile trasposto anche sul palcoscenico. Dal 1997 lavora come regista e drammaturgo. La svolta arriva nel 2007, quando collabora con Roberto Saviano per la messa in scena dell’adattamento teatrale di “Gomorra”. Attualmente cura la direzione artistica del Nuovo teatro Sanità.

«Ci piace pensare che dal cuore della Sanità abbiamo diretto lo sguardo all’Europa». interessante. Siamo riusciti a conquistare la fiducia degli spettatori cercando di proporre spettacoli che fossero di ottima qualità. È chiaro che ogni volta che ci sono degli atti di violenza ci sembra di ricominciare da capo. Devi riconquistarti il pubblico che giustamente si impaurisce, nessuno vuole rischiare la vita per andare a teatro. Questo io dico sempre non è normale. Non è normale stare in un quartiere in cui si spara alle quattro del pomeriggio, o in cui c’è la polizia in piazza. Noi cerchiamo di costruire un teatro possibile in un ambiente così, che però poi cambia, muta, che ha questi ragazzi che si danno tanto da fare, che sono molto in gamba, che ha queste bellezze artistiche pazzesche. Cerchiamo di esaltare tutto questo bello che c’è nel Rione Sanità. Dall’altra parte ci sono i nostri avversari, cioè chi cerca di rendere questo luogo un luogo di guerra, mentre noi cerchiamo di renderlo un luogo di arte e di cultura. Parliamo due lingue diverse, siamo destinati a non capirci, per fortuna». Roberto Saviano ha contribuito attivamente al sostegno del teatro, anche elargendo borse di studio per i ragazzi. Hai ricevuto più appoggio dalle istituzioni o dai singoli? «Beh, io non ho mai ricevuto appoggio dalle istituzioni, neanche quando lavoravo al Mercadante. Non ho mai provato questa sensazione, che immagino sia straordinaria, però ho la fortuna di essere circondato da un sacco di gente che crede nel lavoro che faccio. Roberto è un mio amico e ha visto cosa facevamo, è venuto a teatro, ha conosciuto i ragazzi. Tra i sostenitori abbiamo inoltre un’azienda che si chiama Optima, il maestro Dalisi, che ci ha regalato delle opere. Il Nuovo teatro Sanità è un luogo di grande generosità secondo me, in cui chi viene sente l’esigenza in qualche modo di contribuire, di

lasciare qualcosa, e io credo che questa sia una grande fortuna». Qual è il sogno che vorresti vedere realizzato per il teatro Sanità? «Ce ne sono vari, prima cosa è che la compagnia che abbiamo creato possa sempre di più uscire da Napoli e fare spettacoli in giro. E poi vorrei che quel quartiere raggiungesse un grado di normalizzazione quotidiana, che desse la possibilità a tutti di lavorare con tranquillità. Penso che in qualche modo questo spazio sia dei ragazzi e che sia destinato a rimanere a loro». Qual è secondo te la difficoltà maggiore nell’auto-affermazione sociale e lavorativa per i giovani a Napoli? «Credo la difficoltà maggiore sia che, per raggiungere una formazione al livello dei loro coetanei di altre regioni d’Italia o d’Europa, sono costretti ad andare via. Non è bello, ma è un dato di fatto. E credo che a questo punto, la cosa che possiamo fare è andare via per poi ritornare, per mettere le cose che abbiamo imparato a servizio delle nostre città e della nostra gente. Credo molto nel potenziamento individuale per migliorare la società in cui viviamo. Possiamo lavorare solo sui piccoli numeri, perché i grandi numeri appartengono a sistemi politici e bancari che ci sfuggono. Poi, purtroppo, non riusciamo a far capire a nessun governo, di nessun colore politico che il petrolio dell’Italia sono l’arte e la cultura». È emblematico il nome della stagione teatrale 2015/2016 del Nuovo teatro Sanità “Vorrei essere qui”. Come nasce questo titolo? «L’espressione nasce da Saviano perché quando venne nel nostro teatro, disse che se c’era un luogo a Napoli dove tornare quello era il Sanità, che avrebbe voluto essere lì. Quindi abbiamo voluto dedicargli in qualche modo la nostra stagione». Il “qui” del quartiere potrebbe essere parafrasato nel concetto più ampio del Sud Italia. Cosa significa per te “vorrei essere qui”? «“Io voglio stare qui” perché non credo ci sia nessuna città d’Italia dove il teatro si possa fare con la libertà che c’è a Napoli e quindi mi sento, da uomo di teatro, un libero quando sono qua. Posso decidere di non cedere alle lusinghe del potere teatrale napoletano e comunque fare teatro, in altre città se non se non lo fai vieni schiacciato. Dico sempre che Napoli è l’unica città d’Italia in cui i teatri si aprono e non si chiudono. Teatri, spazi, piccoli luoghi in cui fare teatro. C’è sempre un’esigenza continua di avere un posto dove poter comunicare». Di Emanuela Esposito

