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Simone Fagioli
Simone Fagioli
a Retorica di Aristotele, considerata per molti secoli un’opera minore rispetto all’intero corpus aristotelicum, è la prima sistematizzazione filosofico-razionale della retorica come teoria generale dell’argomentazione, nella storia della filosofia occidentale. Scritta in due diversi momenti della vita del filosofo greco, quest’opera mostra uno spaccato della vita e del contesto socio-politico-culturale dell’Atene del IV secolo a.C., nel periodo in cui si colgono già i segni della crisi imminente. In questo lavoro, si affronta la composizione, la struttura generale, la storia e l’influenza della Retorica. Tuttavia, si è focalizzata l’attenzione soprattutto sulla struttura dell’argomentazione, nelle sue molteplici forme e nei suoi elementi costitutivi, portando alla luce alcuni aspetti originali e inediti. Infine, attraverso una dettagliata analisi, si sono analizzati i punti qualificanti, che legano la retorica alla dialettica, alla politica e alla morale.
La struttura dell’argomentazione nella Retorica di Aristotele
Simone Fagioli è professore di filosofia e storia presso il Liceo Classico Europeo “Santa Maria degli Angeli” di Firenze. Presidente dell’Associazione Culturale “FareCultura”, è socio della Società Filosofica Italiana, dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma e della Società Italiana di Scienze Matematiche e Fisiche. Conseguita la laurea in filosofia teoretica con lode, sempre con lode si specializza, successivamente, in filosofia teoretica, morale, politica ed estetica presso l’Università degli Studi di Perugia. Oltre ad occuparsi attivamente delle discipline insegnate, completano il suo interesse le tematiche che investono la retorica, il linguaggio, la metafisica, la filosofia pratica e il post-moderno. Inoltre, ha partecipato con successo a numerosi convegni e work-shop di filosofia. Per la sua notevole attività letteraria ha ricevuto numerosi premi letterari e riconoscimenti nazionali e internazionali.
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La struttura dell’argomentazione nella Retorica di Aristotele
studi 19
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Simone Fagioli
La struttura dell’argomentazione nella Retorica di Aristotele
SocietĂ
Editrice Fiorentina
Š 2016 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn: 978-88-6032-381-1 issn: 2035-4363 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata
Indice
7 Prefazione
9
1. La composizione della Retorica
15
2. La storia e l’influenza della Retorica
23
3. La struttura della Retorica
31
4. La retorica come argomentazione
39
5. Dialettica e retorica
83
6. Sillogismo scientifico e sillogismo retorico (o entimema)
103 Conclusione 113 Bibliografia 119 Indice dei nomi
Prefazione
«Nel campo dei discorsi retorici […] l’insegnamento impartito dai professionisti, che si dedicavano alle questioni eristiche, era in certo modo simile a quanto aveva stabilito nella sua arte Gorgia. […] In realtà essi fornivano non già l’arte, bensì i prodotti dell’arte […]. Oltre a ciò, mentre riguardo ai discorsi retorici sussistevano già, sin dai tempi antichi, molti studi, sulla deduzione invece non avevamo prima d’ora assolutamente null’altro da ricordare. Ciò che rimane da dire in proposito, è piuttosto che ci siamo noi stessi affaticati per lungo tempo, con un’indagine ed un esercizio continuo. Se d’altro canto, dopo di aver considerato tale situazione iniziale, ritenete che la nostra indagine sia soddisfacente, a paragone delle altre discipline, accresciutesi per opera della tradizione, non rimarrà a voi tutti, che avete ascoltato queste lezioni, se non di mostrarvi indulgenti di fronte alle lacune della nostra ricerca, e per un altro verso di nutrire grande riconoscenza per le sue scoperte»1. Nello spirito del filosofare aristotelico, ci accingiamo a riscoprire, in maniera certamente non definitiva, bensì propedeutica e propositiva, una della opere dello Stagirita che per molti secoli è stata considerata minore rispetto all’intero corpus aristotelicum: la Retorica. La Retorica di Aristotele è, nella storia della filosofia occidentale, la prima sistematizzazione filosofico-razionale della retorica come teoria generale dell’argomentazione. Scritta in due diversi momenti della vita del filosofo greco, quest’opera mostra uno spaccato della vita e del contesto socio-politico-culturale dell’Atene del IV secolo a.C, nel periodo in cui si colgono già i segni della crisi imminente. Sotto questo profilo, oltre a denunciare una deriva morale e culturale, che porterà alla fine della democrazia nella polis e ad una forte relativizzazione
1
Soph. el., XXXIV 183 b 32-184 b 9.
