Le Lettere di Giorgio Falossi rimandano il lettore alla Firenze degli anni ’60-’70, un periodo di grande interesse per il fervore che animò allora contemporaneamente comunità di base e gerarchie ecclesiastiche e per la stretta associazione che si venne a creare, in alcuni movimenti, tra esigenze di rinnovamento della Chiesa e ansia di riscatto delle classi socialmente ed economicamente subalterne.
Non è un caso che le idee e la figura del “priore di Barbiana” occupino un posto così largo nelle lettere di Giorgio. E, insieme a don Milani, don Bruno Borghi e don Renzo Rossi sono fra i suoi amici più cari.
Operaio di estrazione contadina, Giorgio era portato verso l’attività intellettuale da una vocazione naturale: i suoi giudizi, il suo fervore, la sua fede possono costituire ancora oggi messaggi fecondi a nutrire la riflessione sui tanti problemi che l’epoca contemporanea pone alle coscienze degli uomini d’oggi.