Vocabolari e vocabolaristi

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Massimo Fanfani

Vocabolari e vocabolaristi Massimo Fanfani

el corso dell’Ottocento l’Accademia della Crusca viene rinnovando il suo ruolo di guida linguistica e lessicografica sulla base di una più matura e liberale concezione dell’italiano, mentre partecipa, con prese di posizione coraggiose e valide iniziative, al moto unitario e poi all’assestamento del nuovo Stato. Il bene che essa difende, il bene della lingua comune, è infatti sentito dagli accademici intimamente legato al destino della patria comune. Così ci si adopera per mostrare agli italiani quanto sia decisivo, per la coesione e l’identità della nazione, quel tesoro di valori ideali e civili che la lingua dischiude e che il grande vocabolario della Crusca aveva saputo lumeggiare e tramandare nei secoli. Attraverso tre studi su fatti relativi alle vicende accademiche e a personaggi come Gino Capponi, Marco Tabarrini, Niccolò Tommaseo, Giuseppe Rigutini, Isidoro Del Lungo, il volume descrive qualche aspetto di una delle fasi più interessanti della storia della Crusca, quella che vide la sua trasformazione da antica e nobile istituzione granducale in un’accademia nazionale sempre più coinvolta nella vita politica e culturale della nuova Italia.

Sulla Crusca nell’Ottocento

Massimo Fanfani (Firenze, 1953) è professore associato di Linguistica italiana all’università. Le sue ricerche sono per lo più concentrate in due settori della storia della lingua: la lessicologia e la riflessione sull’italiano in epoca moderna. Dal 2004 condirige la rivista «Lingua nostra».

e 14,00

Vocabolari e vocabolaristi

studi 9



studi 9



Massimo Fanfani

Vocabolari e vocabolaristi Sulla Crusca nell’Ottocento

SocietĂ

Editrice Fiorentina


Il presente volume è frutto di una ricerca svolta presso il Dipartimento di Italianistica dell’Univerisità degli Studi di Firenze e beneficia di un contributo a carico dei fondi Ricerca Ateneo 60 per cento 2010

© 2012 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn: 978-88-6032-242-5 issn: 2035-4363 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata


Indice

7 Premessa 9 i. L’Accademia dal Granducato allo Stato unitario

10 1. Dall’Accademia napoleonica a quella lorenese 13 2. Cruscanti e quarantottardi 18 3. L’Unità d’Italia e il Vocabolario 21 4. Prime reazioni alle idee manzoniane 23 5. La posizione della Crusca 28 6. Tabarrini e Manzoni 30 7. Una lingua libera

33 ii. Giuseppe Rigutini fra Crusca e neologismi

36 1. Una movimentata giovinezza 39 2. L’amicizia con il Fanfani 45 3. Accademico della Crusca 48 4. L’uso parlato in un vocabolario 51 5. A gara col Giorgini-Broglio 57 6. Il problema dei neologismi 60 7. La lingua del popolo

63 iii. Lingua e nazione per Isidoro Del Lungo

67 1. La fine del Vocabolario 70 2. Dimissioni da presidente 74 3. La chiamata alla Crusca


77 4. I criteri della compilazione 84 5. La vera prassi lessicografica 93 6. I nuovi doveri dell’Accademia 100 7. La Crusca cambia nome 104 8. Le critiche ai nuovi progetti 107 9. Guerra e intervento linguistico

117 Indice dei nomi


Premessa

Riunisco in questo volume tre contributi relativi alle vicende della Crusca in un periodo fra i più interessanti della sua storia, il periodo che la vide trasformarsi da nobile istituzione granducale in una grande accademia nazionale. Un’accademia che nel nuovo Regno si trovò subito di fronte a notevoli sfide proprio riguardo a quelle imprese e a quella sua più profonda vocazione che nel passato l’avevano resa un ben visibile e solido simbolo, prima ancora che un tesoro linguistico, per gli italiani divisi politicamente e culturalmente. Dopo la cesura costituita dalla riforma di Pietro Leopoldo che nel 1783 ne aveva cancellato il nome, dopo la parentesi napoleonica e le tumultuose aspirazioni del Quarantotto, con l’unificazione nazionale la Crusca sembrò destinata a una fase di forte ripresa e divenne indubbiamente una delle istituzioni culturali più prestigiose del Regno d’Italia. Ma a prezzo di dover ripensare la sua funzione e tutta l’attività, avviando una nuova edizione del suo vocabolario condotta con criteri assai diversi rispetto alle precedenti. Inoltre fu costretta ad assumere una serie di compiti debordanti dal suo solito solco e ad accogliere fra i soci residenti dei “non toscani” (sempre esclusi per l’avanti perché ritenuti inadatti alla compilazione di un vocabolario fondato di proposito sulla competenza linguistica di una sola regione). Così, incerta e affannata nella sua attività lessicografica, sempre più coinvolta nella vita culturale e politica del giovane Stato, finì anch’essa per rimanere irretita dalla mistificante ideologia nazionalista, fino a smarrire ogni bussola, a mutare ancora una volta di nome, a interrompere il vocabolario, a farsi accademia di professori di filologia e di linguistica da accademia di patrizi e di vocabolaristi che era. I tre scritti derivano da discorsi tenuti per celebrazioni particolari, e quindi sono del tutto contingenti e condotti non solo con intenti limitati e parametri ogni volta diversi, ma col passo bilanciato su quella corda più o meno tesa che è la sola concessa alla parola detta. Spero tuttavia che possano servire di complemento agli studi finora apparsi sull’argomento, a partire dall’accurato pro-


8   premessa

filo storico della Crusca nell’Ottocento tracciato con intelligenza da Mirella Sessa nel volume La Crusca e le Crusche del 1991. Dato il loro carattere, per lo più sono ristampati com’erano. Il primo è il testo di un intervento tenuto a Firenze il 3 dicembre 2010 al convegno asli per il Centocinquantenario, Storia della lingua italiana e storia dell’Italia unita (pubblicato, col titolo La Crusca e l’Unità d’Italia, negli atti a cura di Annalisa Nesi, Silvia Morgana, Nicoletta Maraschio, Firenze, Cesati, 2011, pp. 269-294). Il secondo nasce dalla conferenza del 22 novembre 2003 a Lucignano, per un incontro sulla figura di Giuseppe Rigutini (è apparso, col titolo Un vocabolarista temperato. Rigutini fra Crusca e neologismi, negli «Annali aretini», XII, 2004, pp. 381-402). Il terzo, infine, deriva da una comunicazione alla giornata di studio che il Comune di Montevarchi il 20 novembre 1998 volle dedicare alla figura di Del Lungo (pubblicato, col titolo L’ultimo arciconsolo, nel volume Isidoro Del Lungo filologo, storico, memorialista (1841-1927), Firenze, Studio Editoriale Fiorentino, 2000, pp. 33-88).


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