8 La struttura dell’argomentazione nella Retorica di Aristotele
valoriale, la Retorica si propone come uno instrumentum in grado di salvare e guarire una società in uno stato di abbandono etico-culturale. Da un punto di vista strettamente teoretico, la retorica, che presiede al dominio delle opinioni, del probabile e del verosimile, non si oppone alla scienza: anzi ne è il completamento. Un discorso retorico, infatti, pur non essendo né universale né necessario, caratteristiche proprie di un discorso scientifico, aiuta l’uomo nelle situazioni e nelle esperienze in cui il solo schema logico-concettuale, tipico della scienza, è incapace di rispondere ai problemi posti dalla vita. Pertanto, nelle assemblee, nei tribunali e nei dibattiti pubblici ci serviamo della forza persuasiva dell’argomentazione retorica, al fine di far prevalere la nostra opinione, le nostre credenze. Tutto questo, naturalmente, nel senso che Aristotele attribuisce allo svolgersi di un discorso retorico: chi parla deve sempre orientare le proprie argomentazioni nella direzione, che ha come punto di arrivo il verosimile e il bene della comunità e non l’inganno, la fallacia, il tornaconto, l’ingiustizia e il male. Il sillogismo retorico, chiamato “entimema”, è lo strumento retorico par excellence, che esprime una forma di razionalità più ampia e completa rispetto a quella propria del sillogismo scientifico: attraverso l’entimema si può persuadere un qualsiasi uditorio e si può trovare una sorta di mediazione, di conciliazione, di accordo tra i diversi interlocutori, che partecipano ad un dibattito. Aristotele, lo ribadiamo, si rende conto del valore che le opinioni rivestono nella vita dell’uomo e nelle esperienze umane: in considerazione di ciò, abbandona l’idea secondo cui tutti i fenomeni che riguardano l’uomo si possano comprendere e spiegare mediante l’uso di schemi logico-deduttivi. La grande novità, che egli introduce all’interno della storia della filosofia, consiste nell’aver conferito sistematicità, oltre che aver attribuito dignità e valore filosofico-razionale, al probabile e al verosimile e non già a discapito della scienza e della logica, bensì a loro integrazione e completamento. Secondo lo Stagirita «anche il mondo delle opinioni – scrive Pieretti – in cui più che in ogni altro settore dell’esperienza umana influiscono i condizionamenti sociali e i fattori connessi al temperamento e alle disposizioni psicologiche del soggetto che se ne fa portatore, […] ‹può› costituire il terreno di una indagine razionale»2.
A. Pieretti, I quadri socio-culturali della “Retorica” di Aristotele, Roma, Edizioni Abete, 1972,
2
p. 31.
