Amélie Nothomb (1967), belga per nascita e giapponese per elezione, si distingue nel panorama della letteratura francofona contemporanea per lo stile originale e la personalità eccentrica. La prolifica attività di scrittura si accompagna a un vero e proprio “fenomenoNothomb” che diventa lo specchio delle due anime della scrittrice: la “sacerdotessa del Linguaggio”, celebrato attraverso la letteratura, e il personaggio mediatico che conquista il pubblico di massa. Il maquillage del linguaggio, infatti, è la quintessenza dell’arte di Amélie Nothomb, caratterizzata dal gioco linguistico e dall’invadente presenza di una figura autoriale trasformata in un geniale personaggio da palcoscenico. L’operazione “cosmetica” riguarda allora l’identità esistenziale e linguistica della scrittrice che, di romanzo in romanzo, assume facce e culture diverse. L’opera di Amélie Nothomb, infatti, partecipa a pieno titolo alla contemporaneità letteraria proprio grazie al multiculturalismo che veicola. Un multiculturalismo che va al di là dei confini geografici, attraversa i diversi strati culturali e si rivolge, nel bene e nel male, alla nostra società. Amélie Nothomb: la cosmetica delle lingue racconta la storia dell’amore cannibale fra la scrittrice e il linguaggio, e immagina, con il lettore, i “trucchi” che il fenomeno-Nothomb porterà con sé.
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monografie
Eleonora Brandigi
La cosmetica delle lingue
amélienothomb
amélie nothomb
(1983) si è laureata con Enza Biagini a Firenze in Teoria della letteratura e, attualmente, è dottoranda in Narratologia presso la Scuola di dottorato in Scienze umanistiche di Modena e Reggio Emilia. Dall’interesse per le forme di narrazione iconotestuale, nascono i suoi studi sul romanzo a fumetti – il cosiddetto graphic novel – e sulla letteratura illustrata per bambini. Anche le schede multimediali di Videovoci. Interviste a scrittrici (a cura di E. Brandigi, 2011) rappresentano gli apparati critici di una narrazione per immagini.
La cosmetica delle lingue
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Il genio femminile Ritratti e istantanee
Eleonora Brandigi
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La cosmetica delle lingue
Il genio femminile. Ritratti e istantanee collana diretta da Enza Biagini e Ernestina Pellegrini
Comitato scientifico Augusta Brettoni, Martha Canfield, Anna Dolfi, Elisabetta De Troja, Ornella De Zordo, Maria Fancelli, Rita Guerricchio, Rosalia Manno Tolu, Anna Nozzoli, Stefania Pavan, Anna Scattigno, Rita Svandrlik
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Eleonora Brandigi
AmĂŠlie Nothomb La cosmetica delle lingue
SocietĂ
Editrice Fiorentina
ASSESSORATO ALLE PARI OPPORTUNITÀ
Un ringraziamento particolare va a Sonia Spacchini, Assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Firenze, che ha generosamente accolto e sostenuto questo progetto editoriale rendendolo possibile. L’auspicio è che questa collaborazione culturale possa continuare nel tempo.
© 2012 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn 978-88-6032-205-0 issn 2036-3508 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata In copertina Amélie Nothomb (© Catherine Cabrol) Finito di stampare nel mese di febbraio 2012 (Grafica Editrice Romana)
A Laure, ancora una volta
Indice
9 Premessa
13
15 i. Biografia-autobiografia 15 Aspettando un giorno il metrò
33 ii. Questioni di stile e l’invasione multiculturale 33 Parole chiave 40 Tutte le culture di Amélie
Nota al testo
49 iii. La cerimonia del linguaggio 49 Parlare di traduzione 55 Una teoria del linguaggio
63 iv. Il battesimo del mondo 64 Nel segno del nome 70 La creazione dell’“Io” e del mondo
74 v. Il “fenomeno-Nothomb”. La ricezione 76 I primi passi di Amélie in Francia 81 Amélie e l’Italia
89 La “cosmetica” delle lingue
91 Schede 92 Romanzi 106 Novelle e racconti
112
114 Bibliografia
Seconda nota al testo (e qualche notizia in più)
Desidero ringraziare Enza Biagini, Ernestina Pellegrini e Rosalia Manno Tolu per aver accolto il mio lavoro in questa collana e per avermi sempre sostenuta.
