Bernardo Franco
Il potere degli anni Storie di anziani e di chi li assiste
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A colui che oltre le rughe scopre ogni giorno il potere degli anni
bello e impossibile
Quando si va a verificare il livello di benessere all’interno di una comunità, si osservano una serie di dinamiche spontanee e naturali che “sbocciano” nella rete delle persone e che sono segno tangibile di salute. Nelle strutture in cui regna la confusione, dove la comunicazione urlante blinda l’ascolto, dove non ci sono regole e dove esistono norme obsolete, con molta probabilità il più forte sopprimerà il più debole e la legge che vincerà sarà quella della giungla. In altre strutture in cui il clima silenzioso è di supporto reale all’ipoacusia dei molti, che improvvisamente tornano ad ascoltare, si tende a porre al centro del sistema l’individualità dell’assistito e la legge che vincerà sarà quella dell’amore. Quest’ultimo concetto è fortemente rappresentativo dei legami che, all’interno di una struttura per anziani, tengono insieme le persone. L’amore, nelle sue mille sfaccettature, caratterizzato da aspetti che sublimano i cambiamenti del corpo o da particolari che lo trasformano in vera complicità quotidiana tra persone che hanno vissuti sovrapponibili, è certamente il motore della vita anche all’interno della nostra organizzazione. L’amore è il cuore e senza il cuore pare impossibile svegliarsi la mattina alle cinque per andare a fare venti bidet, imboccare chi non ce la fa da solo, cambiare un po’ di pannoloni e tornare a casa. Dietro ogni bidet c’è una persona capace di amare, oltre ogni bocca spalancata per un cucchiaio di minestra c’è un cuore che batte e quello stesso cuore accelera mentre controllo o cambio un pannolone nell’atto di donare dignità. 3
È la sinergia dei cuori che genera motivazione, non lo stipendio, è la capacità di tollerare e la voglia di capirsi che crea qualità, è l’amore che alimenta lo spessore professionale. Per questi semplici motivi che sono all’origine della vita, anche da noi si cercano ogni giorno tracce di amore nelle parole che diciamo, nei gesti che facciamo, nella moderazione che perseguiamo e nell’organizzazione che promuoviamo. A qualcuno di noi, però, il concetto di amore dovrebbe essere un po’ circostanziato, visto che soprattutto in qualche “maschietto” questo vocabolo accende i recettori ormonali, sintonizzandoli su frequenze tanto precise quanto, talvolta, fuorvianti. Evitando di fare riferimento ai colleghi che tendono a perseguire certi meccanismi mentali, e non solo, vorrei focalizzare l’attenzione su un caso particolare che, oltre a costituire un chiaro esempio di quanto ci si possa sentire giovani a ottanta anni, rappresenta un fattore positivo notevole anche per altre persone assistite… e non mi fraintendete! Alto? No. Biondo? No. Occhi celesti? Neanche, e nemmeno «puppe a pera», per citare la canzone di Francesco Nuti, ma più semplicemente basso, in guerra continua con una calvizie che pare stia prendendo il sopravvento, occhialino a intellettuale e un fisicaccio proporzionato e particolarmente integro; “ex detenuto” a San Salvi, prosciolto dopo l’avvento della legge Basaglia, ecco qua Cilio, il “bello e impossibile” di casa Martelli. Ora, ci sarebbe da discutere sul soprannome, giacché obiettivamente tutto pare meno che bello e tanto meno impossibile. Alla veneranda età di ottantadue anni Cilio è un vero e proprio terremoto, non tanto per la personalità, che, nonostante le sfaccettature psichiatriche croniche, risulta di semplice gestione per il personale, ma per le sue iniziative galanti che spesso lo conducono a intrecciare relazioni con dignitosissime signore ospitate anch’esse in struttura. Effettivamente Cilio si sente ancora in forze, è libero di uscire ed entrare dalla struttura, nella quale si racconta abbia 4
