Enzo Piccinini
IL FUOCO SOTTO LA CENERE Prefazione di Marina Corradi
Invito alla lettura di Ilia ed Alberto Vita e Destino Corpi e anime Lettere sul dolore
Enzo Piccinini
Il fuoco sotto la cenere Invito alla lettura di Ilia ed Alberto, Vita e Destino, Corpi e anime, Lettere sul dolore prefazione di Marina Corradi
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Editrice Fiorentina
Š 2018 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice isbn 978-88-6032-478-8 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Copertina a cura di Studio Grafico Norfini, Firenze In copertina Enzo Piccinini durante una gita sul Monte Cusna, aprile 1997
Indice
7 Prefazione di Marina Corradi
Il fuoco sotto la cenere
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Ilia ed Alberto
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Vita e Destino
67
Corpi e anime
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Lettere sul dolore
119 L’autore
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La Fondazione Enzo Piccinini
Prefazione
Un medico, un eccellente chirurgo, abituato ad avere la vita dei pazienti nelle sue mani. Abituato a trovarsi di fronte le questioni fondamentali. È cresciuto con don Giussani, e con i libri che Giussani gli faceva leggere. Gli viene chiesto di presentarne alcuni. Quattro grandi libri che hanno accompagnato la sua giovinezza. Accade venti, o anche oltre trent’anni fa. Eppure questi interventi di Enzo Piccinini sembrano pronunciati oggi. Vita e Destino di Grossman, Corpi e anime di Maxence van der Meersch, Ilia ed Alberto di Angelo Gatti, Lettere sul dolore di Emmanuel Mounier. La prima metà del Novecento ripresa da angolazioni diversissime: Grossman era un inviato sul fronte russo di «Stella Rossa», il giornale dell’esercito sovietico, Mounier un intellettuale cattolico francese. Ilia ed Alberto è il dramma di una coppia borghese a Milano, Corpi e anime l’incrocio rovente di ambizioni e fallimenti in un gruppo di medici, in quell’inizio secolo in Francia in cui la scienza prometteva di salvare il mondo. Storie, dunque, di uomini di ottanta o più anni fa. Potrebbero risultarci lontane. Potrebbero non riguardarci. Ma un filo corre fra queste pagine: la domanda del senso della vita, la ricerca della felicità e la sfida aspra del dolore – che sia il dolore annichilente sul fronte russo o 7
quello, privato ma cocente, di un marito che perde la moglie amatissima. È questo il nodo cui Enzo Piccinini voleva costantemente ricondurre i suoi ascoltatori: non “delle” domande ma “la” domanda, quella insita nel cuore dell’uomo, spesso censurata o negata, ma sempre infine riemergente sotto alle ceneri di sconfitte e fallimenti. C’è una sfida dunque che percorre questi dialoghi con il pubblico: ricondurre ogni ascoltatore alla “sua” domanda, rimetterlo dentro al cuore della propria umana vicenda. È difficile infatti, leggendo, non sentirsi provocati da Piccinini. Io stessa ogni tanto mi sono fermata, ho riletto una seconda volta una frase, l’ho sottolineata: colpita, perché quella parola sembrava detta proprio per me. Grossman, con la sua scrittura da straordinario cronista precipitato nel centro dell’inferno, nello scontro finale fra Germania nazista e Urss, insiste nel suo romanzo sul tema del bene e del male. «Io – scrive in Vita e Destino – sono stato testimone dell’incrollabile forza dell’idea del bene universale sorta nel mio paese. Io ho visto questa forza nel periodo della collettivizzazione integrale, l’ho vista nel ’37. Sono stato testimone di come si sterminano gli uomini in nome dell’idea di bene tanto meravigliosa e umana quanto l’ideale del cristianesimo. Ho assistito alla morte per fame di interi villaggi, ho visto bambini di contadini morire tra la neve della Siberia, ho visto convogli che portavano in Siberia centinaia e migliaia di uomini e donne…». Qualsiasi potere che pretenda di determinare il bene comune per tutti si fa violenza, è la testimonianza di Grossman – che non pubblicò mai Vita e Destino. Aveva visto al fronte ogni sorta di atrocità, ma anche, sottolineava Piccinini, aveva assistito a brevi episodi di una bontà istintiva, cieca, di cui talvolta gli uomini sono capaci. Come nell’episodio di Semënov, il soldato moribondo e 8
