Poesie nell’arte a cura di
Liu Chunhong
SocietĂ
Editrice Fiorentina
Poesie nell’arte a cura di
Liu Chunhong
This research project is supported by Science Foundation of Beijing language and Culture University (supported by “the Fundamental Research Funds for the Central Universities”) (Approval number 20YJ020011)
© 2020 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice instagram account @sef_editrice isbn: 978-88-6032-581-5 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata In copertina Calligrafia di Zhu Tianshu Immagine di Gao Jun, ispiratosi alla poesia antica Montagna autunnale del poeta Yang Wanli in uno stile occidentale che significa l’incontro tra Oriente e Occidente
Progetto editoriale Liu Chunhong Testi Liu Chunhong, Luca Libertini Revisione Giuseppe Langella
Indice
7 Prefazioni Paolo Ponziano Ciardi Gisella LangĂŠ Giuseppe Langella 11 Introduzione. Cina, Italia: tra poesia e arte 19 Ringraziamenti 21
I poeti
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Poesie, pitture e calligrafie
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I traduttori
Prefazioni
L’
interessante lavoro della professoressa Liu Chunhong segue la linea tracciata dal recente Sillabo della lingua cinese. Quadro di riferimento unitario per l’insegnamento della lingua cinese nella scuola secondaria di secondo grado elaborato a cura della Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici del MIUR. In particolare, il suo lavoro soddisfa gli aspetti relativi all’analisi della Cultura cinese, con riferimento all’ambito sociale, all’evoluzione storica e alla produzione artistica e letteraria cinese. In questo ambito la professoressa Liu Chunhong compie, con grande intuizione, un interessantissimo lavoro di comparazione, pubblicando nel suo libro una lunga serie di liriche tradizionali cinesi, accompagnate da altrettante melodie musicali e da pregevoli riproduzioni di opere d’arte della tradizione pittorica cinese. Ne viene fuori un lavoro composito ma
strettamente unitario, utilissimo agli studenti per la conoscenza dell’arte cinese tout court, e che dovrebbe poi vedere una sua affascinante realizzazione, in collaborazione con il conservatorio Cherubini di Firenze e la Beijing Television, con l’orchestrazione delle melodie secondo i criteri della musica occidentale e la declamazione delle liriche alternate alle melodie e alla proiezione delle immagini delle opere d’arte. In conclusione, il lavoro si configura come un vero unicum, per il quale tutti i cultori della cultura cinese e i numerosissimi sostenitori di sempre più stretti rapporti tra la cultura italiana e la cultura cinese devono essere grati. Paolo Ponziano Ciardi Direttore d’orchestra Docente di Formazione Orchestrale Responsabile Relazioni Internazionali Conservatorio “Luigi Cherubini”, Firenze
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l 50° anniversario delle relazioni tra Italia e Cina offre ai nostri docenti e studenti un’occasione per esplorare vecchi e nuovi scenari culturali. L’interazione di varie forme d’arte offerta in questo libro permette di scoprire o approfondire l’armoniosa integrazione tra poesia, calligrafia, pittura e musica e stimola intense suggestioni culturali. I giovani apprezzeranno in particolar modo la modalità espressiva tanto concisa quanto incisiva a livello visivo, verbale e musicale. Un esempio inno-
vativo di approccio integrato che sarà apprezzato non solo nelle nostre scuole, ma anche da un vasto pubblico interessato a scoprire la lingua e cultura cinese. Gisella Langé Ispettore tecnico di lingue straniere, Ministero dell’Istruzione; membro di vari gruppi di lavoro sulla didattica delle lingue presso il Consiglio d’Europa
