a cura di SWAP – Share With All People
Scrivere il catalogo della mostra “Quando i valori prendono vita” non significa soltanto raccogliere i testi e le immagini dei suoi pannelli in un volume che si può sfogliare, aggiungendo qualche asettica informazione sul gruppo SWAP – Share With All People, che ha allestito questa mostra e l’ha portata in giro per l’Italia. Scrivere il catalogo di questa mostra significa anche, e soprattutto, presentare un’esperienza viva d’incontro, amicizia, crescita insieme e condivisione con gli altri, capace di coinvolgere – proprio nel senso di accogliere in sé – molte altre persone e, in fin dei conti, donare fiducia nella possibilità – anzi, nella realtà già in atto – di una gioiosa convivenza e di una rispettosa amicizia fra “differenze”, siano esse culturali, religiose, politiche, o semplicemente fra persona e persona. Questa mostra e questo catalogo, dunque, sono uno strumento per trasmettere, a quanti vorranno coglierla, la speranza che il gruppo SWAP rappresenta, magari entrando a farne parte, ciascuno laddove si trova a condurre la propria esistenza.
Quando i valori prendono vita
(dall’Introduzione)
euro 9,00
www.sefeditrice.it
Quando i valori prendono vita Il lato umano della rivoluzione egiziana
QUANDO I VALORI PRENDONO VITA
Il lato umano della rivoluzione egiziana
a cura di SWAP – Share With All People
www.sharewithallpeople.com/ facebook account www.facebook.com/pages/SWAP/507284842661565
© 2014 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice isbn: 978-88-6032-315-6 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Progetto grafico e impaginazione Andrea Tasso
Le foto pubblicate nel presente volume provengono dall’archivio del prof. Wael Farouq, per gentile concessione
INDICE
INTRODUZIONE 5 LA FORMULA DI SWAP
7
ALLA RICERCA DEL VALORE DELLA PERSONA ATTRAVERSO IL LATO UMANO DI UNA RIVOLUZIONE
10
SWAP INCONTRA IL PUBBLICO
12
QUANDO I VALORI PRENDONO VITA 15 ABBASSA LO STEREO...TIPO!!!
17
UN MUSEO A CIELO APERTO
21
LA RIVOLUZIONE: UN FIORE NEL CEMENTO
23
LA BELLEZZA DELLA CONVIVENZA
25
IL MAWLID: CELEBRAZIONE DEL BENE COMUNE
26
LA RIVOLUZIONE CONTINUA
32
AVERE LA LIBERTÀ O ESSERE LIBERI?
33
SAMIRA IBRAHIM IL CORAGGIO DELLA LIBERTÀ
35
MINA DANIEL L’AMICIZIA CHE ABBATTE L’IDEOLOGIA
37
MONA MINA IL CRISTO DI TAHRIR
39
EMAD EFFAT LO SHEYKH RIVOLUZIONARIO
41
MOHAMMED EL-QORANY DUE VOLTI, UN’ANIMA
43
GABER SALAH UN SOGNO PER DOMANI
45
Un sentito e doveroso ringraziamento da parte di tutto il gruppo SWAP a Elisa Ferrero, grazie alla quale è stato possibile realizzare questo catalogo nella forma in cui oggi vi è proposto e per aver presentato il gruppo Swap. Swap
INTRODUZIONE
S
crivere il catalogo della mostra “Quando i valori prendono vita” non significa soltanto raccogliere i testi e le immagini dei suoi pannelli in un volume che si può sfogliare, aggiungendo qualche asettica informazione sul gruppo SWAP – Share With All People, che ha allestito questa mostra e l’ha portata in giro per l’Italia. Scrivere il catalogo di questa mostra significa anche, e soprattutto, presentare un’esperienza viva d’incontro, amicizia, crescita insieme e condivisione con gli altri, capace di coinvolgere – pro-
prio nel senso di accogliere in sé – molte altre persone e, in fin dei conti, donare fiducia nella possibilità – anzi, nella realtà già in atto – di una gioiosa convivenza e di una rispettosa amicizia fra “differenze”, siano esse culturali, religiose, politiche, o semplicemente fra persona e persona. Questa mostra e questo catalogo, dunque, sono uno strumento per trasmettere, a quanti vorranno coglierla, la speranza che il gruppo SWAP rappresenta, magari entrando a farne parte, ciascuno laddove si trova a condurre la propria esistenza.
LA FORMULA DI SWAP
S
WAP – Share With All People impersona un’esperienza forse unica nel suo genere in Italia, che non si può descrivere solo come un gruppo interreligioso, o interculturale, sebbene raccolga in sé anche questa dimensione. Per capire cos’è SWAP bisogna ripercorrere brevemente la sua storia. Il gruppo nasce nel marzo 2013 con un altro nome, Comunità Incontro, due parole-chiave che resteranno fondamentali anche nella successiva esperienza di SWAP. L’avventura inizia con alcuni studenti universitari di Milano che, appunto, s’incontrano. Provengono da ambienti culturali e paesi diversi, principalmente arabi, ma sono anche italiani, poiché in Italia sono cresciuti, vivono e studiano. Appartengono a due culture, portando in sé una doppia ricchezza, ma anche la difficoltà e la responsabilità di dover costantemente mediare fra queste due anime, in primo luogo in se stessi e in secondo luogo fra i due mondi ai quali appartengono, affettivamente, culturalmente e materialmente. In maggioranza sono ragazze. Come affermano i ragazzi stessi, nell’introdurre la mostra “Quando i valori prendono vita”, erano «mossi dal desiderio di riscoprire la cultura delle proprie origini per poterne condividere la bellezza con gli altri».