Premessa
A
mélie Nothomb inizia a scrivere da giovanissima, all’età di diciassette anni. Il libro d’esordio, però, arriva solo nel 1992 quando, a ventiquattro anni, pubblica Hygiène de l’assassin, tradotto in italiano dalla casa editrice Voland con il titolo Igiene dell’assassino (1997). L’originalità della scrittura e dei temi del romanzo generò una tale sorpresa da indurre la critica a vedere nel nome di Amélie Nothomb lo pseudonimo di uno scrittore già noto, che si fosse voluto esporre dietro una diversa identità. Sette anni dopo, con Stupeur et tremblements (1999), tradotto sempre dalla Voland con il titolo Stupore e tremori (2001), si aggiudicò il Grand Prix de l’Académie de France. Il suo pubblico è vario, senza limiti di età e di classe sociale. La colorata schiera di lettori è sicuramente alimentata anche dall’eccentricità del personaggio-Amélie. Le reazioni nei confronti della scrittrice, infatti, vanno dalla fascinazione assoluta dei fan più integralisti al rigetto da parte di alcuni fra i lettori più colti, i cosiddetti lettori “di professione”, cioè i critici letterari. La formazione poliglotta e il sentimento d’incomprensione sono gli aspetti che, sotto forma di un umorismo tagliente, segnano lo stile e l’eterogeneità della sua produzione1.
1 La personalità di Amélie Nothomb emerge, in particolare, dagli studi di Michel Zumkir, Amélie Nothomb de A à Z. Portrait d’un monstre littéraire (Bruxelles, Le grand miroir, 2003, nuova ed. 2007); di Laureline Amanieux, Amélie Nothomb l’éternelle affamée (2004) e Le récit siamois: identité et personnage dans l’œuvre d’Amélie Nothomb (2009). Della stessa studiosa, ricordiamo La présence de Dionysos dans l’œuvre d’Amélie Nothomb (2002); Des romans à double fonds (2001);
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Tutte le opere di Amélie Nothomb sono state pubblicate dalla casa editrice Albin Michel (tranne Brillant comme une casserole, pubblicata nel 2000 da La Pierre d’Alun). La casa editrice fu fondata nel 1900 dallo stesso Albin Michel e attualmente è diretta dal nipote, Francis Esménard. Si tratta di un notevole gruppo editoriale dalla produzione molto diversificata, che ha la particolarità di non situarsi, come le altre case editrici parigine, nella zona di Saint-Germain-des-Près, ma nel quattordicesimo arrondissement, vicino al cimitero di Montparnasse. D’altra parte, contrariamente agli editori del sesto arrondissement, Albin Michel si caratterizza soprattutto per la pubblicazione di molti best seller e non solo quelli legati al nome Nothomb2. E le storie di Amélie sono assai numerose. Per il rigore con cui rispetta la scadenza del rientro settembrino, potrebbe essere infatti definita una serial writer. L’attività di Amélie Nothomb è paragonabile a una partitura costruita su due ritmi diversi e sovrapposti: il primo, scadenzato e relativamente lento, indica l’uscita autunnale dell’“ultimo di Amélie” e crea un fenomeno di dipendenza e di attesa nei suoi lettori più fedeli; l’altro, irregolare e frequente, segna le continue “evasioni” dell’autrice nel mondo mediatico della televisione, della radio, di Internet e degli affollatissimi incontri con i lettori. Due ritmi diversi, quindi, che convivono nella stessa persona, che la connotano come Autore e come Personaggio e che, proprio per questo, contribuiscono alle contraddizioni e ai pregiudizi nei confronti del L’incipit du Sabotage amoureux d’Amélie Nothomb (2002); Amour, meurtre, et langage, dans l’œuvre d’Amelie Nothomb (2005); Un entretien avec Amélie Nothomb (27 aprile 2001). 2 A proposito dei rapporti con Amélie Nothomb, Francis Esménard rivela la caparbietà dell’autrice nel salvaguardare le bozze del testo nella loro forma originaria (come è accaduto, per esempio, per l’inizio di Métaphysique des tubes che, pur essendo stato giudicato troppo complicato, non ha mai subito alcun cambiamento). Il suo unico cedimento riguarda la decisione di Albin Michel di non pubblicare Hygiène de l’assassin sotto pseudonimo. L’espediente, a dire della scrittrice, l’avrebbe protetta dalla fama che la sua famiglia, reazionaria e aristocratica, aveva in Belgio. Per la casa editrice, invece, il camuffamento non era necessario, visto che il cognome Nothomb era del tutto sconosciuto in Francia.
