Andrea Guida. L’arte che abita il tempo

Page 1

Silvio Prota (Agropoli, 1966), architetto, ha collaborato alla didattica presso la cattedra di Storia dell’Architettura ed Estetica dell’Università La Sapienza di Roma. Ha partecipato al restauro della Stazione di Porta San Paolo a Roma (Marcello Piacentini) e del Real Albergo dei Poveri a Napoli (Ferdinando Fuga). Ha pubblicato, per la Società Editrice Fiorentina: Realtà e realismi nell’opera di Duccio di Buoninsegna, Beato Angelico, Caravaggio e Giorgio Morandi (2005), L’incanto di ogni giorno. Riflessioni sulla pittura di Monet (2010) e William Congdon. Un occhio e un cuore nuovo (2017). Coautore, insieme ad Alessandro Rondena, del volume La Sagrada Família. Un percorso dello sguardo (Cantagalli, 2014), nel 2015 è stato tra i curatori della mostra Mossi da uno sguardo. Dalla Sagrada Família all’Abbazia di Morimondo. Storia di una amicizia. Sempre nel 2015 ha fondato l’associazione culturale Live Art per favorire la conoscenza dell’arte attraverso il rapporto diretto con le opere. Svolge in tutta Italia attività di conferenziere proponendo percorsi tematici legati all’arte e all’architettura.

euro 15,00

www.sefeditrice.it

Andrea Guida. L’arte che abita il tempo   Silvio Prota

Il pittore Andrea Guida (1925-2016) svolge tutto il suo itinerario artistico nel Sud Italia, dove il suo sguardo carico di pietas ci restituisce in immagini artistiche un mondo di contadini e di pescatori, pieno di umanità e di pathos. Il suo stile neo-primitivo, fortemente espressivo e carico di valori cromatici, ci fa abitare nel tempo storico che lui ha vissuto ma soprattutto ci porta nel tempo dell’eternità perché la sua pittura getta le radici nel terreno dell’Essere.

Silvio Prota

Andrea Guida L’arte che abita il tempo


Ai miei nonni


Silvio Prota

Andrea Guida L’arte che abita il tempo


L'autore ringrazia l'Associazione Andrea Guida di Agropoli e in modo particolare Antonio Guida, figlio dell'artista, la cui fattiva collaborazione ha reso possibile questa pubblicazione. Per ulteriori approfondimenti su Andrea Guida si rimanda al sito www.andreaguidapittore.it

© 2019 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice

Grafica e impaginazione Andrea Tasso Referenze fotografiche Associazione Andrea Guida pp. 6, 16, 26, 45 Donato Guarnieri tavv. 1-8, 17-31, 33, 34

isbn 978-88-6032-523-5

Gianfranco Vivoli tavv. 11-16, 32

Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata

È vietata la riproduzione o duplicazione, con qualsiasi mezzo, delle immagini contenute nel volume


Prefazione

L’Amministrazione Comunale di Agropoli patrocinia e supporta il progetto proposto dall’associazione culturale “Andrea Guida”, ritenendolo di alto profilo culturale. Inserito nel cartellone delle manifestazioni dell’estate 2019, comprende la realizzazione della presente monografia e una retrospettiva delle opere pittoriche del Maestro, dal titolo “Andrea Guida, l’arte che abita il tempo”, tesa a ripercorrere tutto il suo percorso artistico, dagli esordi risalenti alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, fino alle ultime opere realizzate nel 2016, anno della sua dipartita: la mostra sarà ospitata presso il Castello Angioino Aragonese dal 15 agosto al 30 settembre. È un ulteriore tassello a un sentimento di gratitudine che la nostra Città nutre nei confronti di un così illustre concittadino, che ebbe inizio già a metà degli anni Settanta, allorquando esponeva al Centro d’arte “Il Fa-

ro” del compianto Salvatore Cantalupo, riscuotendo sempre maggiore successo di pubblico e di critica. Ci piace ricordare che alle pareti delle sale più rappresentative di Palazzo di Città campeggiano due sue opere di grandi dimensioni: una, nell’Aula Consiliare “A. Di Filippo”, raffigura Lo sbarco dei Turchi avvenuta presumibilmente il 29 giugno 1630; la seconda, nell’Aula della Giunta, riproduce una sua interpretazione personale del quarto stato (Il quinto stato). Nel febbraio 2012, per festeggiare i suoi cinquant’anni di attività, gli spazi espositivi del Palazzo Civico delle Arti hanno ospitato una mostra personale del Maestro dal titolo Quadri che fissano gli occhi. 19522012. L’Amministrazione Comunale di Agropoli, facendosi interprete del comune sentire dei propri cittadini, il 2 giugno 2017, conclu-

