Metropolita Antonij di Suroz

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metropolita Antonij

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МETROPOLITA ANTONIJ DI SUROŽ PER ME VIVERE È CRISTO

«Ogni incontro viene da Dio, perché ogni incontro è l’istante in cui le persone si trovano faccia a faccia, a volte per un brevissimo istante, ma nello stesso tempo anche per sempre, poiché, quando ci si incontra con il cuore, con fede, carità, con una speranza comune, nel segno della comune croce, nella luce della comune vittoriosa resurrezione che verrà, ormai non ci si può più separare, le distanze terrene non separano più le persone».

Aleksandr Filonenko

МETROPOLITA ANTONIJ DI SUROŽ



Aleksandr Filonenko

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Editrice Fiorentina


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978-88-6032-349-1

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Per la traduzione italiana © Fondazione Russia Cristiana Traduzione, cura editoriale, consulenza scientifica Giovanna Parravicini per Fondazione Russia Cristiana Progetto grafico e impaginazione Oleksiy Chekal (PanicDesign - www.panic.com.ua) Referenze fotografiche Le foto pubblicate nel presente volume sono di proprietà della Fondazione Patrimonio Spirituale Metropolita Antonij di Surož (Mosca) e della Metropolitan Anthony of Sourozh Foundation (London), che si ringraziano per la gentile concessione


L’incontro è sempre una gioia, «perché ogni incontro viene da Dio, perché ogni incontro è l’istante in cui le persone si trovano faccia a faccia, a volte per un brevissimo istante, ma nello stesso tempo anche per sempre, poiché, quando ci si incontra con il cuore, con fede, carità, con una speranza comune, nel segno della comune croce, nella luce della comune vittoriosa resurrezione che verrà, ormai non ci si può più separare, le distanze terrene non separano più le persone».



INTRODUZIONE

altro essere umano, ma sperimentavano in qualche modo la Presenza di fronte alla quale lui era sempre presente. Non si può dimenticare facilmente che cosa voleva dire incontrare lo sguardo intenso, scrutatore dei suoi occhi e sentirsi spogliato di ogni pretesto e autodifesa (questa era una delle cose che aveva in comune con papa Giovanni Paolo II). Ha vissuto con la massima semplicità. La sua talare consunta, la sua disponibilità a svolgere i lavori più quotidiani in chiesa (impilare le sedie oppure togliere i residui di cera delle candele!), la sua insofferenza della pompa ostentata dai vescovi ortodossi – tutto parlava di una rinnovata integrità apostolica, di una nuova visione di ciò che è veramente importante nella vita del Corpo di Cristo. Per molti, ha reso possibile credere che la Chiesa possa ancora essere veramente apostolica non solo nel ministero e nella dottrina, ma anche nel suo stile di vita. Ha sempre sostenuto di non essere un teologo; ma i suoi insegnamenti sulla dottrina cristiana indicano una profondità e una finezza di comprensione teologica tali da confondere il più grande «esperto». In tutta semplicità, aiutava a vedere come la dottrina nasca con naturalezza dall’adorazione e come l’adorazione incarni la dottrina. Personalmente, l’ho sentito parlare per la prima volta alla radio quando ero un ragazzo; e ho avuto il privilegio, circa quarant’anni dopo, di pranzare con lui poche settimane prima della sua morte e di ricevere la sua benedizione per l’ultima volta. Il suo insegnamento sulla preghiera mi ha aperto delle porte che altrimenti non avrei mai scoperto, e in tutta la mia vita adulta e nel mio ministero sacerdotale la sua parola e il suo esempio mi hanno alimentato. Sono felice che questa mostra abbia luogo, e sono veramente grato di poter ricambiare in qualcosa il mio debito nei suoi confronti. Possa la sua memoria essere eterna! E sempre più persone possano essere attratte nella luce di Cristo attraverso le sue preghiere e i suoi insegnamenti.

