Un romanzo di crisi: il «Mambriano» del Cieco da Ferrara

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quaderni aldo palazzeschi

Elisa Martini

E 28,00

Un romanzo di crisi. Il Mambriano del Cieco da Ferrara Elisa Martini

Collocata tra l’interruzione dell’Innamorato e la nascita del Furioso, il Mambriano del Cieco da Ferrara è un’opera ancora avvolta da troppo mistero e sostanzialmente da riscoprire. Pubblicato postumo nel 1509, questo poema – cresciuto nella Mantova gonzaghesca – rappresenta una tappa obbligata nel percorso della storia del romanzo cavalleresco in area padana: esso infatti, offrendo una via alternativa alle numerose “giunte” ai tre libri boiardeschi, non solo rivendica una propria fisionomia e identità, ma, soprattutto, si connota, per il suo autore, come uno strumento di lotta contro la crisi incipiente che va colpendo, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, il sistema corte. Mediante una profonda sperimentazione riguardante la varia cultura cortese rivissuta all’interno del genere cavalleresco, il Cieco vuol consegnare al mondo delle corti ormai in rovina un prodotto in cui riconoscersi. Il poema diviene, così, un ultimo balaurdo di resistenza, che già mostra, però, quella via di follia che sarà propria del Furioso.

Un romanzo di crisi. Il Mambriano del Cieco da Ferrara

Elisa Martini, laureata in Letteratura Italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze, è dottore di ricerca in Italianistica. Cultore della materia presso il DILEF di Firenze, si occupa principalmente di Rinascimento e, in particolare, di romanzi cavallereschi, non trascurando, però, incursioni in ambito otto-novecentesco.

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centro di studi ÂŤaldo palazzeschiÂť UniversitĂ degli Studi di Firenze Dipartimento di Lettere e Filosofia

quaderni aldo palazzeschi nuova serie

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La collana ospita ricerche di area italianistica compiute da allievi dell’Ateneo fiorentino, giudicate meritevoli di pubblicazione dal Consiglio Direttivo del Centro di Studi «Aldo Palazzeschi». L’Università di Firenze intende in questo modo onorare la memoria e la patria sollecitudine di Aldo Palazzeschi, che l’ha costituita erede del suo patrimonio ed esecutrice della sua volontà.


Elisa Martini

Un romanzo di crisi. Il Mambriano del Cieco da Ferrara

SocietĂ

Editrice Fiorentina


Il volume beneficia di un contributo a carico dei fondi del Dipartimento di Lettere e Filosofia, Centro di Studi «Aldo Palazzeschi», Università degli Studi di Firenze

© 2016 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it ebook isbn: 978-88-6032-366-8 issn: 1721-8543 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata In copertina: Carlo Romiti, Mambrino (per gentile concessione dell’autore)


INDICE

introduzione. Tra la ricerca di strade nuove e un mondo in crisi 11

PARTE prima

il poema cavalleresco i. la tecnica narrativa: fra tradizione e innovazione 17 1. Una struttura unitaria e circolare 17 2. L’uso dell’entrelacement 48 3. Proemi e congedi 74 ii. marte e venere: le armi e l’amore 111 1. Il ciclo carolingio e l’epica classica 1.1. I valori dell’epica carolingia 1.2. L’influenza classica 2. Il mondo della ventura 2.1. L’universo incantato della donna-maga 2.2. Il dinamismo della ventura: tra erranza e percorso di formazione

111 119 131 155 155 170

PARTE SECONDA

un poema polimorfo: i generi letterari di una corte i. la novella 187 1. Il corpus novellistico: l’importanza dell’exemplum 187 1.1. Fare il becco all’oca 190 1.2. I qui pro quo 198


1.3. L’amore alla prova 1.4. La pietra della verità 1.5. La sposa dimenticata 1.6. La gara delle tre mogli 1.7. La storia di Orio e Policasta 2. Oltre le novelle: il nuovo Meleagro e due apologhi esopiani

203 208 215 222 231 243

ii. il teatro e la lirica 259 1. Una commedia dentro il romanzo 2. Il miles e il vanto 2.1. Mambriano 2.2. Astolfo 3. Spunti lirici: il lamento amoroso tra verità e simulazione

259 293 293 309 334

iii. giostra e caccia: rituali di corte 351 1. Una società allo specchio: tra realtà e letteratura 1.1. Il banchetto 1.2. La caccia 1.3. La giostra 2. Una giostra pulciana: un riscontro tra Firenze e Mantova