PREFAZIONE

5


Andrea Guida, 2007

sisi i lavori di recupero e restauro, in occasione della inaugurazione della rinnovata Fornace di Campamento, acquisita al patrimonio pubblico in uno stato di totale abbandono, ha intitolato alla sua memoria i giardini antistanti. il sindaco Adamo Coppola il consigliere delegato alla Cultura Francesco Crispino

6

ANDREA GUIDA


Introduzione

«La natura imita l’arte» diceva Oscar Wilde, cioè la natura effimera, condannata alla morte, insegue la realtà eterna dell’arte. L’arte non è ricattata dal tempo che passa, non è minacciata dalla caducità, ha una vita propria ed è eternamente giovane. Ma l’arte abita il tempo, il tempo proprio della storia, perché si occupa sempre di un hic et nunc; soprattutto abita il tempo dell’eternità, perché getta le sue radici nel terreno dell’Essere. L’arte di Andrea Guida getta le radici nel tempo e nelle circostanze storiche che l’artista ha attraversato, ma al contempo quelle stesse radici affondano molto più in profondità. Le sue opere toccano temi e suscitano domande che hanno a che fare con il senso stesso del vivere e dello stare al mondo. La vicenda umana, artistica e professionale di Andrea Guida si svolge tutta nel Sud Italia. Nasce il 16 novembre 1925 ad Ascea Marina (presso l’antica Elea di Parmenide) in provincia di Salerno; trascorre la sua infanzia

ad Amantea in Calabria e vive per buona parte della sua vita ad Agropoli, in provincia di Salerno, dove muore il 12 febbraio 2016. L’attività professionale che lo occuperà per gran parte della sua vita sarà quella di dipendente tecnico della Soprintendenza Archeologica di Paestum, per conto della quale svolgerà l’incarico di assistente agli scavi. I siti archeologici che lo vedranno impegnato saranno quelli di Elea, Paestum e Buccino. La sua attività di pittore invece nasce molto prima, lo racconta lui stesso in una video-intervista rilasciata nell’ottobre del 20151; ricordando gli anni dell’adolescenza dice: Io ero appassionato della pittura, mi ricordo che per il primo quadro avevo comprato i colori e non sapevo nemmeno come utilizzarli, imbrattavo le pietre, le conchiglie. Poi un giorno trovai un pezzo Video-intervista conservata presso l’Archivio Andrea Guida di Agropoli, Via San Felice 16.

1

INTRODUZIONE

7


di tavola, avevo i colori ma non avevo i pennelli e incominciai a dipingere con le mani.

L’archeologia e la pittura si intrecciano da subito, già alla fine degli anni Trenta, quando conosce e studia la scultura arcaica di Foce Sele, ma soprattutto dal 1950 in poi, quando lavora a fianco a noti archeologi come P.C. Sestieri, Helmuth Slaigher, G. Voza e infine con Mario Napoli. Quest’ultimo, che dal 1960 dirigeva la Soprintendenza Archeologica di Salerno e Potenza – protagonista nel 1964 della scoperta di Porta Rosa a Velia e nel 1968 della Tomba del Tuffatore a Paestum –, scriverà una appassionata recensione all’opera pittorica di Guida in occasione della mostra alla Galleria S. Marco e La Marguttiana a Roma nel 1962. Per Mario Napoli è l’archeologia a formare la sensibilità artistica di Guida, e sono le metope ritrovate alle foci del fiume Sele a costituire il paradigma dei valori formali della sua pittura: Per cui più efficaci ci sembrano quei dipinti nei quali domina una ricerca compositiva racchiusa, centralizzata, nell’ansia di realizzare un ritmo pieno-vuoto che ove sia equilibratamente raggiunto diventi ritmo figura-spazio; e allora lo spazio si fa, attraverso un’assurda determinazione cromatica, terribilmente fermo e astratto. Si direbbe che il

8

ANDREA GUIDA

Guida abbia subita, rivivendola però in moderni e già sperimentati valori formali, la suggestione delle metope del Sele2.

