Svolta a U

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Rosario Jurlaro Svolta a U

Editr ice F iorent ina Soc ietà

Rosario Jurlaro Svolta a U

Poesie con lezioni esegetiche di Ettore Catalano, Luigi Marseglia, Patrizia Paradisi, Leonardo Sebastio, Francesco Tateo

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isbn 978-88-6032-697-3

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L’odissea di Rosario Jurlaro

Ha scritto in un suo libro Claudio Magris che l’italiano è la lingua della dilazione e dell’accomodamento con l’insostenibile, la lingua della vita, conciliante e insolvente come la vita: citazione riaffiorata nella mia memoria alla lettura dei versi scritti da Rosario Jurlaro e consegnati alla raccolta intitolata Svolta a U. Sui meriti culturali di Jurlaro in campo storico-demologico e antropologico non v’è alcun bisogno delle mie parole e sulla sua produzione narrativa ha già detto il necessario Gerardo Trisolino in un recente studio del 2020. Ora Rosario, il mio amico Rosario cui sono legato da affettuosa stima (spero reciproca), mi chiede, col solito suo gentile pudore, una presentazione alla silloge la cui nota dominante potrebbe essere già colta nel titolo della prima composizione, Riflessione, nella quale ci troviamo di fronte a un viaggio-memoria, tracciato con riservatezza e misura, nell’età infantile in cui si formano il carattere e la personalità, sotto la guida amorevole dei genitori e soprattutto della figura materna, cui Rosario dedica delicati e commossi versi. Possiamo cogliere già qui un verseggiare

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che potremmo definire “antico”, la fattura linguistica di un italiano che, come dice Magris, lotta tra la facile dilazione del momento e l’incipiente coscienza della vita come lotta e confronto con l’insostenibile peso degli anni, ma coglieremmo così solo un aspetto dell’intento poetico di Rosario, perché le sue poesie non soggiacciono mai al passato in modo totale, ma lo analizzano con delicatezza e lo confrontano virilmente con un presente che mai, come oggi, può indurre allo sconforto.

Il viaggio di Rosario non è però circoscritto solo al suo personale vissuto, ma, sorretto da una visibile e solida fede religiosa, si dilata in dimensioni storiche ampie, fino ad abbracciare la figura di Filippo II, il più potente monarca europeo dell’epoca, figura storicamente controversa, divisa tra la leyenda Nera e quella Bianca, morto di cancro nel 1598 a San Lorenzo de El Escorial. I versi di Jurlaro lo colgono proprio nel momento dell’agonia a El Escorial, in una dimensione contratta, nel buio di una stanza, quando la mente del monarca riflette sui peccati di orgoglio di chi, al vertice del potere, presumeva di reggere le sorti del mondo con religioso e forse spietato zelo. Emergono qui, nei versi di risentita forza morale di Jurlaro, la straziata coscienza della vanità della gloria, la debolezza frale del corpo e l’attesa dell’evento conclusivo di una vita giocata tutta sull’ambizione.

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Sono versi forse duri e incalzanti, ma versi che riportano alla bellezza e alla forza di una lingua stupenda e ricca come la nostra, oggi purtroppo quasi dismessa e colonizzata, un vocabolario affascinante di parole che si fanno immagini e riescono a donarci il profumo di primavere trascorse, il sapore intenso di vite vissute come «ripostigli / di conversari antichi». La poesia cerca così un sentiero possibile, un accomodamento, rovistando nei ricordi di una vita, giocando con lune e carte, accennando preghiere e imbattendosi in falci taglienti, dipingendo cartoline di una Brindisi in cui le ruspe hanno sradicato case dai tetti spioventi e innalzato «termitai policromi», addensando ombre sul passato storico della città, accumulando, nel viaggio memoriale che prosegue nelle vie del mondo, visioni di sere di maggio odorose di fieno, rintocchi di vecchie campane e notti fiorentine di gatti innamorati.

Certo non mancano, né potrebbe essere diversamente, le imposizioni insolventi della vita, versi in cui «il cielo imbruna» e sospinge gelo e paure e insieme reca il conforto e il fervore della fede, ma l’accento torna presto a battere su speranze che sanno di primavera, «pigolii» della vita che getta il suo guanto di sfida alla morte, formulando promesse e preghiere per l’oltre, «lumache / tutte d’amore avvolte / in schiuma bianca».

