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marcosonzogni
UNGARETTIANA
civuoleunfiore
SocietĂ
Editrice Fiorentina
ungarettiana 6
collana di poesia, traduzioni e saggi diretta da Paolo Valesio e Alessandro Polcri
«Ungarettiana» si interessa a un’esperienza di poesia che sappia fare convivere un forte senso della situazione italiana con una significativa apertura internazionale. Nel repertorio della collana rientrano libri monolingui in italiano, libri bifronti (tradotti in italiano) e saggi. Siamo convinti che la poesia sia in prima istanza ricerca di linguaggio e linguaggio della ricerca. Ma quello che noi in ultima analisi cerchiamo non è, come spesso accade di trovare nella lirica contemporanea, un eccesso di esistenza al ribasso, spesso ridotta a catalogo di fatti insignificanti narrati con una lingua scolorita; è, semmai, una nuova e accresciuta quantità di vita e di pensiero. Lo stile sarà la forma di quella quantità e sarà a volte semplice, a volte – perché no? – complesso e seletto. Ma saranno i poeti che sceglieremo a condurci là dove ancora non sappiamo di voler andare.
Marco Sonzogni
Ci vuole un fiore prefazione di
Gabriella Sica
SocietĂ
Editrice Fiorentina
© 2014 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn 978-88-6032-321-7 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata In copertina Sam Cairncross, Daffodils (1946), Olio su tela, 655 x 817 mm (Victoria University of Wellington Art Collection)
nota dell’autore
In una pagina del suo diario, C.F. Hebbel ha scritto che «nessuno può aggiungere niente a un fiore». «Buttate pure via ogni opera in versi o in prosa», ha ammonito Giorgio Caproni, «nessuno è mai riuscito a dire cos’è, nella sua essenza, una rosa» – «l’ardente e cieca rosa che non canto, la rosa irraggiungibile» con le parole di Jorge Luis Borges. Tutto vero. Ma ha ragione anche H. W. Beecher, secondo cui «i fiori hanno un’influenza misteriosa e sottile sui sentimenti»: come certe melodie musicali, «rilassano la tensione della mente, dissolvono in un attimo la sua rigidità». Per me è stato così, e il florilègio che segue – irriverentemente trapiantato tra fiori illustri – ne è la testimonianza. Ringrazio Alessandro Polcri e Paolo Valesio per averlo accolto in questa collana di poesia. I testi raccolti in Ci vuole un fiore sono perlopiù inediti; il n. 4 e il n. 13 sono stati pubblicati in «EstroVerso»; il n. 21, il n. 37 e il n. 40 in «Nuovi Argomenti».
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prefazione
il fiore è il nostro segno
Nel deserto del nostro tempo sbocciano ancora fiori, ancora c’è vita che muore e rinasce, e ancora tra le macerie spuntano germogli, si annunciano fioriture del futuro. Redimono giorni, spine e mali i fiori con mille forme incredibili e sorprendenti, quasi trame colorate e carnose di logica, frutto dell’immaginazione operosa di un magnifico ingegnere, si chiami Dio o poeta. Marco Sonzogni ha preparato per noi un fascio generoso di 48 fiori, vario di forme e profumi, perché «ci vuole un fiore», un verso o una canzone. Un mannello di piccole preziose poesie, rastremate come haiku, musicali come mottetti, ognuna dedicata a un diverso fiore, ognuna di pochi versi, mai un verso fisso o una forma fissa perché i fiori sono tanti, hanno radici e steli e petali difformi come un abisso, crescono per terra o nella nostra mente che è il più bel giardino: «Sullo schermo della mente migrano / forme, odori, suoni». Solo l’ultima poesia di questo florilegio non ha per tema un fiore ma per analogia obliqua un animale (altro tema caro a Sonzogni): l’anguilla che risale la corrente, scivolosa e nera, fino alla sorgente della parola e della vita. E dunque qual è il terreno fervido di semi su cui crescono le poesie-fiori di Sonzogni? Quale musica corre per le zolle? Quale onda s’infrange nel sottosuolo? Quale presagio trema tra gli steli? Ma si sa, lo slancio del fiore
