Ante gradus. Quando la certezza diventa creativa

Page 1

Ante gradus. Quando la certezza diventa creativa    Mariella Carlotti

Mariella Carlotti è nata a Perugia nel 1960, dove si è laureata in lettere, ma da molti anni vive a Firenze. Insegnante alle scuole secondarie superiori, si è interessata di arte con pubblicazioni, conferenze e mostre didattiche. Per la Società Editrice Fiorentina ha pubblicato Il lavoro e l’ideale. Il ciclo delle formelle del Campanile di Giotto (2008); Il bene di tutti. Gli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena (2010) e Il cuore di Siena. La Maestà di Duccio di Buoninsegna (2011).

In copertina Domenico di Bartolo, La “limosina” del vescovo, particolare, Sala del Pellegrinaio, Santa Maria della Scala, Siena (Foto Lensini)

Mille anni fa iniziava l’avventura di una delle più prestigiose e feconde opere di carità della storia europea: l’ospedale di Santa Maria della Scala a Siena. L’opera nacque ante gradus ecclesiae, davanti alla scala della chiesa, collocazione geografica e ideale: dalla Chiesa viene generato questo fiume di carità che attraversa la storia di Siena. L’ospedale nacque come xenodochium, cioè come luogo di accoglienza dei pellegrini, degli stranieri che arrivavano a Siena da tutta Europa, percorrendo la Francigena. Diventò poi hospitale per i poveri e malati, asilo per i gettatelli, ricovero per i vecchi. Le donazioni e i lasciti ne ingrossarono le proprietà immobiliari e agricole: l’ospedale offrì mensa e cibo ai poveri, divenne azienda agricola e banca. Il libro illustra la vicenda di questa grande opera con gli affreschi quattrocenteschi della sala del Pellegrinaio.

Mariella Carlotti

Ante gradus. Quando la certezza diventa creativa Gli affreschi del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala a Siena

euro 15,00

www.sefeditrice.it

Società

Editrice Fiorentina



Mariella Carlotti

Ante gradus. Quando la certezza diventa creativa Gli affreschi del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala a Siena

prefazione di

Bernhard Scholz

SocietĂ

Editrice Fiorentina


con il patrocinio del

© 2011 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it blog www.seflog.net/blog facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account www.twitter.com/sefeditrice isbn 978-88-6032-190-9 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata L’autrice ringrazia Beatrice Sordini per il cordiale e intelligente aiuto e Marco Barbone per il contributo prezioso di lavoro e di amicizia a questo libro L’editore desidera ringraziare l’ing. Tatiana Campioni, direttore del complesso museale di Santa Maria della Scala, per l’interesse e la disponibilità mostrate verso questa iniziativa editoriale

Grafica e impaginazione Andrea Tasso Referenze fotografiche Archivio di Stato, Siena (aut. n. 882/2011) pp. 30, 43, 44, 45 e 76 Comune di Siena, complesso museale di Santa Maria della Scala pp. 31, 34, 50, 53-57, 59, 61-73 Foto Lensini, Siena per tutte le immagini pubblicate a esclusione di quelle alle pp. 21, 23, 26, 27, 30, 36, 43, 44, 45, 76 Foto Scala, Firenze, su concessione del Ministero per i Beni e le attività culturali p. 36 Nicolò Orsi Battaglini, Firenze pp. 21, 23 Roberto Testi, Siena pp. 26, 27 È vietata la riproduzione o duplicazione, con qualsiasi mezzo, delle immagini contenute nel volume


Prefazione

Da dove nasce un’opera? Con quale energia si crea un’impresa? Per quale motivo si prende un’iniziativa? All’origine di uno dei più grandi e prestigiosi ospedali del Medioevo, il Santa Maria della Scala di Siena, che ha servito fino ai nostri giorni gli ammalati, c’è, secondo una leggenda di indubbio valore emblematico, l’iniziativa di un semplice ciabattino, il beato Sorore. Sulla sua scia si posero nel tempo tante persone di ogni ambito sociale. Così nacque un grande ospedale, in grado di fornire le cure più avanzate, che negli anni diventò qualcosa di ancor più significativo, un vero e proprio punto di riferimento per la città: offriva cure ai poveri, accoglieva i gettatelli, ospitava i pellegrini e creava opere – fattorie, carpenterie, foresterie, banche – per poter rispondere alle necessità che si presentavano. Gli affreschi del Pellegrinaio del Santa Maria della Scala, dipinti da grandi artisti del