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Una raccolta intensa che si legge tutta d’un fiato, l’odissea di un uomo che gioca su vuoti e pieni, affascinato dalla provvisoria conclusione del viaggio, ma intanto curioso di cercare immagini e percezioni del mondo in cui trovano solide e concrete radici il suo amore e la sua intelligenza.

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Ettore Catalano
svolta a U

Riflessione Mi sono visto con il colletto, a ciambella, bianco, il grembiule nero e la nocca azzurra al petto scolaro in classe.

Erano gli anni Trenta del secolo chiuso sui due millenni di predicati accordi ancora attesi.

Mi sono visto riflesso in un figliolo nato che già compiuta era la decade prima dei cento anni in cui sarò affossato con altra divisa.

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Allo spicco, che

scolaro adulto, da mamma il bacio in fronte e fervido l’affido alla Madonna che m’accompagni in via.

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avverrà, spero d’avere ancora,
Indice 5 L’odissea di Rosario Jurlaro di Ettore Catalano 9 Svolta a U: epica della pace, ethos e rimembranze di Luigi Marseglia 19 Aquilae senectus: poesia scavata nell’anima di Patrizia Paradisi 31 Disincanto e mistero nella poesia di Rosario Jurlaro di Leonardo Sebastio 39 Il mondo perduto di Jurlaro di Francesco Tateo svolta a U 47 Riflessione 49 Filippo II a El Escorial. Preghiera 61 Conta le lune 68 Brindisi anni ’60 70 Io, regista 72 Il fabbro
74 Sera di maggio 75 Alle bocche di Bonifacio 78 Sera 79 Notte fiorentina 80 Bontà 81 La grandine 82 Nostalgia 83 Ascesa 84 Pensiero 85 Inverno 86 Madre 89 Il focolare 90 A Nunzia 92 Saranda 93 Crocevia 95 I passeri nell’orto 98 Eloquio 100 Il patto 101 Scilla e le lumache 102 Preghiera 104 Per strada 105 Ieri 106 Concerto nel bosco

Pier Luigi Canzi, Per ripetuto caso, pp. 68, 2008.

Giovanni Gut, Senza mai fermarsi, pp. 76, 2010.

Carlo Cantagalli, Riverberi. Quarantaquattro sonetti, pp. 68, 2011.

Walter Rossi, erfahrung. 140 caratteri in poesia, pp. 60, 2012.

Carlo Villa, Eclisside, pp. 100, 2013.

Emma Pretti, Un guaio che non è stato preso in esame, pp. 100, 2014.

Walter Tripi, Londra, pp. 48, 2014.

Carlo Cantagalli, Riverberi. Improvvisi e strambotti, pp. 76, 2015.

Giacomo Soremic, Un lontano paradiso, pp. 52, 2016.

Carlo Villa, Retrostrato, pp. 220, 2017.

Carlo Cantagalli, Riverberi. Percorsi inversi. (Poesie 20151960), pp. 192, 2018.

Raffaele Riela, Cinquanta. Poesie per strada, pp. 132, 2018.

Carlo Villa, De te dedica narratur, pp. 256, 2018.

Debora Scrofani, Lo sguardo teso, pp. 52, 2018.

Massimo Bettetini, Luce di Candoglia, pp. 52, 2020.

Alessandro Franci, La fragilità dei pesi, pp. 84, 2020.

Simone Fagioli, Inconsapevoli emozioni, pp. 256, 2020.

Angelo Scipioni, The End of Everything. Scritture di mari(lyn)ologia, pp. 116, 2021.

Simone Fagioli, Canti d’amore, pp. 48, 2022.

Corrado Paina, Un brindisi alla malattia, pp. 112, 2022.

Angela Pagnanelli, Per incantamento, pp. 136, 2022.

Claudia Gori, Con voce rauca, pp. 132, 2022.

Rosario Jurlaro, Svolta a U, pp. 112, 2023.

nella stessa collana

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