lercio e pieno di pidocchi che viene lavato amorevolmente da una vecchia in un’isba – e dalla gola gli sale allora una parola rauca: «Mamma, mamma». Ma basta questo bene istintivo nel fondo del cuore degli uomini a salvarci? È la speranza di Grossman, ma egli stesso narrando il destino dei suoi personaggi sembra ammettere che il potere alla fine corrompe tutto e tutti. Piccinini conclude: «Ci vuole qualcosa d’altro a salvare l’uomo che non la sua bontà insensata, perché da sé non è capace né di farsi né di realizzarsi». Ci vuole Gesù Cristo. È da un Altro che prendiamo tutto. Piccinini: «Tra i due poli, la consapevolezza di essere niente e la certezza di un Altro che ha colmato gratuitamente questo grande vuoto, scatta una scintilla». È questa, conclude in una lontana sera di Avvento, l’«indomabilità del cristiano». Da una tragedia mondiale a una casa di Milano, una casa in cui non manca niente, e due sposi, Ilia e Alberto, si amano. Lei ha una gran fede, lui invece si è costruito quel poco di Dio che gli serve, a sua misura – come fanno in molti. Tutto va bene, finché non irrompe una malattia incurabile della moglie. Alberto – Piccinini ne descrive la parabola – attraversa la feroce ribellione di Giobbe, poi si rifugia nell’immaginare la moglie ancora viva, poi si arena nell’indifferenza totale alla vita, e desidera il suicidio, e lo sfiora. Ma anche Alberto si ammala, e nella debolezza avverte che qualcosa lo sta cambiando, che ha un nuovo bisogno di amore e di pietà. Fino, spiega Piccinini, al giorno in cui si arrende, e pronuncia il suo “sì”: abbandona la moglie tanto amata al Mistero, e capisce che Ilia sarà sempre con lui. «È il sì – continua il medico – che diciamo al Padre eterno che ci ha messo al mondo, e che ci fa vivere la realtà giorno per giorno, e dicendo sì a lui la accettiamo, la viviamo, col dolore e con la gioia, così come la met9
te Lui; è il sì che ti permette di guardar la vita così com’è e di andarci dentro senza la reazione che la distrugge». Corpi e anime di van der Meersch è il ritratto, dentro a una Francia borghese, di una compagnia di medici cresciuti nell’idea che un uomo basta a se stesso. Che non ha bisogno di nessuno. (Posizione quanto diffusa oggi, e anche magari fra gente formalmente cristiana). C’è il chirurgo Geraudin che, affrontando i sessant’anni, vive nel timore di decadere, di invecchiare. «Se debbo essere sincero – confessa Piccinini, che pure era giovane ancora – lo sento anch’io. Se una mattina io sono più stanco del previsto e tremo un po’ […] Allora il problema è tenere! Se non si hanno altri ideali nella vita, bisogna tenere. E tenere così è quasi da disperati». Intenti a tenere, silenziosamente disperati, e intanto si parla d’altro, sempre d’altro. In quanti vivono così? Doutreval è un altro medico. Ai giovani assistenti paragona i pazienti alle formiche. «Immaginate una formica, Groix. Essa vive, lavora, soffre. Supponete che d’un tratto, per miracolo, voi possiate darle la nozione di quello che essa è, la coscienza. Da quel momento capisce di vivere, capisce che è una formica, capisce tutt’a un tratto il suo destino spaventoso, che è di soffrire per la durata di due o tre stagioni, per poi scomparire». E l’uomo, è il senso del discorso, altro non è che una formica molto sviluppata. Meglio non risvegliarne la coscienza, la consapevolezza del suo povero destino. (Questo Doutreval mi ricorda mio fratello, che pure era medico. Un bravissimo medico, anche lui con questa forma mentis nichilista: siamo formiche. La sera, quando aveva finito di lavorare, guardava i listini della Borsa e beveva due whisky. Era caustico, e spiritoso. Eppure una controllata disperazione gli si leggeva in faccia – ma lui non tollerava di parlarne). 10