introdotto furtivamente qualche “donnina” nei tempi passati, e desidera vivere a 360° la sua esperienza nella casa di riposo. Partecipa alle gite proposte e alle attività organizzate in collaborazione con altre associazioni, collabora a iniziative che prevedono la preparazione di lavori manuali, ama seguire il cinema in struttura e sente il bisogno spassionato di un amore poco platonico. Fino a qualche anno fa le leggende che narravano le gesta di Cilio in preda alle pulsioni sessuali, poco avevano a che fare con un sano e costruttivo sentimento che ovviamente poteva prevedere anche una qualche forma di approccio; più che altro il “bello e impossibile” pare che amasse perseguitare la piccola comunità di religiose che abita la struttura e che ha il compito di fare assistenza spirituale ai nostri ospiti. Possiamo capire in una mente come quella di Cilio come il concetto di assistenza spirituale era stato distorto a vantaggio di un tipo di assistenza decisamente meno eterea, ma che lui pretendeva comunque in modo irrazionale e, in questo caso, malato. Il disagio mentale riaffiorava spalancando, davanti agli occhi dei presenti, finestre di un passato fatto di degrado e contenzione al quale ognuno reagiva con le sue peculiarità comportamentali. Passata la tempesta, tornava tutto come prima e Cilio andava in camera a guardare la televisione e a recuperare un po’ di equilibrio. Con il passare del tempo ha iniziato a dedicarsi a molte attività in modo continuativo e impegnato come, ad esempio, la palestra, che frequenta ogni mattina passando dalla tens alle parallele, dalla cyclette alla ginnastica di gruppo; oppure l’ortoterapia, che lo impegna nella prima parte della mattinata. È veramente preciso nelle cose che fa, e appare evidente che questo aspetto sublima in modo terapeutico le sue pulsioni poco governabili in tempi neanche troppo lontani. Questa nuova situazione ha spostato le sue attenzioni su alcune assistite con le quali si produce in evoluzioni adolescenziali degne di un vero conquistatore. Piccole attenzioni ricche di galanteria come lo spostare una sedia per fare acco5
modare Adele, oppure portare il tè a Francesca, hanno fatto sì che Cilio diventasse l’indiscusso oggetto del desiderio di una fantomatica ammiratrice: Domenica. «Ragazzi, ma lo sapete che ho visto?» sussurrò una mattina Giusy, mentre smontava dal turno di notte. «Verso le due, ho visto un’ombra uscire dalla camera di Cilio e affrettarsi a tornare in camera sua …». «Sì, ma chi era?» chiese Rolando, senza nemmeno lasciarci il tempo di assaporare un minimo di suspense. «Ebbene sì, era la Domenica». Signora tutta di un pezzo, discreta osservatrice di quanto accadeva durante i pasti principali in sala da pranzo, Domenica aveva sbaragliato la concorrenza e conquistato il cuore di Cilio. Il tutto, sotto il naso di Francesca che si era guadagnata il privilegio di mettere il bavaglio a Cilio prima di mangiare, a protezione delle sue meravigliose, inconfondibili camicie personalizzate e che negli ultimi giorni aveva trascorso brevi momenti con lui in giardino. Nei giorni successivi l’attenzione del personale a questa potenziale coppia superava di gran lunga l’osservazione che caratterizza abitualmente l’approccio assistenziale a supporto dei bisogni della persona. Gossip, curiosità, incredulità, desiderio di scoop… ho perfino trovato operatori appostati per “capire meglio certe dinamiche”. In realtà bastava transitare “casualmente” nel corridoio vicino alla camera di Domenica verso le cinque del pomeriggio per trovarli seduti, mano nella mano, a sussurrarsi frasi ricche di affetto. Il sorriso che alimentava i loro sguardi e l’atteggiamento premuroso che diventava sempre più evidente con il passare del tempo, aveva cancellato le chiacchiere di corridoio e aveva lasciato spazio a un dato di fatto: due persone conosciutesi in struttura adesso stavano insieme. L’equipe multidimensionale, nelle riunioni periodiche con la direzione, accolse con vivacità questa relazione e, informati i familiari, ufficializzò il fatto. In realtà non ci furono pompose cerimonie di fidanzamento, ma più semplicemente Cilio e 6
