Andrea Ambrosino è nato nel 1980 a Firenze, città dove si è sposato ed è diventato padre. Da anni lavora nel settore delle risorse umane, della consulenza di processo e in materia di salute e sicurezza del lavoro. La sua libreria personale spazia dai classici antichi fino ai romanzi gialli, passando per Tex Willer e la fantascienza robotica. Nel 2014 ha fatto il suo debutto editoriale con una storia a tinte gialle, Vento Canale (edizioni della Meridiana), e nel 2015 ha esordito nella narrativa per bambini con Il sogno dell’eroe (Società Editrice Fiorentina), libro con il quale ha conquistato la vetta della classifica di Amazon per diverse settimane.
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euro 8,00 www.sefeditrice.it
6 anni
Andrea Ambrosino
Una storia per bambini, per divertirsi e imparare. Nata dalla collaborazione con la Scuola Italiana Cani da Salvataggio e con Le Esperidi, realtà che gestisce il faro di Capel Rosso, il libro racconta l’amicizia fra Giovanni e la piccola cagnolina Acciuga. Insieme a loro scopriremo quanto profondo può essere il rapporto fra un bambino e il suo cane, impareremo a fare attenzione ai possibili pericoli che si possono nascondere in spiaggia e al mare e vedremo anche quanto può essere bella l’esperienza di aiutare gli altri. Un racconto sull’amicizia e sul coraggio, impreziosito dalla suggestiva ambientazione al faro di Capel Rosso sull’Isola del Giglio, nell’Arcipelago toscano.
A quattrozampe nelle onde
A quattrozampe nelle onde
Andrea Ambrosino
Andrea Ambrosino
A quattrozampe nelle onde illustrazioni di Paola Fanucchi
Con il contributo di
© 2016 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it sefeditrice.it facebook account facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice isbn 978-88-6032-394-1 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata
Disegno di copertina Paola Fanucchi Copertina a cura di Andrea Tasso (borgoognissantitre) Filo diretto con l’autore ambrosinoandrea.com facebook.com/ambrosinoandreaofficial
A te, che dedichi una piccola parte del tuo tempo per fare del bene ad un altro
A quattrozampe nelle onde
se accendi una lanterna per un altro, anche la tua strada ne sarĂ illuminata (Nichiren Daishonin)
I
Per Giovanni l’estate era il periodo più bello dell’anno. Le lunghe giornate piene di sole gli consentivano di stare fuori a giocare fino a tardi con gli amici. Al mattino poteva svegliarsi quando voleva, senza avere il pensiero di andare a scuola. Sì, va bene, doveva fare i compiti nelle vacanze, ma sempre meglio che andare tutte le mattine in classe per sentire la maestra parlare di nuove formule matematiche o di vecchi popoli vissuti tantissimi anni fa. In realtà a Giovanni non dispiaceva andare a scuola. Dopotutto in classe aveva i suoi amici e nell’intervallo si divertita a giocare a pallone o a scambiarsi figurine con Simone e Marco. Di solito andava al mare ad agosto, quando oramai in città era rimasto solo e tutti i suoi amici erano già partiti per le vacanze. Andare al mare per lui significava quindi ritrovare gli amici salutati l’anno prima e passare intere giornate sulla spiaggia. Quell’anno, a causa di una malattia che lo aveva colpito in inverno, i suoi genitori avevano deciso di seguire il parere del medico e di portarlo all’isola del Giglio, nell’arcipelago toscano, da sua zia Alice fin dai primi di giugno. 9
«Il ragazzo ha bisogno di sole e di respirare l’aria del mare», aveva detto il medico al termine di una lunga visita. E così avvenne. Alice, la zia di Giovanni, abitava nel faro di Capel Rosso, un edificio che dall’alto di un promontorio dominava una piccola scogliera vicino al mare. Alcuni anni prima, quando il ragazzo vide per la prima volta la strana casa di sua zia, fu come rapito dalla particolarità di quella costruzione. Più che una casa sembrava un piccolo castello con un’altissima torre al centro. «Devi sapere che moltissimi anni fa, in cima a questa torre, che si chiama faro, veniva accesa di notte una luce che aiutava le navi a tornare a casa». «E chi l’accendeva?» chiese il bambino incuriosito. «Dimmi – rispose la zia – quando la notte ti alzi dal letto per andare in bagno, cosa fai?» «Accendo la luce sul comodino, mi alzo, accendo la luce nel corridoio e vado in bagno». «Bravissimo, immagina che questo faro è un po’ come il corridoio di casa tua: le persone che abitavano qua, accendevano la luce di notte per consentire alle navi di arrivare nel porto». Da quel giorno ogni volta che Giovanni accendeva la luce nel corridoio di casa, non poteva fare a meno di pensare alla casa della zia Alice, al faro, alle navi e al mare. Questo piccolo pensiero valeva per lui più di tante fotografie, ricordi e telefonate che riceveva durante l’anno. Era qualcosa che solo lui sapeva e che riviveva ogni sera. 11
Ma Capel Rosso per lui era un posto magico non solo per il faro, ma anche per il bellissimo gioco di colori che si godeva in estate: l’azzurro limpido del mare sembrava fare a gara con quello del cielo, mentre il verde e il giallo delle piante e dei fiori sulle scogliere sembravano osservare divertiti questa gara senza vincitori. Al centro di questo quadro, il faro, riconoscibile da lontano non solo per la sua forma, ma anche per i colori dei muri a strisce bianche e rosse, sembrava un pescatore con lo sguardo immobile verso il mare. Quell’estate Giovanni si presentò davanti a casa della zia con una gran voglia di mettersi subito il costume e di andare a nuotare. L’aria del mare aveva cominciato a fargli effetto fin da quando era sceso di macchina. Appena aprì la porta, non vide sua zia venirgli incontro, bensì un cane, con il musetto allungato, e con il pelo di colore bianco, fatta eccezione per gli occhi, intorno ai
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quali si trovavano due grandi macchie color cioccolata, che viste da lontano sembravano un paio di occhiali. Il cucciolo appena lo vide gli corse incontro e cominciò a saltargli vicino come a volersi far prendere in braccio. Giovanni amava i cani. Purtroppo i suoi genitori non volevano animali in casa e quindi quando poteva andava a giocare con Gracco, il cane del custode della scuola. Gracco era un cane molto grande e dal pelo lungo e nero. Fino all’anno scorso era addirittura più alto di lui. Adesso invece gli arrivava sotto al collo. Gino, il custode, gli aveva detto che si trattava di un cane appartenente ad una razza chiamata “pastori maremmani” e aggiungeva: «I suoi nonni andavano a riprendere le pecore e le riportavano ai pastori, lui invece va a riprendere i bambini che non tornano in classe una volta suonata la campanella» e tutte le volte si metteva a ridere.