er un’intera generazione di inglesi, il metropolita Antonij non è stato solo la voce del cristianesimo russo, ma una delle voci più intense della testimonianza cristiana come tale. Tra gli aspetti più notevoli della sua personalità c’era il fatto che, mentre da un lato tutto quello che diceva era profondamente radicato nella liturgia e nella tradizione spirituale russa, dall’altro sapeva presentare gli elementi essenziali della fede cristiana tradizionale sia a persone provenienti da ogni contesto confessionale, sia anche a chi non aveva mai avuto in precedenza contatti con la fede; tutti restavano colpiti dalla sua presenza, dall’impatto con un uomo che viveva così evidentemente il cuore dell’identità cristiana ed era libero di parlarne con straordinaria autorevolezza. È stato senza dubbio un vero e proprio «padre nella fede» per molti, uno starec – per usare la terminologia della tradizione russa – che sapeva scrutare nel profondo dell’anima e parlare direttamente alle sue esigenze. Come molti starcy, poteva risultare imprevedibile, non convenzionale, inaspettatamente duro o inaspettatamente compassionevole. Era una personalità di grande complessità, non un uomo blandamente pio o semplicemente «simpatico»; ma dentro e attraverso tutte le lotte interiori e le tensioni che le persone più vicine a lui conoscevano bene, aveva accettato di rendersi trasparente a Cristo, così che nella sua presenza si sentiva sempre la realtà assoluta del Signore. È stata questa esperienza di pienezza della Presenza a ricondurlo alla fede cristiana da ragazzo. Egli stesso descrive in maniera memorabile come si era messo a leggere il Vangelo di san Marco (l’aveva scelto perché era il più corto!), e ad un tratto si era reso conto di non essere da solo: la figura di cui si parlava nel testo era lì, in maniera innegabile, indimenticabile, e l’unica risposta possibile era riconoscerla e fidarsene. Non è esagerato dire che molte persone, mentre erano con lui, avevano la medesima coscienza di non essere semplicemente in compagnia di un

Arcivescovo Rowan Williams

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Il Signore ci ha presi come una semente, e ci ha sparsi per tutto il mondo.

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L’EMIGRAZIONE RUSSA: «IL SIGNORE CI HA PRESI COME UNA SEMENTE, E CI HA SPARSI PER TUTTO IL MONDO»

«una sorta di assoluto venir meno delle norme che generalmente regolano l’esistenza, un’emancipazione definitiva dalle consuete responsabilità formali, una condizione dolorosissima e al tempo stesso beata, sottratta a ogni influsso del potere, dell’opinione pubblica, delle tradizioni, della vita quotidiana e della storia del proprio paese». Ma questa «libertà impone, questa libertà esige una dedizione colma di abnegazione, questa libertà richiede onestà e rigore nei confronti di se stessi, del proprio cammino». La verità di questa libertà scuote dalla tranquillità e dice: «Andate in chiesa, perché là proverete l’autentica angoscia per i vostri peccati, per la vostra rovina, per i peccati e la rovina del mondo, là proverete una fame insaziabile della verità di Cristo, là da tiepidi diverrete ardenti, da tranquilli angosciati, e da sapienti

l protagonista del nostro racconto, il metropolita Antonij, vescovo della Chiesa ortodossa russa e uno dei più grandi testimoni di Cristo nel XX secolo, vide la luce insieme alla prima guerra mondiale. Nacque il 19 giugno 1914 a Losanna, un mese prima dell’inizio di un conflitto che avrebbe portato al crollo di tre imperi e causato milioni di vittime. Apparteneva all’emigrazione che visse il periodo più tragico della storia russa: una guerra mondiale distruttiva e disumanizzante, la caduta della monarchia, il rivolgimento statale del 1917, tre anni di guerra civile, e poi la perdita della Patria stessa, di ogni posizione sociale e proprietà. Il nuovo Stato comunista dichiarò che i circa tre milioni di profughi erano «nemici oggettivi», privandoli del diritto di ritornare. La loro vita divenne la storia della progressiva perdita di tutto e della scoperta della periferia del mondo nel cuore dell’Europa. Ma il loro destino sarebbe stato quello di trasformare la tragedia in una nuova vita, che nasceva dal comprendere la propria condizione come una semina voluta da Dio: «Il Signore ci ha presi come una semente, e ci ha sparsi per tutto il mondo». Madre Marija Skobcova (1891-1945), recentemente canonizzata, infaticabile nell’adoperarsi per i bisognosi nella Parigi della guerra e dell’occupazione nazista, appartenente al gruppo dei grandi pensatori religiosi nell’emigrazione e morta nel lager di Ravensbrüch, riteneva che il primo dono spirituale elargito da Dio fosse la libertà,

Madre Marija (Elizaveta Jur’evna Skobcova), a Parigi, in una foto del 1932-1933.

