Don Alfredo Nesi

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MARIO BERTINI

DON ALFREDO

N E SI

Un discepolo di don Facibeni che fece brillare la paternità di Dio presentazione di

Silvano Piovanelli

Società

Editrice Fiorentina



Mario Bertini

Don Alfredo Nesi

Un discepolo di don Facibeni che fece brillare la paternitĂ di Dio presentazione di

Silvano Piovanelli

SocietĂ

Editrice Fiorentina


© 2013 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it blog www.seflog.net/blog facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account www.twitter.com/sefeditrice isbn 978-88-6032-257-9 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Le foto inserite nel presente volume sono state gentilmente concesse da familiari e amici di don Nesi, dall’Opera Madonnina del Grappa e dalla Fondazione don Nesi Si ringrazia la sig.ra Rosalba Milli per l’aiuto redazionale


Indice

vii Presentazione di Silvano Piovanelli xi Prefazione di Mario Bertini don alfredo nesi. un discepolo di don facibeni che fece brillare la paternità di dio

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1. I campeggi a Vallombrosa e l’esperienza di Rovezzano 2. Gli ultimi anni all’orfanotrofio accanto a don Nesi 3. A Rifredi negli anni ’50 4. A Livorno nel Quartiere Corea 5. In Bangladesh 6. Il Brasile prima di Fortaleza 7. Finalmente, a Fortaleza! Ai poveri le cose migliori 8. I suoi scritti 9. Dopo la sua scomparsa. Tra commozione e gioia 10. Testimonianze 11. Altri ricordi 12. Il sigillo a questo volume: il ricordo di don Corso Guicciardini 13. Lastra a Signa ha ricordato don Nesi a dieci anni dalla scomparsa

appendice

Livorno-Corea: l’Associazione e la Fondazione don Nesi

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Presentazione silvano piovanelli

Mentre sto prendendo parte, da cardinale non elettore, all’evento che ha visto salire alla sede petrina il primo papa non europeo, il card. Jorge Mario Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires (Argentina), e il primo papa che nella storia ha preso il nome di Francesco, ho fra le mani le pagine, ancora da sistemare in modo definitivo, che Mario Bertini ha scritto direttamente e in parte ha raccolto da testimoni, per far memoria di don Alfredo Nesi discepolo di don Giulio Facibeni. Il card. Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo in Brasile, mi ha ricordato che ci siamo incontrati, quando egli era vescovo di Fortaleza, proprio nel Centro di don Nesi a Guadalajara. Il santo padre Francesco, nostro papa, fresco fresco di elezione, nel suo primo incontro con i giornalisti sabato 16 marzo 2013, ha raccontato: in Conclave io avevo accanto a me il cardinale Claudio Hummes, un grande amico. Quando la elezione diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: «Non dimenticarti dei poveri!». Questa parola ha illuminato di luce singolare il ricordo dell’incontro con Hummes, diversi anni fa, nel Centro Socio-EducacionalSanitario di Guadalajara (Fortaleza): un incontro in mezzo ai poveri di don Alfredo Nesi, che lui chiamava con affetto e orgoglio «i miei poverissimi».


don alfredo nesi

Ho ancora negli occhi e nel cuore l’immagine di padre Alfredo seduto vicino all’ingresso del Centro, che saluta con affetto i bambini che arrivano accompagnati dalle mamme: era come un rito a cui teneva moltissimo. Diceva sempre: «Ai poveri le cose migliori» riecheggiando il padre don Giulio Facibeni, che nella preparazione all’ordinazione sacerdotale di noi preti del 1947, raccontava di sé che, facendo servizio in carcere, diceva al secondino che gli portava il pranzo: «A me il pane nero, a loro, i carcerati, il pane bianco!». Don Alfredo, con l’irruenza di un vulcano in eruzione e la pretesa educativa che i ragazzi e i giovani diventassero protagonisti, non ha mai mollato l’impegno di rimanere fedele al suo compito, come gli aveva scritto don Facibeni quando, nel 1946, era stato consacrato prete. A Rovezzano e Rifredi con gli orfani dell’Opera Madonnina del Grappa, nel quartiere Corea di Livorno con gli studenti e la gente, a Fortaleza in Brasile con i più poveri di quella terra, don Alfredo è stato di una dedizione totale ed esigente con se stesso e con i collaboratori. E ha sempre cercato di aprire agli altri gli orizzonti dell’impegno radicale della fede cristiana con una conoscenza diretta e approfondita delle situazioni e dei problemi. Qualcuno lo giudicava esagerato nei progetti e nelle realizzazioni. Ma se uno si mette nella prospettiva autentica della fede non può che essere esagerato, cioè non può che tendere a una risposta senza limiti a un amore che è infinitamente più grande del nostro stesso cuore. La radice di questa corsa nel servizio di carità e nell’impegno educativo e culturale era profonda e bella. Ho ancora ben evidente nella mente l’entusiasmo con cui, mentre eravamo in Seminario, lui di un anno più avanti di me, mi parlava di “Gesù Cristo” con in mano il libro relativo del teologo tedesco Karl Adam. Ha camminato su questa strada con entusiasmo, trascinando molti a seguirlo, servendo i poveri in modo da riconsegnare a loro la consapevolezza della loro dignità e del loro valore. Qualcuno racconta che quando tornava a Rifredi, faceva un ingresso trionfale: col clacson diceva a tutti: «Sono arrivato!». L’augurio che mi sento di fare è che le pagine di Mario Bertini facciano ritornare a Rifredi l’entusiasmo del cuore, l’audacia degli viii


presentazione

ideali, la severa dedizione personale al servizio degli ultimi della terra che ha caratterizzato tutta la vita di don Alfredo Nesi e tutta l’Opera della Madonnina del Grappa si muova generosamente per aiutare la Chiesa a diventare, come papa Francesco domanda, una Chiesa povera e una Chiesa per i poveri.