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Il cane di sua zia Alice invece era più piccolo, con il pelo più corto e con le orecchie più lunghe rispetto a Gracco. «Ciao Giovanni, come vedo hai già fatto la conoscenza della nostra Acciuga… anzi è lei che ha già fatto la tua» disse la zia arrivando. «Acciuga?» rispose Giovanni chinandosi per accarezzare il cane. «Sì, l’ho chiamata così, devi vedere come si lancia in acqua… nuota così veloce che sembra un pesce... un’acciuga!» «A guardarla bene non si direbbe una nuotatrice» disse dubbioso il bambino. «È vero, di solito i cani come lei sono più a loro agio in qualche giardino che non in acqua, dove magari sono più facilitati i cani con le zampe più lunghe». «E lei nuota bene lo stesso?» «Certo – rispose accarezzandolo la zia – dopotutto è una femmina… e noi femmine siamo brave in tutto quello che facciamo a differenza di voi maschi!» Giovanni, incurante delle parole della zia, continuava a guardare la cagnolina che adesso si era sdraiata per invitarlo ad accarezzarle anche la pancia: pareva proprio gradire le sue attenzioni! «Dopo che ti sei cambiato potete uscire insieme a giocare». Sua zia non fece neanche in tempo a finire la frase che Giovanni, seguito da Acciuga, si stava già dirigendo di corsa verso la propria camera per cambiarsi.
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Indice
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i
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ii
21
iii
25
iv
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v
33 Al mare per divertirsi facendo attenzione 37 Nota dell’autore 39 Isola del Giglio e Faro di Capel Rosso: informazioni geografiche
Andrea Ambrosino
Fin dalla mia infanzia sono stato affascinato dalle storie di soldati e di eroi. Dalla televisione ai fumetti, passando per i libri, per i giochi al computer e per i racconti di mia madre, ho sempre ricercato il momento in cui il protagonista o la protagonista partivano per una missione che li avrebbe portati in posti lontani a conoscere nuovi amici e a superare nuove sfide. Poi crescendo sono partito per un lunghissimo viaggio alla ricerca delle storie di antichi eroi, di streghe che si sono ritrovate a difendere quello che per una vita hanno cercato di distruggere, di astronavi nascoste in vecchie cabine telefoniche e di infallibili investigatori. Un lunghissimo viaggio che mi ha portato da Firenze alla Cina, passando per gli affollati treni della metro romana alla solitudine delle vette dolomitiche. Durante questo viaggio è cresciuto in me, giorno dopo giorno, il desiderio di essere io stesso a rac-
contare le storie per i miei amici, per i parenti e per chiunque le volesse ascoltare. La prima storia che ho raccontato parlava di un mistero in un piccolo paese della Sicilia, una serie di eventi destinata a coinvolgere la tranquillità di una piccola città sul mare nelle cui strade soffia incessante il Vento Canale (Edizioni della Meridiana, 2014). Quando il vento ha smesso di soffiare, mi sono fermato e ho raccontato un altro viaggio, quello del piccolo Tancredi che dopo un sogno si è trovato davanti alla più grande sfida della sua vita: crescere. È stato proprio un bel sogno, anzi Il sogno dell’eroe (Società Editrice Fiorentina, 2015) Anni fa ho letto «Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano» e vi confesso che per me è stato così per molto tempo. Poi un giorno è nato mio figlio, e quando mi ha guardato negli occhi la prima volta, mi ha fatto ricordare tutte le storie che ascoltavo da piccolo e quelle che desideravo mi fossero raccontante. A Quattrozampe nelle onde è una di queste.
Paola Fanucchi
Se avessimo una macchina del tempo e tornassimo indietro a quando ero piccola, mi trovereste sempre con una matita in mano intenta a disegnare ovunque. Guardavo cartoni animati e leggevo libri illustrati e sapevo che non avrei mai smesso di disegnare. E avevo ragione: questa passione non solo è rimasta viva ma si è rafforzata. Nel tempo ho iniziato a leggere anche fumetti – un’enormità di fumetti – da quelli francesi ai manga giapponesi e ho cominciato a studiare disegno. Lo studio per me era fantastico perché potevo continuare a disegnare per tutto il giorno. Ho poi conosciuto il mondo di Lucca Comics & Games,
la grande fiera del fumetto che veniva organizzata proprio nella mia città, a Lucca! Da anni ormai è diventata una seconda famiglia per me. Ora, anche se sono grandicella, continuo a disegnare “imbrattando” tutto quello che mi capita, tavole, fogli di carta, pezzi di legno, alcuni dei quali vengono pure esposti in giro per mostre.
Finito di stampare nel dicembre 2016 dalla tipografia Filograf (ForlĂŹ)