premessa 11 valore letterario della sua opera. Qui, si tenterà di mimare il senso della coesistenza di queste due anime. Percorrere le tappe dei romanzi è l’unica strada possibile per penetrare nell’intimità dei meccanismi narrativi e filosofici che li guidano e che sono filtrati e riflessi, inevitabilmente, dal prisma del linguaggio. Il primo aspetto che deriva dall’iper-presenza della lingua è quello della traduzione, che diventa interessante non tanto come processo interlinguistico, ma in quanto vero e proprio tema riflessivo. Nell’opera di Amélie Nothomb, infatti, sono numerosi i riferimenti alle diversità linguistiche e culturali (fra l’Oriente – incarnato e idealizzato nel Giappone – e l’Occidente, per esempio). La riflessione indugia spesso sul significato delle parole, dei nomi propri e comuni, determinando un vero e proprio abbozzo di teoria del linguaggio. O forse, sarebbe meglio dire, di una religione della parola. Il culto mistico della parola si manifesta in tutte le forme letterali e metaforiche del linguaggio e persino nei nomi. La realtà che la Nothomb crea nei suoi libri e attorno al suo “Io” letterario, infatti, deriva da un processo di “nominazione” del mondo. Un processo che, da una parte, denuncia l’artificialità e l’auto-riflessività della “creazione” e del riconoscimento del mondo e, dall’altra, riconduce alle riflessioni circa la necessità di una perenne traduzione, puntando l’attenzione sul fatto che ciascun nome, nella sua particolare forma-significante, possiede un significato più profondo. Questo, per Amélie, avviene non solo nei nomi comuni, ma anche nei nomi propri, invadendo così un campo che appartiene al mito e che fuoriesce dal “canone occidentale” avvicinandosi alla cultura extraeuropea. Il linguaggio si manifesta nella sua forma materiale e strutturata: la scrittura. Nei libri di Nothomb, infatti, si parla continuamente di pratica scrittoria, di pubblico, di lettura e di autorialità, in una sorta di mise en abyme e di miniaturizzazione del mondo della letteratura. L’importanza della riflessione sul linguaggio e sulla scrittura all’interno delle trame romanzesche complica irrimediabilmente la lettura dei libri di Amélie Nothomb che, solo apparentemente, sembrerebbero indirizzarsi a un pubblico medio-basso o comunque a una lettura di superficie, di puro intrattenimento. Tale contraddizione può generare un
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“malinteso” nella ricezione: l’ambito metaletterario della scrittura della Nothomb, infatti, non è immediatamente percepibile, almeno per il grande pubblico, che si è avvicinato “naturalmente” ai suoi romanzi e che, però, allo stesso tempo, è il maggiore responsabile della definizione del “fenomeno-Nothomb”. La realtà che la scrittrice crea attraverso l’uso del dialogo, attraverso riferimenti al mondo contemporaneo, alla sua biografia (che, nel “patto con il lettore”, si suppone reale) e attraverso l’indagine dei rapporti umani rappresenta, infatti, un mondo in cui il pubblico si può riconoscere, specialmente un pubblico adolescente e alquanto noir. In verità, anche questa è una realtà fittizia, o meglio, è un “effetto di realtà”, ottenuto proprio con un meccanismo opposto: la creazione di un mondo di fiction, fortemente teatralizzato. L’esempio più lampante è Acide Sulfurique (2005), teatro nel teatro, dove l’effetto di realtà è elevato al cubo poiché nella fiction s’immagina uno spettacolo che, a sua volta, rappresenta un reality show. La sensazione di vertigine è assicurata. Al di là dei testi, emerge il “fenomeno-Nothomb” che trova la piena espressione