primo rinascimento senese, documentano come quell’inizio sia rimasto determinante e identificativo nel corso dei secoli. Tutta la dedizione e la delicatezza che caratterizzano il gesto dell’accoglienza di una persona si sono tradotte in un continuo approfondimento professionale della medicina, in una scelta dei materiali più adatti per i letti e per le cure, in un’attenzione alla bellezza delle camere e degli edifici, in un impegno educativo per i gettatelli fino al loro matrimonio, in un’attenzione dettagliata per il cibo e il nutrimento, in una serietà nel servizio ai poveri e, più in generale, in una cura di ogni dettaglio come espressione della coscienza che tutto il bene che si vuole dare agli altri passa attraverso i particolari. La mostra dedicata a questo ciclo di affreschi, che Mariella Carlotti ha realizzato con la sua intelligente passione per la docile potenza dell’arte, ci rende presente un’opera im-

Prefazione

5


ponente con cui ancora oggi possiamo confrontarci per scoprire l’origine e lo scopo di tutte le forme di imprenditorialità e di impresa. Ma non sono tanto la grandezza o la grande varietà dei servizi che invitano a un paragone con l’oggi. È piuttosto il permanere dell’autenticità iniziale che ha permeato questa impresa durante la sua crescita, la sua diversificazione e progressiva acquisizione di un’incidenza pubblica di primissimo livello. Il gesto iniziale che si è originato da uno slancio commosso di carità si è prolungato e ampliato in un’operosità condivisa e supportata da tanti. L’organizzazione che ne è nata, perciò, non è mai fine a se stessa, ma è sempre l’espressione della tensione originale da cui tutto è scaturito, quella di accogliere e accompagnare le persone, non di gestire risorse e di amministrare individui. Ciò che rende possibile una tale tensione ideale non è un progetto studiato a tavolino. Sono invece individui che rispondono in modo appassionato ai bisogni e alle sfide che incontrano, con prudenza e realismo, sempre nell’orizzonte di un bene che coinvolge il maggior numero possibile di persone. Diversa è, invece, la pretesa di realizzare una perfezione progettuale e organizzativa in grado di risolvere i problemi a prescindere dalla considerazione della persona in quanto tale. Un’or-

6

ante gradus

ganizzazione simile potrebbe raggiungere anche alti livelli di funzionalità, ma alla fine la vita del singolo risulterà sottomessa proprio a quella funzionalità. L’efficacia può essere l’espressione di un’umanità impegnata a far crescere il bene riconosciuto in se stessi e negli altri oppure può tramutarsi in un’efficientismo che pretende di risolvere ogni problema per limitare gli effetti delle sofferenze e dei disagi. Queste due forme di efficacia possono somigliare fino a confondersi, ma i frutti sono diversi: in un caso le persone crescono in libertà e carità – attraversando anche gli abissi dell’errore e del limite – nell’altro diventano sempre più omologate e il lavoro tende a diventare una fredda applicazione di norme invece che essere un impegno creativo. Allora la bellezza e la cura dei particolari diventano un continuo invito a riscoprire in se stessi i desideri più veri, a seguire le intuizioni che portano a una relazione più costruttiva con gli altri e a lavorare affinché ogni bene e ogni novità autentica possano essere affermati e valorizzati. Chi legge gli statuti dell’ospedale, dei frati e della famiglia laica che lo sostiene, si rende conto che le regole hanno il solo scopo di riportare continuamente l’attenzione verso ciò che è bello, buono e vero per sé e per gli altri.


