Quarto di secolo

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Iacopo Innocenti nasce nel 1983 a Pistoia, città dove, malgrado tutto, vive. Laureato in Scienze Politiche e Studi Europei, è da sempre appassionato di scrittura. Quarto di secolo è il suo primo, “schioppettante” romanzo.

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Iacopo Innocenti

Iacopo Innocenti

Quarto di secolo romanzo

Quarto di secolo

Un quarto di secolo. Venticinque anni compiuti. Sembrerebbe un crocevia importante per un ragazzo d’oggi. Già, perché? Forse perché a quell’età suo padre era già sposato e lavorava e lui invece è ancora immerso in “trilioni” di dubbi e incertezze? Oppure perché si trova esattamente a metà tra il ragazzino timido e impacciato che era e l’uomo che è ormai prossimo a diventare? Se lo domanda Enrico, un venticinquenne occhialuto che vive in una città di provincia, dove conduce un’esistenza che si altalena tra i dubbi sugli studi appena ripresi e la necessità di un lavoro, la conoscenza della splendida Marta e le scorribande con gli amici di sempre, la voglia di capire quale sarà il suo futuro e le rimembranze degli anni appena trascorsi. Un quarto di secolo colmo di gioie e dolori, risate e pianti, disseminato di punti interrogativi tra cui si erge una sola certezza: le cose non sono mai come sembrano.



Iacopo Innocenti

Quarto di secolo Romanzo

SocietĂ

Editrice Fiorentina


© 2010 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it blog www.seflog.net/blog facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account www.twitter.com/sefeditrice isbn 978-88-6032-127-5 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Disegno di copertina Riccardo Innocenti Copertina a cura di Grafica elettronica (Napoli)


Quarto di secolo



venticinque

Ecco, immaginiamo di entrare furtivamente in una camera buia. Solo un fioco raggio di luce penetra dalle tapparelle. È mattina. La camera è arredata in modo scarno ed essenziale: un armadio, una libreria, una scrivania con un computer e un piccolo televisore, un comò, un letto. Dentro al letto c’è un ragazzo. Un ragazzo normale, che sembra dormire con indosso una maglietta di un festival musicale al quale è andato diversi anni fa. È coperto solo con un lenzuolo perché fa caldo, l’estate è alle porte oramai. Nonostante il clima gli permetterebbe di dormire completamente scoperto, lui ha comunque bisogno di coprirsi e accoccolarsi con qualcosa addosso. Non dovrebbe essere l’unico al mondo. Anche se sembra, in realtà non sta dormendo, è in una di quelle fasi della giornata che lui preferisce. Quando è sveglio e sta ancora con gli occhi chiusi e pensa, pensa, pensa. Forse pensare è uno dei suoi passatempi preferiti. Pensa al numero venticinque, intensamente. Venticinque, forse, ma non ne è sicuro, era il numero che scelse Marco Van Basten quando in serie A furono introdotti i numeri fissi e si pose fine a una romantica era del calcio, quando i numeri corrispondevano a una zona del campo e andavano dall’uno all’undici. Ad esempio, un grande centravanti come Van Basten usava portare il numero nove. Numero forte, potente, che incuteva timore e rispetto. Chissà perché il Cigno di Utrecht aveva scelto proprio il venticinque. Forse perché già sapeva che nessuno lo avrebbe mai visto in campo con quel numero, visto che, proprio quell’esta3