in Francia e che, declinato diversamente, appare anche in versione italiana. Il secondo “ritmo” di Amélie, infatti, è quello percepito dalla sociologia della cultura e dei media. Parlare del fenomeno-Nothomb significa far fronte alla complessità di un caso che nasce come letterario, ma che si trasforma (senza perdere la sua connotazione iniziale) in qualcosa d’altro, assicurandosi una risonanza polimorfa attraverso i media. Il rapporto contraddittorio tra il personaggio-Nothomb e la capacità comunicativa della scrittriceNothomb incide, allora, sulla questione dell’innocenza di Amélie o, piuttosto, della sua intenzionale iper-presenza mediatica. Il nodo che lega le due anime di Amélie è la quintessenza della sua arte che accomuna le sue manifestazioni mediatiche a quelle strettamente letterarie. Un’essenza che vorrei definire “cosmetica” – prendendo in prestito il titolo di uno dei romanzi della nostra scrittrice, Cosmetica del nemico – caratterizzata dal maquillage del linguaggio, attraverso il gioco linguistico e la trasformazione della propria figura autoriale in un singolare personaggio da palcoscenico.
Nota al testo
I
l profilo biografico di Amélie Nothomb si apre con un’intervista “rubata”, si potrebbe dire, lungo i binari di un metrò parigino. La vita vera e l’autobiografia romanzata s’intrecciano in un gioco di specchi riflessi, a volte deformanti, attraverso i quali la figura della scrittrice appare in tutta la sua singolarità. Una volta entrati nel mondo letterario di Amélie, appare difficile liberarsi dalla trama delle storie che definiscono l’immagine della scrittrice e contaminano ogni nuova lettura. Questo è il senso delle Schede finali: qui, le trame vengono riassunte in un elenco ragionato che attraversa i titoli dei racconti e dei romanzi pubblicati (per lo più romanzi brevi che escono ogni anno in Francia e che, dal 1997, vengono tradotti dalla casa editrice romana Voland). Ogni libro, infatti, è un pezzo di uno scheletro letterario che si sostiene grazie alla propria complessità, ai richiami tematici e alle incursioni biografiche. Per ragioni, ovviamente, cronologiche, nelle Schede non compare l’ultimo lavoro di Amélie Nothomb, Tuer le père (2011), tradotto da Voland con il titolo Uccidere il padre (2012). Per rendere il testo più scorrevole si è preferito utilizzare delle sigle per indicare le opere dell’autrice, seguite dal numero di pagina. Le citazioni sono state fatte dalle traduzioni italiane in edizione Voland; qualora si faccia riferimento a una diversa edizione, questa verrà indicata nel testo. Per facilitare la lettura si è pensato di tradurre anche le varie citazioni in francese; in nota si sono riportati i riferimenti originali. Qui di seguito sono elencati i titoli dei romanzi – seguiti dalla data di pubblicazione francese e della traduzione, se diversa – e la sigla con la quale sono indicati nel corso di questo libro:
14 amélie nothomb. la cosmetica delle lingue Igiene dell’assassino (1992), 1997 IA Sabotaggio d’amore (1993), 1998 SA Libri da ardere (1994), 1999 LA Le catilinarie (1995), 1998 CAT Ritorno a Pompei (1996), 1999 RP Attentato (1997), 1998 ATT Mercurio (1998), 2000 MERC Stupore e tremori (1999), 2001 ST Metafisica dei tubi (2000), 2002 MT Cosmetica del nemico (2001), 2002 CN Dizionario dei nomi propri (2002), 2003 DNP Antichrista (2003), 2004 ANTI Biografia della fame (2004), 2005 BF Acido solforico (2005), 2006 AS Diario di rondine (2006), 2007 DR Né di Eva né di Adamo (2007), 2008 EA Causa di forza maggiore (2008), 2009 CF Il viaggio d’inverno (2009), 2010 VI Una forma di vita (2010), 2011 FV