«Sento l’esigenza di essere in qualche modo un cittadino attivo, di fare politica nel modo più bello e aperto del termine: attraverso la cultura». Ssm | 67


#WEB & SOCIAL

Metti

un Webinar

nel tuo business:

crea eventi online

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Webin

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La parola deriva dall’unione di due termini inglesi web e seminar e sono appunto dei seminari, delle presentazioni dove una o più persone fanno da relatori e altre da pubblico, con l’unica differenza che qui vi si può partecipare online (in diretta o da remoto), restando comodamente seduti a casa propria. Stanno rivoluzionando il modo di comunicare, fare formazione, lavorare. Ne abbiamo parlato dettagliatamente con Luca Vanin, che si occupa di comunicazione e formazione online ed è fondatore di WebinarPro.it, una società specializzata nella realizzazione, progettazione e promozione di webinar, videoconferenze, webmeeting e riunioni online. Che ruolo ricoprono oggi i webinar? Quale importanza hanno? Sono fondamentali! Oggi la “crisi” ha spinto aziende e professionisti a tagliare drasticamente tutti i tipi di costi. Così ogni giorno si opta per strategie di comunicazione in grado di raggiungere i propri potenziali clienti in meno tempo e in modo più profondo. Con un webinar le persone si collegano dal proprio computer, dal proprio ufficio o dalla propria casa, e vedono in

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oto

Avete mai sentito parlare dei webinar?

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Riunioni digitali, lancio di prodotti, formazione in rete: i WEBINAR spopolano negli Stati Uniti perché promettono vendite e guadagni semplificando il modo di lavorare. E in Italia? Pochi ancora sanno cosa sono e come utilizzarli con profitto. Noi lo abbiamo chiesto a Luca Vanin (nella foto), webinar strategist e digital coach, che con Fabio Ballor ha avuto l’idea di realizzare la prima Webinar Academy proprio per chi desidera imparare!


Luca Vanin è co-fondatore di WebinarPro.it, realtà tutta italiana che offre consulenza, servizi e formazione per webinar, videoconferenze e riunioni online. È autore con Fabio Ballor del primo manuale italiano sui Webinar Professionali (Hoepli, 2013) e del primo manuale al mondo sul Public Speaking Online (Dario Flaccovio Editore, 2015) e di Webinar Marketing (Edida, 2013).