351 351 356 360 370

iv. altri generi 381 1. Il trionfo 2. L’allegoria 3. Il contrasto, la poesia pastorale e il poema mitologico

381 394 403

Indice dei nomi 413


Nec spe nec metu


Nel congedare questo lavoro vorrei ringraziare il Professor Gino Tellini per aver reso possibile questa pubblicazione; il Professor Riccardo Bruscagli per aver condiviso con me ogni attimo di questa avventura; il Professor Gianni Venturi per essermi stato sempre a fianco e avermi spronato a non mollare. La mia gratitudine va inoltre alla Professoressa Laura Riccò, al “capo” Marco Villoresi, a tutti i miei amici che hanno vissuto con me l’iter travagliato di questo lavoro, ma soprattutto ai miei genitori e a mio fratello per la fiducia, l’affetto e il sostegno mai venuto meno. In ultimo, un grazie a Fabio e al suo motto “Persevera, il Mambriano è roba tua”.


INTRODUZIONE tra la ricerca di strade nuove e un mondo in crisi

È tutto un equilibrio sopra la follia. Vasco Rossi, Sally

Stampato per la prima volta a Ferrara nel 1509, il Mambriano vede la luce tre anni dopo la morte del suo autore – il Cieco da Ferrara –, deceduto proprio nella corte estense nell’inverno del 1506, lasciando la sua opera sì completa, ma non conclusa del tutto. Sappiamo, infatti, dalla lettera dedicatoria di Eliseo Conosciuti premessa alla prima edizione che, proprio nei giorni prima della sua scomparsa, il nostro poeta stava revisionando e correggendo alcune parti del poema. Una storia costellata di posterità, di fortune notevoli presso i contemporanei e di un successivo incommensurabile oblio, interrotto solo da coraggiosi tentativi critici, tesi a riconsegnare, a questo generoso poema, il suo giusto peso letterario. Tra questi si colloca anche il mio lavoro, che finalmente, dopo più di nove anni ed esser circolato inedito in veste di tesi di laurea, giunge all’onore delle stampe. Il Mambriano, crocevia tra Innamorato e Furioso, prende avvio e forma negli anni a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, periodo estremamente critico per il mondo cortigiano. La fine della pax quattrocentesca, l’inizio delle sanguinose Guerre di Italia, l’invasione degli eserciti stranieri stanno minando e facendo vacillare il sistema delle corti italiane. Il mondo aureo e cortese dipinto dal Boiar­ do va, cioè, incrinandosi sotto i colpi terribili della realtà. Sono anni in cui anche l’interesse culturale si sta spostando su nuove tipologie


12   introduzione

letterarie quali la poesia pastorale o il poema mitologico. L’universo cavalleresco rappresentato dal Boiardo come specchio della società estense perde, ormai, terreno. La realtà, regno di follia, ha sconquassato quella dimensione dorata, vissuta come un’eterna primavera, in una costante dimensione ludica e cortese. Il sogno della renovatio arturiana si va infrangendo contro gli scogli sempre più aguzzi del mondo reale, fino allo svelamento finale che avverrà nell’opera del­ l’Ariosto. La corte in cui il Cieco scrive il suo poema è un ambiente turbato, in cerca di nuove basi su cui poggiare il proprio ordine per salvarlo dalla crisi incombente. Si percepisce, quindi, l’esigenza di un ritorno alla moralità, ai valori etici, alla saggezza e alla prudenza di stampo umanistico. Le varie arti rispondono alle esigenze della corte di ritrovarsi, di rifondarsi su fondamenta solide: un ribadire la propria essenza che deve arginare e resistere all’avanzata inesorabile del declino. Il Cieco è prima di tutto un uomo integrato nella sua realtà, ben consapevole della crisi incipiente. La sua scelta coraggiosa, dunque, di scrivere un romanzo cavalleresco ex-novo non è pacifica, né tanto meno scontata. È la funzione speculare propria di questo genere a spingere il Cieco verso il romanzo cavalleresco. È la forma letteraria che più di qualsiasi altra riesce a farsi portatrice dei valori e dei fondamenti del sistema corte. La scelta del Cieco è, dunque, giocata totalmente su un piano di spendibilità pratica della sua opera nel cosmo estense/gonzaghesco. È un romanzo che sfida in qualche modo la crisi incalzante, dando alla società cortese quelle basi necessarie per riuscire a sopravvivere. La decisione del Cieco di intraprendere una via nuova rispetto a quella dei continuatori del Boiardo va anch’essa letta all’interno di questo compito pragmatico che il poema deve compiere. Il portare avanti un mondo già creato come quello boiardesco potrebbe essere un ostacolo per la rifondazione civile e morale perseguita dal Cieco. Oltre a ciò, certamente, la stesura di nuovi materiali cavallereschi rappresenta un’occasione per mettere in mostra la propria arte ben più grande e suggestiva rispetto a quella di scrivere una delle tante continuazioni del capolavoro boiardesco. L’uomo di corte, dunque, lascia spazio anche al poeta. L’obiettivo personale e quello sociale si trovano, quindi, concordi: l’artista e il cortigiano sono perfettamente integrati tra loro. Il compito didattico e funzionale si realizza all’interno del Mambriano innanzi tutto sul piano contenutistico. Il vitalismo spensiera-