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verso il cielo è verticale e ha radici nella terra orizzontale su cui si piega il floricoltore con «mani / rastrelli» fino a farsi terra. Se si dovesse fare un po’ di floristica e approfondire da quale terreno nascono questi fiori scopriremmo il biancospino-Heaney con la lanterna per illuminare la via e il girasole-Montale, il gelsomino-Pascoli, l’azalea-Plath, la ginestra-Leopardi, l’ortica-Spaziani e la rosa-Caproni, e poi il giglio di saggezza, il loto dell’oblio, e i fiori più semplici con la stessa perfezione di forma di una primula, papavero e violetta, o le calle e le rose tra cui sgorgano rivoli d’acqua o l’asfodelo dei morti. Il poeta sfoglia e disfoglia parole come le rose o le margherite sfogliano petali e così facendo non imita la natura, non si fa specchio che la riflette ma è esso stesso natura che opera come la natura, con gli stessi procedimenti creativi, per ravvivare un ponte tra uomini e cose, fosse pure con un po’ di immaginazione e l’aiuto magari del digitale. E pure di un po’ di leggerezza. E inventare un fiore, non un’idea ma un fiore, farsi fiore e cosa, come fa Williams Carlos Williams, per tenersi stretto al reale, per non volare via: «Sassifraga è il mio fiore che spezza / le rocce». C’è poesia più mirabile de Il ciclamino cremisi per raccontarci il mirabile processo di crescita di un fiore e al tempo stesso di una poesia? Se lo deve certo ricordare Sonzogni, ramingo nel mondo, che per scrivere di fiori deve aver avuto più di un suggerimento indiretto, da Williams certo ai poeti di cui ha scritto e scrive, da Montale a quel poeta esperto di terra come solo un contadino sa essere che è Seamus Heaney. E ce lo ricordiamo bene noi che abbiamo imparato ad andare oltre lo strazio dei petali caduchi e ad amare i fiori. E a
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concludere con un verso di Williams tradotto da Cristina Campo, altra appassionata di fiori e di giardini, che annota: Il fiore è il nostro segno. Gabriella Sica
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Indice 7 Nota dell’autore 9 Prefazione. Il fiore è il nostro segno di Gabriella Sica 17 Profumo di rosa (1) 18 C’è chi t’ha scritta (2) 19 Spesso penso (3) 20 Il segno c’è, chiaro. Seguilo (4) 21 Ti riconosco in promessa (5) 22 Così vera, sei sogno (6) 23 E sepolto (7) 24 Sapeva, sì, sapeva (8) 25 Sei qui e sei narciso (9) 26 E a ogni conta (10) 27 Prime iridescenze (11) 28 In una corte medievale (12) 29 Aghi di sole (13) 30 Un loto per segno (14) 31 Riverberi perlati (15) 32 Quando verrà la fine (16) 33 In mezzo ai monti pupille (17) 34 Violette assolate di sera (18) 35 Smorfie rosse m’abbagliano pure dietro (19) 36 Nello spazio che a sera libera l’ombra (20)
37 Quel primo soccorso (21) 38 Stasera il tramonto si sfuma qui (22) 39 Un’altra fine è raggiunta (23) 40 La divinità terrestre del tuo nome (24) 41 Rinvango nell’insonnia (25) 42 Nel viola sgargiante della petunia (26) 43 In un soleggiato mattino autunnale (27) 44 Lunghi fraseggi di asfodeli (28) 45 Falene incipriano la porziuncola (29) 46 Stupore e sollievo nell’ora alleviata da letizia (30) 47 Giusto che lo sguardo cerchi ogni tanto (31) 48 C’è tempo solo d’intonare (32) 49 Si spengono lumini (33) 50 Spruzzi di mimosa (34) 51 Centro d’uno scarno giardino (35) 52 Vorrei oltrepassare (36) 53 Stasera chiedo d’essere soltanto (37) 54 Ore infette da indecisioni (38) 55 Sullo schermo della mente migrano (39) 56 Spesa l’attesa a scongiurare un brutto sogno (40) 57 Perso tra cose che non contano (41) 58 Stordite (42) 59 L’orologio del tarassaco scandisce (43) 60 Prove di pace (44) 61 Fradicio di persuasioni (45) 62 Ho deciso di seguire l’ovvio (46) 63 Oltre lunghe notti occhi danzano (47) 64 L’attesa è finita: è tempo di sacrilegio (48) 67 Notizia biobibliografica
ungarettiana 1. Emma Pretti, I giorni chiamati nemici, pp. 84, 2010 2. Vera Lucia de Oliveira, La carne quando è sola, pp. 72, 2011 3. Leopoldo María Panero, Ianus Pravo, Senz’arma che dia carne all’«imperium», pp. 92, 2011 4. Patrizia Santi, Frammenti, periferici, pp. 56, 2013 5. Alberto Bertoni, Traversate, pp. 152, 2014 6. Marco Sonzogni, Ci vuole un fiore, pp. 72, 2014