online

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diretta il relatore che presenta i suoi servizi, idee e prodotti. Gli eventi online ti permettono di creare un’immagine professionale della tua azienda e dei tuoi servizi. Chi può utilizzare i webinar e le riunioni online e in che modo? I webinar e i webmeeting si rivolgono a una vasta gamma di realtà e sono perfetti per chi: ​•​Ha necessità di ottimizzare i tempi di erogazione di un contenuto: massima resa con la minima spesa; ​•​Adattare la propria presentazione in tempo reale alle reali esigenze del proprio target; ​•​Raggiungere molte persone contemporaneamente senza farle muovere. È possibile, ad esempio lanciare un prodotto, mostrare un servizio, promuovere un’idea avendo immediatamente il feedback e il parere dei partecipanti, adattando quindi il proprio messaggio a tale reazione. Certo, il tutto richiede un po’ di pratica (non a caso abbiamo realizzato la prima Webinar Academy per chi vuole imparare queste competenze). Tu sostieni che siano strumenti utilissimi per le donne perché agevolano e semplificano il loro lavoro. Ci spieghi in che modo? Da padre mi immagino una libera professionista, o la titolare di un’azienda in un affannato lunedì mattina, tra bambini da portare a scuola, riunioni collocate in orari improponibili, magari imbottigliata nel traffico, con l’ansia di arrivare tardi alla presentazione. Perché allora non risparmiare tempo, energie e denaro attraverso questa forma di comunicazione? Smart working! Io lo consiglio a tutte le madri, alle donne manager o libere professioniste, è un ottimo modo per lavorare anche da casa! E per chi vuole espandere il proprio business? Come possono essere d’aiuto? Il webinar è un ottimo strumento di ricerca di nuovi contatti professionali e commerciali (lead generation) e un incredibile strumento per trasformare un contatto in cliente (conversione). Una persona che da zero voglia costruire un proprio business online, può trovare nel webinar lo strumento promozionale perfetto in quanto con piccoli investimenti ti consente di raggiungere un bacino di potenziali clienti incredibilmente ricco. Di Michela Ponticiello

SECRET TI REGALA UNA SESSIONE DI WEBINAR COACHING GRATUITA: UN’ESCLUSIVA PER I NOSTRI LETTORI ;)

WebinarPro crede molto nell’imprenditoria femminile e giovanile e vorremmo offrire un’occasione a tutte le lettrici (e i lettori) di Secret. Ai primi dieci che ci contatteranno via mail all’indirizzo info@webinarpro.it e che scriveranno nell’oggetto della mail “Secret Style Webinar”, offriamo una sessione di webinar coaching gratuita. Potranno presentare la propria richiesta, domanda o progetto e ricevere una breve consulenza di mezz’ora con consigli tecnici e indicazioni strategiche per affrontare questo particolare mondo degli eventi online! Ssm | 69


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LA SALUTE È IN UN BICCHIERE 70| Ssm


Soffri anche tu della “sindrome da cambio di stagione”?

Idee : e r a v o r p a d

Non sentirti sola perché colpisce in media due persone su dieci: Un effetto naturale dovuto alle maggiori ore di luce e all’arrivo della primavera che ci fa sentire fiacche, spossate e affaticate. Se sei però una di quelle che la mattina tornerebbe subito a letto, forse è ora di rivedere la tua colazione! È possibile infatti dare una smossa al nostro orologio biologico a partire proprio dalla tavola, meglio ancora se dalle abitudini delle prime ore del mattino. Oltre ad assumere i soliti integratori e sali minerali, se c’è una cosa che può tirarti su sono le bevande home made: colorate, fresche, gustose, sono energia da bere in grado di restituirti la giusta carica per affrontare una nuova giornata. In più questi straordinari energy booster godono di proprietà depurative ed idratanti indispensabili per l’organismo, perché sono ricchi di enzimi e vitamine.

(dosi per 4 persone) - 400 gr di mirtilli - 300 ml di latte - 2 cucchiai di miele - 1 cucchiaino di cannella in polvere

Il Frullato

Lava delicatamente i mirtilli e asciugali con della carta assorbente da cucina, poi trasferiscili nel mixer insieme a 4 cubetti di ghiaccio. Aggiungi il latte, il miele e la cannella. Frulla fino ad ottenere un composto omogeneo. *Il mirtillo è un alimento sano e curativo: contiene ferro, vitamina C e fibre.

