Eravamo così, storie di donne

Page 1

Isabella Ciampalini Patrizia Poli

Eravamo cosĂŹ Storie di donne

SocietĂ

Editrice Fiorentina



Isabella Ciampalini Patrizia Poli

Eravamo cosĂŹ Storie di donne

SocietĂ

Editrice Fiorentina


Il presente volume è stato realizzato con il contributo della Banca di Credito Cooperativo di Cambiano

© 2012 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it blog www.seflog.net/blog facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account www.twitter.com/sefeditrice isbn 978-88-6032-220-3 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Referenze fotografiche Le foto pubblicate nel presente volume provengono dagli archivi privati delle autrici e delle persone citate nel libro (per gentile concessione) Copertina a cura di Studio Grafico Norfini (Firenze)


Indice

7

Quelle brave ragazze

9

Sarah March

11

Le foto

15 Rina

30

38 Tina

51 Anna

58

66 Marcella

75

80 Patrizia

95 Rossana

Lavinia‌ Enrica

Ebe Paola

103 Enrica

106 Conclusione 107 Ringraziamenti



Quelle brave ragazze

Le storie che abbiamo raccontato sono frutto della diretta comunicazione delle protagoniste o elaborazione di ricordi e di conoscenze personali. Non volevamo scrivere la “Storia”, ma narrare, interpretare il quotidiano di donne che hanno conquistato il loro spazio. Abbiamo tuttavia compreso che le vicende di alcune potevano assumere valore universale per “quelle brave ragazze” che in tutte le regioni d’Italia (non solo in Val d’Elsa) avevano vissuto sulla loro pelle vicende drammatiche, dolorose, oppure liete, avventurose… Insomma, vita di donne! Volevamo valorizzare tutte le donne di ieri attraverso alcuni esempi, che ci sono sembrati significativi, per comprendere il nostro recente passato… Non sono “eroine” le nostre protagoniste, ma persone vere, reali, comuni. Non ce ne vorranno i compagni di gioco, di scuola, di lavoro, di vita, che sono rimasti sullo sfondo dei nostri racconti, non tanto per non voler parlare di loro, ma perché lo sforzo delle donne per affermarsi nel lavoro, nelle professioni, nella società è stato impegnativo e a volte non riconosciuto. Non volevamo trascurare tutti “quei bravi ragazzi” ai quali forse dedicheremo altri racconti… altre storie… Chissà! Le donne, quindi, ieri erano così e non le vogliamo dimenticare: e oggi come siamo? E oggi come va?


eravamo così

Le donne ieri erano così…

8


Sarah March

Ho incontrato Sarah March in una domenica di fine settembre. Il tempo era bello, limpido come spesso avviene prima che il cuore dell’autunno sconvolga i colori della campagna in sfumature di giallo, di rosso, di arancio che tanto affascinano. La bellezza di quella domenica nasceva anche dalla festa che era stata organizzata all’aperto. Tutti avrebbero gustato le buone cose tipiche della cucina toscana… Sarah era l’unica invitata a non conoscere ancora le prelibatezze della nostra gastronomia; frequentava da poco alcune persone da cui era ospite, ma abbiamo subito capito che si sarebbe divertita, avrebbe apprezzato molto il cibo e anche la musica… perché questa è internazionale. Sarah veniva dagli Usa e i suoi capelli castano dorato, i suoi occhi chiari in un bel viso che al sole subito si arrossava, la rendevano interessante. Dopo quella festa ci siamo sentite e viste altre volte e il suo italiano diventava sempre più fluido e corretto, tanto da inserire alcune cadenze e inflessioni riconoscibili come toscane. Sarah voleva conoscere l’Italia e proseguire i suoi studi a Firenze, dove si era inserita con facilità e in modo sereno. All’Università sosteneva esami in un italiano buono e corretto e li superava con disinvoltura e ottimi voti. Quando seppi che uno di questi riguardava la realtà femminile nella Val d’Elsa dopo la Seconda guerra mondiale, volli approfondire. Uno dei testi su cui si era preparata è di P. Ginsborg e F. Ramella: La Val d’Elsa: una società locale in trasformazione. L’interesse di Sarah era diciamo accademico, il mio era affettivo. Si parlava di una zona che ben conoscevo, dove ero nata, dove avevo vissuto in passato e che frequentavo periodicamente. Il mio interesse era reale: dalla curiosità ero passata all’analisi.


eravamo così

Volli vedere il testo (e non solo quello) e gli appunti di Sarah e parlai a lungo con lei scoprendo molte cose, o meglio compresi che alcune “cose” che avevo visto nella mia adolescenza e che consideravo di vita quotidiana (o di ordinaria amministrazione) erano state catalogate con l’attenzione che il sociologo e il ricercatore mettono nell’esaminare in modo scientifico gli eventi. Tutto questo mi aveva coinvolto e fatto riflettere…