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ue grandi e antichissime civiltà, quella cinese e quella italiana, si incontrano nel segno della poesia. Peraltro, nella tradizione cinese, quando si dice poesia, non si intende solo un insieme di parole: al testo verbale si uniscono infatti l’arte calligrafica, la musica e la pittura. Perciò, sfogliare questo libro sarà come addentrarsi nel “paese delle meraviglie”, dove ogni pagina ha in serbo una sorpresa. E preparatevi anche a un lunghissimo viaggio nel tempo antico, quan-
do saper comporre una poesia era requisito indispensabile per diventare funzionari imperiali. Giuseppe Langella Professore ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università Cattolica del S. Cuore di Milano; membro del Consiglio Direttivo della “Società italiana per lo studio della modernità letteraria”
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Introduzione Cina, Italia: tra poesia e arte
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a pubblicazione esce nel cinquantesimo anno delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica italiana e la Repubblica Popolare cinese e nasce da una domanda a cui abbiamo voluto dare una risposta. Nonostante le differenze incolmabili tra Oriente e Occidente (Granet 1971), in che modo Cina e Italia possono incontrarsi oggi e su quale terreno l’incontro può essere proficuo per entrambe le culture? La cultura e l’arte sono le basi su cui poggiano gli scambi negli altri ambiti della vita, sociale, culturale ed economica che s’instaurano a partire dall’incontro e dall’ascolto. Due culture e civiltà antichissime a confronto (Bertuccioli e Masini 2014). La Cina possiede una grande tradizione letteraria, che abbraccia migliaia di anni (Lanciotti 2007; Bertuccioli e Casalin 2013). Dalla letteratura antica, sviluppatasi in particolare durante la dinastia Tang, si arriva fino all’epoca moderna, con la cosiddetta letteratura Baihua fondata da Lu Xun, uno dei maggiori scrittori della Cina del XX secolo. L’incontro con la poesia classica situa la Cina sul palcoscenico della poesia e dell’arte internazionali, al di là del frastuono della politica che favorisce la cancellazione della memoria, anziché la sua valorizzazione. La nota antologia di poesie cinesi il Classico
delle poesie, annoverata nei Dialoghi di Confucio (2006), indica la poesia come un mezzo privilegiato per far conoscere e comprendere la cultura cinese. L’antologia di poesie cinesi che proponiamo raccoglie per la maggior parte poesie dell’epoca della dinastia Tang e alcune dei periodi successivi dell’epoca Song e Ming. L’antologia vuole essere un utile strumento di conoscenza della cultura cinese in Italia per i giovani studenti della scuola secondaria (MIUR 2016). Oltre alle motivazioni legate alla divulgazione culturale, se ne aggiunge un’altra di natura metodologica. Il libro vuole essere una finestra aperta sul mondo della cultura cinese del passato ma che ha una sua continuità nel presente. La struttura del libro rispecchia la connessione che esiste tra i vari aspetti dell’arte presenti nella poesia: la lirica poetica, la pittura, la calligrafia e la musica. Gli artisti hanno eseguito le tavole pittoriche e le calligrafie incluse nel testo ispirandosi ai temi narrati e descritti nei versi poetici, usando tecniche tradizionali ma eseguendole ognuno secondo un proprio stile. Lo stesso vale per gli spartiti che seguono tradizioni nel campo musicale rielaborate in uno stile del tutto personale. Analogamente, se allora la poesia si può manifestare in molti modi, si può anche espri-