Vediamo cosa sono e come realizzarli: Il frullato è un composto liquido che si ottiene mixando, sia con il classico frullatore che con quello ad immersione, frutta o verdura con una dose a piacere di latte fresco, yogurt o succo d'arancia. Sono più sostanziosi e nutrienti rispetto ai centrifugati. Freschi e cremosi sono ottimi da consumare a colazione, merenda o anche come sostituto di un pasto, scegliendo i giusti ingredienti da mettere insieme.

Gli smoothie

Sono sempre dei frullati di frutta o verdura, ma sono più leggeri poiché non contengono latte. Al suo posto vengono utilizzati: acqua, acqua di cocco, succo d’arancia, latte di soia nell’alternativa vegan o yogurt magro nella version light. Generalmente contengono anche del ghiaccio che li rende freschi e densi. Anche questi sono sani e nutrienti, ottimi in ogni momento della giornata.

I Centrifugati

Il centrifugato, invece, è un concentrato liquido di vitamine e sali minerali ottenuto con la centrifuga, l’apposito elettrodomestico che separa il succo dalla polpa e dalla buccia della frutta e della verdura. Sono una vera bomba di vita, perché si tratta di acqua “organica” proveniente direttamente da frutta e verdure utilizzate. Vanno consumati il prima possibile dall’estrazione, per evitare l’ossidazione e la perdita dei nutrienti.

Frullato mirtilli e cannella formato famiglia: ed è buon umore per tutti

Smoothie energetico: così ti svegli carica (dosi per 1 persona) - 1 banana matura - 1 fetta di ananas fresco - 150 ml di latte di mandorle - 2 datteri snocciolati - 1 pizzico di cardamomo in polvere

Frulla tutto ad alta velocità. I datteri sono un ottimo dolcificante naturale ed il latte di mandorle è sostituibile con acqua o il tuo vegetale preferito. *Le banane sono ricche di magnesio, un minerale fondamentale per combattere la stanchezza.

Centrifugato rosso: così fai il pieno di vitamine (dosi per 1 persona) - 4 prugne - 50 g di more - 50 g di lamponi - 100 g di barbatiela - 50 g di mirtilli

Lava accuratamente frutta e verdura sotto l’acqua corrente, priva le prugne del nocciolo e taglia tutto a tocchetti. Centrifuga separatamente barbabietola, prugne e frutti rossi. Miscela una parte di succo di barbabietola, una parte di succo di prugne e una parte di succo di frutti rossi, in parti uguali. *Questo centrifugato oltre ad essere ricco di vitamine, aiuta a rafforzare i capillari e la vista. Di Valentina Iavolato Ssm | 71


#DOLCE & SALATO

APERITIVOEXPRESS

H C I W D N SA lmone sa

con

Ingredienti per 8 sandwiches - 150 gr. di salmone affumicato - 300 gr. di rucola selvatica - 250 gr. di stracchino - 8 fette di pane da sandwich (integrale facoltativo)

Tempo 10 minuti

DifficoltĂ bassa

Procedimento Tritare grossolanamente la rucola e mescolarla con lo stracchino, poi spalmare il composto ottenuto sulle fette di pane e aggiungere le fette di salmone. Comporre il sandwich a tre strati e tagliarlo in 4 parti. Decorare con qualche grano di pepe rosa e fettine di limone Di Antonio Silvestri 72| Ssm


S U CO US a r CriO e v a m di

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Ingredienti per il cous cous di primavera

- 300 gr. di cous cous di mais - 200 gr. di valeriana - 2 pz. di rapa rossa - 2 pz. di finocchio - mezza radice di zenzero fresco