Ante gradus: di fronte ai gradini della Chiesa Santa Maria, la Cattedrale di Siena, è nata quest’opera. Questo fatto non è solo un nome, ma rispecchia anche la sua essenza: ogni sua attività e sviluppo successivo furono concepiti e vissuti, decisi e realizzati “di fronte” alla Realtà che la Chiesa Santa Maria rappresentava e rappresenta. È da questa coscienza che nasceva la certezza che il Bene esiste e che ogni gesto, anche il più piccolo, ha un significato costruttivo se riconosce questo Bene nella capillarità della vita di ognuno, sano o malato, povero o ricco, famoso o sconosciuto che sia. È la certezza che ogni tentativo vissuto con questa tensione ideale contribuisce al bene del singolo e del mondo. La creatività che nasce da questa certezza cerca di lavorare, pianificare e organizzare tutto al meglio, ma con le persone e per le persone: libere, responsabili e desiderose di carità per sé e per tutti. Così la malattia e la povertà non definiscono la persona, ma sono vissute come una condizione per scoprire la verità di sé: il malato e chi lo cura, il povero e

il benefattore, tutti sono abbracciati per sempre. Da lì nasce quella relazione di gratuità, nuova e sorprendente, fra chi dà e chi riceve, fino a confondersi nella reciprocità di un unico destino. Da lì può nascere e rinascere una creatività che cerca di lavorare dando il meglio di sé, con la consapevolezza che questo lavoro non è salvifico in se stesso, ma lo è in quanto espressione umile e gratuita di un Salvatore sempre all’opera. Chiunque voglia lavorare bene, chiunque voglia creare un’impresa capace di porsi come luogo di fecondità umana vera dovrebbe avere un interesse a comprendere che tutte le attività diventano prima pretesa e poi pretesto per affermare un potere se non vengono vissute con un minimo di gratuità – ante gradus –, con un’ultima apertura che non escluda l’ipotesi che il gradino della vita possa portare a una porta eterna. Bernhard Scholz Presidente di Compagnia delle Opere

Prefazione

7



Introduzione

Mille anni fa iniziava l’avventura di una delle più prestigiose e feconde opere di carità della storia europea: l’ospedale di Santa Maria della Scala a Siena. A fondarlo secondo la tradizione fu il ciabattino Sorore, secondo la storia i canonici della Cattedrale: in tutti i modi l’opera nacque dalla novità che Cristo aveva introdotto nel mondo: «Ama il prossimo tuo, come te stesso». E infatti l’ospedale nacque ante gradus ecclesiae, davanti alla scala della chiesa, collocazione geografica e ideale: dalla Chiesa viene generato questo fiume di carità che attraversa tutta la vita di Siena. L’ospedale nacque come xenodochium, cioè come luogo di accoglienza dei pellegrini, degli stranieri che arrivavano a Siena da tutta Europa, percorrendo la Francigena. Diventò poi hospitale per i poveri e malati, asilo per i gettatelli, ricovero per i vecchi. La struttura crebbe, mai progettata, inglobando nel tempo, case e strade, un pezzo di città, una città nella città1. Tra le sue mura, uomini e donne si consacrarono a Dio, nel servizio dei poveri: erano gli oblati del Santa Maria, ai quali si aggiunsero tanti senesi – peccatori e grandi

santi come Caterina o Bernardino – che sostennero l’opera, regalando a essa un po’ delle loro energie, del loro tempo o dei loro beni. Le imponenti proprietà agricole, i tanti immobili, i continui lasciti testamentari resero il Santa Maria un’istituzione ricca: ogni giorno venivano date elemosine ai poveri, tre volte alla settimana per loro si preparava un banchetto. E l’antico ospedale divenne persino banca, assicurando prestiti ai privati, ma anche allo Stato. La carità si fece bellezza: gli artisti senesi decorarono le volte, le pareti, perfino le copertine dei registri dell’ospedale e le ampie sale si riempirono di musica e di poesia. Quando l’esistenza poggia su una certezza diventa creativa: il desiderio, motore del cuore umano, dà forma ideale al reale, rispondendo al bisogno che incontra. Ne nasce una compagnia di uomini che plasma un’opera poliedrica, utile, duratura. Un’opera certo non esente da limiti e incongruenze, come tutte le cose umane, ma che non può non stupire chi, con occhio semplice, si avventura ancora oggi tra le pagine della sua storia e la bellezza delle sue architetture.