10


Le foto

Se dovessi descrivere le foto di David Bastianoni e sceglierne qualcuna non saprei da dove iniziare: dare valore a quelle sul paese o a quelle sulla scuola sarebbe come ignorare tutte le altre che riguardano “argomenti” differenti. I due volumi che le contengono abbracciano gli anni dal 1942 al 1957 e sono significative per comprendere la vita della persone. Dalle foto della guerra con la ferrovia bombardata e il ponte minato dai tedeschi (1944) si passa a quelle dedicate al lavoro. Una che ha sicuramente fascino è “Ragazze e ceste”: due giovani donne sorridenti, ben pettinate quasi in modo sofisticato (con trecce arrotolate sulla testa), che in comodi pantaloni sono a cavalcioni di una serie di cesti. Si volta la pagina patinata e una delle due ragazze sta proprio intrecciando un cesto e a fianco una giovane donna si appoggia a una damigiana… Sanno di essere riprese dalla macchina fotografica del Bastianoni e sorridono sfoggiando una gaiezza che le rende sicuramente belle, naturalmente belle. E il loro abbigliamento… magliette, pantaloni e sandali: siamo nel 1942 e sono già moderne! Altre donne sono protagoniste: “le fiascaie” sono in fila addossate al muro di una casa, come per assaporare l’ultimo sole di una buona stagione… e intrecciano la paglia per rivestire i fiaschi, quelli in vetro verde che nel mondo sono diventati “famosi” e simbolo del Chianti, o meglio del vino in generale. Sfogliare “un album di foto” è come ritrovare un mondo ancora vicino, ma che non esiste più. Le feste sull’aia e i balli; la trebbiatura e la “battitura a pancone” si affiancano alle “grandi manifestazioni”, da quelle degli anni ’40 a quelle della guerra e del dopoguerra: parate, comizi, festeggiamenti per la vittoria della Repubblica… e via ancora. Una in particolare è affascinante: la stalla con le mucche e i buoi è


eravamo così

sistemata al di sotto di una cameruccia modesta con una piccola finestra e al centro un sostegno in legno che pare debba evitare al tetto di pericolare. Ci sono alcune biciclette addossate al muro della stanza, ben coperte e protette, e una sedia di quelle impagliate su cui sono appoggiati “abiti”… si fa per dire. La didascalia afferma: “Calore dalla stalla… alla camera”. Gradevole ironia del fotografo che, pur non essendo un professionista (la sua attività era quella di sarto), sapeva cogliere l’attimo giusto e l’inquadratura particolare. Sembra di avere sotto gli occhi alcuni fotogrammi del “neorealismo” che ha dato alla cinematografia italiana valore internazionale: la poesia del quotidiano, il riscatto dalla miseria, la forza e la dignità della gente comune, l’ironia e la drammaticità. Ci sono anche feste e veglioni, le foto del cimitero americano, le processioni con i bambini della prima comunione, il “decollo dell’economia”: la mostra mercato… Che fermento in tutte le attività, non solo in quelle che già esistevano; anche aspetti nuovi, nuovissimi. Basti pensare che la prima “sfilata di moda” risale al 1948. Sono ansiosa di “parlare” di tutto questo e confrontare le foto con altre, quelle che sono negli album di tante famiglie.

12


storie di donne

Eleganza‌, sfilata di moda 1948 13


Bene. È arrivata una mail… vediamo cosa dice: «Ciao. Ho avuto una idea bellissima… Ho visto il libro di foto del Bastianoni… che meraviglia! Quanti visi, quante persone… un mondo lontano… Perché non scriviamo la storia di qualcuno… Sai cosa intendo, vero?». E brava Patrizia! Certo ha preso sul serio la riflessione che ho fatto sul lavoro di Sarah… Però è vero: il libro di foto è veramente interessante… risponderò dopo aver riflettuto. Riusciremo a dare forma, voce, anima a storie e a racconti di vita che non devono essere dimenticati? Le foto di quel libro sono espressione di una realtà appena trascorsa; lo studio di Sarah riguarda il territorio della Val d’Elsa in cui quelle foto si sono “materializzate”. Non credo al caso. Il fatto che due persone, attraverso alcune foto o lo studio di una giovane studentessa americana, abbiano la stessa sensazione e intuizione forse vuol dire qualcosa: raccontare la vita di un territorio, delle donne in particolare che sono state artefici di cambiamenti. Cogliere nelle storie, nei volti, nei sorrisi, negli sguardi tutte le emozioni di chi avrebbe realizzato qualcosa di nuovo col lavoro, l’impegno, l’intelligenza. Scrivo la mia mail di risposta… «Sono con te… L’idea mi piace. E allora al lavoro…». La ricerca di persone che avrebbero potuto raccontarsi non è stata difficile. C’era l’imbarazzo della scelta.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.