Per il dressing - 100 gr. di olive nere - 30 gr. di capperi - 3 mele verdi

Tempo 20 minuti

DifficoltĂ bassa

Procedimento

In un contenitore con coperchio ermetico prepariamo il cous cous (per ogni 100 gr un cucchiaio di olio evo). Per prima cosa sgranate il cous cous con l’olio usando una forchetta, poi ricopritelo a pelo con acqua bollente e coprite. Lasciate cuocere 5 minuti, poi aprite il contenitore, sgranate nuovamente il cous cous e lasciate raffreddare. A parte pelate e tagliate a piccoli cubetti la rapa e i finocchi, uniteli al cous cous insieme allo zenzero grattuggiato e salate. Ora preparate il dressing: frullate insieme mele, capperi, olive e olio evo. Una volta pronto tutto, riempite per tre quarti dei piccoli fingers con un cucchiaio di dressing. Decorate con un ciuffo di valeriana e servite freddo. Di Antonio Silvestri

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Primavera in terrazza Finalmente belle giornate e colori vivaci: impariamo a vivere e ad arredare con gusto e fiori allegri il nostro balcone! Shabby chic, country e provenzale. Proposte che spaziano dal vintage al riciclo. Di Valentina Cannava

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Casa

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È il trend del momento

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Rivalutare gli spazi esterni della casa con giardini spontanei adattabili anche a spazi minimi. Se siete alle prime armi, iniziate con i nostri suggerimenti. La prima cosa da fare è prendere nota delle dimensioni del nostro balcone. Adesso immaginiamo come e cosa vogliamo fare, che colori utilizzare: ecco, ora siamo pronte per arredarlo!

tavolo con

Che ne dici di un Se il balcone è molto profondo, perché non pensare ad una bella amaca? Comoda e divertente, un’oasi dove cullarsi durante una bella giornata di sole. Arricchisci il tuo balcone anche con degli elementi pendenti, cornici ai muri, un pouf e magari un tappeto colorato.

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sedie

pouf?

luce punti

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A te la scelta: in ferro battuto, vimini o legno, con elementi di riciclo come il pallet, grezzo o verniciato, creando delle panche o tavolini posti in un angolo, da arricchire con cuscini colorati e centrotavola originali, usando vecchie scatole di latta con una pianta, o barattoli in vetro con sabbia e candele profumate, magari adornati da un bel nastro o semplice spago.

Elemento molto importante è l’illuminazione. Crea dei punti luce sul tavolo, in un angolo con seduta o a terra. Come fare? Semplice: usa lanterne, barattoli, ampolle di vetro, con candele di cera o a batteria, pendenti o da appoggio. Attenta solo a non esagerare, la luce deve creare un’atmosfera rilassante.


fiori

loro periodo di fioritura, per avere tutto l’anno un balcone ricco di fiori e colori. Per impreziosire e dare un tocco diverso al tuo balcone utilizza dei bonsai da esterno come: ciliegio, limone, mirto, pesco, olivo, olmo. Le piante officinali come aloe vera, calendula, lavanda, malva, oltre ad essere profumate, nei periodi estivi proteggono dalle zanzare. Per arricchirlo ulteriormente puoi creare uno spazio con piante aromatiche quali: basilico, coriandolo, erba cipollina, menta, rosmarino, origano, prezzemolo, salvia e timo.

verticale

giardino

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CALIBRACHOA

piante &

Completata la fase progettuale, non ci resta che passare al giardinaggio. Una caratteristica molto importante per un ambiente esterno sono le piante ed i fiori. Per la primavera puoi optare per una ampia gamma di fiori quali: azalea, begonia, calibrachoa, camelia, celosia, coleus, dalia, fucsia, garofanino cinese, gazania, geranio, gerbera, kalanchoe, lobelia, margherita, peperoncino ornamentale, petunia, primula, ranuncolo, rosellina, tagete, violetta, zinnia. È altresì importante abbinare le piante da fiore in base al

Per risparmiare spazio crea un giardino verticale, con una grata di ferro leggero, bancali e cornici, uno scaffale alto in legno o in ferro battuto dove appendere o poggiare i vasi. Che vasi scegliere? Sono tanti gli elementi riciclati che possono fare al caso nostro: secchi, barattoli e innaffiatoi zincati, cassette di legno, cestini in vimini, sacchetti di iuta, borse di stoffa, tazze e caraffe da appendere alla ringhiera, al soffitto o semplicemente a terra.

