Alessandro Polcri Vera Lúcia de Oliveira, nata in Brasile, è ricercatrice di Letterature Portoghese e Brasiliana presso l’Università di Perugia. È autrice di numerosi lavori su poeti contemporanei pubblicati in riviste italiane e straniere. Scrive in portoghese e in italiano. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Sandro Penna (1988) e il Premio Nazionale di Poesia Senigallia Spiaggia di Velluto (2000), oltre a essere fra i tre finalisti vincitori del Premio Internazionale di Poesia Pasolini (2006). È presente in riviste e antologie pubblicate in Brasile, Italia, Spagna, Romania, Portogallo e Germania. In Italia, fa parte della redazione della rivista online «Fili d’aquilone».
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VERA LÚCIA DE OLIVEIRA LA CARNE QUANDO È SOLA
La carne quando è sola è un libro potente e intenso scritto da una poetessa brasiliana che insegna in Italia (un raro caso di bilinguismo poetico perfetto) e che sapientemente mescola due tradizioni culturali opposte: quella della poesia del corpo e del suo scontro-incontro con la vita, e quella animata dalla sempre affiorante idea di un oltrevita percepito come contraddittorio e sfuggente. Vera Lúcia de Oliveira lascia parlare diverse personae (una terza persona alternata a un io ora maschile, ora femminile) che mai si impastano davvero con i fatti minuti della realtà riuscendo invece a distaccarsene per giungere a considerazioni generali spesso gnomiche e filosofiche (sulla transitorietà del nostro passaggio terreno, sul desiderio che lo anima e sulla sempre presente percezione di una mancanza) compensate da un inesausto bisogno di ricerca di senso (di cos’altro deve in fondo parlare un poeta?) che si materializza in urli rochi e lamenti sottili, piccole particelle di consapevolezza che ostacolano e contengono la disillusione o il grado zero della speranza (forse la cifra della raccolta) mediante il riconoscimento del valore epigrafico delle parole poetiche, guizzi semivivi del linguaggio divenuto il segno di una evidenza ormai accettata.
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UNGARETTIANA
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collana di poesia, traduzioni e saggi diretta da Paolo Valesio e Alessandro Polcri
«Ungarettiana» si interessa a un’esperienza di poesia che sappia fare convivere un forte senso della situazione italiana con una significativa apertura internazionale. Nel repertorio della collana rientrano libri monolingui in italiano, libri bifronti (tradotti in italiano) e saggi. Siamo convinti che la poesia sia in prima istanza ricerca di linguaggio e linguaggio della ricerca. Ma quello che noi in ultima analisi cerchiamo non è, come spesso accade di trovare nella lirica contemporanea, un eccesso di esistenza al ribasso, spesso ridotta a catalogo di fatti insignificanti narrati con una lingua scolorita; è, semmai, una nuova e accresciuta quantità di vita e di pensiero. Lo stile sarà la forma di quella quantità e sarà a volte semplice, a volte – perché no? – complesso e seletto. Ma saranno i poeti che sceglieremo a condurci là dove ancora non sappiamo di voler andare.
