MARIO COSMI
spiritualità
di
Tognetti
spiritualità
di
Tognetti
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Le foto pubblicate nel presente volume sono state gentilmente messe a disposizione dalla famiglia e dagli amici di don Mario
cammino
Da padre Pio
vita in Seminario
deve imparare
formazione?
primi gradi dell’Ordine
Vita di Seminario
meta
primi gruppi
del seminario
del personale
di Maria
ruolo delle famiglie
Case Emmaus
I sacerdoti
L’eremo di Rota
cHi eRA dOn MARiO
Ritratto di don Mario
Don Mario e la cucina
Il Cristo nell’esperienza di don Mario
Don Mario sacerdote
La Messa di don Mario
La Confessione
Don Mario padre
Uno che non si ferma mai
Un padre di molti figli
Don Mario e la povertà
Don Mario esorcista
Don Mario predicatore
La preghiera di don Mario
Don Mario e la Madonna
L’OPeRA
Don Mario fondatore
Da Missionari di Maria a Fraternità dell’Incarnazione
Le Costituzioni e i Missionari di Maria (marzo 1970)
Fraternità dell’Incarnazione (1975)
Lo sviluppo della Fraternità (1986)
Oratorio a Firenze
Rota
La Fraternità nel tempo
PensieRO TeOLOgicO e PAsTORALe di dOn MARiO
Andiamo a Lourdes
Nascondimento
Nascondimento ed Eucarestia
Nascondimento e sofferenza
Nascondimento e comunità
Com’è difficile perdonare…
Nascondimento e pellegrinaggi
seMe deLLA sOFFeRenZA
L’angelo di Firenze, Cristina Ogier
Daniela Spadoni. «Alzati mia bella, e vieni»
Teresa de Los Andes: faro di luce
Gregorio Sannino: “sposò” l’amore
e iL PARROcO
A San Giusto a Signano e le Bagnese
Con i giovani
Con le famiglie
Dolore e decisione
Fraternità si trasferisce nella Diocesi di Pescia
Nella nuova realtà
Un parroco molto attivo
Amicizia a suon di musica
Formare i parrocchiani
«Vai e prendi»
Altopascio
L’ULTiMO cAMMinO di dOn MARiO
Verso la fine
Solo con il Solo
Il funerale
La traslazione
dALLe PAROLe di dOn MARiO
Con il Cristo corredentori del mondo
Siamo figli della Resurrezione
Amami come sei
Gli occhi del redento
Srotolare la pietra dal cuore
Tenerezza: la speranza del cristiano
Mi vanto della mia debolezza
Non ho paura
cROnOLOgiA
bibLiOgRAFiA
I santi sono la gloria della Chiesa, e i santi locali sono di conseguenza la gloria della Chiesa locale. Che cosa sarebbe Siracusa senza una santa Lucia, o Catania senza una sant’Agata, una Lucca senza santa Gemma? La Chiesa è una e universale, eppure la comunità ecclesiale di Firenze è diversa da quella di New York, come quella di Tokio non somiglia a quella di Caracas. Il santo è un po’ come l’ipostasi della Chiesa di cui fa parte, per cui realmente le persone che hanno vissuto la santità in grado eminente sono anche coloro che danno un volto alla Chiesa locale nella quale sono nati, hanno operato, sono morti.
L’Italia, rispetto ad altre nazioni, è un paese che abbonda di santi. Questa è una grazia per noi, ma anche una responsabilità. E all’interno dell’intera nazione, alcuni luoghi paiono privilegiati rispetto ad altri. Don Divo Barsotti usava dire, per esempio, che nell’800 la Chiesa italiana ha conosciuto il “miracolo” dell’esplosione della santità cattolica in due città: Torino e Verona. E gli piaceva elencare tutti i santi, beati, venerabili e servi di Dio che queste due città diedero al mondo intero nel breve spazio di pochi decenni.
Se Firenze non può dire di avere avuto un secolo particolare di santità, può però vantare un numero davvero grandioso di santi, che nel corso del tempo hanno arricchito e dato lustro a questa Chiesa. Ogni tanto mi capita di fare questa domanda, quando parlo a un’assemblea di fedeli fiorentini: «Sapete che a Firenze ci sono ben cinque santi, qui sepolti, con il corpo incorrotto? Sapete dirmi chi sono?».
mario cosmi. vita e spiritualità
Difficilmente trovo persone che sanno dirmene due o tre… E se cinque sono solo quelli col corpo incorrotto, immaginarsi quanti sono i santi fiorentini in totale, che qui hanno dato testimonianza di fede viva, di santità di vita, di virtù eroica. Ci sono santi fiorentini che qui sono nati ma poi hanno vissuto altrove, come san Filippo Neri, e ce ne sono tanti altri che sono venuti da fuori ma qui hanno passato la loro esistenza, come santa Margherita Redi, il venerabile Giorgio La Pira, Girolamo Savonarola (non canonizzato, in verità, ma figura di primissimo piano).