VIOLETTA

CILIEGIO Ora il tuo balcone è pronto per accogliere la primavera! Valentina Cannava Architetto. Laureata a Napoli nel 2009, fonda lo studio V_Land LandScape Architect & Interior Designer. Vive e lavora a Tokyo (Giappone) come architetto freelance e come consulente wedding planner. Ssm | 77


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© Fotolia

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Simona Vitale La woman coach che ti cambia la vita. Aiuta le donne a raggiungere i propri obiettivi personali. Ogni mese risponde alle tue lettere dandoti consigli per la carriera o aiutandoti a risolvere dubbi e problemi che ostacolano la tua crescita personale. Scrivile a: redazione@secretstylemagazine.it

LA POSTA di di Simona Vitale

Gentile dottoressa Vitale,

Secret

Sono una donna di quarantadue anni, ho una figlia di diciannove anni e un divorzio alle spalle. Negli ultimi anni l’attività di famiglia per la quale lavoro, sta subendo una forte crisi economica e con lo stipendio che percepisco non riesco a sostenere le spese quotidiane. Il lavoro si è ridotto, e le mie giornate si sono riempite di vuoti. Mi trovo a fare i conti con momenti in cui la mia autostima come donna va sgretolandosi giorno dopo giorno, e il mio attuale compagno non mi aiuta. In più di un’occasione si è lamentato della mia inadeguatezza ad affrontare questioni pratiche della vita di tutti i giorni, dalle più semplici alle più complesse. Temo che vedendomi in balia degli eventi, tra un lavoro altamente precario e l’inattività, stia perdendo stima nei miei confronti. Le scrivo perché vorrei trovare la strada per recuperare me stessa. E in questo modo recuperare anche il rapporto con il mio attuale compagno, al quale tengo molto. Da dove dovrei partire? Quali sono i punti sui quali lavorare? Spero che possa rispondere alla mia lettera. *Angela da Caserta*

Cara Angela,

mi spiace molto per il momento che stai attraversando, ma non ti sembra un po’ troppo aggiungere ai problemi economici anche troppa severità nei tuoi confronti? È il momento di sviluppare maggiore indulgenza verso te stessa. Se il tuo compagno sottolinea la tua incapacità a gestire questioni pratiche in questo momento, forse non ha colto il disagio che stai attraversando. Spetta a te comunicargli il disagio che provi in questa fase della tua vita e chiedergli una mano. Prova ad incaricarlo di darti supporto. Sii chiara e irremovibile su questo punto: dichiara con fermezza una volta per tutte che le sue lamentele non ti fanno bene. E inoltre chiedigli di starti vicino, di modo che la sua presenza sia supportiva e collaborativa. Non avere reticenza a domandare aiuto su questioni pratiche sulle quali non riesci a cavartela da sola. Se dovesse dimostrarsi recalcitrante nel fornirti un supporto concreto, puoi rivolgerti a degli amici o alla tua rete sociale di fiducia (parenti ed esperti del settore). Resto in attesa di un tuo feedback. In bocca al lupo per il lavoro e l’amore. Ogni bene. Simona Vitale - www.simonavitale.com Ssm | 79 79


un vip tira l’altro

©Manuela Ragucci

©Manuela Ragucci

Secret’ PICS 80| Ssm

Stefano De Martino ballerino

Alessandra Clemente Assessore Comune di Napoli


Ivan Bacchi attore

Cinzia MIrabella attrice

ŠManuela Ragucci

Tonya Caiazzo cantante

ŠManuela Ragucci

Rosario Emiro Acunto cantante

Gabriella Cerino attrice

Lorena Bartoli cantante

Martina Liberti attrice Ssm | 81


di

Gli astri

ARIES Ariete

Marte vivacizzerà la vostra primavera rendendo la vita di coppia più eccitante e passionale. Aprile sarà un periodo molto dinamico ed impegnativo, dove riuscirete ad esprimere il vostro talento e le vostre capacità intellettive. Attenzione però a non prendere decisioni avventate.