1. La composizione della Retorica
L’esame della struttura della Retorica1 intende prendere avvio dalle varie indagini filologiche (che rimandano ad implicazioni interpretative strettamente filosofico-teoretiche) sulla stratificazione dell’opera, che, nel passato, sono state condotte da numerosi ed autorevoli studiosi di Aristotele. Nel momento in cui si analizza criticamente il contenuto dei tre libri, appare evidente il carattere eterogeneo dell’opera «[…] che non si presta facilmente ad essere ordinato in una visione unitaria»2. Gli studiosi, che nello scorso secolo si sono interessati di tale problematica, pertanto, hanno ritenuto che nella Retorica siano rinvenibili diversi nuclei dottrinali e concettuali teorizzati dallo Stagirita in momenti successivi della sua vita. Gli studi di Rose3, Heitz4, Kantelhardt5, Solmsen6, Dufour7 e, più recente1 Secondo F. Montanari, «bisogna tenere presente che le opere di Aristotele erano di due generi: quelle destinate alla diffusione presso il pubblico, che egli stesso definisce “essoteriche” (cioè “rivolte all’esterno, pubblicate”); quelle concepite per l’uso interno della scuola, redatte in forma di lezioni e/o appunti, definite come “esoteriche” (cioè destinate all’interno”) o “acroamatiche” (cioè “destinate all’ascolto”). Per uno strano gioco della sorte, le prime si sono perdute nella tradizione e se ne conservano soltanto frammenti, mentre al gruppo delle seconde appartengono le opere che si sono conservate. La Retorica è una di queste, per cui il tipo di scritto già di per sé spiega certe caratteristiche dello stile che potrebbero suscitare perplessità. […] Sarà allora facile immaginare come il maestro potesse ben aggiungere via via nuovi materiali ai suoi appunti e alla stesura destinata alle sue lezioni» (Aristotele, Retorica, introd. di F. Montanari, traduzione e note di M. Dorati, Milano, Mondadori, 1996, p. XIX). Per una breve panoramica sulla struttura e sugli scopi della Retorica, cfr. C. Natali, Introduzione alla Retorica di Aristotele, in La Retorica di Aristotele e la dottrina delle passioni, a cura di B. Centrone, Pisa, Pisa University Press, 2015, pp. 1-32. 2 A. Pieretti, I quadri socio-culturali della “Retorica” di Aristotele, cit., p. 13. 3 Cfr. V. Rose, De Aristotelis librorum ordine et auctoritate commentatio, Berlin, G. Rimieri, 1854. 4 Cfr. E. Heitz, Die verlorenen Schriften des Aristoteles, Leipzig, Teubner, 1865. 5 Cfr. A. Kantelhardt, De Aristotelis Rhetoricis, diss., Göttingen, 1911. 6 Cfr. F. Solmsen, Die Entwicklung der aristotelischen Logik und Rhetorik, Berlin, Wiedmann, 1929. 7 M. Dufour, traduction et notes à Aristote, Rhétorique, I, Paris, Les Belles Lettres, 1931.
10 La struttura dell’argomentazione nella Retorica di Aristotele
mente, di Wieland8 e Plebe9 concordano nel considerare la Retorica come costituita da due stesure diverse, corrispondenti ad una concezione vetus e ad una concezione nova10. A questi si aggiungano, inoltre, i più recenti contributi di Viano11, Plebe12 e Pieretti13. Accogliendo tale linea interpretativa, si annullerebbero in toto le contraddizioni e le numerose discordanze che si riscontrano nel testo. Düring distingue nella Retorica due parti: la prima formata dai libri I e II, la seconda dal libro III. Egli sostiene, grazie anche a riferimenti storici, che «la maggior parte della Retorica conservata sia stata composta negli anni fra il 360 e il 355; e quindi che l’insegnamento di retorica, tenuto da Aristotele in quel periodo, abbia contenuto già la maggior parte delle dottrine che noi attribuiamo al periodo della maturità»14. Düring vede nella Retorica il risultato del tentativo di ricondurre ad un numero limitato gli argomenti di ordine psicagogico. Si sente legittimato a sostenere questa tesi dal fatto che si può cogliere nell’opera una certa organicità e coerenza interna, oltre ad una struttura sistematica15. Ma la tesi di Düring non è del tutto indenne dal difetto di una certa generalizzazione16. Solmsen, che accetta in parte la tesi di Kantelhardt17, sostiene che la prima redazione della Retorica18 risponde ad un intento polemico contro la retorica corrente al tempo di Aristotele e la dottrina psicagogica, mentre la seconda (riscontrabile nelle righe 1392 b 15-1393 a 8 del libro II) sia «una sintesi tra Platone e la Sofistica […]. Nel suo insieme la Retorica aristotelica ci appare il risultato di un ordinamento esteso e radicale nel possesso spirituale della na8 W. Wieland, Aristoteles als Rhetoriker und exoterischen Schriften, in «Hermes», LXXXVI, 1958, pp. 323-346. 