Domenica ebbero la possibilità di mangiare da soli quando lo chiedevano, sedere vicino durante le gite e perché no, trascorrere insieme tutto il tempo che volevano. Ovviamente non mancarono maliziose insinuazioni che facevano leva sugli aspetti sessuali, che tra l’altro ogni relazione tra adulti prevede, vissuti comunque con grande dignità e riservatezza. In pubblico, infatti, i due avevano un atteggiamento estremamente moderato e contribuivano a rendere l’ambiente estremamente naturale e spontaneo. Questo è il successo di un’organizzazione: abbattere gli spazi fisici riproducendo una sorta di modello sociale protetto, in funzione dei bisogni della persona. E proprio come accade nelle migliori famiglie “il bello e impossibile” ha dovuto gestire dinamiche conflittuali caratterizzate da avance di altre donne che lui, senza neanche troppi fronzoli, ha stroncato sul nascere. «O Bernardo, Cilio ha dato un ceffone a Francesca». Proprio così: quest’ultima non si era rassegnata al fatto di aver ormai perso la sfida con Domenica e non era neanche riuscita a razionalizzare la possibilità che potesse essere una cosa seria; quel ceffone era il segnale inequivocabile che da allora in poi Francesca avrebbe dovuto girare alla larga. Dinamiche sovrapponibili a quelle alimentate dall’attenzione per Domenica di altri pretendenti che mangiavano addirittura al tavolo con lei non ebbero alcun risvolto. Nessuno sa come o perché, ma nonostante l’evidente interesse di Bruno per la “fidanzata” di Cilio, non c’è mai stato comportamento equivoco o tentativo di avvicinarla. Il passato di Cilio era di dominio pubblico e il suo curriculum era un buon deterrente anche per il più aggressivo dei pretendenti. Un giorno, grazie all’inefficienza dei servizi di volontariato che abitualmente si occupano del trasporto degli assistiti, Cilio rischiava di non eseguire un esame per verificare la circolazione agli arti inferiori, così l’ho accompagnato io. Esperienza divertentissima: a parte il fatto che conosceva perfettamente tutte le vecchie signore, che incrociavamo con 7
la macchina, e su ognuna aveva una storia da raccontare, Cilio si dimostrò un vero “animale sociale”. Dalle lusinghe alla barista del locale dove ci siamo fermati a pranzare, al brindisi alla mia fidanzata, di cui conosceva perfettamente l’identità, nonostante l’avessi tenacemente nascosta a tutti, fu il mattatore della giornata. L’esame in programma passò letteralmente in secondo piano e l’aneddoto sulla difficoltà di eiaculazione confidata all’angiologo fu veramente la ciliegina sulla torta di una giornata memorabile trascorsa con una persona forse un po’ pazzerella, ma sicuramente ancora capace di amare… la vita.
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indice
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Nota introduttiva
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Presentazione di Daniele Raspini
Il potere degli anni
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Bello e impossibile
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Chi ruba e chi tiene il sacco
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Il principe dei mostri!
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Radio Martelli
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Quartino
33
Passioni centenarie
39
Marta
45
A letto
51
Cancro
57
Piange il telefono
63
Il peso del sapere
69
Cristalli di memoria
75
Parenti serpenti
81
Guai a chi offende la Juve!
87
Incatenato
93
L’indiano
99
Storie di angeli
105
L’artista
111
Chi sono io ? (Una nuova famiglia)
117
Il fuggitivo
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Solo
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Noi
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Postfazione di Laura D’Addio