Fiori d'asfalto

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Davide Cerullo Paolo Vittoria

FIORI D’ASFALTO C’era una volta l’infanzia…

Società

Editrice Fiorentina



Davide Cerullo  Paolo Vittoria

Fiori d’asfalto C’era una volta l’infanzia… con testi di Alex Zanotelli ed Erri De Luca

Società

Editrice Fiorentina


© 2019 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice isbn 978-88-6032-524-2 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Copertina Grafica a cura di Studio Grafico Norfini (Firenze) Foto di Davide Cerullo


Indice

7 Introduzione

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Fiori d’asfalto

29

Attenti al fragile

39

Le due città di Alex Zanotelli

43

Per tutt’altra Gomorra di Erri De Luca



Introduzione

Abbiamo pensato questo libro in due parti. La prima è la storia di Francuccio, un ragazzo, uno dei tanti ragazzi che come molti si perde e si trova immischiato nelle trame della malavita. Un racconto su pezzi della sua vita. La vita di ognuno di noi è un racconto. Descrivendo la storia, narrando le vicende di Francuccio, raccontiamo anche un po’ le nostre. La nostra vita. Che è, né più né meno, della condizione esistenziale che può appartenere a tutti. L’ingenuità di fronte alle difficoltà della vita, la tendenza a seguire quelle che a noi appaiono le figure più forti, quelle di successo, indipendentemente dal domandarsi se le azioni che svolgono sono lecite o no, sono giuste o no, sono sensate o no. La fragilità, se non riconosciuta, porta a inseguire il forte. Un’illusione di essere forte da parte dell’essere fragile, inconsapevolmente fragile. Raccontando le fragilità di Francuccio, divenuto “Ciaocrem” per la malavita, narriamo anche le nostre. Quelle presenti, quelle 7


passate, quelle possibili. Perché essere educatori ci mette in continua relazione con la fragilità. Il nostro lavoro è semplicemente riconoscere la fragilità, dargli un nome, dargli un’anima. Il lavoro dell’educatore è quello di saper narrare e narrarsi. Saper raccontare le vite. Narrare le fragilità. Il nostro racconto è molto lontano dalla drammaturgia di Gomorra. Siamo in piena sintonia col primo Saviano, con la sua denuncia aperta del sistema mafioso. Dissentiamo invece dal “mercato di Gomorra”, ovvero dal fare dell’infelicità, della fragilità, uno spettacolo. Speculare sul dolore, sulla violenza, sulla morte non è raccontare. Non è denunciare. La fiction diviene l’opposto del documentario, del neorealismo alla Pasolini capace di fare delle storie di vita, la base di un cinema di denuncia. Crediamo alla denuncia, non alla spettacolarizzazione. Produttori televisivi sono venuti da noi, proponendo di fare un reality con le mamme di Scampia. Naturalmente la nostra risposta è stata no! Siamo per il realismo, non per le falsificazioni e manipolazioni della realtà!! La fragilità di Francuccio ci ha portato a pensare a fragilità sociali, che ridisegnano la nostra società come individualista, egoista, impaurita. In cerca dell’uomo forte, di quello apparentemente risoluti8


vo, di quelli che se la prendono con i più deboli, con gli ultimi, con persone disperate a cui sbarrare la strada della speranza, chiudendo i porti, costruendo i muri, progettando le nazioni con fili spinati. L’altra faccia della paura, sono questi muri. Il muro è l’altra faccia della paura. Finché avremo società fondate sulle paure, ad avere successo saranno gli organizzatori politici della paura stessa. Crediamo di non illuderci, se diciamo che ad essere organizzata deve essere la speranza, non la paura. Organizzare una speranza storica, ovvero piantata sul terreno della realtà della vita, delle relazioni, delle creatività, ed anche delle fragilità. La seconda parte del libro è composta da riflessioni aperte che ci portano come in una spirale a generare la speranza dalla fragilità. Questo libro è un altro passo del nostro cammino comune. Della nostra collaborazione. Co-laborare. Lavorare insieme. Qua vicino c’è una acacia. Un albero che dà bellissimi fiori bianchi. Fiori fragili. Il vento si porta via ogni petalo, i petali volano nel cielo e ci indicano le direzioni del vento. Poi da fiori fragili e persi nel vento cadono i semi e da quei fiori fragili nascono nuovi alberi. Il vento li agita, ma le radici ben piantate nel terreno resistono al suo soffio.

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