Introduzione

9



La strada e la Vergine



Siena è sintetizzabile in due definizioni che ne leggono la storia e la forma urbana: figlia della strada, città della Vergine. Siena è la figlia della Francigena: anche se l’origine della città è con ogni probabilità etrusca, fu la Francigena che ne determinò lo sviluppo. I Longobardi scesi in Italia aprirono questa via – più una direttrice di marcia che una strada nel senso moderno del termine – che collegava le regioni settentrionali dell’Italia, e perciò dell’Europa, con Roma. La via Francigena infatti, dopo aver valicato gli Appennini al passo della Cisa, scendeva a Lucca e, attraverso le valli dell’Arno e dell’Elsa, raggiungeva Siena, per poi ricalcare il percorso della Cassia fino a Roma. Siena era perciò una tappa importante, perché a sud delle sue mura si stendeva un territorio scarsamente popolato, pieno di pericoli, interrotto dalle soste di Radicofani, Bolsena e Viterbo. Siena infatti è una tappa sempre

La via Francigena secondo l’itinerario di Sigerico di Canterbury (fine X secolo)

Parigi

Reims

Losanna Lione

Aosta Milano Parma Bologna Lucca Firenze Siena

Viterbo Roma

La strada e la Vergine

13


citata nei taccuini di viaggio dei pellegrini medioevali, da quello di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che l’attraversa alla fine del X secolo.

Cartina di Siena con il percorso della via Francigena

Porta Camollìa

percorso cittadino della via Francigena

Porta Ovile

III

Fonte Branda

Porta Fonte Branda

Il Campo Duomo

II

Porta Laterina

Porta S. Marco

14

Ante gradus

I

Porta Romana

Porta Tufi

Porta S. Viene

Vicino all’antico insediamento di Castelvecchio e Santa Maria – la Sena Vetus – sorsero, lungo la Francigena, i borghi di Camollìa e San Martino. La Siena attuale nasce dalla fusione di questi tre centri che diventano i suoi quartieri – il Terzo di Città, il Terzo di Camollìa e il Terzo di San Martino –, assumendo la caratteristica forma, che la segna tuttora, a Y rovesciata. La genesi della città spiega perché Siena è spesso indicata dagli storici come la figlia della strada, seguendo la suggestiva intuizione di Ernesto Sestan2. E infatti la Francigena la legò da una parte alle sorti di Roma e dall’altra ai grandi centri del commercio europeo. Lungo la Francigena, nei secoli, transitarono per Siena pellegrini e mercanti di tutta Europa: portarono in città ricchezza di danaro, ma anche di cultura, di umanità. E trovarono a Siena una carità che li ospitò. Dopo il Mille comincia il grande sviluppo della città, commerciale e demografico: l’ultima cinta muraria, quella del 1290, ha un perimetro di 6660 metri e racchiude un’area di 165 ettari. Il territorio di Siena, nel suo massimo sviluppo, si estende per oltre 100 km a sud e per 20 km a nord, dove la sua espansione è contrastata dall’altra grande città, Firenze, che le contenderà per secoli il primato in Toscana.


Alla vigilia della battaglia di Montaperti (4 settembre 1260), che imprevedibilmente la vedrà vittoriosa sul ben più forte esercito fiorentino – «lo strazio e ’l grande scempio / che fece l’Arbia colorata in rosso», ricorderà Dante nella Commedia3 decenni dopo –, Siena si consacrerà solennemente a Maria, dando forma definitiva a una coscienza civica lentamente maturata. La vittoria sui Fiorentini segna il momento aureo della città: Siena assume l’assetto attuale con la piazza del Campo nel punto di confluenza dei tre Terzi e il Palazzo Pubblico che la chiude come un’enorme, bellissima quinta; sul colle di Castelvecchio, punto più alto della città, il Duomo prende l’aspetto odierno, mentre di fronte acquista dimensioni grandiose l’antico ospedale di Santa Maria della Scala. È Maria che dà unità ai tre borghi originari e li rende città: la Vergine Maria diventa l’ideale e la forma della città, il contenuto della sua autocoscienza e della sua immagine urbanistica: Sena vetus, civitas Virginis – Antica Siena, città della Vergine – viene inciso su ogni moneta che la Zecca senese conia per secoli. Dice Burckhardt nella prefazione del suo celebre libro su Siena: «Nel titolo abbiamo chiamato Siena “città della Vergine”, perché questo è il nome che la città si attribuì ai tempi del suo massimo splendore ed anche