L’antichità arcaica e classica dei siti archeologici di Velia e di Paestum, e successivamente la preistoria del sito archeologico di Buccino, sono state per il pittore di Agropoli un repertorio di forme, di segni, di colori e tecniche artistiche; le sculture, i bassorilievi e gli oggetti ritrovati nelle tombe erano l’espressione di una civiltà fatta di culto dei morti, di pratiche religiose, di conquiste militari, di sconfitte. La storia è storia delle civiltà, attraversa i secoli e porta al presente testimonianze di un tempo lontano. Quel tempo però non c’è più, e le tracce rimaste raccontano la vittoria del tempo su tutto il resto. Della vita di quei popoli antichi oggi non rimane che polvere, e questa constatazione, per un animo sensibile come quello di Guida, non poteva non avere una conseguenza. Sembra quasi di vederlo, Guida, aggirarsi tra i siti archeologici e ripetere a memoria i versi di Leopardi della poesia La sera del dì di festa: Or dov’è il suono di que’ popoli antichi? or dov’è il grido de’ nostri avi famosi, e il grande impero M. Napoli, Presentazione della mostra, Roma, 1962.

2


di quella Roma, e l’armi, e il fragorio che n’andò per la terra e l’oceano? Tutto è pace e silenzio, e tutto posa il mondo, e più di lor non si ragiona3.

Frugando nella polvere, il pittore-archeologo ha ritrovato la verità della storia che è semplicemente verità di morte, di questo “vizio assurdo” per dirla con Cesare Pavese: Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti4.

La sua arte, intrecciata con l’archeologia, ha quindi abitato il tempo antico, si è nutrita delle suggestioni e dei segni artistici che emergevano dai secoli lontani. Negli ultimi anni ha dipinto temi tratti dalla mitologia greca. Tuttavia l’origine di quelle emozioni e di quello struggimento con il quale guarda il tempo antico nasce nel presente. È il presente la vera chiave di volta per capire la pittura di Guida. E il tempo presente abitato dalla pittura di Guida è il tempo della sua stessa vita, le sue G. Leopardi, Opere, a cura di Sergio Solmi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1966, p. 60. 4 C. Pavese, Poesie edite e inedite, Torino, Einaudi, 1962, p. 182.

esperienze di vita sono state il terreno fertile da cui ha tratto la linfa della sua pittura. Già dalla sua infanzia, e poi in seguito, il pittore di Agropoli ha visto intorno a sé la fatica del vivere, la povertà causata dalla Seconda guerra mondiale, gli anni difficili del dopoguerra e la realtà povera del mondo dei contadini e dei pescatori, come racconta lui stesso nella già citata video-intervista del 2015: Io amavo la figura, l’umanità, e vedevo nell’uomo qualcosa su cui basare le mie ricerche artistiche; era il periodo della sofferenza, era il periodo in cui la gente non riusciva nemmeno a reggersi in piedi; stentava a vivere, a raccogliere, lavorava i campi e stava curva, e da queste curve è nato l’inizio di uno schema mio ispirato all’uomo, nelle sue condizioni umane, non l’uomo come modello, ma che cosa rappresenta, e ho continuato con questa ricerca. Allora cominciai a fare i primi schizzi, i primi disegni, le prime cose5.

Per tutta la vita Guida ha conservato e sviluppato una pietas verso gli ultimi, i deboli, i bisognosi; le sue stesse vicende familiari – la malattia neurologica della moglie e di una delle figlie, di cui si è fatto carico per moltissimi anni con una dedizione infaticabile e assoluta – sono state l’occasione per vivere di-

3

Video-intervista conservata presso l’Archivio Andrea Guida di Agropoli, cit.

5

INTRODUZIONE

9


rettamente e personalmente una condivisione senza sponde e senza riserve. C’è infine un altro tempo nella pittura di Guida, oltre il passato e il presente, è un tempo infinito e immobile, denso e interiore: è il tempo della memoria. Guida dipinge sempre a memoria, dipinge le immagini che abitano in lui, pesca nel suo mondo interiore le immagini già fatte, definite. «Le figure mie stanno prima dentro di me, nei mei ricordi», dirà nella video-intervista del 20156. È per questo che nella sua pittura si sente un afflato di eternità. Per questo afflato che ha il respiro del cuore dell’uomo, cioè dell’Eterno, la pittura di Guida assume i connotati di una religiosità laica, di una meditazione sulla vita e la morte e – diciamola pure la parola così dimenticata – sul destino. Quando nel 1973, su suggerimento – probabilmente – del poeta salernitano Alfonso Gatto, Guida lesse il libro di Carlo Levi Cristo si è fermato a Eboli, ritrovò nelle pagine dello scrittore-pittore torinese quella stessa pietas, quello stesso senso di umana condivisione verso il mondo contadino che lui già sentiva dentro di sé, e così l’idea di dipingere Ibidem.

