Riverberi. Improvvisi e strambotti

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Carlo Cantagalli    Riverberi

Carlo Cantagalli è nato a Marradi. Ha compiuto gli studi tecnici a Firenze, dove risiede. Attualmente frequenta l’Accademia Vittorio Alfieri (che ha contribuito enormemente a fornirgli sia gli attrezzi sia il senso reale della Poesia), ed è presente in quasi tutte le pubblicazioni dell’Accademia stessa, essendo stato fra i primi firmatari del Manifesto del Dolce Stile Eterno. Poesie e scritti sono state pubblicate su riviste e giornali anche all’estero e alcune sue liriche sono state trasmesse dall’emittente Lady Radio nel programma Due minuti di versi, avendo partecipato egli stesso alle letture. Ha pubblicato i libri Alla ricerca di Dino Campana (Firenze, 2009) e Riverberi. Quarantaquattro sonetti (Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2011).

euro 8,00

Carlo Cantagalli

Riverberi

Improvvisi e strambotti

Società

Editrice Fiorentina

Amo presentarmi da solo ai Lettori. Dopo il mio primo libro di Riverberi, dove i sonetti rappresentavano le mutazioni del tempo con le sue realtà di sogni e illusioni, ecco l’edizione di questo secondo libro di Riverberi dove il riflettore viene puntato questa volta sulle immagini disordinate del tempo che ormai ha perduto il suo fascino onirico per restare ancorato a una ferrea e sconcertante realtà. Quello che mi resta sono quindi lampi di immagini raccolte a cominciare dalla più tenera età per arrivare ai giorni d’oggi, immagini custodite gelosamente nella memoria per essere poi dischiuse nei brevi tratti di un disegno poetico. Poesie brevi, come la realtà sfuggente, forse poesie anche troppo brevi e lapidarie, tanto basta però per cercare di descrivere questo mondo effimero e superficiale, nel quale i vecchi sogni, tanto cari a certi poeti, si liquefanno nella realtà abnorme e grottesca, quasi infantile ma inconsciamente tragica e immobile, nel suo apparente trasformismo, da meritare stupore, ironia e compassione. Per coloro che ancora si interessano di metrica, informo che gli improvvisi, per il fatto di essere tali, non possono obbedire a schemi predefiniti cari alla poesia classica; gli strambotti invece ricalcano il discorso metrico prestabilito, anche se, per alcuni di essi, ho fatto ricorso al verso tredecasillabo, scarsamente adoperato nella nostra poesia. (Carlo Cantagalli)


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