Al professor Doutreval la vita crolla addosso, disastrosamente, come un castello di carte, tutta intera. È nel ritrovare la figlia Fabienne, anche lei travolta dalla vita, e nell’appoggiarsi alla sua spalla che il medico cinico si scopre bisognoso. «Trovarsi bisognosi – commenta Piccinini –. La Chiesa dice “il senso del peccato originale”. È la stessa cosa. Questo unisce dall’inizio, al di là di ogni volontarismo e di ogni capacità». Il trovarsi bisognoso di Doutreval è il “sì” con cui Alberto si arrende e consegna sua moglie Ilia a Dio. È il punto di cedimento in vite superbe e orgogliose, e sotto una certa prospettiva mondana è l’ora della sconfitta. È una morte, da cui rinascere. Piccinini si appassiona a questo istante, di questo vuole parlare ai suoi ascoltatori. Del desiderio originario dell’uomo, desiderio di felicità, che infine si fa strada pure attraverso vie cieche, muri alzati, labirinti. Come se a volte ci volesse tutta la vita, per essere finalmente sinceri con se stessi. L’alternativa, dice il medico commentando Corpi e anime, è una sola: «Uccidete quello che avete dentro, cercate di far tacere quello che avete dentro, il desiderio di felicità, e se fate così non c’è più nulla, ci siete solo voi col vostro misero tentativo di riempirvi la vita, cioè nulla. Una precarietà che è simile al nulla». (Mi sono segnata questa frase. La leggo e mi fa male, come se toccasse una mia ferita. Le parole che tagliano sono importanti). Lettere sul dolore di Emmanuel Mounier, intellettuale cattolico francese nella vigilia della Seconda guerra mondiale, in questa serie di libri si differenzia perché Mounier è già profondamente, strutturalmente cristiano quando scrive. «Come realizziamo poco e male la condizione cristiana del viator» scrive. Chi è il viator? si chiede Piccinini, e risponde: «L’uomo medievale, il viaggiatore, la gente del movimento, è l’uomo che cammina con negli occhi e nel cuore l’ideale, la 11
meta che non ha raggiunto, ma certo di essere sulla strada per raggiungerla». Mounier, ancora, quasi in un dialogo: «Chi procede soltanto in vista di uno scopo, chi vive solo per uno scopo, disprezza tutte le preoccupazioni del viaggio, perché alla fine troverà il suo scopo, i suoi, la sua opera. […] Non ci resta che diventare cristiani veramente, se non vogliamo fallire tutto» (17 ottobre 1939). Mounier e sua moglie desiderano a lungo un figlio. Quando nasce una figlia microcefala non c’è ribellione, né, come invece il medico Geraudin di Corpi e anime, la coppia è sfiorata dalla idea di nascondere la creatura demente in un istituto. Mentre i vicini sussurrano pietosi della grande sventura toccata a quella famiglia, Mounier, pure dentro il dolore e la fatica di quel viso inerte, di quegli occhi appannati, intuisce: «Siamo stati visitati da qualcuno molto grande». Lui e la moglie amano Françoise con tenerezza, e la mettono sempre a capotavola quando si riuniscono con i collaboratori di «Esprit», il suo giornale. Commenta Piccinini: «Quell’idiota era guardata come Cristo, c’era un’identità immediata, Françoise era segno di Cristo e perciò centro affettivo della compagnia tra marito e moglie e con gli amici: Cristo. Ed era questo che li faceva più compagni. Questa memoria cambia il giudizio su di sé e sul mondo, perché quella presenza problematica ricorda che o c’è il Mistero o davvero la vita è un assurdo. È, se cambia. Al posto d’onore l’idiota: Cristo in croce». Scoprendo così che ogni sofferenza assunta in Cristo perde la sua disperazione, come lo stesso Mounier affermava. Segreto che non si studia su nessun libro, ma che si impara solo nel dolore. Rinunciando all’orgoglio e al “proprio” Dio, cedendo a un sì infine senza condizioni. Arrendendosi. Il medico Enzo Piccinini sembra affascinato da queste apparenti morti, che in verità sono rinascite. 12