Conoscere queste figure di luminosa testimonianza significa dare gloria a Dio, il quale si compiace di donare a questa terra, ancora oggi, uomini e donne che, con la loro vita, la loro parola e la loro azione hanno sparso il seme della Verità in queste contrade, hanno amato con cuore umano in modo divino, hanno dato gloria a Dio nella loro sofferenza, hanno testimoniato la fede fino all’ultimo re spiro.
Tra queste figure, spicca il sacerdote Mario Cosmi. Vissuto in epoca complicata, in pieno periodo Concilio Vatica no II, questo giovane prete dall’aria gioviale, figlio del popolo, ha innestato nel tessuto di una società che stava cambiando i valori di sempre, riuscendo nel difficile compito di essere, insieme, figlio del suo tempo e figlio dell’eterno; uomo di Dio e uomo per gli uomini. Credete, non era facile in questi anni. Alcuni sacerdoti si fecero prendere troppo dallo spirito della modernità e predicarono il ribal tamento delle istituzioni e delle “cose vecchie”; altri ancora tentarono di cristianizzare il mondo proletario del lavoro facendosi “come loro” (il movimento dei preti operai); altri interpretarono in modo sbagliato le variazioni nel campo pastorale, liturgico, catechistico, inventando sistemi, creando spazi originali del tutto soggettivi, e si allontanarono dalla Verità di sempre.
Don Mario Cosmi, senza tanti proclami, entrò nel suo tempo a capofitto, amò i giovani, le famiglie, i malati, accogliendo tutti i cambiamenti della società ma rimanendo fedele ai principi immutabili della Chiesa: la preghiera, l’Eucaristia, il Rosario, le devozioni, la fedeltà alla gerarchia.
Non fu facile, e don Mario dovette pagare e soffrire per questa sua fedeltà a tutto tondo. Ma egli è una perfetta sintesi di questo
lavoro di fermezza nella novità, perché la Chiesa è una e immutabile, non cambia nei princìpi dogmatici e parla con tutti. Ma, senza fare retorica, la Chiesa si immedesima e rende visibile nelle persone, per cui occorre vedere la persona che vive tutto questo per rendersi conto dell’immutabilità della Chiesa stessa e al contempo della sua straordinaria vitalità.
Don Mario è un prete fiorentino, un uomo vero. Filosofo, pre dicatore, educatore, fondatore, parroco, guaritore, egli ebbe e visse diverse vocazioni. Ma in tutte queste, il punto nodale e unificante fu l’amore per Dio e per la Chiesa, nella devozione radicata e profonda per la Vergine Maria, per il bene delle anime e la gloria di Dio.
Non era facile avvicinare don Mario, perché lo si sentiva vicino e al contempo lo si vedeva lontano, ricercato e nascosto al tempo stes so, uomo che ti dava l’impressione di dare tutto per te, e due secondi dopo lo captavi immerso nella sua realtà interiore.
Ma quando passa un santo, lascia il profumo, che è il profumo di Cristo.
Presentiamo questo primo lavoro su don Cosmi lasciando parlare più che altro lui (esistono fortunatamente diverse registrazioni origi nali), nella speranza che a questa prima parziale traccia biografica poi ne facciamo seguito altre, più approfondite. La scrittrice Mariadele Tavazzi, non nuova a questi lavori (ha scritto la biografia di don Stefano Gobbi, tradotta in cinque lingue, e sempre per la Società Editrice Fiorentina ha prodotto la vita di un’altra notevole figura fiorentina, Demarista Parretti), ha indagato sulla vita di don Cosmi, e a trent’anni dalla morte del sacerdote toscano ha tracciato questo suo profilo, che aggiunge un capitolo alla storia della santità della Chiesa fiorentina.
Ne abbiamo bisogno. Don Mario ci insegna a vivere nel nostro tempo con la fede di sempre, perché in ogni tempo, generazione per generazione, il Cristo è vivo e presente: Egli è lo stesso, ieri, oggi e sempre. Don Mario Cosmi ne è fedelissimo interprete.
«Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali».
DANtE ALIghIERI, Paradiso, xxxIII, 13-15
Mario Cosmi nacque il 2 maggio 1937, in pieno centro a Firenze, in via De’ Neri, partorito in casa come si faceva una volta. Più fiorenti no di così, non si potrebbe.
Firenze, città unica al mondo, straripante d’arte e di grandi poeti, di scultori, di pittori… capace di raccogliere tra le sue antiche mura, sulle sponde del fiume Arno, nobili palazzi, remote botteghe, stradine che s’intrecciano con la pietra scolpita e armoniosi giardini. Soprattutto, città di geni, di uomini di spicco. I fiorentini sono così: estremisti. Sia nel bene che nel male. Qui ci sono nati e vissuti grandi santi e grandi peccatori.