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mere attraverso la musica, cantando. Con ciò, gli artisti hanno così espresso la loro intenzione di incoraggiare i lettori a iniziare a praticare loro stessi tali arti. In questo senso il testo costituisce una pubblicazione pioniera nel panorama degli studi della scuola secondaria italiana e oltre. Per i motivi appena enunciati, abbiamo organizzato le poesie scelte come un’antologia, invitando i lettori a cimentarsi nello studio della poesia classica. Di conseguenza abbiamo collocato insieme al testo cinese sia la traduzione in italiano dei versi sia la trascrizione secondo l’alfabetico fonetico pin yin. Inoltre abbiamo inserito la traduzione carattere per carattere per dar modo ai lettori di comprenderne il significato e offrire uno studio critico dei testi poetici. È comunemente accettato che nella poesia classica spetta al lettore stabilire la relazione semantica tra i caratteri cinesi. Ciò significa che la traduzione è condizionata dal modo in cui viene letta e interpretata dal lettore-traduttore (Pirazzoli 2016; Xu 1987). Tra gli esempi di questo meccanismo si può annoverare la nota traduzione inglese delle poesie classiche cinesi (Xu 2019). A questa modalità di interpretazione, però, se ne aggiunge un’altra. Con il Classico delle poesie inizia una nuova tradizione: i singoli versi sono seguiti da commentari chiamati tufa, modalità di lettura. In altre parole, un fattore dominante della poesia classica cinese è il continuo rinvio di significati e di allusioni espressi dai caratteri della lingua cinese (Pirazzoli 2016, p. 6). Tenendo conto di questa relazione plurisemantica, ci è apparso opportuno soffermarsi brevemente, con le dovute cautele relativistiche, sull’analisi semiotica di Umberto Eco, a noi più familiare. Questa tradizione interpretativa della Cina classi-
ca, infatti, ci rimanda al noto studio di Eco (1992), il quale, mettendo a confronto l’interpretazione del lettore con quella dell’autore, sottolinea i rischi della sovra-interpretazione, ossia l’eccessiva presenza o la mancanza di attribuzioni di significati. Per far fronte a questa difficoltà, abbiamo individuato alcuni temi principali all’interno delle poesie raccolte: i principi etici (cultura e natura, riti ed educazione), i sentimenti (musica inclusa), i mutamenti dell’epoca e la natura come sfondo nel testo poetico. La poesia diventa strumento di ammonizioni pronunciate dal poeta verso coloro che ascoltandole dovrebbero correggersi. I principi etici delle dinastie regnanti si esprimono attraverso i riti, la politica, l’educazione e la famiglia. I sentimenti umani, però, hanno anche un’altra funzione nella poesia: servono a collegare il testo poetico a un altro aspetto importante e ricorrente, quello dei mutamenti storici. Quando le dinastie regnanti incominciavano a decadere, i poeti cantavano i sentimenti di afflizione delle condizioni ingiuste della popolazione ricorrendo alla nostalgia come sentimento di riscatto. La nostalgia serviva a criticare i mutamenti dell’epoca e a ricordare gli antichi costumi, visti nei momenti di crisi o di decadenza come portatori di valori sani e positivi. Tra le più antiche tradizioni artistiche e culturali dell’Asia (Gernet 1979; Lavagnino, Pozzi 2013; Rastelli 2016), la Cina possiede uno splendido connubio di colori e delicatezza spirituale: dalle splendide e pregiate porcellane alla cultura della giada, dalla poesia alla delicatezza delle musiche, dalla bellezza degli antichi costumi all’arte figurativa. La pittura in Cina ha avuto uno sviluppo completamente diverso da quello che si conosce in Europa. In Cina sia la pittura che il materiale e le tecniche di disegno sono associate alla calligrafia.