Vera Lúcia de Oliveira
La carne quando è sola premessa di
Paolo Valesio prefazione di
Alessio Brandolini
Società
Editrice Fiorentina
La presente raccolta di poesie ha vinto il Primo Premio internazionale di poesia “Piero Alinari” 2009, organizzato dalla Fondazione Vittorio e Piero Alinari (www.fondazionealinari.it) con il contributo di Ente Cassa di Risparmio di Firenze
© 2011 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn 978-88-6032-136-7 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Copertina a cura di Raffaele Ricciardi (Grafica elettronica, Napoli) In copertina GonÇalo Ivo, aquarela (per gentile concessione dell’autore)
premessa
L’anno 2009 ha visto l’inaugurazione a Firenze del Primo Premio Internazionale di Poesia “Pietro Alinari”, conferito all’inizio di luglio di quell’anno. Il Premio si articola in due sezioni: “Raccolta inedita” (rivolta a tutti gli autori con testi in lingua italiana a tema libero, ma con una tematica e un’apertura internazionali), e “Poesia inedita” (aperta a giovani autori di meno di trent’anni con testi in lingua italiana a tema libero). La seconda edizione del Premio avrà luogo nel corrente anno 2011. Anche quest’anno, il Premio Internazionale di Poesia “Pietro Alinari” intende continuare la sua vocazione internazionale, e incoraggiarne lo sviluppo. La Commissione del Premio (composta nel 2009 da Paolo Valesio, Simone Magherini, Alessandro Polcri, Andrea Ulivi, Beatrice Paolozzi Strozzi, Alfredo De Palchi) ha riconosciuto e votato all’unanimità, per la sezione “Raccolta inedita” del Premio, Vera Lúcia de Oliveira, con la sua raccolta Quando la carne è sola. In accordo con le stipulazioni del Premio, la raccolta viene pubblicata nella collana di poesia, traduzioni e saggi «Ungarettiana» emanante dalla rivista «Italian Poetry Review», la quale ringrazia la Fondazione Vittorio e Piero Alinari e il suo presidente Simone Magherini per il contributo alla stampa di questa raccolta. La motivazione del Premio indica che la Oliveira «osa scrivere un canzoniere d’amore, anche se di tipo partico-
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lare: un amore coniugato con la malattia e la sofferenza, connesso ai due poli della nascita e della vecchiaia, e che si esprime a volte attraverso una soggettività maschile. L’autrice si esprime attraverso un parlato continuo, fitto e calmo, con uno stile sghembo esente da particolari novità formali. La dimensione internazionale pertiene alla base di esperienza della scrittrice, anche se non è direttamente presente nei testi». Paolo Valesio Presidente della Commissione
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il cuore che precipita nel vuoto
annaffiare l’odio lucidarlo carezzarlo cullarlo nel corpo Vera Lúcia de Oliveira
La luce urta i corpi che preferiscono starsene in disparte, lontani dalla vita rumorosa e, a volte, persino dagli affetti, nascosti da tutto e da tutti, in penombra, come se il cuore precipitasse nel vuoto. Quanto dolore e odio può contenere una simile rinuncia? Poesia che dà voce all’anima delle cose, all’amore «che si fa muro», come se vivere e voler bene fosse troppo difficile o, meglio, qualcosa che allontana dal nucleo essenziale, quello infinito che precede e segue la vita. La carne senza spirito, la carne quando è sola, appunto, ultima raccolta poetica di Vera Lúcia de Oliveira che si stacca dai suoi precedenti libri, come riassumendoli tutti e allargando lo sguardo sugli esseri viventi e sugli animali, sul dolore del cosmo e le ferite (le passioni) del corpo. Poesia spirituale anche in assenza di Dio, della fede, ma qui occorre chiarire la struttura poematica di questo libro: è una storia in versi, un flusso intensissimo di grumi narrativi che tracciano un mondo particolare, con i suoi luoghi e panorami, case e personaggi, convinzioni e speranze. A parlare sono i tanti protagonisti di queste vicende, con le loro paure e manie, uomini e donne,
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anziani e malati. Non si sa di che parte del pianeta, in che tempo storico. È qualcosa di ancestrale, un mondo antico legato alle nostre origini, all’immaginazione, eppure saldamente congiunto al presente, qualcosa che parla di altri per parlare di noi, come se la visione del baratro, qui messa a fuoco verso dopo verso, ci fosse preclusa. La sofferenza e la morte spazzate sotto il tappeto, nel nostro mondo mediatico, forzatamente gaudente. Qui il dolore, al contrario, osserva il mondo con «occhi di odio», si riprende la rivincita e parla di se stesso: non si nasconde, non s’imbelletta, dà all’esistenza un taglio obliquo e respingente, al quale non siamo affatto abituati. Mescola la vita alla morte, all’attesa, all’assenza, al