Città mariana, Firenze. La cattedrale, santa Maria del Fiore e, poco più in là, la basilica della Santissima Annunziata, costituiscono il centro ideale della Firenze cristiana. Vere furon le parole del vene rabile sindaco Giorgio La Pira: «Il Signore ha fatto di Firenze la città della santissima Annunziata! Non esiste altra città cristiana che sia, sotto questo aspetto, confrontabile con Firenze: la stessa struttura urbanistica della città si svolge in modo omogeneo attorno al mistero mariano: la città intera, tutta la sua cultura e tutta la sua storia, è come un poema che ha per centro Maria!»1.
Prima di lui fu il grande poeta fiorentino Dante a cantare la bellezza e la magnificenza di Maria, nel cantico del Paradiso, che ancora oggi si prega e si loda nelle feste a Lei dedicate: «Vergine Madre,
1 <https://aforismimania.it/frasi-e-aforismi/frasi-aforismi-firenze.html>.
figlia del tuo figlio… Nel ventre tuo si riaccese l’amore» (Paradiso, xxxIII), facendo sì che da questo lembo di terra si riconoscesse in tutto il mondo la grandezza di Colei che tanto ha amato la nostra patria.
In questa straordinaria città italiana, in una viuzza in pieno centro storico, in una domenica di maggio, quando la Chiesa ricorda il grande vescovo di Alessandria d’Egitto, tenace difensore della fede nella divinità del Cristo, sant’Atanasio, la famiglia Cosmi accolse l’arrivo del primogenito.
Nascere in Toscana è portarsi dietro, davanti alle genti, il segno del rigore e della bellezza, dell’allegria e della satira, che è “cosa rara, cosa cara”, come recita un antico proverbio toscano. La terra dove nasciamo lascia in noi la sua firma, e ne portiamo i caratteri, le sfu mature, le bellezze di cui essa è dipinta.
Mario nasce nel ’37, vigilia della seconda guerra mondiale, in pie na era fascista. È il tempo di papa Achille Ratti, Pio XI, di colui che primo, dai tempi della breccia di porta Pia, si offrì alla vista dei fede li, uscendo dalla basilica di San Pietro facendo un giro nella grande piazza lungo il colonnato del Bernini (era il 25 luglio 1929). Di por tata storica fu questo momento: il capo e maggiore responsabile del la Chiesa universale si rendeva di nuovo “visibile” al mondo, come per manifestare più concretamente la propria vicinanza al popolo di Dio. Uomo di carattere forte e deciso, ben sapeva che esisteva una sola realtà capace di riportare la pace nel mondo, tanto necessaria e agognata: riconoscere il Cristo come Re. Di somma importanza per la nostra storia sono le parole della sua enciclica Quas Primas (1925): «Da gran tempo si è usato comunemente di chiamare Cristo con l’appellativo di Re per il sommo grado di eccellenza, che ha in modo sovreminente fra tutte le cose create […] Tutti debbono riconoscere che è necessario rivendicare a Cristo Uomo, nel vero senso della pa rola, il nome e i poteri di Re». Riconoscere la regalità del Cristo, per Pio XI, significava anche affermare la giustizia nella società, fatta per dignità, per il bene co mune, l’ordine; significava riconoscere Dio e l’uomo secondo l’ordine naturale e divino, unica via per vivere degnamente questa nostra avventura umana. Non furono le parole della Vergine Maria ai tre
mario cosmi. vita e spiritualità
pastorelli, quando predisse la seconda guerra mondiale durante il pontificato di Pio XI, se gli uomini non fossero tornati a Dio?2
Fu araldo della verità, e con coraggio rifiutò di dare udienza a Hitler nel suo viaggio in Italia, non permettendogli di accedere agli edifici sacri dello Stato Vaticano, e proibì anche a tutte le case reli giose di esporre vessilli di accoglienza al cancelliere tedesco3.
La famiglia Cosmi era semplice, umile. Il papà Erasmo (1906-1980) era barbiere, la mamma, Beatrice Tinacci (1911-1996), casalinga. Era smo era abruzzese e aveva lasciato la sua città natale, Teramo, per problemi con il regime che era sorto in Italia, lavorando prima come dipendente barbiere a Torino, poi a Firenze. Qui, trovò un titola re che lo protesse e lo trattò come un figlio. Alla morte di questi, Erasmo subentrò nella sua attività, divenendo egli il proprietario. Grande lavoratore, che viveva con dedizione e professionalità il suo servizio.
A Firenze, nella casa dove inizialmente egli aveva una camera in affitto, conobbe la giovane Beatrice che lavorava come sarta nello stesso stabile e si sposarono.
2 «Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore». Seconda parte del “segreto”, nella redazione fattane da suor Lucia nella “terza memoria” del 31 agosto 1941.