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I genitori del futuro metropolita Antonij: Ksenija Nikolaevna Skrjabina (1889-1958) e Boris Eduardovič Bloom (1882-1937).

Egli aveva assaggiato tutto, fino al limite estremo della nostra indigenza, anzi era andato ben oltre questo limite… E al fondo della nostra caduta trovammo Cristo, che ci salvava, ci confortava, ci esortava a vivere».

della sapienza di questo mondo diverrete folli in Cristo». Per gli emigranti più giovani, tra cui Antonij, la perdita di tutto significava anche la perdita della tradizione ecclesiale. La sfida della libertà in capo al mondo esigeva risposta da ogni persona, ma tale risposta non poteva essere una decisione umana. Lo divenne invece l’incontro con Cristo. Nel 1969 in una delle prediche pronunciate a Mosca il metropolita Antonij così avrebbe descritto l’esperienza spirituale della sua generazione:

Il nostro racconto mostrerà come un acutissimo bisogno umano, un drammatico smarrimento possano diventare, grazie all’incontro con Cristo nelle periferie dell’esistenza, fattori che trasformano la vita in un cammino di testimonianza di un amore infuocato e capace di sacrificio.

«Ci ritrovammo senza Patria, separati da tutto quello che amavamo, dalle persone più care e più amate, ci ritrovammo stranieri in terra straniera, inutili e indesiderati; non ci rimaneva nulla fuorché la miseria. E all’improvviso ci accorgemmo di avere Dio, di cui non avevamo da vergognarci e che pure non si vergognava di noi… E all’improvviso ci accorgemmo che Egli poteva scendere insieme a noi negli abissi del nostro dolore.

UN INIZIO FIABESCO: DALLA PERSIA A PARIGI n contemporaneo di madre Marija, Boris Pasternak, riflettendo nel 1946 sull’incrinatura che aveva condotto alla tragedia russa, scriveva a una vecchia amica: «Ah Nina, se alla

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INDICE

Introduzione di Rowan Williams

LA CHIESA 43 5

L’INCONTRO 7 L’emigrazione russa: «Il Signore ci ha presi come una semente, e ci ha sparsi per tutto il mondo»

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Un inizio fiabesco: dalla Persia a Parigi

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Tre scuole e il movimento scout: la scoperta della periferia

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L’incontro con Cristo risorto

14

L’erba e il cielo in guerra: partecipare al mistero del mondo e della Chiesa

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La Chiesa come vite: il dolore della divisione e la sete di unità

45

La libera voce della Chiesa prigioniera: da Parigi all’Urss

47

Alla ricerca dell’unità

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IL MONDO 57

LA VOCAZIONE 17

Il cristiano nel mondo: il prezzo della sequela

58

La profondità evangelica degli incontri

18

Udire l’altro

59

Scuola di preghiera: i primi passi

19

Santità, testimonianza e civiltà dell’amore

63

Padre Afanasij Nečaev: la via della sequela

22

Monaco in guerra: lezioni di obbedienza

24

Medico e insegnante: lezioni di solidarietà

26

LA NUOVA VITA 69 La memoria e l’attesa della morte

70

Morte e presenza

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LA COMUNITÀ 29

La nonna e l’ultima Pasqua

71

La fraternità anglicano-ortodossa di Sant’Albano e Sergio: la scoperta dell'Inghilterra

Scuola di visione: Maria Maddalena

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30

La dignità dell’uomo e la solidarietà

32

Comunità ed educazione: il metodo

34

Il pastore e le pecore: la natura dell’autorità

38

La cattedrale della dormizione e la prova della comunità

40

Biografia del metropolita Antonij di Surož 76


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