Le inseguiva da ragazzo, nei libri che gli prestava Luigi Giussani, le trasmetteva a chi veniva ad ascoltarlo, dentro a una evidente passione. Perché quei grandi libri parlano in realtà di ciascuno di noi, e non importa se sono passati tanti anni. Il cuore, resta uguale: «struttura di desiderio», lo definisce Piccinini. Cuori magari sviati, dimentichi, bugiardi. Ci vuole a volte tutta la vita per ritornare leali col proprio cuore. Ma, alla fine, ci si ritrova cento volte più umani. Piccinini attraverso la compagnia di Giussani e dei suoi amici e quelle pagine di libri amati aveva intuito il tesoro in fondo a questo cammino. E quel suo ultimo giorno, quando in un attimo, sull’autostrada del Sole, si svelò il suo destino – immagino questo medico dentro alla folata di pensieri che ti si presentano quando di colpo capisci che è la tua ora –, forse quel giorno Piccinini vide e abbracciò in un istante la moglie, i suoi ragazzi, Giussani, gli amici, le parole di Mounier. Era ancora giovane, quarantotto anni appena, e così improvvisa, rapinosa la chiamata. Eppure un uomo come lui certamente, pure in pochi istanti, ebbe il tempo, e il cuore, per pronunciare il suo sì. Marina Corradi
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L’autore
Enzo Piccinini nasce a Scandiano (RE) il 5 giugno 1951. Nel 1970 consegue la maturità classica presso il Liceo Ginnasio Statale “Rinaldini” di Ancona e nel 1971 si iscri ve alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università de gli Studi di Modena. Partecipa al movimento di Comunione e Liberazione, che muove in quegli anni i primi passi nelle università italiane. Nel 1972 inizia un’intensa attività di animazione sociale nel suo quartiere: le iniziative promosse in questo perio do vedono una partecipazione straordinaria di moltissimi giovani. Nel 1973 si sposa e in questo stesso periodo si consolida un più stretto rapporto personale con don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. Nel 1976 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia e inizia la specializzazione in Chirurgia Generale e successi vamente in Chirurgia Vascolare. Nel 1979, con l’inizio delle scuole elementari della figlia maggiore, aumenta la consapevolezza dell’importanza di una proposta educativa chiara e inizia a parlare con alcuni amici dell’idea di costituire a Modena una scuola gestita direttamente da una cooperativa di genitori e insegnanti: il 2 maggio del 1979 si costituisce la cooperativa “La Caro 119
Enzo Piccinini in una foto del 1977
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vana” di cui Enzo Piccinini è stato il punto di riferimento di ogni scelta importante. Nello stesso periodo, con un altro gruppo di amici, dà vita a un centro culturale che nel 1979 assume la deno minazione di “Centro Culturale La Collina della Poesia”, le cui attività costituiscono da allora un sicuro punto di riferimento per centinaia di giovani. Nel 1980 si trasferisce all’Università di Bologna. In ambito professionale, il dott. Piccinini ha sempre ritenuto di prioritaria importanza l’unitarietà della sua attività clinica con quella di ricerca e di insegnamento, anche attraverso il confronto con i più qualificati Centri Universitari Internazionali, con i quali collaborava in nu merosi progetti di ricerca quali ad esempio l’Università di Harvard, l’Università di Chicago e la