3 «Alla notizia della previsione di una visita di Hitler a Roma, Pio XI aveva subito inviato una lettera di protesta a Mussolini, nella quale scriveva tra l’altro “Sua Santità si domanda se l’apoteosi spinta a tali eccessi di un nemico così confessato della Chiesa cattolica e della religione di Cristo non sia contraria anche all’articolo uno del Concordato nonché al buon senso”… Le indicazioni del Pontefice in relazione alla “venuta in Italia del Cancelliere del Reich, signor A. Hitler” erano state esplicite: “gli eccellentissimi vescovi riceveranno inviti a cerimonie in suo onore; il Santo Padre desidera che si astengano dall’accettarli vista la persecuzione religiosa in Germania”. Atteggiamento altrettanto rigoroso fu mantenuto dal cardinale Elia Dalla Costa a Firenze. Neppure lì venne concesso a Hitler l’accesso agli edifici sacri e le visite al duomo e a Santa Croce furono cancellate dal programma iniziale. Solo l’esistenza di una cripta dedicata ai martiri fascisti costrinse il cardinale a concedere al cancelliere tedesco di entrare in Santa Croce da un passaggio secondario, senza effettuare la visita dell’intero edificio. Dalla Costa fu molto chiaro nell’esplicitare i motivi delle sue decisioni, già nel febbraio in una lettera pastorale dichiarava “affatto contrarie alla dottrina della Chiesa le teorie di coloro che a Dio sostituiscono la stirpe, lo Stato o qualsivoglia ideologia politica e pretendono che l’individuo, la famiglia, e persino la Chiesa debbano servire queste pretese deità”» (<https://www.osservatoreromano.va/it/ news/2020-08/scontro-frontale-tra-pio-xi-e-mussolini.html>).
Beatrice era una donna gentile e semplice, e dopo il matrimonio si dedicò tutta alla famiglia. I due sposi si amavano; il papà era un uomo di carattere forte, ma non prendeva mai decisioni importanti per la famiglia senza consultare prima la sua sposa.
Il negozio di barbiere di Erasmo si trovava al centro di Firenze, vicino all’abitazione in via de’ Neri, dietro a Palazzo Vecchio. Nella stessa casa vivevano anche la nonna materna e la zia Giuliana.
Dal loro matrimonio nacquero tre figli. Il primo fu Mario, cui seguirono Franco (1942) e, con un bel salto di anni, Paolo (1959). La terza gravidanza fu, diciamo, imprevista. Con grande meraviglia gli sposi si trovano ad accogliere ancora una vita perché la mamma ormai aveva 48 anni, e quando nacque Paolo, il nostro Mario aveva 22 anni… Mario all’epoca era universitario, e fu il primo a sapere del nuovo arrivo: egli andò a ritirare il referto delle analisi della mamma, e chi lo consegnò si complimentò con lui, pensando che egli fosse il padre del nascituro.
Il lavoro di babbo Erasmo rendeva discretamente, anche se ci furono momenti di ristrettezze. Quella dei Cosmi era una famiglia onesta, ma di fede molto tiepida, se non inesistente: si andava a Messa nelle festività principali, i figli furono battezzati, ricevettero la Comunione e la Cresima, ma niente di più. Non si può dire che fosse una famiglia religiosa, anche se il rispetto, la sana educazione, l’insegnamento al lavoro furono ben impartiti tra le mura paterne.
Mario fu battezzato nel battistero di Firenze e madrina fu la zia Giuliana, sorella di mamma Beatrice, mentre la Cresima la ricevette nel duomo.
Nel 1954, quando Mario aveva 17 anni, la famiglia cambiò casa e si trasferì nella prima fascia periferica, in viale Redi, a poca distan za dalla stazione, a causa anche di dissapori familiari dovuti pure alla convivenza in ambienti ristretti e un po’ malsani, mentre questa nuova sistemazione, a quel tempo, avrebbe permesso una vita più serena, perché si trovava (allora) in campagna.
Ciò che i bravi genitori potevano fare per i figli, lo facevano. Per dire: un anno, dopo mesi invernali di lavoro e di scuola per i bimbi, la famiglia volle passare alcuni giorni di riposo e di svago in villeggiatura; il fratello di Mario ricorda di quando si recarono insieme al mare, nel 1948, a San Vincenzo (costa tirrenica nel livornese): per la
prima volta i bambini videro il mare dalla cabina del frenatore del treno, mentre passava sopra Castiglioncello. Qui, come si usava all’epoca, presero in affitto una stanza con l’uso di cucina. Altra volta, invece, se ne andarono a Cesenatico. In questi posti mai visti, Mario fece immediatamente conoscenza con i ragazzi del luogo, tanto da formare con il fratello Franco una bella combriccola di giovanotti e fanciulle, come richiedeva l’età.