9 Cfr. A. Plebe, Retorica aristotelica e logica stoica, in «Filosofia», I, 1959, pp. 391-424; Id., Studi sulla retorica stoica, Torino, Edizioni di Filosofia, 1965; Id., introd., tr. it. e note a Aristotele, La retorica, Bari, Laterza, 1961. 10 S. Arcoleo, Nota alla «Retorica» di Aristotele, in «Paideia», XIX, 1964, p. 173. 11 C. A. Viano, Aristotele e la redenzione della retorica, in «Rivista di filosofia», LVIII, 1967, pp. 371-425. 12 A. Plebe, Breve storia della retorica antica, Roma-Bari, Laterza, 19681, 19882. 13 A. Pieretti, I quadri socio-culturali della “Retorica” di Aristotele, cit.; Id., tr. it., introd. e note a Aristotele, Retorica, Bergamo, Minerva Italica, 1972. 14 E. Berti, La filosofia del primo Aristotele, Milano, Vita e Pensiero, 19972, p. 100. 15 I. Düring, Aristoteles: Darstellung und Interpretation seines Denkens, Heidelberg, Carl Winter Universitätsverlag, 1966. 16 Cfr. A. Pieretti I quadri socio-culturali della “Retorica” di Aristotele, cit., pp. 12-13. 17 Sostiene che il proemio del libro I, tranne il capoverso iniziale, appartiene ad una stesura giovanile, risalente al primo soggiorno di Aristotele in Atene: si riscontra l’influenza del Gorgia di Platone, una energica polemica contro ogni genere di retorica, l’uso dell’esempio (in veste di entimema) come argomentazione retorica ed infine l’esclusione di ogni elemento psicagogico. Una seconda stesura, compiuta da Aristotele al suo secondo ritorno ad Atene, è caratterizzata da elementi psicologici, psicagogici e di derivazione pitagorica. Alla seconda posizione più strettamente filosofica, si aggiunga lo studio aristotelico dei mezzi tecnici argomentativi acquisiti probabilmente da Teodette (discepolo di Isocrate) (cfr. A. Kantelhardt, De Aristotelis Rhetoricis, cit.). 18 Solmsen estende quanto detto all’intero capitolo I del libro I, che risale al periodo in cui Aristotele avrebbe tenuto il primo corso di retorica nell’Accademia (cfr. F. Solmsen, Die Entwicklung der aristotelischen Logik und Rhetorik, cit., pp. 208-228).
1. La composizione della Retorica 11
zione. Nell’edificio da poco innalzato, nel quale ciò che era platonico, isocratico, sofistico, era compreso, c’era bisogno di un Aristotele con una capacità organizzativa tale da mettere tutto al suo posto. La realizzazione di questo è il merito più personale di Aristotele, un lavoro eminentemente filosoficostorico»19. Plebe, seguendo Solmsen ed accettando la tesi della duplice redazione, distingue una retorica antica, costituita dal libro I, ad eccezione del capitolo 2, dove l’entimema induttivo «risulta escluso sistematicamente e non casualmente (come vorrebbero il Throm e il Dufour) dalle premesse retoriche»20, da una retorica recente attribuibile ad un secondo periodo del pensiero dello Stagirita. Questa fase successiva, individuabile nei libri II e III, nonché nel capitolo 2 del libro I, è caratterizzata dall’introduzione e dalla presenza sistematica dell’entimema induttivo (teorizzato nel proemio al libro II) e del ragionamento anapodittico21. Concordiamo con la linea teorica di Plebe, condivisa anche da Arcoleo che la ritiene più attendibile e più accettabile di quelle analizzate in precedenza. «È nostra intima convinzione – scrive Arcoleo – che la seconda stesura rispecchia un interesse fondamentale di Aristotele: la dottrina pitagorica. È evidentissima, in essa, la ripresa di temi pitagorici, che costituiscono l’interesse costante di Aristotele, dal giovanile dialogo Περὶ τῆς ψυχῆς (cfr. framm. 