Comunità Incontro trova in Wael Farouq – professore all’Università Americana del Cairo e visiting professor all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con alle spalle una lunga esperienza di “dialogo fra differenze”, sia in Egitto, sia in Italia, sia in altri paesi – incoraggiamento, sostegno e guida. Il gruppo, quindi, fra marzo e novembre 2013, organizza due eventi rilevanti all’Università Cattolica di Milano: il primo si propone di raccontare il Meeting del Cairo, un grande convegno tenutosi nel 2010 per favorire il dialogo fra fedi e culture diverse in Egitto e Medio Oriente; il secondo è una conferenza sul tema dell’educazione alla diversità, «per capire come trarre dalla conoscenza dell’altro un’opportunità di crescita», usando le parole dei ragazzi del gruppo. Dopo questi due eventi, Comunità Incontro decide di cambiare nome. In seguito a una franca, aperta e scherzosa discussione, la scelta cade su SWAP, acronimo di Share With All People. Questo nome ha il duplice vantaggio di trasmettere, da un lato, l’idea di scambio (fra culture, persone, ecc.) che sta al cuore dell’idea fondante del gruppo e, dall’altro lato, l’immagine di una giovane e dinamica, piccola comunità che vuole smarcarsi dai tradizionali, un po’ troppo seriosi, gruppi di dialogo interreligioso o interculturale. Nel pre-
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sentare la mostra, il giorno dell’inaugurazione all’Università Cattolica di Milano, i ragazzi dichiarano: «il nostro intento, infatti, è quello di promuovere lo scambio culturale per il nostro arricchimento reciproco con iniziative, all’interno e all’esterno dei nostri atenei, che nascono dalla nostra collaborazione e amicizia. SWAP offre un luogo nel quale poter dare libero spazio al dialogo, permettendo a ognuno di esprimere le proprie idee e trasmettere agli altri ciò che ritiene più importante del proprio vissuto». SWAP, tuttavia, non vuole fare dialogo a parole. Riesce, in poco tempo, a realizzare un obiettivo ancora più profondo. SWAP vive il dialogo con naturalezza, si può dire che è in dialogo, nello stare insieme, nel condividere quotidiano (e non soltanto nei momenti che riguardano l’attività del gruppo), nell’amicizia sincera, nella bellezza e nel grande rispetto delle proprie differenze, nella collaborazione mirata a promuovere iniziative per sé e per gli altri.
Sembra un’utopia, eppure in SWAP questo pare avvenire con spontaneità. Veronica, una delle ragazze di SWAP, ricorda in proposito le parole di Matteo Romagnoli, un ragazzo conosciuto durante la trasferta della mostra al Centro Culturale di Firenze: «Mi chiedevo come fosse possibile che dei ragazzi con religioni e credenze così diverse riuscissero a convivere in modo così semplice e naturale… Ma quando vi ho visti insieme, mi sono sentito stupido a pensare una cosa simile». Ciò può succedere, perché il dialogo per SWAP non è un obiettivo da raggiungere, né un atto intellettuale, bensì è lo strumento per fare cose insieme, per sé e per gli altri. Il dialogo, secondo SWAP, non è nemmeno qualcosa che si deve fare prima di poter stare bene insieme, qualcosa, cioè, che serva ad appianare e smussare le differenze come se fossero degli ostacoli, la cui rimozione è una conditio sine qua non per stare insieme e condividere la vita. Per SWAP il dialogo è lo stare insie-
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me, senza precondizioni, accogliendo e amando le proprie differenze, e da questa condizione scaturiscono idee e iniziative. Dialogo, in realtà, è una parola riduttiva nel caso di SWAP, al quale si addicono piuttosto parole come amicizia e condivisione. Nel video di presentazione del gruppo, i ragazzi ripetono tutti, all’unanimità, che far parte di SWAP è come avere una seconda famiglia. Il gruppo, inoltre, è ambizioso e utopista fin dal suo stesso nome, che pretende di voler condividere (Share) addirittura con tutte le persone (With All People). Ma “tutte”, nella sua generalità e vaghezza, significa non voler escludere nessuno. Perché SWAP non definisce i propri confini rigidamente, dichiarando obiettivi precisi e requisiti di appartenenza. Preferisce mantenere i confini fluidi e sfumati, in uno stato di grande apertura verso tutti. La maggior parte dei ragazzi ha origine araba e appartiene a due culture ma, se questo può aver favorito la loro capacità
di “costruire ponti”, di certo non è un requisito necessario per far parte di SWAP. Il professor Farouq, durante la cerimonia d’inaugurazione della mostra all’Università Cattolica, ha definito SWAP come un esempio riuscito d’interazione, piuttosto che d’integrazione: interazione fra i ragazzi al proprio interno e interazione con l’ambiente esterno, sia l’università sia la società nel suo complesso. Quest’interazione della quale gli Swappers – così si autonominano i ragazzi di SWAP – si mostrano capaci è, molto probabilmente, il fattore cruciale che sta alla base della loro altrettanta capacità di attrarre attorno a sé interesse e persone. Infatti, le attività di SWAP sono riuscite a coinvolgere molto velocemente anche le famiglie dei ragazzi e ora, grazie alla mostra, tante altre persone si stanno avvicinando al gruppo. Questa è la formula di SWAP, che lo rende un gruppo unico nel suo genere (finora) e che gli ha permesso di realizzare una mostra altrettanto unica nel suo genere.