Si apre un periodo di austerità per chi è in coppia, sarete più distanti del solito e ciò influirà sulla vostra vita sentimentale. Anche sul lavoro qualcosa non va come dovrebbe; i rapporti con i colleghi sono tesi. Se avvertite una certa pressione finanziaria, non preoccupatevi il denaro non sarà un problema.

Toro

Gemelli

Aprile sarà il mese dell’amore. Le decisioni professionali saranno influenzate dai sentimenti, e queste emozioni vi aiuteranno a crescere. Marte risveglierà i vostri istinti primari, a dispetto della vostra natura razionale. È possibile che perdiate il controllo.

Aprile promette di essere un periodo armonioso e favorevole per la vita di coppia; vivrete tanti momenti felici e ci saranno delle occasioni speciali. Nel lavoro questo periodo sarà davvero di buon auspicio. Idee originali segneranno il vostro sviluppo professionale.

Leone

Vergine

Bilancia

Scorpione

La prima parte del mese sarà favorevole per condividere le vostre idee con il partner e dichiarare il vostro amore. La sfera professionale andrà invece più a rilento; raggiungerete il successo solo con tanti sforzi ed il contributo di colleghi e collaboratori. Finanziariamente ci saranno delle entrate extra.

Sagittario

L’atmosfera è elettrizzante, state per vivere momenti unici e belle sorprese. Crescerà la passione con il partner e per chi è in cerca di nuovi amori è il caso di dire sì ad un acquario, attenzione invece ad un gemelli.

82| Ssm

Finalmente sta arrivando la persona giusta, mentre chi ha in corso una relazione vivrà momenti di grande serenità con il proprio partner. Anche sul lavoro la primavera inizierà senza grossi intoppi, attenzione solo alle finanze perché potreste incappare in qualche rischio.

Non lasciatevi prendere dagli impulsi, fate scivolare le tensioni anche se il periodo all’orizzonte è denso di ricche emozioni che metteranno a dura prova la vostra pazienza. Il mese di Aprile sarà faticoso anche sul lavoro, ma se avete progetti nel cassetto questo è il periodo buono per provare!

Capricorno Acquario

I momenti più interessanti di questa primavera saranno quelli relativi alla carriera, ma dovete imparare a fidarvi degli altri e a migliorare i rapporti di collaborazione e condivisione.

Fino alla metà di Aprile Venere sarà nel vostro segno. Approfittatene per stare accanto alla persona amata. Per chi non è in coppia, invece, è tempo di conquiste! Crescite e soddisfazioni sia personali che lavorative vi attendono.

Cancro

È il segno fortunato di questa primavera. Flirt e nuove emozioni anche per chi è in coppia sono all’orizzonte. Sotto il profilo professionale non avete nulla da temere, le soddisfazioni sono dietro l’angolo.

Pesci

La primavera porta nel segno il buon umore. Sarete sereni con il partner e numerose occasioni di incontro sono previste per chi non è in coppia. Questo è un periodo anche di ottimi guadagni.


Ecco alcuni point dove puoi trovare

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1

CHD SALON CHD Cerella via Cesare Battisti,11 - Napoli CHD Petrarca via Petrarca, 79 - Napoli Spazzola by CHD Salon Corso Umberto I, 69 - Napoli CHD Salon I Ferrara via Kerbaker, 57/b - Napoli CHD Salon Marzatico Salvatore via Fracanzano, 1 - Napoli CHD Salon Sebastiano Ferraro via Piave, 220 - Napoli CHD Salon Esposito Roberto vico Carceri San Felice, 25 - Napoli CHD Salon Giuseppe Rubinacci via Bari, 31 - Napoli CHD Salon Rubinacci Massimo via Crispi, 34 - Napoli CHD Salon Iorio Raffaele via Roma, 13 - Volla CHD Salon De Robbio via G. Rocco, 4/b - Casoria