Infatti non è raro incontrare ai margini di una pittura il messaggio lasciato dal pittore. Sebbene sia considerata un ramo della pittura, la calligrafia è una forma d’arte che gode di grande rispetto. La scrittura in Cina non è solo un mezzo di diffusione e conservazione della cultura, ma anche un indicatore dello status sociale di una persona. I caratteri cinesi della calligrafia derivano dal carattere usato per indicare la parola “libro”. L’abilità nell’arte della calligrafia è sempre stato un requisito per poter accedere alle alte cariche pubbliche imperiali e una componente degli esami per raggiungere tali posizioni. Sebbene gli artisti cinesi dipingessero e scrivessero sulla seta fin dal 400 a.C., la carta iniziò a essere usata durante la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.). La carta calligrafica cinese, comunemente conosciuta come “carta di riso”, è la carta xuan ed è ricavata dalla corteccia di una pianta moracea mescolata con steli di riso. L’origine dei caratteri cinesi risale a oltre 3000 anni fa, alla dinastia Shang (o Yin ), e più precisamente ai jia gu wen, iscrizioni divinatorie incise su ossa e gusci di tartaruga. Nel corso della storia si sono sviluppati ben cinque stili, ma molti artisti hanno elaborato un proprio stile che riflette la loro personalità. Anche la musica nell’antica Cina aveva una valenza plurisemantica. In primo luogo era considerata arte destinata a perfezionare l’educazione dei giovani. In secondo luogo, la musica, oltre ad avere una funzione didattica, faceva parte di un complesso sistema cosmologico e dalla sua esecuzione derivava il delicato equilibrio fra Cielo e Terra, e quindi, per estensione, la stabilità dell’Impero. La valenza magica attribuita ai suoni, le loro correlazioni cosmologiche e filosofiche possono spiegare certe caratteristiche della musica cinese tradizionale, come ad esempio la sua lentezza,
il suo mettere in evidenza la materialità di ciascun suono o il suo utilizzo come fonte di meditazione filosofica. Esiste, inoltre, tra melodia e poesia uno stretto connubio per come la lingua cinese è strutturata su differenti toni1. Per comprendere la lirica e la rima poetica si devono tenere in considerazione i diversi elementi formali presenti nei versi che ne caratterizzano la loro classificazione. Ai fini della scansione metrica classica, l’unità di base corrisponde a un singolo carattere, o quello che è considerato una sillaba. Così una linea di sette caratteri è identica a una linea di sette sillabe, salvo la presenza di parole composte, rare a quei tempi. La lunghezza del verso poteva essere fissa o variabile e si basava sul numero di sillabe o dei caratteri. La lunghezza del verso è il criterio metrico più semplice per classificare le forme della poesia classica cinese. Infine, è bene ricordare che alcuni poeti non solo furono anche eccellenti calligrafi e pittori, ma anche musicisti, come brevemente indicato nelle note a loro dedicate. Nell’epoca Tang, per esempio, la composizione poetica diventò una delle principali attività culturali e sociali, fino ad essere inclusa come materia negli esami imperiali per la selezione dei funzionari. Non è un caso che molti poeti della poesia classica cinese furono anche funzionari imperiali. La raccolta classica Tutte le poesie Tang contiene circa 50.000 poesie scritte da oltre 2000 poeti (Heng, Chen 1955, 2010). Gao Ping suddivide la produzione A questo proposito si vuole ricordare che Il morfema «一» (yi) se seguito da un primo, un secondo e un terzo tono, assume il quarto tono; quando invece è seguito da un quarto tono, assume il secondo tono; quando viene pronunciato da solo, o nella numerazione, assume il primo tono. 1
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poetica Tang in quattro periodi storici, ossia il primo periodo, il periodo di massimo splendore, il periodo medio e quello tardo (Owen 1977, 2006; Pirazzoli 2016). Le quattro fasi della poesia Tang sono anche paragonate alle quattro stagioni, iniziando dalla primavera. Il primo periodo (618-712) è caratterizzato dalla forma poetica chiamata lvshi, ossia la resa in rima delle poesie, che rappresenta in modo unico la poesia Tang, grazie a quattro poeti noti come Wang Bo, Yang Jiong, Lu Zhaoling e Luo Binwang. Il tema trattato nelle poesie non descrive più lo sfarzo del palazzo imperiale ma racconta spesso la vita della gente comune. Il secondo periodo, che va dagli anni 712 al 762, è l’epoca di massimo splendore, qunado la poesia Tang raggiunse la sua massima fioritura. Questo periodo si caratterizza per la ricchezza di