perché, in realtà, il rapporto con la Santa Vergine traversa la storia senese come un filo conduttore»4. Il sigillo della Repubblica di Siena riportava l’immagine della Vergine con il Bambino con la scritta: «Salvet Virgo Senam veterem quam signat amenam» («Conservi la Vergine l’antica Siena, che Lei stessa rende bella»). Ma paradossalmente la vittoria sulla guelfa Firenze a Montaperti segnerà anche l’inizio della fine del ghibellinismo senese: le vicende storiche successive avvicineranno, per ragioni politiche e per interessi economici, la città al campo guelfo. Nel 1287, al termine di un lungo e travagliato periodo di lotte interne ed esterne alla città, i nobili sono cacciati dalle cariche supreme che vengono riservate ai «buoni e leali mercatanti»: nasce così il guelfo Governo dei Nove che rimane al potere fino al 1355 e porta in città la pace e un benessere considerevole, espresso specialmente dalla quantità di opere pubbliche portate a compimento. Durante questo periodo, Siena raggiunse anche l’acme demografico, arrivando a toccare i 50.000 abitanti, diventando una delle prime dieci-quindici città europee, «uno dei centri propulsori dell’economia europea nel pieno Medioevo; a buon diritto, la capitale più meridionale della grande rivoluzione commerciale del XIII secolo»5.

La strada e la Vergine

15


Nella pagina successiva: Foto aerea di Siena con il Duomo e piazza del Campo

16

Ante gradus

Questi settant’anni danno alla città l’impronta urbanistica che ancora la connota: al centro di Siena prendono forma definitiva le due piazze, quella del Campo e quella del Duomo, con i grandi edifici che le dominano. È il momento splendido dell’arte senese: Duccio, Simone Martini e i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti – solo per citare i più grandi – decorano le chiese e i palazzi. All’inizio del Trecento, quasi in contemporanea, i due più grandi artisti di Siena, nei due edifici fondamentali della città, danno a questo omaggio alla Vergine forma estetica definitiva nelle loro celeberrime Maestà: Duccio di Buoninsegna, nel 1311, consegna alla città la grande tavola per l’altare maggiore del Duomo; Simone Martini, nel 1315, porta a compi-

mento l’affresco che ancora oggi decora la Sala del Mappamondo in Palazzo Pubblico. Maria è venerata a Siena Assunta in cielo: questo mistero della vita della Madonna richiama a tutti i credenti il valore eterno del corpo che parteciperà insieme all’anima alla felicità del Paradiso. Nell’esperienza cristiana, c’è un sano “materialismo”, che sente estraneo ogni spiritualismo: Dio si è fatto carne, ha assunto un corpo mortale, con questo è risorto e asceso al cielo. A questo stesso destino partecipa Maria, il cui corpo non ha subito la corruzione del sepolcro, ma è stato assunto in cielo. Da quando questo è accaduto, la cura e la venerazione del corpo, anche di quello deforme, vecchio o malato, è un aspetto dell’adorazione del mistero.


Indice

5 Prefazione di Bernhard Scholz 9 Introduzione 11 la strada e la vergine 19 l’ospedale di santa maria della scala 21 La carità e le sue opere: un’invenzione cristiana 24 La storia dell’ospedale 36 Gli statuti del 1305 e del 1318 40 Le “biccherne” del Santa Maria della Scala 47 gli affreschi del pellegrinaio 51 Parete sinistra 52 Il Vecchietta, Storia del beato Sorore (1441) 55 Domenico di Bartolo, La “limosina” del vescovo ovvero Ampliamento dell’ospedale della Scala (1442-43) 56 Priamo della Quercia, Il beato Agostino Novello conferisce l’investitura al rettore dell’ospedale (1442) 58 Domenico di Bartolo, Papa Celestino III concede privilegi di autonomia all’ospedale (1442-44)

60 Parete destra 61 Domenico di Bartolo, Cura e governo degli infermi (1440-41) 64 Domenico di Bartolo, Distribuzione delle elemosine (1441) 67 Domenico di Bartolo, Accoglimento e nozze dei trovatelli (1441-42) 70 Domenico di Bartolo, Il banchetto dei poveri (1443-44) 75 il testamento del vecchietta 78 Note 80 Bibliografia


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.