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Prefazione mario bertini

Mi porto dietro, ormai da dieci anni, la voglia di mettere insieme queste pagine da dedicare al discepolo di don Facibeni, don Alfredo Nesi. Aspettavo che prima di me altri, che lo hanno praticato molto più di me, ne testimoniassero in qualche modo un ampio lavoro biografico; ma, almeno nella città di Firenze, non mi risulta che qualcuno in tal senso abbia pensato di scrivere di lui. Sì, qualche articolo e qualche giornale, al momento della sua scomparsa – 14 febbraio 2003 – lo ricordò e il mensile dell’Opera Madonnina del Grappa “il focolare” gli dedicò un intero numero. Ma furono testimonianze a caldo: emozioni doverose versate di getto per il dolore della dipartita di un protagonista, e soprattutto di un prete di elevata caratura, ma dove tutto si esaurì nel giro di pochi giorni. Semmai, dei contenuti di tale perdita, ne dette estesa notizia un necrologio apparso su alcuni quotidiani, dove, a cura della Madonnina del Grappa, veniva annunciato che don Alfredo Nesi «ha servito il carisma di don Facibeni per oltre 55 anni nelle sedi di Rovezzano, Rifredi, Corea livornese, e Fortaleza (Brasile), esercitando la sua azione di sacerdote e di educatore, sempre per i bambini ed i ragazzi più poveri, “i poverissimi”, come lui diceva, facendo brillare su di loro il raggio della paternità di Dio e costruendo vie nuove, aperte alla responsabilità umana e cristiana». Tutto questo, dicevo, nella città di Firenze, mentre altri passaggi di memoria sono avvenuti a Lastra a Signa il paese dov’era nato il 18


don alfredo nesi

luglio 1923 – giusto novant’anni fa – e dove insieme al suo fratello maggiore, il generoso e mai dimenticato medico Giuseppe, ha lasciato indelebili ricordi. Naturalmente se dopo dieci anni tento di testimoniare un don Nesi fiorentino, lo faccio nella percezione che ciò che riuscirò a scrivere, rispetto allo spessore del protagonista di questa pagine, saranno soltanto briciole di ricordi. Aggiungendo che questo breve volume ha trovato pubblicazione per essere inserito nella collana «Pietra di paragone», creata dalla casa editrice Società Editrice Fiorentina, per il quale ho già curato due agili biografie dedicate a don Giulio Facibeni e a don Carlo Zaccaro. Al contrario questo vuoto biografico non esiste, per il don Nesi di quella Corea livornese che amò, per oltre vent’anni, erigendo dapprima una chiesetta prefabbricata in legno e successivamente una moderna struttura in muratura, arricchita da splendidi affreschi, allargata a un efficiente Villaggio Scolastico, vero fiore all’occhiello del suo apostolato nella città labronica. In attesa di poter descrivere meglio l’azione culturale, oltre che editoriale, del don Alfredo livornese, in questo senso vorrei ricordare i suoi Convegni, con ospiti religiosi, laici o politici di caratura nazionale, e la pubblicazione dei suoi «Quaderni di Corea». Oltre questo ricordo, dicevo, in sede di presentazione mi limiterò a sintetizzare che, nel suo nome, proprio nella medesima Corea, dopo la sua scomparsa sono state attivate un’efficiente Associazione – e una Fondazione – che, attraverso Convegni, Premi Letterari e raccolta di Tesi di Laurea, ne mantiene vivo il ricordo, dando continuità agli impegni socio-politici del loro primo parroco e fondatore del Villaggio Scolastico. Per sopperire ai limiti personali che riuscirò a versare su queste pagine, aggiungo che, al fine di arricchire il testo, oltre a qualche foto possibilmente inedita, è mia intenzione di fare ricorso ad alcune testimonianze di amici – preti e laici – oltre che ai familiari di don Alfredo; non mancando di trascrivere anche alcuni brani dei suoi interventi e delle sue lettere, pur sapendo che sarà questo il lavoro più faticoso e delicato per l’enorme quantità e soprattutto per la qualità dei suoi scritti. Prima di chiudere queste note di presentazione non posso non sottolineare che don Alfredo Nesi fu un prete particolare. xii


prefazione

E scrivo questo perché egli, insieme a don Lorenzo Milani, a don Renzo Rossi e a don Danilo Cubattoli – il Cuba – fu uno di quei quattro preti diocesani un po’ fuori dalle righe. Quattro preti dalle testimonianze evangeliche che chiamerei sinottiche (ma allo stesso tempo anche leggermente apocrife) presenti contemporaneamente in una feconda stagione della Chiesa di Firenze, alla quale tutti e quattro vollero un gran bene. E in quella Chiesa fiorentina – ai cui arcivescovi, nonostante qualche contrasto, alla fine espressero fedeltà – i quattro giovani preti trovarono nutrimento spirituale da un loro comune maestro: don Raffaele Bensi. Quel don Bensi che li chiamò «passerotti in po’ spennacchiati», come appellava il parroco di San Michelino alcuni suoi discepoli.

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Don Alfredo Nesi a colloquio da Giovanni Paolo II con gli operatori brasiliani


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