Parte integrante della famiglia, come abbiamo visto, era la zia Giuliana, sorella della mamma Beatrice. Questa aveva un suo appar
tamento sopra a quello dei Cosmi. Non era sposata e veniva considerata realmente come una di famiglia. Non faceva mancare i suoi consigli, le sue idee, e forse a volte anche un po’ troppo… Però era amata, anche perché era “riuscita” nella vita, aveva studiato, faceva la maestra, viaggiava… Anche Mario, ormai sacerdote, per mostrarle affetto e forse per riportarla al Signore – era lontana dalla fede – le faceva leggere i suoi scritti, con la scusa di controllare la lingua italiana.
Mario era un ragazzo comune, un po’ grassottello – confida il fra tello Franco –, di carattere tranquillo e allegro. Era capace di essere il leader del gruppo, «era di compagnia, non s’imponeva con la forza, era un carisma che possedeva». Essendo il più grande dei figli era considerato come il punto di riferimento per i genitori nel rapporto con i suoi fratelli. Quando egli era ancora un ragazzo, dall’età di 1516 anni, i genitori spesso si consigliavano con lui per i vari problemi familiari. Ciò dimostra da una parte la grande stima verso questo giovane che mostrava una maturità forse superiore all’età, e dall’altra la capacità di essere una vera famiglia, luogo di dialogo e di confronto per la vita.
L’intesa tra i due primi fratelli, Mario e Franco, era molto forte, essendo piuttosto vicini d’età. Mario non era geloso dei suoi amici e non disdegnava di portare con sé Franco, che lo seguiva e lo vedeva un po’ come il modello. Dovunque andasse, qualunque cosa facesse, era sempre dietro con lui; c’era un’armonia che durò per tutta la loro vita.
Stessa fiducia e concordia, se pure in tempo diverso, fu con Paolo, il cucciolo. Mario, ormai sacerdote, mai lo abbandonò. Specialmen te nel periodo in cui si ammalò il papà, durante le vacanze portava a casa con sé il fratello più piccolo e non lo lasciava mai solo. Anche quando andava da qualche parte a celebrare la Messa, Paolo lo ac compagnava e si sentiva “importante”, poiché essendo il fratello del “don”, tutti lo guardavano e lo trattavano con riverenza.
Cosa sappiamo della prima infanzia di Mario? Ci dicono che dopo la scuola i due (Mario e Franco) si recassero alla chiesa di San Remigio, a pochi passi da Palazzo Vecchio, dove c’era una specie di oratorio, a giocare a ping-pong, mentre altre volte correvano liberi per i viottoli di Firenze a giocare a nascondino o a guardie e ladri.
Mario (a destra) e il fratellino Franco
Durante l’estate i provetti esploratori si allontanavano un po’ più da casa, arrivando ai giardini al di là dell’Arno, usando la pericolante passarella di legno che sostituiva il ponte distrutto dai tedeschi.
Quando si trasferirono nella nuova abitazione, in viale Redi, il gioco principale divenne il calcio, in un campo dove vi era anche una sorta di baracca che fungeva da chiesa. Mario, come abbiamo detto, aveva un carattere gioviale e amichevole, però non voleva mo strarsi inferiore agli altri, e una volta per farsi importante agli occhi altrui, la sparò davvero grossa. All’epoca gli americani spesso erano “ospiti” delle famiglie, così anche lui disse che anche la sua famiglia li teneva in casa. Stupiti e incuriositi, poiché sapevano che non ave vano spazio per ospitare altre persone, chiesero: «Ma dove li tenete?» – «A dormire con la nonna». La balla colossale generò una generale risata, immaginando gli americani con la nonna.
Di certo non pensava di farsi prete, anche perché in famiglia non respirava quell’aria religiosa che poteva instradarlo su una vita di fede. A proposito di questo, Mario raccontò: «Il mio più grande amore l’ho avuto a sette anni e mi sembrò che mi cadesse l’universo addosso, quando una certa Laura, figlia del pastore protestante della mia zona mi disse: “se non ti converti non ti sposerò mai”. Facevo fatica ad essere cristiano cattolico per conto mio, figuriamoci se avessi accettato di convertirmi al protestantesimo…»4. Doveva avere un certo successo col gentil sesso, questo Mario, nonostante il suo sovrappeso, tanto che egli stesso si definiva “un cacciatore”. Un gior no, ricordando quei tempi, disse a proposito di una certa “Michi”, che suscitava il suo interesse: «Le avevo fatto la caccia per diverso tempo… Ma spesso, quando mi fidanzavo con queste figliolucce, dopo la caccia le mollavo»5. Emerge il ritratto di un giovanotto cui piaceva più “cacciare” che “concludere”. Niente di male in questo: era un ragazzo. Ormai sacerdote, richiamava questi momenti del suo passato per sottolineare come le vicende vissute, che fossero state belle o brutte, di sofferenza o di gioia, se vissute sotto lo sguardo di Dio, potevano divenire maestre di vita.