stili e temi, conosciuti fino ad oggi. Sia lo stile sia i temi contenuti nelle poesie variano dai canti alla natura alla descrizione delle zone di frontiera, dal romanticismo della delusione amorosa all’eroismo. I poeti più noti di questa epoca furono Li Bai, Wang Wei, Mei Haoran, Gao Shi e Cen Shen. Il periodo medio, che copre gli anni dal 762 all’827, tratta temi a volte opposti all’epoca precedente. I temi più ricorrenti sono la poesia satirica, come quella di Bai Juyi, che ironizzò contro i nobili, o la poesia romantica, come ad esempio quella di Li He che si caratterizza per uno stile semplice e comprensibile. Infine il periodo tardo celebra la passione politica e ancora l’amore, nel senso del sentimento. Su tutti spiccano Du Mu e Li Shangyin (http://italian.cri. cn/chinaabc/). La dinastia Song inizia con la famiglia Zhao nel 960. I poeti più conosciuti tra gli altri sono Su Shi e Yang Wanli. Fu un periodo di grande affermazione in molti campi arti-
stici non solo per la poesia ma anche per la letteratura e la pittura, sebbene fossero anni di grandi cambiamenti. Dopo la dinastia Tang, infatti, ci fu un periodo di transizione conosciuto come le “cinque Dinastie e i dieci Regni”. Quando, poi, la parte settentrionale dell’impero Song cadde, i Song meridionali iniziarono un lungo periodo di resistenza contro l’Impero mongolo prima di essere sconfitti e prima che i mongoli si affermassero come dinastia Yuan. Nella poesia si nota una certa continuità con le forme poetiche tradizionali, come ad esempio il canone Ci, sviluppatosi soprattutto nel tardo periodo Tang, basato su forme e stili tradizionali tratti da canzoni popolari e sulla riflessione sui cambiamenti politici del tempo (Knowpfle, Wang 1985). Infine, il terzo periodo contemplato nella nostra antologia è quello della poesia Ming che, insieme al periodo Tang, rappresenta uno dei maggiori momenti della poesia classica cinese. Dopo il crollo dei Mongoli e della dinastia Yuan, l’epoca Ming rappresenta un periodo di stabilità sociale con la fioritura delle arti della pittura, della musica e della poesia. Nella poesia si ebbe la tendenza a seguire la poesia Tang, soprattutto quella della fase di massimo splendore. Nel tardo periodo Ming, epoca di transizione con la dinastia Qing, si registra un grande interesse per la poesia al femminile con un numero crescente di poetesse presenti anche tra le cortigiane. La storia millenaria della Cina e della sua civiltà ha origine da piccole popolazioni insediatesi lungo le vallate del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro. I primi scritti ritrovati sulla storia cinese risalgono alla dinastia Shang (1600-1046 a.C.), anche se la filosofia e la letteratura si svilupparono nella seguente dinastia Zhou (1045-256 a.C.). Con l’imperatore Qin Shihuang (221 a.C.)
ha inizio il periodo imperiale con numerose dinastie succedutesi che regnarono su varie zone della Cina, fino all’ultima, la dinastia Qing, sconfitta dai ribelli repubblicani nella rivolta di Wuchang nel 1911 e l’abdicazione dell’imperatore bambino Pu Yi (1912). Inizia così la nuova fase della Cina moderna che culminerà il primo ottobre 1949 con la proclamazione della Repubblica Popolare. Il termine “dinastia” indica una successione di sovrani appartenenti a uno stesso clan. Mentre alcune dinastie durarono per secoli, come ad esempio Zhou e Ming, altre invece solo per alcuni decenni, come le dinastie Qin e Sui. La Cina antica non conosceva il concetto di “nazione” e solo raramente i confini erano definiti. Si credeva che tutte le terre fossero sotto la sorveglianza del Cielo. L’imperatore, chiamato “figlio del cielo”, assegnava i titoli di governatore dei territori, unificando più regioni e gruppi etnici sotto un’unica amministrazione. È anche una storia caratterizzata dall’alternanza di periodi di unità e di divisioni, con la presenza di altri popoli provenienti dall’Asia centrale, che ebbero una notevole importanza come i Mongoli (Sabattini, Santangelo 1989; Vogelsang 2014). In più di duemila anni di storia feudale, vengono ricordati alcuni periodi di massimo splendore durante le diverse dinastie, oltre alla famosa epoca dei Regni combattenti. Per “epoche di massimo splendore” si intendono quei periodi in cui si registra un cambiamento dinastico successivo a un periodo di caos politico e sociale. In seguito, qualsiasi crisi che portasse una minaccia all’unificazione diventò uno dei principi di valutazione dello sviluppo sociale. La fine di una dinastia portava a crisi sociali e politiche che minavano l’impero con numerose rivolte contadine.