7) agli oscuri e controversi libri della Politica»22. Pieretti, concordando in generale con le tesi di Plebe23, sostiene che i libri della Retorica debbano essere ricondotti, in base al contenuto, ad una concezione più antica e ad una più recente. Tale distinzione dipende, in genere, dal ruolo più o meno rilevante che lo Stagirita attribuisce alla dimostrazione logica come nota qualificante del processo argomentativo: «Il fatto che nei libri II e III, a differenza di quanto avviene nel libro I, le qualità dell’oratore e lo stato psicologico dell’ascoltatore vengano considerati come fattori indispensabili perché una argomentazione risulti persuasiva, induce a supporre che tutto ciò rifletta un cambiamento di opinione verificatosi in Aristotele»24. A suffragio di questa tesi, Pieretti riprende la dimostrazione di Plebe circa l’esempio (o entimema induttivo). Sulla base delle differenti dottrine esposte dal filosofo greco all’interno dell’opera, secondo Pieretti, siamo capaci, seppure in modo ap Ivi, p. 229. A. Plebe, introd., tr. e note a Aristotele, La retorica, cit., p. 12. 21 Cfr. ivi, p. 12. Cfr. anche Id., Breve storia della retorica antica, cit., pp. 64-65. 22 S. Arcoleo, Nota alla «Retorica» di Aristotele, cit., p. 177. 23 A. Plebe, Breve storia della retorica antica, cit., pp. 56-72. 24 A. Pieretti, introd. e note a Aristotele, Retorica, cit., p. 23. G. A. Kennedy afferma che «non c’è dubbio che la Retorica, insieme alla Poetica ed alla Costituzione degli Ateniesi, è uno dei lavori ateniesi più importanti, principalmente rivolto agli abitanti di Atene; poiché solo in Atene la retorica veramente funzionava nel modo descritto da Aristotele ed è dalla retorica ateniese che lo Stagirita trae la maggior parte degli esempi di vita pratica contenuti nella Retorica» (Id., The Composition and Influence of Aristotle’s Rhetoric, in A. O. Rorty, Essays on Aristotle’s Rhetoric, California, University of California Press, 1996, pp. 417-418). 19 20
12 La struttura dell’argomentazione nella Retorica di Aristotele
prossimativo ed incerto, di ricostruire il cammino percorso dal suo pensiero. Siamo in possesso, al contempo, di «indicazioni frammentarie, ma ugualmente vive, del ruolo che nel IV secolo a.C. l’arte oratoria doveva avere nella vita culturale e sociale di una città-stato, come appunto Atene, che, sebbene sia ancora fiorente, tuttavia già appare prossima alla crisi che culminerà con la perdita dell’autonomia»25. Pieretti afferma che non si può stabilire con certezza la data della prima redazione; tuttavia, essa potrebbe risalire o al periodo dell’insegnamento del corso di retorica tenuto nell’Accademia (360-355 a.C.) oppure al periodo immediatamente successivo, in quanto in essa «l’attitudine della retorica a muovere gli affetti non è più usata come argomento principale per negarle la qualità di tecnica, come avviene nel Grillo, però sono presenti motivi polemici contro la scuola di Isocrate ed una dottrina sostanzialmente platonica delle passioni»26. Motivi contenutistici, svariati riferimenti alle opere aristoteliche della maturità, ed alcuni cenni a fatti storici effettivamente accaduti27, spingono a credere che la redazione della retorica recente debba essere fatta risalire ad un’epoca posteriore al 335 a.C., in corrispondenza del secondo soggiorno ateniese di Aristotele28. Le conoscenze filosofiche e gli autori che, in misura maggiore, hanno influenzato criticamente il pensiero dello Stagirita, si possono riassumere genericamente nei presocratici, in Socrate, nei sofisti, in Eudosso di Cnido ed in Platone. Siamo inoltre in grado di desumere dalla Retorica, tramite le citazioni dirette utilizzate da Aristotele, i nomi dei filosofi, dei poeti, dei letterati e degli storici, che lo hanno influenzato nella composizione dell’opera e dei quali si è servito per dimostrare la validità e la veridicità delle tesi e dei convincimenti che si propone di sostenere o, viceversa, di invalidare quelle che ritiene errate. Elenchiamo di seguito le opere maggiori che hanno contribuito alla scopo appena chiarito: l’Aiace di Teodette, l’Apologia di Socrate di Platone, l’Alcmeone di Teodette, l’Antigone di Sofocle, le Arti dei discorsi, il Fedro di Platone, la Legge di Teodette, il Meleagro di Antifonte, il Panegirico di Isocrate, la Repubblica di Platone e la Tecnica di Licimnio. Gli autori più menzionati, oltre ai già citati, sono Alcibiade, Anassagora, Archiloco, Archita, Aristofane, Aristofonte, Callippo, Cleone, Crizia, Demostene, Diomede, Dionisio/Dionigi, Empedo A. Pieretti, I quadri socio-culturali della “Retorica” di Aristotele, cit., p. 14. A. Pieretti, introd. e note a Aristotele, Retorica, cit., p. 24. 