Oltre che “cacciare”, gli piaceva anche pescare (questa volta in senso letterale), e andava per fiumi e mari insieme a un signore ami co di famiglia, un certo Agostino. Egli ricorda:
Mario nel giorno della prima Comunione
Firenze, Via de' Neri, casa natale di don Mario
Fin da piccolo ho avuto un amico, un pescatore. La mia gioia era che mi portasse con sé, all’alba o al tramonto. Qualunque fatica era nulla pur di stare insieme, ai tramagli o alle sardine. Volevo che lui pescasse più di tutti, fosse il più veloce, il più abile, il più fortunato; stavo giornate intere ad ascoltare le sue storie, e quando c’era il libeccio e non si poteva uscire in mare, mi piaceva che tutti gli facessero corona a ricordare. Egli, da parte sua, mi insegnava tutto quello che sapeva, i segni dei colori dell’acqua, i movimenti dei pesci, l’uso delle reti. Era sempre una festa stare con lui. Ho imparato la devozione e la fedeltà, l’ascolto e la gioia, la disponibilità e la fierezza per i successi dell’amico, la condivisione e lo spirito del servizio6.
A scuola riusciva bene, non ebbe mai particolari problemi; solo in quarta ginnasio ebbe un inspiegabile crollo, tanto che, con sorpresa di tutti, fu bocciato e dovette ripetere l’anno. La famiglia pensò che vi fosse qualche problema nella classe e decise di toglierlo dalla scuo
6 MARIO COsmI, Sabato senza vespri – appunti per una spiritualità del nascondimento, Fra ternità dell’Incarnazione, stampato in proprio, p. 117. Le maggiori citazioni riportate in questo libro-biografia di don Mario sono prese da questo scritto dell’autore. Per non appesantire il testo di note, non verranno riportate ogni volta, ma solamente richiamate tra le virgolette. Invece le altre citazioni saranno segnalate.
mario cosmi. vita e spiritualitàla pubblica e di fargli continuare il liceo classico privatamente dagli Scolopi di Firenze. Qui la risposta del ragazzo fu eccellente, divenne tra i primi della classe, anche grazie a un professore, padre Ernesto Balducci, che poi divenne famoso a Firenze e non solo per i suoi scritti e le sue pubblicazioni. Dagli Scolopi, Mario Cosmi iniziò a sentire parlare più seriamente della religione, di Dio, ma in particolar modo ad appassionarsi della filosofia.
Dopo il liceo, s’iscrisse proprio all’Università di Lettere e Filo sofia, a Firenze. Era davvero bravo, uno dei migliori del suo corso, divenendo allievo del filosofo Eugenio Garin.
Mario, consapevole della sua capacità e della sua intelligenza, si sentiva un privilegiato a essere al seguito di questo professore e di venne motivo di vanto farsi vedere con lui, conosciuto nell’ambiente fiorentino. Il professore infatti amava girare per le vie della città e frequentare le librerie, e non mancava mai di essere attorniato dai giovani studenti che pendevano dalle sue labbra e dalle sue idee. Tra questi, naturalmente, c’era Mario.
Non immaginiamolo, però, solo e ricurvo sulla sua scrivania immerso nei libri. Il suo carattere allegro e di compagnia non era venuto meno, e non mancava di dimostrarlo alle feste universita rie. In quegli anni una certa goliardia andava di moda nel mondo universitario, e in occasione della famosa “festa della matricole” egli si presentò vestito da Nerone. La cosa piacque ai rivali senesi, a tal punto che lo “rapirono” e lo portarono a Siena; la cosa finì anche sul giornale «La Nazione» di Firenze. Fu una vicenda seria! Per tre giorni fu da loro segregato. Ma, si sa come finiscono queste go liardate… Egli stette al gioco e dopo anni, raccontando l’episodio, don Mario confessò apertamente che furono tre giorni di grandi mangiate e bevute.
In quei primi anni universitari si legò seriamente a una ragazza di nome Gigliola, di origine e famiglia ebrea. Fu un fidanzamento vero: i due pensavano di sposarsi e costruire insieme un futuro. Ma la famiglia di lei era contraria a tale unione perché consideravano Mario un giovane filosofo spiantato e senza alcuna prospettiva per il futuro… Fecero pressioni sulla figlia perché lo lasciasse e i due ebbero a soffrire. Ma, a dire la verità, nel frattempo anche qualcosa
mario cosmi. vita e spiritualità
di furtivo e silenzioso s’era introdotto nel cuore del giovane Mario. Egli riusciva bene, si districava con leggerezza in tutti quei discorsi di Aristotele, Platone, Socrate… ma stava cominciando a capire che la filosofia non poteva essere il suo futuro. Qualcun altro era alle porte, lo aspettava, e si affacciava sempre più potentemente al suo cuore.