te, a qualche settimana dall’inizio del campionato, annunciò l’addio al calcio. Lasciamo perdere le divagazioni calcistiche. Oggi, otto di giugno, il venticinque è per questo ragazzo un numero importante. Infatti, questo giovane compie venticinque anni. Un quarto di secolo. Sembrerebbe un crocevia importante. Ecco, si sta chiedendo, perché dovrebbe essere importante? Che cosa vuol dire compiere e avere venticinque anni in questa strana epoca? Cos’è un venticinquenne in questo primo decennio del ventunesimo secolo, formato da anni che sembrano tutti uguali tra di loro? Era troppo piccolo quando cadde il Muro, non si ricorda di Tangentopoli né della firma del Trattato di Maastricht, ma ha comunque vissuto la tragedia delle Torri Gemelle, l’avvento dell’Euro, l’interminabile era Berlusconi in Italia, eccetera eccetera. Ha comunque la sensazione di vivere un’epoca strana, appunto, in cui non c’è niente per cui possa essere considerato né troppo giovane, né troppo vecchio. Si sente in dovere di correre, di schiacciare il piede sull’acceleratore e lasciarsi andare. Solo non sa dove. È un ragazzo normale, forse un po’ gracilino (ma meno che in passato, quando sembrava uscito dal film La Rivincita dei Nerds), quindi può raggiungere qualsiasi obiettivo. Il problema è quale. Non è più nella fase in cui si fanno tanti sogni campati in aria, in cui si può e si deve essere pieni di progetti più o meno realizzabili. A venticinque anni, ad esempio, suo padre era già sposato e stava in un appartamento in affitto. Certo, erano altri tempi, ma a venticinque anni, nel Ventunesimo secolo, secondo tutti si dovrebbe essere concreti. E correre. Il nostro ragazzo, che, scusate se non l’ho detto prima, si chiama Enrico, non sa ancora in che direzione correre. Non è che non sia in grado, è che deve decidere. Non è certo una colpa. Il Futuro, ovvero lo scoprire Quellochesaràperilrestodellasuavita, si sta avvicinando, quindi, presto lo raggiungerà. 4


E quindi eccolo lì, che si rigira nel letto come fanno tutti, che dorme e non dorme, o meglio sembra che dorma ma non dorme, proprio come tutti. Beh, di sicuro qualche stranezza, questo ragazzo, ce l’ha. La prima che mi viene in mente è l’abitudine, quando riflette sulla propria esistenza, di parlare di sé in terza persona, proprio come sta facendo adesso. È come se ci fosse un altro sé, un altro Enrico elevato al quadrato che lo osserva. Quest’altro Enrico, oltre che osservarlo, sa esattamente quello che farà, quello che avrebbe dovuto fare e quello che potrebbe fare. È un Enrico splendido, perfetto, brillante, che conosce tutti i suoi difetti e che li ha già eliminati. È l’Enrico che vorrebbe essere. L’Enrico e l’altro Enrico, quasi mai riescono a coincidere, anzi, togliamo il quasi. Quando coincideranno, probabilmente Enrico avrà realizzato quello che voleva realizzare, sarà diventato l’uomo che sognava di essere, e dovrà smettere di correre o di pensare a correre. Per il momento, Enrico è un asso nel correre a ritroso, nel rimuginare sul suo passato e su quel che ha fatto. Il giorno del compleanno, per molti (di certo per lui), è tempo di bilanci: cosa ho fatto finora di importante o di bello? Sogni realizzati? Decisioni prese? Delusioni incassate? Cose iniziate e portate a termine? E così via… Adesso, però, oltre a pensare al numero venticinque e all’addio al calcio di Van Basten, Enrico pensa a un momento chiave della sua vita, non sa perché gli è venuto in mente proprio quell’episodio apparentemente insignificante. Come detto, però, il giorno che sta ricordando ha segnato in modo irrevocabile il prosieguo della sua infanzia… A sei anni… Quasi sette…

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indice

3

Venticinque

6

Sei... quasi sette

12

Venticinque (reprise)

17

Venticinque e tre mesi

26

Tredici

33

Sedici

42

Diciannove e venti

52

Venticinque e quattro mesi

58

Diciassette

63

Venticinque e cinque mesi

72

Venticinque e sette mesi

80

Undici

88

Venticinque e otto mesi (piĂš o meno)

92

Ventiquattro

95

Venticinque e otto mesi (notte)

96

Venticinque e nove mesi

100

VentitrĂŠ

107

Venticinque e dieci mesi

111

Venticinque e undici mesi

117

Quasi ventisei

126

Quasi ventisei (encore)


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