parto, alla sofferenza, al vuoto esistenziale e il corpo lo si trascina «come un peso morto». Rarissimo scrivere con tanto coraggio: senza pudore né trucchi, lasciare libero il dolore e l’odio di esprimersi liberamente, di raccontare il mondo dal loro punto di vista e per questo si pensa allo scandaloso ma grandissimo Céline di Morte a credito e Da un castello all’altro, all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Nei testi poetici di La carne quando è sola il vivere è percepito come vanità, come vizio consustanziale all’uomo, qualcosa di ridicolo che ci si porta dietro fino alla morte, alla lapide con foto e riassunto bio-bibliografico. Non come gli animali che vanno a morire lontano, «si accucciano non si fanno vedere / nascondono agli altri il dolore». I densi spaccati narrativi di Vera Lúcia de Oliveira provengono da un mondo che rifiuta tutto questo, non riesce né vuole prendersi in giro. Un mondo «a parte», spietatamente sincero, duro e tenero allo stesso tempo, affollato di gente che soffre senza vergogna, discute, ricorda, impreca. Singoli individui
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che prendono la parola e narrano in versi la loro umile storia, il male di vivere che si ripercuote persino sulle cose, sugli alberi, sulla natura. Libro scritto direttamente in italiano da una brasiliana, forse questo spiega alcune significative peculiarità. Per esempio la geografia misteriosa, la coralità dei personaggi che ricorda le storie di João Guimarães Rosa e il linguaggio franto ed essenziale, che ha assorbito la lezione di Giuseppe Ungaretti e di Sandro Penna (qui ricordato in alcuni versi) e del connazionale Lêdo Ivo, così attento e partecipe al dolore degli umili. La carne quando è sola di Vera Lúcia de Oliveira affascina e percuote all’interno il lettore, per via delle ferite che mostra, per il dolore cosmico e leopardiano – così pieno di dubbi e di domande – e il vuoto che racchiude («il cuore si era precipitato / aveva riversato sul corpo / il dolore e ogni organo / ora martellava / per riempire il vuoto»), per via della sua tenera voce che senza sosta dialoga sul significato della nascita e della morte, dell’odio e dell’amore. Dell’anima e del corpo. Alessio Brandolini
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la carne quando è sola
«Sorelle, a voi non dispiace ch’io segua anche stasera la vostra via? […] solo ascoltando le vostre anime andare – solo rubando con gli occhi fissi l’anima delle cose –». Antonia Pozzi
quanto era bello il mare azzurro d’estate il vento fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole poi ho visto le cose sformarsi e mettersi a soffrire come se si fossero pentite della loro felicitĂ
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Indice 7 Premessa di Paolo Valesio 9 Il cuore che precipita nel vuoto di Alessio Brandolini
La carne quando è sola
quanto era bello il mare azzurro d’estate se era perché tutto si disperdesse fra le cose ho avuto lunghe giornate di sogno dal dolore sono nato come ogni essere quando ero piccolo portavo dentro di me non ce l’ho con chi mi ha convocato alla vita per telefono ha detto ora mi sposo sai dire se anche di là c’è vita? dalla finestra sentiva il rumore del vento aveva una gamba che non ubbidiva più diceva che la vita era bella se presa a piccoli dosi a far sorridere un bambino ci vuole poco non aveva vissuto abbastanza? alla mamma non posso dire che la luce mi urta camminare nel buio
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cosa si sa del dolore? è l’energia del mondo questi passeri passeggiano fra i morti ho messo dentro la terra un lettino mamma tanti giorni sono stato nel buio sui rami spezzati poi chiameremo le rondini sempre più piccole le cose messe a dormire il poeta Sandro Penna andavo per i viali del cimitero da vent’anni si preparava i giovani non hanno il senso del dolore se mi avesse amato dicevi la poesia è un lampo è una parola è una luce è una nube liscia carne in quei giorni di pioggia pesante passava ore a guardare la conoscenza di ogni voce giungi in un soffio se sei venuto dal tempo non si desta dal suo sonno chi conterà i giorni del vuoto? le anime piccole andranno in cielo annaffiare l’odio lucidarlo neanche a pensarci diceva non tornava da 8 mesi dell’amore rimane un muto non era venuto nessuno non basta chiedere implorare l’amore ne ho viste di genti e di cose
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lo infastidiva ogni giorno di pi첫 che avesse dimenticato dentro se stesso il modo desidero che Dio mi abiti aveva imparato a osservare le rondini i sogni si sono staccati da noi
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Nota bio-bibliografica