12 maggio 1937
Mario Cosmi nasce a Firenze da Erasmo e Beatrice Cosmi.
1954 La famiglia Cosmi si trasferisce in Viale Redi, Firenze.
Verso i 15/16 anni Mario è iscritto al Ginnasio degli Scolopi di Firenze. Qui conosce padre Balducci. Inizia a sentire parlare di religione in modo molto più serio.
Verso i 16/17 anni Frequenta il Liceo Classico Michelangiolo di Firenze.
A 19 anni
S’iscrive a Filosofia all’Università di Firenze. Anni universitari Mario inizia a frequentare don Giancarlo Setti e le sue attività, studia e diventa il pu pillo del docente Eugenio Garin. Primo viaggio a Lourdes. Mario incontra e conosce la famiglia Ogier, con la quale stringe un’amicizia che durerà negli anni.
Verso 1960/61
Estate 1962
Prima della laurea Mario decide di entrare nel Seminario di Firenze.
Si reca a San Giovanni Rotondo e ha modo di conoscere il santo padre Pio. Si confessa, ha un colloquio con il frate e ascolta la san ta Messa.
mario cosmi. vita e spiritualità
1963 Riceve gli ordini minori: tonsura, lettorato. Natale 1963 Conosce il servo di Dio Divo Barsotti in seminario.
29 giugno 1963
Viene ordinato suddiacono.
8 dicembre 1964 Viene ordinato diacono.
29 giugno 1965 Nel duomo di Firenze viene ordinato sacerdote da mons. Ermenegildo Florit.
dal 4 agosto 1965 all’ottobre 1969 Viene mandato come aiuto parroco a don Franci, nella chiesa di Santo Stefano in Pane a Firenze, quella che fu la parrocchia di don Facibeni.
Don Mario inizia le prime attività, i primi incontri con i giovani e mette su la prima rete di aiuto per chi era bisognoso dal 1965 al 1970 Viceassistente Fuci e correttore della Com pagnia de’ Nobili.
dall’ottobre del 1969 all’ottobre del 1970 Assistente al Seminario Minore di Firenze. primi anni ’70 Don Mario conosce p. Valfredo e costitui scono i Missionari di Maria. Iniziano insieme una sorta di pastorale per un paio di anni.
Anni 70/71 Inizia a prendere vita l’Opera di don Ma rio, con le prime Case Emmaus. Vengono scritte le prime Costituzioni, le quali riportano nell’intestazione il nome di “Missionari di Maria”.
1971 Viene donata a don Mario e alla sua Opera Rota.
14 febbraio 1971
15 ottobre 1976 Diventa Parroco di S. Andrea a Morgiano, ma intanto continua ancora il suo apostolato nella città di Firenze andando tutti i giorni, per poter ricevere le persone, confessare, benedire presso la chiesa di S. To massino in via della Pergola.
15 ottobre 1976
Estate 1980
Inizia con regolarità e frequenza a organizzare pellegrinaggi a Lourdes.
Parroco di S. Giusto a Signano e Le Bagne se a Scandicci.
1975 Don Mario scrive nuove costituzioni e il nome dell’Opera è Fraternità dell’Incar nazione, la quale è composta dalle Case Emmaus, dalle famiglie e dal ramo sacerdotale.
Fine anni ’70 Vengono ordinati i primi sacerdoti della Fraternità dell’Incarnazione.
Fine 1980
Inizio 1981
Trasferimento nella diocesi di Pescia – aiuto parroco nella di S. Stefano e Niccolao.
9 agosto 1983 Incardinazione nella diocesi Pescia.
7 ottobre 1986
Festa della Madonna del Rosario, il vescovo di Pescia emana il Decreto di Ricono scimento della Fraternità dell’Incarnazione come Associazione Pubblica mista di fedeli e Laici. Viene approvato il Regolamento della Fraternità dell’Incarnazione.
1987 Viceparroco nella Chiesa di Santi Pietro Apostolo e Marco Evangelista a Pieve e Nievole.
1 luglio 1987
al 1989
Parroco nella Chiesa di santi Pietro Apostolo e Marco Evangelista a Pieve e Nievole. 1987 fine estate Ultimo pellegrinaggio a Lourdes di don Mario.
dal 1989 Don Mario è trasferito nella chiesa di S. Ja copo Maggiore ad Altopascio.
1992 L’Oratorio delle Grazie a Firenze affidato alla Fraternità nella persona di due consa crate della stessa.
settembre 1992 Primo trasferimento della Fraternità a Roma, al Corviale.
mario cosmi. vita e spiritualità
ultimi mesi 1993 Don Mario per motivi di salute si trasferisce a Rota.
14 novembre 1993 Morte di don Mario.
15 novembre 1993 Funerale di don Mario ad Altopascio e poi trasportato nel cimitero di Incisa Val d’Ar no.