introduzione   13

to e ludico del mondo boiardesco lascia il posto a una visione ben più rigida e moralizzata della società. È un ritorno ad antichi valori, a un’etica ferrea e fondante, dove si ritrovano sia il ciclo carolingio che quello arturiano. Le deviazioni sono bollate come errori da punire o da reintegrare solo a purificazione avvenuta. Si delinea, cioè, un mondo retto dalla virtus e dalla ratio, dove si epura tutto ciò che è voluptas e furor. L’eccesso, la follia sono i mali che incombono sul­ l’universo del poema e della corte, calamità contrattaccate dal Cieco attraverso il ritorno all’ordine, alla prudenza e alla saggezza. Il poema è, dunque, un ultimo baluardo di equilibrio, che cerca di resistere alla follia incalzante che con Ariosto sarà ormai l’unica dimensione possibile. Il progetto del Cieco, però, si realizza nel Mambriano non solo nelle tematiche, ma anche nelle componenti strutturali del poema stesso e nel suo aprirsi verso un sincretismo dei vari generi letterari che riguardano la corte. È un compito attuato, quindi, su più livelli all’interno del testo. La struttura del poema si presenta come fortemente solida. I due fili principali si articolano all’interno di una salda coesione di fondo sia spaziale che temporale. È un’unità voluta, ricercata, continuamente sorvegliata che ben rende l’idea di un sistema di corte unitario e tenacemente coeso. È una concentrazione che porta stabilità, sicurezza, resistenza. La struttura aperta del Boiardo lascia dunque la scena a una dimensione circolare e chiusa. L’aspetto che, nondimeno, maggiormente colpisce nell’opera del Cieco è la sua enorme disponibilità verso l’inclusione all’interno del poema cavalleresco degli altri generi letterari. Questa tendenza al sincretismo e alla sperimentazione intertestuale unisce in maniera ancor più profonda le esigenze del cortigiano con quelle del poeta. L’immettere dentro al proprio testo le strutture, le movenze e le tematiche degli altri generi rappresentativi del mondo cortese, è un’operazione totalmente tesa verso l’unità della società, obiettivo questo perseguito a tutti i livelli del poema. È un fondersi, un amalgamarsi di elementi della cultura che deve rendere un’immagine unitaria e stabile della corte. Il poema è, dunque, uno speculum portatore dei valori fondanti del sistema sociale. Il sincretismo però, oltre che al progetto pragmatico dell’uomo di corte, risponde anche alle aspettative del poeta. È nell’intarsio continuo e nella sperimentazione costante che l’arte del Cieco fa sentire maggiormente la propria voce.


14   introduzione

È un ricercare strade nuove che se da una parte deve innalzare la creatività e il talento del poeta, dall’altra deve consegnare un’immagine totale e coesa della società cortigiana. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento si ha, dunque, una fase di passaggio fondamentale per la storia e la cultura delle corti estense e gonzaghesca. È un momento di transizione, di incertezza, dove il sogno della renovatio arturiana del Boiardo viene a infrangersi, dove la corte cerca di trovare nuove basi su cui rifondarsi, su cui mantenersi in equilibrio. Il Mambriano fotografa proprio questo periodo di transito tra la primavera boiardesca e la pazzia ormai conclamata dell’Ariosto. È l’anello mancante che testimonia il mutamento. È un poema che nasce dalla crisi e che si fa strumento vero di lotta contro questa forza distruttiva, la quale però, al momento dell’editio princeps del Mambriano nel 1509, ha da tempo travolto il sistema corte. Il mondo del Furioso è oramai alle porte e la follia è già realtà. Firenze, 16 settembre 2015


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