Gli storici osservano, infatti, che tutti i periodi di grande splendore presentano caratteristiche comuni: l’unità statale, la prosperità economica, la stabilità sociopolitica e la fioritura culturale. Nei periodi di massimo splendore, si ottenne ordine e pace per lungo tempo, permettendo lo sviluppo economico. Ad esempio, il periodo della dinastia Tang conobbe un periodo di nuova espansione dopo quella della dinastia Han. Si pose fine all’isolamento durato per 2000 anni, realizzando concretamente l’unità fra centro e periferia e ponendo le basi della formazione dell’attuale paese multietnico. L’orizzonte estetico e storico-culturale descritto in queste brevi pagine costituisce l’approccio all’intera struttura del libro e un filo rosso che fa da guida al lettore che per la prima volta si accinge a esplorare il caleidoscopio della cultura cinese. Le poesie sono state ordinate secondo l’ordine dell’alfabeto pin yin, 拼音, un sistema di romanizzazione del cinese, una combinazione di sillabe e suoni e, quindi, una sorta di alfabeto fonetico, ma che in molti casi si discosta molto dalla comune pronuncia italiana. Ogni traduzione è accompagnata da un testo calligrafico. Le calligrafie sono di autori diversi e ognuno utilizza un proprio stile. Inoltre le poesie sono seguite da tavole pittoriche raffiguranti la natura, secondo tecniche tradizionali ancora oggi in uso e insegnate nelle scuole. Non ultimo, il libro include spartiti di musiche tradizionali che possono essere eseguite con strumenti antichi a corda e a fiato come, ad esempio, l’erhu (strumento a due corde), il pipa (il liuto cinese, strumento a quattro corde), il dizi (una sorta di flauto cinese) e il suona (simile a una piccola tromba). Infine, occorre sottolineare le particolarità della grammatica della lingua cinese
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e, soprattutto, della lingua cinese antica, per capire come si è tradotto e per comprendere la lirica e la rima poetica. Qui ci affidiamo a quanto affermato dalla sinologa Anne Chang (2000, p. 16), che evidenzia la grande differenza tra la grammatica delle lingue latine e quella cinese. La lingua cinese non è una lingua flessiva, in cui le parti del discorso sono determinate dal genere (maschile e femminile), dal numero (singolare e plurale) o dalla coniugazione dei verbi, né da una struttura soggetto-predicato. Ma la differenza più evidente è l’assenza nel cinese antico del verbo essere, indispensabile nelle lingue indoeuropee. Infine, a questa annotazione comparativa, dobbiamo aggiungerne un’altra rivolta alla rima. La nostra traduzione riflette questa differenza con la rima nella lingua italiana. Nelle poesie cinesi c’è l’assonanza con l’ultima vocale o sillaba, tenendo conto, appunto, che nella lingua cinese non c’è differenza tra singolare e plurale. Quindi rivolgendosi in particolare a dei giovani lettori, abbiamo voluto offrire una traduzione che fosse la più semplice possibile, ma tenendo in considerazione le differenze tra le due lingue, affinché i nostri giovani lettori abbiano modo di capire una cultura così lontana e diversa dai nostri schemi concettuali. Negli ultimi anni si è registrato un incremento di pubblicazioni in italiano e in altre lingue europee sulla Cina che sottolinea il costante aumento di interesse scientifico. Le nuove pubblicazioni si aggiungono a quelle già note ma che, per motivi intrinseci all’obiettivo del nostro libro, non sono oggetto specifico della presente pubblicazione. Buona lettura e buona pratica! Liu Chunhong e Luca Libertini
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Poesie, pitture e calligrafie
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1 别: Addio. 2 董大: Nome dell’amico del poeta. 3 唐: Dinastia Tang (618-907). 4 千: Mille. 5 里: Unità di misura. 1 li è uguale a 500 metri. 6 黄: Giallo. 7 云: Nuvola. 8 白: Bianco. 9 日: Sole. 10 曛: Scuro. 11 北: Nord. 12 风: Vento. 13 吹: Soffiare. 14 雁: Oca selvatica. 15 雪: Neve. 16 纷纷: Nevicare forte. 17 莫: Non. 18 愁: Temere. 19 前: Davanti. 20 路: Strada. 21 无: Senza. 22 知己: Anima gemella. 23 天下: Sulla terra. 24 谁人: Chi. 25 不: No, non. 26 识: Conoscere. 27 君: Ti.