VI Università di Parigi. Nel 1999 il dott. Piccinini è il responsabile della realiz zazione di un “Master in Colonproctologia” patrocinato dall’Unione Europea e dalla Università degli Studi di Bo logna, in collaborazione con le Università di Vienna e di Madrid. La sua passione per un continuo miglioramento pro fessionale ha sempre avuto come obiettivo la cura della persona malata considerando, insieme alla malattia, ogni aspetto del bisogno umano e di questo fanno fede le tante testimonianze dei suoi pazienti. La sua competenza e il suo insegnamento hanno con quistato i suoi giovani collaboratori, che lo hanno seguito per anni imparando così una modalità di lavoro e di rap porto con il malato che ha segnato e segna tuttora la loro carriera. Il 26 maggio 1999 Enzo Piccinini muore improvvisa mente in un incidente stradale sull’A1, in prossimità di Fidenza. Al funerale, celebrato dal card. Giacomo Biffi 121
in S. Petronio a Bologna, hanno partecipato oltre 7000 persone. Tuttora alla Fondazione Piccinini pervengono scritti e testimonianze di giovani che esprimono gratitudine e riconoscenza per l’incontro con Enzo, che ha segnato così positivamente la loro vita. Proprio la sua straordinaria passione alla vita e all’edu cazione dei giovani è stata la ragione che ha fatto nascere la Fondazione a lui intitolata.
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La Fondazione Enzo Piccinini
Nel dicembre 2002, per dare continuità all’impegno idea le di Enzo Piccinini è stata costituita una Fondazione che porta il suo nome. La Fondazione sostiene e promuove opere che te stimonino la bellezza incontrata e vissuta con Enzo. Tre sono gli ambiti di attività, in sintonia con i gran di interessi che animarono l’esistenza di Piccinini: 1) Educazione e formazione; 2) Ricerca scientifica e preparazione alla professione medica; 3) Cultura e do cumentazione. Area educazione e formazione La Fondazione sostiene progetti finalizzati alla realizza zione di opere educative e formative dedicate ai bambini e ai giovani, anche attraverso l’istituzione e la gestione di scuole, corsi di formazione, strutture residenziali o semi residenziali per studenti. È già stato realizzato un primo grande progetto con l’acquisizione di un’area, di circa 20.000 metri quadrati, sul quale è stato costruito il nuovo complesso scolastico “La Carovana” di Modena. Fu infatti Enzo, nel 1979, il promotore, nella città emiliana in cui viveva, della prima 123
scuola gestita dalla Cooperativa Sociale “La Carovana”, sostenendone poi il cammino e lo sviluppo. Posata la prima pietra il 26 maggio 2003, la fine dei lavori è stata festeggiata il 26 maggio 2005. Dal settembre dello stesso anno “La Carovana” ha riaperto i battenti in questa moderna struttura che ospita le scuole dal nido alle secondarie di primo grado. Area medico-scientifica Seguendo quanto iniziato e suggerito da Enzo e in colla borazione con Centri universitari nazionali e internazio nali, sono stati avviati alcuni progetti di ricerca nell’ambi to della chirurgia oncologica e dello studio della biologia molecolare, con pubblicazioni scientifiche su autorevoli riviste internazionali. Dal giugno del 2005 è attiva una convenzione tra la Fondazione Piccinini e il Dipartimento di Medicina Spe cialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Bologna per lo svolgimento di iniziative di ricerca aventi i seguenti scopi: 1) studio delle malattie neoplastiche, con particolare ri guardo al carcinoma del colon retto; 2) ricerca di marcatori molecolari precoci nelle malattie umane; 3) fisiologia e fisiopatologia molecolare dei tessuti epite liali umani. La Fondazione ha anche promosso corsi di aggiorna mento per chirurghi con interesse specifico nella chirurgia oncologica dell’apparato digerente, e di recente ha istitui to il Premio Enzo Piccinini, “Maestri del nostro tempo nel campo della cura, dell’assistenza e dell’educazione”, giunto alla v edizione. 124