14 novembre 2008 Traslazione nel piccolo cimitero di Rota.
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https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1998/may/docu ments/hf_jp-ii_spe_19980530_riflessioni.html
video:
https://www.youtube.com/watch?v=mVSkKjC5nLw; http://www.santiebeati.it/dettaglio/95686
Si tratta di testi che ripropongono al vasto pubblico esperienze significative, memorie nasco ste, testimonianze, biografie, documenti e approfondimenti sul pensiero e l’opera di uomini che nel loro impegno quotidiano (civile, politico, religioso) hanno avvertito come cruciale la domanda sul significato della loro esistenza.
PIERO BARgELLINI, Il miracolo di Firen ze. I giorni dell’alluvione e gli “angioli del fango”, con un testo di Lelia Cartei Bargellini, 2006
EDOARDO MARtINELLI, Don Lorenzo Mi lani. Dal motivo occasionale al motivo profondo, con il testo integrale della Lettera ai giudici, 2007
Giorgio La Pira. I miei pensieri, a cura di Riccardo Bigi, con una testimonianza di Giulio Andreotti, 2007
SILvANO PIOvANELLI, Don Giulio Facibeni. «Il povero facchino della divina provviden za», 2008
Don Divo Barsotti. Il cercatore di Dio. Dieci anni di interviste, a cura di An drea Fagioli, presentazione di Camillo Ruini, 2008
ROLANDO PERRI, Presenze femminili nella vita di don Lorenzo Milani. Tra miso ginia e femminismo ante litteram, 2009
ALbERtO MIgONE, Testimoni nel quoti diano, a cura di «Toscana Oggi», intro duzione di Andrea Fagioli e Romanello Cantini, 2010
MARIO BERtINI, Don Carlo Zaccaro: la fantasia dell’amore, Profilo biografico, interviste, testimonianze, presentazione di Mario Graev, 2011
ANDREA BELLANDI, FRANcEscO MININ NI, Roberto Benigni. Da «Berlinguer ti voglio bene» alla «Divina Commedia»: il percorso di un comico che si interroga su Dio, a cura di Riccardo Bigi, 2011
ANtONIO MIscIO, I Salesiani di don Bosco a Firenze (1881-2011), 2011
SILvANO NIstRI, Elia Dalla Costa, prefazione di Giuseppe Betori, 2011
PIERFRANcEscO AmAtI, Don Mario Boret ti, 2012
DON RENZO ROssI, Lettere dal Brasile, a cura di Matteo del Perugia, 2012
ANDREA CEccONI, GIANcARLO ROc chIccIOLI, Padre Ernesto Balducci. “Una fuga immobile”, 2012
ANtONIO LOvAscIO, Giovanni Benelli. Un pastore coraggioso e innovatore, pre fazione di Giuseppe Betori, 2012 Giorgio Falossi. Una stagione della Chiesa fiorentina (e non solo). Lettere (19661987), a cura di Maria Livia Bendinelli Predelli, 2013
MARIO BERtINI, Don Alfredo Nesi. Un discepolo di don Facibeni che fece brilla re la partenità di Dio, presentazione di Silvano Piovanelli, 2013
MARIO BERtINI, Don Renzo Rossi. Un di vino colpo di tosse, prefazione di Andrea Fagioli, 2014
MINO TAgLIAFERRI, L’odore delle pecore. Dal Concilio Vaticano II a papa France sco, presentazione di Maria Teresa Cec cherini Guicciardini, 2014 DuccIO MOschELLA, Maria Cristina Ogier. Il più felice dei miei giorni, prefazione di Bernardo Francesco Gianni, 2014
GIOvANNI PALLANtI, «L’Ultima». Scrittori, artisti e teologi tra cattocomunismo e fasci smo, postfazione di Carlo Lapucci, 2016 CARLO PARENtI, La Pira e i giovani. Ron dini in volo verso la primavera di papa Francesco, prefazione di Gualtiero Bas setti, 2016 MARIO BERtINI, RIccARDO BIgI, Don Cuba. Il prete volante ha vinto ancora, 2016
ANDREA FAgIOLI, Silvano Piovanelli. Pa dre, fratello, amico, 2017 GIOvANNI PALLANtI, La Pira e la DC. Una storia di libertà contro le ideologie totalitarie del XX secolo, 2017
MARIO BERtINI, Don Piero Paciscopi. Storia di un “santo” prete di campagna, 2018
Una storia democratico cristiana. L’ultima intervista al senatore Ivo Butini, a cura di Francesca Butini, 2020
MARIADELE TAvAZZI, Demarista Parretti. La vita, la spiritualità, 2020 StEFANO ZEcchI, Volersi bene malgrado tutto. Don Giorgio Tarocchi parroco di Settignano (1970-2017), 2021
MARIADELE TAvAZZI, Mario Cosmi. Vita e spiritualità, 2022