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Addio a Dong Da
Le nuvole gialle sparse per mille miglia velano il cielo. Il vento del nord soffia sulla neve e le oche selvatiche volano via. Non temere di non trovare la tua anima gemella. Sulla terra non c’è chi non ti conosca.
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泊: Ancorarsi. 2 船: Barca. 3 瓜洲: Città di Guazhou. 4 北宋: Dinastia dei Song settentrionali (960-1127). 京口: Città di Jingkou. 6 一: Uno. 7 水: Acqua. 8 间: In mezzo. 9 钟山: Luogo dove abitava il poeta. 10 只: Solo. 11 隔: Distare. 12 数: Alcune. 13 重: Classificatore. 14 山: Montagna. 15 春: Primavera. 16 风: Vento. 17 又: Di nuovo. 18 绿: Verde. 19 江: Fiume Azzurro. 20 南: Sud. 21 岸: Sponda. 22 明: Luminoso. 23 月: Luna. 24 何时: Quando. 25 照: Illuminare. 26 我: Io. 27 还: Ritornare. 1
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Ancorarsi a Guazhou
Tra Jingkou e Guazhou c’è di mezzo solo un fiume. Da qui a casa mia a Zhongshan ci sono solo delle montagne. Il vento di primavera rende verdi tutte le piante lungo il fiume. Chissà se con la luna piena1 tornerò a casa?
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In Cina la luna piena è simbolo di riunione della famiglia.
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I traduttori
Liu Chunhong
Luca Libertini
È professoressa d’italiano all’Università di Lingua e Cultura di Pechino, direttrice del Centro di Studi e Ricerca sull’Italia dell’Ateneo accreditato dal Ministero dell’Istruzione Cinese, segretaria generale dell’Associazione cinese “Classics Bilinguals”. Autrice di vari libri: Classe Capovolta e Didattica dell’Italiano in Cina, Franchising Your Business in China, Retorica italiana, Dizionario tascabile italiano-cinese-inglese. È traduttrice di fiducia presso l’Ambasciata d’Italia a Pechino; interprete simultanea per il governo cinese e per varie conferenze internazionali; interprete per la delegazione dell’ex presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e dell’ex presidente della Repubblica di San Marino Gian Franco Teranzi. È organizzatrice del corso di lingua italiana online, usufruibile tramite App su smartphone con oltre 17000 iscritti (01/09/2020).
Laureatosi in Lettere Moderne all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, ha poi proseguito gli studi post-Laurea in Inghilterra, prima presso l’Università di Durham e poi all’Università di Cambridge, seguendo la sua passione per gli studi americanisti. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca e d’insegnamento che variano dall’antropologia ed etnologia all’insegnamento della lingua, cultura e storia italiana. Attualmente è professore di Italiano presso la SIOL/Università delle Comunicazioni di Pechino.
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