2

PARRUCCHIERI The Barber Shop Marino via Morghen, 68 - Napoli Erry&G. parrucchieri via Vincenzo Bellini, 1 - Napoli Esposito Gennaro via Domenico Colasanto, 41 - Napoli Hair Academy via Filippo Saporito, 32/34 - Napoli Ideal Chic viale Colli Aminei, 261 - Napoli Gimarò Piazzetta Leone, 6 - Napoli Immagine Donna via Pietro Micca, 5 - Caserta Hair Fashion Tiziana via Acquaviva - Caserta Lo Specchio via Botticelli, 43 - Caserta Mademoiselle via Don Bosco, 22 - Caserta I Reggiani via XXXI Maggio - Frattamaggiore Be Cool via Appia - S. Antimo - presso Centro Comm. Il Molino Angelo Landolfi hairstyle via Roberto Bracco, 43 - Casoria Modidimoda by Alfonso Miccoli via Alcide De Gasperi, 49 - Casoria Skama capelli via Antonio Pio, 14 - Napoli

3

EDICOLE vico Berio ang. via Toledo - Napoli piazza dei Martiri - di fronte Feltrinelli - Napoli piazza Dante, fronte civico 43 - Napoli piazza Vanvitelli, 91 A - Vomero via Tino da Camaino - Vomero piazza Medaglie d’Oro, 15 - Vomero via Luca Giordano (ang. via Cimarosa) - Vomero via Mariano Semmola 136 - Rione Alto via Nicolardi, 2 - Napoli via Principe di Piemonte, 77 - Casoria via Pio XII, 47 - Casoria

4

Ritira la tua copia!

FOOD & LOUNGE BAR Lucrezio Cafè via Tito Lucrezio Caro, 36 - Posillipo Gran caffè Cimmino via Petrarca, 147 - Posillipo Flora Caffè Piazza Vanvitelli, 24 - Caserta Azar cafè via Scarlatti, 139 - Vomero Fantasia gelati piazza Vanvitelli, 22 - Vomero Casa Infante piazza Vanvitelli - Vomero La botte via Scarlatti, 147 - Vomero Bar Vittoria piazza Vittoria, 2B - Napoli Gran caffè La Caffettiera piazza dei Martiri, 26 - Napoli Bar Posillipo via Posillipo, 73 - Napoli

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STUDI MEDICI Dott.ssa Simona Vitale v.le Colli Aminei, 11 - Napoli Studio odontoiatrico Natale via P. di Piemonte, 54 - Casoria Dott.ssa Stefania Curciotti via Armando Diaz, 32 - Casoria via Francesco Blundo, 54 - Vomero/Arenella Dott.ssa Santa Scotti via G. Matteotti 50, Casoria Studio medico Capodichino calata Capodichino, 88 - Napoli

IN GIRO Nemea Energy Village via Pietro Donadio, ex S.S. Sannitica km 9+500 - Cardito Exclusive Experience store via Orazio 136/b - Napoli Hotel Palazzo Alabardieri via Alabardieri, 38 - Napoli Openart (scuola di graphic design) via Enrico Pessina, 90 - Napoli Villa Domi via Salita Scudillo, 19/a – Napoli Mind The Gap (scuola di musical), via A.Tilgher 12/16 Napoli Paradiso Blanco via Catullo, 13 - Napoli Il tempo del vino e delle rose Piazza Dante 44/45 B-Factory via Nazario Sauro, 8 - Napoli

6

Terme di Agnano SpA via Agnano Astroni, 24 - Napoli AlmaFlegrea via Coroglio, Complesso Città della Scienza - Napoli Nuovo teatro Sanità Via S. Vincenzo, 1 - Napoli Teatro Delle Palme vico Vetriera, 12 - Napoli Chiaja Hotel de Charme via Chiaia, 216 - Napoli

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