27 È importante notare che gli ultimi riferimenti storici del libro II attengono ad avvenimenti recenti, compresi tra il 343 a.C. ed il 338 a.C. Ricordiamo i più importanti: la spedizione militare di Artaserse III di Ocho del 343-341 a.C. (Rhet., II 20, 1393 a 33-34); il processo di Filocrate avvenuto nel 343 a.C. (Rhet., II 3, 1380 b 8); la morte di Diopite nel 341 a.C. (Rhet., II 8, 1386 a 14); la richiesta di Filippo ai Tebani di lasciarlo passare nei loro territori, onde invadere l’Attica nel 339 a.C. (Rhet., II 8, 1397 b 34); il commento di Demade sulla politica di Demostene, posteriore al 338 a.C. (Rhet., II 24, 1401 b 32); la pace comune imposta dai Macedoni alla Grecia nel 338 a.C. (Rhet., II 23, 1379 b 31 sgg.). Questi eventi storici sono fondamentali per la datazione del libro II: esso fu scritto, o almeno i capitoli che riguardano gli avvenimenti storici citati, in un’epoca posteriore a tali eventi. 28 Cfr. ivi, p. 24. 25
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1. La composizione della Retorica 13
cle, Eraclito, Erodoto, Esopo, Euripide, Gorgia, Ificrate, Ippia, Licimnio, Omero, Pericle, Pitagora, Polo, Prodico, Protagora, Senofane, Socrate, Solone, Teodoro, Trasimaco. Aristotele, infine, con l’obiettivo di essere più chiaro ed esauriente e per suffragare le sue tesi, si avvale di opere da lui già scritte: i Primi Analitici e i Secondi Analitici, la Politica29 ed i Topici. Questa introduttiva analisi dell’opera ci proietta verso l’esame del contenuto e dei principali nuclei concettuali della Retorica30.
29 Aristotele dichiara espressamente che «intorno a questi ‹argomenti› si è trattato con minuzia nella Politica» (Rhet., I 8, 1366 a 21-22). L’annotazione sembra contraddire la catalogazione cronologica in cui tradizionalmente è inserita la Politica: i libri I, VII-VIII vengono attributi al periodo compreso tra il 347 ed il 334 a.C., mentre i libri II, V-VI, III-IV sono fatti risalire al periodo tra gli anni 334 e 322 a.C. (cfr. F. Cioffi, G. Luppi, A. Vigorelli, E. Zanette, Corso di filosofia, Milano, Edizioni Bruno Mondadori, 1996, vol. I, p. 148; cfr. G. Reale, Aristotele, Roma-Bari, Laterza, 20009, pp. 38-40). Dal momento che il libro I della Retorica, come già menzionato, risale agli anni compresi tra il 360 ed il 355 a.C., la citazione deve necessariamente essere stata aggiunta dopo la prima stesura. Plebe e Zanatta sostengono in nota che Aristotele si riferisce alla Politica, libro IV. Accettata la supposizione, la citazione dello Stagirita sulla Politica è pertanto posteriore al periodo cha va dal 334 al 322 a.C. 30 Interessante è la posizione di R. Barthes: egli, ritenendo che Aristotele concepisca il discorso come un messaggio e che lo sottoponga ad una divisione di tipo informazionale, sinteticamente scrive che «il libro I della Retorica è il libro dell’emittente del messaggio, il libro dell’oratore: vi si tratta principalmente della concezione delle argomentazioni, nella misura in cui dipendono dall’oratore, del suo adattarsi al pubblico, e questo secondo i tre generi riconosciuti del discorso (giudiziario, deliberativo, epidittico). Il libro II è il libro del ricevente del messaggio, il libro del pubblico: vi si tratta delle emozioni (delle passioni) e di nuovo delle argomentazioni, ma questa volta in quanto sono recepite (e non più come prima, concepite). Il libro III è il libro del messaggio: vi si tratta della λέξις o elocutio, cioè delle ‹figure› e della τάξις o dispositio, cioè dell’ordine delle parti del discorso» (R. Barthes, La retorica antica, tr. it. di P. Fabbri, Milano, Bompiani, 1993, pp. 20-21).