Archivio storico e area culturale La Fondazione, attraverso un apposito archivio informa tico, è impegnata a ricercare, riordinare, catalogare, con servare e valorizzare documenti, scritti, lettere, testimo nianze relativi all’opera e alla vita di Enzo. La Fondazione inoltre promuove e sostiene mostre, convegni, progetti editoriali per far conoscere la figura di Piccinini e per testimoniare quanto la sua memoria conti nui a generare rapporti, opere e iniziative. Per favorire la raccolta di questa documentazione si richiede il contributo di quanti dispongano di scritti, let tere, registrazioni, filmati, testimonianze riferibili alla vita di Enzo Piccinini. Chi ne fosse in possesso è invitato a far pervenire, anche solo temporaneamente, tale materiale all’Archivio, in originale oppure in copia. La sede dell’Archivio della Fondazione Enzo Piccini ni, cui indirizzare documenti e testimonianze, è: via del Carpentiere n. 30, 40138 Bologna. Per informazioni: telefono 051-533883, e-mail: archivio@fondazionepiccinini.org. Come sostenere la Fondazione È possibile partecipare concretamente allo sviluppo dei progetti della Fondazione Enzo Piccinini in uno dei se guenti modi: – sostegno continuativo negli anni – erogazioni liberali – sponsorizzazione di eventi in programma – donazioni e lasciti testamentari.
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Estremi per bonifico bancario o versamento postale: Conto corrente bancario n. 8723512 presso Unicredit Banca - Agenzia Modena Morane intestato a Fondazione Enzo Piccinini IBAN: IT39L0200812906000008723512 Conto corrente postale n° 68326867 intestato a Fondazione Enzo Piccinini L’erogazione liberale, quando effettuata da titolare di reddito di impresa, è deducibile nella misura del 2% del reddito dichiarato (art. 100 del d.lgs. 344/2003). Sito web Ulteriori informazioni e notizie sulle attività della Fonda zione, insieme a documenti e testi relativi alla vita e alle opere di Enzo Piccinini, sono reperibili nel sito: www.fondazionepiccinini.org. La registrazione al sito consente di venire aggiornati sulle attività della Fondazione.
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Dedichiamo questo libro a tutti gli amici che hanno aiutato e aiuteranno la Fondazione Enzo Piccinini a raccogliere registrazioni, testi, foto e altro materiale che documenti la vita appassionata e instancabile di Enzo; e fra questi in primo luogo il Centro Culturale Pier Giorgio Frassati di Torino, gli amici di Parma, il Centro Culturale Il Sentiero di Palermo e la rivista «Tracce», che ci hanno messo a disposizione testi e registrazioni pubblicati in questa edizione; e poi Giovanni, Giancarlo, Lisa, Pietro, Alberto e Francesco che hanno sistemato, rivisto e corretto le trascrizioni; e ancora gli amici che hanno contribuito alla realizzazione e alla gestione dell’Archivio e che hanno speso e tuttora spendono ore e ore a trascrivere le decine di registrazioni conservate nell’Archivio della Fondazione: Giovanni Salucci di Progettinrete, Silvia, Patrizio, Andrea, Matteo... e l’elenco continuerebbe a lungo. E infine a Davide, che per primo ha dato impulso e incoraggiato l’idea di pubblicare questi “inviti alla lettura” di Enzo. I diritti di autore di questo libro verranno utilizzati dalla Fondazione Piccinini per completare la realizzazione dell’Archivio on-line (http://archivio.fondazionepiccinini.org). 127
Con tale strumento diventeranno disponibili per la consultazione documenti, testi, trascrizioni, testimonianze sull’opera e la vita di Enzo raccolte, conservate e catalogate nel corso degli anni dalla Fondazione.
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