6

10

ANDREA GUIDA

una serie di opere ispirate dal libro di Carlo Levi divenne il naturale passo successivo. Questa serie di dipinti sul mondo contadino della Lucania testimonia già una spiccata originalità e una maturità di stile: la forza dell’espressione e la libertà rispetto a modelli stilistici usati precedentemente, accanto a una essenzialità formale, collocano il pittore in una posizione originale tra gli espressionisti del XX secolo, ma sarebbe più giusto parlare di neo-primitivismo. Già negli anni Settanta, quindi, Guida approda a uno stile originale che ha nei suoi esiti la capacità di suscitare emozioni. Ma di quali emozioni si tratta? È innanzitutto lo sguardo pieno di pietas che Guida rivela di avere. Ma la pietas che emerge nei suoi dipinti non ha una valenza sociale o antropologica, va oltre. Guida guarda l’uomo dal punto di vista dell’eternità, cioè in una prospettiva eterna. Così queste opere ci costringono a fare i conti con domande scomode, che riguardano la giustizia, la felicità, l’amore, domande che sono dipinte sui volti di tutti i contadini che abitano i suoi quadri, e che sono anche le sue stesse domande. Sono domande che ci chiedono una ragione per vivere e per morire, domande inevase, che attendono una risposta e ci interpellano.


La pittura di Guida quindi, ha una vocazione all’umano, si occupa dell’uomo, delle sue speranze, delle sue paure, delle sue gioie ma soprattutto della fatica del vivere. Guida – al pari di Carlo Levi e Rocco Scotellaro – combatte la sua battaglia a fianco dei contadini del Sud Italia, per un riscatto che non è appena un riscatto sociale, civile, economico, ma molto di più; è il riscatto di una dignità offesa, mortificata, umiliata. Lo strumento che Guida adopera per questo riscatto è l’arte, non la politica, non le leggi, neanche la cultura. Il pittore offre la sua opera come veicolo di dignità, come esempio di pietas vissuta. La pittura di Guida non denuncia, non accusa nessuno, fa molto di più, è una pittura che ama, che condivide, che compatisce cioè “patisce-con”.

Nei dipinti dagli anni Novanta in poi, fino agli ultimi mesi, lo stile di Guida continua a semplificarsi, si concentra su pochi elementi: essenzialmente è il colore a formare l’immagine, il ritmo della composizione, la forza dell’espressione. Siamo di fronte a un neoprimitivo con una espressione pregna di pathos; il riferimento stilistico più vicino sono le opere di Rouault ed Ensor, ma anche i pittori della Scuola di Parigi per la loro carica esistenziale, e il pensiero va a Utrillo, Chagall, Modigliani. Si tratta insomma di una espressione originale che – circa un secolo dopo – si riallaccia a pieno titolo agli esponenti più importanti dell’arte moderna di inizio Novecento.

INTRODUZIONE

11


Indice

5 Prefazione di Adamo Coppola e Francesco Crispino 7 Introduzione 13 Tra Roma e Paestum 21 Gli anni Sessanta 31 Cristo si è fermato a Eboli e le mostre degli anni Settanta 47 Dagli anni Ottanta al 2016 69 Elenco delle opere


Nella stessa collana: Mariella Carlotti Il lavoro e l’ideale Il ciclo delle formelle del Campanile di Giotto

Mariella Carlotti Il bene di tutti

Mariella Carlotti Il luogo della memoria

L’opera di Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze

Gli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena

Mariella Carlotti Piazza del Duomo a Firenze tra fede, storia e arte

Mariella Carlotti Il cuore di Siena

Pierangelo Mazzeschi Un mestiere per ciascuno

La Maestà di Duccio di Buoninsegna

Mariella Carlotti Ante gradus. Quando la certezza diventa creativa

Gli affreschi del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala a Siena

Marco Della Ratta, Pireangelo Mazzeschi La Storia e la Croce La leggenda della vera croce di Piero della Francesca ad Arezzo

Francesco Vignaroli Fontana vivace

La Fontana Maggiore di Perugia

Il ciclo dei mesi nel Portale Maggiore della Pieve di S. Maria Assunta ad Arezzo

Silvio Prota William Congdon

Un occhio e un cuore nuovo

Pierangelo Mazzeschi Gino Severini

La Via Crucis di Cortona


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.